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#1 |
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Addio al petrolio nel 2020
Fuori dal Petrolio, l'imperativo
Tutti lo dicono, qualcuno lo fa di FABIO ORECCHINI TUTTI lo dicono, qualcuno lo fa. I governi di Svezia e Islanda, appoggiati dai rispettivi parlamenti, hanno indicato per i due paesi nordeuropei l'obiettivo preciso di uscire dall'era del petrolio. E stanno lavorando a tappe forzate per riuscire nell'intento. In Svezia la "Commission on oil independence", presieduta direttamente dal Primo Ministro, Goran Persson, ha fissato l'anno 2020 come punto di passaggio dai combustibili fossili, cioè benzina e gasolio per quanto riguarda l'auto, ai biocombustibili, prodotti da risorse vegetali e quindi "rinnovabili" e potenzialmente inesauribili, oltre che di gran lunga meno inquinanti. In Islanda dal 1998 esiste una decisione del Parlamento che indica l'intenzione di fare dell'isola-stato del nord Atlantico la prima economia dell'idrogeno al mondo, fissando come obiettivo la data del 2030. Sono diverse le condizioni di partenza, diverse le strategie, ma è comune l'intento: fare a meno dell'oro nero per mandare avanti la propria economia. E soprattutto, per far marciare le automobili. Le due nazioni si propongono quindi come punti di riferimento per tutti. L'Islanda ha condizioni praticamente uniche sul pianeta, con grandi risorse energetiche naturali a disposizione, un eccellente livello economico e culturale, una popolazione di soli 300.000 abitanti e il "vantaggio" di essere praticamente isolata dal resto delle terre emerse. Ma la sua scommessa è anche la più ambiziosa che si possa oggi ipotizzare, quella cioè di arrivare a produrre ed utilizzare il miglior combustibile che si conosca, cioè l'idrogeno. Il caso Islanda è una sorta di "laboratorio", dove il resto del mondo può sperimentare le soluzioni del futuro. La Svezia è invece un importante paese dell'Unione Europea, dotato di un eccellente livello di benessere e di una società particolarmente attenta al rispetto ambientale, ma pienamente integrato nelle politiche e nella rete di trasporto continentale. Non può adottare soluzioni che rischino di isolarla, quindi la sua scommessa è più a breve termine e non prevede cambiamenti epocali della tecnologia automobilistica. Cambia innanzitutto il combustibile, diventando biologico invece che petrolifero. E in parallelo inizia a cambiare l'auto, sempre più dotata di tecnologia ibrida (cioè con motori elettrici e batterie, oltre che con motore a combustione interna) e con l'obiettivo finale dell'idrogeno. Ma con la coscienza che per cambiare tutto servono degli anni e un'ampia convergenza di intenti ed interessi, mentre i problemi del petrolio e dell'inquinamento devono iniziare ad avere soluzione fin da subito [dall'inserto motori di repubblica] |
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#2 |
Senior Member
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Rifiuti e natura, oro verde del Nord
già partita l'operazione "No oil" STOCCOLMA - L'espressione nuova nel linguaggio politico svedese è "oro verde". È Claes Roxbergh, presidente della Commissione trasporti della Camera dei deputati, ad illustrare il concetto con grande chiarezza: "La Svezia è ricca di foreste e l'agricoltura va molto bene: utilizzando soltanto i prodotti coltivati e le potature e trasformandoli in biocombustibili possiamo avere tutto il carburante che vogliamo per le nostre auto. Non si capisce proprio perché dobbiamo continuare a dipendere dal petrolio". "Oro verde", appunto. Cioè prodotti della terra, dell'agricoltura o dei boschi naturali, che diventano bioetanolo, biodiesel e biogas (cioè metano, ma di origine non fossile) per andare a riempire i serbatoi di auto praticamente uguali a quelle che oggi vanno a benzina e gasolio, ma che, così facendo, si liberano del legame ormai oppressivo con il petrolio e arrivano a inquinare decisamente meno. Basta raggiungere Vasteras, un'ora e mezza di auto a nordovest di Stoccolma, per capire di cosa stiamo parlando. Qui le attività principali sono l'agricoltura e l'allevamento bovino. I rifiuti del settore, insieme a quelli organici prodotti dalla città, vanno a finire nell'impianto di produzione di biogas della società Vaxtkraft, di proprietà mista pubblico-privato. Il cuore dell'impianto sono due grandi serbatoi, una sorta di enormi pentole a pressione all'aperto, dove quelli che fino a poco prima erano rifiuti diventano gas metano grazie a un processo del tutto semplice e naturale, non a caso detto banalmente "digestione". Gas pronto per l'uso in impianti di produzione di energia elettrica e calore che alimentano totalmente le esigenze della città, ma che vanno anche ad alimentare la flotta di auto e bus a metano che cresce a vista d'occhio nel paese scandinavo. Il biometano è uno dei due combustibili scelti dal governo svedese per realizzare l'obiettivo indicato qualche mese fa: rendere il paese indipendente dal petrolio entro il 2020. L'altro combustibile che qui è ritenuto decisivo è il bioetanolo, cioè un alcool prodotto sempre da prodotti vegetali, ma con un diverso processo chimico. Per ora il bioetanolo è distribuito in miscela con la benzina con il nome commerciale di E85, cioè 85% di alcool e 15% di benzina. La