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Old 08-05-2009, 19:25   #141
superkoala
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Per tutto il 2009 sarà calma piatta, a metà 2010 si potrebbe cominciare a tornare ai tassi di qualche anno fa...
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Old 08-05-2009, 21:02   #142
Edo4444
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un effetto diretto del prezzo del barile di petrolio basso è che rende le esplorazioni di nuovi pozzi non più convenienti economicamente, il che nel medio/lungo periodo comporta una diminuzione dell'offerta globale. Mesi fa seguendo un approfondimento su bloomberg i loro analisti concordavano sul fatto che il prezzo di equilibrio si dovrebbe attestare attorno ai 100 dollari a barile.
E' assolutamente vero, per esempio alcuni progetti sull'oceano Atlantico mi sembra siano stati sospesi in attesa di tempi migliori..
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Old 11-05-2009, 11:19   #143
Edo4444
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Attenti, arriva l’inflazione Ecco i segreti per guadagnare

E' il primo articolo che posto del giornale..


Serpeggia, insidiosa, la preoccupazione che, passata la bufera della recessione, si dovrà affontarne un’altra: quella dell’inflazione. La autorità monetarie ne sono consapevoli, ma in questo momento minimizzano il futuro allarme con una constatazione elementare: non è questa la priorità, la priorità è condurre definitivamente le economie e i mercati fuori dalla depressione. C’è chi scommette: tra un anno il costo della vita avrà una crescita a due cifre, come negli anni Settanta, o come - peggio - nelle economie turbolente dell’America latina. Si può ricordare, estremizzando, che tra il 1980 e il 1989 il Brasile registrò un’inflazione di 37milioni per cento: chi partiva cioè con 37 milioni di cruzeiros, dopo dieci anni se ne ritrovò 100; un deprezzamento del 260% all’anno in media. In Argentina andò ancora peggio: nello stesso periodo, 208 milioni per cento. In quegli anni gli Stati Uniti registrarono l’85% e l’Italia il 190 per cento.
Sono spauracchi, certo: ma non per questo l’investitore, il risparmiatore, la famiglia, devono sottovalutare i pericoli; anzi, se possibile, devono trasformarli in un’opportunità. Inflazione vuol dire rincaro dei prezzi e perdita di potere d’acquisto, con effetti sociali redistributivi che vanno a svantaggio delle classi meno agiate.
Se gli esperti sono piuttosto concordi nella convinzione che alla crisi seguirà una fiammata inflazionistica, le ragioni ci sono e sono facilmente individuabili nelle manovre di politica economica messe in atto negli ultimi 12-18 mesi. Lo scoppio delle varie bolle speculative ha messo in profonda crisi il sistema bancario, che si è trovato in difetto di liquidità, con il rischio di non poter far fronte ai suoi impegni. Per sostenerlo, le Banche centrali e gli organismi sovranazionali hanno adottato misure aggressive di politica monetaria, inondando di liquidità il sistema in vari modi: con storno di risorse pubbliche, con la stampa di nuova moneta, con una drastica riduzione dei tassi d’interesse - oggi ai minimi storici: negli Stati Uniti addirittura prossimi allo zero -; cosa, quest’ultima che ha permesso alle banche di abbattere i costi della raccolta nel momento in cui gli istituti, che non si fidavano l’uno dell’altro, avevano di fatto gelato l’interbancario.
Gli effetti si sono visti e si vedono. Le banche hanno superato l’emergenza, nel sistema si è ricreata fiducia, si è stimolata la spesa, elemento essenziale per la redistribuzione del reddito. Franklin Delano Roosevelt, in pieno new deal, nel 1936, raccomandava: «Comprate, non importa cosa, ma comprate!».
La crisi non è ancora finita, ma quasi tutti ormai concordano che il peggio è passato. E dunque, in un futuro imprecisabile ma non troppo lontano, gli strumenti che l’hanno frenata provocheranno, come un boomerang, effetti contrari: l’eccesso di liquidità, che crea illusione monetaria, genererà un eccesso di domanda, e i prezzi aumenteranno. Impossibile dire quando questo avverrà e quale sarà la sua dimensione: quanto più l’aumento del carovita sarà improvviso, tanto più pericolosi saranno i suoi danni. Dipenderà molto, ovviamente, da come le autorità monetarie sapranno tenere in mano le redini di un cavallo che, specie se imbizzarrito, sarebbe devastante lasciar scappare.

Viste tutte queste premesse, l’accorto buon padre di famiglia può prendere delle misure difensive per tempo. In queste due pagine si mettono a fuoco i vari impieghi protettivi, finanziari e patrimoniali. In tempi d’inflazione conviene avere (vecchi) debiti, se i tassi sono bloccati: la casa - che sul lungo termine si rivaluta sempre, e le rivalutazioni nei tempi d’inflazione si accelerano - resta sempre l’investimento principe. Un mutuo ai tassi fissi di oggi potrebbe essere una manna domani; se non per la casa, almeno per un garage. Stesso discorso, seppure in proporzioni diverse, vale per gli acquisti di beni durevoli: l’auto, il frigorifero, se pagati a rate fissando il prezzo in anticipo, potrebbero rivelarsi un affare. Beni rifugio come oro, opere d’arte, francobolli e collezionismo liquido (cioè rivendibile in qualunque momento) sono altri esempi di qualcosa che l’inflazione aiuta a rivalutarsi. Da un punto di vista finanziario, il mercato mette a disposizione titoli di Stato legati all’inflazione (i Btpei), emessi da Italia, Francia, Grecia e pochi altri Stati. All’inflazione sono legati i rendimenti di obbligazioni bancarie, postali e di enti sovrannazionali come la Bei.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=350148&START=1&2col=
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Old 11-05-2009, 14:23   #144
superkoala
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Come approfittare della deflazione

