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Mobilitazione universitaria contro la legge 133 Tremonti
Essendoci un pò di confusione tra Gelmini e Tremonti apro questo 3d dedicato esclusivamente alla 133 di Tremonti che taglierà le gambe all'università
Cercherò di fare un pò di chiarezza con un paio di articoli: ASSEMBLEA CONTRO LA LEGGE 133/08 STUDENTI, RICERCATORI, DOCENTI, PERSONALE TECNICO-AMMINISTRATIVO UNITI CONTRO LO SMANTELLAMENTO DELL’UNIVERSITA’ PUBBLICA Quella in cui viviamo è definita la società della conoscenza. Eppure la formazione e la ricerca sono state all’ultimo posto tra le preoccupazioni degli ultimi Governi, indipendentemente dal loro colore. L’Università subisce una cronica scarsità di finanziamenti e altrettanto cronica è la scarsità di finanziamenti per il diritto allo studio. Tuttavia, la Legge 133/08 non può essere ricondotta soltanto all’ormai usuale taglio dei finanziamenti, ma rappresenta un vero e proprio tentativo di rivoluzione culturale, un tentativo di smantellamento del sistema di formazione pubblico che possiamo ricondurre in maniera lineare ad un complessivo e generalizzato attacco a tutto ciò che non è privato. Attacco che, cavalcando il malcontento popolare attraverso una versione distorta dei fatti per cui ciò che è pubblico è sinonimo di non efficiente, rischia di riuscire senza grosse difficoltà a smantellare ciò che è stato costruito attraverso gli anni cavalcando. La battaglia culturale che ci apprestiamo ad affrontare sarà quella di affermare come il sistema formativo pubblico sia ciò che garantisce l’accessibilità a tutti al sapere e ciò che è volto al miglioramento delle condizioni di tutto il Paese. Sarà una battaglia culturale per riaffermare il valore delle tutele collettive in contrasto con l’individualismo che caratterizza tanto il mondo del lavoro, quanto quello formativo. Sarà una battaglia culturale per riaffermare la centralità del ruolo della formazione come motore dello sviluppo, prima ancora che economico, culturale e sociale del Paese. Il sistema universitario, attraverso la Legge 133/08 è oggetto dei seguenti provvedimenti che rischiano di cancellare l’Università che abbiamo conosciuto: TAGLI ALL’UNIVERSITÀ: DIMINUZIONE DEL 20% DEL FONDO DI FINANZIAMENTO ORDINARIO. Comma 13 Art.66: Diminuzione di 1,5 miliardi di euro del F.F.O. in 5 anni. Esso rappresenta il taglio più importante negli ultimi 20 anni in ambito universitario. Poiché, per oltre la metà dei nostri Atenei, il costo del personale si aggira intorno al’80% del F.F.O, a pagare le conseguenze dei tagli saranno in primo luogo gli studenti che, con tutta probabilità, vedranno ridotta l’offerta formativa, o saranno chiamati a pagare per attività didattiche aggiuntive, subiranno un’incremento delle tasse universitarie e vedranno fortemente compromessa l’attività post-laurea (fondi per la ricerca, assegni di ricerca e borse di dottorato). Più in generale la cronica carenza di fondi porterà alla riduzione dei capitoli di bilancio riservati ai servizi agli studenti(biblioteche, borse di studio erasmus, servizi di segreteria…). TRASFORMAZIONE DELLE UNIVERSITÀ IN FONDAZIONI (ENTI DI DIRITTO PRIVATO) L’art. 16 concede a tutte le Università la possibilità (con l’approvazione della maggioranza assoluta del Senato Accademico) di diventare enti di diritto privato. Essi avranno la titolarità del patrimonio delle Università e dei beni immobili, potranno deliberare i loro statuti e i regolamenti amministrativi in deroga alle norme dell’ordinamento contabile dello stato. Nulla viene specificato relativamente alle Tasse universitarie, che per la maggior parte degli Atenei rappresentano la seconda fonte di finanziamento. Oggi nel bilancio degli Atenei le entrate fiscali da Tasse non possono superare il tetto del 20% del Fondo di Finanziamento Ordinario (F.F.O.). Domani, se nulla verrà legiferato, con l’istituzione delle Fondazioni Universitarie tale vincolo potrà NON essere rispettato. Come faranno oltre 10 milioni di famiglie italiane monoreddito con uno stipendio lordo mensile pari a 1300 euro a sostenere gli studi dei propri figli? Il sistema del diritto allo studio verrebbe smantellato a meno che quelle famiglie non si accontentino di