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Old 27-11-2005, 21:35   #141
CONFITEOR
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Originariamente inviato da jumpermax
dico tu hai una vaga idea di quello che passa come differenza tra uno stato totalitario, dove puoi finire in un lager a vita per le tue opinioni politiche o per la fede religiosa, oppure lo dici solo per amore di polemica? No perchè anche come scherzo la tua posizione mi sembra difficilmente sostenibile.
La Cina non è uno stato di tipo occidentale, e basta, ma da qui a dire che sia una dittatura totalitaria ce ne corre...
La cina semplicemente non appartiene alla storia occidentale, non hanno mai avuto la democrazia greca, ma sempre l'impero, di cui il regime attuale è erede.

Non si finisce affatto in prigione per avere semplicemente idee diverse dal partito comunista, ma solo per concreti atti antinazionali,
ci sono milioni di apparteneti al Falung Gong in libertà,
In proporzione alla popolazione sono molti di più i detenuti in usa,
ho visto le foto di gravissime torture inflitte dagli usa, non dai cinesi,
ho visto afghani e irakeni fatti a pezzi dalle bombe usa, non cinesi.

Gli stati uniti hanno solo le forme esteriori della democrazia, infatti l'america latina, dove c'è una esclusiva ingerenza americana, fu reso un continente completamente soggetto a dittature,
questo cambiò solo quando Reagan si alleò con lo stato 'totalitario' cinese...

Fino ad oggi lo sviluppo dello stato 'totalitario' cinese ha avuto l'effetto di eliminare sanguinose dittature in america latina e russia, il mondo è diventato più democratico proprio dall'affermarsi della Cina.
__________________
Il segreto dell'uomo politico è rendersi stupido come i suoi ascoltatori facendogli credere di essere intelligenti come lui.
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Old 27-11-2005, 21:47   #142
CONFITEOR
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Originariamente inviato da von Clausewitz
gli USA hanno messo Castro?
e chi lo dice, la storiografia "alternativa" o tu solo?
hanno assassinato Allende?
e io che pensavo che ad assasinarlo fosse stato Pinochet, quel Pinochet che ancora non riescono a mettere sotto processoin Cile, benchè abbia perso il potere e sia più di là che di qua
forse dipende anche dal fatto che nel referendum del 1988 che mise fine al suo potere ben il 44% dei cileni optò per il generale Pinochet, generale che peraltro era stato cooptato dallo stesso Allende al vertice del governo del paese per cercare di controllare meglio il crescente malcontento che montava in cile in quegli anni e che poi gli si rivoltò contro
una percentuale ben maggiore rispetto a quel 36% che nelle elezioni del 1970 portò al potere Salvador Allende
ma tu continua a pensare che non c'era un fronte antiallende in cile in quegli anni e che è colpa degli americani, che hai ragione
Già Allende non aveva la maggioranza....e furono proprio le destre a portarlo al potere proprio in previsione del golpe, un trabocchetto...

Comunque Allende non era Castro, sarebbe bastato attendere le prossime elezioni presidenziali....

E senza l'appoggio del governo usa il colpo di stato non sarebbe mai avvenuto,
esso fu conseguenza della strana sconfitta americana in vietnam e delle tensioni internazionali deliberatamente provocate dagli usa.

TUTTA l'america latina nel 1975 era sotto dittature, fu solo a partire dell'allenza con la Cina nel 1980 che questo cominciò a cambiare, in america del sud come in europa dell'est.
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Old 27-11-2005, 21:52   #143
CONFITEOR
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Originariamente inviato da von Clausewitz
non ho detto che è, ma che potrebbe esserlo in futuro se certe tendenze riaffiorassero
ma riprendevo un po' l'articolo di Marta Dassù sul corriere dell'altro giorno, che certamente ne mastica molto più di me,
giovedì, 24 novembre, 2005
POLITICA ESTERA
Cina, un nazionalismo pacifico? Chiedete a Napoleone
Oltre il Boom
La straordinaria ascesa economica della Cina, in corso da più di un ventennio, sta scuotendo il sistema internazionale. Come sempre è accaduto nella storia, digerire una nuova potenza è difficile. Se la storia si ripetesse esattamente, l' ascesa della Cina - così come l' ascesa della Germania guglielmina o del Giappone fra la fine del 19° secolo e gli inizi del secolo scorso - produrrà al minimo forti tensioni protezionistiche; al massimo guerre. Ma la storia non si ripete mai esattamente. Vista dall' America di oggi, la Cina è al tempo stesso l' unico vero rivale futuro e una parte integrante del proprio sistema economico: un grande risparmiatore (la Cina) finanzia il maggiore debitore mondiale (gli Stati Uniti). La realtà, quindi, è che Washington ha pochi margini decisionali: come dimostra il tour asiatico dei giorni scorsi, Bush deve camminare su un sentiero stretto. Contenimento (con vecchie e nuove alleanze: da Tokio a New Delhi) e dialogo; richiami alla libertà e
Come dice la stessa autrice ci fu in passato un conflitto fra usa e germania,
ma la germania era un paese occidentale, parlamentare e costituzionale,
non è un problema di 'libertà' dunque,

La Cina sarebbe un concorrente anche con un governo all'occidentale,
il fato è che gli interessi imperialistici sperano che un governo 'democratico' faccia precipitare la Cina nel caos e ne interrompa lo sviluppo, come avviene in paesi come il Brasile e l'Argentina....
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Old 27-11-2005, 22:14   #144
CONFITEOR
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Originariamente inviato da von Clausewitz
Ciò che a lungo termine preoccupa, della Cina, non è l' ascesa economica; è il sistema politico. Un confronto aiuta a capire. E' abbastanza probabile, se guardiamo ai prossimi venti anni, che l' India crescerà quanto la Cina; anche perché le tendenze demografiche le sono più favorevoli. In Cina, i trend demografici vanno ormai verso curve europee: il Paese ha il problema di diventare ricco prima di diventare vecchio. Da parte occidentale, come dimostra il dossier nucleare, l' India non è percepita come potenziale minaccia, anzitutto perché è una democrazia.
Infatti la Germania contro la quale gli usa combatterono nella prima guerra mondiale non era un paese democratico.... (aveva anche il pertito socialdemocratico più forte d'europa...)

Anzi, al contrario, la difformità del regime cinese da quelli occidentali potrebbe impedire la sotituizione agli usa come potenza dominante...