Alcune informazioni utili su come comportarsi prossimamente...

http://www.affaritaliani.it/economia...one020109.html



Approfittate della deflazione

La deflazione può essere vissuta come opportunità piuttosto che come malanno? E’ una domanda intrigante visto che tutti ora scommettono che questo sarà il ciclo per i prossimi anni. Quanti? Meglio non fare previsioni.

Anche il gufo numero uno, Roubini, scrive: "Vista la severa recessione globale la deflazione sarà presto realtà negli Stati Uniti, in Giappone, in Svizzera, nel Regno Unito e anche nell’Eurozona". Le ragioni? "Il crollo della domanda globale – ci dice Roubini - ridurrà il prezzo di beni e servizi nonché quello delle materie prime, mentre la crescente disoccupazione allevierà le pressioni sul fronte salariale".

Eccesso di capacità produttiva rispetto a consumi e ad acquisti di beni durevoli che vanno in caduta libera, deboli pressioni salariali indotte dalla crescente disoccupazione e caduta dei prezzi delle materie prime (a cominciare dal petrolio) è indubbio sono un habitat ideale per il virus della deflazione (discesa del livello dei prezzi). Insomma un calo dei prezzi generalizzato e i tassi a zero sono un fatto molto negativo visto che si innesca il meccanismo del “cane che morde la sua coda”. In sostanza l’aspettativa di ulteriori ribassi nei prezzi induce a differire le decisioni di consumo perché si è consapevoli che comprare oggi costerebbe di più che tra sei mesi. Così si compra sempre di meno, la produzione rallenta con effetti circolari su prezzi e occupazione.

Ma la deflazione ha effetti diversi per i prestatori e i prenditori di danaro. Mentre chi presta beneficia di tassi reali crescenti, chi prende denaro a prestito vede aggravarsi nel tempo l’onere del loro debito e così aumenta il rischio di default. Insomma in deflazione c’è un aumento del potere reale del danaro dovuto alla caduta dei prezzi e, contemporaneamente, un aumento del valore reale dei nostri debiti. Il tasso di interesse reale è il rendimento espresso in termini reali che un prestatore ottiene dal suo investimento, vale a dire il rendimento deflazionato con la variazione dell’indice dei prezzi attesa tra il momento in cui i fondi vengono concessi in prestito e quello in cui sono restituiti.

I tassi zero hanno effetti negativi sui mercati finanziari e sui contraenti di prestiti. Quando il tasso di interesse nominale e’ ridotto a zero in una situazione di deflazione il tasso di interesse reale pagato da chi ha contratto prestiti e’ uguale “all’atteso tasso deflativo”. In pratica, se si contrae un mutuo per pagare una casa a tasso zero o si devono acquistare macchinari per l’azienda con un una deflazione del 5% a fine anno il costo reale del prestito e’ stato del 5% e non dello zero. In un periodo con una severa deflazione, il costo reale dei prestiti diventa proibitivo. Gli investimenti, l’acquisto di case e altri tipi di spese calano, peggiorando la situazione economica.

In questo momento il vero problema che blocca il sistema economico con rischi enormi è lo stock di debito. E in questo senso come spiega Roubini per fronteggiare l’attuale scenario di recessione e deflazione la politica monetaria tradizionale è un’arma spuntata: occorre ideare soluzioni creative a problemi inediti.Le banche non fanno circolare l’enorme liquidità immessa perché non si fidano delle controparti, banche incluse e in questo bisogna intervenire con strumenti nuovi per sbloccare tale situazione altrimenti saranno guai per tutti, anche per gli emittenti sovrani. Infatti è di questi giorni una curiosa polemica sul rischio Argentina per l’Italia innescata dal ministro Sacconi. Tale polemica prontamente sedata dal ministro Tremonti con uno spot per gli acquisti di titoli di stato italiani, pur correttamente denunciando l’alto stock di debito del nostro paese, va spiegata e non liquidata.

Quindi va detto che in una situazione deflativa il forte stock di debito è pericoloso -un debito nominale acquisisce un peso crescente nel tempo- e che le sole società con buon rating (“investment grade”) e gli stessi stati con buon rating riescono a finanziarsi sul mercato. Pertanto per quanto sia possibile approfittare di una situazione deflativa, il risparmio incontra evidenti difficoltà nella sua collocazione al fine di avere una remunerazione e limitare i rischi default.

Ma quali investimenti finanziari fare in caso di scenario di deflazione? Innanzi tutto, facendo tesoro della recente esperienza giapponese, limitare gli investimenti sul mercato azionario tramite lo stock picking ovvero la selezione accurata e rigorosa delle azioni da comprare, e immobiliare; privilegiare titoli a tasso fisso a lunga scadenza (se un titolo trentennale con cedola al 3% vale 100, con i tassi al 3%, potrebbe arrivare a valere fino a 170, con tassi allo 0,5%), facendo attenzione alle capacità di rimborso del creditore.

