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Iran a un bivio: i riformisti sfidano il regime di Ahmadinejad
TEHERAN (11 giugno) - Si è conclusa ieri notte a Teheran, all’insegna del clamore caotico ma sostanzialmente pacifico delle decine di migliaia di sostenitori dei vari candidati che per oltre una settimana hanno invaso le strade della capitale iraniana, la campagna elettorale per le decime elezioni presidenziali iraniane. Dopo un silenzio elettorale di ventiquattr’ore, 46 milioni di aventi diritto si recheranno alle urne domani per riconfermare Mahmoud Ahmadinejad o scegliere uno dei tre candidati che hanno lanciato una sfida senza esclusione di colpi all’ultraconservatore presidente in carica.
La campagna elettorale si è conclusa all’insegna di veleni reciproci tra Ahmadinejad e i suoi rivali e di una diffusa preoccupazione, tra gli ambienti moderati, per il corretto svolgimento del voto. Diversi sondaggi indicano una lotta a due tra il presidente in carica e l’ex premier Mir-Hossein Mousavi, che potrebbe concludersi solo attraverso un secondo turno in programma il 19 giugno. Appare invece improbabile un’affermazione elettorale degli altri due candidati, l’ex presidente del Parlamento Mehdi Karroubi e l’ex capo storico dei Pasdaran Mohsen Rezai. Messo in difficoltà dal sostegno crescente per il suo anniversario più forte, Ahmadinejad ha ripetutamente tentato di associare Mousavi al potente ex presidente Rafsanjani, che perse il ballottaggio di quattro anni fa a causa delle pesanti, ma non sostanziate, accuse di corruzione e di peculato mosse nei suoi confronti da buona parte dell’opinione pubblica. Nel corso del suo comizio conclusivo presso la prestigiosa Università Sharif di Teheran, il presidente in carica ha attaccato nuovamente la “cricca” composta da Rafsanjani, Khatami e Mousavi, che secondo lui intende depredare le ricchezze della nazione e annullare il progresso, soprattutto in campo nucleare, raggiunto nel corso degli ultimi quattro anni. «Ahmadinejad è uomo onesto, lo voto perché ha sempre difeso i più deboli», sostiene una laureanda in ingegneria meccanica presso la Sharif. Poche ore dopo i sostenitori di Mousavi hanno invaso la vicina piazza Azadi, o Libertà, esibendo vessilli verdi, il colore-simbolo dell’Islam e del proprio candidato, e cantando slogan come «Morte a questo governo impopolare» e «Ahmadi bye bye». Ma tra i leader del fronte contrario al presidente in carica serpeggia preoccupazione su possibili irregolarità che potrebbero impedire l’affermazione di Mousavi. In una lettera alla Guida Suprema Ali Khamenei, Rafsanjani ha condannato la campagna ordita da Ahmadinejad contro la propria famiglia e ha esortato la massima autorità dello Stato iraniano a fare il possibile per garantire un voto «pulito» e privo di interferenze. Intanto uno studio pubblicato dal quotidiano israeliano Yedioth Aharonoth sostiene che la maggior parte dei 25,000 elettori ebrei iraniani voterà per Ahmadinejad, a causa della tendenza della più grande comunità giudaica in Medio Oriente al di fuori di Israele a scegliere il mantenimento dello status quo. Secondo Meir Ezri, rappresentante diplomatico israeliano in Iran sino al 1975, la comunità ebraica seguirà però l’andamento del resto della popolazione, dividendosi a metà tra Ahmadinejad e Mousavi. fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo....=HOME_NELMONDO |
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#2 |
Bannato
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Un paese ricco di contraddizioni, non c'è che dire.
Forse era meglio ai tempi degli Assiri ![]() |
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