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Old 16-10-2006, 21:43   #1
das
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Vi racconto gli orrori dei laogai i lager cinesi

E' preso da Il Giornale dunque forse molti di voi non lo riterranno attendibile tuttavia potete trovare riscontri facendo ricerche con google.

Ho avviato questa discussione preso dallo sconforto per aver letto quì su questo forum che in cina c'è più libertà che in Italia.

Come mai si denuncia la Nike, la Nestlè, etc. ma nessuno pensa di boicottare i negozi cinesi che vendono tutto a 1€ ? Anzi come mai Ciampi, Prodi hanno proposto di togliere l'embargo sulla cina alle armi ?


da Il Giornale del 21 novembre 2005, pag. 1

di Filippo Facci

Mani curate, cravatta rossa e una certezza: l'economia cinese è basata sullo schiavismo. D'accordo, ne parleremo, ma anzitutto chiediamo a Harry Wu se vuole parlarci dei suoi diciannove anni rinchiuso in un laogai. Ci guarda mestamente: «Devi prima capire che cos'è davvero un laogai». E noi credevamo di saperlo: sono dei campi di rieducazione voluti da Mao Zedong che hanno accolto non meno di cinquanta milioni di persone dalla loro costituzione, praticamente l’Italia intera; si è calcolato che non esista un cinese che non conosca almeno una persona che vi è stata soggiogata. E mia detenzione che non prevede processo. non prevede, imputazione, tantomeno esame o riesame giudiziario o possibilità di confrontarsi con un’autorità. La decisione di rinchiuderti è a totale discrezione del Partito. «Ma loro» dice «per definirti usano la parola prodotto, e il primo prodotto sei tu, quello che devi diventare: un nuovo socialista. Il secondo è un prodotto vero e proprio, tipo scarpe, vestiti, spezie, tessuti, qualsiasi cosa. Ogni laogai ha due nomi: quello del centro di detenzione e quello della fabbrica. Tu devi affrontare una quota di lavoro quotidiano, sino a 18 ore, sennò non ti danno da mangiare. Spesso devi lavorare in condizioni pericolose, come nelle miniere, con prodotti chimici tossici». Una pausa, scuote la testa: «Ma neppure questo, in realtà, è il laogai». E’ come se Harry Wu, cinese fuggito negli Usa, non volesse parlare di sé. Eppure è presidente della Laogai Research Foundation, è una prova vivente, fu arrestato a ventidue anni dopo che all’università, leggendo un giornale assieme ad altri studenti, aveva semplicemente criticato l'appoggio cinese all'invasione sovietica di Budapest. Delazione. Manette. Nessun tribunale, nessuna prova o indizio, nessuna accusa precisa se non quella d'essere un cattolico e un rivoluzionario di destra. «Il primo giorno, a Chejang, mi dissero che per potermi rieducare sarebbe occorso molto tempo. Poi mi spiegarono che non avrei neppure potuto pregare nè sostenere di essere una persona; perché mi avrebbero punito o ucciso. Mi obbligarono a confessare delle presunte colpe dopo aver costretto alla confessione anche mio padre, mio fratello, la mia fidanzata. Solo mia madre rifiutò di farlo. Sono stato molto orgoglioso di lei». Un'altra pausa. L'impercettibile imbarazzo di Toni Brandi, il coordinatore della Fondazione, che ci sta facendo da interprete: «Non ha confessato perché si è suicidata». E tutto, attorno, comincia a farsi stretto, troppo in distonia col racconto, e troppo rossa quella cravatta rossa, troppo pulita la moquette di quell'hotel nel centro di Milano. «I primi due o tre anni», racconta Harry Wu, «pensi alla tua ragazza, alla tua famiglia, alla libertà, alla dignità: poi non pensi più a niente. Perdi ogni dimensione, entri in un tunnel scuro. Preghi di nascosto. In un laogai non ci sono eroi che possano sopravvivere: a meno di suicidarti o farti torturare a morte. Scariche elettriche. Pestaggi manuali o con i manganelli. L’utilizzo doloroso di manette ai polsi e alle caviglie. La sospensione per le braccia. La privazione del cibo e del sonno. Questo ho visto, e così è stato per preti, vescovi cattolici, monaci tibetani».



