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#1 |
Bannato
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9 anni dopo Seattle...il fallimento del modo capitalista avanza
Nel 1999 a Seattle cominciò una rivolta morale. Dopo l'attacco contro il summit del WTO milioni di persone in tutto il mondo dichiararono che il globalismo capitalista è un fattore di devastazione psichica e ambientale. Per due anni il movimento globale attivò un efficace processo di critica delle politiche neo-liberiste, aprendo la strada alla speranza di un cambiamento radicale.
Poi, dopo la battaglia di Genova cambiò lo scenario narrativo di fondo e la guerra conquistò il posto centrale della scena. Il movimento non fermò allora la sua azione, ma la sua efficacia fu rapidamente ridotta a zero, come dimostrò l'immensa manifestazione mondiale del 15 febbraio del 2003, che non riuscì a fermare la guerra criminale lanciata dai peggiori assassini che la storia umana conosca. Il movimento non riuscì a diffondersi allora nella vita quotidiana della società di tutto il mondo, non riuscì a dar vita a un processo di autorganizzazione del lavoro tecnico-scientifico. Sapporo e il fallimento delle politiche neoliberiste Oggi, nove anni dopo Seattle, mentre i padroni del mondo si riuniscono a Sapporo per prendere atto di un fallimento colossale delle loro politiche, ma anche per ribadirle nonostante tutto, dobbiamo inventare una nuova strategia per il movimento, anzi forse due. Una strategia (anzi forse due) che parta dalla consapevolezza che il potere globale è oggi fondato sulla guerra, e che una dittatura militare sta prendendo forma nel mondo: una dittatura le cui radici sono profonde nei processi di produzione, nella cultura razzista e nell'odio interetnico e inter-religioso che i papi e gli ayatollah hanno seminato nella mente spaventata e ignorante della maggioranza dell'umanità. La politica neoliberista ha distrutto l'idea stessa di una sfera pubblica nel campo dell'economia e in quello dei media. Ha privatizzato ogni frammento della produzione, della comunicazione, del linguaggio e perfino dell'affettività. La competizione ha preso il posto della solidarietà in ogni aspetto della vita e il crimine è divenuto la forma prevalente della relazione economica. La guerra globale è il compimento naturale di questa mutazione criminale del modo di produzione capitalista. E la devastazione sistematica dell'ambiente fisico e psichico è l'effetto naturale di questa mutazione. L'Impero del Caos Le forze democratiche si aspettano qualche sollievo dalla possibile vittoria di Barack Obama alle prossime elezioni americane. Ma vediamo bene il paradosso della situazione. Gli Stati Uniti d'America hanno perduto la loro egemonia militare, perché il fanatismo religioso, il fondamentalismo islamico, il nazionalismo russo risorgente, e il terrore sono strategicamente vincenti nel territorio euro-asiatico. Dall'Afghanistan al Pakistan dall'Iraq all'Iran al Libano, dal Caucaso all'Ucraina, l'egemonia occidentale sta perdendo terreno. Inoltre, la crisi finanziaria apre la strada a un collasso del potere americano, e la recessione inflattiva che si sta diffondendo dovunque produce disordine e sfiducia nelle società occidentali, e queste, prive di una prospettiva egualitaria, si trasformano in razzismo. Nel decennio della presidenza Clinton era possibile parlare (seppure mai in maniera molto convincente) di un Impero americano, ma dopo l'inizio della guerra infinita, coloro che avevano parlato di impero americano hanno dovuto parlare di un colpo di stato all'interno dell'impero. Se le cose sono così dobbiamo ammettere che questo colpo di stato ha ottenuto il suo scopo. I guerrafondai hanno perso le loro guerre (la guerra in Iraq è stata un fallimento completo, la guerra in Afghanistan si trascina verso la sconfitta, la guerra in Iran non si vincerà mai). Cionostante hanno vinto la guerra per il profitto da petrolio e per un aumento della spesa militare, e quel che è peggio hanno vinto la loro guerra contro la pace e contro l'umanità. Oggi, mentre alla Casa Bianca si può attendere che entri una persona di sentimenti democratici, l'Impero americano cade a pezzi e il Caos è l'unico Imperatore del mondo. una strategia del monastero felice Che possiamo fare in un panorama distopico di questo tipo? Quale strategia possono elaborare le donne e gli uomini che vogliono la pace e la giustizia? Forse non una strategia è quello che ci occorre, ma due. Nessuna speranza è in vista, dal momento che la svolta criminale del capitalismo sta producendo effetti irreversibili nella cultura e nel comportamento della società planetaria, dividendola in tre sezioni prive di ogni universalità e di ogni sentimento solidale. Un terzo dell'umanità è un pericolo di vita: la fame si sta diffondendo come mai prima. La crisi energetica diffonde aggressività e inflazione. La guerra devasta le case e le terre. Un terzo dell'umanità vive in condizioni di sfruttamento semi-schiavistico, con orari di lavoro che non hanno più limiti e con salari