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#1 |
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Borsa del petrolio iraniana in Euro nel 2006
Speriamo che "l'attività dei terroristi" non richieda un'ulteriore "democratizzazione" di questo "Stato canaglia" con conseguenti "missioni di pace":
http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=779 << Iran: ma gli USA temono la bomba o il petroeuro? 30 marzo 2005 Elias Akleh da: www.serendipity.li Il pericolo che l'Iran rappresenta per l'America non sono i suoi progetti nucleari, le armi di distruzione di massa, o il suo sostegno alle "organizzazioni terroristiche", come pretende l'Amministrazione Americana. No, il vero pericolo è rappresentato dal suo tentativo di modificare il sistema economico mondiale utilizzando il petro-euro al posto del petro-dollaro. Un tale cambiamento viene considerato, nei circoli americani, come una vera e propria dichiarazione di guerra economica che appiattirebbe i profitti delle aziende americane provocando anche un probabile collasso economico. Nel giugno del 2004 l'Iran aveva manifestato la sua intenzione di creare un centro di scambio petrolifero internazionale (una borsa) basata sull'euro. L'iniziativa trovava il favore sia di molti paesi produttori sia di molti paesi consumatori. Secondo le dichiarazioni iraniane tale borsa potrebbe iniziare la sua attività agli inizi del 2006. Naturalmente questa borsa si sarebbe trovata a competere con la borsa petrolifera di Londra (International Petroleum Exchange - IPE-), e con quella di New York (New York Mercantile Exchange - NYMEX-), ambedue in mano americana. I paesi consumatori oggi non hanno scelta e sono obbligati ad utilizzare il dollaro quale moneta di acquisto del petrolio, dal momento che si tratta dell'unica valuta accettata nel settore. Di conseguenza le banche centrali sono costrette ad alimentare le loro riserve mediante l'acquisto di dollari, rafforzando in tal modo l'economia americana. Se l'Iran, seguito da altri paesi produttori, fosse disposto ad accettare l'Euro al posto del Dollaro l'economia americana si troverebbe ad affrontare una vera e propria crisi. Un esempio di questa crisi la potremmo vedere alla fine del 2005, inizi del 2006, quando gli acquirenti di petrolio potranno scegliere fra pagare 57 dollari al barile a Londra (IPE) o a New York (NYMEX), oppure 37 euro alla borsa iraniana. Una tale possibilità avrebbe l'effetto di ridurre i volumi di affari delle due borse occidentali basate sul dollaro (IPE e NYMEX). Alcuni paesi hanno cercato di studiare gli effetti della conversione da un dollaro sempre più debole ad un euro sempre più forte. La debolezza del dollaro è stata causata dal fatto che l'economia americana ha ridotto la propria base produttiva, esportando all'estero i propri impianti, con l'eccezione delle industrie delle armi, e affidando a paesi terzi la propria produzione. Ormai l'economia americana interna si fonda sui posti di lavoro nei servizi e sulle grosse spese necessarie per le due guerre che ha iniziato. Gli investitori stranieri hanno incominciato a ritirare i loro capitali, provocando un ulteriore indebolimento del dollaro. Un semplice osservatore dei mercati valutari ha potuto veder come la svalutazione del Dollaro sia iniziata dal novembre 2002, mentre il potere di acquisto dell'Euro sia cresciuto fino a raggiungere quota 1,34 dollari. Con lo Yen giapponese il dollaro ha perso da 104,45 a 103,90. La sterlina inglese è risalita un po': da 1,9122 a 1,9272. I rapporti economici di questo mese (Marzo) hanno messo in rilievo la rapida caduta dell'economia americana e il costante aumento del deficit che è arrivato, alla fine del 2004, a 665,90 miliardi di dollari. E il peggio deve ancora arrivare. Questa situazione preoccupa i banchieri internazionali, che hanno fatto presente a Bush i loro avvertimenti. La guerra economica dell'Iran è simile a quella di Saddam Hussein che, nel 2000, aveva convertito tutte le sue riserve di dollari in euro, richiedendo il pagamento del petrolio in euro. Gli economisti dell'epoca si fecero beffe di Saddam perché con la sua mossa aveva avuto ingenti perdite. Però gli stessi economisti furono molto sorpresi quando Saddam ha potuto recuperare tutte le perdite in meno di un anno, a causa della rivalutazione dell'euro. L'amministrazione USA era pienamente consapevole del rischio, quando le banche centrali di altri paesi cominciarono a diversificare le loro riserve di dollari con l'euro e a formare un fondo per l'acquisto del petrolio con la stessa valuta (Banche centrali della Russia e della Cina nel 2003). Per evitare un collasso economico Bush si affrettò a invadere e a distruggere il paese, sotto falsi pretesti, per dare un esempio a quei paesi che avessero voluto abbandonare il Dollaro, e per cercare di influenzare le decisioni dell'OPEC avendo il controllo del secondo paese produttore. La vendita del petrolio iracheno è quindi tornata a essere quotata in