miscelazione con la benzina permette di correggere la caratteristica dell'etanolo di non avere potere lubrificante, rendendolo utilizzabile fin da subito in motori che invece nascono per essere alimentati da combustibili lubrificanti, come la benzina. Sia la Volvo che la Saab, comunque, hanno già mostrato prototipi in grado di poter funzionare con bioetanolo puro. Chi compra un'auto a basso impatto ambientale in Svezia, però, ha vantaggi concreti ed immediati, oltre ad avere il merito di rispettare di più l'ambiente. Innanzitutto versa meno tasse (specialmente se si tratta di un'impresa, favorendo così la diffusione di auto aziendali meno inquinanti), poi non paga la sosta nei parcheggi di venti città, entra nella zona a traffico limitato di Stoccolma senza obbligo di ticket, e può contare addirittura, per l'acquisto, di un finanziamento a tasso agevolato (inferiore dell'1,5% rispetto al livello di mercato) da parte della Seb, una delle principali banche scandinave. Inoltre, elemento fondamentale per la riuscita della politica in atto, la definizione di "auto a basso impatto ambientale" è unica per tutte le città della Svezia e comprende auto ibride (come si vuole che diventino presto anche quelle alimentate a biocombustibili), auto alimentate ad E85 e metano, auto elettriche. Si è deciso di andare in una direzione, quindi, e si incentivano soltanto le soluzioni che sono ritenute utili all'obiettivo. (f. o.) |
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#3 |
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Città: Vatican City *DILIGO TE COTIDIE MAGIS* «Set me as a seal on your heart, as a seal on your arm: for love is strong as death and jealousy is cruel as the grave.»
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Poiché ho ricevuto richieste in tal senso, riapro questo thread dopo averlo ripulito.
In ogni caso era possibile aprire una nuova discussione, non l'ho detto esplicitamente nel topic chiuso ma è sempre così, quando a una discussione viene imposto il lucchetto per ragioni che non riguardano l'argomento trattato. Mi auguro che non ci saranno flame stavolta. ![]()
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#4 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
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l'idea e' buona, con le risorse che abbiamo in italia potremmo ridurre di molto la dipendenza energetica (e' impressionante la quantita' di scarti organici prodotta dagli allevamenti, e qui in pianura padana ne abbiamo molti). tuttavia, come la questione dell'olio di colza, penso che lo stato fara' piu' o meno direttamente tutto per bloccare la faccenda
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#5 |
Senior Member
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Incollo qui la risposta che avevo dato nel thread precedente, chiuso a causa di flame. Grazie alla mod, Cristina, per aver riaperto il thread.
Le soluzioni tecnologiche ci sono, senza andare a parlare di idrogeno che per ora dà non pochi problemi pratici di uso/stoccaggio (date le elevate pressioni per mantenerlo liquido, si perde molta efficienza), e che comunque altro non è che un vettore, ossia un modo molto conveniente di immagazzinare l'energia (invece di usare le batterie...), ma *non* è una fonte di energia.... tant'è che al momento la soluzione più economica per produrre idrogeno è ricavarlo dagli scarti del petrolio (steam reforming). Complimenti a Svezia e Islanda, soprattutto per la responsabilità della classe politica, attenta ai cambiamenti in atto. Noi, in Italia, che ci basiamo solo sul petrolio per l'energia, faremmo bene a sfruttare la fine dello stesso per convertirci al rinnovabile, e poter azzerare il divario che abbiamo nei confronti degli altri paesi. Pero' bisogna agire da subito, con politiche mirate, come stanno facendo Svezia e Germania (che è il maggior produttore al mondo di energia elettrica solare) ... è fondamentale muoversi: man mano che crescerà il prezzo del petrolio, le nostre centrali termoelettriche diventeranno sempre più svantaggiose, e comprare l'energia dalla francia, non so quanto possa convenire nel lungo termine. Sono temi importantissimi, di cui si parla poco e si informa ancora meno, la sostenibilità è (faticosamente) possibile, la Svezia l'ha capito e sta agendo di conseguenza, speriamo che anche qui qualcosa inizi a muoversi.... personalmente la vedo grigia
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#6 | |
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Iscritto dal: Mar 2000
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Invece, tecnicamente, l'olio di colza del discount non è esattamente un biodiesel, pero' ci va vicino, e le auto è dimostrato che si possono far andare al 100% di biodiesel, solo che devono esserci degli accorgimenti tecnici per evitare danni. E infatti non so quanti poveri multijet o comunque turbodiesel common-rail in generale siano passati a miglior vita grazie all'ideona del proprietario di buttarci olio di colza nel serbatoio... Per il discorso dei rifiuti organici, sono d'accordissimo, bisognerebbe iniziare a muoversi in tal senso, in *tutte* le direzioni, è un investimento verso il futuro, sia come know-how tecnologico, sia come riduzione della dipendenza (schiacciante in italia) dal petrolio.