Un ottimo strumento per cavalcare la deflazione (se ci sarà) e mantenere il proprio stock di liquidità al sicuro sono sicuramente i PCT, i pronti contro termine. I pronti contro termine sono contratti (solitamente della durata di uno, tre, sei mesi, massimo un anno) in cui una banca riceve liquidità contro la vendita di titoli impegnandosi al contempo con il cliente al loro riacquisto a termine e a un prezzo prefissato, che incorpora un rendimento prestabilito.

Questo strumento va però usato con molta attenzione e senza dare per scontato nulla. Per prima cosa bisogna sempre valutare attentamente la situazione patrimoniale di chi propone il PCT, che è solitamente una banca e la solidità patrimoniale dell’emittente il titolo sottostante.

In sintesi quando si stipula un contratto di pronti contro termine superato il fatto che la propria banca è affidabile, nel senso che difficilmente fallirà, bisogna prestare la massima attenzione al titolo che viene posto a base del PCT, che può essere un titolo di Stato o obbligazioni spesso emesse dalla stessa banca (qui c’è conflitto di interessi) presso la quale si fa l’operazione o una sua controllata o collocato dalla stessa banca o una del gruppo, o obbligazioni corporate, cioè emesse da aziende quotate. In tutti questi casi va valutata l’affidabilità ovvero la solidità ovvero la capacità di rimborso dell’emittente il titolo e va verificato se si tratta di un titolo quotato o no.

La prima istruzione è che ci si deve fare specificare per bene dall’operatore della banca o dal consulente qual è il titolo sottostante l’operazione di pronti/termine in base a quanto specificato prima.

La seconda istruzione è pretendere che il titolo venga contestualmente specificato sull’ordine d’acquisto che poi si firma.

La terza istruzione è pretendere sempre titoli quotati e con elevato merito di credito, possibilmente evitando, in questa fase di incertezza i titoli corporate.

Bisogna fare attenzione ai pronti contro termine perché dal lato delle garanzie lo strumento presenta note dolenti perché questi contratti in base alla MIFID non rientrano tra gli investimenti dotati di prospetto. Inoltre il pronti termine non gode delle tutele del Fondo interbancario di garanzia. Insito nel pronto contro termine vi è anche il rischio emittente e il rischio intermediario.

Il rischio intermediario è che se la banca fallisce non ci restituisce i soldi. In questo caso esiste la possibilità di vendere i titoli che la banca ci ha ceduto direttamente sul mercato se i titoli posti come sottostante dell’operazione sono quotati su un mercato regolamentato; ma se abbiamo come sottostante titoli emessi dalla stessa banca fallita abbiamo carta straccia in mano. Una precisazione va fatta sulle obbligazioni bancarie “senior” e “junior”, sorvolo sulle specifiche tecniche relative alle due tipologie di emissioni ma raccomando, nel caso l’operazione va fatta con tale sottostante, di scegliere obbligazioni senior perché più sicure.

Il secondo rischio è il rischio emittente. Ovvero l'emittente delle obbligazioni sulle quali è fatto il PCT fallisce. In questo caso, essendo la banca contrattualmente obbligata a riacquistare i titoli ceduti, ci restituisce i soldi, e si tiene l'obbligazione dell'emittente fallito. Ma anche qui qualche rischio ci sarebbe perché in caso di fallimento dell’emittente la banca potrebbe anche ritenersi sollevata dall'obbligo di restituire quanto a noi dovuto, essendo venute meno le condizioni iniziali di stipula del contratto.

Pasquale Della Torca
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Old 13-05-2009, 00:13   #145
Edo4444
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BASILEA - Vicini alla ripresa? A sostenerlo, sia pure con molta prudenza, è il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet. "Ci stiamo avvicinando, per quanto riguarda la crescita, a un punto di svolta - ha detto Trichet a margine della riunione dei banchieri centrali del G10 presso la sede della banca dei regolamenti internazionali - In ogni caso stiamo osservando una frenata della caduta del Pil, e in alcuni casi si vede già una ripresa".

Anzi, secondo Trichet, "ci sono molti segnali incoraggianti, anche se non è il momento di compiacersi". E neanche di stare con le mani in mano: rivolgendosi ai banchieri centrali, il presidente della Bce ha posto l'accento sulla persistente necessità di "strategie d'uscita", anche per evitare che la ripresa dell'economia coincida con l'inflazione.

L'inflazione, infatti, a detta di Trichet, è un rischio più che concreto, considerato l'eccesso di liquidità immesso nel sistema dai governi e dalle autorità monetarie per contrastare la crisi. "E' essenziale - ha ribadito il presidente della Bce - essere pienamente coscienti della necessità di una 'exit strategy', o più in generale di un percorso verso la sostenibilità. E' un elemento essenziale della fiducia ed è stato al centro delle discussioni di oggi".

