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Old 21-07-2009, 12:47   #1
Ja]{|e
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Bomba per Pino Masciari :(

http://www.pinomasciari.org/

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Quote:
Minacce a testimone di giustizia

dal sito TGCOM

TGCOM -Cronaca: Un rudimentale ordigno inesploso è stato trovato sul davanzale di una finestra dell’appartamento della famiglia Masciari di Serra San Bruno, uno dei cui componenti, Pino, è testimone di giustizia. L’ordigno, di forma cilindrica, è stato notato da una persona che risiede vicino l’abitazione della famiglia. Raffaele Masciari ha escluso che l’intimidazione possa essere rivolta e lui e ritiene che possa essere diretta al fratello Pino.
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Quote:
Gazzetta del Sud – Ordigno sul davanzale della sede dell’ex ditta di Pino Masciari
L’intimidazione la notte scorsa a Serra

di Marialucia Conistabile

Il “messaggio”, perché di questo al momento si tratta, è stato lasciato su uno dei davanzali degli uffici dell’ex sede dell’impresa di costruzioni di Pino Masciari, a Serra San Bruno. Un “messaggio” intimidatorio pesante che avrebbe fatto molto rumore qualora la miccia, a lenta combustione, non si fosse spenta da sola.
Un ordigno di medio potenziale, infatti, è stato piazzato la notte scorsa, da ignoti, alla sede storica dell’ex impresa di costruzioni di Pino Masciari, testimone di giustizia che da oltre un decennio vive in località protetta dopo aver denunciato i propri estorsori, alcuni dei quali sono stati anche condannati.
Ad apprendere la notizia è stato lo stesso Masciari – ormai divenuto il testimonial a livello nazionale e all’estero della lotta alla criminalità – ieri mattina a Palermo, mentre assieme al fratello di Paolo Borsellino partecipava alla commemorazione del magistrato ucciso dalla mafia.
«Ci trovavamo all’interno del palazzo di giustizia – racconta Masciari – quando ho saputo dell’ordigno lasciato sul davanzale degli uffici della mia impresa, gli stessi locali dove nel mese di gennaio ho accompagnato l’équipe di una televisione svizzera che ha girato un documentario».
Da quanto si è appreso a rinvenire la bomba – che comunque nel caso in cui fosse esplosa non avrebbe causato ingenti danni alla struttura in quanto realizzata con materiali blindati – sono stati alcuni familiari di Masciari i quali hanno subito avvertito i carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno. Sul posto – che si trova alla periferia del centro montano dove peraltro sono ubicate l’abitazione paterna del testimone di giustizia e quelle di altri familiari – sono intervenuti anche gli artificieri che hanno provveduto a disinnescare la bomba.
«Non so che dire – commenta Masciari – certo è che tutta la vicenda ha i connotati di un vero e proprio messaggio intimidatorio, che lascia aperti molti interrogativi. Ritengo che mi abbiano voluto dire: noi ci siamo e ti stiamo seguendo. Staremo a vedere – aggiunge – ma se qualcuno ritiene che con questi gesti si possa zittirmi, allora sbaglia di grosso.
Da anni ormai mi sono affidato alle Istituzioni, ho messo nelle loro mani la mia vita e quella della mia famiglia. Ho vissuto nel totale isolamento una vita che non mi apparteneva, ma ne è valsa la pena perché nei valori che mi hanno spinto a denunciare ci credevo e ci credo».
E nel ribadire la massima fiducia negli inquirenti, «che – rileva – stanno indagando a 360 gradi e che faranno certamente il loro dovere», Masciari chiarisce: «Io vado comunque avanti, ma sia ben chiaro che i miei fratelli non hanno nulla a che fare con me. Loro sono loro, io sono io e da tempo, ormai, nelle scelte non abbiamo nulla da spartire».
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Quote:
L’intimidazione la notte scorsa a Serra