Il calo demografico cinese, come tutti sanno, è stato fortemente voluto da quel governo anche con metodi autoritari, altro che invecchiamento della popolazione,
se non si fosse adottata 25 anni fa la politica del 'figlio unico', adesso i cinesi sarebbero il 30% in più, 400 milioni, vale a dire 1.700 milioni, e non ci sarebbero 700 milioni di contadini sotto occupati, ma 1100 milioni,
conseguenze: i salari sarebbero minori, le merci cinesi più concorrenziali, i profitti più alti, ma la popolazione più povera....

L'aumento demografico senza controllo impedisce lo sviluppo, non è certo un punto di forza dell'India, ma di debolezza, è l'ingiusta e miserabile pseudo democrazia indiana che sarà sconvolta in futuro...

Un plauso al governo cinese per la limitazione demografica anche con la prospettiva di essere superati dall'india....
la Cina ha 135 abitanti al kmq, l'india 335.....
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Old 27-11-2005, 22:19   #145
goldorak
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Originariamente inviato da CONFITEOR
La Cina non è uno stato di tipo occidentale, e basta, ma da qui a dire che sia una dittatura totalitaria ce ne corre...
La cina semplicemente non appartiene alla storia occidentale, non hanno mai avuto la democrazia greca, ma sempre l'impero, di cui il regime attuale è erede.

Veramente devi avere una faccia tosta grande quanto tutto l'universo per fare questa affermazione.
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Old 27-11-2005, 22:32   #146
Andala
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CONFITEOR da un certo punto di vista ha ragione.
La tradizione culturale cinese è diversa dalla nostra.
Mentre noi abbiamo modelli millenari cui raffrontarci, i Cinesi no.

Comunque sia, mi spiace tantissimo per i Cinesi e per il loro sistema totalitario disumano. Credo che ci vorrà molto più di 50 anni per vedere qualcosina di diverso da quelle parti.

Ciao,

Andala
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Old 27-11-2005, 22:32   #147
CONFITEOR
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Originariamente inviato da goldorak
Veramente devi avere una faccia tosta grande quanto tutto l'universo per fare questa affermazione.
Mi basta non essere ignorante come te

'Libertà' è un idea, non significa affatto 'governi occidentali', non si può dire che noi siamo liberi e i cinesi no, hanno solo uno stato diverso conforme alla loro tradizione, il millenario impero cinese non era certo più 'democratico' del partito comunista cinese,
e i cinesi hanno mangiato da quando andarono al potere i comunisti....
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Old 27-11-2005, 22:36   #148
Amu_rg550
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goldorak, CONFITEOR, moderare gli animi: quanto detto su facce toste ed ignoranze altrui non è qui ammesso.
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Maurizio | There is no dark side in the moon, really. Matter of fact it's all dark. The only thing that makes it look light is the sun.
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Old 27-11-2005, 22:51   #149
CONFITEOR
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Originariamente inviato da Andala
CONFITEOR da un certo punto di vista ha ragione.
La tradizione culturale cinese è diversa dalla nostra.
Mentre noi abbiamo modelli millenari cui raffrontarci, i Cinesi no.

Comunque sia, mi spiace tantissimo per i Cinesi e per il loro sistema totalitario disumano. Credo che ci vorrà molto più di 50 anni per vedere qualcosina di diverso da quelle parti.

Ciao,

Andala
Paradossalmente le possibilità di introduzione di un sistema parlamentare occidentale in Cina riposano proprio sul marxismo, che è una ideologia occidentale...

I padri delle democrazie occidentali sono due, la Polis greca e le autonomie locali feudali,
l'una si basava sulla schiavitù, l'altro sulla assenza di legalità,
due padri difettosi dunque.

Nella tradizione cinese il governo non rappresenta il conflitto degli interessi, ma è il luogo dell'armonia.
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Old 27-11-2005, 23:10   #150
FastFreddy
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Originariamente inviato da CONFITEOR
E chi sei? Cacini?

Vuoi sapere cosa realmente pensano i giapponesi? senza nemmeno conoscere la storia di quei due paesi??
E te la conosci?

Il tuo atteggiamento di "so tutto io, voi non capite niente" sta incomincindo a stufare....

Addio.
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Old 27-11-2005, 23:21   #151
[A+R]MaVro
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Originariamente inviato da CONFITEOR
Non si finisce affatto in prigione per avere semplicemente idee diverse dal partito comunista, ma solo per concreti atti antinazionali,
ci sono milioni di apparteneti al Falung Gong in libertà,
Peccato che parlare male del partito comunista si considerato in cina un atto antinazionale ...

Quote:
In proporzione alla popolazione sono molti di più i detenuti in usa,
ho visto le foto di gravissime torture inflitte dagli usa, non dai cinesi,
ho visto afghani e irakeni fatti a pezzi dalle bombe usa, non cinesi.
Chiedi ai Tibetani a propostio di bombe e torture, credo che abbiano qualche cosa da raccontare a proposito del domino cinese.

Quote:
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"Non importa quanto numerose sono le anse di un fiume, al termine del giusto scorrere ogni acqua arriva al suo mare"
"Se cerchi una mano disposta ad aiutarti la trovi alla fine del tuo braccio" (Anonimo)
[A+R]MaVro è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 27-11-2005, 23:40   #152
CONFITEOR
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Quote:
Originariamente inviato da [A+R]MaVro
Chiedi ai Tibetani a propostio di bombe e torture, credo che abbiano qualche cosa da raccontare a proposito del domino cinese.
Ti riferisci alla schiavitù che avevano prima e allo sviluppo moderno che hanno adesso?
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Old 27-11-2005, 23:43   #153
CONFITEOR
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Originariamente inviato da FastFreddy
E te la conosci?

Il tuo atteggiamento di "so tutto io, voi non capite niente" sta incomincindo a stufare....

Addio.
Veramente trattasi di 'io difendo le mie idee come voi le vostre'

p es. quella di buttare quattro atomiche sul giappone...

ciao caro.
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Old 28-11-2005, 00:04   #154
von Clausewitz
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Originariamente inviato da CONFITEOR
La Cina non è uno stato di tipo occidentale, e basta, ma da qui a dire che sia una dittatura totalitaria ce ne corre...
La cina semplicemente non appartiene alla storia occidentale, non hanno mai avuto la democrazia greca, ma sempre l'impero, di cui il regime attuale è erede.

Non si finisce affatto in prigione per avere semplicemente idee diverse dal partito comunista, ma solo per concreti atti antinazionali,
ci sono milioni di apparteneti al Falung Gong in libertà,
In proporzione alla popolazione sono molti di più i detenuti in usa,
ho visto le foto di gravissime torture inflitte dagli usa, non dai cinesi,
ho visto afghani e irakeni fatti a pezzi dalle bombe usa, non cinesi.

