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Timor Est: durante l’occupazione indonesiana morte 183 mila persone
21 Dicembre 2005
TIMOR EST – INDONESIA Timor Est: durante l’occupazione indonesiana morte 183 mila persone Un documento reso pubblico oggi identifica per nome le vittime e gli autori di violazioni come esecuzioni di massa e torture, avvenute durante i 24 anni di occupazione indonesiana. Dili (AsiaNews) – Un’inchiesta sugli abusi dei diritti umani a Timor Est afferma che oltre 183 mila persone sono morte durante i 24 anni di occupazione indonesiana. I dati sono contenuti in un documento preparato dalla Commissione per l’accoglienza, la verità e la riconciliazione, organismo indipendente nato nel 2002 con lo scopo di investigare sugli abusi avvenuti durante l’occupazione ad opera di entrambe le parti. Secondo gli autori oltre il 70 % del totale delle vittime è morto per mano delle forze di sicurezza indonesiana o delle milizie timoresi addestrate da Jakarta. Xanana Gusmao, presidente di Timor Est, ha ricevuto il fascicolo di oltre 2 mila pagine il 31 ottobre scorso, ma ha suggerito ai parlamentari che lo hanno letto di non rendere pubblici i risultati e le conclusioni presenti in esso. Il rapporto identifica per nome le vittime e gli autori degli abusi ai diritti umani durante l’occupazione e descrive esecuzioni collettive, torture e rimozione forzate delle persone dalle loro case. L’Indonesia ha invaso Timor Est nel 1975, ma la popolazione ha votato nel 1999 per ottenere l’indipendenza. Il voto, espresso sotto forma di referendum, è stato sostenuto dall’Onu. Il distacco totale da Jakarta è avvenuto nel maggio 2002, dopo 2 anni di permanenza dei caschi blu nel territorio, ma è costato la vita di oltre 1.500 timoresi, uccisi da milizie locali fedeli agli occupanti. Il processo di indipendenza ha creato oltre 250 mila profughi. Dopo il voto Jakarta e Dili non hanno accolto la raccomandazione della Commissione delle Nazioni Unite per la creazione di un tribunale internazionale, sostenendo che avrebbe rovinato le relazioni tra i due paesi. A marzo 2005 hanno invece varato la Commissione bilaterale di Verità e Amicizia, di cui ad agosto sono stati nominati i 10 membri, 5 per parte. La Commissione è stata istituita con il compito di sentire i testimoni e rivedere la documentazione sulle violenze “in maniera indipendente”. I vescovi di Timor Est non sostengono l’opera di questa Commissione, che non ha il potere di perseguire per vie legali i colpevoli di crimini di guerra ma può offrire loro l’amnistia. I presuli chiedono invece “il costante intervento delle Nazioni Unite affinché sia fatta giustizia per il popolo di Timor Est” tramite un tribunale internazionale.
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Questa discussione non avra' successo in quanto non si puo' spalare letame addosso a bush, silvio, sharon, borghezio, bossi, di canio
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Dal 1899 la seconda squadra di milano ![]() 24/04/2010 Per chi fosse interessato, vi suggerisco di puntare 1000€ sulla vittoria della coppa libertadores da parte dell'Internacional di Porto Alegre. Galliani spalmati sotto un treno |
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#3 |
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Mi verrebbe da dire old..queste cose si sanno già al tempo dell'invasione di Suharto a Timor-est...purtroppo sono poche conosciute.
Fortuna che ora hanno raggiunto l'indipendenza.
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#4 | |
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Tra l'altro mi sembra che Timor Est sia stata fatta sgombrare dagli indonesiani solo per gli interessi australiani nell'area.
