Il MIT gela l'entusiasmo sull'AI: 95% dei progetti AI falliti. E secondo Altman: "Perdite enormi in arrivo"
La corsa all’AI ha generato quasi 500 unicorni per 2,7 trilioni di dollari, mentre i mercati segnano uno scossone: Nasdaq in calo, Palantir -9% in cinque sedute e timori alimentati da un report MIT che parla di 95% di progetti aziendali falliti. Altman: "Qualcuno perderà soldi in modo fenomenale"
di Andrea Bai pubblicata il 22 Agosto 2025, alle 16:01 nel canale MercatoLa società di analisi di mercato CM Insights ha pubblicato i risultati di un'indagine che ha messo in evidenzia come le aziende in qualche modo legate all'intelligenza artificiale e valutate oltre il miliardo di dollari siano poco meno di 500, con un valore aggregato prossimo ai 2700 miliardi. Si tratta di un volume e una crescita di cosiddetti "unicorni" che ricorda la stessa euforia dell'era delle dot-com, quando la frenesia speculativa ha condotto all'esplosione di una bolla finanziaria che si è propagata anche all'economia reale.
Con il termine "unicorno", in questo frangente, si intende una società non quotata che raggiunge, appunto, una valutazione di almeno 1 miliardo di dollari. Il termine fu coniato nel 2013 dalla venture capitalist Aileen Lee per indicare la rarità di tali casi nell’ecosistema startup. Proprio perché gli "unicorni" dovrebbero essere casi rari, la crescita del loro numero è un indice del ciclo finanziario e dell’euforia del mercato, e sta a significare un forte afflusso di capitali in un dato settore per via di aspettative elevate. Va però tenuto presente che, trattandosi di startup, il valore di questi unicorni è legato quasi esclusivamente alla quantità dei finanziamenti raccolti e, appunto, alle aspettative future: non esistono necessariamente legami con la redditività o i ricavi correnti, e spesso sono semplicemente il potenziale di crescita atteso, i mercati indirizzabili e la scalabilità del modello di business a rendere una startup un unicorno.

Con questo scenario sullo sfondo, le
recenti parole di Sam Altman non sono passate inosservate: il
cofondatore e CEO di OpenAI ha ammesso che “gli investitori sono
sovraeccitati sull’AI” e che inevitabilmente “qualcuno perderà enormi
quantità di denaro”. Parole che sono state condivise,
coincidentalmente, a poca distanza dai risultati
dell'analisi del MIT “The GenAI Divide: State of AI in Business
2025”, che ha messo in evidenza come soltanto il 5% dei progetti pilota di
intelligenza artificiale si traduca in una rapida crescita dei ricavi,
mentre la grande maggioranza resta senza impatto misurabile sui conti
aziendali. Le principali difficoltà non risiedono nei modelli stessi, ma
in un vero e proprio “learning gap” organizzativo: processi aziendali
fragili, scarsa contestualizzazione delle soluzioni e mancanza di
allineamento operativo impediscono spesso il passaggio dalla
sperimentazione all’uso in produzione.
In un clima in cui le aspettative e la realtà iniziano a divergere in maniera concreta, i listini americani hanno dato un primo segnale di tensione nelle ultime sedute, con cali concentrati soprattutto nel comparto tecnologico e, in particolare, nell’ecosistema AI. Il Nasdaq ha registrato un ridimensionamento legato sia alle prese di profitto dopo la corsa eccezionale dei mesi precedenti, sia all’attesa per il messaggio della Federal Reserve a Jackson Hole, e nomi simbolo come Nvidia e Palantir ne hanno risentito direttamente.

Quest'ultima, in particolare, è rappresentativa della differenza tra l'attuale scenario e il periodo dot-com: Palantir oggi ha una valutazione di borsa pari a circa 280 volte gli utili attesi, laddove nel 2000 multipli di un ordine di grandezza inferiori venivano già interpretati come segnale di forte surriscaldamento. Tuttavia, un elemento distingue l’attuale fase da quella di 25 anni fa: i principali finanziatori dell’AI (Microsoft, Google, Meta, Amazon) non sono start-up senza redditività, bensì enormi realtà con profitti e flussi di cassa imponenti, in grado di sostenere investimenti pluriennali. Questo riduce la probabilità di una crisi di liquidità improvvisa, tipica invece degli scoppi del passato. E' pur vero però che, come avevamo osservato qualche giorno fa, i grandi attori dell’infrastruttura cloud e dei semiconduttori coincidono con le aziende a più alta capitalizzazione dei listini e che un eventuale riequilibrio delle valutazioni avrebbe ripercussioni non certo trascurabili anche sull'economia reale.
Le recenti vendite potrebbero anche riflettere semplici prese di profitto dopo le performance record del comparto tech nel 2025, ma il pendolo tra paura e avidità influisce in modo diretto sul sentiment degli operatori, e la combinazione tra gli avvertimenti dei protagonisti e le evidenze emerse dagli studi ha già contribuito a raffreddare gli entusiasmi di breve termine.










