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#1 |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 1999
Città: Misano Adriatico
Messaggi: 446
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Patto Stabilità Ue: sì a revisione
Patto Stabilità Ue: sì a revisione
Parametri spesa e stretta su debito Le discussioni tra i ministri delle Finanze dell'Unione europea sulla riforma del Patto di Stabilità si indirizzano verso una soluzione che tenga conto della qualità della spesa pubblica e delle riforme attuate per la sostenibilità dei bilanci nel lungo periodo. Previsto un giro di vite per i Paesi col debito oltre il 60% come l'Italia. Lo spiegato il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia. In un'intervista al Corriere della Sera il commissario spiega che "lo schema prevede un obiettivo di 'medio termine' fissato paese per paese che, appunto, 'tenga conto' del tipo di investimenti programmati e poi una valutazione, a fine esercizio, che ancora una volta 'tenga conto' di come sono state utilizzate le risorse pubbliche". Per Almunia è necessario, inoltre, introdurre una "sorveglianza rafforzata" sull'evoluzione del debito e su questo punto c'è l'accordo di tutti i Paesi, compresa l'Italia. Ma il commissario si spinge più oltre, indicando anche la ecessità di fissare 'obiettivi e paletti' anche su debito, come per il deficit, per quesi paesi che superano il tetto del 60% per debito/Pil (come il nostro, ndr). La riforma non metterà invece in discussione il limite del 3% fissato sul rapporto tra disavanzo e prodotto interno lordo. Ma come? Non erano fregnacce di Berlusconi? |
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#2 | |
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Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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Re: Patto Stabilità Ue: sì a revisione
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il limite del 3% non verrà toccato e ci sarà una stretta per quei paesi come lItalia che superano il 60% del rapporto debito/PIL (l'Italia è al 106%) quindi erano proprio fregnacce come al solito quelle di berlusconi |
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#3 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2004
Messaggi: 350
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Re: Re: Patto Stabilità Ue: sì a revisione
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#4 |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 1999
Città: Misano Adriatico
Messaggi: 446
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Quarda che berlusconi non parlava di cambiare il 3% ma appunto di redistribuire nel medio termine la spesa.
Sulla stretta per i paesi come l'Italia sono daccordo così non ci si fà prendere dalle tentazioni e si spendono i soldi solo in maniera mirata. |
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#5 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2001
Città: Treviso
Messaggi: 1156
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Berlusconi in politica estera non conta nulla. Siamo la replubblica delle banane.
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Non ho niente altro da offrire alle altre persone, se non la mia stessa confusione something cold is creepin' around, blue ghost is got me, I feel myself sinkin' down L'arte non insegna niente, tranne il senso della vita Ultima modifica di thotgor : 09-01-2005 alle 17:50. |
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#6 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2001
Messaggi: 991
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Re: Re: Patto Stabilità Ue: sì a revisione
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Quindi temo che la fregnaccia in questo caso sia tua Von Poi nel merito sono contrario a qualsiasi variazione, perchè se avessimo i conti in pareggio non dovendo foraggiare l'esercito dei tuoi amici stakanovisti che fanno 12 ore al giorno, investimenti e ricerca li potremmo finanziare stando entro il 3% o anche stando in attivo, come fa qualsiasi azienda sana. |
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#7 | |
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Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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Re: Re: Re: Patto Stabilità Ue: sì a revisione
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però mi pare di aver letto che chirac chiede che non vengano inserite le spese militari e in ogni caso è tutto da vedere e da decidere comunque visto che noi siamo abbondantemente sopra il fatidico 60% che Almunia ha preventivamente messo come paletto, per noi non ci sarà alcun sconto, ergo è la solita fregnaccia di berlusconi e di chi la riporta non ho capito invece chi sarebbero i miei amici stakanovisti che fanno 12 ore al giorno? una puntualizzazione lo stato, un qualsiasi stato non è equiparabile a un azienda e non funziona come tale è qualcosa di molto più complesso, peccato che berlusconi non l'abbia ancora capito |
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#8 |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2001