decisi unilateralmente dai capitalisti. Ma sono talmente terrorizzati dalla precarietà e dalla paura di finire nell'abisso della fame e dell'emarginazione che sono costretti ad accettare qualsiasi ricatto. Un terzo dell'umanità è armata fino ai denti per difendere i suoi livelli di vita e di consumo contro l'esercito dei migranti che premono ai confini della società occidentale. Io penso che dobbiamo ritirarci ed evitare ogni scontro, ogni conflitto che sarebbe oggi inevitabilmente perdente. Dobbiamo creare una sfera autonoma e sicura per quella piccola minoranza della popolazione del mondo che vuole salvare l'eredità della civilità umanista e le potenzialità dell'Intelletto generale, che sono in serio pericolo di una militarizzazione definitiva. Dobbiamo preparaci a una lunga fase di barbarizzazione e di violenza. Nel primo decennio del secolo siamo entrati in un'era che assomiglia a quella che in Europa chiamiamo Medio Evo. Mentre il territorio era devastato da invasioni e l'eredità delle civiltà antiche era distrutta, gruppi di monaci salvarono la memoria del passato e soprattutto i semi di un possibile futuro. Noi non possiamo sapere se l'epoca barbarica durerà per decenni o per secoli, nè possiamo dire se l'ambiente fisico e psichico del pianeta sopravviverà all'attuale devastazione criminal-capitalista. Ma sappiamo di sicuro che non abbiamo né le armi per affrontare i distruttori, e dunque dobbiamo salvare noi stessi e la possibilità di un futuro umano. l'imprevedibile Questa è la strategia che io propongo. Ma una sola strategia non è sufficiente quando le cose sono caratterizzate da un indeterminismo profondo e le prospettive sono così imprevedibili come nel momento attuale. Non possiamo al momento dire quali conseguenze produrrà la fine dell'egemonia americana, nè quali sviluppi avrà la guerra che si svolge dal Pakistan alla striscia di Gaza. E non possiamo immaginare quali effetti produrrà la guerra civile a bassa intensità che si sta combattendo in Europa per motivi etnici, né quali conseguenze produrrà la recessione che corrode l'economia e la sopravvivenza dei lavoratori occidentali. Per il momento abbiamo assistito ad un'evoluzione razzista e fascista della cultura operaia in Europa, ma domani chi lo sa. Bene, io penso che mentre ci ritiriamo nei nostri monasteri non dovremmo dimenticare di prepararci per un improvviso rovesciamento delle prospettive. Dobbiamo essere pronti alla prospettiva di un lungo periodo di sottrazione monastica, ma anche alla prospettiva di un improvviso rovesciamento del panorama politico globale. Provate a immaginarvi la rivolta degli operai cinesi contro il capitalismo nazional-socialista, o l'esplosione di una aperta guerra razziale in Europa, il collasso del sistema militare americano incapace di far fronte a una nuova ondata di terrorismo. Provate a immaginare il collasso apocalittico degli eco-sistemi di zone nevralgiche del mondo. Questi scenari sono perfettamente realistici nel prossimo futuro e potrebbero provocare un mutamento radicale dell'atteggiamento politico della maggioranza della popolazione mondiale. Dobbiamo essere preparati a questo, dobbiamo preparare la narrazione per un simile rovesciamento, e soprattutto dobbiamo creare l'esempio vivente di un altro stile di vita che non sia basato sul consumismo e sull'ossessione della crescita e sulla nevrosi della competizione. Il nostro compito centrale nel prossimo futuro è la ridefinizione dell'idea stessa di benessere, di ricchezza e di felicità. Il nostro compito è la creazione di monasteri in cui si sperimenti il benessere frugale. Critica della naturalizzazione del paradigma della crescita, elaborazione culturale di un nuovo paradigma basato sull'abbandono dell'ossessione della crescita, finalizzato alla frugalità, alla produzione ad alta intensità di sapere, alla solidarietà, e alla pigrizia, e al rifiuto della competizione. Il capitalismo ha identificato il benessere e l'accumulazione, la felicità e il consumismo la ricchezza e lo spreco delle risorse naturali e psichiche. Dobbiamo diventare l'esempio vivente di uno stile di vita in cui il benessere sia unita alla frugalità, la felicità alla generosità, e la produzione sia unita con la pigrizia e il dolce far niente. La ricchezza non ha nulla a che fare con il consumo compulsivo e con l'accumulazione ossessiva. Fonte: http://www.rekombinant.org |
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#2 | |
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Piaccia o no, il capitalismo è allo stato attuale delle cose l'unico sistema economico possibile/attuabile. Il sistema comunista ha fallito laddove è nato, in Russia, e la Cina stessa si è riconvertita al capitalismo: anzi, è la fabbrica mondiale che smercia prodotti su tutti i mercati, potremmo dire che senza la cina il mercato così com'è oggi non esisterebbe o sarebbe completamente diverso. Ed è un mercato comunque capitalista. Forse tra qualche migliaio di anni il capitalismo non avrà più ragion d'essere, ora come ora ne abbiamo bisogno.