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34 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMi sembrarono subito molto interessanti, e per anni mi sono chiesto perché non ci fossero applicazioni concrete. Pare del resto che fino a una decina di anni fa o poco più siano rimaste oggetto per ricercatori, snobbate dal mondo IT industriale che non ne aveva compreso la portata.
Poi, con ChatGPT e tutto il resto, il boom degli ultimi due anni.
Il rischio è che si passi da un estremo all'altro.
Il limite più grande mi pare che ad oggi, per quanto se ne sa a livello divulgativo, il contributo in termini di ricerca scientifica, soluzione di problemi, sia interessante ma non rivoluzionario come ci si potrebbe aspettare. E questo, secondo me, è un punto chiave, potenzialmente un limite grave. Vedremo.
Mi sembrarono subito molto interessanti, e per anni mi sono chiesto perché non ci fossero applicazioni concrete. Pare del resto che fino a una decina di anni fa o poco più siano rimaste oggetto per ricercatori, snobbate dal mondo IT industriale che non ne aveva compreso la portata.
Poi, con ChatGPT e tutto il resto, il boom degli ultimi due anni.
Il rischio è che si passi da un estremo all'altro.
Il limite più grande mi pare che ad oggi, per quanto se ne sa a livello divulgativo, il contributo in termini di ricerca scientifica, soluzione di problemi, sia interessante ma non rivoluzionario come ci si potrebbe aspettare. E questo, secondo me, è un punto chiave, potenzialmente un limite grave. Vedremo.
Enormi potenze di calcolo sia locale che distribuito in tutto il mondo, che fino a qualche decennio fa erano solo immaginabili.
Tutto questo doveva e DEVE ancora oggi (e domani) essere al servizio della Ricerca.
E invece questa enorme potenza, come al solito PER SOLDI, è stata messa in mano anche a tutti i cretini di questo mondo.
Questo è solamente il risultato.
"LLMS are not principled reasoners but rather sophisticated simulators of reasoning-like text"
"Rather than demonstrating a true understanding of text, Cot reasoning under task transformations appears to reflect a replication of patterns learned during training"
Mi sembrarono subito molto interessanti, e per anni mi sono chiesto perché non ci fossero applicazioni concrete. Pare del resto che fino a una decina di anni fa o poco più siano rimaste oggetto per ricercatori, snobbate dal mondo IT industriale che non ne aveva compreso la portata.
Poi, con ChatGPT e tutto il resto, il boom degli ultimi due anni.
Il rischio è che si passi da un estremo all'altro.
Il limite più grande mi pare che ad oggi, per quanto se ne sa a livello divulgativo, il contributo in termini di ricerca scientifica, soluzione di problemi, sia interessante ma non rivoluzionario come ci si potrebbe aspettare. E questo, secondo me, è un punto chiave, potenzialmente un limite grave. Vedremo.
Esattamente.
"Non abbiamo algoritmi migliori. Abbiamo solo più dati." Peter Norvig
"Se una macchina deve essere infallibile, non potrà essere anche intelligente." Alan Turing
Speriamo che quando scoppierà, non tirerà giù anche tutto il sistema. Questi due articoli non sono rassicuranti:
Bubble Trouble: An AI bubble threatens Silicon Valley, and all of us. Silicon Valley Is All In on AI.
Will data centers crash the economy?
Mi sembrarono subito molto interessanti, e per anni mi sono chiesto perché non ci fossero applicazioni concrete. Pare del resto che fino a una decina di anni fa o poco più siano rimaste oggetto per ricercatori, snobbate dal mondo IT industriale che non ne aveva compreso la portata.
Poi, con ChatGPT e tutto il resto, il boom degli ultimi due anni.
Il rischio è che si passi da un estremo all'altro.
Il limite più grande mi pare che ad oggi, per quanto se ne sa a livello divulgativo, il contributo in termini di ricerca scientifica, soluzione di problemi, sia interessante ma non rivoluzionario come ci si potrebbe aspettare. E questo, secondo me, è un punto chiave, potenzialmente un limite grave. Vedremo.
Risponde con parole alla cazzo, ma che stanno bene insieme
Proprio adesso ho chiesto a ChatMerdaGpt:
"le commissioni bancarie su bonifici per lavori di ristrutturazione si possono detrarre nel 730?"
non avete idea di quante stronzate mi ha risposto
prima mi ha detto "[B][U]SI[/U][/B]", e ha citato 3 fonti, tutto scritto bene.
Link ad immagine (click per visualizzarla)
allora ho cercato con google le fonti, e non ho trovato niente:
la fonte 1, quel passo virgolettato non esiste, [U]è inventato [/U]
la fonte 2 "Circolare Agenzia delle Entrate n. 11/E del 21 maggio 2014, risposta 2.1" parla di tutt'altro !
allora ho chiesto a ChatMerdaGpt il link alle fonti, e non me le ha date,
e alla fine ha risposto "[B][U]NO[/U][/B]", non sono detraibili.....
Mavaccagare alla AI
cioè, o è una macchina, oppure è un umano completamente deficiente...
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