Messaggi: 991
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Certo è molto più complesso fatto sta che se si spende più di quanto si incassa si va in deficit e i deficit diventano debito
Possiamo ripetere di qui al novilunio che lo stato non è un'azienda, ma questo elementare principio contabile (e prima ancora, principio di realtà |
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#9 | |
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Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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dillo piuttosto, anche se non lo puoi raggiungere, al presidente del consiglio che hai votato almeno il limite del 3% è serito a noi che ne abbiamo bisogno più di tutti come freno perchè, purtroppo lo dico con rammarico, quest'anno dopo aver tanto rinviato esplodera il bubbone delle spese arretrate da ripianare e delle spese correnti fuori controllo, dopo che le si è tenute in "controllo" più con artifizi contabili che altro (l'uso improprio della cassa depositi e prestiti è l'esempio più lampante) ricordati di questo mio post |
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#10 |
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Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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come contributo alla discussione posto due articoli del corsera
soffermatevi in particolare sul secondo, quello di Padoa Schioppa «Patto di stabilità, più vincoli ai Paesi indebitati» Almunia: chi è oltre il 60% dovrà rientrare con tempi certi. Sulle spese, terremo conto dei motivi Il commissario Ue agli Affari monetari annuncia linea dura per gli Stati come l' Italia che hanno un' esposizione superiore ai limiti di Maastricht Sarcina Giuseppe DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES - La «stretta» sarà sul debito. Dopo settimane di indiscrezioni, il commissario agli Affari economici Joaquín Almunia conferma che l' esecutivo di Bruxelles «propone di inserire nel Patto di stabilità obiettivi precisi di riduzione del debito per i Paesi con un' esposizione finanziaria superiore al 60% del prodotto interno lordo». L' iniziativa rappresenta, oggettivamente, un rischio per l' Italia. Sul deficit, invece, lo schema del commissario spagnolo è ambivalente. Nessuna spesa può essere esclusa, a priori, dal deficit: né quelle per la ricerca e le infrastrutture, come chiede Silvio Berlusconi; né quelle per la difesa, come vorrebbe Jacques Chirac. Esclusi «sconti» anche per «l' emergenza Tsunami». Il tetto del 3% tra disavanzo e pil non si tocca, altrimenti, dice Almunia, «non ci sarà accordo». Tuttavia, la Commissione è disponibile a «tenere conto» della qualità della spesa, anche in caso di deficit eccessivo. Partendo da queste basi, il commissario spagnolo è convinto ci sarà un' intesa, «nell' Ecofin di marzo». Sul fronte della ripresa, poi, Almunia vede «segnali incoraggianti», mentre i conti dell' Italia «sono in linea con le previsioni, per quanto riguarda il 2004». Restano gli interrogativi per il 2005. La Banca centrale europea e alcuni Paesi che sostengono che il Patto di stabilità non va cambiato. Tommaso Padoa Schioppa ha illustrato questa posizione con un editoriale sul Corriere della Sera, poco prima di Natale... «Ho letto, ho letto...». La tesi di fondo è che il Patto non ha nulla a che vedere con la stagnazione dell' economia nei grandi Paesi. I singoli governi hanno tutti gli strumenti per agire: non c' è bisogno di mettere a rischio la tenuta dell' euro. Condivide? «Concordo sul fatto che non bisogna smarrire l' ispirazione di fondo del Patto. Quelle regole garantiscono la stabilità dell' economia e senza stabilità non c' è crescita. E' un' illusione pensare che una politica fiscale senza freni aiuti la ripresa. Caso mai è vero il contrario. Basti solo immaginare che cosa succederebbe, con deficit e debito fuori controllo, ai tassi di interesse nella zona euro. Le difficoltà attuali nei grandi Paesi sono collegate soprattutto ai ritardi sul versante delle riforme strutturali. E' su questo piano che bisogna accelerare. Ecco perché le proposte della Commissione puntano a tenere insieme la disciplina dei bilanci e la spinta riformatrice, contenuta nella cosiddetta "Agenda di Lisbona"». Ma proprio partendo dall' «Agenda di Lisbona», Chirac, Berlusconi e Schröder chiedono di escludere alcune categorie di investimenti dal deficit. «Io credo che la discussione sia più sfumata. Nel dibattito tra i ministri delle Finanze si sta andando verso una formula che la Commissione condivide. L' idea è di "tenere conto" della qualità della spesa, così come delle riforme messe in campo dai singoli governi per rendere sostenibili i bilanci nel lungo periodo. Penso al problema dell' invecchiamento della popolazione e quindi alle pensioni. Lo schema prevede un obiettivo di "medio termine", fissato Paese per Paese che, appunto, "tenga conto" del tipo di investimenti programmati e poi una valutazione, a fine esercizio, che, ancora una volta, "tenga conto" di come sono state utilizzate le risorse pubbliche». In sostanza, niente scorporo dal deficit a priori, ma possibilità di ottenere «comprensione» per certe spese, a giochi fatti, da parte della Commissione e dell' Ecofin. «Non solo la Commissione, ma anche molti Paesi, a cominciare dal Lussemburgo che ha la presidenza di turno della Ue, sono contrari a escludere a priori qualsiasi categoria di spesa, compresi gli aiuti umanitari. E, in ogni caso, il Trattato prevede in modo chiaro l' intangibilità del rapporto del 3% tra deficit e pil. Quindi non è possibile alcuna riforma del Patto che infranga questa soglia. E' , invece, importante introdurre "ragionevolezza economica" nell' esame delle politiche: finanziare le riforme strutturali non è la stessa cosa che lasciare correre la spesa corrente». E se a marzo i capi di Stato e di governo dovessero rovesciare il tavolo, appellandosi alle «ragioni della politica»? «Nel Consiglio europeo del giugno scorso tutti i leader avevano appoggiato la linea della Commissione, non credo che sei mesi dopo abbiano cambiato idea. Non c' è ragione. Penso che si troverà un accordo nell' Ecofin di marzo e il successivo Consiglio europeo lo ratificherà, senza toccare il 3%» Ci sarà intesa anche sul debito? Pare che la Commissione voglia proporre un «sentiero di riduzione», con tanto di numeri e percentuali stabiliti anno per anno, per i Paesi con un' esposizione superiore al 60% del pil. E' così? «Sì, lo confermo. La nostra proposta è di prevedere un percorso di riduzione del debito con precisi riferimenti quantitativi. Su questa linea c' è il consenso di molti Paesi, mentre altri Stati vorrebbero un approccio più generale, direi più "qualitativo"». Tra questi c' è l' Italia e si capisce perché. Un documento provvisorio della Commissione prevede che chi ha un debito superiore al 100% debba tagliare del 3% all' anno: obiettivo capestro per qualsiasi governo. «A noi interessa stabilire un metodo per rendere operativo quest' altro principio cardine fissato dal Trattato: se il debito supera il 60%, bisogna attivarsi per ridurlo. Noi chiediamo di procedere fissando obiettivi e paletti come accade ora per il deficit. Vedremo come adottare questo criterio, ci sono diverse ipotesi allo studio. Ma una cosa è certa: nella revisione del Patto ci dovrà essere più attenzione alla dinamica del debito, rispetto a quanto si è fatto finora. E' essenziale per la stabilità delle nostre economie introdurre una "sorveglianza rafforzata" sull' evoluzione dell' indebitamento. Su questo concetto mi pare di aver registrato l' accordo di tutti, anche dell' Italia». Nel 2005, oltre alla riforma del Patto, si materializzerà anche la ripresa economica? «E' ancora presto per dirlo. Ma ci sono segnali incoraggianti. Il prezzo del petrolio, per esempio, è sceso in media di 10 dollari rispetto alla quotazione di 50 dollari che avevamo preso in considerazione in autunno. E l' euro sembra cominciare a calare nei confronti del dollaro. La ripresa potrebbe effettivamente consolidarsi nel corso dell' anno». E i conti dell' Italia? «Ho visto gli ultimi dati sul fabbisogno del 2004. Nessuna sorpresa per noi: avevamo previsto un rapporto tra deficit e pil pari al 3% sia nel 2004 che nel 2005. Se l' Italia presenta conti migliori per il 2004, tanto meglio. Adesso stiamo valutando le misure inserite nella Finanziaria del 2005. Vedremo tra qualche settimana». Giuseppe Sarcina LE SCADENZE I governi sapranno trovare un accordo entro marzo sulle nuove norme IL DEFICIT Il tetto del 3% non si tocca, però terremo conto delle spese per investimenti e riforme Parigi e Berlino Il presidente francese Jacques Chirac ha proposto che alcune voci di spesa (investimenti, difesa, ricerca) contino di meno nel calcolo del deficit Il governo tedesco vorrebbe svincolare dal calcolo dei deficit il contributo netto di ciascun Paese al bilancio dell' Ue. Berlino ne è il primo finanziatore Roma e la Bce Il premier Silvio Berlusconi chiede di non calcolare come deficit le spese di investimento. Il Tesoro non vuole vincoli in più per i Paesi ad alto debito La Banca centrale europea è aperta a una revisione del Patto che incoraggi il rigore anche nelle fasi di crescita. Ma non accetta che i deficit superino il 3% del Pil Parametri e sostanza delle critiche PATTO DI STABILITA’ RISCRIVERLO O NO? di TOMMASO PADOA-SCHIOPPA Il lettore faccia la tara del mio argomentare perché, diversamente dal solito, nella questione di cui oggi scrivo ho un interesse costituito. La Banca centrale europea, dove svolgo servizio, vi ha, infatti, una sua posizione. Potrei dissentirne e tacere, o parlare solo per disciplina di partito; invece la condivido, e vorrei spiegare perché. Il tema è la riforma del Patto di stabilità e di crescita, regola europea per i bilanci pubblici nazionali, scritta negli Anni 90. Ridotta all'osso, essa prescrive che ogni Paese: a) abbia normalmente il bilancio in pareggio; b) non superi, salvo circostanze eccezionali, un disavanzo del 3% del Prodotto interno lordo (Pil); c) riduca l'incidenza del debito pubblico sul Pil se essa supera il 60%. La regola naturalmente è corredata di procedure e sanzioni. Da quasi un anno si parla di riscriverla e i prossimi mesi decideranno il se e il come. Si può voler scrivere diverso : in buona