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Old 05-07-2009, 09:13   #1
ornette
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Ci voleva Bob Geldolf per incalzare Berlusconi

Dove non sono arrivati i giornalisti italiani, è arrivato Bob Geldolf, e stavolta non sono bastate le bugie (su pesante eredità da governo di centrosinistra, ecc.) a salvare il Premier da una situazione di evidente difficoltà. Per la cronaca, anche Bono aveva criticato un mese fa sia la Francia che l'Italia per gli scarsi aiuti economici stanziati rispetto alle promesse, ma la notizia era stata riportata con evidenza solo sui giornali francesi.. Tra l'altro, mi sembra la prima volta che Berlusconi ammetta, pur con difficoltà, qualche errore...

"È vero, non abbiamo
rispettato gli impegni"

Bon Geldof durante l'incontro con Silvio Berlusconi
FOCUS L'AFRICA DELLE OPPORTUNITA'



Berlusconi incalzato da Geldof ammette i ritardi: «E' la crisi, rimedierò». «Signor presidente, tutti hanno lo stesso problema»
INTERVISTA DI MARIO CALABRESI
Silvio Berlusconi e Bob Geldof si incontrano nel cortile di Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio è tormentato dal torcicollo, ma mantiene la promessa di rispondere alle critiche che la rock star famosa per il suo impegno per l’Africa gli ha fatto pubblicamente. Geldof, appena arrivato da Londra, sta ripassando le domande e i dati sugli aiuti italiani all’Africa. Si ritrovano un attimo dopo nello studio del presidente del Consiglio. Si siedono al centro, uno accanto all’altro; le loro squadre sono su due divani contrapposti – i consiglieri di One, la Ong per l’Africa, da un lato; e gli uomini della Farnesina e di Palazzo Chigi dall’altro, tra cui Gianni Letta e Paolo Bonaiuti. Quello che segue è il resoconto di un’intervista non convenzionale, uno scambio che a tratti è sembrato quasi un incontro di pugilato. Ho temuto un paio di volte che Berlusconi prima, Geldof poi, si alzassero abbandonando la sala, ma alla fine ce l’abbiamo fatta ad arrivare fino in fondo e lo scontro è stato leale. Geldof: «Signor presidente, vado subito alla sostanza. Lei è lo statista di più lungo corso del G8. Nel 2001, a Genova, avete creato il Fondo Globale per l’Hiv/Aids, rendendo disponibile una terapia salva vita gratuita per 3 milioni di persone in Africa. Quindi ha partecipato al vertice di Gleneagles, dove vi eravate impegnati ad investire in aiuti lo 0,51% del Prodotto Interno Lordo entro il 2010, e lo 0,7% entro il 2015: l’Italia, al momento, ha mantenuto solo il 3% di questa promessa. Dalle speranze di Genova siamo passati alla delusione di Gleneagles: non sente il peso di questa responsabilità?»

