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Old 29-11-2004, 22:33   #1
jumbo81
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3 egiziani di anzio assolti

http://www.capital.it/capital/scanda...Content=703996
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Old 29-11-2004, 22:38   #2
Bardiel
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L'Avatar di Bardiel
 
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Menomale che ogni tanto queste cose saltano fuori....
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Old 29-11-2004, 22:39   #3
jumbo81
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l'ho visto per caso sulla iene
prova a fare una ricerca su google se trovi qualche link

io ho fatto abbastanza fatica

la notizia è di maggio 2004
ciao
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Old 29-11-2004, 22:42   #4
jumpermax
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uff... un po' più di fatica no? va be faccio io!
Da una discussione nata qui
è venuta fuori questa discussione.
Riporto le ultime battute


Quote:
Originariamente inviato da lipro
Quote:
Originariamente inviato da jumpermax
Quote:
Originariamente inviato da lipro
in base ai sospetti che fai, tieni in galera uno a vita????

spera che un giorno nessuno sospetti di te.......

per il sospetto corruttore, direi che sarebbe meglio che gli venissero interdetti i pubblici uffici, sicuramente non gli darei in mano le chiavi del parlamento...
Perché sono ancora in galera questi 3?
scusa, ma se dici:

"se lasci in libertà un sospetto terrorista e ti sbagli quello ammazza 200 persone il giorno dopo... "

pare ovvio che l'unica alternativa perchè un sospettato rilasciato non compia una strage sia quello di tenerlo in galera.....ma il giorno dopo quanto dura? 1 giorno? 1 anno? 10 anni? 30 anni?

e cmq sono convinto che sia sempre meglio un colpevole in libertà che non un innocente in galera, se dobbiamo arrivare a questo estremo....
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Old 29-11-2004, 22:45   #5
jumbo81
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scusa jumper
hai ragione
ho decostentualizzato un po
ma vlevo andarmene a letto presto
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Old 29-11-2004, 22:46   #6
lipro
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Messaggi: 103
quote:
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Originariamente inviato da jumbo81
l'unico link che ho trovato

http://www.tgcom.it/cronaca/articol...olo183397.shtml
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questo è meno OT...guardiamo come viene data la notizia dal tgcom

Sono stati assolti dalla prima sezione della Corte di Assise di Roma i tre egiziani arrestati il 4 ottobre 2002 ad Anzio e accusati di associazione eversiva con finalità di terrorismo, porto e detenzione di materiale esplosivo. Alì Salah El Gammal, 45 anni, Mohamed Khaled El Zahed, 52 anni, e Magbi Hamed Shalabej, 52 anni, avevano intenzione di compiere attentati all'aeroporto di Fiumicino, al cimitero americano di Nettuno e in alcuni McDonald's.

quindi, nonostante l'assoluzione, chi scrive l'articolo (che sarebbe da prendere a calci) continua a sostenere la sua teoria (forse doveva aggiungere un NON)

mentre secondo radiocapital e le iene appare tutt'altra cosa...con addirittura (scritto nella sentenza) la certezza che armi e tritolo siano state messe da terze parti (chi sarà mai stato????, forse Teo Mammuccari in vena di scherzi... )

ma possibile che informazione in Italia la debbano fare le radio e le trasmissioni comiche???????
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"La nave dello spettacolo viaggia solo a pieno carico:
abbandonarla è il solo modo praticabile per farla marcire".
lipro è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 29-11-2004, 22:54   #7
jumpermax
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L'Avatar di jumpermax
 
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 1910
ok... faccio io da segugio una volta tanto... ma jumbo m devi un favore Questo mi sembra abbastanza dettagliato.
Quote:
http://www.aljazira.it/index.php?opt...sk=view&id=153
"Attentatori kamikaze di Anzio"

Anche gli egiziani di Anzio, a cui era toccata un’analoga sorte da “terroristi”, a maggio sono stati assolti dalla Prima Corte d’Assise di Roma perché “il fatto non sussiste”. L’accusa era quella di “associazione eversiva e di detenzione di materiale esplosivo” finalizzata alla preparazione di attentati terroristici contro il cimitero statunitense.
E’ il 4 ottobre 2002: tre pescatori egiziani residenti ad Anzio sono chi a pescare chi al mercato del pesce. I Ros irrompono nella loro abitazione e vi trovano dell’esplosivo e una mappa. I tre uomini, che vivono in Italia da 18 anni, vengono arrestati ma continuano a dichiararsi innocenti.

L’avvocato Carlo Corbucci dimostrerà, nel corso del processo, che accedere all’abitazione dei tre egiziani era molto semplice e che chiunque avrebbe potuto introdurvisi per sistemare l’esplosivo.
Ma a chi faceva comodo trasformare degli innocenti in terroristi?