"Dobbiamo essere certi - ha sottolineato Trichet - di poter garantire la stabilità dei prezzi nel medio e nel lungo termine" ed è per questo che "tutte le banche centrali insistono sulla necessità di una 'exit strategy".
(11 maggio 2009)

http://www.repubblica.it/2009/05/sez...ichet-g10.html

Ultima modifica di Edo4444 : 13-05-2009 alle 00:16.
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Old 13-05-2009, 00:25   #146
superkoala
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Eheheh...come prevedevo, inflazione in diminuzione almeno fino al 2010!!!

http://www.repubblica.it/2009/05/sez...fmi-12mag.html



Fmi, ripresa in Europa a metà 2010
Pil italiano nel 2009 a -4,4%


Ma il Fondo avverte: per uscire dal tunnel necessarie nuove misure

NEW YORK - La crisi economica dovrebbe durare in Europa fino a metà 2010. Poi probabilmente inizierà "una graduale ripresa che dovrà essere sostenuta da nuove misure di stimolo, soprattutto nel settore finanziario". La previsione è del Fondo monetario internazionale, nel suo Regional Economic Outlook diffuso oggi a Parigi. Per l'Italia il documento prospetta un pil in calo del 4,4% nel 2009 e dello 0,4% nel 2010; mentre l'inflazione dovrebbe assestarsi allo 0,7% nell'anno in corso e allo 0,6% in quello successivo.

In generale, secondo l'Fmi, lo scenario economico rimane orientato al ribasso perché "se da un lato i consumatori potrebbero riprendere fiducia grazie anche al basso livello di inflazione, dall'altro la continua debolezza della domanda globale potrebbe allungare e aggravare la recessione in atto".

"Le misure prese sino ad ora per contrastare la grave recessione in Europa hanno fornito una buona base per una ripresa graduale - ha dichiarato Marek Belka, direttore del dipartimento europeo del Fondo - ma ora servono nuove azioni, specie nel settore finanziario, per ristabilire la fiducia dei mercati e per accelerare il passo della ripresa". Secondo Belka, queste misure dovrebbero includere un continuo sostegno al credito, ulteriore chiarezza nel riconoscere le perdite del sistema finanziario, la ricapitalizzazione, anche con denaro pubblico, delle istituzioni sane del settore privato, e la rimozione degli asset sofferenti, preferibilmente tramite la costituzione di bad bank gestite da privati ma con supporto e finanziamenti governativi.

Secondo il Fondo, inoltre, serve un maggiore coordinamento tra Paesi. "L'Europa - ha aggiunto Belka - è l'economia di mercato più integrata del mondo eppure le politiche per contrastare la crisi vengono prese a livello nazionale. Senza uno sforzo ben coordinato, né gli sforzi di politica monetaria né quelli di politica fiscale potranno dimostrarsi tanto efficaci quanto potrebbero per assicurare che l'europa torni tanto forte e prospera dopo la crisi come lo era negli anni passati".

(12 maggio 2009)

Ultima modifica di superkoala : 13-05-2009 alle 00:32.
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Old 13-05-2009, 15:14   #147
DvL^Nemo
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Usa, vendite al dettaglio in calo dello 0,4% ad aprile
Reuters - 13/05/2009 15:11:59
(Notizia in italiano con dettagli)

WASHINGTON, 13 maggio (Reuters) - Le vendite al dettaglio negli Usa sono scese ad aprile per il secondo mese consecutivo, appesantite dal calo degli acquisti di carburante e di prodotti elettronici.


Il dipartimento per il Commercio ha reso noto che le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,4% dopo il -1,3% di marzo, rivisto da un preliminare -1,2%.

Esclusi i veicoli a motore e componenti, la flessione è pari allo 0,5% contro -1,2% del mese precedente.

Le vendite di veicoli e componenti sono cresciute dello 0,2% dopo il calo del 2% di marzo.

Gli analisti interpellati da Reuters avevano previsto un dato complessivo piatto ad aprile; escludendo il settore automotive, stimavano un incremento dello 0,2%.

Le vendite di benzina sono scese del 2,3% ad aprile dopo il calo del 3,2% del mese precedente. L'elettronica ha segnato un calo del 2,8% dal tonfo del 7,8% registrato a marzo, mentre i materiali da costruzione sono saliti dello 0,3% dopo un -0,8%.
E adesso che i tassi sono fermi a zero voglio vedere che si inventano negli USA per far ripartire i consumi..
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Old 14-05-2009, 12:03   #148
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Buona lettura

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleO...lesView=Libero
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Old 14-05-2009, 15:05   #149
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Che vuoi che ti dica, è chiaro che chi parla di inflazione cerca solo (inutilmente) di 'spingere' i consumi!!!




Bce, per l'economia dell'Eurozona «incerti segnali di stabilizzazione»

I dati economici più recenti dall'Eurozona e i risultati delle ultime indagini congiunturali «forniscono incerti segnali di stabilizzazione su livelli molto contenuti, dopo un primo trimestre nettamente più negativo delle attese». Lo scrive la Bce nel Bollettino mensile di maggio, aggiungendo che l'inflazione complessiva viene prevista «in ulteriore contrazione» fino a toccare livelli temporaneamente negativi per qualche mese a meta' anno, per poi riprendere a crescere e attestarsi in terreno positivo e sotto il 2% nella media del 2010.

Rimangono invariate, invece, le previsioni a lungo termine: nel 2013 le stime restano ferme all'1,9 per cento. Quando miglioreranno le condizioni macroeconomiche, il Consiglio direttivo della Bce «assicurerà che le misure intraprese e la liquidità erogata possano essere rapidamente riassorbite, al fine di contrastare in modo efficace e tempestivo qualsiasi rischio per la stabilità dei prezzi nel medio-lungo periodo».