Gli stati uniti hanno solo le forme esteriori della democrazia, infatti l'america latina, dove c'è una esclusiva ingerenza americana, fu reso un continente completamente soggetto a dittature,
questo cambiò solo quando Reagan si alleò con lo stato 'totalitario' cinese...

Fino ad oggi lo sviluppo dello stato 'totalitario' cinese ha avuto l'effetto di eliminare sanguinose dittature in america latina e russia, il mondo è diventato più democratico proprio dall'affermarsi della Cina.
a parte la nozione di democrazia e la sua applicabilità, se penso che 60 anni fa in italia avevamo il fascismo e in germania il nazismo alla faccia della demos- kratia greca e che solo l'imprimatur americano ha permesso, anzi ha quasi imposto il fatto che fosse in vigore in tutti i paesi dell'europa occidentale nei restanti 60 anni che ci separano dalla fine della II guerra mondiale, mi fai ridere
tu dici che hai visto le foto con torture degli americani e non dei cinesi?
a parte il fatto che nelle carceri cinesi non fanno certo girare gente come quei soldati e soldatesse americani deviati con tanto di fotocamere digitali, e certo i cinesi usano metodi più sottili, questa affermazione mi fa veramente roftollare
hai presente i giustiziandi cinesi, condannati in dei processi farsa, con tanto di cartelli per esporli al pubblico ludibrio?
oppure quello che accadde in una piazza chiamata Tienanmen 16 anni fa?
allora mandarono carri armati a sparare sulla folla, altro che torture e torture, se tanto mi da tanto nelle carceri cinesi succede l'inimmaginabile
per aiutarti a renderti edotto su quel che succede in quel paese del quale hai un immagine a dir poco aprossimativa (per usare un eufemismo) ti posto il rapporto di amnesty international di quest'anno

http://www.amnesty.it/pressroom/ra20...ml?page=ra2005

Cina

Repubblica Popolare Cinese
Capo di Stato: Hu Jintao
Capo del governo: Wen Jiabao
Pena di morte: mantenitore
Statuto di Roma della Corte penale internazionale: non firmato
Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata con riserve
Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: non firmato

Si sono registrati progressi nell’introduzione di riforme in alcune aree, ma ciò non ha avuto effetti significativi sulle gravi e diffuse violazioni dei diritti umani perpetrate in tutto il Paese. Decine di migliaia di persone hanno continuato a essere detenute arbitrariamente o incarcerate per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e associazione, esposte a grave rischio di tortura o maltrattamenti. Migliaia di persone sono state condannate a morte e molte delle sentenze sono state eseguite, spesso in seguito a processi iniqui. Sono aumentate le proteste pubbliche contro gli sfratti espropriativi e la requisizione di terre senza ricompenso adeguato. Nella regione dello Xinjiang, la Cina ha continuato a servirsi del pretesto della “guerra al terrorismo” internazionale per giustificare la repressione contro gli uighuri. In Tibet, e in altre zone abitate da etnie tibetane, le libertà di espressione e religione hanno continuato a essere fortemente limitate.

Contesto

La nuova amministrazione, in carica dal marzo 2003, ha consolidato la propria autorità, in particolare in seguito alle dimissioni a settembre del presidente uscente Jiang Zemin dal ruolo di presidente della Commissione militare centrale. Sono state introdotte alcune riforme legali, tra cui nuovi regolamenti per la prevenzione della tortura nei casi di custodia da parte della polizia e un emendamento alla Costituzione varato a marzo che stabilisce che «lo Stato rispetta e protegge i diritti umani». Tuttavia, la mancata introduzione delle necessarie riforme istituzionali ha gravemente compromesso l’attuazione di tali riforme.

Le autorità hanno dimostrato un atteggiamento più attivo riguardo alla gestione dell’epidemia di HIV/AIDS nel Paese, incluso il varo di una nuova legge ad agosto che intende incrementare le misure per la prevenzione dell’AIDS e rendere illegale la discriminazione contro le persone affette da AIDS o altre malattie infettive. Tuttavia, attivisti locali impegnati nella richiesta di migliori condizioni di vita per i malati hanno continuato a essere arbitrariamente detenuti.

Sono continuate le repressioni politiche contro determinati gruppi, tra cui il movimento spirituale Falun Gong, gruppi cristiani non ufficiali, e i cosiddetti “separatisti ed estremisti religiosi” nella regione dello Xinjiang e in Tibet.

Le autorità hanno continuato a “dialogare sui diritti umani” con altri Paesi, ma hanno sospeso qualsiasi colloquio con gli Stati Uniti in seguito alla proposta da parte di questi ultimi di una risoluzione sulla Cina alla sessione di marzo della Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani. La Cina ha richiesto all’Unione Europea (UE) di rimuovere l’embargo sulle armi imposto in seguito alle repressione, attuata dalla Cina nel giugno 1989, contro il movimento per la democrazia e ha ottenuto il supporto di alcuni Stati dell’EU. Tuttavia, a fine anno l’embargo era ancora in vigore.

La Cina ha posticipato la visita del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, previsto per giugno, mentre il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria (WGAD) si è recato in visita in Cina a settembre. Le autorità hanno continuato a negare l’accesso al Paese a organizzazioni non governative (ONG) internazionali di tutela dei diritti umani per svolgere ricerche indipendenti.

Difensori dei diritti umani

Le autorità hanno continuato ad avvalersi di articoli del codice penale in riferimento ai reati di “sovversione” o “divulgazione di segreti di Stato” e altre accuse relative a reati non ben definiti in materia di sicurezza nazionale per perseguire pacifici attivisti e riformisti. Avvocati, giornalisti, attivisti per i diritti delle persone affette da HIV/AIDS e attivisti per i diritti contro gli sfratti espropriativi sono stati tra coloro che hanno dovuto subire vessazioni, detenzioni o incarcerazioni per aver documentato casi di abusi dei diritti umani, richiesto riforme, o per aver tentato di ottenere risarcimenti in favore di vittime di violazioni.

*A marzo, Ding Zilin, fondatrice del gruppo “Madri di Tienanmen”, impegnata nella realizzazione della giustizia in seguito all’uccisione del figlio a Pechino il 4 giugno 1989, è stata detenuta dalla polizia che intendeva impedirle di esprimere le sue motivazioni. È stata inoltre posta sotto una forma particolare di arresto domiciliare per alcuni giorni alla vigilia del 15° anniversario della repressione allo scopo di impedirle di presentare ricorso legale per conto di altre 126 persone che avevano perso un congiunto negli eventi del 1989.