Università screditate il cui titolo di studio non può competere all’interno di un sistema universitario nazionale ed internazionale fortemente eterogeneo. Oltre a ciò, con la nuova natura giuridica, le Università, a causa della scarsità di trasferimenti pubblici, saranno portate a ricorrere in maniera massiccia al finanziamento di enti privati (aziende, banche, fondazioni private…) con una forte compromissione della qualità e della libertà della didattica e della ricerca. BLOCCO DEL TURN-OVER L’articolo 66, nell’ambito di un taglio complessivo delle risorse destinate alle stabilizzazioni e alle assunzioni nella Pubblica Amministrazione, reintroduce una fortissima limitazione nel reclutamento delle Università. Si dispone che entro il 31 dicembre 2008 tutte le amministrazioni devono rideterminare la programmazione triennale del fabbisogno di personale in relazione alle misure di contenimento delle assunzioni previste nella norma. Gli Atenei, dal 2003 fuori dal blocco delle assunzioni, per il triennio 2009-2011 potranno assumere nei limiti del 20% dei pensionamenti (comma 13). Ovvero un nuovo assunto ogni cinque pensionamenti, sia per il personale docente sia per il personale tecnico-amministrativo. Questo provvedimento porterà ad un invecchiamento del corpo docente e negherà ai ricercatori l’accesso alla carriera universitaria. Allo stesso tetto dovranno rientrare nel 2009 anche le stabilizzazioni. Le forti limitazioni all’assunzione di nuovi docenti condurrà ad un ampliamento massiccio dei corsi di laurea a numero chiuso ed alla soppressione di corsi laurea non già sulla base di un’attenta valutazione della loro efficacia, bensì per via dell’impossibilità di garantire la presenza del personale docente necessario. Per gli Enti pubblici di ricerca (comma 14) sembrerebbero confermate le procedure in vigore dal 1°gennaio 2008: le assunzioni avvengono nei limiti del 80% della spesa complessiva e del 100% del turn-over. Per il triennio 2010-2012 la situazione peggiora rispetto alle previsioni della finanziaria 2007. Infatti il turn-over non è calcolato in relazione alla spesa risultante dai pensionamenti ma sulle unità di personale. Ciò comporta una riduzione delle opportunità di assumere in quanto, ad esempio, nel caso del pensionamento di un ricercatore all’apice della carriera la differenza risultante tra il costo complessivo e quello di una nuova assunzione andrà a beneficio di finanza pubblica anziché essere utilizzato per il reclutamento. Si vuole, dunque, importare un modello che mutua, dal mondo anglosassone, gli aspetti di disuguaglianza sociale, di sistema di poche Università di eccellenza, di riduzione di diritti ed opportunità, mentre non esistono neppure lontanamente le condizioni per mutuarne gli aspetti di alta produttività scientifica. E a fronte di una riduzione del 20% dei finanziamenti, anche le Università che oggi si autodefiniscono “virtuose” saranno trascinate nel gorgo dello squilibrio finanziario strutturale, strette nella forbice dei costi crescenti e della riduzione delle entrate. Tali provvedimenti vanno ben oltre la congiuntura e una pura manovra di risparmio, ma determinano invece uno scenario in cui sparisce l’Università italiana come sistema nazionale tutelato dalla Costituzione, in cui il ruolo pubblico è elemento decisivo della garanzia per la libertà di ricerca e d’insegnamento e degli interessi generali del Paese. Crediamo fermamente che occorra mobilitarsi da subito in modo forte e convinto per chiedere la cancellazione dei provvedimenti ed arrestare una deriva che si annuncia completa su tutti gli aspetti del funzionamento dell’Università. Il nostro giudizio negativo e’ fortemente ancorato ad elementi di merito. Conosciamo bene le tante falle e difetti del sistema universitario, e certo non intendiamo difendere l’esistente; ma è proprio dai difetti che occorre partire, in modo non ideologico: affrontare i nodi del merito e della valutazione, della qualità dell’offerta didattica e di ricerca, del reclutamento dei giovani e della carriera, e correlatamente del precariato, dei meccanismi di finanziamento, del diritto allo studio, del dottorato, di un rapporto aperto e trasparente tra Università e società. E discuterne