petro-dollari. Per utilizzare l'euro quale moneta di scambio dei prodotti petroliferi esiste un solo problema tecnico, e cioè l'assenza di uno standard di quotazione dei prezzi in euro, un "indicatore" del petrolio, come viene utilizzato dagli industriali del settore. Gli attuali tre indicatori utilizzati sono tutti in dollari, sono il West Texas Intermediate Crude(greggio) (WTI), il Norway Brent crude, e il UAE Dubai crude. Però questo non ha impedito all'Iran di richiedere il pagamento in euro nelle sue vendite di petrolio all'Europa e all'Asia, sin dalla primavera del 2003. La determinazione dell'Iran di utilizzare il petro-euro risulta invitante anche per altri paesi come la Russia e i paesi del Sud-america, come anche per l'Arabia Saudita, dato il recente deteriorarsi dei rapporti USA/Sauditi. Allo stesso tempo questa decisione ha anche provocato una politica americana sempre più aggressiva che utilizza le stesse scuse usate contro l'Irak: armi di distruzione di massa sotto forma delle ricerche nucleari, aiuto all'organizzazione "terroristica" degli Hezbollah, e minacce alla pace in Medio Oriente. Il problema adesso è: come reagirà l'amministrazione americana? Invaderanno l'Iran come per l'Irak? Però l'esercito americano è impantanato nella palude irachena. La comunità internazionale, ad eccezione dell'Inghilterra e dell'Italia, non vuole offrire nessuna aiuto militare. Un attacco militare all'Iran risulta pertanto molto improbabile. L'Iran non è l'Irak; ha un esercito molto più robusto. E' fornito di missili anti-nave basati nell'isola di "Abu Mousa" che controlla lo stretto di Hermuz all'ingresso del Golfo Persico. L'Iran è in grado di chiudere lo stretto bloccando tutto il traffico navale petrolifero che rifornisce il mondo intero, provocando così una crisi petrolifera mondiale. Il prezzo del petrolio potrebbe facilmente arrivare a 100 dollari il barile. Gli USA non possono rovesciare il regime di Teheran provocando il caos come hanno già fatto nel 1953 con Mossadeck, dal momento che gli iraniani ormai conoscono il trucco. In più gli Iraniani nutrono un orgoglio patriottico riguardo a quello che essi chiamano "la nostra bomba". L'America si è dovuta rivolgere al suo figlioccio militare, Israele, per istigarlo e incoraggiarlo a colpire gli impianti nucleari dell'Iran, come fecero con l'Irak. Secondo indiscrezioni gli Israeliani si stanno esercitando a colpire i reattori iracheni per un prossimo attacco previsto per giugno. Israele ha paura della bomba iraniana. Una bomba atomica "islamica" rappresenta una grossa minaccia per l'egemonia militare israeliana nel Medio Oriente. La sua esistenza può provocare qualche concessione da parte di Israele oltre a una corsa agli armamenti che può impegnare tutte le spese israeliane per la difesa. Peggio ancora la presenza della bomba può obbligare gli USA a intavolare dei negoziati con l'Iran che potrebbero limitare ancor di più le ambizioni espansioniste di Israele. L'Iran ormai ha fatto grossi sforzi e investito molte risorse per soddisfare le sue ambizioni nucleari e non è certo disposta ad abbandonarle, come risulta anche dalla sua retorica politica. A differenza dell'Irak, l'Iran non rimarrà inerte di fronte a un attacco di Israele contro i suoi siti nucleari. Sicuramente reagirebbe in modo aggressivo con la destabilizzazione dell'intera regione medio orientale, compresi Israele, gli Stati del Golfo, l'Irak e anche l'Afghanistan. mercoledì 30 marzo 2005. >>
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#2 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2004
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Anche il Venezuela usa l'euro e il suo presidente non è esattamente gradito agli USA, eppure nessuno si prepara a invaderlo.
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#3 | |
Bannato
Iscritto dal: Jul 2005
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Inoltre Chavez adesso si è messo sotto la protezione cinese, per cui va dura toccarlo... |
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#4 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Roma
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Se davvero decidono di adottare l'Euro che si preparino a una invasione, ovviamente per trovare le armi di distruzione di massa.
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#5 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
Messaggi: 821
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E il bello è che noi italiani, che siamo europei e dovremmo tutelare i nostri di interessi, gli diamo anche una mano...
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#6 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2000
Città: Roma
Messaggi: 1784
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Mah, dopo che Jimmy Carter ha legittimato il referendum revocatorio (vinto da Chavez con ampio margine) ho qualche dubbio che sia realmente sgradito agli usa, forse lo è solo di facciata....
