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#1 |
Junior Member
Iscritto dal: Jan 2006
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LA REVISIONE dei COEFFICIENTI , E I GIOVANI IMPASSIBILI.
E' ritornata alle cronache di questi giorni, la volontà del Governo di ritoccare i "coefficenti" sul calcolo della Pensione, naturalmente quella delle nuove generazioni.
In nome della vecchia " Riforma Dini ", quale citava la possibilità di rivedere i calcoli dei Coefficienti , i nostri Politici sono convinti che sull'altare del sacrificio, ancora una volta si sacrifica il "giovane" : soggetto impassibile , predisposto ad ogni tipo di privazione , e soprattutto abituato ad avere la "pappa pronta"!! Ad alzare gli scudi , questa volta in modo compatto, tutti i Sindacati contrari ad ogni ipotesi di "ritocco" dei coefficienti. Sul tavolo del Welfare da aprile , un pacchetto di memorandum che le parti Sociali andranno a discutere negoziando il "salvabile"!! Saranno ancora una volta i "Giovani" ad uscirne con le ossa rotte???!!! Ho la senzazione che sarà ancora così , ...voi che dite!!??? Certo è,che il 33% del salario va alle casse dell'INPS per un periodo contributivo stimabile in 40 anni ; La necessaria attività lavorativa fino a 65 anni , combinata con la "speranza di vita" mediamente stimata a 80 anni , ci farò campare ancora 15 anni con un assegno pensionistico già oggi da fame (47%)!! Vogliamo restare impassibili fino alla morte???!!! Aloa |
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#2 |
Junior Member
Iscritto dal: Jan 2006
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http://www.adnkronos.com/IGN/Economia/?id=1.0.793565858
Pensioni, Damiano: ''Interverremo sui coefficienti'' Il ministro del Lavoro: ''E' previsto nelle legge Dini. E sottolinea: ''Ne discuteremo al tavolo con le parti sociali". Epifani: ''Governo chiarisca entità e destinazione surplus''. Angeletti: ''Accordo prima del Dpef'' Roma, 14 mar. (Adnkronos/Ign) - ''L'intervento sui coefficienti è previsto nelle legge Dini. Ne discuteremo al tavolo con le parti sociali". Ad affermarlo iIl ministro del Lavoro Cesare Damiano tornando su quanto affermato in mattinata dal suo capo di Gabinetto Battafarano che aveva appunto profilato la necessità di un taglio 'morbido' ai coefficienti. Quanto ai tempi per la chiusura del tavolo di concertazione con le parti sociali sulla riforma delle pensioni, che si aprirà il 22 marzo prossimo, Damiano - nel corso di una briefing con la stampa estera - ha detto di augurarsi "di finire entro l'estate, prima della presentazione della legge Finanziaria" rispondendo a chi gli chiedeva se il governo riuscirà ad arrivare all'appuntamento "con una voce sola". Il tavolo delle pensioni, comunque, ha poi precisato, si svilupperà parallelamente agli altri due tavoli quello sullo sviluppo e la competitività e quello sul pubblico impiego. All'interno del tavolo sulle pensioni saranno affrontati anche i temi degli ammortizzatori sociali e del mercato del lavoro: "Sono tavoli che potranno agire in parallelo. Nella Concertazione tutto si tiene", ha spiegato. "Il governo intenderebbe avviare il tavolo di confronto con le parti sociali il 22 marzo: lo apprendiamo dalla stampa, perché né ufficialmente né ufficiosamente è ancora arrivata alcuna convocazione", ha dichiarato il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani nel corso della sua relazione al direttivo del sindacato. E ha quindi aggiunto che se effettivamente il tavolo si aprirà la prossima settimana, "il governo dovrebbe presentarci un documento generale con i punti prioritari e da quel primo appuntamento dovrebbero scaturire le indicazioni sulle modalità e i dettagli del confronto". Innanzi tutto la Cgil chiede al governo "che indichi esattamente l'entità del surplus di entrate e che nell'indicarlo, consideri anche le previsioni dell'andamento dei conti pubblici per il resto dell'anno''. ''Non vorremmo che - critica il leader della Cgil - se con una mano il governo dovesse dare qualcosa ora, con l'altra fosse costretta a toglierla in autunno in sede di finanziaria". A pensare che l'accordo vada ''fatto prima del Dpef" è anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, il quale sottolinea che nel tavolo convocato dal governo si parlerà di sviluppo e di crescita economica, "ma non ci sottrarremo - spiega - a discutere di pensioni". "Per noi - ricorda