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Old 21-01-2007, 19:23   #1
<Straker>
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Filoamericanismo e Antiamericanismo

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tm...asp?ID_blog=40
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21/1/2007
Dispute casalinghe sugli Usa
BARBARA SPINELLI
La discussione su antiamericanismo e filoamericanismo sta assumendo, in Italia, caratteristiche molto stravaganti e assai poco pratiche. È una disputa completamente astratta, che si sostituisce all'analisi dei fatti e che ignora non solo la storia passata ma anche la storia che con le nostre azioni o omissioni stiamo facendo. Chi entra nella disputa deve rinunciare a quello che sa, che vede e prevede razionalmente, che ha appreso da errori constatati. Deve accettare di discutere religiosamente della politica statunitense, e per essere ascoltato deve prima professare una fede: crede o non crede nell'America, a prescindere da quello che essa fa? Essere antiamericani o filoamericani non implica un giudizio sui modi d'agire di una superpotenza trasformatasi in unico egemone mondiale: è divenuto il metro con cui definiamo quel che siamo e chi siamo, senza più rapporto alcuno con la realtà. Per molti musulmani l'accusa di antiamericanismo o filoamericanismo ha questa funzione integralista-identitaria, ma in Italia le cose non stanno diversamente. La discussione sulle basi di Vicenza non è condotta con l'intento di capire l'uso che oggi, nel 2006-2007, Washington fa delle basi costruite in Europa durante la guerra fredda, ma diventa subito un affare ideologico interno - un'occasione per verificare se la sinistra è restata comunista o no, se la nostra diplomazia è ricaduta nelle tradizioni filoarabe o se ne è liberata - come se niente fosse successo dai tempi della diplomazia andreottiana. La decisione di proseguire l'operazione in Afghanistan oppure di rimetterla in questione è vissuta come se non avesse nulla a che vedere con quel che accade in quel paese, e con una guerra antiterrorismo che pretende di andare avanti con occhi chiusi e opinioni granitiche, senza apprendere alcunché dagli errori dei cinque anni scorsi. Simili sviste avvengono in Iraq, Somalia, Palestina, Israele. La Scomparsa dei fatti cui Marco Travaglio allude nel suo ultimo libro vale anche per i rapporti che tanti politici italiani hanno con l'America, e con una lotta mondiale al terrore che manifestamente non funziona e che necessita una revisione urgente. Alla luce dei risultati ottenuti, infatti, non regge più l'assunto secondo il quale bisogna tutti far quadrato attorno alla strategia imboccata nel 2001 da Bush e Blair. È come se dicessimo: per fronteggiare il disastro del clima e dell'energia inquinante sosteniamo tutti la perniciosa noncuranza americana. L'evaporare dei fatti è una malattia grave, e non si limita a ignorare quel che succede. Cancella anche il mondo che ci circonda, sottraendolo alla vista e trasformandolo in un'arena dove vengono inscenati i nostri ripetitivi, immodificabili tornei ideologici domestici. La mente si fa casalinga e tutto, fuori casa, si tramuta in simbolo o terra ignota. La disputa sull'antiamericanismo fa di noi dei provinciali del pensiero, che corrono con occhi bendati in direzioni di cui non si vuol conoscere il senso. Gli eventi in cui ci imbattiamo son senza geografia, e la storia stessa assieme alla memoria si converte in trappola: non è qualcosa che scorre, che cambia, che obbliga a ripensare azioni e concetti. È fatta di alcune idee astratte, che vengono strappate al fluire fenomenico come accade per le immobili costruzioni mentali che sono le ipostasi. Le storie degli altri paesi e l'influenza che esse hanno sul loro modo di giudicarci non le vogliamo conoscere, quindi non le sappiamo capire né contrastare. Tutto ciò ha avuto effetti nefasti: il disastro in Iraq, l'impossibile pace mediorientale, l'incancrenirsi della missione afghana, il caos somalo sono il risultato di questa cecità e di questa monotona fissità delle menti e dei dibattiti. Analogamente si può dire della base di Vicenza: la sola discriminante che conta sembra essere la fedeltà intima agli Stati Uniti, anche se un contratto perenne con gli Usa non esiste e se la storia è cambiata rispetto all'era della guerra fredda. La scomparsa dei fatti rende vani, quasi inaudibili, gli argomenti di chi prova a ragionare e osservare con freddezza. L'analisi di Sergio Romano ad esempio è come cadesse nel vuoto, anche se è difficilmente confutabile: «Oggi, dopo il crollo dell'Urss e dell'impero sovietico in Europa centro-orientale, le basi sono al servizio di una strategia politico-militare che l'Italia potrebbe non condividere. So che rappresentano per la gente del posto una fonte di reddito (...). Ma non credo che uno Stato sovrano abbia interesse a cedere una parte del proprio territorio