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#3 |
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diciamo che a qualcuno ha fatto comodo che noi ne avessimo bisogno e a noi sta bene così
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#4 | |
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#5 |
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Infatti il capitalismo è perfetto fintanto eravamo nord america + europa + giappone il grosso del mercato. Già l'entrata della Cina ed India ha creato problemi non indifferenti.
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#6 |
Bannato
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forse il problema è che il giochino funziona finchè i giocatori sono qualche centinaio di milioni, non tutto il pianeta.
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#7 |
Bannato
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#8 | |
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1. ci sono democrazie affermate. 2. diritti umani garantiti nei fatti e non nelle parole. 3. esistenza di sindacati dei lavoratori, possibilità di scioperare. 4. coscienza ambientalista diffusa. 5. stati che garantiscono i servizi minimi alla popolazione in maniera dignitosa. 6. norme di trasparenza del mercato, anche se libero deve essere regolamentato... niente cartelli e anti-trust! Sicuramente me ne sono scordata qualcuna... ma le principali ci sono. Come vedete il capitalismo necessita di alcune condizioni da base molto stringenti (per nostra fortuna) per non essere un'aberrazione. |
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#9 | |
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#10 | |
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#11 | |
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#12 | |
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Iscritto dal: Feb 2007
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Infatti... era proprio questo il mio discorso. L'economia non è morale. Ha solo vantaggi e svantaggi come tutte le creazioni umane. Bisogna solo creare le condizioni migliori per esaltare i vantaggi e deprimere gli svantaggi. La globalizzazione ha sicuramente accentuato problemi, relegando alcuni paesi al ruolo di sfruttati. In tutto questo però va detto che il capitalismo (come noi lo intendiamo e come lo viviamo ora) non è realizzabile su scala globale. ![]() |
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#13 | |
Bannato
Iscritto dal: Jan 2007
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#14 | |
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#15 | |
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Per me il capitalismo è nato bene ma si è sviluppato troppo finendo per marcire in un conflitto di interessi mondiale. Qualsiasi società dorebbe essere totalmente apolitica e non avere quindi la possibilità di poter mettere il naso nelle leggi che potrebbero favorirle. Poi invece vieni a sapere che Bush ha soc. petrolifere, Berlusconi le tv, i comunisti le coop e il vaticano soc. di preservativi (sparo un pò a caso ma tanto 'ndo coio coio qualcuno lo becco). Facile fare il capitalista quando puoi farti le leggi ed hai paesi sottosviluppati che lavorano per te per un pezzo di cacio. Non era così all'inizio e campavamo tutti benissimo, anzi, meglio di adesso direi.
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#16 |
Bannato
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Il modello di sviluppo attuale non è sostenibile a lungo per il nostro pianeta...bisognerebbe trovare un certo equilibrio, purtroppo alcuni paesi (vedi USA) non ne vogliono sapere. Tra l'altro gli USA, dopo il Giappone, sono le prime vittime del loro stesso capitalismo. Se vanno avati così pe rloro è bancarotta.
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#17 | |
Bannato
Iscritto dal: Jan 2007
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un conto è "stare" in piedi (per il quale servono pochi paletti) un conto è quello di non renderlo aberrante (nel qual caso sposo senz'altro la tua teoria) |
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#18 | |
Senior Member
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#19 |
Senior Member
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Il problema non è il capitalismo quanto tale, ma il consumismo. Ormai costa meno ad un imprenditore continuare a sfornare sempre le stesse merde e pubblicizzarle come assolutamente utili o di moda, anche se non lo sono (vedi cellulari che a sentire tutti o quasi si dovrebbero cambiare una volta all' anno o più
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Membro dell' HU Aerospace Group Membro fondatore del HU Queen fan club Gaussian Rider @ SETI classic Harvester@SETIBOINC BOINC Lord Ho concluso con: Dane, Sakurambo, Giankarlo, CapFTP, drive97, Atomix, Cibulo HWU CAMPAGNOLI CLUB |
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#20 | |
Bannato
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Bush li ha portati alla rovina, i conti erano a posto ed adesso sono una voragine che si ingrandisce in maniera esponenziale. Riduci il debito......fra poco Jovanotti la canterà per gli americani, e non scherzo.... |
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