Berlusconi comincia a leggere da un appunto: «Lei ha ragione, c’è un ritardo nei pagamenti. Noi, però, siamo stati via dal governo per due anni e mezzo. Quando siamo tornati, abbiamo trovato un debito del 110% rispetto al Pil. Ora, a causa della crisi economica, questo debito è salito al 120% e l’Unione Europea non ci permette di restare a questi livelli. Nel fare la legge finanziaria, il Parlamento ha deciso di limitare le spese. Ci è dispiaciuto ridurre anche gli aiuti all’Africa, e su questo abbiamo aperto un dibattito. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti si è impegnato a tornare in linea con i nostri impegni entro tre anni». Geldof si innervosisce: «Il G8 è in programma fra tre giorni, non tre anni: come presidente di questo vertice, cosa si impegna a fare?». Berlusconi: «Guardi, quanto è accaduto è il contrario di ciò che sto facendo personalmente: quest’anno ho finanziato un orfanotrofio in Thailandia e un ospedale per bambini in Brasile. Comprendo la sua preoccupazione e apprezzo molto il lavoro che fa per i più poveri, ma abbiamo avuto ostacoli oggettivi». Berlusconi dà la parola al consigliere diplomatico di Tremonti, che comincia a spiegare: «Abbiamo iniziato a ripianare i ritardi nei pagamenti verso la Banca Mondiale e le altre organizzazioni finanziarie internazionali. Entro il 2010 raggiungeremo la quota dello 0,33% del Pil destinato agli aiuti, e arriveremo allo 0,51% nel 2015». Geldof lo interrompe: «Mi scusi, sono consapevole di questo. Grazie per la spiegazione». E si rivolge al presidente del Consiglio: «Non ci credo. Per riuscire a realizzare questo piano dovreste fare un lavoro incredibile. E poi non abbiamo più bisogno di piani: ora servono azioni. Sono stufo dei piani, bisogna agire. Dobbiamo avere più aiuti pubblici allo sviluppo. Quando tagliate gli aiuti, levate il cibo dalla bocca dei bambini affamati; togliete letteralmente gli aghi dalle vene dei malati. Perché dobbiamo comportarci così? L’Africa è il secondo mercato emergente del mondo, dopo la Cina. Ha più paesi democratici e meno guerre dell’Asia. Qui stiamo parlando di pochi spiccioli: perché è così difficile reperire i fondi per aiutarla? La cancelliera tedesca Merkel, il premier britannico Brown, persino il presidente francese Sarkozy ha aumentato gli aiuti, ma l’Italia li ha ridotti di 400 milioni. Le economie di tutti i paesi sono un disastro, ma tutti mantengono le promesse che hanno fatto ai poveri. Meno l’Italia. Come può guidare il G8? Dov’è la sua credibilità? E’ una questione umana, non tattica. Siamo stanchi di vedere la gente che muore di fame!» Berlusconi fa un cenno di assenso, si capisce che è stato colpito dall’immagine dei bambini affamati. Geldof aggiunge: «Le parlo come uomo d’affari. Ho visto l’accordo concluso con Gheddafi, tutto business e concretezza: perché non estendere questo atteggiamento all’intero continente? Guiderà il G8 verso una percezione diversa dell’Africa?» Berlusconi: «Sì, sì. Io sono anche il leader che ha più esperienza, e non solo su questo tema. Gli altri sono dei bambini, confronto a me. Su questo punto, però, ho dovuto seguire le posizioni del mio ministro per l’Economia. Ha una forte personalità e ritiene che come prima cosa si debbano rispettare gli obblighi con le istituzioni europee e quelle finanziarie internazionali. Però ha promesso che torneremo in linea con gli impegni presi per gli aiuti allo sviluppo entro tre anni. Vede, lei vive questo problema con intensità emotiva: i soldi sono cibo, e io apprezzo molto il suo lavoro. Ne ho parlato con Tremonti - dice Berlusconi scherzando -, ci ho pure litigato: mi ha presentato le dimissioni un mare di volte. Io però le ho respinte, perché non ho un altro ministro a disposizione. Sul tavolo del G8 ci saranno cinque o sei problemi di grande importanza: l’Africa sarà uno di questi. Dopo, nella finanziaria, vedrò di cambiare il piano per il rientro». Geldof scuote la testa. Mostra a Berlusconi i documenti che il premier aveva approvato al G8 di Gleneagles: «Qui c’è la firma di un paese e l’onore di un uomo».