Qualcuno me lo conferma? Non circolano molte notizie sulla faccenda. |
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L'indipendenza fu ottenuta in base al principio dell'autodeterminazione dei popoli (indonesia invase illegittimamente Timor-est nel '73)...poi ovviamente ci saranno stati ANCHE quel tipo di interessi che tu citi altrimenti difficilmente un principio giuridico assume effettività reale. GLi americani al contrario di quello che fecero in passato operarono in modo da spingere per l'indipendenza, il tutto fu favorito dalla caduta di Suharto e dai "torbidi" e agli scontri con l'opposizione (con numerosi scontri di piazza)...logico che quando il governo di un paese è in crisi i pesci piccoli (nel caso timor-est) trovano il modo per cogliere il momento a loro vantaggio. Cmq meglio l'abbraccio economico australiano (inevitabile in un paese così piccolo) che il bagno di sangue che ha provocato l'esercito indonesiano dal 75 fino ai giorni dell'indipendenza in cui giravano bande di armati (ovviamente legati all'indonesia) pronti a fare strage. Diciamo che è uno dei pochi casi che si è risolto in modo positivo dopo tanti bagni di sangue favoriti, spiace dirlo, quantomeno indirettamente dalla realpolitik degli Stati Uniti (che favorirono Suharto in funzione anticomunista).
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We are the flame and darkness fears us ! Ultima modifica di zerothehero : 21-12-2005 alle 22:13. |
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TIMOR EST 28/12/2005 15.17
"PORTE APERTE" AI RIFUGIATI “Le porte di Timor Est saranno sempre aperte per voi”: così il presidente Xanana Gusmao si è rivolto ai circa 16.000 rifugiati originari del suo paese che tuttora vivono nelle vicine province indonesiane di Timor ovest e East Nusa Tenggara. Sollecitandoli a rimpatriare, il capo di Stato ha riconosciuto che spetta a ogni singola persona “prendere la decisione migliore”, ma li ha assicurati che “li accetteremo sempre”. Gusmao ha parlato durante una visita a East Nusa Tenggara, pochi giorni prima della fine dell’attività dell’Acnur, agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, rimasti ‘in loco’ per circa quattro anni. Si stima che siano state in tutto circa 250.000 le persone fuggite, o costrette a scappare, da Timor Est in seguito alle violenze che precedettero e seguirono il 30 agosto 1999, giorno del referendum dell’indipendenza di Timor Est dall’Indonesia. Negli ultimi anni la maggioranza dei profughi è tornata a casa, ma circa 16.000 restano ancora in territorio indonesiano; molti di loro sono ex membri delle milizie anti-indipendentiste che temono ritorsioni una volta rientrati in patria.
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TIMOR EST 30/12/2005 16.11
PRESIDENTE INCONTRA EX-CAPO MILIZIE, PRIMI PASSI VERSO RICONCILIAZIONE Il presidente di Timor Est Xanana Gusmao e l’ex capo delle milizie anti-indipendentiste Eurico Guterres hanno concordato di collaborare per la riconciliazione nazionale nel primo incontro tra i due, che combatterono su fronti opposti nel 1999, anno del referendum per l’indipendenza di Timor Est dall’Indonesia. Lo ha riferito l’agenzia giapponese Kyodo, spiegando che l’incontro è avvenuto a Kupang, capoluogo della provincia indonesiana di Timor ovest, dove ancora risiedono migliaia di profughi est-timoresi e dove il presidente Gusmao ha inaugurato in questi giorni un consolato. “Nessuno ha vinto, nessuno ha perso, perché entrambi abbiamo perduto i nostri combattenti, perciò la riconciliazione è per noi la migliore soluzione” ha detto il capo di Stato, invitando Guterres a visitare Timor Est e assicurandogli che non sarà arrestato per gli abusi