Ordigno sul davanzale della sede dell’ex ditta di Pino Masciari


Il “messaggio”, perché di questo al momento si tratta, è stato lasciato su uno dei davanzali degli uffici dell’ex sede dell’impresa di costruzioni di Pino Masciari, a Serra San Bruno. Un “messaggio” intimidatorio pesante che avrebbe fatto molto rumore qualora la miccia, a lenta combustione, non si fosse spenta da sola.
Un ordigno di medio potenziale, infatti, è stato piazzato la notte scorsa, da ignoti, alla sede storica dell’ex impresa di costruzioni di Pino Masciari, testimone di giustizia che da oltre un decennio vive in località protetta dopo aver denunciato i propri estorsori, alcuni dei quali sono stati anche condannati.
Ad apprendere la notizia è stato lo stesso Masciari – ormai divenuto il testimonial a livello nazionale e all’estero della lotta alla criminalità – ieri mattina a Palermo, mentre assieme al fratello di Paolo Borsellino partecipava alla commemorazione del magistrato ucciso dalla mafia. «Ci trovavamo all’interno del
palazzo di giustizia – racconta Masciari – quando ho saputo dell’ordigno lasciato sul davanzale degli uffici della mia impresa, gli stessi locali dove nel mese di gennaio ho accompagnato l’équipe di una televisione svizzera che ha girato un documentario ». Da quanto si è appreso a rinvenire la bomba – che comunque
nel caso in cui fosse esplosa non avrebbe causato ingenti danni alla struttura in quanto realizzata con materiali blindati – sono stati alcuni familiari di Masciari i quali hanno subito avvertito i carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno. Sul posto – che si trova alla periferia del centro montano dove peraltro sono ubicate l’abitazione paterna del testimone di giustizia e quelle di altri familiari – sono intervenuti
anche gli artificieri che hanno provveduto a disinnescare la bomba.
«Non so che dire – commenta Masciari – certo è che tutta la vicenda ha i connotati di un vero e proprio messaggio intimidatorio, che lascia aperti molti interrogativi.
Ritengo che mi abbiano voluto dire: noi ci siamo e ti stiamo seguendo.
Staremo a vedere – aggiunge – ma se qualcuno ritiene che con questi gesti si possa zittirmi, allora sbaglia di grosso.
Da anni ormai mi sono affidato alle Istituzioni, ho messo nelle loro mani la mia vita e quella della mia famiglia. Ho vissuto nel totale isolamento una vita che non mi apparteneva, ma ne è valsa la pena perché nei valori che mi hanno spinto a denunciare ci credevo e ci credo».
E nel ribadire la massima fiducia negli inquirenti, «che – rileva – stanno indagando a 360 gradi e che faranno certamente il loro dovere», Masciari chiarisce:
«Io vado comunque avanti, ma sia ben chiaro che i miei fratelli non hanno nulla a che fare con me. Loro sono loro, io sono io e da tempo, ormai, nelle scelte non abbiamo nulla da spartire ».

fonte Gazzetta del Sud 20 luglio 2009 Marialucia Conistabile
Ja]{|e è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 21-07-2009, 18:34   #2
Ja]{|e
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Perché la gente onesta viene sempre lasciata sola dallo Stato _(

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Quote:
Giuseppe Masciari è un imprenditore edile calabrese, nato a Catanzaro nel 1959, sottoposto a programma speciale di protezione dal 18 ottobre 1997, insieme a sua moglie (medico odontoiatra) e ai loro due bambini.

Pino ha denunciato la ‘ndrangheta e le sue collusioni con il mondo della politica.
La criminalità organizzata ha distrutto le sue imprese di costruzioni edili, bloccandone le attività sia nelle opere pubbliche che nel settore privato, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove essa è infiltrata, intralciando i rapporti con le banche con cui operava. Tutto ciò dal giorno in cui ha detto basta alle pressioni mafiose dei politici ed al racket della ‘ndrangheta.

Il sei per cento ai politici e il tre per cento ai mafiosi, ma anche angherie, assunzioni pilotate, forniture di materiali e di manodopera imposta da qualche capo-cosca o da qualche amministratore, nonché costruzioni di fabbricati e di uffici senza percepire alcun compenso, regali di appartamenti, e acquisto di autovetture: questo fu il prezzo che si rifiutò di pagare.

Fu allontanato dalla sua terra per l’imminente pericolo di vita a cui si è trovato esposto lui e la sua famiglia.
Cronostoria

Da quando operava nella sua attività con le sue aziende, Pino Masciari non si arrese mai ai soprusi della ‘ndrangheta, si ribella, riferisce all’Autorità Giudiziaria e denuncia, fino al punto di decidere la chiusura delle sue imprese licenziando nel settembre 1994 gli ultimi 58 operai rimasti.
Ingresso nel Programma Speciale di Protezione

