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Old 07-01-2008, 18:24   #1
Pancho Villa
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Banchisa, Antartico controcorrente

Riporto quest'articolo da 3bmeteo.com
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Banchisa, Antartico controcorrente

Tra gli effetti più evidenti e pericolosi del riscaldamento globale c'è senz'altro lo scioglimento della banchisa polare che negli ultimi anni ha assunto dimensioni a dir poco allarmanti nel mar glaciale artico. Nel settembre del 2005 l'estensione del pack artico ha raggiunto i minimi storici dall'inizio delle prime rilevazioni satellitari (1979) ad oggi, raggiungendo appena 5.6 dei 7 milioni di chilometri quadrati attesi; molti studiosi ritengono che il deficit raggiunto in quel mese possa essere considerato il peggiore da cent'anni a questa parte. La calotta artica negli ultimi 12 anni ha perso dall'8 al 11% della sua estensione ed è un trend inarrestabile a meno che non intervengano stagioni invernali ed estive estremamente fredde. Infatti più mare si libera dai ghiacci più energia solare (calore) viene assorbita, di contro, più il pack si restringe meno luce incidente viene riflessa grazie all'effetto albedo. In definitiva la freccia del bilancio energetico è sempre spostata in zona positiva, grazie anche alla decisiva inerzia termica delle acque.

Ma se al Polo Nord la situazione è nerissima, lo stesso non si può dire dell'Antartide dove le piattaforme dal 1979 ad oggi hanno registrato un seppur minimo aumento di superficie. Negli ultimi 27 anni l'estensione della banchisa antartica è aumentata dell'1,14%, facendo segnare però, specie nei mesi estivi oscillazioni negative e positive enormi. Ad esempio nel Marzo del 2006 la superficie di oceano ricoperta dai ghiacci ha fatto segnare un impressionante deficit, pari a -20%, mentre appena un anno prima si rilevava un ottimo +11%. O ancora, nel Febbraio del 2003, grazie ad uno spropositato aumento del pack nel mare di Weddell, i satelliti rilevarono un saldo positivo rispetto alla media del mese del 30%, quando 8 anni prima, sempre in Febbraio, gli strumenti indicavano un deficit di ben 18 punti percentuali.

La linea di tendenza tra queste oscillazioni, comunque, è sempre risultata neutra o rivolta verso l'alto, elemento controcorrente rispetto ai bilanci sempre negativi registrati al polo nord. Trovare una spiegazione univoca ad un andamento così opposto non è semplice, tuttavia si possono fare alcune ipotesi: la prima riguarda senz'altro la realtà geografica dei due poli, l'Artico è un oceano circondato da continenti, l'Antartico è un continente circondato da oceani. Questo fatto rende molto più vulnerabile il Polo Nord ai riscaldamenti climatici poiché non ha ghiacciai inlandis, ma è formato da un vastissimo pack di 4-8 metri di spessore che galleggia su un immenso mare. Naturalmente, in base al concetto espresso ad inizio articolo, se un bilancio termico volge verso il "+" allora il processo assume un andamento costante, ne sono prova i grafici del NOAA che indicano oscillazioni minime del pack artico tra mese e mese ma una costante diminuzione di superficie.

Ben diverso il caso del Polo Sud, che può contare su 11 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio spesso in media 2000m, ovviamente il rifornimento di gelo e di masse nevose che muove dall'interno verso le coste tramite le lingue glaciali e i venti catabatici garantisce un raffreddamento ed una gelificazione anche dell'oceano. Non solo, il minimo ma significativo aumento dell'estensione del pack antartico può essere ricercata, paradossalmente, anche nello stesso global warming. Infatti, aumentando la temperatura atmosferica si ha una maggior evaporazione che causa a sua volta maggior piovosità (non ovunque), probabilmente in Antartide l'aumento delle precipitazioni nevose e della temperatura ha spinto le lingue glaciali periferiche a spostarsi maggiormente verso il mare contribuendo all'aumento medio del 1.14% dell'estensione totale del pack.



http://www.3bmeteo.com/giornale/meteo_articolo-4824.htm
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Old 23-01-2008, 11:47   #2
Pancho Villa
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Dicembre: estensione record per la banchisa antartica

Che il Polo Sud vivesse una situazione ben più rosea dell'Artico era noto, ma che in tempi di global warming segnasse addirittura un record trentennale era decisamente meno scontato. Gli ultimi dati dell'NSIDC, relativi al mese di Dicembre, ci mostrano una vera e propria esplosione della banchisa antartica che ha raggiunto la ragguardevole estensione di 11.1 milioni di chilometri quadrati. Questa superficie, se paragonata alla media trentennale attesa per Dicembre, risulta superiore di ben 1.5 milioni di kmq. Per capire gli ordini di grandezza in gioco basta pensare a nazioni sconfinate come Libia o Iran.

