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#1 |
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Alluvioni in Africa
ADDIS ABEBA
ETIOPIA: INONDAZIONI, 200 VITTIME E 300 DISPERSI A DIRE DAWA [Avvenire] È salito a quasi 200 il numero delle vittime dell'inondazione che ha travolto in Etiopia la città di Dire Dawa, 525 chilometri a est di Addis Abeba. Circa 300 sono i dispersi. Nella notte dello scorso sabato il fiume Dechatu ha rotto gli argini e sorpreso nel sonno gli abitanti di Dire Dawa. Soprattutto donne e bambini non hanno avuto scampo, intrappolati nelle baracche costruite a ridosso del corso d'acqua. Mano a mano che si scava nelle macerie, aumenta il bilancio delle vittime. "Le famiglie hanno cominciato a seppellire i propri cari. In alcuni casi l'identificazione delle vittime è difficile", ha detto un ufficiale di polizia. L'interruzione della corrente elettrica e delle linee telefoniche, inoltre, rende difficile l'organizzazione dei soccorsi. Lo scorso anno, durante la stagione delle piogge, circa 200 persone morirono a causa delle inondazioni. Oltre 260.000 persone furono costrette a lasciare le proprie abitazioni.
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#2 |
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ETIOPIA 9/8/2006 12.01
PIOGGE TORRENZIALI: TRIPLICATO NUMERO DISPERSI NELL’EST In lotta contro il maltempo, sono in corso massicce ricerche dei dispersi nei dintorni della città orientale di Dire Dawa, distante circa 525 chilometri dalla capitale Addis Abeba, dove sabato notte lo straripamento dei fiumi Dire Dawa e Dechatu ha provocato la distruzione di più di 200 case e la morte di almeno 210 persone (il dato ufficiale di ieri parlava di 206 vittime). La novità negativa delle ultime ore è che da un riconteggio dei superstiti sembrano mancare all’appello circa 300 persone, e non 96, come si riteneva fino a ieri. Lo hanno reso noto le autorità locali, impegnate con i militari inviati da Addis Abeba a rimuovere i muri di fango e sabbia creati dall’inondazione, sotto i quali si teme giacciano molti corpi. La ricerca, intanto, dalla città si è spostata fino a una distanza massima di 35 chilometri da Dire Dawa, seguendo il corso dei due fiumi. Cresce infine nella popolazione locale la rabbia contro il governo nazionale, responsabile secondo i sopravvissuti di non aver pensato prima della stagione delle piogge (che in Etiopia va da giugno a settembre) di rinforzare gli argini dei due fiumi, poiché già in passato si erano verificati episodi simili a quello di sabato scorso.
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#3 |
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O troppo, o troppo poco.
Poracci.
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Mi chiedete perchè non posso prendere sul serio questa Europa? Perchè il grado di sviluppo e maturità dei cocomeri va determinato in modo congruo e l'indice rifrattometrico della polpa, misurato al centro della polpa, nella sezione massima normale dell'asse deve essere uguale o superiore all'8° brix. |
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#4 | |
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Quote:
![]() ![]() comunque concordo..questa è acqua destinata a "perdersi"...non penso che il terreno sia in grado di assorbirla tutta e tanto più vi siano le strutture atte alla raccolta...se almeno fosse così..sarei ben lieto di sbagliarmi ![]() ![]() |
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#5 |
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Gli argini del corso d’acqua hanno ceduto nella notte di sabato a causa delle forti piogge Distrutte un centinaio di case e negozi Trascinati via anche animali e autoveicoli
