Gli USA inondano l'Asia di rifiuti elettronici: indagine svela traffici da oltre un miliardo di dollari
Un'indagine del Basel Action Network denuncia l'esportazione mensile di migliaia di tonnellate di rifiuti elettronici dagli Stati Uniti verso il Sud-est asiatico e il Medio Oriente. Il report parla di uno "tsunami nascosto" di e-waste che aggira le regole internazionali e mette in crisi i fragili sistemi di gestione dei rifiuti locali.
di Manolo De Agostini pubblicata il 24 Ottobre 2025, alle 06:31 nel canale WebMilioni di tonnellate di rifiuti elettronici provenienti dagli Stati Uniti finiscono ogni mese nei porti del Sud-est asiatico e del Medio Oriente, in paesi spesso privi delle infrastrutture necessarie per gestire in modo sicuro materiali pericolosi. È quanto emerge da una nuova indagine del Basel Action Network (BAN), organizzazione ambientale con sede a Seattle, che parla di un vero e proprio "tsunami nascosto" di e-waste in movimento.
Secondo il report, dieci aziende statunitensi avrebbero esportato tra gennaio 2023 e febbraio 2025 oltre 10.000 container di dispositivi elettronici dismessi, per un valore stimato superiore a un miliardo di dollari. In totale, circa 2.000 container al mese - pari a 33.000 tonnellate metriche - lascerebbero i porti statunitensi diretti soprattutto verso Malesia, Vietnam, Indonesia, Thailandia, Filippine e Emirati Arabi Uniti.

Molte di queste società, tra cui Corporate eWaste Solutions (CEWS), First America Metal Corp., Semsotai, PPM Recycling, Greenland Resource e Attan Recycling, operano come "broker di e-waste": non si occupano direttamente del riciclo, ma spediscono i materiali a imprese di paesi in via di sviluppo, spesso classificandoli impropriamente come "materie prime" o "materiali riciclabili" per eludere i controlli doganali.
Il BAN sottolinea che otto delle dieci aziende individuate dispongono di certificazioni R2V3, uno standard di settore che dovrebbe garantire un riciclo sicuro e trasparente dei dispositivi elettronici. Tuttavia, i risultati dell'indagine mettono in dubbio l'effettiva affidabilità di tale certificazione, considerato che parte di queste esportazioni risulterebbe in violazione delle norme internazionali.
Alcune società hanno risposto alle accuse. Semsotai sostiene di esportare esclusivamente componenti funzionanti destinati al riutilizzo e accusa l'organizzazione di parzialità. PPM Recycling, invece, afferma che le proprie spedizioni verso la Malesia contengono solo metalli non ferrosi e non rifiuti elettronici, accusando BAN di aver esagerato i volumi dichiarati. CEWS ha ribadito di rispettare standard ambientali rigorosi, ma ha rifiutato di fornire dettagli industriali considerati riservati.
L'impatto di questo commercio è significativo: il rapporto stima che le esportazioni di e-waste statunitense possano rappresentare circa il 6% di tutte le esportazioni USA verso la Malesia nel periodo analizzato. Un dato che, secondo Jim Puckett del BAN, ha trasformato il paese in una vera e propria "mecca dei rifiuti".
Il problema si inserisce in un contesto globale preoccupante. L'ONU, attraverso l'International Telecommunication Union (ITU) e il UNITAR, segnala che il volume mondiale di rifiuti elettronici ha raggiunto un record di 62 milioni di tonnellate nel 2022, e potrebbe arrivare a 82 milioni entro il 2030. La crescita è cinque volte più rapida rispetto alla capacità dei programmi di riciclo formale.
Nei paesi destinatari, gran parte di questi materiali finisce in discariche o in laboratori informali dove lavoratori privi di protezioni adeguate smontano manualmente i dispositivi, inalando fumi tossici e contaminando suolo e falde acquifere. Le autorità locali hanno intensificato i controlli: in Thailandia, nel maggio scorso, sono state sequestrate 238 tonnellate di e-waste di provenienza statunitense, mentre in Malesia le forze dell'ordine hanno confiscato rifiuti elettronici per un valore di 118 milioni di dollari.
L'esportazione di rifiuti elettronici da paesi industrializzati verso economie emergenti è vietata dalla Convenzione di Basilea, trattato internazionale che limita il commercio di materiali pericolosi. Tuttavia, gli Stati Uniti - unico paese industrializzato a non aver ratificato la Convenzione - non sono vincolati dalle sue disposizioni, lasciando aperto uno spazio normativo che favorisce pratiche di cosiddetto "waste colonialism", ovvero il trasferimento dell'inquinamento verso nazioni meno sviluppate.










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22 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoQuesto non avviene solo con i rifiuti, bensì anche quando si acquista moltissima roba made in China o in altri di questi paesi con regole poco stringenti sull'inquinamento, visto che ad inquinare sono anche i processi produttivi.
Spesso si usa la favoletta del riciclo per autoconvincersi che va tutto bene, in modo da poter mantenere lo status quo e continuare con il ciclo consumistico "compra-usa-butta".
Della serie: "Massì, tanto quello che butto viene riciclato, non sto inquinando!
Il problema è che spesso il riciclo non avviene, e anche quando avviene ci si dimentica sempre dei costi di raccolta, trasporto (con annesso inquinamento), energia impiegata per il processo di riciclo (con annesso inquinamento) etc, da sommare ai costi e all'energia impiegata per la fabbricazione e distribuzione continua di nuovi prodotti.