Ci mostra la foto di un vescovo di 33 anni, e ancora altre foto in sequenza che nessun quotidiano o rotocalco potrà mai riportare: uomini e ragazzi inginocchiati, una ragazzina immobilizzata da due soldati mentre un terzo le punta il fucile alla nuca, una foto successiva in cui è spalmata a terra con il cranio orribilmente esploso. Poi un filamto. E’ un dvd curato dall'associazione, e dovrebbero vietarlo ai minori e agli occidentali in affari con la Cina: esecuzioni seriali, di massa, i condannati inginocchiati, prima la fucilata e poi lo stivale premuto forte sullo stomaco per controllare che morte sia stata, un ufficiale di partito che per sincerarsene usa una sbarra d'acciaio, e anche di questo qualcosa sapevamo, ma come dire: il video, un video. Sapevamo pure delle fucilazioni e delle camere mobili di esecuzione: furgoni modificati che raggiungono direttamente il luogo dell'esecuzione con il condannato legato con cinghie a un lettino di metallo, il tutto controllato da un monitor accanto al posto di guida. Poi via, si riparte verso altre esecuzioni da effettuarsi pochi minuti dopo l'emissione della condanna a morte. Noi sapevamo che la maggior parte delle condanne è pronunciata in stadi e piazze davanti a folle gigantesche, e che le cose, in Cina, sono tornate a peggiorare dal 2003, laddove ogni anno vengono giustiziati più individui che in tutti i Paesi del inondo messi insieme. «Nel 1984, dopo un articolo di Newsweek, smisero di portare i morti in giro per le strade come pubblico esempio», ci dice, «ma dal 1989 hanno ricominciato, e i familiari devono pagare le spese per le pallottole e per la cremazione». E la faccenda degli organi? «Le autorità prelevano gli organi dei condannati a morte in quanto appartengono ufficialmente allo Stato. I trapianti sono effettuati sotto supervisione governativa: il costo è inferiore del 30 per cento rispetto alla media, e ne beneficiano cinesi privilegiati e cittadini occidentali e israeliani».



E la faccenda dei cosmetici fatti con la pelle dei morti? «Dai giustiziati prendono il collagene e altre sostanze che servono per la produzione di prodotti di bellezza, tutti destinati al mercato europeo». Nel settembre scorso, della pelle di condannati o di feti, parlò anche un'inchiesta del Guardian: citò la testimonianza, in particolare, di un ex medico militare cinese che sosteneva d'aver aiutato un chirurgo a espiantare gli organi di oltre cento giustiziati, cornee comprese: senza ovviamente aver prima chiesto il consenso a chicchessia. Il chirurgo parcheggiava il suo furgoncino vicino al luogo delle esecuzioni e, stando alla testimonianza, nel 1995 tolsero la pelle anche a un uomo poi rivelatasi vivo. «Devi prima capire», ripete, «che cos'è unlaogai». Forse sì, forse dobbiamo capire: dobbiamo poterci raccontare, un giorno, tra vent'anni, che sapevamo. «I laogai sono parte integrante dell'economia cinese. Le autorità li considerano delle fonti inesauribili di mano d'opera gratuita: milioni di persone, rinchiuse, che

costituiscono la popolazione di lavoratori forzati più vasta

del mondo. E’ un modo supplementare, ma basilare, che ha fatto volare l'economia: un' economia di schiavitù». Il numero dei laogai è imprecisato: è segreto di Stato.