per attività su cui, in ultima analisi, non può esercitare alcun controllo» (Corriere della Sera, 16 ottobre 2006). Discutere sulle basi potrebbe esser l'occasione per ridiscutere queste attività, e per meditare sulla dismisura di un'ambizione egemonica americana che i neoconservatori per primi hanno chiamato a suo tempo imperiale. Al momento attuale sono attività che stanno fallendo, in maniera gravissima perché Washington presenta le proprie guerre come globali, non locali e circoscritte nel tempo. In queste condizioni non è astruso interrogarsi sull'utilità delle basi, in Europa e in Italia. Naturalmente il ministro della Difesa Parisi ha motivi validi di preoccuparsi. C'è, in molte critiche italiane ed europee dell'America, un'abitudine alla passività e alla dipendenza strategica che rende irrealistica, perché poco praticabile, la difesa della sovranità cui si vorrebbe tendere: manca «un'adeguata cultura della difesa e della sicurezza», dice il ministro, senza la quale la sovranità è vuota parola. Quando ad esempio il presidente della Camera Bertinotti parla dell'Europa, invoca una cosa giusta: «L'Europa deve farsi più autonoma». Ma deve anche darsi una cultura della difesa, se si vuol ritrovare nell'Unione le sovranità nazionali perdute. L'autonomia come valore a sé stante è falsa libertà, nella vita come in politica. Lo stesso vale per l'Afghanistan: sono mesi che esperti e osservatori raccontano come la missione stia impantanandosi, se non naufragando. I talebani son tornati a esser padroni della metà sud-orientale del paese, hanno programmato per la primavera nuove offensive, e le truppe occidentali si sono dedicate molto più alla distruzione che alla ricostruzione, illudendosi di controllare l'Afghanistan come si illudevano i sovietici. La campagna di sradicamento dell'oppio non ha seminato che estrema povertà e ha spinto le popolazioni ad aggrapparsi ancor più ai talebani, come spiega l'ultimo rapporto del Senlis Council di dicembre. Ogni proposta di legalizzare la produzione dell'oppio (come accadde in passato in Turchia, quando si cominciò a produrre legalmente narcotici a fini medici) cade nel vuoto perché politicamente scorretta. Tenere lì i soldati è forse opportuno, ma egualmente opportuno è ridefinire la missione: sia dandole finalmente una durata precisa, sia riscrivendo i suoi compiti a cominciare dalla questione dell'oppio. Visto come sono andate le cose occorrerà negoziare un ordine nuovo anche con i talebani e le tribù Pashtun, e poco importa che sia Russo Spena di Rifondazione a dirlo. Non è il dito di Russo Spena che dovrebbe interessarci, ma le realtà afghane su cui il dito è puntato. La disputa religiosa sull'antiamericanismo non è pratica, perché in situazioni di pericolo si rivela del tutto inutilizzabile. Bisogna che gli esperti, emarginati sistematicamente dopo l'11 settembre, tornino a svolgere il proprio ruolo e a parlare. Lo storico Rashid Khalidi, della Columbia University, racconta in un suo libro come orientalisti e arabisti sono stati estromessi e sprezzati, nel farsi della politica americana in Iraq, Afghanistan, Medio Oriente (Resurrecting Empire, Beacon Press 2005). Allo stesso modo non sono oggi ascoltati gli esperti di Somalia, dell'Iran, con effetti deleteri sulle politiche statunitensi e occidentali. Se ascoltassero un po' più orientalisti e africanisti, i politici avrebbero idee più chiare su quel che accade. In Somalia vedrebbero i risultati di un disastro annunciato: lo schieramento americano a fianco degli stessi signori della guerra da cui furono cacciati nel '93, e lo scombussolamento di un fragilissimo ordine che le corti islamiche avevano a loro modo restaurato a Mogadiscio, non democraticamente ma mettendo fine al caos sanguinario degli anni passati. Perfino i talebani stanno mutando, secondo il Senlis Council. Non mancano i terroristi, in Somalia come in Afghanistan, ma il caos creato dalle guerre americane li resuscita e li nutre. Gli orientalisti hanno sbagliato enormemente nel Novecento, ma non tanto quanto stanno sbagliando oggi politici e commentatori. Il fallimento delle strutture statuali, il failed state generatore di terrorismo, non è un danno collaterale delle guerre antiterroriste. Sta diventando il loro fulcro, la loro ragion d'essere. Le rovinose peripezie coloniali di Francia e Inghilterra sembrano ripetersi (fa impressione l'insistenza di Londra nell'errore) ma senza più disporre - come l'impero britannico nei primi del '900 -di un Arab Bureau e di un Lawrence d'Arabia.
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Old 21-01-2007, 19:33   #2
lowenz
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Un grazie a chi ha reinculcato l'idealismo di più bassa, anzi infima, lega agli italiani, mandando a quel paese le analisi geopolitiche serie, il tutto in nome della più infantile contrapposizione possibile fra "buoni" e "cattivi".