Il 18 Ottobre 1997 Pino, Marisa e i due figli appena nati entrano nel programma speciale di protezione e scompaiono dalla notte al giorno: niente più famiglia, lavoro, affetti, niente più Calabria. Pino testimonia nei principali processi contro la ‘ndrangheta e il sistema di collusione, quale parte offesa e costituito parte civile. Diventa “il principale testimone di giustizia italiano”, così lo definisce il procuratore generale Pier Luigi Vigna. Inizia il CALVARIO: accompagnamenti con veicoli non blindati, con la targa della località protetta, fatto sedere in mezzo ai numerosi imputati denunciati, intimidito, lasciato senza scorta in diverse occasioni relative ai processi in Calabria, registrato negli alberghi con suo vero nome e cognome, senza documenti di copertura. Troppi episodi svelano le falle del sistema di protezione che dovrebbe garantire sicurezza per lui e la famiglia.
Lo Stato istituisce la figura del testimone di giustizia

2001. Con la legge 45/2001 si istituisce la figura del testimone di giustizia, cittadino esemplare che sente il senso civico di testimoniare quale servizio allo Stato e alla Società.Il 28 Luglio 2004, la Commissione Centrale del Ministero degli Interni gli notifica “che sussistono gravi ed attuali profili di rischio, che non consentono di poter autorizzare il ritorno del Masciari e del suo nucleo familiare nella località di origine; Ritenuto che il rientro non autorizzato nella località di origine potrebbe configurare violazione suscettibile di revoca del programma speciale di protezione”.
Revoca del programma speciale di protezione

Il 27 Ottobre 2004, tre mesi dopo, la stessa Commissione Centrale del Ministero degli Interni gli notifica il temine del programma speciale di protezione. Tra le motivazioni si indica che i processi erano terminati. Cosa non vera: i processi erano in corso e la D.D.A. di Catanzaro emetteva in data , 6 febbraio 2006 successiva alla delibera, attestato che i processi era in corso di trattazione.
Ricorso contro la revoca

19 Gennaio 2005, Pino fa ricorso al TAR del Lazio contro la revoca, azione che gli permette di rimaneresotto programma di protezione in attesa di sentenza.
Il programma cessa in ogni caso

1 Febbraio 2005, senza tenere conto del ricorso già in atto, la Commissione Centrale del Ministero dell’Interno delibera ancora una volta di “ invitare il testimone di giustizia Masciari Giuseppe ad esprimere la formale accettazione della precedente delibera ricordando che alla mancata accettazione da parte del Masciari, seguirà comunque la cessazione del programma speciale di protezione”.
Non può testimoniare ai processi

Il 19 Maggio 2006, il legale di Masciari invia una nota alle Autorità competenti per segnalare che i Tribunali erano stati notiziati della fuoriuscita del Masciari dal programma di protezione per cui lo stesso non risultava essere più soggetto a scorta per accompagnamento nelle sedi di Giustizia. Pino Masciari si è recato ugualmente nei processi con senso di DOVERE, accompagnato dalla società civile.
Sentenza del TAR: diritto alla sicurezza

Gennaio 2009, dopo 50 mesi a fronte dei 6 mesi stabiliti dalla legge 45/2001 art.10 comma 2 sexies-, il TAR del Lazio pronuncia la sentenza riguardo il ricorso e stabilisce l’inalienabilità del diritto alla sicurezza, l’impossibilità di sistemi di protezione o programmi a scadenza temporale predeterminata e ordina al Ministero di attuare le delibere su sicurezza, reinserimento sociale, lavorativo, risarcimento dei danni. Pino Masciari per tramite del suo legale fa richiesta formale dell’ottemperanza della sentenza.
Sciopero della fame e della sete

Aprile 2009 Non avendo ricevuto nessuna risposta dalla Commissione Centrale del Ministero dell’Interno, Pino annuncia la volontà di cominciare il 7 aprile lo sciopero della fame e della sete, fintanto che non vedrà rispettati i diritti della sua famiglia ancor prima che i propri. Lo sciopero della fame è l’ultima risorsa, noi la supportiamo vista l’urgente necessità di tornare a vivere. Grazie a pino Masciari abbiamo imparato ad amare lo STATO. Dodici anni di sofferenza e esilio sono un prezzo altissimo che i Masciari hanno pagato con dignità, senza mai rinnegare la scelta fatta. E’ ora che questo STATO riconosca loro quanto dovuto. Noi, Società Civile, non possiamo accettare questa scelta senza lottare fino all’ultimo istante al fine di evitare l’ ennesimo estremo sacrificio della famiglia Masciari. Basta una firma, e la volontà di apporla. Per i cittadini, lo STATO e la Costituzione. Per la Famiglia Masciari.
Ja]{|e è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
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