Berlusconi li legge e ammette: «Mi dispiace, abbiamo commesso un errore». Geldof allora riprende: «Una ragione per cui la crisi in cui ci troviamo è così grave sta proprio nel fatto che abbiamo lasciato il 50% della popolazione mondiale fuori dal nostro sistema. Come puoi vivere con meno di due dollari al giorno? E se guadagni così poco, come puoi comprare i nostri prodotti? L’Africa è un mercato più grande dell’India, del Brasile, della Russia o del Messico: non crede che dovremmo includerla? Se i cittadini africani possono comprare i nostri prodotti, ci sarebbero più posti di lavoro anche in Italia». Berlusconi stringe i pugni: «Lei ha ragione: quando si assume un impegno, bisogna mantenerlo. Noi siamo in ritardo, e questo ritardo dobbiamo colmarlo. Mi dispiace di non aver mantenuto le promesse, ci siamo fatti prendere da tutte le cose che ci sono cadute addosso. La crisi, il terremoto. Abbiamo anche una situazione di forte contrasto con l’opposizione, giudici che ci attaccano...». Geldof lo blocca ancora: «Ma questa, signor presidente, non è una discussione sui media o il sistema giudiziario: stiamo parlando di gente povera che non ha difese». A quel punto, per cercare di abbassare i toni, interviene Gianni Letta, che interrompe Geldof: «Ha sentito: il nostro presidente ha espresso la volontà di cercare una soluzione». Geldof: «D’accordo, ma il G8 è fra tre giorni. Il presidente americano Obama ha detto che vuole affrontare l’emergenza dei paesi poveri: possiamo decidere qualcosa di concreto?»

Berlusconi: «Ho avuto un ottimo incontro col presidente Obama, mi ha fatto una grande impressione. Ha detto che vuole creare un fondo per la sicurezza alimentare: lui ha promesso di stanziare un miliardo di dollari per i prossimi quattro anni, e ora chiede che gli altri sette paesi del G8 mettano un altro miliardo. Io darò una risposta positiva». Geldof: «Saranno nuovi soldi, oppure verranno dagli aiuti che avreste dovuto finanziare già in passato?» Berlusconi: «Nuovi fondi, sì. Vede che faccio sul serio? Io prima di incontrarla ho letto le cose che lei ha scritto, i rimproveri per gli impegni non rispettati, eppure non mi sono sottratto a questa intervista. L’ho fatto perché apprezzo il suo sforzo. Siamo nel torto assoluto e voglio impegnarmi con una persona come lei, che spende la sua vita in questa bellissima missione. Va bene? Cercheremo di non deluderla». Geldof: «Signor presidente, lasciamo perdere l’intervista con “La Stampa”, parliamo francamente tra noi: cosa farà di concreto?». Di nuovo Letta interviene: «Il nostro presidente raccoglierà i suoi suggerimenti ed elaborerà una risposta nei prossimi giorni». Geldof: «E’ una questione di credibilità. Credibilità politica. Lei rischia di diventare il “Signor 3%”, quello che mantiene solo il 3% delle sue promesse. Cosa farà di concreto all’Aquila?». Berlusconi non capisce cosa significhi «Mister 3%», resta interdetto. Il suo assistente Valentino Valentini, che è seduto tra loro e traduce, gli spiega l’accusa di Geldof. Allora Berlusconi si fa più serio e scandisce le parole: «Io come imprenditore non ho mai mancato ad una promessa, e con gli elettori mi sto comportando nello stesso modo. In questo caso c’è stata una impossibilità di bilancio che non è dipesa da me. Se avessimo dato i soldi in questa direzione avremmo avuto delle penalità terribili dall’Europa. Siamo stati nell’impossibilità di adempiere agli impegni, impossibilitati a spendere. Adesso dobbiamo trovare un modo per chiudere altre spese e spostare i soldi nella direzione degli aiuti. Abbiamo forse la possibilità di farlo, ma sono tutti tagli molto dolorosi». Geldof: «Ma questo sarebbe un investimento». Berlusconi: «Sì, ne sono sicuro. Ho letto l’ultima relazione dell’Onu secondo cui nei prossimi 15 anni ci saranno due miliardi di persone in più al mondo, che nasceranno nei paesi esclusi dal benessere. Ci rimettiamo tutti, se non facciamo in modo che la libertà, la democrazia e quindi il benessere si diffondano. Ma ad un certo momento non abbiamo avuto la possibilità materiale di farlo, perché l’Europa che ci minacciava delle penalità...». Geldof: «Non rimproveri Bruxelles, presidente: Bruxelles è più lontana da Roma dell’Africa. Io sono stato a Lampedusa: se volete fermare la tragedia dell’immigrazione clandestina, dovete aiutare i paesi di provenienza a creare condizioni di vita migliori e aiutare a svilupparsi le loro economie. Signor presidente, quando i ricchi diventano meno ricchi, i poveri diventano ancora più poveri». Berlusconi: «Certo: più quelle persone diventano povere, più diventano disperate. So bene che aiutarle non è solo un dovere, ma anche un nostro interesse». Geldof: «Vuol dire che a L’Aquila farà qualcosa?». «Prenderò la guida. Insieme ad Obama agiremo, ne sono assolutamente convinto. Vedremo di farlo».
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Old 05-07-2009, 09:15   #2
ornette
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Dimenticavo la fonte: La Stampa di oggi.