In barba al riscaldamento globale, quindi, il pack antartico ha riscritto una pagina dell'impolverato libro dei record positivi. Il dato fornito dall'NSIDC, infatti, rappresenta per il mese di Dicembre il maggior saldo positivo dal 1979 ad oggi, ovverosia da quanto vengono rilevati i dati via satellite. Il guadagno percentuale è stato pari ad un +14% e stacca di due punti il precedente record datato 1984. Erano esattamente vent'anni che il pack dicembrino oscillava entro scarti positivi del 3% e negativi del 6%, il tutto dopo una stagione particolarmente vivace tra il 1979 e il 1988, quando a picchi da +9/11% si alternavano minimi di pari entità. Va ricordato, infatti, che la 'salute' del pack polare è direttamente proporzionale alla sua elasticità interannuale, se quest'ultima viene meno è il segno che il sistema non riesce a reagire ai cambiamenti esterni.

Le aree periferiche dell'Antartico dove si sono rilevati i maggiori progressi sono quelle prospicienti il Mare di Ross, il Mare di Weddell e quello di Amundsen; la banchisa di Weddell, in particolare, ha mostrato un incremento rispetto al dicembre 2006 di quasi un terzo. A tal proposito è interessante evidenziare il progresso complessivo rispetto ad un anno fa: +2.1 milioni di chilometri quadrati. In termini percentuali rappresenta un sonoro +17%, che diventa +25% se confrontato col minimo storico risalente al lontano 1982. Allora il pack si fermò a 9.9 milioni di kmq, ben 2.9 in meno rispetto al mese scorso. Normalmente questi paragoni si fanno al contrario, ovvero confrontando i fasti del passato con la decadenza attuale; per fortuna questo non accade col Polo Sud, notoriamente plastico ai cambiamenti climatici. La controprova che quella che abbiamo sotto gli occhi sia un'avanzata 'sana' ce la dà la concentrazione media delle aree affette da surplus: questa oscilla tra il 20 e il 50% con punte del 70-80% (in zone che, di norma, dovrebbero essere libere dai ghiacci).

Ma come è stato possibile registrare un record positivo così netto e consolidato? La risposta la si trova nell'estrema dinamicità invernale e primaverile che ha caratterizzato il vortice antartico, soventemente scisso e foriero di profonde ondulazioni meridiane. In pratica l'anomala intensità delle avvezioni fredde ha fatto sì che masse gelide stazionassero maggiormente al di sopra della superficie marina. Ovviamente ciò ha avuto un prezzo nelle aree continentali, dove si sono registrate spesso anomalie positive anche superiori ai 5-7°C. Tuttavia dubitiamo che su medie di -50°C una manciata di gradi possa avere una qualche influenza, pertanto ben vengano gli scarti positivi sul Plateau se poi risultano decisivi a rinforzare il delicato paesaggio della banchisa.
http://www.3bmeteo.com/giornale/meteo_articolo-7381.htm
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Old 23-01-2008, 12:41   #3
MaxArt
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A dire il vero è normale che le banchise abbiano un andamento altamente oscillante. Basti pensare che più sono estese, maggiore è l'albedo, e dunque minore è il calore assorbito.
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Old 24-01-2008, 00:13   #4
gpc
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La banchisa starà in forma, tutto il resto va a rotoli...



NEWS RELEASE: 2008-010 Jan. 23, 2008

Antarctic Ice Loss Speeds up, Nearly Matches Greenland Loss

PASADENA, Calif. – Ice loss in Antarctica increased by 75 percent in the last 10 years due to a speed-up in the flow of its glaciers and is now nearly as great as that observed in Greenland, according to a new, comprehensive study by NASA and university scientists.

In a first-of-its-kind study, an international team led by Eric Rignot of NASA's Jet Propulsion Laboratory, Pasadena, Calif., and the University of California, Irvine, estimated changes in Antarctica's ice mass between 1996 and 2006 and mapped patterns of ice loss on a glacier-by-glacier basis. They detected a sharp jump in Antarctica's ice loss, from enough ice to raise global sea level by 0.3 millimeters (.01 inches) a year in 1996, to 0.5 millimeters (.02 inches) a year in 2006.

Rignot said the losses, which were primarily concentrated in West Antarctica's Pine Island Bay sector and the northern tip of the Antarctic Peninsula, are caused by ongoing and past acceleration of glaciers into the sea. This is mostly a result of warmer ocean waters, which bathe the buttressing floating sections of glaciers, causing them to thin or collapse. "Changes in Antarctic glacier flow are having a significant, if not dominant, impact on the mass balance of the Antarctic ice sheet," he said.