*Ad agosto, Li Dan, attivista per i diritti delle persone affette da AIDS, è stato detenuto dalla polizia nella provincia di Henan nell’apparente tentativo di impedirgli di protestare contro le misure adottate dal governo per fronteggiare l’epidemia di AIDS. Sebbene sia stato rilasciato dopo un giorno, Li Dan è stato in seguito percosso da due assalitori sconosciuti. Li Dan aveva fondato una scuola per orfani da AIDS nella provincia, dove si stima che un milione di persone circa siano diventate sieropositive all’HIV dopo che avevano venduto il loro plasma sanguigno a stazioni di raccolta del sangue statali prive di precauzioni igienico-sanitarie. A luglio, la scuola è stata chiusa dalle autorità locali.

Violazioni nel contesto della riforma economica

Non sono cessate le pesanti restrizioni al diritto alle libertà di espressione e di associazione dei rappresentanti dei lavoratori, mentre i sindacati indipendenti hanno continuato a essere considerati illegali. Secondo alcune fonti, nel contesto della riforma economica, alle numerose vittime di sfratti espropriativi, espropriazioni terriere e licenziamenti sono state negate congrue indennità. Sono aumentate le proteste pubbliche e per la maggior parte pacifiche contro tali prassi, il che determinato ha in risposta numerose detenzioni e ad altri tipi di abusi.

Pechino è stata spesso al centro delle proteste, dovute in parte all’attività di demolizione degli edifici in vista dei giochi olimpici che la città ospiterà nel 2008. Le vittime degli sfratti provenienti da altre parti del Paese si sono inoltre recate a Pechino per richiedere alle autorità centrali l’indennità negata dalle autorità locali. Secondo quanto riferito, decine di migliaia di richiedenti sono stati tratti in stato di fermo dalla polizia di Pechino nel corso di operazioni di sicurezza alla vigilia degli incontri ufficiali tenutesi a marzo e a settembre.

*Ad agosto, Ye Guozhu è stato arrestato perché sospettato di “disturbo dell’ordine sociale” in seguito alla sua richiesta di autorizzazione per una manifestazione di protesta di massa contro gli sfratti espropriativi a Pechino. A dicembre è stato condannato a 4 anni di carcere. Ye Guozhu e la sua famiglia erano stati espropriati della loro casa a Pechino lo scorso anno, con ogni probabilità per spianare la strada alle opere di costruzione in vista delle Olimpiadi del 2008.

Violenza sulle donne

Numerosi articoli sulla violenza domestica sono apparsi sui media nazionali, riflettendo il diffuso timore che tali abusi non fossero realmente affrontati. Fonti hanno continuato a riportare gravi violazioni contro donne e ragazze, dovute all’applicazione della politica di pianificazione familiare che comprende aborti e sterilizzazioni forzate. A luglio, le autorità hanno dato pubblicamente maggior spinta al divieto di aborto selettivo di feti femminili, nel tentativo di invertire il divario crescente del rapporto fra maschi e femmine.

Le donne in detenzione, comprese numerose seguaci del movimento Falun Gong, sono rimaste esposte al rischio di tortura, inclusi stupri e abusi sessuali.

A gennaio sono state varate nuove normative che impediscono alla polizia di comminare ammende immediate alle prostitute. Tuttavia, la politica di “custodia ed educazione” ha continuato a essere utilizzata per detenere presunte prostitute e i loro clienti senza accuse né processo.

*Ad aprile, Mao Hengfeng è stata condannata a 18 mesi di lavori forzati nel programma di “rieducazione attraverso il lavoro” per aver incessantemente presentato istanze alle autorità riguardo a un aborto forzato subito 15 anni prima, quando rimase incinta in violazione della politica di pianificazione familiare cinese. Secondo quanto riferito, nel campo di lavoro è stata tenuta legata, appesa al soffitto e percossa violentemente. In precedenza, Mao Hengfeng è stata detenuta diverse volte in unità psichiatriche, dove le era stato imposto l’elettroshock.

Attivisti politici e utenti di Internet

Attivisti politici, compresi sostenitori di gruppi politici illegali, sostenitori di cambiamenti politici o fautori di una maggiore democrazia hanno continuato a subire arresti arbitrari. Alcuni di loro sono stati condannati e incarcerati. Nel corso dell’anno, AI ha ricevuto conferma che oltre 50 persone erano detenute o imprigionate per aver letto o fatto circolare via Internet informazioni politiche delicate.

*A settembre, Kong Youping, membro di spicco del Partito democratico cinese ed ex sindacalista della provincia di Liaoning, è stato condannato a 15 anni di reclusione per “sovversione”. Era stato arrestato alla fine del 2003 dopo aver pubblicato articoli su Internet in cui denunciava la corruzione ufficiale e richiedeva una rivalutazione del movimento per la democrazia del 1989.

Repressione di gruppi spirituali e religiosi

Il movimento spirituale Falun Gong è rimasto al centro della repressione, che non avrebbe escluso numerose detenzioni arbitrarie. La maggior parte delle persone detenute sono state assoggettate a periodi di “rieducazione attraverso il lavoro” senza accuse né processo, nel corso della quale sono state gravemente esposte a rischio di torture o maltrattamenti, soprattutto nel caso in cui si fossero rifiutate di abiurare il proprio credo. Altri seguaci sono stati incarcerati o rinchiusi in ospedali psichiatrici. Secondo fonti straniere riconducibili al Falun Gong, dal 1999 sono morte oltre 1.000 persone che erano state arrestate in relazione al movimento, la maggior parte in seguito a torture e maltrattamenti.

Altre cosiddette “organizzazioni eretiche” e gruppi religiosi non ufficiali hanno subito attacchi. Sono aumentate le segnalazioni di arresti e detenzioni di seguaci di cattolici non autorizzati e seguaci di “chiese domestiche” protestanti non riconosciute. Le persone che hanno cercato di documentare tali violazioni e di trasmetterne notizia all’estero hanno rischiato a loro volta l’arresto.

*Ad agosto, Zhang Shengqi, Xu Yonghai e Liu Fenggang, tre attivisti protestanti indipendenti, sono stati condannati rispettivamente a uno, due e tre anni di reclusione dal Tribunale popolare intermediario di Hangzhou, per “divulgazione di segreti di Stato”. Le accuse riguardavano la diffusione di informazioni all’estero sulla repressione nei confronti dei protestanti e la chiusura di chiese non ufficiali nella regione.