L'economia mondiale, inclusa quella dell'area euro, permane in «forte rallentamento, con la prospettiva di un continuo marcato ristagno della domanda sia interna che esterna nel 2009 e di una sua graduale ripresa nel corso del 2010». In effetti gli economisti della Banca centrale europea hanno rivisto al ribasso le stime di crescita dell'Eurozona per il 2009 e il 2010. Le nuove previsioni indicano una contrazione del Pil nell'ordine del 3,4% nel corso del 2009 rispetto al -1,7% precedentemente stimato.

Peggiorano anche le previsioni per il prossimo anno: in ragione di una revisione al ribasso dello 0,4% le nuove stime di crescita per il 2010 indicano ora un aumento dello 0,2% per i prossimi 12 mesi invece del +0,6% stimato ad inizio 2009. Tra le ragioni alla base della revisione, si legge nel bollettino, c'è «un rallentamento generalizzato dell'economia contraddistinto da una debolezza della domanda sia interna che esterna».

Quanto ai tassi dopo il taglio di un ulteriore quarto di punto all'1% deciso giovedì scorso, «l'attuale livello risulta adeguato tenendo conto di tutte le informazioni e le analisi disponibili». Grazie all'insieme delle misure adottate dall'inizio della crisi, da ultimo l'acquisto da parte dell'Eurosistema di obbligazioni garantite in euro emesse nell'area, «la politica monetaria ha fornito un continuo sostegno alle famiglie e alle imprese», sostiene l'Eurotower.

Un sostegno che però non si rifletterà troppo positivamente sul mercato del lavoro: si prevede, infatti, un incremento della disoccupazione - ora all'8,4% - nel 2009 e nel 2010. «Ci si attende in media che il tasso raggiunga il 9,3% nel 2009 (con una revisione al rialzo di 0,6 punti percentuali) per poi aumentare ulteriormente al 10,5% nel 2010 (con una revisione al rialzo di 1,1 punti percentuali».

14 maggio 2009
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Old 14-05-2009, 15:55   #150
Edo4444
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BASILEA - Vicini alla ripresa? A sostenerlo, sia pure con molta prudenza, è il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet. "Ci stiamo avvicinando, per quanto riguarda la crescita, a un punto di svolta - ha detto Trichet a margine della riunione dei banchieri centrali del G10 presso la sede della banca dei regolamenti internazionali - In ogni caso stiamo osservando una frenata della caduta del Pil, e in alcuni casi si vede già una ripresa".

Anzi, secondo Trichet, "ci sono molti segnali incoraggianti, anche se non è il momento di compiacersi". E neanche di stare con le mani in mano: rivolgendosi ai banchieri centrali, il presidente della Bce ha posto l'accento sulla persistente necessità di "strategie d'uscita", anche per evitare che la ripresa dell'economia coincida con l'inflazione.

L'inflazione, infatti, a detta di Trichet, è un rischio più che concreto, considerato l'eccesso di liquidità immesso nel sistema dai governi e dalle autorità monetarie per contrastare la crisi. "E' essenziale - ha ribadito il presidente della Bce - essere pienamente coscienti della necessità di una 'exit strategy', o più in generale di un percorso verso la sostenibilità. E' un elemento essenziale della fiducia ed è stato al centro delle discussioni di oggi".

"Dobbiamo essere certi - ha sottolineato Trichet - di poter garantire la stabilità dei prezzi nel medio e nel lungo termine" ed è per questo che "tutte le banche centrali insistono sulla necessità di una 'exit strategy".
(11 maggio 2009)

http://www.repubblica.it/2009/05/sez...ichet-g10.html

Segnalo questo articolo perchè è la prima dichiarazione di trichet dall'inizio della crisi in cui parla di rischio inflattivo. Era il primo a dire che non c'erano aspettative di infalzione e infatti ha continuato a tagliare i tassi.

Ora qualcosa è cambiato.

Il documento è interessante anche sotto questo profilo.


PS che si ripartano i consumi non è un male..
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Old 14-05-2009, 15:58   #151
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Segnalo questo articolo perchè è la prima dichiarazione di trichet dall'inizio della crisi in cui parla di rischio inflattivo. Era il primo a dire che non c'erano aspettative di infalzione e infatti ha continuato a tagliare i tassi.

Ora qualcosa è cambiato.

Il documento è interessante anche sotto questo profilo.


PS che si ripartano i consumi non è un male..
Trichet e' dall'inizio della crisi che dice che e' finita lol
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Old 14-05-2009, 16:04   #152
Edo4444
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Trichet e' dall'inizio della crisi che dice che e' finita lol
che la crisi sia finita? non mi risulta. link?
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Old 15-05-2009, 00:02   #153
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Segnalo questo articolo perchè è la prima dichiarazione di trichet dall'inizio della crisi in cui parla di rischio inflattivo. Era il primo a dire che non c'erano aspettative di infalzione e infatti ha continuato a tagliare i tassi.

Ora qualcosa è cambiato.

Il documento è interessante anche sotto questo profilo.