con la comunità universitaria: fino ad oggi le decisioni adottate sono state prese in modo del tutto unilaterale, al di fuori di qualsiasi confronto. Non intendiamo accettare questo stato di cose: vi chiediamo, individualmente e collettivamente di mobilitarvi, ed in questo senso vi proponiamo un percorso che unifichi ed estenda a tutte le componenti dell’Università le tante iniziative sorte in queste settimane nelle varie facoltà da parte di studenti, docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo. Da qui nasce la necessità di costruire un momento assembleare, che non deve rappresentare un punto d’arrivo, ma il momento in cui tutte le forze che si oppongono a questo disegno si uniscono per allargare il fronte di opposizione e per dare slancio alla protesta. |
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#2 |
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Intervista a Profumo, rettore del Politecnico di Torino
"Pronti a lasciare tutto"
![]() Il rettore del Politecnico di Torino: “Io e i miei colleghi ci dimetteremo in massa” GIOVANNA FAVRO TORINO «Sono pronto a dimettermi». Il rettore Francesco Profumo butta sul tavolo della discussione e delle proteste che agitano le università italiane tutto il peso e il prestigio di uno dei più accreditati atenei d’Europa, il Politecnico di Torino: «Se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili a aprendo la via a una seria riforma delle università, non potrò che dimettermi, insieme agli altri rettori italiani. Ne abbiamo parlato, siamo tutti d’accordo». Ed Enrico Decleva, «magnifico» della Statale di Milano e presidente della Conferenza dei rettori, conferma: «Non potremo fare altro. La Finanziaria infligge alle università un colpo mortale». Rettore Profumo, ieri lei ha sospeso le lezioni e convocato una conferenza d’ateneo per discutere la situazione. E’ così grave? «Se entro pochi mesi non cambierà nulla i rettori non potranno che dimettersi, perché non saranno più in grado non dico di progettare sviluppo, ma neppure di pagare gli stipendi ai professori». A quanto ammontano i tagli? «A livello nazionale, un miliardo e 450 milioni nel 2013. Al Politecnico, partendo da 114 milioni attesi dallo Stato per il 2009, il fondo di finanziamento ordinario calerà a 103 milioni nel 2010, 92 nel 2011 e 90 nel 2012. Peccato che già nel 2008 la spesa per gli stipendi del personale supererà i 99 milioni. Per far fronte agli scatti stipendiali e all’inflazione, i fondi dovrebbero invece crescere del 5% l’anno». Non avete altre entrate? Il 60% del vostro bilancio non viene da industrie, Ue, privati e altri enti? «Sì, ma non certo per gli stipendi. Su progetti di ricerca specifici abbiamo molti finanziatori, ma servono anche fondi certi e continuativi sia per gli stipendi che per i progetti di lungo periodo». Quanti docenti perderete con il turnover ridotto al 20%? «Di qui al 2011 non potremo rimpiazzare 74 professori e ricercatori, 84 nel 2012». Di conseguenza? «Potremo garantire 74 mila 844 ore di lezione, contro le 88 mila 641 del 2008. Il calo d’ateneo sarà del 15,6%, più drammatico in alcune facoltà: meno 30,5% di lezioni ad Architettura 2, 21,6% ad Architettura 1, 14,8% a Ingegneria 1, 12,9 a Ingegneria 3. In un sistema già sottofinanziato, si innesca un processo molto pesante: lo stop del turnover, oltre a polverizzare le speranze di giovani e precari, arriva proprio in una fase di uscite di massa». Vanno in pensione tutti ora? «A metà degli anni Settanta ci furono concorsi di massa e queste persone escono ora tutte insieme. Si rischia insomma, di svuotare di botto gli atenei». Spariranno dei corsi di laurea? «E’ ovvio che non sarà possibile mantenere l’attuale offerta formativa nei prossimi anni». Molti rettori temono che la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni private cancelli la libertà della didattica e della ricerca in nome degli interessi dei privati che pagheranno i conti. La pensa così anche lei? «Penso che le università debbano restare pubbliche, anche se l’interlocutore non deve più essere solo lo Stato, ma anche le Regioni e l’Europa». Gli atenei sono senza colpe? «No l’università deve fare autocritica: i 77 atenei hanno 360 sedi, certo troppe, e si