sostanza un patto più indulgente, che per esempio escluda dal calcolo certe spese, o consenta di superare il 3%, o dia più tempo per rientrare. Oppure si può voler solo scrivere meglio , mantenendo però invariato il rigore della disciplina. Non inganniamoci, se si prenderà la penna il risultato quasi inevitabile sarà un Patto meno severo, quale che sia il proposito. A Bruxelles non deliberano letterati, ma governanti alle prese con anni di bassa crescita, pressioni economiche e sociali, scadenze elettorali. Si va allora al cuore della questione, alla critica fondamentale. Il Patto, si dice, dà una stabilità funesta: la bassa crescita gonfia il disavanzo (perché il minor reddito riduce il gettito tributario ma non le spese) ed è abbassata ancor più dalle misure antideficit. Un circolo vizioso, il Patto è di stabilità ma non di crescita. È fondata la critica? Non lo è. Nessuna teoria economica, nessuna esperienza storica (Italia Anni 50-60, Giappone Anni 60-80) prescrivono alti disavanzi per far crescere l'economia. La finanza pubblica è legata alla crescita, ma da tre parametri diversi da quelli che il Patto considera (disavanzo e debito). Il primo di questi parametri è la dimensione : un bilancio più snello di solito favorisce la crescita. Il secondo è la qualità della spesa: educazione, ricerca, infrastrutture fanno crescere più che pensioni d'invalidità ai sani o postini in soprannumero. Il terzo è la struttura delle tasse: possono favorire l'investimento e il lavoro, o invece l'ozio e la rendita. Ebbene, il Patto lascia questi tre parametri interamente nelle mani dei Paesi membri, liberissimi di manovrarli come vogliono, purché disavanzo e debito non superino quei limiti. Certo sono parametri più faticosi da manovrare, ma sono i soli che contino per la crescita. Stare negli argini stretti del Patto significa essere obbligati ad agire proprio sui parametri scomodi da cui la crescita dipende, astenendosi dal toccare quelli più seducenti da cui essa non dipende. Governare richiede anche decisioni ingrate; e Bruxelles è spesso il luogo dove i governi nazionali si aiutano a vicenda nella parte più pesante del loro compito. È la loro seconda casa, dove stringono patti per alleviare la fatica di decisioni, sagge ma impopolari. Impopolari, perché gli interessi diffusi cui giovano sono meno organizzati e rumorosi di quelli che (spesso addirittura nel Consiglio dei ministri) le contrastano; ma sagge, perché utili al bene comune e perché alla lunga pagano. Bruxelles è il luogo dove l'orizzonte si allarga e la politica ritrova il tempo lungo indispensabile per ben governare. Conviene davvero usurare la seconda casa per peggiorare la vita nella prima? |
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#11 |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: a casa mia
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Ciao fabius, ma non lo sai che per essere efficace devi postare solo slogan?
Ciao Federico |
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#12 | |
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Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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#13 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2001
Città: Treviso
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Solo slogan, hai ragione.
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Non ho niente altro da offrire alle altre persone, se non la mia stessa confusione something cold is creepin' around, blue ghost is got me, I feel myself sinkin' down L'arte non insegna niente, tranne il senso della vita |
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#14 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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#15 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2001
Città: Milano Tokyo , purtroppo Utente con le palle fracassate
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#16 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2001
Città: Treviso
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Ho volutamente fatto il verso ai soliti slogan della parte avversa
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#17 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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#18 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2001
Messaggi: 991
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Gli avversari degli slogan, amanti della Ragione, messi in crisi dalla semplice domanda "come volete fare ciò che dite" per la palese demagogia di "ciò che dite" suppongo |
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#19 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2001
Città: Milano Tokyo , purtroppo Utente con le palle fracassate
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probabilmente perchè è stato aperto da uno di destra con lo scopo neanche tanto velato di dissascrare qualunque cosa ci fosse entrata
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#20 | |
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Bannato
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