dei diritti umani commessi prima e dopo il referendum del 30 agosto 1999. L’ex guerrigliero ha accettato l’invito, annunciando che ha in programma di recarsi a Timor Est a gennaio con altri 26 ex-miliziani. Dall’11 agosto è attiva la Commissione per la verità e la giustizia, organismo con il mandato di un anno, composto da 5 esponenti est-timoresi e altri 5 indonesiani, incaricati di “stabilire una verità definitiva” sugli eventi che hanno portato la piccola ex-colonia portoghese all’indipendenza e promuovere la riconciliazione tra i due popoli. La Commissione è stato però oggetto di alcune critiche, anche da parte della Chiesa locale, perché si teme che non faccia giustizia degli abusi commessi in quegli anni. Finora due tribunali si sono occupati delle violenze costate la vita a 1.500 est-timoresi, la distruzione del 75% delle infrastrutture e l’esodo forzato di 250.000 persone: la corte ‘ad hoc’ istituita a Giakarta ha però condannato solo due civili est-timoresi e prosciolto militari e politici di nazionalità indonesiana, mentre quella di Dili, costituita dall’Onu, ha condannato 74 responsabili, ma altri 303 presunti criminali restano latitanti, probabilmente in territorio indonesiano. [LM]
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TIMOR EST – Circa 1.500 persone hanno manifestato oggi davanti alla sede dell’amministrazione di Atambua, nella provincia indonesiana di Timor Ovest, per chiedere giustizia dopo l’uccisione di tre ex componenti delle milizie anti-indipendentiste, responsabili di violenze commesse nel 1999, anno dell’indipendenza di Timor Est dall’Indonesia. I tre sono stati uccisi dalla polizia di confine perché avevano attraversato per una cinquantina di metri la frontiera con Timor Est mentre pescavano in un fiume.
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TIMOR EST 21/1/2006 12.12
PRESIDENTE GUSMAO, RAPPORTO SU VIOLENZE “DEVE SERVIRE A LENIRE LE FERITE” “Questo rapporto deve servire a lenire le ferite. Le cifre sulle vittime possono essere discusse, ma ciò che resta è la lezione che dobbiamo apprendere dal passato. Noi non chiediamo una giustizia punitiva ma una giustizia che porti alla riconciliazione” lo ha detto il presidente di Timor Est, Xanana Gusmao, consegnando ieri al Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, un rapporto sulle violenze commesse nel suo paese durante i 24 anni di ‘occupazione’ indonesiana, compilato da un cartello di organizzazioni per i diritti umani locali. Gusmao, che aveva ricevuto il dossier mesi fa ma che ha esitato a presentarlo all’Onu per timore di compromettere i rapporti con l’Indonesia, ha proposto una soluzione sul modello della commissione per la verità e la riconciliazione nata in Sudafrica. Si ritiene infatti molto improbabile che la giustizia di Dili prosegua nell’incriminazione di amministratori o militari indonesiani sospettati di violenze e abusi, poiché il paese, tra i più poveri dell’Asia, ha un disperato bisogno di mantenere buoni rapporti con il potente vicino, soprattutto commerciali. Il rapporto è stato redatto dalla ‘Commissione for Reception, Truth and Reconciliation’: in esso si sostiene che dal 1975 al 1999 sono morte a Timor Est tra le 84.000 e 183.000 persone per fame, malattie e violenze, come conseguenza diretta del potere dei militari in loco. Le autorità indonesiane hanno reagito al rapporto chiedendo di “guardare al futuro” e che le dominazioni occidentali in Africa e Asia “sono state anche peggio”. Nel 1975, nove giorni dopo la partenza del colonizzatore portoghese, le truppe di Giakarta entrarono a Timor Est, che fu annessa l’anno successivo all’Indonesia. Dili è tornata ufficialmente indipendente nel 2002.