Poiché i casi sin qui citati contengono, secondo la difesa, tante “stranezze” e possono essere rappresentativi di molti altri ancora non chiariti, riportiamo qui di seguito le “osservazioni difensive sulle motivazioni della sentenza di assoluzione dei presunti terroristi di Anzio” (4). E forse qualche riflessione sul “a chi giova” verranno in mente.

“Per quanto riguarda il reato associazione terroristica islamica (capo “a”), la sentenza rileva l’assoluta infondatezza, e che le uniche confuse notizie, proveniente dalle fonti investigative dei servizi stranieri e locali, sono inconcludenti, contraddittorie e, in ogni caso, inutilizzabili poiché di fonte anonima e dunque non verificabile e sottratte al vaglio della verifica. Per quanto attiene agli elementi documentali e agli altri reperti secondari, la sentenza precisa che: «La loro portata è stata considerevolmente ridimensionata» rispetto alle ipotesi accusatorie.
Per quanto riguarda il tritolo, le lancette e i portabatterie sequestrati, la sentenza rileva che «non si può parlare in presenza di tali reperti di una fase preparatoria di un attentato…».
Per quanto riguarda il capo “b”, cioè il possesso di tritolo ed armi, la sentenza dichiara che: «come si è già avuto modo di accennare, sono emersi, nel corso del dibattimento, alcuni elementi che, per un verso, legittimano una particolare credibilità delle dichiarazioni degli imputati, per un altro autorizzano a ritenere meritevole di una qualche considerazione la tesi che vuole il tritolo e l’arma collocato da terzi, nell’appartamento di Via Furio Anziate».
Per cui ne segue l’assoluzione per non aver commesso il fatto”.

Il Collegio difensivo, dunque, rileva “elementi di inquietudine intorno alla natura stessa, alle modalità dell’operazione e al ritrovamento dei reperti, rappresentati soprattutto da alcune circostanze rilevate in sentenza di indubbia stranezza”.
La tesi difensiva, come precisa la sentenza, appariva inizialmente inverosimile e addirittura disperata, quasi calunniosa, soprattutto perché in totale contrasto con le dichiarazione di un teste chiave che è “il protagonista principale dell’intera operazione, essendo l’ufficiale capo che ha condotto l’operazione di rinvenimento del materiale e di arresto dei tre egiziani.
Ma quando la Corte, con grande spirito di ricerca della verità, ha autorizzato le difese a citare un importantissimo testimone (...) - la cui esistenza fisica ed i contatti dallo stesso avuti con uno degli imputati, venivano addirittura negati categoricamente dai testi dell’accusa, cioè dagli agenti dell’operazione che pur ne erano al corrente (...) - sul processo piombava un’improvvisa luce di sospetto. Infatti, quest’ultimo rendeva delle dichiarazioni in contrasto insanabile con quelle dei verbalizzanti ed in particolare di due di essi, confermando sostanzialmente le dichiarazioni rese da uno degli imputati su un punto determinante nella vicenda.
Infatti la sentenza dice: «(...)Le dichiarazioni del dr… in altri termini, valutate in comparazione con quelle del Tenente… gettano un’ombra su queste ultime e sull’intera costruzione della vicenda relativa all’individuazione del El Gammal e alle modalità di avvio delle operazione del 4 ottobre 2001 e di quella del 2002»”.

Un altro elemento di rilievo è quello relativo a due dei documenti sequestrati: la piantina dell’aeroporto di Fiumicino e la mappa dei punti vendita Mc Donalds. Così riferisce la sentenza: «(...) solo un considerevole sforzo di fantasia potrebbe far ritenere la detenzione di questi depliants un indizio della volontà di procedere ad attentati antiamericani…».
Quanto al terzo, quello più “inchiodante”, cioè la piantina del cimitero americano di Anzio-Nettuno con tracciati “inquietanti segni”, la sentenze precisa: «è stata rinvenuta nell’agendina di El Gammal, durante l’accuratissima perquisizione nel corso della quale non si trovò traccia della sedicente cintura da kamikaze. El Gammal ha sostenuto che il documento non era suo e che vivendo ad Anzio da oltre 15 anni e conoscendo bene la zona, non avrebbe certo avuto bisogno d una mappa per evidenziare da dove si entra e da dove si esce dal cimitero. L’argomento non è privo di pregio, ma il ritrovamento si presta ad ulteriori rilievi. I testi Perrino, Gioacchini, Di Martino, Bartolotta e Grimaldi, presenti al ritrovamento, hanno concordemente riferito che il documento originale era costituito dalla fotocopia di un foglio di normale formato A4 piegato e ripiegato più volte al fine di farlo entrare nell’agenda. El Gammal ha obiettato che il foglietto mostratogli era ‘spiegazzato, sgualcito’ come se fosse stato appallottolato e poi steso per coprirne le rughe. Dettagli che potrebbero apparire irrilevanti, non fosse che, l’originale, acquisito agli atti, si è dimostrato non già un normale foglio A4 ripiegato, bensì un frammento di foglio A4 con la fotocopia e i due segni neri. I dati che rilevano qui sono due: che tutti i testi abbiano concordemente un ricordo errato di siffatto documento, e che il frammento sia stato tagliato in modo tale da eliminare le parti di contorno della mappa, le quali si sostiene, potevano riportare, ad esempio, reclame di negozi o altri esercizi commerciali dai quali sarebbe stato possibile risalire alla data di redazione del documento (...). Una vecchia mappa che presenta, come dice il perito D’Arienzo, tracce di ruggine, dovute sicuramente all’usura del tempo: per quanto non quantificabile, pur sempre usura. E si consideri che la perizia dattiloscopia (sempre di D’Arienzo) ha da un lato escluso la presenza di impronte di El Gammal e degli altri prevenuti, dall’altro ha evidenziato la presenza di 11 punti appartenenti ad un soggetto diverso….»”.