Pena di morte

La pena di morte ha continuato a essere applicata in modo esteso e arbitrario, ed è stata spesso determinata da interferenze politiche. Sono state eseguite condanne a morte per reati non violenti, come la frode fiscale e l’appropriazione indebita, ma anche per reati di droga e crimini violenti. Le autorità hanno continuato a mantenere segrete le statistiche nazionali sulle condanne a morte e sulle esecuzioni. A fine anno, in base ai rapporti pubblici disponibili, AI ha stimato almeno 3.400 esecuzioni e almeno 6.000 condanne a morte, sebbene si ritenga che le cifre reali siano molto più alte. A marzo, un alto esponente del Congresso nazionale del popolo ha dichiarato che la Cina esegue circa 10.000 condanne a morte all’anno.

La mancanza di garanzie di tutela fondamentali dei diritti degli imputati ha continuato a concorrere alla condanna a morte e all’esecuzione di un numero elevato di persone in seguito a processi iniqui. A ottobre, le autorità hanno annunciato l’intenzione di reintrodurre la revisione da parte della Corte Suprema dei casi capitali e di varare nuove riforme legali per la tutela dei diritti dei sospetti criminali e degli imputati. Non sono stati tuttavia chiariti i tempi di introduzione di tali misure.

*Secondo quanto riferito, a febbraio, Ma Weihua, una donna condannata alla pena di morte per reati di droga, è stata obbligata ad abortire mentre era in custodia di polizia, al fine di consentire che la condanna fosse eseguita “legalmente”, in quanto la legge cinese impedisce l’esecuzione di donne in gravidanza. Ma Weihua era stata arrestata a gennaio perché trovata in possesso di 1,6 kg di eroina. Il suo processo, iniziato a luglio, è stato sospeso dopo che il suo avvocato aveva fornito dettagli riguardo alla forzata interruzione di gravidanza. A novembre la donna è stata infine condannata all’ergastolo.

Tortura, detenzione amministrativa e processi iniqui

Torture e maltrattamenti continuano a essere pratiche diffuse in molte istituzioni statali, nonostante l’entrata in vigore di diversi nuovi regolamenti per la prevenzione di tali fenomeni. I metodi di tortura più comuni comprendono calci, percosse, scosse elettriche, sospensioni per gli arti superiori, incatenamenti in posizioni dolorose e privazione del cibo e del sonno. Interferenze politiche nell’esercizio della giustizia, limitazioni all’accesso al mondo esterno per i detenuti, e incapacità di instaurare efficaci meccanismi di ricorso e d’inchiesta hanno continuato a essere fattori determinanti per il proliferare di tali pratiche.

Le autorità hanno annunciato ufficialmente l’intenzione di riformare il sistema di detenzione amministrativa denominato “rieducazione attraverso il lavoro”, impiegato per detenere centinaia di migliaia di persone fino a 4 anni senza accusa né processo. Tuttavia l’esatta natura e il campo di applicazione della riforma restano oscuri.

Le persone accusate di reati politici e penali continuano a veder loro negato il diritto a un processo. Il diritto dei detenuti di accedere ai propri avvocati e familiari continua a essere gravemente limitato. I processi politici restano molto al di sotto degli standard internazionali che definiscono un equo processo. Gli imputati di reati relativi a “segreti di Stato” e “terrorismo” hanno subito limitazioni dei loro diritti legali e sono stati giudicati a porte chiuse.

*A ottobre, seguaci stranieri del Falun Gong hanno distribuito un filmato relativo a Wang Xia, una donna rilasciata di recente dal carcere di Hohhot, nella regione interna della Mongolia, dove aveva scontato due anni di una sentenza di sette per aver distribuito materiale divulgativo sul Falun Gong. La donna appariva deperita e il suo corpo era ricoperto di cicatrici. Secondo quanto riferito, la donna era stata legata a un letto, appesa e percossa. Inoltre le erano state iniettate sostanze sconosciute ed era stata colpita con manganelli elettrici dopo che aveva intrapreso lo sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione.

Richiedenti asilo nordcoreani

Durante l’anno, nelle regioni nord orientali della Cina, centinaia, forse migliaia, di richiedenti asilo provenienti dalla Corea del Nord sono stati arrestati e rimpatriati forzatamente. La Cina ha continuato a negare ai nordcoreani qualsiasi tipo di procedura per la determinazione dello status di rifugiato, anche in presenza di prove evidenti che dimostravano come molti avessero motivi concreti per presentare richiesta di asilo, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati, di cui la Cina è Stato parte.

Le persone sospettate di aiutare i richiedenti asilo nordcoreani, tra cui membri di organizzazioni di cooperazione internazionali e religiose, cittadini cinesi di etnia coreana, e giornalisti che cercavano di documentare tale situazione, sono state trattenute per essere interrogate, e alcune di loro sono state incriminate e condannate a periodi di detenzione.

*Ad agosto, Noguchi Takashi, un attivista giapponese appartenente a una ONG che aiuta i nordcoreani in Cina a cercare asilo in un Paese terzo, è stato deportato dopo essere stato detenuto nella regione autonoma dello Guangxi Zhuang. Era stato condannato a otto mesi di reclusione e al pagamento di un’ammenda di 20.000 yuan (2.400 dollari americani) per l’accusa di “tratta di esseri umani”.

Regione autonoma dello Xinjiang Uighur

Le autorità hanno continuato a richiamarsi alla “guerra al terrorismo” internazionale come pretesto per le dure repressioni attuate nella regione dello Xinjiang, che hanno determinato gravi violazioni dei diritti umani contro la comunità degli uighuri. Le autorità hanno continuato a non distinguere quanti commettono atti di violenza da quanti esercitano una resistenza passiva. La repressione si è manifestata con la chiusura di moschee non riconosciute, l’arresto di imam, restrizioni all’uso della lingua uighura e il divieto di diffondere determinati libri e giornali uighuri.

Sono continuati gli arresti di persone sospettate di essere “separatisti, terroristi ed estremisti religiosi”, e migliaia di prigionieri politici, compresi prigionieri di coscienza, sono rimasti in carcere. Fonti riferiscono che molte delle persone accusate di essere “separatisti” o “terroristi” sono state condannate a morte e “giustiziate”. Attivisti di etnia uighura che avevano cercato di divulgare informazioni all’estero sull’entità della repressione sono stati esposti al rischio di detenzione arbitraria e incarcerazione.

La Cina ha continuato a utilizzare il pretesto della “guerra al terrorismo” internazionale per rafforzare i propri legami politici ed economici con i Paesi confinanti. Persone di etnia uighura che erano fuggiti in Asia centrale, Pakistan, Nepal e altri Paesi, fra cui richiedenti asilo e rifugiati, hanno continuato a rischiare di essere rimpatriati forzatamente in Cina. La Cina ha continuato a esercitare pressioni sugli Stati Uniti affinché le 22 persone di etnia uighura detenute nel campo di detenzione statunitense di Guantánamo Bay, a Cuba, venissero rimpatriate. A giugno le autorità statunitensi hanno dichiarato che gli uighuri non sarebbero rientrati in Cina per il timore che potessero essere sottoposti a tortura o condannati a morte.

