Homeworld Deserts of Kharak: ritorno all'RTS classico

Homeworld Deserts of Kharak: ritorno all'RTS classico

È finalmente arrivato il tempo per la recensione di Homeworld Deserts of Kharak, uno strategico in tempo reale sviluppato dai veterani di Homeworld che gli appassionati del genere adoreranno. Non si combatte più nello spazio, ma a terra, all'interno di un'impostazione che ricorda il mitico Total Annihilation per l'ampiezza delle mappe, e che richiede quindi riflessione e profondità strategica.

di pubblicato il nel canale Videogames
Steam
 

Dallo spazio al deserto

Sviluppata da Relic Entertainment (Warhammer 40,000: Dawn of War e Company of Heroes) la serie di Homeworld è una di quelle che hanno definito il genere. Il primo capitolo, uscito nel lontano 1999, cambiò le regole degli RTS, spostando tutto sullo spazio e introducendo un nuovo tipo di profondità strategica: era il primo RTS di sempre con gameplay completamente in tre dimensioni visto che consentiva al giocatore di organizzare tattiche a 360 gradi completi. Di quel gioco alcuni elementi rimarranno per sempre impressi nei ricordi dei giocatori: le mitiche unità, con i giganteschi Carrier spaziali, oppure, sul piano artistico/visivo, le scie delle astronavi o, ancora, le musiche, aspetti che come vedremo sono molto curati anche nel moderno prequel.

Homeworld ebbe un seguito, anch'esso di grande successo, nel 2003, mentre nel 2000 era uscita l'espansione Homeworld: Cataclysm. Se in quegli anni gli RTS erano un genere di riferimento nel panorama videoludico, oggi le cose sono molto cambiate, come dimostra il complicatissimo iter di sviluppo di Deserts of Kharak, che riassumeremo meglio tra poco. Il genere ha avuto un'evoluzione controversa, andando sempre più a privilegiare la velocità e i riflessi del giocatore, piuttosto che la profondità strategica, e penso ad esempio a Starcraft, e in più è ormai relegato a una piccola nicchia di giocatori. È per questo motivo che spero caldamente che premiate questo articolo, in modo da darci la possibilità di continuare a scrivere di RTS per PC.

Dicevamo di iter di sviluppo complesso, questo perché il franchise Homeworld ha rischiato seriamente di cessare di esistere. Fino al 2013, infatti, è appartenuto a THQ, la software house che in quell'anno ha dichiarato bancarotta e ha messo all'asta tutti i franchise. Quello di Homeworld venne acquisito da Gearbox Software (lo studio che si occupa principalmente di Borderlands), che da lì a poco avrebbe annunciato le versioni rimasterizzate in alta definizione dei primi due Homeworld che sarebbero confluite nella Homeworld Remastered Collection, rilasciata su Steam a febbraio 2015.

Ma, contemporaneamente, una software house formata da alcuni sviluppatori che avevano lavorato sui vecchi Homeworld, Blackbird Interactive, stava portando avanti un progetto basato proprio sull'universo dell'RTS di Relic ma con caratteristiche di gioco diametralmente opposte. Avrebbe, infatti, ripreso alcuni concetti del vecchio RTS e alcuni spunti artistici, ma sarebbe stato uno strategico classico su terra piuttosto che uno strategico spaziale. Blackbird, che è stata fondata nel 2007, aveva chiamato momentaneamente il suo progetto Hardware: Shipbreakers, per poi rinonimarlo in Homeworld: Shipbreakers e conferirgli la connotazione di prequel di Homeworld. Il 16 dicembre 2015 poi il gioco è stato ufficialmente e definitivamente annunciato come Homeworld Deserts of Kharak e in quel momento furono anche aperti i pre-order su Steam con una serie di agevolazioni e sconti legati anche alla Remastered Collection.

A livello di meccaniche di gioco, Homeworld Deserts of Kharak si configura come una sorta di via di mezzo tra Homeworld e Total Annihilation per via dell'ampiezza delle mappe di gioco e della necessità di intervenire in maniera ragionata e con le giuste tempistiche, principalmente per via del fatto che le unità hanno bisogno di tempo per coprire territori molto ampi prima di giungere nella destinazione in cui devono svolgere le loro mansioni. Il titolo racconta il conflitto tra Coalizione e la specie aliena dei Gaalsien, una storia che si colloca a monte dei fatti raccontati nei due storici Homeworld. Blackbird, allo scopo di ricreare la profondità artistica dei due vecchi RTS, ha contattato lo stesso autore della colonna sonora di Homeworld 1 e 2: Paul Ruskay ha infatti composto anche le musiche di Deserts of Kharak.

LM-27 è un pianeta che si sta desertificando e per questo sta progressivamente morendo. Ma le forze della Coalizione hanno un'ultima speranza individuata in un'anomalia che si nasconde tra le sabbie. Guidata dallo chief science officer Rachel S’jet, la Coalizione manda una spedizione nel territorio controllato da forze ostili per scoprire la vera natura della scoperta, che rivelerà finalmente il destino dell'umanità. Si tratta di una storia raccontata in maniera artistica, con sequenze di intermezzo in grafica cel-shading, con un'ottima musica e con momenti profondi e suggestivi, anche per l'ottima resa degli effetti sonori.

Il pianeta LM-27, in cui si trova il deserto di Kharak, è infatti protagonista con le sue tempeste di sabbia e le sue dune, deformabili dalle esplosioni e dal conflitto e per questo grandemente influenti anche sugli schemi di gioco. La visibilità delle truppe diventa infatti cruciale, con il giocatore che dovrà tenere conto di depressioni e alture formate dalla sabbia. Non solo queste potrebbero compromettere la visibilità delle truppe ma anche e soprattutto le loro linee di fuoco. Come vedremo meglio più avanti, infatti, Deserts of Kharak offre importanti elementi di innovazione non solo nei confronti dei due vecchi Homeworld, ma anche in senso generale.

La storia ha una durata di circa 10 ore ed è suddivisa in 13 missioni, le quali sono sempre contestualizzate su ampie mappe e si strutturano in obiettivi principali e in obiettivi secondari e facoltativi. Da questo punto di vista, come da molti altri, risulta evidente come Blackbird abbia curato con grande attenzione la qualità delle componenti ma come non abbia potuto osare ulteriormente in certe cose per via delle ristrettezze economiche. Va rimarcato, comunque, che, nonostante la natura indipendente del progetto, la versione Steam di Deserts of Kharak è completamente sottotitolata in italiano.

 
^