Hard disk, verità su partizioni e prestazioni

Hard disk, verità su partizioni e prestazioni

Negli ultimi tempi è possibile trovare in commercio dischi rigidi di notevoli dimensioni, raggiunte grazie all'adozione di piatti da 100 GB e oltre, con prestazioni però inferiori rispetto alle generazioni precedenti. E' possibile risolvere questi problemi creando delle partizioni?

di pubblicato il nel canale Storage
 

Prestazioni - tempi di accesso e transfer rate

In ragione di una zona molto meno ampia da coprire da parte della testina, non costretta a compiere grandi spostamenti in senso laterale come nel caso di una partizione unica, abbiamo registrato risultati sorprendenti, inferiori a 10 millisecondi nelle partizioni più esterne.

E' possibile notare inoltre un peggioramento, seppur lieve, dei valori man mano che si passa a partizioni posizionate più internamente, come era lecito aspettarsi. La partizione L ottiene valori inferiori in virtù di una capienza minore, e di conseguenza di un settore ancora più piccolo da coprire da parte della testina. I valori ottenuti, messi a confronto con quelli relativi al disco a partizione unica, la dicono lunga sulle influenze che una partizione può avere sul sistema in generale.

Le migliori prestazioni fatte segnare dalle partizioni più esterne trovano giustificazione anche nel fatto che la corona circolare è più sottile, laddove è maggiore il diametro del disco. La testina dunque sarà soggetta ad un minore spostamento laterale.

A riprova del fatto che la prima partizione creata si trova effettivamente nei settori periferici del disco, riportiamo il grafico del transfer rate del Volume E, il primo creato appunto.

Si può notare come sia costante a circa 70 MB al secondo in lettura sequenziale, valore che è possibile registrare solo nelle zone esterne in virtù della maggiore velocità periferica a parità di regime di rotazione.

Nel caso del volume K, l'ultimo con dimensioni da 50 GB, si può notare come i valori siano decisamente inferiori (da 50 MB a 45 MB al secondo circa), come accade infatti nelle zone più interne dei piatti. Se le partizioni fossero create su settori circolari (immaginate degli spicchi) avremmo un andamento del transfer rate uguale per tutte le partizioni, con un andamento simile a quanto riscontrato nel disco con una singola partizione:

I risultati sono un'ulteriore conferma che il primo volume E ha sfruttato le zone esterne, mentre il volume K quelle più interne, trascurando ovviamente l'ultima partizione da 30 GB creata per sfruttare comunque tutto lo spazio disponibile residuo.

 
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