*Abdulghani Memetimin, un insegnante e giornalista di 40 anni, ha continuato a scontare una pena detentiva di nove anni a Kashgar. Era stato condannato per aver “fornito segreti di Stato a entità straniere” nel giugno 2003, quando aveva inviato informazioni in Germania a una ONG fondata da uighuri riguardo alle violazioni dei diritti umani contro persone di etnia uighura perpetrati nella provincia dello XUAR e per aver effettuato traduzioni di discorsi ufficiali.

Regione autonoma del Tibet e altre zone etniche tibetane

Le libertà di religione, di associazione e di espressione hanno continuato a essere pesantemente limitate e non sono cessati gli arresti arbitrari e i processi iniqui. Oltre un centinaio di prigionieri di coscienza tibetani, principalmente monaci e suore buddisti, sono rimasti nelle carceri. I colloqui fra le autorità cinesi e i rappresentanti in esilio del governo tibetano sono proseguiti, dimostrando qualche segnale di progresso. Tuttavia, ciò non ha portato ad alcun mutamento significativo nell’atteggiamento politico verso una maggiore tutela dei diritti umani fondamentali dei tibetani.

*Secondo alcune fonti, ad agosto, Topden e Dzokar, due monaci provenienti dal monastero di Chogri, situato nella contea di Drakgo (Luhuo), nella provincia di Sichuan, assieme a Lobsang Tsering, un laico, sono stati condannati a tre anni di reclusione per aver affisso manifesti in favore dell’indipendenza del Tibet. I tre erano stati fermati a luglio assieme a numerose altre persone, in seguito rilasciate dopo diversi giorni di detenzione. Testimoni hanno riferito che sarebbero stati percossi durante la detenzione.

Regione ad amministrazione speciale di Hong Kong

Non è stato compiuto alcun tentativo per reintrodurre la legislazione proposta dall’art.23 della Basic Law (legge fondamentale), che proibisce atti di tradimento, secessione, tumulto o sovversione, proposta contro la quale si era innescata la protesta dell’opinione pubblica nel 2003. Tuttavia, una sentenza formulata in Cina continentale ad aprile, che limita la libertà di Hong Kong di perseguire proprie riforme politiche, ha incrementato i timori riguardo l’erosione dei diritti umani nella regione ad amministrazione speciale.

A maggio, le dimissioni rassegnate da tre conduttori di trasmissioni radiofoniche hanno acceso i timori di possibili restrizioni alla libertà di espressione, in quanto essi avrebbero ricevuto intimidazioni per aver richiesto una maggiore democrazia ad Hong Kong. La detenzione amministrativa in Cina di un candidato del Partito democratico di Hong Kong in vista delle elezioni di settembre è stata considerata da molti dettata da motivi politici. A novembre, un corte d’appello ha ribaltato le condanne per “ostruzione pubblica” emesse contro 16 seguaci del movimento Falun Gong, che erano stati arrestati dopo che avevano organizzato una dimostrazione nel marzo 2002. Altre condanne per ostruzione e aggressione nei confronti della polizia sono state confermate.

Residenti di Hong Kong hanno continuato a essere condannati a morte in altre regioni della Cina, mentre non è stato ancora raggiunto un accordo formale di interpretazione tra Hong Kong e la Cina.

A giugno, la Corte Suprema d’appello di Hong Kong ha stabilito che le autorità della regione devono valutare singolarmente le dichiarazioni di ciascun richiedente asilo politico che stia fuggendo dalla tortura, prima di emettere un ordine di rimpatrio. Tuttavia, i richiedenti asilo politico e altri gruppi, tra cui lavoratori migranti, vittime di violenza domestica, omosessuali e lesbiche, rimangono suscettibili di discriminazione. A settembre si è registrato un passo positivo in questa direzione, grazie alla pubblicazione di un documento a consultazione pubblica riguardo a una proposta di legge contro la discriminazione razziale.
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Old 28-11-2005, 00:08   #155
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Old 28-11-2005, 00:14   #156
von Clausewitz
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Old 28-11-2005, 00:16   #157
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a parte la nozione di democrazia e la sua applicabilità, se penso che 60 anni fa in italia avevamo il fascismo e in germania il nazismo alla faccia della demos- kratia greca e che solo l'imprimatur americano ha permesso, anzi ha quasi imposto il fatto che fosse in vigore in tutti i paesi dell'europa occidentale nei restanti 60 anni che ci separano dalla fine della II guerra mondiale, mi fai ridere
tu dici che hai visto le foto con torture degli americani e non dei cinesi?
a parte il fatto che nelle carceri cinesi non fanno certo girare gente come quei soldati e soldatesse americani deviati con tanto di fotocamere digitali, e certo i cinesi usano metodi più sottili, questa affermazione mi fa veramente roftollare
hai presente i giustiziandi cinesi, condannati in dei processi farsa, con tanto di cartelli per esporli al pubblico ludibrio?
oppure quello che accadde in una piazza chiamata Tienanmen 16 anni fa?
Quello che accadde in piazza Tien An Men è nulla rispetto ai massacri operati dagli usa negli ultimi 60 anni, Mossadeq in Iran, vietnam, america latina, Indonesia, Iraq...

Anzi, le dittature fasciste in europa dipesero dall'intervento americano nella prima guerra mondiale, e furono un mezzo per dividere l'europa e piegarla all'imperialismo usa,
ebbero tanto successo perchè furono agevolate da usa e gran bretagna nella prospettiva di una guerra distruttiva contro l'europa.

Poi 'roftolla' quanto ti pare, ma le figuracce della 'democrazia' amerecana ad Abu Ghraib la Cina non le fa, sono persone serie loro.
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Old 28-11-2005, 00:17   #158
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il link originale basta ed avanza..
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Old 28-11-2005, 00:22   #159
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è l'unico modo per rendere edotto CONFITEOR circa il bengodi che regna in Cina
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Sono aumentate le proteste pubbliche contro gli sfratti espropriativi e la requisizione di terre senza ricompenso adeguato
ma se la terra dal 1949 è tutta dello stato, cosa espropriano

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Nella regione dello Xinjiang, la Cina ha continuato a servirsi del pretesto della “guerra al terrorismo” internazionale per giustificare la repressione contro gli uighuri
ah, bush è cinese?