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Dove non sono arrivati i giornalisti italiani, è arrivato Bob Geldolf, e stavolta non sono bastate le bugie (su pesante eredità da governo di centrosinistra, ecc.) a salvare il Premier da una situazione di evidente difficoltà. Per la cronaca, anche Bono aveva criticato un mese fa sia la Francia che l'Italia per gli scarsi aiuti economici stanziati rispetto alle promesse, ma la notizia era stata riportata con evidenza solo sui giornali francesi.. Tra l'altro, mi sembra la prima volta che Berlusconi ammetta, pur con difficoltà, qualche errore...

"È vero, non abbiamo
rispettato gli impegni"

Bon Geldof durante l'incontro con Silvio Berlusconi
FOCUS L'AFRICA DELLE OPPORTUNITA'



Berlusconi incalzato da Geldof ammette i ritardi: «E' la crisi, rimedierò». «Signor presidente, tutti hanno lo stesso problema»
INTERVISTA DI MARIO CALABRESI
Silvio Berlusconi e Bob Geldof si incontrano nel cortile di Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio è tormentato dal torcicollo, ma mantiene la promessa di rispondere alle critiche che la rock star famosa per il suo impegno per l’Africa gli ha fatto pubblicamente. Geldof, appena arrivato da Londra, sta ripassando le domande e i dati sugli aiuti italiani all’Africa. Si ritrovano un attimo dopo nello studio del presidente del Consiglio. Si siedono al centro, uno accanto all’altro; le loro squadre sono su due divani contrapposti – i consiglieri di One, la Ong per l’Africa, da un lato; e gli uomini della Farnesina e di Palazzo Chigi dall’altro, tra cui Gianni Letta e Paolo Bonaiuti. Quello che segue è il resoconto di un’intervista non convenzionale, uno scambio che a tratti è sembrato quasi un incontro di pugilato. Ho temuto un paio di volte che Berlusconi prima, Geldof poi, si alzassero abbandonando la sala, ma alla fine ce l’abbiamo fatta ad arrivare fino in fondo e lo scontro è stato leale. Geldof: «Signor presidente, vado subito alla sostanza. Lei è lo statista di più lungo corso del G8. Nel 2001, a Genova, avete creato il Fondo Globale per l’Hiv/Aids, rendendo disponibile una terapia salva vita gratuita per 3 milioni di persone in Africa. Quindi ha partecipato al vertice di Gleneagles, dove vi eravate impegnati ad investire in aiuti lo 0,51% del Prodotto Interno Lordo entro il 2010, e lo 0,7% entro il 2015: l’Italia, al momento, ha mantenuto solo il 3% di questa promessa. Dalle speranze di Genova siamo passati alla delusione di Gleneagles: non sente il peso di questa responsabilità?»