To infer the ice sheet's mass, the team measured ice flowing out of Antarctica's drainage basins over 85 percent of its coastline. They used 15 years of satellite radar data from the European Earth Remote Sensing-1 and -2, Canada's Radarsat-1 and Japan's Advanced Land Observing satellites to reveal the pattern of ice sheet motion toward the sea. These results were compared with estimates of snowfall accumulation in Antarctica's interior derived from a regional atmospheric climate model spanning the past quarter century.

The team found that the net loss of ice mass from Antarctica increased from 112 (plus or minus 91) gigatonnes a year in 1996 to 196 (plus or minus 92) gigatonnes a year in 2006. A gigatonne is one billion metric tons, or more than 2.2 trillion pounds. These new results are about 20 percent higher over a comparable time frame than those of a NASA study of Antarctic mass balance last March that used data from the NASA/German Aerospace Center Gravity Recovery and Climate Experiment. This is within the margin of error for both techniques, each of which has its strengths and limitations.

Rignot says the increased contribution of Antarctica to global sea level rise indicated by the study warrants closer monitoring.

"Our new results emphasize the vital importance of continuing to monitor Antarctica using a variety of remote sensing techniques to determine how this trend will continue and, in particular, of conducting more frequent and systematic surveys of changes in glacier flow using satellite radar interferometry," Rignot said. "Large uncertainties remain in predicting Antarctica's future contribution to sea level rise. Ice sheets are responding faster to climate warming than anticipated."

Rignot said scientists are now observing these climate-driven changes over a significant fraction of the West Antarctic Ice Sheet, and the extent of the glacier ice losses is expected to keep rising in the years to come. "Even in East Antarctica, where we find ice mass to be in near balance, ice loss is detected in its potentially unstable marine sectors, warranting closer study," he said.

Other organizations participating in the NASA-funded study, in addition to the University of California, Irvine, are Centro de Estudios Cientificos, Valdivia, Chile; University of Bristol, United Kingdom; Institute for Marine and Atmospheric Research, Utrecht University, Utrecht, The Netherlands; University of Missouri, Columbia, Mo.; and the Royal Netherlands Meteorological Institute, De Bilt, The Netherlands.

Results of the study are published in February's issue of Nature Geoscience.

Additional media contact for this story: Jennifer Fitzenberger, University of California, Irvine; 949-824-3969, jfitzen@uci.edu .

For more information, visit: http://www.nasa.gov .

JPL is managed for NASA by the California Institute of Technology in Pasadena.

-end-
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Old 16-02-2008, 10:57   #5
Pancho Villa
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http://www.3bmeteo.com/giornale/meteo_articolo-7478.htm
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Gennaio 2008: è ancora record per la banchisa antartica

L'estensione dei ghiacciai antartici ha raggiunto un valore record per il mese di Gennaio. Dal 1979, primo anno di registrazione puntuale, ad oggi, mai si era registrato un valore simile, pari a circa 6.8 milioni di chilometri quadrati. Per meglio rendere l'idea, basti pensare che l'Italia ha una superficie di 300mila chilometri quadrati, 22 volte inferiore. L'incipit del 2008, quindi, da chiari segnali di un netto rallentamento del Riscaldamento Globale sebbene un solo dato non sia ancora significativo per ipotizzare un'inversione di tendenza. Certo è che lo stato di salute dell'Antartide ha sempre destato minor preoccupazione rispetto a quello dell'Artico e, in generale, di tutto l'emisfero settentrionale e questi ultimi dati non fanno che confermare il suddetto trend.

+34%: ecco l'incremento sorprendente dell'estensione della banchisa antartica nel mese di Gennaio appena concluso. Un valore record che va a rimpinguare i già lusinghieri dati dai mesi precedenti. Eppure soli 12 mesi fa la situazione era molto differente: 'solamente' 4.9 milioni di chilometri quadrati erano ricoperti dal ghiaccio del pack, un dato inferiore alla media di circa il 3%. Ma come è possibile che nel breve volgere di un solo anno vi sia stato un aumento di 1.9 milioni di chilometri quadrati nell'estensione del ghiaccio? La risposta è certamente lungi dall'essere compresa appieno, tuttavia l'estrema dinamicità del Vortice Polare ha fatto si che avvezioni d'aria gelida si ripetessero, con continuità, dal plateau continentale verso le zone costiere. Certamente si è dovuto pagare dazio nel cuore del Polo Sud dove le temperature sono state superiori alle medie, tuttavia senza registrare valori preoccupanti.