Angeletti - occorre abolire lo scalone e non ridurre i coefficienti". ''Non capisco - afferma ancora - come si possa fare il Dpef senza una intesa sulle questioni che sono da inserire" nel Documento di programmazione economica e finanziaria. ''Comincia proprio male il confronto con il governo sulle pensioni'', sottolinea in una nota il segretario generale aggiunto della Cisl, Pier Paolo Baretta a proposito della proposta di cambiare i coefficienti di calcolo delle pensioni. ''Il buon giorno - sottolinea il sindacalista - si vede dal mattino. La posizione del ministero del Lavoro sulla revisione dei coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione contributiva è per la Cisl inopportuna e sbagliata''. ''E' inopportuna perché alla vigilia di un negoziato non si alzano barriere; è sbagliata perché scarica tutto sui giovani che sono l'anello debole della catena'', chiarisce. ''Il governo parte col piede sbagliato se a pochi giorni dalla concertazione si pensa di tagliare i coefficienti'' perché ''così non si pongono le condizioni per un confronto sereno'', secondo il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini. ''L'Ugl ha sempre affermato, e lo ribadisce con maggiore forza oggi, la propria contrarietà a una revisione dei coefficienti - ha aggiunto - perché semmai c'è un problema reale di rivalutazione delle pensioni''. Aloa |
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#3 |
Junior Member
Iscritto dal: Jan 2006
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IL SOLE 24 ORE ..
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#4 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
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vogliono abbassare i coefficenti, in base alla speranza di vita dei nuovi giovani che loro presumono più alta, ma siamo sicuri che riusciranno a sopravvivere con il 40-45% della pensione?
![]() la verità è che scaricano sempre i problemi sulle future generazioni e il pirla onesto che lavora se lo prendene ..... se mai avrò un figlio lo farò studiare a napoli, cosi almeno impara l' arte dell' arrangiarsi... |
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#5 |
Junior Member
Iscritto dal: Jan 2006
Messaggi: 16
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TITO BOERI
Sui giovani la politica è miope
Tito Boeri, La Stampa, 08-02-2006 L’ALTRA faccia della medaglia del declino economico è il conflitto intergenerazionale, quello fra giovani e anziani. Chi si candida a governare il Paese dopo le prossime elezioni ha il dovere di dirci fin d'ora come intende affrontarlo. Da quanto si intuisce da questa rissosa campagna elettorale, si sta solo lavorando ad accentuarlo, a rendere più acuto lo scontro fra giovani e anziani. Da ormai quindici anni la posizione relativa dei giovani nella distribuzione dei redditi in Italia sta peggiorando. La povertà tra chi è senza lavoro parla sempre più giovane ed è nelle classi di età più basse che è concentrato il fenomeno dei working poor. Hanno oggi una volatilità dei loro redditi fino a 5 o 6 volte superiore a quella delle generazioni che li hanno preceduti quando avevano la loro età. Non pochi dei giovani lavoratori di oggi potranno, dopo aver lavorato 40 anni, ricevere pensioni di poco più di 400 euro al mese, al di sotto della linea della povertà assoluta. Il nostro sistema è notoriamente squilibrato a favore di chi oggi riceve una pensione (due terzi della spesa sociale sono destinati a questa funzione), magari a 57 anni e con l'aspettativa di vivere per altri 25-30 anni. In questa legislatura gli interventi su fisco e trasferimenti sociali hanno ulteriormente migliorato la situazione delle famiglie con un anziano come capofamiglia rispetto alle famiglie con figli minori. E l'unica proposta di politica sociale sin qui emersa in una campagna elettorale fatta per lo più di insulti, è la scelta di aumentare le pensioni minime. Ci si insegue nel cercare di conquistare il partito dei pensionati. Mentre la povertà fra i giovani non è certo una priorità. Perché la politica ignora i giovani? Ed è possibile risolvere il conflitto intergenerazionale anziché doversi schierare dalla parte dei giovani o da quella degli anziani? Cominciamo dalla prima domanda. Finché ci sarà un conflitto fra generazioni, saranno gli anziani ad avere la meglio. Oltre ad essere maggiormente rappresentati dove conta esserlo, sono sempre