Gli avvocati del collegio difensivo affermano inoltre che: 1) la cinta sequestrata non è da kamikaze, bensì una semplice cintura da pellegrinaggio; 2) le auto di due degli imputati, posteggiate sotto casa, non sono mai state né perquisite né sequestrate; 3) l’appartamento non è stato né sequestrato né vi sono stati apposti i sigilli ma che, anzi, è stato restituito dai carabinieri alla proprietaria; 4) uno degli imputati, El Gammal, era stato contattato dai servizi segreti già un anno prima dell’arresto....
Nella sua ripetuta dichiarazione di innocenza El Gammal aveva sostenuto di essere stato oggetto di attenzione e poi di contatto da parte dei “servizi segreti” che gli avrebbero offerto denaro e protezione in cambio di una collaborazione che egli avrebbe invece rifiutato di offrire. In risposta egli avrebbe ricevuto la “minaccia di venir abbandonato in mano agli americani e agli israeliani”.
A tal proposito, la sentenza sintetizza: «In sostanza, El Gammal e taluno dei difensori avanzano la tesi che le “cose compromettenti” siano state fatte ritrovare ad arte quale “vendetta” dei servizi segreti stranieri: l’imputato, già sottoposto ad attività investigativa, consapevole dei rischi che correva, non lo avrebbe mai occultato all’interno del proprio appartamento, soprattutto tenuto conto della disponibilità di nascondigli sicuri quali quelli offerti dalle rocce di scogliera prospicienti l’appartamento. (...) E’ doveroso segnalare alcune singolarità del modus operandi della polizia giudiziaria ed alcune circostanze che lasciano perplessi. La perquisizione del 4 ottobre 2001 (quella dell’anno precedente a quella dell’arresto) (…) aveva come finalità la ricerca ed il sequestro di armi ma soprattutto costituiva lo strumento per stabilire un contatto tra un funzionario del Servizio e l’egiziano, condizionare quest’ultimo (la pendenza dell’inchiesta costituiva di per sé una forma di intimidazione) e convincerlo ad una proficua collaborazione…».

Quanto alla cintura da kamikaze, rimangono forti perplessità, sostengono gli avvocati della difesa, sulle circostanze della sua comparsa e le modalità di rinvenimento: “essa è infatti comparsa nell’abitazione già «accuratamente perquisita», come riferisce la sentenza «…da cinque esperi operanti», soltanto cinque giorni dopo che i tre accusati erano stati tradotti in carcere.
Il particolare parimenti inquietante è che, quella cinta, come dichiarano i testi della difesa e lo stesso Shalabej, che la riconosceva senza problemi come propria, era custodita nella sua autovettura posteggiata sotto casa. Tuttavia, la vettura scompariva, pur essendovi la prova documentale della sua esistenza e testimoniale della sua presenza fino ad un mese dopo l’arresto dei tre, sotto la loro casa. La giustificazione degli investigatori, fornita a marzo del 2003, secondo la quale la vettura di Shalabej non fu perquisita perché sino a quella data si ignorava che ne avesse una, è contraddetta dal prelievo, dal Carcere di Rebibbia, delle chiavi della stessa auto da parte degli investigatori, già sette giorni dopo l’arresto dei tre”.