Scendendo maggiormente nel particolare, si registrano anomalie negative nell'estensione dei ghiacci sulle coste del Queen Maud Land, della Terra di Graham e della Terra di Marie Byrd. Nei primi due casi lo scostamento dalla media raggiunge valori vicini al 30% con punte del 50% sulla parte orientale del Mare di Amundsen. Tuttavia, sono nettamente maggiori le zone con un saldo positivo: dal Mare di Ross a tutte le coste che si affacciano sull'Oceano Indiano al Mare di Weddell. L'incremento medio è pari al 40% pur con diverse aree che superano il 50% in particolar modo a largo della Terra di Coats, della Terra di Mac Robertson e sulla Piattaforma di Amery. Il saldo finale stacca un valore assolutamente record di +34%

Andando ad analizzare la serie storica, ci rendiamo conto che il dato in questione è assolutamente eccezionale: il precedente record spettava al 1996 con un'estensione del 23% superiore alla media e pari a 6.2 milioni di chilometri quadrati, avvicinata solo dal 2003 con 6.1 milioni. Nel decennio 1997/2007 solo in tre occasioni si erano registrati avanzamenti del fronte dei ghiacci: nel già citato 2003, nel 2004 (+15%) e nel 2001 (+5%) In tutti le altre annate solo valori negativi con due picchi: nel 1997 e nel 2006 (-17%). Va comunque segnalato che, per quanto la serie storica sia molto esigua, il suo trend sia verso un lieve rialzo pari al +1.9% per decade. In un periodo di Global Warming conclamato, questi dati ci devono far riflettere su come sia ancora misteriosa la macchina climatica ed i meccanismi che la regolano.

Angelo Amicarelli
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Old 17-02-2008, 21:19   #6
gpc
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http://www.3bmeteo.com/giornale/meteo_articolo-7478.htm

L'incipit del 2008, quindi, da chiari segnali di un netto rallentamento del Riscaldamento Globale sebbene un solo dato non sia ancora significativo per ipotizzare un'inversione di tendenza.
Mi sembra un'affermazione alquanto... incauta.
Soprattutto contando che quest'anno è la prima volta in cui si è talmente ritirata la banchisa al polo nord da aprire il passaggio per la circumnavigazione...
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Old 18-02-2008, 11:10   #7
Pancho Villa
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http://www.3bmeteo.com/giornale/meteo_articolo-7469.htm
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Gennaio 2008: brusca frenata del Global Warming

I dati emessi il 14 febbraio dal National Climatic Data Center americano ufficializzano in maniera definitiva la brusca frenata del riscaldamento globale. Le terre emerse a livello planetario hanno registrato un'anomalia negativa di -0.01°C rispetto alla media 1901-2000, non accadeva dal lontano 1982. Lo scarto raggiunge addirittura i -0.17°C nel Nord Emisfero, solitamente bersaglio privilegiato di gran parte del calore in surplus intrappolato nell‘atmosfera terrestre. Tutto ciò è stato possibile grazie ad una concatenazione di eventi opposta, ma altrettanto anomala, a quella che fece del gennaio 2007 il più caldo dell'ultimo secolo.

Un anno fa, più o meno di questi tempi, commentavamo lo storico scarto positivo registrato in gennaio, sia a livello globale che emisferico. Allora le anomalie delle terre emerse boreali e planetarie toccarono i +2.28°C per le prime e i +1.89°C per le seconde. A distanza di soli 12 mesi ci troviamo a commentare dati diametralmente opposti ma altrettanto storici: le terre emerse del nord emisfero hanno segnato un perentorio -0.17°C, mentre a livello globale lo scarto si è attestato sui -0.01°C. Se confrontiamo questi valori con quelli del gennaio 2007 scopriamo un calo, rispettivamente, di 2.45°C e di 1.90°C; differenze che a livello climatico pesano come macigni. Era oltre un quarto di secolo che in queste aree non si registravano anomalie negative, neppure tra il 1992 e il 1993, quando gli effetti dell'eruzione del Pinatubo coinvolsero l'intero pianeta.

La brusca frenata del global warming si smorza leggermente includendo nell'analisi i dati relativi agli oceani. A gennaio l'anomalia complessiva è stata del tutto uguale a quella di dicembre, vale a dire +0.25°C; un piccolo calo si è registrato soltanto nell'emisfero boreale dove si sono persi 0.05°C. Questa staticità, tuttavia, non deve sorprendere, le grandi distese marine, infatti, grazie all'elevato calore specifico dell'acqua, reagiscono molto lentamente alle variazioni termiche. E' altrettanto vero, però, che rispetto al gennaio dello scorso anno gli oceani hanno perso oltre due decimi di grado, una variazione di tutto rispetto.