Berlusconi comincia a leggere da un appunto: «Lei ha ragione, c’è un ritardo nei pagamenti. Noi, però, siamo stati via dal governo per due anni e mezzo. Quando siamo tornati, abbiamo trovato un debito del 110% rispetto al Pil. Ora, a causa della crisi economica, questo debito è salito al 120% e l’Unione Europea non ci permette di restare a questi livelli. Nel fare la legge finanziaria, il Parlamento ha deciso di limitare le spese. Ci è dispiaciuto ridurre anche gli aiuti all’Africa, e su questo abbiamo aperto un dibattito. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti si è impegnato a tornare in linea con i nostri impegni entro tre anni». Geldof si innervosisce: «Il G8 è in programma fra tre giorni, non tre anni: come presidente di questo vertice, cosa si impegna a fare?». Berlusconi: «Guardi, quanto è accaduto è il contrario di ciò che sto facendo personalmente: quest’anno ho finanziato un orfanotrofio in Thailandia e un ospedale per bambini in Brasile. Comprendo la sua preoccupazione e apprezzo molto il lavoro che fa per i più poveri, ma abbiamo avuto ostacoli oggettivi». Berlusconi dà la parola al consigliere diplomatico di Tremonti, che comincia a spiegare: «Abbiamo iniziato a ripianare i ritardi nei pagamenti verso la Banca Mondiale e le altre organizzazioni finanziarie internazionali. Entro il 2010 raggiungeremo la quota dello 0,33% del Pil destinato agli aiuti, e arriveremo allo 0,51% nel 2015». Geldof lo interrompe: «Mi scusi, sono consapevole di questo. Grazie per la spiegazione». E si rivolge al presidente del Consiglio: «Non ci credo. Per riuscire a realizzare questo piano dovreste fare un lavoro incredibile. E poi non abbiamo più bisogno di piani: ora servono azioni. Sono stufo dei piani, bisogna agire. Dobbiamo avere più aiuti pubblici allo sviluppo. Quando tagliate gli aiuti, levate il cibo dalla bocca dei bambini affamati; togliete letteralmente gli aghi dalle vene dei malati. Perché dobbiamo comportarci così? L’Africa è il secondo mercato emergente del mondo, dopo la Cina. Ha più paesi democratici e meno guerre dell’Asia. Qui stiamo parlando di pochi spiccioli: perché è così difficile reperire i fondi per aiutarla? La cancelliera tedesca Merkel, il premier britannico Brown, persino il presidente francese Sarkozy ha aumentato gli aiuti, ma l’Italia li ha ridotti di 400 milioni. Le economie di tutti i paesi sono un disastro, ma tutti mantengono le promesse che hanno fatto ai poveri. Meno l’Italia. Come può guidare il G8? Dov’è la sua credibilità? E’ una questione umana, non tattica. Siamo stanchi di vedere la gente che muore di fame!» Berlusconi fa un cenno di assenso, si capisce che è stato colpito dall’immagine dei bambini affamati. Geldof aggiunge: «Le parlo come uomo d’affari. Ho visto l’accordo concluso con Gheddafi, tutto business e concretezza: perché non estendere questo atteggiamento all’intero continente? Guiderà il G8 verso una percezione diversa dell’Africa?» Berlusconi: «Sì, sì. Io sono anche il leader che ha più esperienza, e non solo su questo tema. Gli altri sono dei bambini, confronto a me. Su questo punto, però, ho dovuto seguire le posizioni del mio ministro per l’Economia. Ha una forte personalità e ritiene che come prima cosa si debbano rispettare gli obblighi con le istituzioni europee e quelle finanziarie internazionali. Però ha promesso che torneremo in linea con gli impegni presi per gli aiuti allo sviluppo entro tre anni. Vede, lei vive questo problema con intensità emotiva: i soldi sono cibo, e io apprezzo molto il suo lavoro. Ne ho parlato con Tremonti - dice Berlusconi scherzando -, ci ho pure litigato: mi ha presentato le dimissioni un mare di volte. Io però le ho respinte, perché non ho un altro ministro a disposizione. Sul tavolo del G8 ci saranno cinque o sei problemi di grande importanza: l’Africa sarà uno di questi. Dopo, nella finanziaria, vedrò di cambiare il piano per il rientro». Geldof scuote la testa. Mostra a Berlusconi i documenti che il premier aveva approvato al G8 di Gleneagles: «Qui c’è la firma di un paese e l’onore di un uomo».