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#7 | |
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![]() il primo punto hai ragione: in italia puoi bruciare nella tua auto quello che vuoi (volendo puoi farla andare anche a carbonella!!!) pero' devi pagare le accise. e' da qui che partono i famosi controlli sulla benzina, si suppone che se non usi benzina o nafta "perfetti" tu non abbia pagato le tasse (e dubito che qualcuno che usa la colza vada a fare il versamento dell'accisa e si porti dietro il vaglia e i documenti ![]() la colza... ottimo se hai un diesel vecchio, ma se ne hai uno nuovo e' troppo delicato e raffinato per usarla com'e'. se hai una tipo diesel 1900, in teoria dovrebbe andare benissimo senza modifiche (ma chiedi a qualche meccanico per sicurezza). l'ultima... quoto, e aggiungo (piccolo ot) anche aprire qualche centrale nucleare credo potrebbe dare una mano, per usi domestici sostituendo il biogas al "solito" gas ecc si potrebbe ridurre le importazioni di gas petrolio ecc, e magari smaltire un po' di scarti organici (che a volte danno problemi di smaltimento, es certe maxistalle di maiali). il tutto sempre e ovviamente imho, e sottolineo la h. mi accodo ai ringraziamenti per la riapertura della discussione ![]()
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#8 | |
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Iscritto dal: Mar 2000
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Rileggendo il mio post forse puo' sembrare un po' catastrofistico ... però sono discorsi a lungo termine... Sul discorso delle accise, mi trovi perfettamente d'accordo sul fatto che vadano ridotte, tieni anche conto che, solo in Italia, sulle benzine si paga la tassa della tassa: ossia il calcolo dell'IVA, è fatto non sul costo della benzina, ma sul costo della benzina + accisa; ossia: del 20% che pago come Imposta Valore Aggiunto, circa la metà è l'imposta sull'imposta. Per l'olio di colza, da appassionato di motori, ti dico che in ogni caso avrei qualche riserbo prima di metterlo in un'auto a cui tengo. Anche se fosse un diesel di 15 anni fa (o 30... tipo un furgoncino VW). Discorso diverso se è uno scassone, e a quel punto qualsiasi motore non common-rail e non troppo recente va che è un piacere, e al massimo sarà da pulire un po' più spesso dalle incrostazioni. Giusto specificarlo, ovviamente il tutto imho, soprattutto nella seconda parte. La prima, purtroppo per tutti noi, son sicuro di averla letta da fonti autorevoli ![]()
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#9 | |
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Per gli oli combustibili naturali, ci si sta lavorando sempre! in quanto molti zuccherifici si stanno convertendo in raffinerie per produrre benzine naturali dalla barbabietola. mi sa che verrà fuori una spece di benzina tipo quella brasiliana dalla canna di zucchero, un pò di versa per riadattarla ai motori europei però :P Con i rifiuti, bisognerebbe fare una seria campagna di reciclaggio in tutta italia per raccogliere il più possibile, poi se non ci vuoi fare carburanti, almeno facessero inceneritori tipo quelli della germania che producono un sacco di corrente! almeno nn si brucia petrolio importato ![]()
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#10 | ||||
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![]() poi, come dice ilpolitico, ci sono tante tasse che lo stato tiene senza specificare i veri motivi per cui esistono ancora... ![]()
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#11 | |
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#12 | |
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#13 |
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Motori: Primo luglio: scatta l'obbligo dei biocarburanti Pagina Stampabile Invia questo Articolo ad un Amico
BiocarburantiLe nostre città tirano un sospiro di sollievo: dal primo luglio arriva l'obbligo per i biocarburanti. Entra infatti in vigore la legge N.81/2006, per la quale i produttori di carburanti dovranno immettere al consumo diesel e benzina in miscela con biocarburanti di origine agricola. Entreranno quindi a far parte del vocabolario degli italiani parole come biodiesel (per il gasolio) e bioetanolo (per la benzina), presenti nei carburanti, secondo i termini di legge, in misura pari all'1% da incrementare di un punto per ogni anno, fino al 2010. della serie siamo quasi con l'acqua alla gola...anche se non si dice... La Coldiretti sottolinea la bontà di tali misure: ''con il biodiesel ottenuto da coltivazioni nazionali come il girasole è possibile dimezzare le emissioni di particolato e polveri sottili e ridurre dell'80% quelle di idrocarburi e policiclici aromatici, principali responsabili dello smog in città e dei rischi per la salute in coerenza con gli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto''. Come evidenzia la stessa associazione, si tratta di una