più numerosi tra gli elettori. L'elettore mediano aveva nel 1992 (quando fu varata l'unica riforma delle pensioni che ha ridotto le prestazioni degli attuali pensionati) 44 anni, alle scorse elezioni politiche aveva 46 anni, oggi ha 47 anni e nella legislativa successiva raggiungerà i 50 anni. In un sistema bipolare, i partiti cercano, per vincere le elezioni, di catturare il voto di questo elettore mediano. Dunque è comprensibile che, se conflitto ha da essere, la bilancia penda sempre di più dalla parte degli anziani. Passiamo al secondo quesito: è inevitabile il conflitto? In realtà l'elettore mediano ha molto da perdere dal peggioramento della condizione relativa di chi è più giovane. Saranno proprio gli attuali under 40 a pagare le pensioni dell'attuale elettore mediano. Dal successo dei più giovani nell'accumulare capitale umano e nel valorizzarlo dipende in buona misura la ricchezza futura dell'elettore mediano, anche perché chi ha livelli di istruzione più elevati riesce a lavorare più a lungo, può creare posti di lavoro e stimolare, attraverso la trasmissione ad altri delle proprie conoscenze, la crescita dell'intera economia. Soprattutto le abilità non cognitive (capacità di comunicazione, autostima, adattabilità) così essenziali nel successo professionale si formano nei primi anni di vita. Dunque l'elettore mediano è fin da subito interessato ad investire nel benessere e nella crescita culturale dei più giovani. Ma non se ne rende conto perché, nel suo lavoro, vede solo il lato negativo del rapido inserimento nel mondo del lavoro dei più giovani, quello della svalutazione del proprio capitale umano. Ci sono allora tanti modi per fare realizzare all'elettore mediano i vantaggi di una bilancia delle opportunità che si sposta maggiormente a favore dei giovani, «internalizzando» i vantaggi che da questa derivano. Facciamo un esempio su di un terreno centrale, oltre alle pensioni, in cui oggi si consuma il conflitto intergenerazionale: la qualità dell'istruzione e della ricerca. Un quarto dei nostri docenti ha più di 60 anni, la percentuale più alta in Europa. Il pensionamento degli ultrasessantenni ci offre, in linea di principio, l'opportunità di rinnovare il nostro corpo docente, portandolo alla frontiera della ricerca. Siamo da questa molto lontani, dato che la valutazione della ricerca universitaria, appena conclusasi (vedi www.civr.it), ha mostrato che in molte discipline solo il 10-20% dei migliori prodotti di ricerca selezionati dalle università ha caratteristiche di eccellenza secondo una scala di valore condivisa dalla comunità scientifica internazionale. Il problema è che oggi sono spesso i docenti più anziani a decidere sull'ingresso delle nuove leve e molte volte preferiscono far passare chi è meno in grado di svalutare il proprio capitale umano ed è stato magari da anni al loro servizio. Solo 5 docenti su 100 hanno meno di 35 anni e il nostro sistema universitario ha una percentuale di ricercatori stranieri nel corpo docente vicina allo zero. Se la valutazione della ricerca venisse ora utilizzata per decidere come distribuire i finanziamenti alle università, anche i docenti più anziani sarebbero interessati a rinnovare il corpo docente chiamando i ricercatori più bravi che si trovano sul mercato, anche lontano dal proprio orticello. Col loro ingresso nel corpo docente, questi ricercatori farebbero infatti salire il livello medio della ricerca nella propria università contribuendo a migliorarne le disponibilità finanziarie. Ma è molto probabile che questo utilissimo esercizio di valutazione rimanga in qualche cassetto telematico e che le università continuino a ricevere finanziamenti in base unicamente al numero degli studenti. Con buona pace di quei docenti che pensano ormai solo alla pensione e di quegli studenti che cercano una università più facile. http://www.libertaegiustizia.it/prim..._primo_piano=4 Aloa |
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#6 | |
Junior Member
Iscritto dal: Jan 2006
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Aloa |
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#7 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2004
Città: Napoli@Roma