Berlusconi li legge e ammette: «Mi dispiace, abbiamo commesso un errore». Geldof allora riprende: «Una ragione per cui la crisi in cui ci troviamo è così grave sta proprio nel fatto che abbiamo lasciato il 50% della popolazione mondiale fuori dal nostro sistema. Come puoi vivere con meno di due dollari al giorno? E se guadagni così poco, come puoi comprare i nostri prodotti? L’Africa è un mercato più grande dell’India, del Brasile, della Russia o del Messico: non crede che dovremmo includerla? Se i cittadini africani possono comprare i nostri prodotti, ci sarebbero più posti di lavoro anche in Italia». Berlusconi stringe i pugni: «Lei ha ragione: quando si assume un impegno, bisogna mantenerlo. Noi siamo in ritardo, e questo ritardo dobbiamo colmarlo. Mi dispiace di non aver mantenuto le promesse, ci siamo fatti prendere da tutte le cose che ci sono cadute addosso. La crisi, il terremoto. Abbiamo anche una situazione di forte contrasto con l’opposizione, giudici che ci attaccano...». Geldof lo blocca ancora: «Ma questa, signor presidente, non è una discussione sui media o il sistema giudiziario: stiamo parlando di gente povera che non ha difese». A quel punto, per cercare di abbassare i toni, interviene Gianni Letta, che interrompe Geldof: «Ha sentito: il nostro presidente ha espresso la volontà di cercare una soluzione». Geldof: «D’accordo, ma il G8 è fra tre giorni. Il presidente americano Obama ha detto che vuole affrontare l’emergenza dei paesi poveri: possiamo decidere qualcosa di concreto?»