Piena mortale L’esondazione del fiume Dechatu ha devastato la città di Dire Dawa Poche le speranze di trovare ancora in vita gli oltre trecento dispersi Difficili i soccorsi ai diecimila sfollati [Avvenire] È salito a 206 il numero delle vittime dell'inondazione che ha travolto, nella notte di sabato scorso, la città etiopica di Dire Dawa, 525 chilometri a est di Addis Abeba. Almeno altre trecento persone sono disperse, e con il passare delle ore diminuiscono le speranze di ritrovarle ancora in vita. Gli abitanti di Dire Dawa sono stati sorpresi nel sonno dall'esondazione del fiume Dechatu: soprattutto donne e bambini non hanno avuto scampo, intrappolati nelle baracche costruite a ridosso del corso d'acqua. «Delle vittime finora accertate, 39 erano bambini di meno di 7 anni», ha precisato il commissario Getachew Asres, della polizia locale, mentre un altro funzionario ha riferito che «le famiglie hanno cominciato a seppellire i propri cari», sottolineando che «in alcuni casi l'identificazione delle vittime è molto difficile». L'interruzione della corrente elettrica e delle linee telefoniche sta rendendo in queste ore molto difficile l'organizzazione dei soccorsi. Sarebbero oltre diecimila le persone che sono state costrette ad abbandonare le proprie case. «Con il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) e organizzazioni governative etiopiche, cerchiamo di fornire rifugio e appoggio agli sfollati, pur continuando a le ricerche per trovare eventuali superstiti e altri corpi», ha aggiunto. Il responsabile locale della Croce Rossa, Kefelwe Alemu, ha definito la situazione una «enorme catastrofe». Gli argini del fiume Dechatu hanno ceduto in seguito alle piogge torrenziali che hanno via via ingrossato il corso d'acqua. Le inondazioni hanno distrutto un centinaio di case, un mercato e diversi negozi, sia nella città di Dire Dawa che nelle zone limitrofe. Anche molti animali e numerosi autoveicoli sono stati trascinati via dalle acque. «Le piogge torrenziali che stanno flagellando l'Etiopia durano ormai da un mese e mezzo e giungono dopo un duro periodo di siccità. La terra non era pronta ad accogliere tanta acqua. A Dire Dawa è franata e ha portato con sé case e persone», ha riferito all'agenzia Misna un missionario etiope. «Le ricerche per ritrovare eventuali superstiti proseguono senza interruzioni con l'aiuto dell'esercito e degli abitanti», ha riportato un testimone. Drammatico il racconto di Abaye Baheru, un sopravvissuto di 45 anni: «La mia casa è piuttosto lontana dal fiume. Ero a letto quando ho sentito la gente gridare. Ho aperto la porta e l'acqua ha invaso la casa: son dovuto scappare sul tetto, dove la polizia mi ha soccorso, ma la mia casa e i miei beni sono andati distrutti. Quando ero sul tetto, ho visto uomini, donne e bambini che venivano trascinati via dai flutti e invocavano aiuto». Tragedie simili non sono rare in Etiopia in questa che è la stagione delle piogge. Lo scorso anno tra giugno e settembre oltre duecento persone persero la vita e in 260mila furono costretti ad abbandonare le proprie case in seguito alle inondazioni.
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#6 |
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Addis AbebaSquadre di soccorritori sono impegnate ormai da tre giorni a pieno ritmo nei pressi della città etiopica di Dire Dawa, devastata, sabato notte, dall'esondazione del fiume Dechatu. Con il passare delle ore diminuiscono le speranze di trovare dei superstiti. Il conto delle vittime è per ora fermo a 206, ma ieri non si aveva ancora nessuna notizia degli oltre trecento dispersi. I soccorritori stanno lavorando in un raggio di 35 Km dall'epicentro della catastrofe. Nel frattempo l'esercito sta rinforzando gli argini del Dechatu, per prevenire una nuova piena fatale, come quella verificatasi nello scorso fine settimana a causa delle incessanti piogge che hanno battuto Dire Dawa, situata a 525 km a Est della capitale Addis Abeba. Le autorità sono accusate di aver sottovalutato l'eventualità che si verificasse una tragedia simile. «Non è certo la prima volta in cui Dire Dawa era in serio pericolo - ha detto una fonte locale - La minaccia di un'inondazione è stata una costante anche negli anni scorsi. Spero che ora si faccia di tutto per evitare altre catastrofi». Secondo quanto ha riferito l'agenzia "Misna", il primo ministro etiope Melles Zenawi ha promesso di inviare alla città di Dire Dawa e all'est devastato dalle inondazioni aiuti, oltre che per recuperare i corpi dei dispersi, anche per garantire assistenza agli almeno diecimila sfollati che hanno dovuto abbandonare ogni loro avere per sfuggire alla furia delle acque e del fango. Intanto le piogge continuano a flagellare l'intera Etiopia, e così anche in molte altre zone comincia a esserci emergenza. Sempre la "Misna" ha riferito che nella zona di Shinile, nello Stato di Somali, almeno venti persone avrebbero perso la vita. Secondo le autorità etiopiche, a causa della pioggia