Pochi giorni prima veniva scoperto un altro fatto interessante: il vetrino della porta di accesso al terrazzino-ballatoio dell’abitazione dei tre egiziani era stato asportato e poi ricoperto con il cartone che i tre avevano già utilizzato per nascondere un angolo rotto. La parte asportata, sostengono gli avvocati, è proprio quella che consente di aprire la porta dall’interno, introducendo la mano ed afferrando la maniglia.
“La sentenza riconosce - afferma il Collegio della difesa - la presenza inquinante dei servizi segreti soprattutto stranieri e la costruzione di un incastro contro tre innocenti. Quale che sia la finalità e ‘chi’ o ‘che cosa’ abbia agito è qualcosa che alla sentenza non può e non deve interessare; ma la deduzione è lasciata all’intelligenza di ognuno”.

A queste e ad altre sentenze di assoluzione i media italiani hanno concesso poco spazio - qualche riga, piccoli riquadri, delle “brevi”, qualche riga di agenzia -, mentre ampia eco era stata data, nei mesi o anni precedenti, alla notizia degli arresti.
Al proposito, va ricordato anche il caso dei 15 pakistani di Gela arrestati il 12 settembre 2002 e rimessi in libertà – perché le accuse erano cadute – dieci mesi dopo. Importanti giornali nazionali avevano riferito di “attivisti di al-Qaeda”, di “terrorismo a Gela”, di “Caccia alla nave fantasma carica di terroristi islamici”, di “pericolosissimi uomini di al-Qaeda” e avevano imbastito trame fantastiche in una cronologia degli avvenimenti degna delle Mille e una Notte.
Invece si trattava solo di clandestini, “fantasmi” impauriti e non paurosi, che volevano sbarcare nel nostro Paese. Le pesanti accuse a loro carico – associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico – cadono nel giugno dell’anno scorso.

Un affare, dunque, quello del presunto o reale terrorismo islamico in Italia, che scatena la fantasia di tanti giornalisti che, da pochi e confusi indizi, riescono a costruire mirabili castelli di sabbia così avvincenti da sembrare dei veri e propri libri gialli. Che, per fortuna nostra, tali si rivelano davvero. Ma un danno permanente rimarrà nelle vittime trasformate in criminali e nel nostro inconscio collettivo, che continuerà a crederli colpevoli perché pochi si sono assunti il compito di spiegare i fatti (5) e, talvolta, dopo aver contribuito alla diffusione “dell’ansia da attentato”.

Angela Lano

Note:

(1) Si legga, sull’argomento, l’interessante saggio di Carlo Corbucci, Il terrorismo islamico in Italia. Realtà e finzione, ed. Agorà, 2003.

(2) Si cerchi su http://qn.quotidiano.net/art/2002/02/25

(3) Da http://www.grandinotizie.it/dossier/019/punto/2828.htm

(4) Collegio difensivo composto dagli avvocati Giovanni Destito, Carlo Corbucci e Giancarlo Pagano.

(5) Consultare il sito http://www.kelebekler.com/occ/rep26.htm e l’inchiesta a puntate pubblicata su Repubblica nei mesi scorsi.



Ultimo aggiornamento ( venerdì, 04 giugno 2004 )
jumpermax è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 29-11-2004, 22:57   #8
jumpermax
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per inciso il sito appare fazioso fin oltre il limite dell'accettabile ma quell'articolo mi sembra scritto bene.
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Old 29-11-2004, 23:02   #9
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beh si chiama aljazeera
ognuno tira acqua al proprio mulino
ma prendendo un po qua e un po la qualcosa di buono vien fuori
ora vado veramente a letto
ci si rivede domani
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Old 29-11-2004, 23:08   #10
jumpermax
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beh si chiama aljazeera
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beh si ma venirmi a fare l'apologia del ragazzetto di 19 anni morto a Falluja dopo essere scappato da casa per combattere gli americani mi sembra un po' eccessivo. Cmq l'articolo in questione sarebbe interessante da postare...tra gli effetti della sovraesposizione mediatica della vicenda irakena. Abbondantemente OT.
jumpermax è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 01-12-2004, 08:59   #11
jumbo81
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sono convinto che la giustizia ha agito nel migliore dei modi
mi chiedo chi, come e perchè ha messo quelle prove fasulle in casa di questi 3

e perchè non si indaga su questo
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Old 01-12-2004, 09:11   #12
Lucio Virzì
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beh si ma venirmi a fare l'apologia del ragazzetto di 19 anni morto a Falluja dopo essere scappato da casa per combattere gli americani mi sembra un po' eccessivo. Cmq l'articolo in questione sarebbe interessante da postare...tra gli effetti della sovraesposizione mediatica della vicenda irakena. Abbondantemente OT.
Si, francamente eccessivo.
Però solleva il problema, comunque, anche se rischia di fare un minestrone.

LuVi
Lucio Virzì è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 01-12-2004, 09:13   #13
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anche in questo caso (regolamento di conti) si tratta sempre di qualcuno che ha molta facilità a procurarsi esplosivo, quindi un soggetto pericoloso. anche se mi sembra strano un regolamento di conti del genere
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