PS che si ripartano i consumi non è un male..
Certo, ma i consumi non sono affatto ripartiti e l'inflazione continua a diminuire... ne riparliamo tra un annetto!!!
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Old 15-05-2009, 00:04   #154
Edo4444
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Certo, ma i consumi non sono affatto ripartiti e l'inflazione continua a diminuire... ne riparliamo tra un annetto!!!
i segnali ci sono, vedremo mio caro deflazionista..
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Old 15-05-2009, 00:15   #155
superkoala
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i segnali ci sono, vedremo mio caro deflazionista..
Certo, sono così forti i segnali che ormai stanno chiudendo tutti...

http://www.repubblica.it/2009/05/sez...tml?ref=search


Nei prossimi 5 anni a rischio 62mila negozi e 150mila posti
i consumatori sono cambiati: non agiscono di impulso e confrontano i prezzi
Recessione e supermercati cancellano l'Italia delle botteghe
di BARBARA ARDU'

ROMA - C'è un grande palazzo a Roma dove le saracinesche del piano terra si sono abbassate anni fa e sono ancora giù, mangiate dalla ruggine. È andata via la merceria, il tappezziere, il casalinghi. Resiste un negozio di scarpe, ma da qualche giorno c'è un cartello: liquidazione totale. I due anziani che lo gestiscono non hanno saputo o voluto rinnovarlo. Andranno in pensione. Un'altra saracinesca tirata giù. Negozi morti per sempre, che difficilmente riprenderanno vita. La crisi economica, l'avanzata della grande distribuzione, il reddito degli italiani in discesa perenne, hanno cancellato nel 2008 30mila negozi.

"È la prima volta che si assiste a un saldo negativo - spiega Marco Venturi, presidente della Confesercenti - di solito tanti ne chiudevano, tanti ne riaprivano". E il 2009 sarà peggio: nei premi tre mesi 20mila commercianti hanno chiuso bottega. E se continua di questo passo nel giro di cinque anni si perderebbero 150mila posti di lavoro.

La crisi colpisce tutto il commercio: ristoranti, bar e negozi. Negli ultimi due anni s'è accanita sulle drogherie (-14,1%), sulle mercerie (-11,9) e sui fruttivendoli (-8,2). Crisi e grande distribuzione sono i maggiori imputati della morte delle botteghe. "Discount e ipermercati sono stati i killer della drogheria sotto casa - commenta Giuseppe Roma, direttore generale del Censis - ma non dimentichiamo realtà come Ikea, che ha dato un colpo al negozio di mobili, i megastore di elettronica, che hanno messo in crisi il rivenditore di radio e tv. Un gigantismo che tra l'altro fa soffrire il negoziante, costretto a pagare affitti impossibili per uno spazio in un centro commerciale, e il piccolo imprenditore".

Ma i mall in aperta campagna non sono gli unici imputati. "Il fuoco della crisi non è nella grande distribuzione - spiega Luigi Taranto, direttore generale di Confcommercio - ma nella congiuntura, nei redditi bassi e in un'assenza totale di politiche attive a favore del commercio. La liberalizzazione di Bersani aveva due corollari: aumentare la concorrenza e mettere in atto politiche di sostegno, dai consorzi fidi, alla formazione, ai centri di assistenza per snellire le pratiche burocratiche. Di questo però s'è visto poco o nulla. È rimasta la liberalizzazione, che non vedo tra l'altro così spinta in altri settori".

Una liberalizzazione un po' selvaggia che non piace nemmeno al direttore del Censis. "S'è passati da un eccesso all'altro - spiega Roma - ci sono troppi negozi vicini, senza una logica, mentre sarebbe necessaria una politica urbanistica che faccia "vivere" la bottega, rendendola parte della città. Al contrario vince solo chi è più forte. E va detto che 30mila negozi in meno significano 30mila persone a spasso, ma anche un pezzo di tessuto cittadino che scompare".

L'altro mattone che ha colpito in pieno i commercianti è stata la crisi del credito, con le banche che hanno chiuso i rubinetti. "Molti piccoli imprenditori - sostiene Venturi - si stanno mettendo nelle mani degli usurai: la nostra associazione ha segnalato un aumento del fenomeno". E in ultimo c'è il cliente. È cambiato anche lui. Finita l'abbuffata consumista s'è ritrovato più povero, ma anche più informato. "I consumatori - spiega Roma - non agiscono più d'impulso.

Confrontano merci e prezzi, anche su Internet che non sempre è affidabile, ma c'è". Consumatori più diffidenti e più cauti, che acquistano con la testa e se possono allungano la strada e vanno ai mercatini, tant'è che tra gli ambulanti la crisi è meno sentita. Categoria destinata a crescere (in uno scenario da qui a cinque anni), insieme gli acquisti su Internet e ai negozi non specializzati, tipo bazar. È la bottega a essere in crisi. Aveve l'anima del commerciante non basta più. "Oggi - conclude Roma - è diventato un mestiere molto più difficile e costoso di un tempo".