Secondo l'Associazione, dovrebbero essere circa un miglaio, i prigionieri, se la rieducazione fosse giudicata non completata, possono essere trattenuti anche dopo la fine della pena: «Io avrei dovuto rimanerci per trentaquattro anni, se non fossi fuggito. Perché avevo delle opinioni. Perché ero cattolico. Perché ero un uomo. Il 20 novembre compio vent'anni da uomo libero». Ieri. «E continuerò a lavorare perché la parola laogai entri in tutti i dizionari, in tutte le lingue. Appena giunto negli Usa non ne volli parlare per cinque anni, non ci riuscivo, poi cominciai a vedere che in America la gente parlava dell'Olocausto, parlava dei gulag, e pero a proposito della Cina parlava solo della Muraglia e del cibo e naturalmente dell'economia. Ma i laogai, in Cina, esistono da ciquantacinque anni». Ben più, quindi, dei ventisette anni che ci separano dalla nascita della cosiddetta politica del figlio unico instaurata nel 1979 da Deng Xiaoping, prassi che ha spinto milioni di contadini a sbarazzarsi della progenie femminile: almeno 55Omila bambine l'anno secondo l'organizzazione Human Rights Watch. Più dei due anni che ci separano dal giro di vite giudiziario introdotto nel 2003 nel timore che l'arricchimento potesse portare troppa libertà: laddove le madri e i familiari delle vittime di Tienanmen sono ancor oggi perseguitate, e i sindacati proibiti, i minori deceduti sul lavoro impressionanti per numero, per non dire dei cosiddetti morti accidentali: prigionieri che precipitano dai piani alti degli edifici detentivi e che solo il racconto di pochi scampati ha potuto testimoniare. A Reporter senza frontiere e ad Amnesty Internatonal è invece toccato il compito di raccontare della rinnovata abitudine di rinchiudere i dissidenti negli ospedali psichiatrici, spesso imbottiti di psicofarmaci senza che le ragioni degli internamenti fossero state neppure ufficialmente stabilite: accade nel Paese che per un anno e mezzo riuscì e celare l'epidemia Sars, giacché i dirigenti cinesi temevano che potesse scoraggiare gli investimenti occidentali. Cose delicate. La Cina cresce sino al 10 per cento annuo e si metterà in vetrina ai giochi olimpici del 2008: e ci sono da quattro a sei milioni di persone, rinchiusi nei laogai cinesi, che stanno lavorando per noi. Harry Wu domenica mattina è ripartito per Washington. Doveva incontrare Bush e festeggiare i suoi vent' anni da uomo libero. O forse bastava da uomo.
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Old 16-10-2006, 22:18   #2
Lucrezio
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Davvero impressionante.
Non ho parole.
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Il mio "TESSORO": SuperMicro 733TQ, SuperMicro X8DAI I5520, 2x Xeon Quad E5620 Westmere, 12x Kingston 4GB DDR3 1333MHz, 4x WD 1Tb 32MB 7.2krpm
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Old 16-10-2006, 22:30   #3
Marci
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E la faccenda dei cosmetici fatti con la pelle dei morti? «Dai giustiziati prendono il collagene e altre sostanze che servono per la produzione di prodotti di bellezza, tutti destinati al mercato europeo».
corro a buttare la crema per la pelle...
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PC1: Razer Blade 15 Advanced:|CPU|i7 11800H|RAM|32GB (2x16GB@3200MHz) |HD|Nvme Gen4 (1TB)|GPU|GeForce RTX3080|Display|15" QHD 165Hz
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Old 17-10-2006, 00:07   #4
*sasha ITALIA*
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Città: BOLZANO/BOZEN
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e il brutto è che la Cina è talmente grande e potente che il resto del mondo non può far nulla.. solo sperare che prima o poi il popolo si ribelli
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Old 17-10-2006, 08:33   #5
Feric Jaggar
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All'Iper c'è la promozione "tutto a un euro", venti metri di scaffali di paccotiglia cinese. La gente sembra invasata.

Poi c'è lo scaffale dei libri, c'è anche "Gomorra", il libro-denuncia sulla camorra. La pila è completa, non ne hanno venduto uno.

Ragazzi, l'Italia è questa.
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Se c'è rimedio, perché ti disperi? Se non c'è rimedio, perché ti disperi?
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Old 17-10-2006, 09:54   #6
oscuroviandante
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E tutti in fila a far affari con la Cina
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Old 17-10-2006, 09:59   #7
Ferdy78
 
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Old 17-10-2006, 10:01   #8
das
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La cosa scandalosa è che se solo fai i nomi di Nike,, di multinazionali americane a molti sale il sangue al cervello. Ti parlano di sfruttamento, di lavorno minorile etc.