Per chiudere il quadro è importante riportare le anomalie terre emerse-oceano, sia globali che emisferiche. Rispetto alla media secolare 1901-2000 lo scarto planetario complessivo è stato appena di +0.18°C, che si riduce a 0.10°C nel nord emisfero e raggiunge gli 0.28°C in quello meridionale. Siamo di fronte ad uno dei rari casi, specie negli ultimi 25 anni, in cui l'anomalia positiva boreale è inferiore rispetto a quella australe. Non solo, va ricordato che lo scarto positivo di appena 0.18°C si inserisce all'interno di una media secolare che possiamo definire fredda rispetto agli anni duemila. Lo scarto positivo medio di gennaio dal 1998 al 2007 è pari a 0.5°C, ben 0.32°C in più rispetto all'anomalia fatta registrare lo scorso mese.

Le cause di questo sensibile rallentamento del global warming vanno ricercate principalmente nella concomitanza tra il fenomeno della Nina ed uno dei più intensi e duraturi anticicloni termici degli ultimi anni. La prima, oltre a raffreddare notevolmente le acque del Pacifico, ha indebolito le miti correnti occidentali, mentre il secondo ha letteralmente congelato metà del continente asiatico. In tutto all'interno del minimo undecennale dell'attività solare. Tuttavia, mentre la Nina era un evento ampiamente previsto, l'anticiclone termico asiatico ha spiazzato tutti per durata, precocità e vastità.

Raramente negli ultimi 15 anni si era potuta osservare una struttura anticiclonica termica di tale portata; la sua crescita, cominciata già nel mese di Dicembre, ha subito una repentina accelerazione nella prima metà di gennaio grazie ad una copertura nevosa da record su tutta l'Asia. La superficie innevata in surplus, infatti, ha notevolmente allargato le maglie dell'albedo riflettendo verso lo spazio ingenti quantità di energia solare. A questo si è aggiunta un'attività meridiana molto scarsa che non è riuscita a frammentare la struttura anticiclonica. In base ai dati dell'NCDC la superficie coperta dalle nevi lo scorso gennaio, nel Nord Emisfero così come nella sola Eurasia, è stata la più vasta dal 1967, ovvero da quando si rilevano sistematicamente i dati. Nel primo caso si è calcolato un surplus di 3.2 milioni di kmq, nel secondo di 2.8; tutto questo con la penisola europea sotto la media e gli Stati Uniti poco al di sopra. Inutile dire che dati come questi in tempi di global warming conclamato hanno un peso scientifico non indifferente. Vogliamo altresì sottolineare che come una rondine non fa primavera così anche un mese che rallenta clamorosamente dalla scia del riscaldamento non rappresenta un'inversione di tendenza. Per adesso a noi non rimane altro che aspettare i dati di febbraio per vedere se arriva un'altra rondine, in caso contrario avremo fornito alla comunità un'interessante eccezione alla 'routine' climatica degli ultimi 20 anni.


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Old 18-02-2008, 11:13   #8
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Mi sembra un'affermazione alquanto... incauta.
Soprattutto contando che quest'anno è la prima volta in cui si è talmente ritirata la banchisa al polo nord da aprire il passaggio per la circumnavigazione...
Quoto, c'è da dire che nell'articolo sopra comunque hanno giustamente precisato che "una rondine non fa primavera". Riguardo l'artico a novembre c'è stato un grande recupero dopo un'estate e anche un ottobre disastrosi (come hai giustamente detto).

Comunque nel mio piccolo continuo ancora a sperare in una mini glaciazione.
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Old 18-02-2008, 12:43   #9
gpc
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Comunque nel mio piccolo continuo ancora a sperare in una mini glaciazione.
Ah beh, lì con me sfondi una porta aperta
Comunque, di quei grafici con le palline, più che le macchie azzurre in mezzo all'africa e all'asia mi preoccupano i palloni rossi su tutto l'estremo nord...
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Old 13-03-2008, 18:26   #10
Pancho Villa
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Febbraio: global warming in affanno dai Poli all'Equatore


Pur non essendo di fronte agli storici risultati di gennaio le prime notizie riguardanti l'andamento termico a febbraio sono decisamente positive. In base ai dati ufficiali della NASA, infatti, risulta che il mese appena trascorso sia stato, a livello globale, il 5° più freddo dal 1980 con uno scarto di appena 0.26°C. Non solo, erano 14 anni che le anomalie positive rispetto alla media di riferimento 1951-1980 non scendevano al di sotto dei tre decimi di grado. Se allarghiamo l'indagine alle sole terre emerse scopriamo uno scarto di 0.31°C, ovverosia il quinto più basso degli ultimi 28 anni a pari merito col 1993, anno però 'viziato' dagli effetti dell'esplosione del Pinatubo. Tutto questo assume connotati ancor più positivi se aggiungiamo il raffreddamento della Groenlandia e le ottime estensioni delle banchise polari.