torrenziale che da un mese sta flagellando il Paese, la settimana scorsa decine di villaggi erano stati evacuati e almeno 15mila contadini sono stati trasferiti in zone considerate sicure. Lo scorso anno, durante la stagione delle piogge, circa 200 persone morirono in tutta l'Etiopia a causa delle inondazioni e in 260mila furono costretti a lasciare le proprie abitazioni. [Avvenire]
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#7 |
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SOMALIA 10/8/2006 1.12
PIOGGE IN ETIOPIA PROVOCANO ALLAGAMENTI NELLA ZONA DI JOWHAR [PIME] A causa delle piogge torrenziali nella vicina Etiopia, fiumi sono straripati anche a valle in Somalia, costringendo centinaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni e distruggendo 5000 ettari di terreno agricolo nella regione del Medio Shabelle – nei pressi della ex-capitale temporanea Jowhar – dove almeno 15 villaggi sono stati allagati dalle acque del fiume omonimo. Tre villaggi – Bardhere, Mangay e Tuugarey – sono stati completamente sommersi. “Alcuni abitanti stavano per iniziare il raccolto quando il fiume ha rotto gli argini. Alcune famiglie hanno perso tutto” ha detto Usman Haji Abdullahi, membro del comitato regionale d’emergenza che sta cercando di costruire dei terrapieni con dei sacchi di sabbia per evitare nuovi straripamenti, dal momento che il livello delle acque del fiume Shabelle sta continuando a salire. “Se il fiume si innalzerà ancora, anche Johwar potrà essere colpita” ha aggiunto Abdullahi, precisando che la situazione è peggiorata dopo che gli agricoltori hanno distrutto alcuni tratti dell’argine per irrigare le loro terre. Ma la situazione, in realtà, è difficile dal 1991, da quando cioè il paese è precipitato nell’anarchia in seguito alla caduta di Siad Barre, e non vi è più nessuno in grado di “svuotare l’alveo del fiume, di usare i cancelli delle chiuse o di unire canali”.
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I love FireFox 0.8 ......bye bye Internet Explorer. Lo so bene che è uscita l'ultima versione ! ![]() ![]() ![]() |
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#8 |
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ETIOPIA 9/8/2006 22.22
PIOGGE TORRENZIALI: NUOVO BILANCIO, MENTRE GOVERNO CORRE AI RIPARI [PIME] Continua a salire il bilancio, ancora parziale, delle vittime delle inondazioni provocate nella città orientale etiope di Dire Dawa, distante circa 525 chilometri dalla capitale Addis Abeba, dove sabato notte lo straripamento dei fiumi Dire Dawa e Dechatu ha provocato ingenti danni a cose e persone. Secondo le autorità sono almeno 221 le persone morte, dopo che i soccorritori inviati nella zona hanno ripescato nel pomeriggio altri 10 cadaveri. Si tratta comunque di un bilancio molto parziale, fanno sapere le stesse autorità etiopi, dal momento che tiene conto solo delle persone morte e trasportate all’ospedale e non delle vittime seppellite nei giorni scorsi dai familiari. I soccorritori evidenziano che col passare dei giorni sta diventando sempre più un problema la mancata identificazione dei cadaveri, visto che aumentano quelli che non vengono reclamati. Intanto oggi l’agenzia di stampa etiope, Ena, ha annunciato la messa a punto da parte dell’amministrazione provvisoria di Dire Dawa di due piani, uno a breve e uno a medio termine, per rinforzare gli argini del corso d’acqua e garantire le popolazioni della zona. Proprio in questi giorni i sopravvissuti avevano criticato il governo e l’amministrazione locale per non aver rinforzato gli argini dei due fiumi prima della stagione delle piogge (che in Etiopia va da giugno a settembre) visto che episodi simili si erano già verificati in passato.