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TIMOR EST 31/3/2006 13.33
CRESCE TENSIONE DOPO SOMMOSSA DI EX-MILITARI Decine di stranieri, che vivono e lavorano a Timor Est, stanno lasciando il piccolo paese asiatico per le crescenti tensioni scaturite dalle proteste iniziate quasi due mesi fa nelle file dell’esercito. Come si apprende da fonti militari, la vigilanza delle truppe lungo il confine tra Indonesia e Timor Est è stata intensificata per timore di un possibile esodo dall’ex colonia portoghese, dopo che mercoledì scorso militari disertori hanno assalito l’abitazione del vice capo della polizia, vicino all’ambasciata indonesiana nella capitale Dili, e saccheggiato case in diverse altre città. La crisi è iniziata lo scorso 8 febbraio, quando 593 militari avevano lasciato le caserme ed erano ‘entrati in sciopero’ protestando per le disagiate condizioni di lavoro e la scarsa equità nell’attribuzione delle promozioni. Più di un mese dopo il governo aveva ufficialmente licenziato i dimostranti, imponendo così un drastico taglio alle truppe che, prima dei disordini, ammontavano in tutto a 1.400 unità. Le forze di difesa sono state costituite sei anni fa, quando l’Onu prese il temporaneo controllo della nascente nazione, resasi indipendente da anni di dominio indonesiano con il referendum dell’agosto 1999. Considerato uno dei paesi più poveri dell’Asia, Timor Est ha bisogno, oltre che di aiuti e sviluppo economico, di forze di sicurezza in grado di prevenire e controllare eventuali tensioni sociali.
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TIMOR EST 5/4/2006 9.13
INFRASTRUTTURE E LAVORO PER LOTTARE CONTRO LA POVERTA' Una crescita del 7% entro il 2010 e almeno 10.000 nuovi posti di lavoro: così il governo di Timor Est spera di combattere la povertà e rilanciare l’economia nei prossimi anni. In un discorso ai paesi donatori, il primo ministro Mari Alkatiri ha detto che il prossimo anno il governo intende investire l’equivalente di oltre 67 milioni di euro in progetti di infrastrutture, un aumento del 75% rispetto al precedente anno fiscale. Ricordando che attualmente l’economia nazionale cresce del 2,3% all’anno –un tasso insufficiente per migliorare le condizioni di vita del suo milione di abitanti – Alkatiri ha precisato che gli investimenti riguarderanno soprattutto la capitale Dili, dove più alto è il livello di povertà. Secondo il Programma dell’Onu per lo sviluppo (Undp), nel paese il reddito pro-capite annuo, pari a 307 euro, si sta costantemente riducendo e l’aspettativa di vita è di appena 55 anni, mentre 60 bambini su 1000 muoiono prima di aver compiuto un anno. A parere dell’Undp, Timor Est ha bisogno di un tasso di sviluppo tra il 5 e il 7% annuo per poter affrontare con più serenità il futuro. Nei mesi scorsi è stato firmato un accordo con l’Australia per lo sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas che, nei prossimi anni, potrebbero migliorare la situazione.
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20 Aprile 2006
TIMOR EST Timor Est: documentati torture e maltrattamenti della polizia Un rapporto di Human Rights Watch documenta gli abusi perpetrati dalla polizia nazionale durante arresti e detenzioni. Direttore dell’organizzazione: i Paesi donatori intervengano, Timor Est rischia di emulare l’Indonesia. Dili (AsiaNews) – Il governo di Timor Est deve affrontare in modo urgente il problema delle torture e del maltrattamento dei detenuti da parte della polizia, prima che il fenomeno si diffonda. La denuncia è contenuta in un rapporto pubblicato oggi dall’organizzazione per i diritti umani, Human Rights Watch (Hrw). Basato su numerose interviste a testimoni e vittime degli abusi, il rapporto documenta in 50 pagine