Il riscaldamento globale rallenta per il secondo mese consecutivo, mostrando al mondo scientifico una forma ben lontana dagli infuocati fasti degli ultimi anni. In attesa dei dati ufficiali del NCDC riportiamo quelli della NASA, secondo i quali il febbraio del 2008 è stato il quinto più freddo dal 1980 sia a livello continentale che oceanico. L'anomalia rispetto alla media ‘51-'80 è stata di 0.26°C, con una diminuzione di 0.37°C sul 2007 e di 0.41°C sul febbraio record del 2004.

Se analizziamo il dato sui due emisferi scopriamo che stavolta l'anomalia meno importante l'ha fatta registrare quello australe, con un risibile +0.06°C. Quello boreale, invece, ha subito un riscaldamento di un quarto di grado rispetto a gennaio segnano uno scarto di 0.57°; si tratta comunque di un risultato più che soddisfacente, specie al livello decadale. Basti pensare, infatti, che l'anomalia in questione è la più bassa degli ultimi 14 anni e si discosta di ben 0.64°C da quella del 2007 e di 0.80°C dal record assoluto del 1995. Tornando all'emisfero sud è interessante sottolineare il vistoso calo, sempre a livello delle terre emerse, rispetto al mese scorso: -0.24°C.

A tutto questo vanno aggiunti gli ottimi dati relativi all'estensione della banchisa artica, antartica e il raffreddamento registrato in Groenlandia. Nei primi due casi si sono registrati progressi percentuali, rispetto allo scorso anno, del 4% per il Polo Nord e addirittura del 29% per il Polo Sud; per quanto riguarda la Groenlandia, invece, lo scarto termico negativo sulla media 1960-1990 ha oscillato tra i -0.5 e i -1.0°C.

Le cause principali di questo significativo rallentamento del riscaldamento gobale sono state: la Nina, il minimo undecennale della radiazione solare e l'innevamento record in Asia. La fase negativa dell'ENSO (tra le più intense degli ultimi decenni) ha mantenuto, e mantiene tutt'ora, le temperature superficiali del Pacifico ben al di sotto della media. La riduzione dell'energia solare in arrivo riduce inevitabilmente il calore a disposizione del sistema atmosferico, il quale risulta ulteriormente impoverito dall'albedo in eccesso legato al surplus di nevosità in Asia. In parole povere negli ultimi 2 mesi tutto o quasi ha remato contro il global warming e Marzo, per adesso, sembra non voler cambiare rotta. Va tuttavia ricordato che, nonostante i numerosi elementi a feedback negativo, il processo di riscaldamento non è fermato ma ha subito soltanto un rallentamento. Elemento, questo, che ci aiuta a non abbassare la guardia e a rimanere coi piedi per terra.

Per avere la definitiva conferma dei dati termici riportati fin'ora attendiamo il report ufficiale dell'NCDC che uscirà entro il 15 Marzo prossimo. Vi rimandiamo, quindi, ad un ulteriore aggiornamento del seguente articolo.

Giulio Betti

Ultima modifica di Pancho Villa : 13-03-2008 alle 18:29.
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Artico in convalescenza


Dopo i confortanti dati sulle temperature medie globali che, in questi primi due mesi del 2008, hanno rallentato la loro incessante marcia verso il rialzo, dopo i valori record raggiunti dall'estensione dei ghiacci del Polo Sud, anche sull'Artico la situazione sembra volgere al meglio. Il 'malato cronico' non è certo guarito del tutto ma dei segnali di ripresa sono evidenti. Resta l'incognita circa la durata di questo trend all'incremento dei ghiacci che potrebbe essere legato a fattori contingenti e quindi non duraturi. Solo i prossimi mesi ci diranno il vero stato di salute del Polo Nord ma adesso è giusto concentrarci sui dati del mese di febbraio, l'ultimo dell'inverno meteorologico.


E' noto che il trend dell'estensione dei ghiacci sull'emisfero boreale è in calo. La serie storica non è certo delle più lunghe e quindi risulta difficile cogliere delle linee di tendenza significative. Tuttavia è innegabile che lo stato di salute dell'Artico sia alquanto critico. Lo scorso autunno e nella prima parte dell'inverno si sono succeduti valori pesantemente negativi che hanno avuto ripercussioni molto gravi sulla fauna locale. Foche, trichechi, orsi polari hanno dovuto fare i conti con una banchisa polare ridotta ai minimi termini, dovendo spesso affrontare viaggi lunghissimi per approdare sulle coste di Groenlandia, Alaska e Siberia. La mortalità si è quindi impennata, aggravando una situazione già critica.