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#9 |
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AFRICA 10/8/2006 10.39
ALLUVIONI: PEGGIORA BILANCIO IN ETIOPIA, VITTIME ANCHE IN KENYA Con i 26 corpi recuperati nel corso della notte è salito a 250 il bilancio delle vittime delle inondazioni che lo scorso sabato notte hanno colpito il villaggio di Dire Dawa, nell’est dell’Etiopia. Lo ha reso noto la polizia locale spiegando che nel frattempo le ricerche si sono estese fino a circa 60 chilometri dalla città, lungo i corsi dei due fiumi esondati, il Dire Dawa e il Dechatu. Alle ricerche dei dispersi, circa altre 250 persone, partecipano anche 300 nuovi soldati, inviati da Addis Abeba per collaborare con le autorità locali. Circa 10.000 persone, inoltre, continuano a vivere in strutture di emergenza, soprattutto scuole, dopo essere state evacuate dalla città e dai suoi dintorni. Il bilancio delle alluvioni di quest’anno è più grave di quello del 2005 allorché, in un frangente simile, morirono 200 persone e 260.000 furono evacuate. Oltre all’Etiopia e alla Somalia – dove 5.000 ettari di terreno agricolo e 15 villaggi nella regione del Medio Shabelle, nei pressi della ex-capitale temporanea Jowhar, sono stati allagati dalle acque del fiume omonimo – la pioggia sta flagellando anche il Kenya. A Marsabit, nel nord del paese, almeno 6 persone hanno perso la vita e centinaia sono state evacuate a causa di esondazioni dei fiumi provocate dalle insistenti e incessanti piogge cadute negli ultimi tre giorni. Gravi i danni anche alla pastorizia, con centinaia di pecore e decine di cammelli uccisi dal fango e dall’acqua.
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#10 |
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Etiopia:250 vittime per inondazioni
Piogge torrenziali provocano straripamento fiume Dechatu (ANSA 10 AGO )- E' salito a 250 il numero delle vittime delle inondazioni che hanno colpito nei giorni scorsi la citta' di Dire Daua, in Etiopia. Il secondo nuovo bilancio e' stato reso noto oggi dalla polizia. Le inondazioni di Dire Daua sono state provocate dallo straripamento, domenica intorno alle 2:00 (l'1:00 in Italia), a causa delle piogge torrenziali cadute per piu' di un'ora e mezzo, dei fiumi Dechatu e Dire Daua che attraversano la citta'.
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#11 |
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ETIOPIA 12/8/2006 16.09
ALLUVIONI: VIETATO IL RIENTRO AI PROFUGHI (PIME) Non sarà possibile ai 10.000 sfollati causati dallo straripamento del fiume Dire Dawa, una settimana rientrare nelle zone di origine; lo si apprende dalla stampa di Addis Abeba, citando fonti della polizia impegnate nell’assistenza nelle aree alluvionate. Le autorità della cittadina di Dire Dawa, con l’aiuto del governo federale e delle Nazioni Unite, contano di far spostare gli abitanti in zone più sicure di quelle ai margini del fiume dove vivevano, assegnando loro gratuitamente dei terreni su cui costruire le nuove case. Attualmente i profughi sono ospitati nelle scuole di sei città limitrofe, ma dovranno essere trasferiti entro due settimane per permette l’avvio del nuovo anno scolastico. Lo straripamento del fiume che ha coinvolto le cittadine di Dire Dawa e Dechatu, 525 chilometri dalla capitale Addis Abeba, hanno provocato 250 morti e 290-300 dispersi, tra questi - dice la polizia - un numero impossibile da precisare di ‘bambini di strada’ che dormivano nelle vie quando li ha sorpresi l’inondazione.
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#12 |
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Etiopia: 125 morti per inondazioni
Dopo la citta' di Dire Daua, colpiti villaggi nel Sud-Ovest (ANSA) - ADDIS ABEBA, 14 AGO - Almeno 125 persone sono morte a seguito di inondazioni in due villaggi dell'Etiopia sud-occidentale, nei pressi del lago Turkana. Lo ha reso noto la polizia locale. Le inondazioni sono state provocate dalle piogge torrenziali. La settimana scorsa era stata flagellata la citta' di Dire Daua, nell'est del Paese: almeno 250 in quel caso le vittime, dopo lo straripamento di due fiumi. Nel 2005 un'inondazione nella stessa regione aveva fatto 200 morti e lasciato oltre 260mila senza tetto.