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concordo, i giovani (e neanche più tanto) stanno subendo ogni genere di angherie e soprusi. SOno stati privati dei loro diritti di lavoratori conquistati in 100 anni di lotte (con il beneplacido dei confederali) e parlo dei precari, della mancanza di ferie, maternità, malattia, ecc. Privati del loro futuro, sia prossimo, non potendo programmare una famiglia, l'acquisto di una casa (con i prezzi assurdi e l'instabilità lavorativa). Privati della pensione, con bassi contributi e periodi non contributivi (vedi sempre non costanza del rapporto di lavoro). Privati del vantaggioso sistema retributivo e sostituito con quello contributivo ora si parla del colpo "finale" la revisione dei coefficienti
![]() Ma quello che è assurdo è che è una generazione abituata a "subire", ogni costo sociale o politico può essere trasferito agevolmente. Sono sicuro che per rimuovere lo scalone (interesse primario dei confederali ovviamente visto che ormai la maggioranza dei loro iscritti è fatta da pensionati o pensionandi) non si penserà due volte a trasferirne il costo sulle nuove generazioni, tanto nessuno protesta.... Io rilancio a questo punto: ripristino del sistema retributivo per tutti! ![]()
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MACBOOK PRO 2016 | XBOX ONE S | LG OLED 65CX | Popcorn hour A-110 wi-fi+1TB | IPAD PRO 12.9 | Mega/Micro comparativa tra Media Player Ultima modifica di generals : 15-03-2007 alle 12:05. |
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#8 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
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guarda, 40-50 anni fa i ragazzi parlavano quasi esclusivamente di politica, magari qualcuno si ammazzava, ma almeno voleva dire che stavano cercando un modello di società diverso da quello che gli era stato imposto e in ogni caso il punto di riferimento era la società stessa. ora invece ognuno è per conto suo, ognuno cerca di raggiungere il proprio benessere non più modificandone le linee generali che come effetto avrebbe una parità di diritti per tutti, come sarebbe giusto che sia in ogni paese democratico, ma ognuno guarda alla politica come ad un interesse esclusivamente personale, sia i vecchi sia i giovani e quindi di fatto non abbiamo voce in capitolo su nulla. alcuni vivono di rendite, alcuni sanno che il posto lo eriditeranno dal padre e alcuni se ne vanno perchè sanno come andranno a finire le cose e qualche pirla lavora sperando che le cose si aggiustino da se (pirlotti le cose andranno sempre peggio se non si cambia!!!!!)
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#9 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
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superiore agli altri e non riescono più a mettere i piedi per terra |
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#10 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2006
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Le uniche associazioni rimaste a voler realmente cambiare le cose sono le BR e i noglobal che, giustamente essendo in difficoltá numerica tendono alla violenza per farsi notare maggiormente.
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#11 | |
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#12 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese) "Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?" Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia. |
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#13 |
Messaggi: n/a
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Mah l'altra sera ne parlavano giusto a Ballarò, soliti sbattimenti a destra e sinistra...su chi ha fatto la peggior riforma, su come risolvere per i nostri padri...ma per noi???
Si parlava che i nuovi calcoli entreranno in vigore solo dal 2020 e passa..ma di qua al 2002 succederanno tanti di quei governi..che saremo sempre punto e a capo ![]() ![]() IO da classico pessimista credo che la situazione non troverà giusti risvolti per noi poveri disgraziati del nuovo millennio... ![]() Altresì, considerando ciò che in tal senso sta accadendo anche negli altri paesi europei..la vedo ancora più cupa... ![]() ![]() ![]() ![]() per quanto concerne l'impassibilità: che dovremmo fare? ![]() Fatti e non parole ![]() |
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#14 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2000
Città: Bologna provincia
Messaggi: 2547
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Beh dovremo "rubare" i soldi per farci la pensione "integrativa".
