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[NEWS] Gli studenti vanno in tribunale contro RIAA
venerdì 15 febbraio 2008
Roma - Undici "John Doe" della Oklahoma State University - OSU hanno finalmente un nome: la volontà di RIAA di venire a conoscenza delle identità nascoste dietro gli IP individuati sulle reti di file sharing accessibili dall'ateneo è stata infine esaudita. Ma non è stato facile per RIAA portare a casa il risultato. Anzi, ostacoli legali imprevisti si sono frapposti alla loro crociata legale. Per evitare di consegnare quei nomi OSU le ha provate tutte, e così gli studenti, il cui avvocato ha sostenuto che le richieste dell'industria a mezzo tribunale, le cosiddette subpoena utilizzate per ottenere quei nominativi, erano di fatto illegittime. È stata messa in discussione anche la credibilità degli esperti assoldati da RIAA per perorare la propria causa, ma alla fine non c'è stato nulla da fare: il giudice ha confermato la correttezza della richiesta dei discografici, e l'università non ha potuto far altro che uniformarsi a tale decisione. Ma anche a questo punto, per le etichette è stato tutto fuorché facile ottenere la lista dei pirati: ricevuto l'ordine di spifferare i nomi a novembre scorso, OSU ha prima confermato che avrebbe comunicato i dati nello stesso mese, finendo poi per rimandare la trasmissione dei nominativi per svariati mesi, senza rispondere alle ripetute sollecitazioni degli avvocati RIAA. La beffa è arrivata ai primi di febbraio, quando l'ateneo ha spedito la lista via posta elettronica facendo riferimento a un allegato alla mail. Ma quell'allegato non è mai partito, e i discografici hanno dovuto sudare ancora qualche giorno per avere finalmente a disposizione le identità dei condivisori. A questo punto però si è frapposto un ulteriore ostacolo per RIAA, un ostacolo inatteso. Come da prassi, una volta ottenuti i nomi RIAA tenta normalmente di arrivare ad un accordo extragiudiziale contattando direttamente le persone coinvolte e proponendo una via di uscita dal costo spesso non particolarmente oneroso. La novità rispetto a tanti altri casi è che gli studenti di OSU hanno deciso di non voler alcun accordo e hanno assunto un legale per sfidare RIAA in tribunale. Come se non bastassero gli stop and go subiti da RIAA, quell'avvocato è per giunta Marilyn Barringer-Thompson, già noto per aver fatto vincere a Debbie Foster la sua battaglia legale contro le major. In quel caso i discografici ci hanno dovuto rimettere anche le spese legali affrontate dalla donna, e ora l'entrata in gioco della stessa rappresentante legale che tanti danni - materiale ma anche di immagine - ha provocato alla crociata anti-P2P minaccia di trasformare un caso di successo per i discografici in una battaglia dall'esito incerto e potenzialmente molto costosa. Alfonso Maruccia Fonte: Punto Informatico
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