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#13 |
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ETIOPIA 16/8/2006 12.26
ALLUVIONI ANCHE NEL SUD PER STRARIPAMENTO FIUME OMO (MISNA) Sono 194 i corpi recuperati sinora nel sud del paese dopo lo straripamento, domenica scorsa, del fiume Omo e dei suoi affluenti che confluiscono nel lago Turkana al confine con il Kenia, mentre in tutto il paese continuano le piogge torrenziali esacerbando la già critica situazione umanitaria. “Due elicotteri dell’esercito e 14 motoscafi – riporta un comunicato diffuso dalla televisione statale – sono stati dispiegati per evacuare le oltre 6000 persone isolate dalle alluvioni nel sud, ma il cattivo tempo sta ostacolando i soccorritori”. Secondo il governatore regionale, sono sette i villaggi circondati dall’acqua e non raggiungibili dagli elicotteri. Si stima che in totale siano circa 700 le persone ad aver perso la vita a causa delle alluvioni provocate dalle piogge delle ultime settimane anche a causa dello straripamento di due fiumi nell’est che la scorsa settimana ha causato – oltre a 10.000 sfollati – circa 256 vittime e 250 dispersi. Secondo le autorità locali e gli operatori umanitari, il bilancio potrebbe salire data l’inaccessibilità delle molte zone colpite dove vivono perlopiù allevatori nomadi. Le autorità inoltre temono che presto possa tracimare un altro fiume, l’Awash, circa 300 chilometri a est dalla capitale Addis Abeba, dove sono già state evacuate circa 7.000 persone che abitavano lungo le rive e dove hanno sede i tre più grandi zuccherifici del paese.
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#14 |
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ETIOPIA 16/8/2006 20.01
ALLUVIONI ANCHE NEL SUD…SALE BILANCIO VITTIME – 2 [ MISNA ] È salito a 364 il bilancio dei cadaveri recuperati dalle autorità nella zona sud-occidentale dell’Etiopia, dove per le intense precipitazioni cadute tra domenica e lunedì, il fiume Omo e alcuni suoi affluenti hanno rotto gli argini investendo non meno di 14 villaggi. Lo hanno riferito fonti ufficiali, precisando che i soccorritori hanno recuperato nella sola giornata di oggi altri 170 vittime, che si sono aggiunte alle 194 ritrovate nei giorni scorsi. Le autorità etiopi hanno comunque fatto sapere che il bilancio definitivo potrebbe essere molto più alto, dal momento che per il momento vengono “contati” come morti solo coloro di cui vengono recuperate le spoglie. Sono oltre 600 le persone morte in Etiopia nell’ultima settimana per le alluvioni che hanno colpito prima la zona orientale del paese (256 morti accertati e 250 dispersi nell’area di Dire Dawa) e successivamente quella meridionale. Alcuni bilanci in circolazione sulla stampa internazionale riportano un numero di vittime superiore alle 800 persone, inserendo tra i morti anche gli oltre 250 etiopi che le autorità considerano ancora ufficialmente “dispersi” nelle alluvioni che la scorsa settimana hanno colpito la zona di Dire Dawa. Incerto anche il numero degli sfollati, stimato comunque in migliaia di persone, visto e considerato che ancora oggi vi sono numerosi villaggi completamente isolati. Secondo i soccorritori sono quasi 20.000 le persone sono ancora bloccate dalle acque in alcuni villaggi del sud-ovest del paese.
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#15 |
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Ethiopia saves 6,000 marooned by devastating floods
ADDIS ABABA (Reuters) - Rescuers with helicopters and speedboats said on Thursday they had saved some 6,000 people stranded by floods in Ethiopia where overflowing rivers have killed around 900 people and marooned many more. Helicopters were dispatched to remote areas in the south -- where the Omo River burst its banks on Sunday killing at least 364 people -- using ropes to save thousands of mainly local herders cut off by the waters, an airforce officer told Reuters. Thousands remain stranded throughout the Horn of Africa nation, desperate for food and shelter. Officials and aid workers fear the number of dead and homeless could be much higher due to the inaccessibility of the regions worst affected. The total death toll so far is feared to be around 870. "Rescue operations are still continuing, and people who have been marooned by the floods are being evacuated to safe areas," said Simon Macahele, director general of the state-run Disaster Prevention and Preparedness Commission (DPPC). "Some six thousand people have been rescued from the (Omo) flood area." Africa's second most populous nation, Ethiopia has appealed for international aid to help overwhelmed emergency services. After suffering from a drought last year, heavy rains have been battering the country in recent weeks. Floods typically happen in lowland areas after rains in the June-August rainy season drench the highlands. But the situation has been exacerbated by land cultivation, deforestation and overgrazing, aid workers say. A joint statement by the Ministries of Mines, Information and Water resources warned that more rivers in the south, east, west and north were overflowing. It added that Ethiopia's major dams could burst "creating catastrophe." In the east, the Dechatu river burst its banks last week, killing 254 and leaving 250 missing, feared dead in Dire Dawa, 525 km (324 miles) east of the capital Addis Ababa. As well as the Dechatu and Omo rivers, officials said the Awash River, some 300 km (190 miles) east of Addis, had burst its banks, leading to the evacuation of 7,000 people. The Awash valley is home to three major sugar estates.