(11 maggio 2009)
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Old 15-05-2009, 09:26   #156
DvL^Nemo
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Il Pil tedesco nel I trimestre del 2009 ha registrato una contrazione del 3,8% rispetto al quarto trimestre 2008 (che aveva segnato una flessione del 2,2%). Su base annuale la flessione è del 6,9 per cento. Un risultato peggiore delle stime degli analisti che indicavano un calo del 3,3%. Lo riferisce l'Ufficio federale di statistica di Wiesbaden.
Si tratta del calo peggiore da almeno quasi quarant'anni, da quando cioè, nel 1970 sono iniziate le prime rilevazioni statistiche. È inoltre la prima volta che si registrano quattro contrazioni consecutive del Pil. Il dato del I trimestre è anche peggiore rispetto alle previsioni degli analisti.
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Old 15-05-2009, 10:33   #157
DvL^Nemo
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http://www.repubblica.it/2009/04/sez...trimestre.html

Pil primo trimestre -5,9% E' il dato peggiore dal 1980

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Se anche nei prossimi periodi non ci fossero variazioni
il calo già acquisito sarebbe comunque del 4,6%, rileva l'Istat
Pil primo trimestre -5,9%
E' il dato peggiore dal 1980
Rispetto ai tre mesi precedenti si registra una diminuzione del 2,4%
Pil primo trimestre -5,9% E' il dato peggiore dal 1980

ROMA - Il Prodotto interno lordo dell'Italia è calato nei primi tre mesi dell'anno del 5,9% rispetto allo stesso trimestre del 2008. Il calo rispetto al trimestre precedente è del 2,4%. Lo rileva l'Istat, che precisa che dati tanto negativi non si registravano dal 1980, cioè dall'inizio della serie storica. Peraltro, quattro trimestri consecutivi di calo non si vedevano dal 1992-1993, quando i cali furono sei, ma di minori entità.

Sulla base degli attuali dati, è del 4,6% il calo della crescita già acquisito per il 2009. In pratica, spiega l'Istat, anche se i prossimi trimestri vedranno una variazione nulla, si registrerà un calo del Pil pari al 4,6%.
(15 maggio 2009)
E parlate di iperinflazione ? PIL a picco=meno consumi...Ora bene o male un po' salgono perche' c'e' stato il taglio dei tassi ma siamo prossimi allo 0, poi voglio vedere..
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Old 16-05-2009, 11:39   #158
Edo4444
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Discesa inflazione finta per Codacons

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Pil primo trimestre -5,9% E' il dato peggiore dal 1980



E parlate di iperinflazione ? PIL a picco=meno consumi...Ora bene o male un po' salgono perche' c'e' stato il taglio dei tassi ma siamo prossimi allo 0, poi voglio vedere..
Discesa inflazione finta per Codacons

(Teleborsa) - Roma, 15 mag - Secondo il dato reso noto oggi dall'Istat, l'inflazione nel mese di aprile sarebbe rimasta stabile all'1,2%, confermando il dato di marzo.
Per il Codacons, nonostante il ribasso rispetto alla stima preliminare, il dato definitivo conferma che la discesa dell'inflazione si è già fermata e che nei mesi scorsi sbagliavano tutti quelli che avevano cantato vittoria per il calo parziale dell'inflazione, festeggiando come se il problema dell'aumento dei prezzi fosse stato risolto.
In realtà si tratta di un dato molto preoccupante. Se i prezzi, infatti, non scendono nemmeno a fronte di un calo del Pil del 5,9% su base annua e del 2,4% rispetto al trimestre precedente, ci domandiamo cosa succederà quando finalmente l'economia italiana ricomincerà a marciare e le vendite risaliranno. Lo si legge in una nota del Codacons. Se il Governo non approfitta della crisi per dare una sterzata decisiva all'inflazione, che, lo ricordiamo, anche quando è bassa significa che i prezzi continuano a salire, le famiglie non potranno mai arrivare alla fine del mese.
Preoccupa il Codacons la conferma dell'aumento dei prezzi nel settore più delicato, quello degli alimentari, che ha il record di aumento con + 2,7% (battuto solo dalle bevande alcoliche). Una stangata che, per la sola voce alimentari, significa che su base annua le famiglie italiane spenderanno in media 429 euro in più rispetto al 2008.
Considerando poi anche tutti gli altri aumenti si tratta di una spesa media aggiuntiva di 678 euro, sempre rispetto allo scorso anno.

http://finanza.repubblica.it/News_De...LB&codnews=752
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Old 16-05-2009, 15:46   #159
superkoala
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Discesa inflazione finta per Codacons

(Teleborsa) - Roma, 15 mag - Secondo il dato reso noto oggi dall'Istat, l'inflazione nel mese di aprile sarebbe rimasta stabile all'1,2%, confermando il dato di marzo.
Per il Codacons, nonostante il ribasso rispetto alla stima preliminare, il dato definitivo conferma che la discesa dell'inflazione si è già fermata e che nei mesi scorsi sbagliavano tutti quelli che avevano cantato vittoria per il calo parziale dell'inflazione, festeggiando come se il problema dell'aumento dei prezzi fosse stato risolto.
In realtà si tratta di un dato molto preoccupante. Se i prezzi, infatti, non scendono nemmeno a fronte di un calo del Pil del 5,9% su base annua e del 2,4% rispetto al trimestre precedente, ci domandiamo cosa succederà quando finalmente l'economia italiana ricomincerà a marciare e le vendite risaliranno. Lo si legge in una nota del Codacons. Se il Governo non approfitta della crisi per dare una sterzata decisiva all'inflazione, che, lo ricordiamo, anche quando è bassa significa che i prezzi continuano a salire, le famiglie non potranno mai arrivare alla fine del mese.
Preoccupa il Codacons la conferma dell'aumento dei prezzi nel settore più delicato, quello degli alimentari, che ha il record di aumento con + 2,7% (battuto solo dalle bevande alcoliche). Una stangata che, per la sola voce alimentari, significa che su base annua le famiglie italiane spenderanno in media 429 euro in più rispetto al 2008.
Considerando poi anche tutti gli altri aumenti si tratta di una spesa media aggiuntiva di 678 euro, sempre rispetto allo scorso anno.

http://finanza.repubblica.it/News_De...LB&codnews=752
Ahahah... sono perfettamente d'accordo.... il Codacons ha sempre detto che i prezzi devono scendere almeno del 20%... evidentemente sono ancora calati poco ed è per questo che l'inflazione dovrà ancora scendere a lungo (anche per 3 anni)!!!