Se parli di negozi cinesi dove si vende tutto ad 1€, se parli di Cina gli stessi di prima ti iniziano a argomentare sulla crescita del PIL, sviluppo tecnologia etc.
La cina è il futuro, un'occasione da non lasciarsi sfuggire etc.

Io ho paura che dietro ci sia un pizzico di ideologia.

Ultima modifica di das : 17-10-2006 alle 10:04.
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Old 17-10-2006, 10:13   #9
bluelake
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Originariamente inviato da das
E' preso da Il Giornale dunque forse molti di voi non lo riterranno attendibile tuttavia potete trovare riscontri facendo ricerche con google.

Ho avviato questa discussione preso dallo sconforto per aver letto quì su questo forum che in cina c'è più libertà che in Italia.

Come mai si denuncia la Nike, la Nestlè, etc. ma nessuno pensa di boicottare i negozi cinesi che vendono tutto a 1€ ?
Perchè qualcuno che di libertà se ne intende ha detto "se fossi un piccolo imprenditore, verrei ad aprire una fabbrica in Cina anziché in Italia" e un certo Luca Cordero di Montezemolo ne parla un gran bene al punto di portare gli industriali italiani laggiù a fargli vedere come si fa a far fare la roba in Cina invece che in Italia... io ho detto da sempre che la Cina meriterebbe le stesse sanzioni economiche che venivano imposte all'Iraq di Saddam Hussein o che vengono imposte tutt'oggi alla Cuba di Fidel Castro, ma siccome i paladini della libertà e della democrazia lo sono solo quando hanno da guadagnare qualcosa per le loro tasche, e le altre volte se la fanno sotto come bimbetti dell'asilo...
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Old 17-10-2006, 10:25   #10
redsith
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Old 17-10-2006, 10:26   #11
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Old 17-10-2006, 10:30   #12
das
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Perchè qualcuno che di libertà se ne intende ha detto "se fossi un piccolo imprenditore, verrei ad aprire una fabbrica in Cina anziché in Italia" e un certo Luca Cordero di Montezemolo ne parla un gran bene al punto di portare gli industriali italiani laggiù a fargli vedere come si fa a far fare la roba in Cina invece che in Italia... io ho detto da sempre che la Cina meriterebbe le stesse sanzioni economiche che venivano imposte all'Iraq di Saddam Hussein o che vengono imposte tutt'oggi alla Cuba di Fidel Castro, ma siccome i paladini della libertà e della democrazia lo sono solo quando hanno da guadagnare qualcosa per le loro tasche, e le altre volte se la fanno sotto come bimbetti dell'asilo...
Su questo io sono daccordissimo con te.
Ma pensa che Prodi addirittura vuole addirittura togliergli l'embargo sulle armi.
Mi cadono le braccia.


PS: il riferimento a 'qualcuno' è a Sempreio che lo ha scritto da qualche parte ma ora non trovo più dove.
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Old 17-10-2006, 11:15   #13
v10_star
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secondo me questo è poco/niente: ci sarà sicuramente di peggio oggigiorno in Cina è che ovviamente non verremo MAI a sapere perchè il testimone è diventato cibo per gatti (ovviamente gatti europei)
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Old 17-10-2006, 12:02   #14
bluelake
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Su questo io sono daccordissimo con te.
Ma pensa che Prodi addirittura vuole addirittura togliergli l'embargo sulle armi.
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PS: il riferimento a 'qualcuno' è a Sempreio che lo ha scritto da qualche parte ma ora non trovo più dove.
il qualcuno sottinteso nel mio post non era un utente del forum, era un imprenditore di quelli che sa far bene il suo lavoro, un certo Silvio Berlusconi che pronunciò quella frase durante la sua visita in Cina due o tre anni fa. Se Berlusconi mi fece cascà le palle in quell'occasione, vedere che Prodi ha fatto in questo caso peggio di lui me l'ha proprio maciullate; d'accordo che la Cina è una potenza economica e non è il caso di farseli nemici acerrimi, ma si poteva quantomeno evitare di leccargli il c*lo...
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Old 17-10-2006, 12:19   #15
nevione
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il qualcuno sottinteso nel mio post non era un utente del forum, era un imprenditore di quelli che sa far bene il suo lavoro, un certo Silvio Berlusconi che pronunciò quella frase durante la sua visita in Cina due o tre anni fa. Se Berlusconi mi fece cascà le palle in quell'occasione, vedere che Prodi ha fatto in questo caso peggio di lui me l'ha proprio maciullate; d'accordo che la Cina è una potenza economica e non è il caso di farseli nemici acerrimi, ma si poteva quantomeno evitare di leccargli il c*lo...
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Old 17-10-2006, 12:20   #16
dantes76
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forse fino al 1976.... aggiornamento in corso
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Old 17-10-2006, 12:24   #17
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Su questo io sono daccordissimo con te.
Ma pensa che Prodi addirittura vuole addirittura togliergli l'embargo sulle armi.
Mi cadono le braccia.