sono eccessivamente spezzettati corsi e saperi. Ma non darci i soldi per pagare gli stipendi dal 2010 non è la soluzione. Serve una grande e importante riforma di cui tutti sentiamo la necessità». Che cosa chiede? «Una nuova governance, con catene decisionali più corte. Oggi la stessa decisione è vagliata da troppi organismi. Occorrono nuove regole di reclutamento che premino i migliori, e un sistema serio di valutazione della ricerca che garantisca più fondi a chi lavora di più e meglio. Chiedo che il ministro sieda a discutere con i rettori, e che non ci siano per le università solo tagli finanziari, per di più non sostenibili, ma discussione dei contenuti. Il modello delle università è vecchio di trent’anni. E’ tempo di cambiare». |
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#3 |
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Ecco la nota su FB di un mio amico ormai laureato, che ha fatto un dottorando a San Francisco e che sta continuando a lavorare nell'ambito della ricerca nel settore dei sensori, quindi di uno che è proprio dentro
Cosa stai leggendo: Il tentativo di spiegare in breve il perche' della mobilitazione dell'universita', gia' mandato a molti via email, postato qui per raggiungere piu' gente possibile e per permettere il dibattito tra coloro che leggono (tramite i commenti, purche' educati, per favore!) Motivazione: 1) I media non sembra che stiano facendo informazione o meglio, spiegano che c'e' mobilitazione, ma non spiegano approfonditamente i contenuti 2) la gente con cui si discute dimostra di aver capito poco della vicenda. Punti salienti: 1) - TAGLI ALL'UNIVERSITÀ: - 20% del FONDO di FINANZIAMENTO ORDINARIO Diminuzione di 1,5 miliardi di euro del Fondo di Finanziamento Ordinario, col quale gli atenei pagano oltre l'80% del personale. Nessuno dei tagli, NESSUNO, e' associato a un qualunque, anche minimo, criterio di merito o di verifica dei risultati ottenuti. In base a cosa si tagliera' dunque? A pagare le conseguenze dei tagli saranno in primo luogo gli studenti che vedranno ridotta l'offerta formativa e/o saranno chiamati a pagare per attività didattiche aggiuntive e/o subiranno un incremento delle tasse universitarie e/o vedranno fortemente compromessa l'attività post-laurea (fondi per la ricerca, assegni di ricerca e borse di dottorato). Si fa presente che paradossalmente il taglio di 1,5 miliardi di euro costituisce cifra risibile rispetto ai 5 miliardi di euro stanziati per il salvataggio dell'Alitalia e rispetto a quanto verra' presto stanziato per il rifinanziamento delle banche in crisi. Assurdo questo taglio, visto che l'Italia e' gia' al penultimo posto tra i Paesi OCSE (ultima la Slovacchia) per percentuale di fondi statali destinati alla ricerca publica (0.9% del PIL in Italia, 1.5% del PIL e' la media OCSE attuale, 1.9% e' la percentuale USA e addirittura 3% e' l'obiettivo che gli Stati OCSE si sarebbero impegnati a raggiungere entro il 2010... noi, siamo a cavallo, ma in leggera controtendenza!...) 2) - TRASFORMAZIONE DELLE UNIVERSITÀ in FONDAZIONI (ENTI di DIRITTO PRIVATO) L'art. 16 concede a tutte le Università la possibilità (con l'approvazione della maggioranza assoluta del Senato Accademico) di diventare enti di diritto privato. Essi avranno la titolarità del patrimonio delle Università e dei beni immobili, potranno deliberare i propri statuti e i regolamenti amministrativi in deroga alle norme dell'ordinamento contabile dello Stato. Perche' questo puzza? a) Non vi sara' il limite attuale sulla richiesta di tasse agli studenti (oggi le entrate nel bilancio di ogni ateneo possono essere costituite AL MASSIMO per il 20% dalle tasse degli studenti). Quindi e' probabile che l'universita' diventi luogo elitario, per chi se lo potra' permettere. b) Non ci si avvicina al modello americano, ma lo si emula in negativo. In USA le universita' private hanno statuti speciali che vietano loro di avere come obiettivo il guadagno. In Italia non vi e' ad oggi nulla che sventi questa possibilita'. c) Le universita' avranno come obiettivo non piu' la qualita' della didattica e della ricerca, ma il bilancio, come ogni azienda privata. d) Si dubita che i docenti e i ricercatori continueranno ad essere liberi di fare ricerca "non pilotata" dagli interessi di chi finanzia. Lo Stato in questo senso e' stato fino ad ora garante di ricerca libera. 