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Old 21-01-2007, 19:43   #3
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Un grazie a chi ha reinculcato l'idealismo di più bassa, anzi infima, lega agli italiani, mandando a quel paese le analisi geopolitiche serie, il tutto in nome della più infantile contrapposizione possibile fra "buoni" e "cattivi".

Parli di analisi pacate, ragionevoli e meditate del tipo "Critichi l'america? Sei antiamericano!" per caso?
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Old 21-01-2007, 19:45   #4
lowenz
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Parli di analisi pacate, ragionevoli e meditate del tipo "Critichi l'america? Sei antiamericano!" per caso?
Ma anche il contrario: è proprio un modo di vedere le cose che in questi ultimi anni si è innestato qui in Italia, c'è un bipolarismo non solo (anzi, non tanto ) in politica, ma soprattutto nel cervello delle persone.....e questo è molto preoccupante.

E l'ultima campagna elettorale l'ha amplificato di molto.
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Old 21-01-2007, 20:29   #5
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Ma anche il contrario: è proprio un modo di vedere le cose che in questi ultimi anni si è innestato qui in Italia, c'è un bipolarismo non solo (anzi, non tanto ) in politica, ma soprattutto nel cervello delle persone.....e questo è molto preoccupante.

E l'ultima campagna elettorale l'ha amplificato di molto.
Il problema non e' tanto il bipolarismo, quanto il considerare come chi non la pensa allo stesso modo come "nemico" da combattere, e non come "avversario" con cui confrontarsi. Forse proprio perche' (all'apparenza) e' piu' facile combattere che confrontarsi
Ma mi sa che stiamo dicendo la stessa cosa eh

In effetti, chi critica la politica estera condotta dall'attuale amministrazione usa (e non tutto il resto) e' facile che venga tacciato di antiamericanismo. La stessa amministrazione mi sembra che riduca molto del suo operato a questo.
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Old 21-01-2007, 21:00   #6
marash
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E provare a vederla cosi'?

filo americanismo = riconoscere che gli usa sono il paese piu' potente del mondo e pensare che sia un bene avere un buon rapporto con loro da subalterni ( ingraziarsi il capo )

anti americanismo = dato che gli usa sono il paese piu' potente e quindi tutti gli altri sono subalterni, cercare il modo di avere un peso politico (ad esempio attraverso l'UE) - in altre parole cercare di elaborare una strategia che consenta di non farsi metttere i piedi in testa dal capo.


quando decidete da che parte stare, chiedetevi che rapporto avete con il vostro capo sul posto di lavoro...e se vi piace
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Old 21-01-2007, 21:36   #7
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E provare a vederla cosi'?