Forse ti eri perso questo:
http://www.repubblica.it/2008/10/sez...tml?ref=search



Le stime di Confcommercio: meno 0,5 per cento nel 2008 e 2009, meno 0,4 nel 2010
La crisi colpirà prima il settore alimentare, poi sarà il turno dei beni "voluttuari"

Consumi, andrà peggio del previsto "Caleranno per tre anni di fila"
La replica del Codacons: "Preoccupati? Abbassate i prezzi del 20 per cento"



ROMA - I consumi delle famiglie italiane diminuiranno per tre anni consecutivi, segnando un calo dello 0,5% quest'anno, dello 0,5% nel 2009 e dello 0,4% nel 2010. E' la previsione di Confcommercio secondo la quale "non ci saranno dei crolli, ma l'Italia patirà una crisi più lunga"

Secondo le stime dell'associazione dei commercianti per il comparto abbigliamento e calzature la contrazione sarà dello 0,5% quest'anno, dello 0,6% l'anno prossimo e dello 0,8% nel 2010. Per ricreazione, tempo libero e consumi fuori casa la crisi si aggraverà progressivamente con cali nei tre anni dell'ordine dello 0,5%, dell'1,4% e del 2%. Anche considerando i dati sul totale della spesa sul territorio (quelli cioè che considerano non solo la domanda delle famiglie italiane ma anche dei turisti stranieri che spendono nel nostro paese) lo scenario è tutt'altro che positivo: nel 2008 è infatti stimato un calo dello 0,7%, seguito da un -0,5% per l'anno prossimo e da un -0,6% nel 2010.

Nell'anno in corso, secondo l'ufficio studi della Confcommercio, la flessione più marcata si registrerà nel comparto degli alimentari e bevande (-1,2%), seguita dal comparto trasporti, comunicazioni e altro (-0,8%) e dai tre comparti vestiario e calzature, abitazione e durevoli casa, ricreazione, tempo libero e consumi fuori casa, tutti con -0,5% per l'anno in corso. "Gli aspetti più problematici - spiega la Confcommercio - riguardano abbigliamento e calzature, alberghi, bar, ristoranti e spese per il tempo libero. Per questi è possibile che il peggio debba ancora venire".

"La crisi italiana - commenta Confcommercio - non è come le altre; semplicemente perché c'era prima e non ha quindi nulla, o quasi, a che vedere con la congiuntura dei mercati internazionali. Certo, gli eventi di questi mesi enfatizzano le nostre strutturali debolezze, tutte ma proprio tutte italiane". Secondo l'associazione c'è poco da essere ottimisti per il futuro: "quando gli altri ricominceranno a crescere noi continueremo a barcamenarci con le variazioni decimali di prodotto interno lordo e consumi, come accade da 20 anni a questa parte e in particolare dagli anni 2000".

Le elaborazioni della Confcommercio prevedono infatti che, rispetto all'Italia che soffrirà per tre anni il calo dei consumi, Francia e Germania se la caveranno meglio. La prima resisterà con un aumento quest'anno dello 0,9%, l'anno prossimo dello 0,5% e nel 2010 ancora dello 0,9%, mentre in Germania dopo un calo dello 0,5% previsto nel 2008 dovrebbero susseguirsi un +0,2% nel 2009 e un +0,7% nel 2010.

Polemico il commento della Codacons rispetto a questi dati. "Quello che però la Confcommercio non è in grado di spiegare è perché i suoi iscritti, invece di ridurre i prezzi, continuano ad aumentarli, nonostante il calo della domanda da loro stessi evidenziato - è il commento. "Per il Codacons i commercianti, dopo l'allarme lanciato da questo loro studio, dovrebbero coerentemente abbassare i prezzi degli alimentari di almeno il 20%, considerato che dall'introduzione dell'euro ad oggi li hanno raddoppiati, contribuendo a mandare sul lastrico le famiglie italiane. Invitiamo pertanto la Confcommercio ad inviare ai suoi iscritti una circolare per invitarli ad abbassare i prezzi, unico modo per rilanciare i consumi ed evitare la crisi in atto. Inoltre dovrebbe unirsi alla richiesta del Codacons di anticipare i saldi al 15 dicembre, se non vogliono avere un Natale magro".

(19 novembre 2008)

Ultima modifica di superkoala : 16-05-2009 alle 15:49.
superkoala è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 25-05-2009, 14:19   #160
Edo4444
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Plosser, rischi inflaizone più alti di quanto si creda

(Teleborsa) - Roma, 22 mag - I rischi di inflazione sono più elevati di quanto molti possano pensare. Questo il commento rilasciato ieri dal Presidente della FED di Philadelphia, Charles Plosser, secondo il quale nel breve termine l'inflazione resta un problema serio. Plosser, dunque, ritiene che la FED dovrà tornare a preoccuparsi presto delle questioni dei prezzi, certamente prima dell'anno venturo.
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