3) - BLOCCO DEL TURN-OVER L'articolo 66 reintroduce una fortissima limitazione nel reclutamento delle Università. Gli atenei per il triennio 2009-2011 potranno assumere nei limiti del 20% dei pensionamenti (comma 13). Ovvero un nuovo assunto ogni cinque pensionamenti, sia per il personale docente sia per il personale tecnico-amministrativo. Questo provvedimento porterà ad un invecchiamento del corpo docente e negherà ai ricercatori l'accesso alla carriera universitaria. Le forti limitazioni all'assunzione di nuovi docenti condurrà ad un ampliamento massiccio dei corsi di laurea a numero chiuso ed alla soppressione di corsi laurea non già sulla base di un'attenta valutazione della loro efficacia, bensi' per l'impossibilità di garantire la presenza dei docenti necessari. Si ricorda a questo proposito che l'Italia ha una media di 1 docente ogni 23 studenti, contro una media OCSE di 1 docente ogni 13 studenti. Dunque pochi strutturati, in previsione blocco di assunzioni, nel giro di pochi anni (entro il 2013) se ne andranno in pensione tutti i docenti entrati nel boom degli anni '70, portando ad avere ancora meno strutturati. Oggi, il 50% della didattica/ricerca/tesisti e' seguita da personale non strutturato (dottorandi, assegnisti, collaboratori esterni). Si immagina che, data la coperta corta, in futuro calera' l'offerta formativa, che verra' affidata sempre piu' a figure precarie (contratti esterni, assegnisti, etc.) Immaginate: il compito ISTITUZIONALE dell'universita' (didattica/ricerca) affidato per piu' del 50% (attuale) a figure non strutturate nell'universita'. Che volpi!!! Tirando le somme: Si sta protestando per i punti esposti, ma sopratutto per il cambiamento culturale che e' sotteso a questa riforma. E' sbagliato importare un modello che mutui dal mondo anglosassone gli aspetti di disuguaglianza sociale, di sistema di poche Università di eccellenza, di riduzione del diritto degli studenti di avere un'istruzione pubblica, mentre non esistono neppure lontanamente le condizioni per mutuarne gli aspetti di alta produttività scientifica. Si taglia, ma non si risolvono i veri problemi dell'universita': concorsi truccati, strutturati latitanti, baronie, sprechi, corsi di studio apparentemente inutili, alto numero di sedi decentrate. Non e' togliendo l'ossigeno che si insegna al malato a respirare (ovvero, ad usarlo bene...) E' proprio da qui, semmai, che bisogna sedersi a riparare e rifondare l'universita' italiana! Ps: Nessuno dei tagli, NESSUNO, e' associato a un qualunque, anche minimo, criterio di merito o di verifica di risulatti.
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elect86 TAV: le ragioni liberali del no PARTECIPA AI PROGETTI DI CALCOLO DISTRIBUITO CON BOINC.Italy! Ultima modifica di elect : 29-10-2008 alle 10:43. |
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#4 |
Bannato
Iscritto dal: Oct 2008
Messaggi: 13
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mi viene un dubbio, che poi tanto dubbio non è, che si vuole fare quello che si sta facendo con Alitalia e che si è fatto con Telecom. Regalare pezzi importanti dello stato ai privati (ovvero industriali colleghi e amici dei governanti, gente che sta in confindustria ecc ecc). Vi ricordo la Telecom passata da ai vari Colaninno, Tronchetti Provera ecc.. l'Alitalia che va di nuovo a Colaninno..le ferrovie.. immaginate per un istante cosa potrebbe succedere se la Fiat si "compra" il Politecnico di Torino.. o la Monte dei Paschi l'Università di Siena..
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#5 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2003
Città: Hamburg/Torino
Messaggi: 2757
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Più che Fiat a noi Polito, vedo SanPaolo e Unicredit pronti a spartirsi la torta non appena ci sarà il via
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#6 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2002
Città: S.Maria di Sala (VE)
Messaggi: 1081
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Fuori dal mazzo
ecco una testimonianza fuori dal coro.