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ETIOPIA 17/8/2006 18.15
ALLUVIONI, IL PAESE AFFRONTA L’EMERGENZA CON POCHI MEZZI [MISNA ] Proseguono gli sforzi dei soccorritori per trarre in salvo le migliaia di persone rimaste intrappolate da domenica scorsa dallo straripamento del fiume Omo, nel sud del paese, mentre resta difficile la situazione a est e a nord, ugualmente colpite dalle alluvioni nelle settimane precedenti. Circa 6000 persone sono state tratte in salvo nella regione di Omo e trasferite in località più alte, fa sapere la Commissione per la prevenzioni dei disastri di Addis Abeba. Ma i soccorritori sul luogo del disastro lamentano l’insufficienza dei mezzi a disposizione, nonostante l’impegno profuso: “Abbiamo solo 14 barche a motore per salvare tutti, e sono barche molto piccole. Noi facciamo del nostro meglio” ha detto a fonti di stampa internazionali Deftalgne Tessema, coordinatore degli aiuti nella regione di Omo. Anche il numero degli elicotteri sembra insufficiente al compito. “La televisione e le radio trasmettono ogni giorno ampi servizi sulla situazione nel sud e nelle altre aree colpite” dice alla MISNA una fonte religiosa contattata nella capitale, confermando il clima di allarme vissuto dalla popolazione. “Il governo è reticente ad ammettere i limiti di uomini e mezzi nell’affrontare l’emergenza, ma le immagini parlano da sole ed è ormai chiaro a tutti che c’è bisogno di una mano dall’estero con l’invio di squadre di soccorso”. Secondo la fonte, che vive in Etiopia da molti anni, la stagione delle piogge normalmente porta a rigonfiamenti dei fiumi ma non ad alluvioni di questa portata. Gli ambientalisti attribuiscono inondazioni e smottamenti alla pessima gestione dei letti e degli argini dei fiumi e al massiccio sfruttamento del terreno a scopi agricoli e di pastorizia con conseguente deforestazione. Sono finora 364 le vittime accertate nella regione do Omo ma si teme che il bilancio possa salire man man che il fiume si ritira e avanzano i soccorsi; ci si preoccupa, inoltre, per l’impatto sulla salute della presenza di centinaia di carcasse di animali affogati, che non si riesce ancora a recuperare e bruciare. Una settimana fa il fiume Dechatu è straripato provocando 254 morti e 250 dispersi a Dire Dawa (525 chilometri a est della capitale); alcuni giorni prima altre 7000 persone erano state evacuate per lo straripamento del fiume Awash (300 chilometri est di Addis Abeba), mentre nella regione settentrionale del Tigrai i problemi sono causati dal fiume Tekezie. Parole di condoglianze per le vittime e di solidarietà con le popolazioni colpite sono state espresse ieri dal portavoce delle Nazioni Unite a nome del Segretario generale Kofi Annan, il quale ha assicurato che le agenzie umanitarie come il Programma alimentare mondiale e l’Unicef si sono già mobilitate per assistere gli sfollati.