Berlusconi: «Ho avuto un ottimo incontro col presidente Obama, mi ha fatto una grande impressione. Ha detto che vuole creare un fondo per la sicurezza alimentare: lui ha promesso di stanziare un miliardo di dollari per i prossimi quattro anni, e ora chiede che gli altri sette paesi del G8 mettano un altro miliardo. Io darò una risposta positiva». Geldof: «Saranno nuovi soldi, oppure verranno dagli aiuti che avreste dovuto finanziare già in passato?» Berlusconi: «Nuovi fondi, sì. Vede che faccio sul serio? Io prima di incontrarla ho letto le cose che lei ha scritto, i rimproveri per gli impegni non rispettati, eppure non mi sono sottratto a questa intervista. L’ho fatto perché apprezzo il suo sforzo. Siamo nel torto assoluto e voglio impegnarmi con una persona come lei, che spende la sua vita in questa bellissima missione. Va bene? Cercheremo di non deluderla». Geldof: «Signor presidente, lasciamo perdere l’intervista con “La Stampa”, parliamo francamente tra noi: cosa farà di concreto?». Di nuovo Letta interviene: «Il nostro presidente raccoglierà i suoi suggerimenti ed elaborerà una risposta nei prossimi giorni». Geldof: «E’ una questione di credibilità. Credibilità politica. Lei rischia di diventare il “Signor 3%”, quello che mantiene solo il 3% delle sue promesse. Cosa farà di concreto all’Aquila?». Berlusconi non capisce cosa significhi «Mister 3%», resta interdetto. Il suo assistente Valentino Valentini, che è seduto tra loro e traduce, gli spiega l’accusa di Geldof. Allora Berlusconi si fa più serio e scandisce le parole: «Io come imprenditore non ho mai mancato ad una promessa, e con gli elettori mi sto comportando nello stesso modo. In questo caso c’è stata una impossibilità di bilancio che non è dipesa da me. Se avessimo dato i soldi in questa direzione avremmo avuto delle penalità terribili dall’Europa. Siamo stati nell’impossibilità di adempiere agli impegni, impossibilitati a spendere. Adesso dobbiamo trovare un modo per chiudere altre spese e spostare i soldi nella direzione degli aiuti. Abbiamo forse la possibilità di farlo, ma sono tutti tagli molto dolorosi». Geldof: «Ma questo sarebbe un investimento». Berlusconi: «Sì, ne sono sicuro. Ho letto l’ultima relazione dell’Onu secondo cui nei prossimi 15 anni ci saranno due miliardi di persone in più al mondo, che nasceranno nei paesi esclusi dal benessere. Ci rimettiamo tutti, se non facciamo in modo che la libertà, la democrazia e quindi il benessere si diffondano. Ma ad un certo momento non abbiamo avuto la possibilità materiale di farlo, perché l’Europa che ci minacciava delle penalità...». Geldof: «Non rimproveri Bruxelles, presidente: Bruxelles è più lontana da Roma dell’Africa. Io sono stato a Lampedusa: se volete fermare la tragedia dell’immigrazione clandestina, dovete aiutare i paesi di provenienza a creare condizioni di vita migliori e aiutare a svilupparsi le loro economie. Signor presidente, quando i ricchi diventano meno ricchi, i poveri diventano ancora più poveri». Berlusconi: «Certo: più quelle persone diventano povere, più diventano disperate. So bene che aiutarle non è solo un dovere, ma anche un nostro interesse». Geldof: «Vuol dire che a L’Aquila farà qualcosa?». «Prenderò la guida. Insieme ad Obama agiremo, ne sono assolutamente convinto. Vedremo di farlo».
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Old 05-07-2009, 09:22   #3
Xile
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Secondo me non ci possiamo prendere sempre imegni per eliminare debiti altrui o impegnarci con un tot del pil per problemi altrui, specialmente con la crisi che c'é. Va bene aiutare ma qua si sta esagerando anche perché quei paesi rimarrano così probabilmente per tutta la vita.
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Old 05-07-2009, 09:35   #4
ConteZero
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Secondo me non ci possiamo prendere sempre imegni per eliminare debiti altrui o impegnarci con un tot del pil per problemi altrui, specialmente con la crisi che c'é. Va bene aiutare ma qua si sta esagerando anche perché quei paesi rimarrano così probabilmente per tutta la vita.
Considerando i soldi che abbiamo regalato alla Libia penso che spendere qualcosa per l'Africa nell'ottica di avere in cambio, in un futuro, un ritorno economico oltre che d'immagine non sarebbe male.
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Old 05-07-2009, 09:35   #5
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Uhm...
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Old 05-07-2009, 09:41   #6
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Mi sembrava strano un articolo del genere da "la stampa"...
Leggendo online su google news uk, dice che è lo stesso Gendolf che ha scritto quell'articolo..


Quote:
Rocker turned philanthropist Bob Geldof became editor-for-a-day Saturday of La Stampa, an Italian newspaper, helping prepare a special edition on Africa.
__________________