Sono un dottorando di Padova in un dipartimento della facoltà di ingegneria. Ammetto che da noi la situzione non va male, si lavora su progetti PRIN (soldi statali) anche se pochi, mentre il grosso deriva da progetti con aziende private, progetti con finaziamenti magari agevolati ecc... per quello che vedo nella MIA realtà (che ripeto, va piuttosto bene si comprano attrezzature ecc..) il concetto di tagliare va nella direzione GIUSTA. In sintesi: principalmente il personale tecnico risulta ULTRAFANCAZZISTA, per usare strumenti o accedere a laboratori bisogna MENDICARE 1 ora di 'sta gente che arriva alle 10 e se ne va alle 16, che appena gli chiedi DI FARE IL LORO LAVORO storgono il naso, perchè la prassi è di tirare sera tranquilli... questo accade in + di un dipartimento, ovviamente non riguarda TUTTI I TECNICI. Non dico nulla su portinai e bidelli per sola pietà... Tuttavia si tratta di cose note a ciascun DIRETTORE di dipartimento, soggetti che però tendenzialmente non segano. Mettere a dieta QUESTA università secondo me è l'unica cosa da fare...i vari centri di spesa sanno dove eliminare GLI SPRECHI, vanno solo OBBLIGATI a farlo.. per cui a casa tutti, possono tranquillamente assumere un dottorando ogni 5 tecnici che tanto non fa alcuna differenza sul funzionamento del sistema.
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"I Vitelli dei romani sono belli!" Ultima modifica di ironmanu : 29-10-2008 alle 11:26. |
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#7 |
Member
Iscritto dal: Mar 2008
Messaggi: 106
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Umh più che Unicredit(sotto attacco da mediobanca e geronzi stesso che, nonostante sia socio di Profumo è anche suo rivale)sarà mediobanca a godere.
Il primo(Profumo) ha una visione della finanza slegata dalla politica,il secondo invece...bè l'abbiamo visto tutti come advisor accanto a Silvio durante i momenti di crisi... Chi ne esce forte è mediobanca stessa.Nel momento di crisi ha risentito pochissimo,mentre intesa e unicredit han perso tra il 40% ed il 50%. Inoltre pare ovvio quale sia l'intento di questo governo:eliminazione della cosa pubblica e ove non fosse possibile blindare tutto con Brunetta. Nomi come Ligresti,Geronzi,Caltagirone,Marcegaglia,Colaninno e teatrino degli orrori vario,suoneranno sempre più familiari. Ultima modifica di Lagun85 : 29-10-2008 alle 11:57. |
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#8 | |
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Iscritto dal: Jun 2000
Messaggi: 1114
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In pratica si sta dicendo che, se esiste un PROBLEMA (es. lo spreco dei fondi universitari), invece di trovarvi una SOLUZIONE, lo ELIMINIAMO alla radice (=taglio indiscriminato dei fondi). Come se questo non andasse a influire anche sulla parte "buona" e sul salvabile...in che mondo utopico vivete? Pensate veramente che se togliamo TOT milioni di euro dalle università, spariranno i baroni, spariranno i fancazzisti, spariranno i disservizi, e rimarrà solo un magico mondo in cui ogni euro è speso bene e con profitto? Auguri. Vorrei far notare che paghiamo oro e diamo privilegi inauditi a governo e parlamentari perchè, appunto, GOVERNINO, cioè trovino SOLUZIONI ai PROBLEMI del Paese. Sono bravo anch'io a curare il cancro togliendo l'ossigeno al paziente o lavandomene le mani e facendolo curare a un altro (=i privati). Questi non stanno governando, stanno alzando bandiera bianca FOTTENDOSENE delle conseguenze e in tanti hanno anche il coraggio di dare il loro benestare e di non PRETENDERE niente di più. Auguri di nuovo.
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Fancazzista D.O.C.-Guida a Mac & OSX - Parte 1 |
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#9 | |
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Iscritto dal: Dec 2003
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e PURTROPPO qualcuno ci crede ![]() |
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#10 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2002
Città: S.Maria di Sala (VE)
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Pare che viviate non so dove: -FS -Alitalia -tutti i settori a pesante intervento statale sono degli STIPENDIFICI... sono state vacche grasse finora dove tutti si sono trastullati, bene, adesso sono CAZZI invece! l'università non deve essere un ammortizzatore sociale. Ok tagliare è la solozione + facile, ma chi vi ha detto che non possa essere al contempo tra le + efficaci??? e non tiratemi su storie del tipo, che credo a berlusconi, alle sue tv che ti fanno il lavaggio del cervello ecc..