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ETIOPIA 21/8/2006 12.05
ALLUVIONI, PREOCCUPA LA TENUTA DELLE DIGHE [MISNA] Si fatica in Etiopia a riprendere il controllo della situazione dopo che le alluvioni al sud , all’est e nel nord del paese hanno provocato quasi 900 vittime e 48.000 sfollati, secondo stime delle Nazioni Unite. Una commissione governativa incaricata di gestire la crisi avverte che se le piogge continueranno con l’intensità delle ultime settimane, alcune dighe e sbarramenti potrebbero non reggere la massa d’acqua, pertanto si avverte la popolazione di “prendere delle precauzioni e possibilmente di trasferirsi in luoghi più alti” . Si tratta nello specifico delle dighe di Gilbel Gibe, sul fiume Omo (sud-ovest), la diga di Koka sul fiume Awash (est) e quella di Tise Aby sul Nilo Blu (nord); è probabile che le autorità decidano di aprire parzialmente alcune chiuse per diminuire la pressione. Lo straripamento dei fiumi Omo e Awash ha già causato rispettivamente 364 vittime nella valle di Omo e 626 a Dire Dawa, ma i soccorritori temono che il bilancio possa rivelarsi più grave man mano che si avanza nelle zone più isolate. Domenica sono state fatte evacuare 13.000 persone dalle rive del lago Tana, nel nord, sorgente del fiume Nilo Blu, mentre un migliaio sono state trasferite dalle rive del fiume Omo e 2000 da Sodo, città nei pressi del fiume Beltain. Il governo di Addis Abeba non ha ancora lanciato una richiesta ufficiale di aiuto anche se la situazione descritta dalla televisione nazionale appare molto difficile per l’insufficienza dei mezzi a disposizione dell’esercito e dei soccorritori. Si aggiunge inoltre il problema dei pastori, soprattutto nel sud, che si rifiutano di lasciare le loro mandrie per mettersi in salvo. Per contribuire alle operazioni di soccorso, l’esercito statunitense ha mandato oggi a Dire Dawa un team di 35 soldati dalla base militare a Djibuti, forniti di tende per gli sfollati ed equipaggiamenti sanitari. La stagione delle piogge in Etiopia dura da giugno a settembre; seppure con alluvioni, la situazione raramente è stata così critica in passato.
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EMERGENZA IN AFRICA
È una corsa contro il tempo quella delle organizzazioni umanitarie: il timore è che un’epidemia di colera si diffonda tra gli sfollati L’Etiopia sott’acqua Allarme per le dighe Il piccolo Petros era scampato al fiume Omo. Si è ammalato dopo giorni in mezzo al fango: lo hanno soccorso, ma era troppo tardi [Avvenire] Cielo coperto, acqua, vento e soprattutto fango. Rossiccio, come la terra e le rocce degli altopiani etiopici. D’altronde i notiziari radiofonici diramano da settimane, in amharico, sempre lo stesso bollettino meteorologico: «Yezenab maebel», «Piogge abbondanti». La situazione umanitaria è davvero drammatica, se si considera che nell’arco di quindici giorni hanno perso la vita almeno un migliaio di persone in varie località del Paese in seguito alle violente inondazioni, secondo molti testimoni senza precedenti nella storia nazionale. Dalla città orientale di Dire-Dawa al lago Tana sull’opposto versante occidentale, epica sorgente del Nilo Blu; per non parlare del fiume Omo nel settore meridionale dell’Etiopia, il cui straripamento ha causato circa 400 morti e migliaia di senzatetto. Lo scenario è davvero apocalittico, se si considera che le acque hanno praticamente invaso centinaia di migliaia di ettari di colture e terreni per il pascolo del bestiame. Numerosissimi i casi che riguardano intere famiglie costrette a trovare riparo sui tetti in lamiera delle loro abitazioni o sulla cima degli alberi per sfuggire alla furia di una natura a dir poco inclemente. Il paradosso è d’altronde sotto gli occhi di tutti: sei mesi fa il Paese era stato colpito da una siccità devastante con relativa carestia. Sta di fatto che la cronaca anche oggi, come allora, è scandita dalle sofferenze indicibili degli sfollati che ancora una volta sono stati penalizzati dalla mancanza di adeguate infrastrutture. La maggioranza dei canali e dei fiumi è infatti sprovvista di argini, mentre gli invasi per la raccolta delle acque risultano insufficienti rispetto alle crescenti necessità. Da oltre 72 ore è scattato l’allarme per le poche dighe disseminate sul territorio nazionale. Proprio come nel caso di quella sul fiume Awash, denominata Ko-Ka, una novantina di chilometri a sud-est della capitale, Addis Abeba. Il bacino di raccolta delle acque è strapieno e venerdì pomeriggio mancavano solo due centimetri perché il fiume non superasse lo