Ultima modifica di Special : 05-07-2009 alle 09:44.
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Old 05-07-2009, 10:08   #7
MadJackal
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Considerando i soldi che abbiamo regalato alla Libia penso che spendere qualcosa per l'Africa nell'ottica di avere in cambio, in un futuro, un ritorno economico oltre che d'immagine non sarebbe male.
Considerando il ritorno che stiamo avendo dai soldi dati alla Libia penso che potevamo anche darli tutti all'Africa.
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командир роты - Quando la CAUSA chiama, l'esercito del male risponde!
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Old 05-07-2009, 10:21   #8
ConteZero
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Quote:
Originariamente inviato da MadJackal Guarda i messaggi
Considerando il ritorno che stiamo avendo dai soldi dati alla Libia penso che potevamo anche darli tutti all'Africa.
Beh, abbiamo avuto un intervento del "Jacko" nostrano...
...Moonwalkerhammed Gheddafi con trenta stangone in divisa e tenda al seguito.
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Old 05-07-2009, 10:32   #9
ornette
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Originariamente inviato da Special Guarda i messaggi
Mi sembrava strano un articolo del genere da "la stampa"...
Leggendo online su google news uk, dice che è lo stesso Gendolf che ha scritto quell'articolo..
Ah, allora è tutta farina del sacco di quel comunistaccio di Geldolf..
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Old 05-07-2009, 10:40   #10
DickValentine
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Originariamente inviato da ornette Guarda i messaggi
Ah, allora è tutta farina del sacco di quel comunistaccio di Geldolf..
Cero, è stato sicuramente Geldof a dire che Berlusconi prenderà la guida del G8
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Portatore Sano di Febbra "Dottore chiami un dottore!!!"
"Alla fine muore, oppure è tutto un sogno" - Inderogabile Legge di Stemper sul cinema
"LADRI!" - Titolo in prima pagina del Corriere dello Sport dopo Italia - Corea del Sud - My Blog
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Old 05-07-2009, 10:58   #11
Fradetti
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La stampa di oggi è un numero speciale diretto da Geldof con interventi da parte di numerose personalità a favore del continete africano. L'articolo di Totti mi ha colpito particolarmente... chiunque gli abbia mai dato dello stupido non ha capito assolutamente niente
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Old 05-07-2009, 11:44   #12
G-UNIT91
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Quoto Xile
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Old 05-07-2009, 11:48   #13
das
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Non fate altro che dire che siamo nella crisi più nera e volete che il governo scialaqui i soldi per consentire a qualche capo tribù dell'Uganda di comprare missili migliori ?
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Old 05-07-2009, 11:58   #14
ConteZero
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Non fate altro che dire che siamo nella crisi più nera e volete che il governo scialaqui i soldi per consentire a qualche capo tribù dell'Uganda di comprare missili migliori ?
Sicuramente meglio di scialacquarli noi per comprare gli Eurofighter E gli F-35.
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Old 05-07-2009, 12:04   #15
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Mi piacerebbe vedere i conti correnti di Bono e di Gandolf, se superano i 50.000€ sarebbero da prenderli a sputi in faccia.
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Old 05-07-2009, 12:08   #16
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Mi piacerebbe vedere i conti correnti di Bono e di Gandolf, se superano i 50.000€ sarebbero da prenderli a sputi in faccia.
Li superano abbondantemente... ma non ha molto senso credere di poter prendere anonimi nullatenenti per fare da patroni/testimonial alle cause umanitarie.

Dubito che il presidente del consiglio italiano avrebbe risposto (obtorto collo, è il caso di dirlo) ad Ajeje Brazov, nullatenente disoccupato.
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Ultima modifica di ConteZero : 05-07-2009 alle 12:14.
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Old 05-07-2009, 12:10   #17
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Io direi che l'ego di questo ometto è piccolo così

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Old 05-07-2009, 12:15   #18
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Sicuramente meglio di scialacquarli noi per comprare gli Eurofighter E gli F-35.
certo metti che ci fa guerra la korea o l'iran

pure a me non va giù di annullare i crediti verso certi stati... e i nostri chi li annulla?
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Old 05-07-2009, 12:22   #19
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certo metti che ci fa guerra la korea o l'iran

pure a me non va giù di annullare i crediti verso certi stati... e i nostri chi li annulla?
certo certo ci dichiarano guerra....

e intanto loro muoiono di fame, hai capito di FAME.

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Old 05-07-2009, 12:23   #20
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certo metti che ci fa guerra la korea o l'iran

pure a me non va giù di annullare i crediti verso certi stati... e i nostri chi li annulla?
A noi ?
La guerra ?
La Corea ?
L'Iran ?
Col teletrasporto ?
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