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"I Vitelli dei romani sono belli!" |
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#11 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2000
Messaggi: 1114
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Non prendiamoci in giro, gli sprechi e i privilegi sono così ben radicati che vanno scovati, ne vanno individuate le cause (e in realtà li conosciamo tutti benissimo) e infine vanno pensate (e più che altro, bisogna averne il CORAGGIO) adeguate e ragionate contromisure. Tagliare a cazzum servirà solo a far marcire l'intero sistema INSIEME agli elementi negativi. Bel risultato. In ogni caso, posso dire che trovo assurdo accettare la soluzione (ammesso che lo sia) più facile, e non PRETENDERE quantomeno la RICERCA di quella MIGLIORE? A che cosa serve una classe dirigente allora? Mandate al Quirinale solo una ventina di ragioneri che taglino i fondi a tutto (tanto gli sprechi sono ovunque, sia mai che ne eliminiamo qualcuno se ci va di culo) e diamo in gestione tutto l'apparato pubblico a privati, è molto più facile, no? E ci eviterebbe di pagare fior di stipendi a quel migliaio di INCAPACI.
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Fancazzista D.O.C.-Guida a Mac & OSX - Parte 1 |
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#12 | |
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#13 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2006
Città: Bergamo
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Sono completamente d'accordo con te, ma io credo che invece di tagliare i fondi senza alcun criterio sarebbe più utile effettuare controlli scrupolosi su eventuali sprechi e obbligare i gestori ad eliminarli, in modo da poter utilizzare il denaro recuperato per migliorare l'università che già ora è in condizioni pietose.
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Heiwin |
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#14 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2002
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la didattica e la ricerca, chiave dell'isegnamento, dipendono al 95% da prof e ricercatori e non certo dai tecnici, ATA, bidelli ecc... tra un po' da noi (e ripeto che qui le cose girano abb bene) ci sono + amministrativi che ricercatori e prof.... qui nessuno di questi ultimi si sognerebbe di far peggiorare il livello della didattica e delle pubblicazioni perchè ci sono 3 tecnici anzichè 6 o perchè non c'è + la tipa che chiama TNT per spedire un pacco... ![]() insomma, ripeto, il rettore qui a padova, preso atto delle riduzioni, puo' emanare circaolari, senza grossi problemi, atte ad aumentare l'efficenza del sistema... Diversamente non farebbe un cavolo visto che si tratta ti scelte ALTAMENTE IMPOPOLARI! o pensi che indicati i nullafacenti questi dicano " ok, un attimo che poi me ne vado..."
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"I Vitelli dei romani sono belli!" Ultima modifica di ironmanu : 29-10-2008 alle 14:56. |
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#15 | |
Member
Iscritto dal: Aug 2000
Città: Padova
Messaggi: 59
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Io personalmente la penso come quelli che hanno detto che questa è la soluzione più facile, equivalente a soffocare il malato di cancro invece di operarlo per togliere la parte malata. |
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#16 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Messaggi: 7030
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![]() O forse, se si vuole mandare avanti con un pò di LOGICA questa società, bisogna agire LOGICAMENTE, e non alla pene di segugio usando sempre come scusa "spreco"...e spreco di qua e spreco di là
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#17 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Vicenza
Messaggi: 19994
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in italia quando si taglia si va a scapito sempre delle cose buone , mentre l'erba cattiva continua a restare.
esempio le FS , se si taglia , i tagli mica vanno a diminuire manager portaborse e i loro privilegi ,ma cosa vanno a toccare ? la manutenzione dei treni e i servizi... sempre così ... Cò.,aò.z.òa
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#18 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2002
Città: S.Maria di Sala (VE)
Messaggi: 1081
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Chiaro che mica ce l'ho con i dottorandi (ci mancherebbe sono uno di loro...) o gli studenti. Dico solo che l'uni è uno degli ambienti pubblici dovo c'è il fancazzismo + dilagante soprattutto tra quelli che "sono indeterminato, ho il posto sicuro e faccio che cazzo mi pare"... il discorso di tagliare sulla didattica e il livello di istruzione causa tremonti è solo il ripiego + semplice da parte degli atenei che sono restii a battere dove il dente duole...soluzioni "politiche" da parte di amministratori retti per i dipartimenti ne vedo ben poche. Contionuo a pensare che la dieta sia lo shock giusto...
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#19 |
Senior Member
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tira tira è come con lo stipendio per ciascuno, se guadagni 1000 spendi in proporzione a mille...se guadagni 2000 proporzioni a 2000....
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#20 |
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Certo però non è tutto stipendio e basta, forse forse i soldi servono per altre cosucce malefiche tipo RICERCA
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