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Fatto affari con: MaxMas, Remok e altri ... ![]() |
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#15 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2004
Città: Napoli@Roma
Messaggi: 4554
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Quote:
un esempio di passività rispetto alle passate generazioni?: da noi non si fa uno sciopero neanche se ti tagliano le pa@@e, eppure basterebbe una mobilitazione compatta solo dei precari per parallizzare l'intero istituto. MA si ragiona a livello individuale: mica tocca a me, io tanto c'ho il dirigente tizio che mi protegge, ma tutto sommato quel poco che ho mi basta tanto ci pensa il Papi, ecc. E' vero che questa disaffezione è anche dovuta in larga parte ai sindacati tradizionali che ormai sono privi di qualsiasi credibilità, personale di solito di cultura bassissima e che utilizza la menzogna in modo sistematico. Ma occorre essere compatti e organizzati, magari con un sindacato tutto nuovo (è accaduto nel mio Istituto già una 20ina di anni fa) e diventare protagonisti, non farsi mettere più i piedi in testa, non affidarsi alla raccomandazione ma ai propri meriti e diritti che in buona parte abbiamo perso e che dovremo riconquistare! ![]()
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#16 |
Bannato
Iscritto dal: Dec 2006
Città: patente 30 e lode
Messaggi: 131
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Quale passività ?
Il G8 è stata una grande dimostrazione, ma la politica non ha recepito nulla di nulla ! Questo dimostra che stiamo vivendo dei tempi di finta democrazia, dove il potere è saldamente in mano ad un' oligarchia prepotente e totalitarista, che schiaccia tutto e tutti in nome dei suoi interessi. Ci vorrebbe una rivoluzione... ![]() ![]() ![]() |
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#17 | |
Bannato
Iscritto dal: Dec 2006
Città: patente 30 e lode
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#18 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2002
Città: Este (PD)
Messaggi: 2908
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A me sembra invece il contrario ogigiorno si sciopera sempre e a volte anche per motivi alquanto dubbi....però alal fine non si concretizza nulla, complici anche i sindacati che fanno la voce grossa ma alla fine non contano un cazzo.
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<<La Verità non richiede fede.>> |
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#19 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
Messaggi: 1490
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allora nel 2035 col metodo contributivo si presuppone che si andrà in pensione con il 40% della retribuzione + un teorico 5-6 % per chi avrà destinato il tfr ai fondi previdenziali e già negli articoli sopra si fa un' approssimazione al 50% che non è vero! ora vogliono toglierci un 6-8% nei coefficenti
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#20 | |
Junior Member
Iscritto dal: Jan 2006
Messaggi: 16
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Quote:
IL 1968!!!....Un vento di filosofica follia: sono i valori borghesi del secolo , le caparbie filosofie del benpensantismo , l'abbigliamento, la musica,la cultura tradizionale , la superbia e altezzosità da ufficio a venire lacerati,dissacrati e travolti in un'ondata di provocatoria ubriacante e irritante giovinezza. Erano quei giovani dei "folli" ma con lampi di intelligente genialità ,pari ai lampi di stupidità dei "saggi"arroccati nell'immobilismo dentro oscurantistiche torri,o seduti a dottoreggiare,concionare e pontificare nelle aule ,nel Parlamento nelle sedi di Partito e perfino dentro le Curie. Si è scritto che dopo il '68 il Mondo non fu più quello di prima:Una contestazione giovanile che si propagò contagiando il pianeta:l'anno della "rottura"anche in Italia. In Italia dalle occupazioni delle Università si passò agli scontri nelle piazze e nelle vie.......fino al culmine nel '69 con "l'Autunno Caldo". A comportarsi ambiguamente furono quasi TUTTI i Partiti;ognuno credeva di strumentalizzare utilizzare a proprio vantaggio le forze di questa carica "rivoluzionaria",senza però affrontare a fondo e col proprio impegno ideologico ,un'analisi vera sul perchè erano nati questi movimenti contestatari.Tutti andavano a caccia di voti e la demagogia si sprecò. Aloa P.s. il contesto d'oggi è diverso , ma dal nulla non viene nulla!!!La storia insegna!!! |
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