Regolamenti UE sotto pressione: le big tech sfidano le normative europee su AI e mercati digitali
Le grandi aziende tecnologiche, con il supporto della nuova amministrazione Trump, intensificano il loro scontro con l'Unione Europea su normative come l'AI Act e il Digital Markets Act. Meta guida la resistenza, mentre Bruxelles difende le sue regole per limitare abusi di mercato e rischi sistemici
di Andrea Bai pubblicata il 23 Febbraio 2025, alle 08:01 nel canale WebLe cosiddette "big tech" statunitensi stanno intensificando i loro sforzi per contrastare le normative dell'Unione Europea, confidando nel sostegno della nuova amministrazione Trump: Meta è in prima linea nella battaglia contro l'AI Act, considerato uno dei regimi più severi al mondo sulla regolamentazione dell'intelligenza artificiale.
Fonti vicine alla compagnia riportano, come indica anche il Financial Times, una rinnovata attività di lobbying volta ad attenuare l'implementazione della legge, che mira a gestire rischi sistemici posti da questo nuovo paradigma tecnologico emergente.
Meta ha dichiarato che non aderirà al codice di condotta volontario previsto dall’AI Act, ritenendolo tecnicamente irrealizzabile. Joel Kaplan, che organizza e coordina gli sforzi di lobbying, sostiene che senza una partnership tra Stati Uniti ed Europa sulla regolamentazione dell’IA, la Cina potrebbe superare entrambe le potenze nella corsa tecnologica. Meta sostiene inoltre che le attuali norme europee impediscono il lancio di modelli avanzati come assistenti AI multimodali nel mercato UE.

Lo scorso settembre la società di Menlo Park ha promosso una lettera aperta firmata da 50 organizzazioni, tra cui Ericsson e Spotify, entrambe svedesi, denunciando che il quadro normativo europeo soffoca l’innovazione tecnologica e rallenta lo sviluppo dell’IA nel continente.
L'amministrazione Trump ha concesso un assist a questa causa: il vicepresidente JD Vance, durante un recente viaggio in Europa, ha criticato le regole dell'UE definendole “onerose” e ha invocato una regolamentazione sull’intelligenza artificiale che non ostacoli lo sviluppo del settore.
Ma non è solamente il tema dell'intelligenza artificiale al centro delle tensioni tra le big tech e l'Unuone Europea: su Bruxelles si stanno esercitando pressioni anche per limitare l'applicazione del Digital Markets Act (DMA), la normativa che punta a contrastare gli abusi di mercato da parte delle grandi piattaforme online e prevede pesanti sanzioni finanziarie in caso di violazioni.
Sul fronte del DMA, Apple, Meta e Alphabet sono state oggetto di indagini dopo l’entrata in vigore delle nuove regole nel 2023. L'elezione di Trump ha però portato la Commissione Europea a procedere con una certa cautela con le indagini in corso. Trump stesso ha definito le multe UE contro le aziende americane una “forma di tassazione” durante un intervento al World Economic Forum di Davos.
Secondo fonti interne alle aziende tecnologiche statunitensi, un'applicazione meno rigorosa del DMA potrebbe evitare sanzioni significative e ridurre i rischi diplomatici tra Stati Uniti ed Europa, ma la Vicepresidente esecutiva della Commissione europea e Commissaria europea per le tecnologie digitali e di frontiera, Henna Virkkunen, ha ribadito che l'UE è determinata a far rispettare le sue regole, sottolineando come il mercato europeo sia uno dei più importanti per le big tech.
La Commissione Europea ha però deciso, nelle scorse settimane, di ritirare la proposta di AI Liability Directive, che avrebbe imposto alle aziende tecnologiche responsabilità sui danni causati dai sistemi AI: una mossa che è stata interpretata come un segnale di compromesso verso gli Stati Uniti e come strategia per avere a disposizione una leva nei negoziati transatlantici su temi commerciali e di sicurezza.
Nonostante ciò, molte organizzazioni tecnologiche europee e ONG accusano le big tech di voler mobilitare l’amministrazione Trump per limitare la concorrenza e impedire un’applicazione efficace delle normative digitali dell’UE. Secondo Giorgos Verdi del Consiglio Europeo per le Relazioni Estere, cedere alle pressioni americane potrebbe indebolire la credibilità dell’approccio regolatorio europeo e incoraggiare ulteriori interferenze da parte degli Stati Uniti.