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Numerosi articoli sulla violenza domestica sono apparsi sui media nazionali, riflettendo il diffuso timore che tali abusi non fossero realmente affrontati. Fonti hanno continuato a riportare gravi violazioni contro donne e ragazze, dovute all’applicazione della politica di pianificazione familiare che comprende aborti e sterilizzazioni forzate. A luglio, le autorità hanno dato pubblicamente maggior spinta al divieto di aborto selettivo di feti femminili, nel tentativo di invertire il divario crescente del rapporto fra maschi e femmine.
Che la violenza domestica è colpa del governo?
I comunisti realizzarono nel 49 la COMPLETA UGUAGLIANZA GIURIDICA FRA I SESSI, tra l'altro proibendo la pratica della fasciatura dei piedi femminili,
il divieto di aborto selettivo mi pare positivo, o no?
E' proprio l'uguaglianza giuridica per le donne che porta alla scomparsa delle discriminazioni per le figlie femmine.
Anche il fatto che siano le donne a rimanere gravide è colpa del governo cinese?
o a qualcuno piacerebbero 500 milioni di cinesi in più???

Questo solo per dimostrare la ridicolaggine delle fonti cui si abbevera il Clausewitz.
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Ultima modifica di CONFITEOR : 05-12-2005 alle 13:55.
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Old 28-11-2005, 00:23   #160
von Clausewitz
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e visto che CONFITEOR ha citato Mao e io il grande ballzo in avanti che in realtà fu un gigantesco balzo indietro con tanto di carestia e che fu insieme alla rivoluzione culturale uno dei più grandi lasciti dell'insigne statista, ecco un paio d'articoli a riguardo

http://www.tuttocina.it/Tuttocina/storia/granbalz.htm

Il Grande Balzo in avanti (1958-59)


Alla fine del primo piano quinquennale (1953-1957), Mao Zedong avviò la Cina verso un gigantesco sforzo di produzione collettivo, detto il "Grande Balzo in Avanti", volto a trasformare l'intera economia del paese e allo stesso tempo a rivoluzionare gli animi, che a suo avviso erano troppo legati al passato. Quest'esperienza doveva mobilitare tutte le risorse e l'intera manodopera del paese, nonché smuovere ogni settore d'attività. Come i grandi stati moderni, la Cina sperava, tramite un terribile sforzo e spinta da un grande slancio ideologico, di sottrarsi alla sua situazione medievale, e alle sue strutture mentali sorpassate, per entrare ormai in un'era di rapida crescita e di prosperità continua. Lo spirito di tale crociata fu definito a Wuhan (nello Hubei), in occasione dell'VIII congresso, nell'inverno 1958, ma il misticismo che l'animava si era sviluppato già dall'inizio dell'anno.

Per due anni (1958-1959), l'intera attività fu imposta al ritmo di slogan e di frasi del tipo: "Qualche anno di sforzi a di lavoro per diecimila anni di felicità", oppure "Avanzare con entrambe le gambe", per preconizzare attività abbinate e simultanee. La gerarchia delle priorità economiche venne quindi sconvolta; la prima parola d'ordine fu: “producete acciaio”.Così si assistette all'edificazione, ovunque e fin nel più piccolo villaggio, di migliaia di “altiforni rustici”. Questa campagna fu l'elemento più assurdo di quello che si rivelerà un errore gigantesco, un'aberrazione collettiva che in molti casi allontanò i contadini dalle campagne, dato che quasi tutti erano impegnati a produrre un acciaio che ormai non si sapeva più come utilizzare. E, viceversa, gli abitanti delle città e gli studenti venivano mandati nei campi sotto la parvenza di una pretesa "esaltazione spontanea". Di fatto nella maggior parte dei casi vi venivano condotti militarmente. Nelle comuni si partiva al lavoro con tamburi e ottoni in testa, con vessilli al vento, slogan continuamente recitati pappagallescamente da altoparlanti disseminati fin nelle più piccole risaie. L'esodo degli abitanti delle cittàverso i campi aveva come obiettivo riconosciuto la correzione di una certa “distorsione socioeconomica”: lo sviluppo della classe dei tecnici, piuttosto frondista, staccata dai contadini, e tuttavia sempre massicciamente maggioritaria, in Cina, indispettiva i puri del Partito. Ritenevano che un'immersione nella vita di campagna non potesse che fare loro del bene.

È nell'agosto del 1958 che furono create le famose Comuni popolari: 26.000 di queste unità (nel 1980 se ne contavano esattamente il doppio) furono incaricate di sostituire, previo raggruppamento, 730.000 cooperative giudicate troppo deboli e inefficaci; diventarono delle “Squadre di produzione”. La Comune popolare doveva essere la struttura, la leva e l'agente principale di questa auspicata trasformazione dei mezzi di produzione, ma anche degli animi e del modo di vita.

Fu necessario un ridimensionamento. Dopo i prime notiziari che cantavano vittoria, nel 1958, si palesò rapidamente la delusione e si dovette ammettere che l’intero apparato produttivo era disorganizzato e traballante. Tanto più che questo periodo rivoluzionario coinciderà, tra il 1959 e il 1961, con calamità naturali (invasioni di cavallette, inondazioni, siccità), e con il ritiro dell'aiuto economico e tecnico dei sovietici. Fu una catastrofe. Le vie ferrate erano bloccate da convogli di carbone e di minerali alla ricerca di un normale scorrimento. Neppure la produzione d'acciaio trovava un mercato o un equilibrio armonico. La popolazione, spossata e cotta dal dubbio, si interrogava sulla sensatezza di quest'orgia di attività, di questa frenesia produttiva da cui risultava ormai chiaro come si stesse girando a vuoto. La produzione cerealicola precipitò pericolosamente: 205 milioni di tonnellate nel 1958; 150 nel 1960, mentre nel 1980 è stata di 320 milioni di tonnellate e nel 1985 di 380 milioni di tonnellate.

Ben presto viene inoltre dato ordine di frenare i ritmi di lavoro, insopportabili o inopportuni, o ancora di concedere ai contadini alcuni "stimoli materiali", come diritti sull'ambiente, la concessione di piccoli terreni individuali, e l'autorizzazione ad allevare qualche capo di bestiame minuto a livello domestico, per esempio. Si trattava di una rinuncia lacerante e dell'ammissione di un fallimento perché, come abbiamo già detto, il Grande Balzo in avanti oltre ad ambizioni di decollo economico, aveva l'obiettivo di strappare i cinesi alla loro mentalità millenaria, ai gusti, alIe tradizioni e alle abitudini ancestrali. Si era creduto di cambiare i presupposti stessi della società: il regime era convinto che le strutture familiari e paesane, troppo radicate nel passato ed eccessivamente limitate, frenassero il progresso e quindi il decollo economico. Indubbiamente quest'esperienza fu preparata male e intrapresa con eccessiva precipitazione, ma l'autorità carismatica di Mao Zedong si mantenne enorme e non venne intaccata. Il fatto è che questa impreparazione avrà come conseguenza la durevole disorganizzazione del paese e che l'intera vita nazionale ne risulterà perturbata per alcuni anni.