Come detto, però, in questo mese di Febbraio la situazione è certamente migliorata. L'estensione dei ghiacci è stata pari a 15 milioni di chilometri quadrati, a fronte di una media di 15.6. Un decremento del 4% che non si registrava dal Febbraio del 2003. In questo intervallo temporale il deficit è sempre stato più pesante, fino a toccare un -9% nel 2005. Il valore più elevato in assoluto si è registrato proprio all'inizio della serie, nel 1979, quando l'estensione è stata di 16.4 milioni di chilometri quadrati, ovvero superiore del 5% se confrontata alla media. Rispetto al trend improntato alla discesa, si sono avuti pochi anni favorevoli come nel 1987, nel 1993, nel 1998 e nel biennio 2002 2003. I picchi negativi, invece, si sono avuti nel 1981, 1984 e nel triennio 2005/07. Questo Febbraio 2008, pur facendo registrare un'estensione inferiore alla media, si pone al di sopra della linea di tendenza dell'ultima decade che prevede un decremento decennale del 2,8%. Anche per quanto concerne lo spessore del ghiaccio, dato spesso sottovalutato ma di grande importanza, riscontriamo una situazione analoga, ovvero leggermente deficitaria. Scendendo maggiormente nel dettaglio, si segnalano valori perfettamente in media sullo Stretto di Danimarca, lievemente inferiori sul Mare di Ohotsk, di Terranova e di Groenlandia, decisamente scarsi sul Mare di Barents, superiori sul Mare di Bering e sullo Stretto di Davis.

Le cause di questa ripresa nell'estensione nonché dello spessore dei ghiacci sono certamente molteplici e riguardano sia fattori contingenti che altri più generali. In primo luogo l'attività solare è alquanto ridotta, trovandoci nel picco minimo di un ciclo della durata di undici anni. Esiste, altresì, un secondo ciclo, circa secolare, e anche in questo caso siamo prossimi ai valori inferiori. Va inoltre sottolineata l'importanza della NINA, ovvero dell'anomalo raffreddamento delle acqua del Pacifico occidentale, sulle sorti climatiche dell'intero pianeta. Sembra ormai accertata la correlazione tra questo fenomeno e temperature globali mediamente inferiori. Un ultimo fattore determinate e più strettamente legato alla zona artica, è l'attività del Vortice Polare Troposferico. Nello scorso mese di febbraio il cuore di questa depressione, colma d'aria gelida in quota, si è localizzato sul Canada settentrionale. Ecco quindi che anche la distribuzione dei ghiacci ne ha risentito: i picchi minimi, infatti, si sono avuti al di sopra dell'Europa e dell'Asia mentre l'andamento è stato opposto al di sopra delle Americhe. D'altro canto il Vecchio Continente è la 'cenerentola' di questo inverno che è stato tutt'altro che mite sul resto dell'emisfero boreale. Resta ora l'incognita sull'andamento futuro: saprà il 2008 segnare un colpo d'arresto sia al Blobal Warming che alla fusione dei ghiacci o questi primi due mesi sono stati una sporadica eccezione?