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33 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoPeggio è quando arrivano i cittadini stessi, a lamentarsi del fatto che vengano tutelati loro invece della loro multinazionale del cuore...
Peggio è quando arrivano i cittadini stessi, a lamentarsi del fatto che vengano tutelati loro invece della loro multinazionale del cuore...
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vero
guarda la distruzione dell'industria auto per darla in mano alla cina che dovrebbe solo ringraziare i nostri politici idioti.
per decenni la cina non vendeva un corno da noi perchè faceva schifo a fare motori a scoppio e noi cosa facciamo? dichiariamo che dal 2035 solo elettrici si faranno. ahahahahahahaha
guarda la distruzione dell'industria auto per darla in mano alla cina che dovrebbe solo ringraziare i nostri politici idioti.
per decenni la cina non vendeva un corno da noi perchè faceva schifo a fare motori a scoppio e noi cosa facciamo? dichiariamo che dal 2035 solo elettrici si faranno. ahahahahahahaha
Cioè, la Cina comincia a sfondare producendo auto elettriche mentre i nostri producono auto a scoppio, e la colpa è dei legislatori che spingono anche i nostri a produrre auto elettriche?
Dov'è il senso logico in questa affermazione?
Se l'UE non fosse intervenuta, i nostri continuerebbero a produrre auto esclusivamente a scoppio, e la gente, per comprare elettrico, dovrebbe rivolgersi "esclusivamente" alla Cina.
Sarebbe peggio, no?
Non riesco proprio a capire come, per dar contro all'UE, si debba sempre stravolgere i fatti.
guarda la distruzione dell'industria auto per darla in mano alla cina che dovrebbe solo ringraziare i nostri politici idioti.
per decenni la cina non vendeva un corno da noi perchè faceva schifo a fare motori a scoppio e noi cosa facciamo? dichiariamo che dal 2035 solo elettrici si faranno. ahahahahahahaha
Io sono il primo a criticare le legislazione europee sul green, ma criticare in toto l'EU per la sua regolamentazione è quanto meno ingiusto.
Dov'è il senso logico in questa affermazione?
Se l'UE non fosse intervenuta, i nostri continuerebbero a produrre auto esclusivamente a scoppio, e la gente, per comprare elettrico, dovrebbe rivolgersi "esclusivamente" alla Cina.
Sarebbe peggio, no?
Non riesco proprio a capire come, per dar contro all'UE, si debba sempre stravolgere i fatti.
E' proprio l'opposto di quello che affermi.
Per prima cosa non si capisce perchè dovremmo considerare come solo le auto elettriche la via per la riduzione di co2 in un continente dove l'automobile conta pochissimo a livello di emissioni.
L'europa avrebbe fatto meglio a considerare la strada della neutralità tecnologica invece di forzare le tappe su una tecnologia sulla quale non era in vantaggio, cosa che avrebbe distrutto il primario settore industriale di cui disponeva.
Senza le direttive demenziali di Timmermans oggi potremmo comprare auto a combustione interna, che inquinano poco a prezzi accessibili. Cosa che non è possibile a causa degli obblighi imposti primo tra tutti il CAFE che tassa il parco auto dei produttori in base alle emissioni prodotte obbligandoli a vendere un certo quantitativo di elettriche per stare nel target.
I produttori hanno reagito aumentando i prezzi in modo di mantenere i profitti vendendo meno auto.
Ognuno si specializza in quello che fa meglio ed è più efficiente. La Cina ha un vantaggio sull'elettrico che si basa sulle catene di fornitura che ha costruito e sulle economie di scala che vanno dalle materie prime alla produzione.
Un' auto elettrica europea costerà sempre di più di una Cinese per fattori che non sono colmabili, mettetevelo in testa.
L'Europa ha solo accellerato il processo di uscita dei propri produttori dal settore.
aspettiamo qualche mese poi ci togliamo le soddisfazioni nel thread giusto
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