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La mia config: Asus Z170 Pro gaming, Intel i5 6600k @4.5Ghz, cooler master 212x, corsair vengeance 8Gb ddr4 2133, SSD sandisk ultra II 480Gb, Gainward GTX960 4Gb, Soundblaster Z, DVD-RW, ali Corsair CX750M, Case Thermaltake Suppressor F31 |
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#7 |
Member
Iscritto dal: Jul 2003
Messaggi: 145
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Facciamo un'ipotesi: supponiamo che l'anno prossimo parta la borsa iraniana del petrolio in Euro (ovvero gli americani non riescano ad impedirlo).
Quali sarebbero secondo voi le conseguenze sul breve/lungo termine?
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#8 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2004
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#9 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2002
Città: Napoli
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Mi spieghi perchè? e i paesi dell'euro invece ne avrebbero qualche vantaggio?
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#10 | |
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Iscritto dal: Jul 2003
Messaggi: 145
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![]() Intendevo dire per noi europei. Che conseguenze per il prezzo del petrolio? Che conseguenze per il nostro deficit? Che conseguenze per la nostra vita di tutti i giorni, insomma.
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#11 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 5390
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non credo proprio; a meno che non si voglia una guerra con la Cina ![]() |
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#12 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 5390
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fine delle speculazioni fatte a Londra e New York e calo del prezzo del petrolio; non credo sia però realizzabile entro il 2006 Ultima modifica di yossarian : 18-07-2005 alle 20:55. |
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#13 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2004
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#14 | |
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Iscritto dal: Jul 2003
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#15 | |
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"I Vitelli dei romani sono belli!" |
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#16 | |
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Matt -26- BO |
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#17 | |
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Iscritto dal: May 2000
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![]() Ciaozzz
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#18 |
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Iscritto dal: Apr 2002
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bah....se tu chiami vinta una guerra in cui esci piu povero di come sei entrato...
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Matt -26- BO |
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#19 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2000
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Ciaozzz
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#20 |
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Iscritto dal: Jul 2003
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Segnali di una missione di "pace" anche per l'Iran.
<< http://www.telegraph.co.uk/news/main...portaltop.html Now America accuses Iran of complicity in World Trade Center attack By Julian Coman in Washington (Filed: 18/07/2004) Iran gave free passage to up to 10 of the September 11 hijackers just months before the 2001 attacks and offered to co-operate with al-Qa'eda against the US, an American report will say this week. The all-party report by the 9/11 Commission, set up by Congress in 2002, will state that Iran, not Iraq, fostered relations with the al-Qa'eda network in the years leading up to the world's most devastating terrorist attack. Thomas Kean, chairman of the 9/11 Commission The bipartisan commission has established that between eight and 10 of the September 11 hijackers, who had been based in Afghanistan, travelled through Iran between October 2000 and February 2001. The terrorists in question are believed to have been the "muscle" - hired to storm the aircraft cockpits and overpower crew and passengers. Iranian officials were instructed not to harrass al-Qa'eda personnel as they crossed the border and, in some cases, not to stamp their passports. According to testimony received by the commission - based on information from prisoners at Guantanamo Bay and about 100 electronic intercepts by the National Security Agency - an alliance of convenience was established between the Shia Muslim Iranian leadership and the Sunni terrorist organisation, well before September 11, 2001. The report is expected to confirm the claim by Thomas Kean, its chairman, last month that "there were a lot more active [al-Qa'eda] contacts, frankly, with Iran and Pakistan, than there were with Iraq". It will further inflame tensions between Washington and Teheran, where hardliners are threatening to restart its uranium enrichment programme, a key step towards building nuclear weapons. A commission official, quoted in the latest edition of Time magazine, alleges that Iranian officials approached Osama bin Laden after the bombing of the USS Cole in 1999, proposing a joint strategy of attacks on US interests. A preliminary report from commission staff, released last month, stated: "Bin Laden's representatives and Iranian officials discussed putting aside Shia-Sunni divisions to co-operate against the common enemy." The offer is said to have been turned down by bin Laden, who was reluctant to alienate Sunni supporters in Saudi Arabia. Nevertheless, in the wake of September 11, Iran sheltered al-Qaeda militants fleeing Afghanistan. The full report by the commission is also expected to endorse initial conclusions that al-Qa'eda may have been involved in the 1996 bombing of the Khobar Towers complex in Saudi Arabia, when 19 American servicemen were killed. The attack has long been blamed solely on Hizbollah, a Lebanese terrorist group backed by Iran. Iran was declared part of an "axis of evil", along with Iraq and North Korea, by President George W. Bush in 2002. The report will add to pressure for Iran's theocratic rulers to be the first target of a re-elected Bush administration. Hawks within the administration want a concerted effort to overturn the regime by peaceful means. Some Bush officials are privately contemplating a possible military strike against Iran's nuclear facilities before Russian fuel rods are delivered next year. Teheran said yesterday that it had arrested an unspecified number of Iranian al-Qa'eda supporters. 14 July 2004: Bin Laden ally in Sept 11 tape gives himself up 9 July 2004: Al-Qa'eda 'plans large-scale attack to disrupt the election'>>
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