l’uso eccessivo della forza da parte della polizia nazionale di Timor Est (Pntl) durante arresti e detenzioni. Molti degli intervistati sono stati ricoverati per la gravità delle ferite riportate. Brad Adams, direttore di Hrw per l’Asia, ha confessato: “Siamo rimasti scioccati dal trovare così tanti casi credibili di torture e maltrattamenti”. Una delle vittime racconta di “aver subito continue torture, di essere stato picchiato e che gli veniva spruzzato addosso dello spray piccante”. Il capo della Pntl, Paulo Martins, ha subito negato le accuse. “Trattiamo i prigionieri nel rispetto delle procedure” ha detto alla stampa. Egli ha poi invitato Hrw a inviargli prove delle violenze. Secondo Adams, “le autorità di Timor Est stanno ignorando questi soprusi, mentre dovrebbero prendere urgenti misure per farli cessare”. L’attivista aggiunge che il governo rischia di emulare l’Indonesia, accusata di aver violato i diritti umani durante la sua occupazione del Paese. Timore Est, ex colonia portoghese, ha ottenuto l'indipendenza nel 1974, ma è stata invasa dalle truppe indonesiane pochi mesi dopo. I militari di Jakarta hanno utilizzato metodi quali ridurre alla fame i civili e stuprare le donne, causando tra il 1975 e il 1999 la morte di decine di migliaia di persone. Nel 1999 un referendum sostenuto dalle Nazioni Unite ha scelto l’indipendenza, raggiunta in forma ufficiale nel 2002. A fine 2005 la Commissione est-timorese per la verità e la riconciliazione ha pubblicato il suo rapporto in cui prova le atrocità commesse da Jakarta nel corso dell’occupazione. Adams si augura che il rapporto di oggi serva come “sveglia” ai Paesi donatori per esprimere il loro disappunto sulla questione. Hrw invita poi con urgenza la comunità internazionale a finanziare e pianificare strategie per l’addestramento e il monitoraggio della polizia a Timor Est.
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TIMOR EST 26/4/2006 16.41
ANCORA PROTESTE DI EX-MILITARI, SI CERCA UNA SOLUZIONE Per il terzo giorno consecutivo circa 600 ex-militari hanno manifestato insieme a circa 2000 cittadini per le vie della capitale Dili, protestando contro il loro licenziamento e presunte discriminazioni tra i ranghi dell’esercito; durante il corteo ci sono stati momenti di tensione per atti vandalici commessi contro negozi e uffici. La situazione è tornata alla normalità nel pomeriggio, mentre in sede governativa sono continuati per tutto il giorno gli intensi negoziati tra i rappresentanti degli ex-soldati e il ministro degli Esteri Josè Ramos Horta. “Chiediamo una soluzione giusta” ha detto il portavoce dei militari licenziati, tenente Gastao Salsina, che nei giorni scorsi non aveva escluso nuove azioni violente. Già il mese scorso, in seguito al licenziamento degli ex-soldati, si erano verificati gravi disordini a Dili e in altre città. La crisi si prolunga dall’8 febbraio, quando 593 militari lasciarono le caserme ed entrarono ‘in sciopero’ protestando per le disagiate condizioni di lavoro e la scarsa equità nell’attribuzione delle promozioni per un presunto trattamento privilegiato degli abitanti dell’est, ‘Lorosae’, ai danni dei ‘Loromonu’, originari dei dieci distretti dell’ovest. Considerandoli ‘disertori’, il governo li aveva poi licenziati. In seguito alle proteste, Horta annunciò la creazione di una commissione d’inchiesta, ma la sua proposta di reinserimento di alcuni soldati venne respinta dagli ex-militari. Secondo osservatori politici locali, nelle ultime ore ci sarebbe stato un significativo avvicinamento tra le parti e una soluzione potrebbe essere annunciata pubblicamente già domani, dopo la consueta riunione settimanale del presidente Alexander ‘Xanana’ Gusmao con il primo ministro Mari Alkatiri.