sbarramento artificiale realizzato negli anni Sessanta da una compagnia italiana. Il timore dei tecnici è che prima o poi il graduale deflusso delle acque a valle possa spazzare via i villaggi circostanti e le immense piantagioni di canna da zucchero. Al momento è difficile stimare un bilancio accurato dei danni provocati dalle inondazioni, ma certamente le prime stime parlano di milioni di dollari andati in fumo e ciò rappresenta un duro colpo per le casse dello Stato, già deficitarie visto che l’Etiopia è uno dei Paesi più poveri del Continente africano. E mentre i mezzi di soccorso tentano di intervenire per salvare vite umane, è scattata l’emergenza colera e, secondo alcune fonti umanitarie, sarebbero già oltre diecimila gli sfollati che potrebbero essere falciati da questa pandemia, soprattutto se si pensa che in molti centri abitati le fogne sono tradizionalmente a cielo aperto. Le inondazioni dunque hanno contaminato i pozzi utilizzati dalla gente per lavarsi, bere e cucinare. Molti sono anche i casi di malattie provocate in seguito alle intemperie dal raffreddamento dell’aria, soprattutto tra la popolazione infantile. È il caso di Petros, un bimbo di sette anni, che aveva perso l’intera famiglia una settimana fa a Dasenech Woreda, quando il fiume Omo è straripato investendo violentemente la sua abitazione. Petros era riuscito miracolosamente a sopravvivere trovando riparo su una tavola di legno, probabilmente la porta di un’abitazione. Ma nei giorni successivi, costretto a sopravvivere in una zona invasa dal fango, è stato colpito da una violenta febbre e a nulla sono valse le cure dei soccorritori, che a bordo di mezzi anfibi tentavano di trarlo in salvo. Intanto la stampa locale dà grande risalto alla corsa contro il tempo che numerose organizzazioni locali e internazionali hanno avviato con l’intento di soccorrere i sopravvissuti. Il timore è che le lancette dell’orologio corrano troppo in fretta in un Paese c he più di altri in queste ore ha estremo bisogno di solidarietà.
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AFRICA 24/8/2006 13.51
MALTEMPO: SUDAN IN ALLARME, ALLUVIONI SI ESTENDONO NELL’OVEST DELL’ETIOPIA [MISNA]La stagione delle piogge, che nelle scorse settimane ha causato vittime e danni soprattutto in Etiopia, ma anche in Kenya e Burkina Faso, ha fatto vittime anche in Sudan, dove almeno 27 persone hanno perso la vita, 256 sono rimaste ferite e 10.000 abitazioni sono state danneggiate. Lo riferiscono oggi fonti ufficiali sudanesi, precisando che le località più colpite sono Sinja, sul Nilo Blu, a 600 chilometri a sudest di Khartoum, e Tokar, non distante dalla costa nord orientale sul Mar Rosso. Preoccupa in modo particolare il livello delle acque del Nilo nella capitale Khartoum, dove si congiungono Nilo Bianco e Nilo Blu. L’acqua ha infatti raggiunto l’altezza di 16,94 metri, circa 30 centimetri in più di quando nel 1988 e nel 1946 la città subì terribili alluvioni che uccisero centinaia di persone e provocarono centinaia di migliaia di sfollati; ma il ministero dell’Interno rassicura che questa volta il paese ha mezzi migliori ed è più preparato all’emergenza. Non si fermano intanto le precipitazioni in Etiopia, che sta affrontando una delle peggiori stagioni delle piogge della sua storia; mentre continuano le emergenze nel nord e in particolare nell’est e nel sud del paese, causate dallo straripamento dei fiumi Awash, Dechatu e Omo, è uscito dagli argini anche il fiume Baro, nella regione occidentale di Gambella. Le località più colpite nell’ovest sono Akobo, Liwako, Lire e Watuma dove due persone sono morte e 6000 sono state fatte evacuare. Riguardo alla situazione nel sud, i soccorritori fanno sapere di aver interrotto le operazioni di trasferimento con gli elicotteri dalle coste del lago Turkana, ove sfocia il fiume Omo, poiché 4000 residenti di tre villaggi si rifiutano di andarsene e lasciare incustodite le loro mandrie (stimati in 128.000 capi). Il ministero delle risorse idriche ha ordinato la parziale apertura delle chiuse della diga di Koka, sul fiume Awash, rilasciando 100 metri cubici d’acqua al secondo per alleggerire la pressione nel bacino, ma se le piogge continueranno - avverte il dicastero - si potrebbe essere costretti ad aumentare il deflusso a 600 metri cubici al secondo, inondando parzialmente gli abitati e le fattorie nelle aree circostanti. Le alluvioni in Etiopia hanno provocato finora oltre 900 tra vittime e dispersi, soprattutto a Dire Dawa e nella valle del fiume Omo.
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