Angelo Amicarelli

Ultima modifica di Pancho Villa : 13-03-2008 alle 18:29.
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Old 13-03-2008, 18:38   #12
gpc
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Mah, mi lasciano perplessi non tanto i dati quanto le conclusioni su un trend di lunga durata partendo da una singola rilevazione annuale.
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Old 13-03-2008, 18:48   #13
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Mah, mi lasciano perplessi non tanto i dati quanto le conclusioni su un trend di lunga durata partendo da una singola rilevazione annuale.
Non è "singola": conferma i dati di gennaio. Ad ogni modo per me non è affatto inatteso.
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Old 13-03-2008, 18:51   #14
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Non è "singola": conferma i dati di gennaio. Ad ogni modo per me non è affatto inatteso.
C'è scritto "annuale" dopo "singola"
Intendo dire che il fatto che UN inverno non segua l'andamento medio che si registra ormai da decenni non significa che l'andamento si sia invertito.
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Old 13-03-2008, 19:44   #15
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tanto finche sta banchisa non si schiantera contro la propria casa tutti se ne fotteranno
è sempre cosi e sempre sara
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Old 13-03-2008, 21:55   #16
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Intendo dire che il fatto che UN inverno non segua l'andamento medio che si registra ormai da decenni non significa che l'andamento si sia invertito.
Certamente, però i dati di questi ultimi mesi sono di gran lunga sotto la media degli ultimi anni che sono stati caratterizzati da un trend pressoché costante; un solo anno sotto la media non significa nulla, ma è bene tenerne conto proprio per la sua eccezionalità. Nei prossimi mesi/anni sarà interessante vedere se si tratta soltanto di un evento isolato oppure se verrà confermato.
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Old 13-03-2008, 23:05   #17
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Certamente, però i dati di questi ultimi mesi sono di gran lunga sotto la media degli ultimi anni che sono stati caratterizzati da un trend pressoché costante; un solo anno sotto la media non significa nulla, ma è bene tenerne conto proprio per la sua eccezionalità. Nei prossimi mesi/anni sarà interessante vedere se si tratta soltanto di un evento isolato oppure se verrà confermato.
Sì per carità, io sono solo contento se fa freddo eh però per esempio ho visto che sulle dolomiti è stato un anno decisamente secco e oserei quasi dire caldo, dato che in febbraio a valle c'erano già le gemme, cosa che onestamente non ho mai visto.
Inoltre qui (a Ferrara) è un mese che sono tornate le zanzare, ossia da metà febbraio: normalmente si passava quasi tutta la primavera senza tirar giù le zanzariere, ormai si possono togliere solo da novembre a gennaio se andiamo avanti così.
Non pretendo certamente di far fede per l'intero globo, però se mi dicono che il clima è "tornato indietro" anche solo per quest'anno... beh... non qui dove lo vivo.
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Old 14-03-2008, 00:30   #18
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Sì per carità, io sono solo contento se fa freddo eh però per esempio ho visto che sulle dolomiti è stato un anno decisamente secco e oserei quasi dire caldo, dato che in febbraio a valle c'erano già le gemme, cosa che onestamente non ho mai visto.
Inoltre qui (a Ferrara) è un mese che sono tornate le zanzare, ossia da metà febbraio: normalmente si passava quasi tutta la primavera senza tirar giù le zanzariere, ormai si possono togliere solo da novembre a gennaio se andiamo avanti così.
Non pretendo certamente di far fede per l'intero globo, però se mi dicono che il clima è "tornato indietro" anche solo per quest'anno... beh... non qui dove lo vivo.
Vero, l'Europa è stata una delle poche aree sopra la media, l'inverno appena passato è stato poco più freddo di quello dell'anno scorso con gennaio e febbraio abbondantemente sopra la media; soltanto l'autunno e l'inizio inverno (dicembre e soprattutto novembre) sono stati sotto la media. Comunque le anomalie positive maggiori si sono concentrate nel nord europa, scandinavia in particolare, se ravani nel sito trovi diversi articoli in materia.
In ogni caso quello che conta è la media globale.
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Old 17-03-2008, 20:05   #19
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http://www.3bmeteo.com/giornale/meteo_articolo-7613.htm
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11-17 Marzo: buone nuove dall'Antartico


Marzo è il mese che sancisce il passaggio dalla luce estiva alla lunga notte invernale e per questo ricopre un ruolo determinante nel monitoraggio dell'andamento climatico. Nell'ultima settimana precoci isoterme fino a -40°C ad 850hp ed il rinforzo dell'alta pressione hanno fatto si che su buona parte del Plateau antartico si rilevassero interessanti scostamenti negativi rispetto alla media attesa per Marzo. E' importante sottolineare che il confronto non è su base decadale, bensì mensile, quindi le anomalie, essendo inserite nella metà del mese, hanno un peso statistico maggiore. Tra gli scarti più significativi spiccano i -4.5°C di Amundsen-Scott, attualmente inchiodato sui -60°C, e i -4°C di Halley, stabile intorno ai -20°C.


Le altre stazioni prese in esame sono: Mc Murdo, Rothera, Mirny e Davis. In queste località i discostamenti sono meno importanti ma pur sempre significativi, soprattutto se consideriamo il confronto fatto con la media complessiva di tutto il mese e non con quella della sola seconda decade. E' ancora presto per poter fare proiezioni sul venturo semestre invernale, tuttavia i segnali sono piuttosto soddisfacenti, considerando anche l'ennesima estensione record fatta registrare dalla banchisa.


In Febbraio la superficie di oceano ghiacciato ha toccato i 3.7 milioni di chilometri quadranti, ovverosia 0.8 milioni in più rispetto alla media attesa. E' il terzo mese consecutivo che il pack antartico segna surplus prossimi o superiori al milione di chilometri quadrati: il record, per adesso, spetta a Dicembre e Gennaio, rispettivamente con +1.5 e +1.4 milioni di kmq. E' ovvio che ereditare dall'estate un simile saldo positivo non può che porre ottime basi per il semestre freddo. In attesa di vedere quello che saprà regalarci sua maestà Antartide riportiamo le anomalie della scorsa settimana:





Giulio Betti
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Old 18-03-2008, 00:03   #20
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Intendo dire che il fatto che UN inverno non segua l'andamento medio che si registra ormai da decenni non significa che l'andamento si sia invertito.
Forse no, ma ci fa pensare che l'attività solare, se è capace di invertire in questo modo gli effetti del riscaldamento globale, abbia su questo un'influenza maggiore di quanto ci si potesse aspettare.
Ma, ripeto, io non ne sono sorpreso.
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