Prima di pensare al riciclo bisognerebbe progettare prodotti pensati per durare, che usino il più possibile componenti standard (non schede elettroniche con microprocessori proprietari e componenti microsaldati), e nel caso di componenti non standard, si devono fornire pezzi di ricambio a prezzi giusti per molti anni
Poi sì, è sicuramente meglio riciclare che accumulare i rifiuti nelle discariche, ma dovrebbe essere l'ultima spiaggia, perchè non è questa la soluzione a tutti i mali.
Bisognerebbe tornare a riparare gli oggetti, invece di correre subito a comprare un nuovo prodotto quando qualcosa si rompe.
Non lo credevo possibile... e l'Europa che a sua volta non ha centri di recupero e riciclo dove li porta i suoi rifiuti?
Quando si parlava di ipocrisia riguardo alla questione ambientale solo qualche settimana fa... se la merda sta a casa degli altri , sia per produzione che soprattutto smaltimento, cui nessuno fa mai riferimento quando si parla di ciclo di vita e consumi di un prodotto, allora è tutto green e sostenibile!
E tra un po' arrivano anche le batterie delle auto elettriche a valanga... che spasso vedere i gretini fare spallucce su qual è il loro reale impatto sull'ecosistema.
Sul discorso riparare/riciclo, ovviamente il problema e' che - anche quando e' possibile - non conviene riparare perche' "la scheda nuova" costa meno o il prodotto nuovo costa meno o non ha senso spendere dei soldi sul vecchio.
Io avrei un'idea che potrebbe aiutare.
Qualsiasi prodotto in vendita deve essere riciclato dal produttore. Cioe', quando io sostituisco il mio laptop incollato e irriparabile, lo avvio al riciclo (magari con qualche incentivo tipo le bottiglie di vetro di tanti anni fa) e viene preso in consegna da un ente governativo.
In funzione del tipo di prodotto e come e' fatto, il riciclo COMPLETO viene fatto pagare al produttore.
Quindi sarebbe interesse del produttore far si' che i loro prodotti siano facilmente riparabili/riciclabili.
(Alternativamente il prodotto viene restituito al produttore PER LEGGE e il produttore deve assicurare il riciclo COMPLETO).
In parole povere: serve imporre dei paletti MONETARI, COSTI VIVI che finiscono sulle tasche del produttore. Altrimenti loro ovviamente se ne sbattono, il loro obiettivo e' generare profitto e basta.
Sul discorso riparare/riciclo, ovviamente il problema e' che - anche quando e' possibile - non conviene riparare perche' "la scheda nuova" costa meno o il prodotto nuovo costa meno o non ha senso spendere dei soldi sul vecchio.
Io avrei un'idea che potrebbe aiutare.
Qualsiasi prodotto in vendita deve essere riciclato dal produttore. Cioe', quando io sostituisco il mio laptop incollato e irriparabile, lo avvio al riciclo (magari con qualche incentivo tipo le bottiglie di vetro di tanti anni fa) e viene preso in consegna da un ente governativo.
In funzione del tipo di prodotto e come e' fatto, il riciclo COMPLETO viene fatto pagare al produttore.
Quindi sarebbe interesse del produttore far si' che i loro prodotti siano facilmente riparabili/riciclabili.
(Alternativamente il prodotto viene restituito al produttore PER LEGGE e il produttore deve assicurare il riciclo COMPLETO).
In parole povere: serve imporre dei paletti MONETARI, COSTI VIVI che finiscono sulle tasche del produttore. Altrimenti loro ovviamente se ne sbattono, il loro obiettivo e' generare profitto e basta.
Non offenderti, ma la tua è utopia.
Ritengo più probabile e fattibile fare dei cargo spaziali pieni di questo ciarpame e mandarli verso il sole a fondersi. Scenario di 30-50 anni da oggi, per avere una sostenibilità economica di tale forma di "riciclo" cosmico. Scenario assurdo, ma molto più realistico del tuo. Purtroppo
Sul discorso riparare/riciclo, ovviamente il problema e' che - anche quando e' possibile - non conviene riparare perche' "la scheda nuova" costa meno o il prodotto nuovo costa meno o non ha senso spendere dei soldi sul vecchio.
Io avrei un'idea che potrebbe aiutare.
Qualsiasi prodotto in vendita deve essere riciclato dal produttore. Cioe', quando io sostituisco il mio laptop incollato e irriparabile, lo avvio al riciclo (magari con qualche incentivo tipo le bottiglie di vetro di tanti anni fa) e viene preso in consegna da un ente governativo.
In funzione del tipo di prodotto e come e' fatto, il riciclo COMPLETO viene fatto pagare al produttore.
Quindi sarebbe interesse del produttore far si' che i loro prodotti siano facilmente riparabili/riciclabili.
(Alternativamente il prodotto viene restituito al produttore PER LEGGE e il produttore deve assicurare il riciclo COMPLETO).
In parole povere: serve imporre dei paletti MONETARI, COSTI VIVI che finiscono sulle tasche del produttore. Altrimenti loro ovviamente se ne sbattono, il loro obiettivo e' generare profitto e basta.
Puoi mettere tutti i costi che vuoi sul produttore. Tanto verranno [U]sempre[/U] girati e ricaricati sul cliente finale.
Da noi mettono il sigillo "riciclato" poi te lo ritrovi sepolto in qualche Paese Asiatico o Africano in via di sviluppo.....
E vedrete con le batterie.....
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