vera e propria ''rivoluzione'' per tutti i mezzi che circolano in Italia e per tutti i distributori. Gli automobilisti non dovranno invece preoccuparsi, in quanto si tratta di normale carburante ottenuto dal petrolio ''addizionato'' da derivati delle coltivazioni agricole e non rende necessaria alcuna modifica del sistema di distribuzione o del motore. La realtà dei biocarburanti è peraltro già diffusa in Europa, soprattutto in Francia, dove da tempo un proprietario di auto diesel su due viaggia utilizzando miscele con energia verde e sette raffinerie su tredici incorporano il biodiesel nel gasolio in percentuale del 5%. Anche per l'Italia si tratta di un primo passo verso gli obiettivi della Commissione Europea, che prevede di utilizzare i biocarburanti per sostituire, entro il 2010, il 5,75% dei carburanti derivanti dal petrolio utilizzati per i trasporti per contribuire al raggiungimento del target fissato dal protocollo di Kyoto. Per quel che riguarda la produzione europea di biodiesel, secondo quanto rilevato dall'European Biodiesel Board, nel 2005 si verificato un vero record: 3,2 milioni di tonnellate, (il 65 % in piu' rispetto alle 1,9 milioni di tonnellate dell'anno precedente) che, sottolinea Coldiretti, non è tuttavia sufficiente a rispettare la tabella di marcia indicata dal Consiglio dell'Unione Europea. Biodiesel ottenuto da colza e girasole''I biocarburanti derivano dalle coltivazioni agricole che l'agricoltura italiana produce in abbondanza e in particolare il bioetanolo - conclude la Coldiretti - viene prodotto tramite processi di fermentazione e distillazione di materiali zuccherini, amidacei o sottoprodotti come cereali, barbabietola da zucchero e prodotti della distillazione del vino, mentre il biodiesel deriva dall'esterificazione degli oli vegetali ottenuti da colture come il colza e il girasole''. |
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#14 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2001
Città: Milano
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a proposito dei biocarburanti, ma dove sono ?
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#15 | |
Senior Member
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#16 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2002
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Voglio dire, cioè, che si potrebbe benissimo ridurre l'accisa corrente sui carburanti, a patto però di introdurre una forma di tassazione alternativa che compensi l'erario dalla "perdita" di gettito... oppure convincere lo Stato a necessitare di meno risorse, e questo è politicamente impossibile ( ![]()
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"Et Eärallo Endorenna utúlien. Sinome maruvan ar Hildinyar tenn' Ambar-metta!" -- Aragorn Elessar, Heir of Isildur Mixmar -- OpenSuSE 11.1 on AMD 64 3000+ on DFI LanParty nF4-D | GeForce 6600 GT + Thermaltake Schooner on Samsung 710N Storage -- ( 2 x Hitachi Deskstar 80 Gb + 1 x Hitachi 250 Gb ) = 1 RAID 5 + 1 Storage space LaCie Ethernet Disk Mini 250 Gb | HP - DV2150 EL MILAN CLAN |
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#17 |
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Iscritto dal: Dec 2005
Città: este (pd)
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pero' mi piacerebbe sapere dove vanno quei $$$... non vorrei che sparissero in strani rigiri (tipica dell'italia. tanto paga il cittadino, e chiunque vada al potere si sente divinamente autorizzato a fare l'irresponsabile con i $$$ degli altri, destra o sinistra che sia)
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#18 |
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Città: Padova
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Beh, fa presto l'Islanda
Beh, fa presto l'Islanda, c'ha 300.000 abitanti ed energia geotermica che
potrebbe dare corrente ad un terzo d'Europa. Magari si potessero fare dei cavi superconduttori sottomarini per avere un po' di corrente geotermica anche noi. Se cosi' fosse saremmo sicuramente in concorrenza con U.S.A e Canada per l'approvvigionamento energetico. Ciao ![]()
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#19 | |
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Allo stato attuale della tecnologia il collegamento Islanda - Europa è fattibilissimo, sono stati fatti vari studi che lo dimostrano: occorre solo qualcuno che finanzi l'investimento.
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#20 |
Senior Member
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Molto interessante il discorso sui biocarburanti e bravi a svezia ed islanda.
Chissà che l'europa tutta (compresa l'italia) inizi in modo serio e compatto a muoversi verso questi carburanti. I proclami ci sono stati e pure gli esperimenti (positivi), ora si tratta di partire quanto prima per non trovarci a far tutto male all'ultimo secondo.
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