PS: il riferimento a 'qualcuno' è a Sempreio che lo ha scritto da qualche parte ma ora non trovo più dove.
a me cadono le sfere a leggerti
Gianfranco Fini fu quello dell'embargo assieme a Ciampi, in occasione di un rastrellamento di ordini in Cina, quanta fierezza al ritorno presentando le commesse Cinesi alle aziende italiane

e dopo....
almeno la decenza di informarsi prima...
hai iniziato nel 3d della riforma gentiloni, alludendo a una vendita di rete4 quando questa non e' prevista
dopo sei passato sul velo..
ora qui...





Armi: a settembre accordo coproduzioni tra Italia e Cina
Unimondo
mercoledì, 25 agosto, 2004

"Al governo Berlusconi non basta che la Repubblica popolare cinese sia il terzo acquirente delle armi italiane concedendo autorizzazioni che l'anno scorso hanno superato 127 milioni di euro. Si appresta ora a presentare in Parlamento un Disegno di legge per ratificare un accordo di cooperazione militare con la Cina che prevede tra l'altro 'acquisizioni e produzioni congiunte di equipaggiamenti militari' non meglio specificati. Il tutto in barba all'embargio di armi dell'Unione europea, in vigore dal 1989 e riconfermato a larga maggioranza lo scorso dicembre, e nel generale silenzio - ma a questo punto è meglio definirla complicità - del nostri parlamentari forse troppo occupati nelle solite beghe dei rispettivi schieramenti". Così Giorgio Beretta della Campagna per il controllo dell'export di armi italiane commenta la notizia del prossimo accordo "nel campo della tecnologia e degli equipaggiamenti militari" tra Italia e Cina. "Evidentemente quando notavo che la lunga visita lo scorso maggio del premier cinese Wen Jiabao agli stabilimenti di Alenia Spazio di Roma (una controllata di Finmeccanica, la maggiore industria armiera italiana -ndr), non era dettata dal solo interesse per i sistemi satellitari ad uso civile, non ero poi così lontano dal vero. Che poi il Governo Berlusconi intenda equilibrare la bilancia dei pagamenti con la Cina anche esportando armi è un dato ormai evidente" - aggiunge Beretta.


Da quanto si apprende da un dettagliato articolo di Gianandrea Gaiani sull'ultimo numero di "Analisi Difesa", infatti, Italia e Cina stanno per ratificare un accordo bilaterale stipulato tra i ministeri della Difesa dei due paesi nel 1999 a rinnovo di un primo accordo decennale del 1989 bloccato dai fatti di Tienamen che determinarono l'embargo dell'Unione Europea sulle forniture di materiale militare a Pechino. Il Disegno di legge 4811 ratifica l'accordo riconoscendo "sforzi e successi della Cina in favore della pace e stabilità interna e in tutta l'area orientale". Presentato dai ministeri Difesa, Esteri, Finanze e Attività Produttive, il disegno di legge è stato già approvato in via preliminare della Commissione esteri della Camera e dovrebbe essere approvato dal Parlamento entro settembre.