filo americanismo = riconoscere che gli usa sono il paese piu' potente del mondo e pensare che sia un bene avere un buon rapporto con loro da subalterni ( ingraziarsi il capo )
Forse molti filoamericani sono "fedeli", attuando quindi un rapporto di sentimento, privilegiandolo a un rapporto di lealta', basato quindi sul cervello, sulla critica costruttiva.
Cercavo qualcosa che potesse "formalizzarmi" la differenza fedelta' e lealta', e ho trovato queste interessanti parole:
Quote:
Che differenza c'è tra fedeltà e lealtà?
La fedeltà è un rapporto di sentimento, mentre la lealtà è un rapporto di cervello. Io preferisco avere un rapporto con il leale più che con il fedele. Il fedele ha un rapporto di sentimento, persino d'amore... che poi può passare all’odio.
Per usare una battuta: Temo più il fedele che il leale, perché il fedele muore con te, il leale ti salva la vita. Nella lealtà c'è un rapporto di cervello, razionale. Uno mi può diventare nemico o avversario, ma sarà sempre leale se era un amico leale. L'amico leale è quello che ti dice: guarda che stai sbagliando. L'amico fedele ti è talmente fedele, talmente preso dall'aspetto sentimentale che non te lo dice, per non farti stare male, e ti fa sbagliare. Quest'ultimo, poi, se si arriva a una rottura diventa il più grande nemico.
Inoltre, la lealtà è legata alla responsabilità. Il fedele non è responsabile, vive in tua funzione, vive di riflesso quindi in realtà le sue scelte non sono autenticamente sue, ma sono dovute all'amore o all'affetto che ha per te. È una persona deresponsabilizzata. Mentre il leale è una persona talmente responsabile verso se stesso, verso dei valori, verso il suo giudizio, che sa dire "no". Il fedele non dirà mai "no". Lo farà quando si rompe il rapporto, questo sì.
E le parti che ho evidenziate in grassetto si adattano bene a mio parere a tanti filoamericani oltranzisti che danno degli antiamericani a tutti gli altri.
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Old 21-01-2007, 21:52   #8
lowenz
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Bellissimo 'sto ultimo quote! E' di una sintesi e di una chiarezza veramente ottime!
Mi trova perfettamente d'accordo!

Ultima modifica di lowenz : 21-01-2007 alle 21:57.
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Old 21-01-2007, 23:32   #9
xpx
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Ultimamente, pare che antiamericanismo voglia dire di sinistra e filo americanismo di destra... Oggi è quasi sempre così..
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Old 21-01-2007, 23:56   #10
Northern Antarctica
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Ultimamente, pare che antiamericanismo voglia dire di sinistra e filo americanismo di destra... Oggi è quasi sempre così..
se alle prossime elezioni USA la spunteranno i democratici la situazione si invertirà
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Old 21-01-2007, 23:59   #11
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se alle prossime elezioni USA la spunteranno i democratici la situazione si invertirà


Il mio sogno nel cassetto è sentire qualcuno accusare gli USA di essere uno stato comunista!

Ultima modifica di lowenz : 22-01-2007 alle 00:01.
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Old 22-01-2007, 09:19   #12
zerothehero
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Ultimamente, pare che antiamericanismo voglia dire di sinistra e filo americanismo di destra... Oggi è quasi sempre così..
Nella sinistra radicale alligna l'antiamericanismo (visto che gli hanno guastato il "socialismo reale", si può capirli), ma anche nell'estrema destra è presente, anche se meno evidente.
Poi c'è anche una parte del mondo islamico ad esprimere un profondo antiamericanismo (oltre che un fanatismo contro israele, forse ancora più forte), ma questo è un altro discorso.

La Spinelli poi è l'ultima che può parlare...lei e le sue "sviste" in palestina e somalia con i fanatici di Hamas al potere e le corti islamiche.
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Old 22-01-2007, 09:29   #13
nomeutente
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Nella sinistra radicale alligna l'antiamericanismo
Qualche giorno fa ho visto un episodio di Star Trek in cui un ferengi fonda un sindacato e recita queste parole: "Lavoratori di tutto il mondo unitevi. Non avete niente da perdere se non le vostre catene". Così il mio telefilm preferito, dopo essere entrato nella storia per aver mostrato il primo bacio interrazziale del cinema (tra Kirk e Uhura) ha anche mostrato il primo alieno marxista.
Queste sono le cose americane che amo... quando bombardano ad minkiam però penso di avere il diritto di criticarli, o no?
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Old 22-01-2007, 09:34   #14
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Cmq tanto per evitare di dire sempre le stesse cose (che poi vengono a noia) guardatevi (per coloro che vogliono approfondire io eviterei di leggere la Spinelli) tre cosette, anzi quattro, che dovrebbero trovarsi anche su internet (o almeno credo ) :

-la dottrina Monroe cosidetta "isolazionista"
-il corollario Roosvelt afferente la dottrina Monroe
-La diplomazia del dollaro del presidente Taft
-La dottrina del "destino manifesto" della nazione americana. [Importante]
-L'internazionalismo Wilsoniano
-la politica del contenimento di Truman
-L'equilibrio di potenza simil-Metternich di Kissinger..