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TIMOR EST 27/4/2006 15.49
RESPINTA PROPOSTA GOVERNO, PROSEGUONO DIMOSTRAZIONI EX-MILITARI Gli ex-soldati che da lunedì manifestano per le strade di Dili continueranno ad oltranza le agitazioni malgrado la proposta delle autorità per risolvere la crisi. Oggi il presidente Alexander Xanana Gusmao, il primo ministro Mari Alaktri e il capo della diplomazia timorense Josè Ramos Horta hanno annunciato la creazione di una commissione con rappresentanti di tutte le istituzioni per indagare sulle denunce degli ex-militari soldati secondo i quali ci sarebbero discriminazioni e favoritismi all’interno dei ranghi dell’esercito in base alle diverse origini territoriali. “Ci sono accuse che meritano di essere analizzate. La commissione ha l’incarico di verificare fino a punto tali affermazioni corrispondono a fatti concreti, e sulla base di ciò analizzare la situazione e in che contesto si è verificata” ha detto Alaktri; sarà composta da rappresentanti dell’esecutivo, della presidenza, del Parlamento e della Cassazione cui si aggiungono nel ruolo di osservatori la Chiesa cattolica e organizzazioni della società civile. L’offerta ha lasciato insoddisfatti gli ex-soldati, la cui protesta “non vuole ottenere una commissione ma risposte alle proprie esigenze” ha detto il portavoce dei dimostranti, tenente Gastao Salsinha, esprimendo un dissenso che ha sorpreso molti osservatori che si attendevano invece una posizione più conciliante. Tumulti e atti di vandalismo si sono verificati ieri durante il corteo di tremila persone, inclusi i 593 ex militari radiati dall’esercito. A febbraio i soldati avevano lasciato le caserme ed erano entrati ‘in sciopero’ per denunciare presunte ingiustizie nel trattamento economico e nell’assegnazione delle promozioni; al loro licenziamento, circa un mese dopo, seguirono gravi disordini a Dili e in altre città.
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Città: Mission world: Napoles, Milan, Madrid, Paris, London, Now AMSTERDAM!!!!! yahoooo!!! Next stop: California, Tnx TNS-NIPO!!
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portare un po di democrazia li no...
cmq ho un amico che ha scritto un bel po su timor est in wikipedia in inglese... povera gente
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La libertá sopratutto di parola é un lusso che non ci si puo' permettere in italia, per la strada come su internet. |
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TIMOR EST 29/4/2006 11.05
DILI: TORNA LA CALMA MA CIVILI SI RIFUGIANO IN STRUTTURE RELIGIOSE Strade quasi deserte e con una forte presenza di polizia ed esercito oggi nella capitale Dili, il giorno dopo che una manifestazione di ex-soldati e loro sostenitori hanno ingaggiato scontri con le forze dell’ordine costati la vita a due persone e il ferimento di 34, agenti inclusi, oltre a danni contro negozi e auto. Ambasciate ed edifici governativi sono piantonati da agenti e soldati, mentre è stato organizzato una sorta di ‘cordone di sicurezza’ intorno al centro della città per impedire ai dimostranti di avvicinarsi. Sporadici rumori di spari si sono uniti nella notte, andati aumentando all’alba ma la giornata è poi proseguita nella calma, riferisce l’agenzia portoghese ‘Lusa’. Le agitazioni di ieri, già precedute da episodi di violenza e vandalismo nei giorni precedenti e similmente un mese fa, hanno provocato panico tra la popolazione: circa 5.000 civili hanno preferito rifugiarsi nella struttura del Seminario Don Bosco dei missionari salesiani ed altre migliaia hanno lasciato la capitale per raggiungere sulle colline circostanti una struttura della suore carmelitane. Ieri il governo aveva dichiarato “illegali” le manifestazioni degli ex soldati, dicendosi pronto all’uso della forza per ripristinare l’ordine e lo stato di diritto; i manifestanti avevano respinto come insufficiente l’offerta delle autorità di creare una commissione d’inchiesta istituzionale per indagare sulle presunte discriminazioni tra i ranghi dell’esercito ed eventualmente ricorre a riassunzioni caso per caso dei 593 militari, licenziati un mese fa dopo che avevano lasciato le caserme in segno di protesta.