L'accordo "nel campo della tecnologia e degli equipaggiamenti militari", prevede la costituzione di un comitato misto italo-cinese, acquisizioni e produzioni congiunte di equipaggiamenti militari non meglio specificati. "Quanto basta per ipotizzare il rischio di violazione dell'embargo europeo a Pechino soprattutto se si considera che il carattere tecnico militare dell'accordo è sottolineato dal fatto che i due organismi competenti sono rispettivamente la Direzione Nazionale Armamenti e il Comando generale equipaggiamenti dell'esercito popolare, cioè i due enti che trattano lo sviluppo e l’acquisizione di sistemi d’arma e tecnologie" - afferma Gaiani nel suo articolo. L'analista sottolinea inoltre che "l'Italia punta da tempo al mercato cinese, incluso quello militare dove, in controtendenza rispetto al resto del mondo, Pechino ha più che raddoppiato le proprie spese con un budget ufficiale nel 2004 di 25 miliardi di dollari che diventano quasi 70 se si aggiungono i fondi per le acquisizioni di tecnologie militari o "dual use" (doppio uso, militare e civile -ndr) all'estero".

Il business militare con la Cina non attira solo l'Italia. Come ripetutamente riportato da nostro sito, Francia e Germania da tempo hanno proposto all'Unione Europea l'abrogazione dell’embargo in vigore dal 1989. Ma il 22 dicembre scorso, il Parlamento europeo ha bocciato a larga maggioranza la proposta franco-tedesca di abolire l'embargo di tecnologie militari a Pechino e con una specifica risoluzione (373 voti a favore, 32 contrari e 29 astensioni) ha riaffermato che la situazione dei diritti umani nella Repubblica popolare "resta insoddisfacente, le violazioni delle libertà fondamentali continuano, così come continuano le torture, i maltrattamenti e le detenzioni arbitrarie".

"Secondo il ministro Frattini, la Cina si distinguerebbe per 'sforzi e successi in favore della pace e stabilità interna e in tutta l'area orientale'. Forse al Ministro degli esteri sfugge che gli Usa non sono affatto dello stesso parere tanto che lo stesso Segretario di Stato americano Colin Powell è intervenuto personalmente presso l'Ue per chiedere di mantenere l'embargo di tecnologie militari verso la Cina e che, preoccupati della sicurezza nella zona, gli Usa hanno in progetto di vendere nuovi sistemi di radar a Taiwan in grado di intercettare le centinaia di missili cinesi puntati sull'isola" - conclude Beretta.

http://unimondo.oneworld.net/article/view/92623/
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Ultima modifica di dantes76 : 17-10-2006 alle 12:33.
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Old 17-10-2006, 12:26   #18
bluelake
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Originariamente inviato da nevione
normale se si parla di politici, ce l'hanno nel dna, guardate il clamoroso voltafaccia di chiraq con la turchia
appunto, speriamo che Zapatero un pochettino del suo DNA gliel'abbia dato a Prodi... giusto quel poco che basta per elevarsi di un millimetro sopra alla massa dei politicanti nostrani...


comunque hai la sign su 4 righe, occorre metterla a norma
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Old 17-10-2006, 12:43   #19
nevione
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appunto, speriamo che Zapatero un pochettino del suo DNA gliel'abbia dato a Prodi... giusto quel poco che basta per elevarsi di un millimetro sopra alla massa dei politicanti nostrani...


comunque hai la sign su 4 righe, occorre metterla a norma
ma zapatero alcune porcate le sta facendo pure lui, comunque pensando che potevamo avere il pp al governo accendo un cero alla vergine tutti i giorni.
per la sign provvedo subito, in alcuni thread pero' mi appare a 3 righe e in altri a 4
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Old 17-10-2006, 12:47   #20
dantes76
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Originariamente inviato da bluelake
appunto, speriamo che Zapatero un pochettino del suo DNA gliel'abbia dato a Prodi... giusto quel poco che basta per elevarsi di un millimetro sopra alla massa dei politicanti nostrani...


comunque hai la sign su 4 righe, occorre metterla a norma
non credo vista la grossa "incompatibilita' di eta'," visto che piu' che un governo sembra un reparto di geriatria..
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