Sempre per chi abbia voglia, chiaramente.
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Old 22-01-2007, 09:36   #15
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Qualche giorno fa ho visto un episodio di Star Trek in cui un ferengi fonda un sindacato e recita queste parole: "Lavoratori di tutto il mondo unitevi. Non avete niente da perdere se non le vostre catene". Così il mio telefilm preferito, dopo essere entrato nella storia per aver mostrato il primo bacio interrazziale del cinema (tra Kirk e Uhura) ha anche mostrato il primo alieno marxista.
Queste sono le cose americane che amo... quando bombardano ad minkiam però penso di avere il diritto di criticarli, o no?
C'è chi dice che i "borg" siano una rappresentazione dell' Unione Sovietica e del socialismo in chiave denigratoria e grottesca-
Com'è che a me sono simpatici?
Sull'Iraq la cazzata è palese, senza dubbio...non si spendono 300 miliardi di dollari con il rischio di avvantaggiare i tuoi nemici.

Ultima modifica di zerothehero : 22-01-2007 alle 09:39.
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Old 22-01-2007, 09:52   #16
zuper
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Originariamente inviato da marash
E provare a vederla cosi'?

filo americanismo = riconoscere che gli usa sono il paese piu' potente del mondo e pensare che sia un bene avere un buon rapporto con loro da subalterni ( ingraziarsi il capo )

anti americanismo = dato che gli usa sono il paese piu' potente e quindi tutti gli altri sono subalterni, cercare il modo di avere un peso politico (ad esempio attraverso l'UE) - in altre parole cercare di elaborare una strategia che consenta di non farsi metttere i piedi in testa dal capo.


quando decidete da che parte stare, chiedetevi che rapporto avete con il vostro capo sul posto di lavoro...e se vi piace
bella visione da antiamericano....potrei girarti la frittata tranquillamente

filoamericano = coerente con il pensiero occidentale
antiamericano = terrorista pro saddam

quando decidete da che parte stare, chiedetevi che rapporto avete con il mondo
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"W la foca, che dio la benedoca"
poteva risolvere tutto la sinistra negli anni in cui ha governato e non l'ha fatto. O sono incapaci o sta bene anche a "loro" cosi.
L'una o l'altra inutile scandalizzarsi.[plutus]
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Old 22-01-2007, 09:59   #17
majino
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Originariamente inviato da zuper
filoamericano = coerente con il pensiero occidentale
antiamericano = terrorista pro saddam
precisamente quello di cui stavamo parlando
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...affidavano nello stesso istante il medesimo sgomento per il sapore aspro della fine e la sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso, il destino, quando, d'un tratto, esplode. (Oceano Mare - A.Baricco) ..:: ¿ÄØ Group ::..
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Old 22-01-2007, 10:06   #18
franklar
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Oggi, dopo il crollo dell'Urss e dell'impero sovietico in Europa centro-orientale, le basi sono al servizio di una strategia politico-militare che l'Italia potrebbe non condividere. So che rappresentano per la gente del posto una fonte di reddito (...). Ma non credo che uno Stato sovrano abbia interesse a cedere una parte del proprio territorio per attività su cui, in ultima analisi, non può esercitare alcun controllo
Le parole di Romano sono quanto di più sensato e ragionevole si possa dire in proposito, e mi trovano completamente d'accordo.

Qui

http://tsplus.splinder.com/post/10649323

Tutta la risposta di Romano ai lettori.
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Слава Україні!
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Old 22-01-2007, 13:19   #19
zerothehero
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Originariamente inviato da Proteus
I Borg traggono origine da Vigger, ricordate il primo episodio della serie cinematografica ?, e quindi sono imparentati con l'umanità perchè si è fuso con il comandante Decker e con il navigatore Ilia dando origine ad una nuova forma di vita.

P.S. I Borg sono tutt'altro che grotteschi, i paralleli con il comunismo sono inconsistenti in quanto nessun drone ha stimoli di ribellione ne pretende di essere altro se non quello che è e la regina Borg è solo espressione e coagulo delle volontà di tutti i droni, di conseguenza le vittorie della federazione nei loro confronti sono qualcosa di talmente improbabile da farmi ridere. Solo la cautela derivante dalla coscienza di essere strettamente imparentati con il genere umano potrebbe giustificare la "mancanza di determinazione" nei riguardi della federazione ed i loro conseguenti "insuccessi", determinazione che i Borg sfoggiano invece nei confronti di tutte le altre speci.
Non confermo nè smentisco..non sono un trekkiano..
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Old 22-01-2007, 13:22   #20
Swisström
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Originariamente inviato da Northern Antarctica
se alle prossime elezioni USA la spunteranno i democratici la situazione si invertirà
L'importante è crederci...

la situazione resterà immutata.

Ultima modifica di Swisström : 22-01-2007 alle 13:30.
Swisström è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
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