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TIMOR EST 2/5/2006 15.21
DECINE DI ARRESTI DOPO DISORDINI, EX-MILITARI MINACCIANO NUOVE TENSIONI La polizia di Timor Est ha arrestato 101 persone, tra cui 13 ex-soldati, in seguito ai violenti disordini di venerdì scorso durante una manifestazione di ex-militari e dei loro sostenitori, lo riferisce oggi il ministero degli Esteri. Secondo l’ultimo bilancio, quattro persone hanno perso la vita quando la polizia ha usato la forza per disperdere i dimostranti che stavano vandalizzando il centro della capitale Dili; le violenze hanno spinto migliaia di cittadini cercare rifugio in strutture religiose. Il portavoce degli ex-militari, Gastao Salsinha, contattato da una radio australiana, ha detto di essersi ritirato sulle montagne con un centinaio di compagni e di essere pronto a continuare da lì la protesta. Affermando di non avere armi da fuoco, Salsinha ha aggiunto che lui e i suoi uomini non intendono rispondere all’ordine del primo ministro Mari Alkatiri di arrendersi, ma potrebbero consegnarsi se a chiederlo fosse il presidente Xanana Gusmao. A marzo le autorità hanno licenziato 593 soldati - un terzo degli effettivi - che da una mese avevano lasciato le caserme denunciando discriminazioni tra i ranghi dell’esercito sulla base dell’origine geografica. Il governo ha ordinato la creazione di una commissione d’inchiesta istituzionale e ha parlato di eventuali riassunzioni “caso per caso”, ma l’offerta è stata respinta dai dimostranti.
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#19 | |
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#20 |
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TIMOR EST 5/5/2006 11.54
CONTINUA LA FUGA DI CIVILI, GOVERNO RICHIAMA FORZE DELL’ORDINE DALLE STRADE Per rassicurare la popolazione che da giorni continua a fuggire da Dili, capitale di Timor Est, temendo nuove violenze, il presidente Xanana Gusmao e il primo ministro Mari Alkatiri hanno ordinato il ritiro delle truppe e della polizia che presidiavano le vie della città, ribadendo che la situazione è sotto controllo. Tuttavia “almeno 20.000 persone (5000 famiglie) hanno lasciato la capitale” ha dichiarato il ministro degli Affari sociali, Arsenio Paixao Bano, all’agenzia ‘France Press’, precisando che tra i fuggitivi un migliaio di persone si sono recate in barca nella vicina isola di Atauro. A gettare nella paura la popolazione sono stati, una settimana fa, scontri tra ex militari e forze dell’ordine, che hanno causato 5 vittime, 77 feriti e l’incendio di un centinaio di negozi e abitazioni, secondo il bilancio ufficiale. Dopo le violenze, gli ex soldati si sono rifugiati sulle montagne circostanti la capitale rifiutando di consegnarsi alle autorità. Anche oggi gran parte dei negozi, scuole e uffici a Dili sono rimasti chiusi, mentre per le strade hanno circolato pochi mezzi tranne gli autobus del servizio pubblico e i taxi; si vedono, inoltre, ancora auto e camioncini carichi di masserizie di famiglie che preferiscono lasciare la città diretti nelle zone all’interno del paese. La paura si è diffusa anche tra i cittadini di origini indonesiane, un centinaio dei quali ha varcato il confine con Timor Ovest, riferiscono le autorità di frontiera. Il clima di crisi ha inoltre determinato nella capitale un aumento dei prezzi dei beni di consumo e della benzina. Intanto si è insediata oggi ufficialmente la ‘Commissione di saggi’ composta da dieci membri dei tre principali organismi istituzionali e da elementi della Chiesa cattolica e della società civile. La Commissione, presieduta dal ministro Ana Pessoa, ha un mandato di 90 giorni per indagare sulle accuse di discriminazioni tra i ranghi dell’esercito che sono uno dei motivi principali della protesta dei 593 ex militari, licenziati un mese fa e che ora chiedono la reintegrazione nelle forze armate. A spiegare la paura dei cittadini è la storia stessa di Timor Est, per 25 anni occupata militarmente dall’Indonesia, dopo una controversa annessione e tornata indipendente in seguito a un referendum del 1999 segnato da gravissime violenze.
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