A partire dal 1962, dopo l'inizio dei riordinamentodel 1960-1961, si accettò di riconoscere il fallimento di quest'esperienza comunale; ma non tutti furono autorizzati a dirlo e alcuni, per questo motivo, persero il posto o il grado, come il prestigioso e scomodo maresciallo Peng Dehuai, che aveva espresso dei dubbi sull'efficacia dell'esperienza, a Lushan, nell'agosto del 1959. “Il capofila degli esponenti di destra perse il suo mandarinato”, scrive Jacques Guillermaz e Mao Zedong stesso, di fronte al fallimento, nel dicembre 1958 ha dovuto cedere la Presidenza della Repubblica a Liu Shaoqi. Spinto dalla sua quarta moglie Jiang Qing, Mao tenterà una nuova esperienza motivata da un'ispirazione simile, nel 1966, con la Rivoluzione culturale; sarà una seconda scossa altrettanto nociva, come riconobbe il partito stesso. “In entrambi i casi, nota Jacques Guillermaz (Le Parti comuniste chinois au pouvoir, Grand Bond en avant et Révolution culturelle) ci si trova in presenza di un'applicazione dei due principi cardinali che continuano a guidare l'istruzione nella Cina comunista: totale subordinazione al politico, stretta subordinazione alle necessità detlo Stato, che esclude le preferenze individuali”.


http://www.kattoliko.it/leggendanera...ttime_cina.htm

Il numero complessivo sulle vittime in Cina (*)
di Eugenio Corti
Gli eventi storici successivi

Contro ogni previsione, la prevalenza di Lin Piao fu soltanto temporanea. Nel 1971 egli venne infatti privato del potere dal gruppo moderato, che aveva per capo non tanto il primo ministro Ciu En-lai, quanto il deposto ex segretario generale del partito Teng Hsiao-ping. In altre parole l'organizzazione del partito ha finito col prevalere su quella dell'esercito. Nel settembre 1971 Lin Piao perì durante un oscuro tentativo di fuga in aereo; dopo di che il cadente Mao si prestò senza eccepire fino all'anno della sua morte (1976) a fare da patrono ora agli estremisti, ora ai moderati, a seconda di chi prevaleva. Scomparso Mao, gli esponenti degli estremisti (la cosidetta 'banda dei quattro', che includeva la vedova di Mao) vennero imprigionati (ottobre 1976) e processati, non però giustiziati. La prevalenza definitiva dei moderati fu sanzionala nel dicembre '78, dal Terzo Plenum dell'11° Comitato centrale, che segnò la fine dell'epoca maoista e l'inizio delle riforme liberaleggianti; nel 1981 (in occasione del Sesto Plenum dell'11° Comitato centrale) la rivoluzione culturale venne ufficialmente definita "la grande catastrofe nazionale".

Ci limiteremo al margine delle complesse vicende cinesi, a due constatazioni.

La prima: a differenza che in Russia, in Cina l'impegno dei capi comunisti a non assassinarsi tra loro, ha in complesso tenuto. Ci terna in mente il cosidetto 'giuramento' tra i dirigenti russi: "Fino al 1935", scrive il biografo di Stalin Isaac Deutscher, "si raccontava ancora tra i bolscevichi che i loro capi, all'inizio della lotta per la successione, avevano pronunciato un giuramento segreto e solenne di non ghigliottinarsi a vicenda. Vera o non vera questa storta, è certo che Stalin meditò a lungo sul terribile precedente francese, il quale per qualche anno lo dissuase dal ricorrere ai più drastici mezzi di repressione. Più d'una volta Stalin si espresse pubblicamente in questo senso. Ecco per esempio la risposta che egli diede a Zinoviev e Kamenev allorché i due triumviri invocarono rappresaglie contro Trotsky: 'Non ci siamo trovati d'accordo con Zinoviev e Kamenev, perché abbiamo imparato che una politica di decapitazioni è gravida di grandi pericoli.. Il metodo delle decapitazioni e dei salassi - ed essi hanno chiesto del sangue - è pericoloso e contagioso. Si taglia una testa oggi, un'altra domani, un'altra ancora dopodomani; che cosa resterà infine del partito'?'". (1) Più tardi però, come sappiamo, Stalin fece uccidere la maggior parte degli esponenti del partito (e tra essi Zinoviev e Kamenev, nonché, all'estero, Trotsky). Successivamente, nel primo dopoguerra, anche nelle repubbliche 'socialiste' dell'Europa orientale ci furono i noti processi ai capi, conclusisi puntualmente con la loro eliminazione fisica. (Così in Cecoslovacchia nel 1952 il processo al vertice si conclude con undici impiccati su quattordici imputati.)

È forse a causa ditali terrorizzanti precedenti, che i massimi esponenti cinesi hanno, con puntiglio, evitato d'assassinarsi a vicenda. Bisogna però ammettere che, proprio in seguito a questo fatto, quelli di loro che erano stati in un primo tempo travolti nella lotta per il potere, hanno più tardi potuto riprendere il sopravvento.

Seconda constatazione: con la scomparsa di Lin Piao sembra sia venuto meno per l'umanità intera (la quale ne è tuttora inconscia) un enorme pericolo. A quel che si riesce a capire, sarebbe infatti stato lui (parlando a nome del debilitato Mao) a fare a Nichita Crusciov la famosa, pazzesca proposta (della quale più volte Crusciov si è lamentato in pubblico) di scatenare, con l'aiuto 'convenzionale' dei cinesi, la guerra atomica contro gli Stati Uniti; Lin Piao asseriva che anche nel caso limite di un reciproco annientamento dei due contendenti principali, cioè degli americani e dei russi, nonché di una meta dei cinesi, sarebbero sempre rimasti in vita almeno 300 milioni di cinesi, quanti sarebbero bastati per far trionfare, senza più ostacoli, il comunismo nel mondo intero. A rendere l'estremismo folle dell'uomo, gioverà inoltre ricordare che i feroci quadri dei Khmer rossi cambogiani hanno effettuata la loro preparazione in Cina, appunto negli anni del suo predominio.

Ma proseguiamo negli eventi storici. Dal 1978 al 1989 ci furono in campo economico riforme particolarmente incisive, con grande sollievo della popolazione (tra l'altro nell'ottobre '84 - ancor prima dunque dell'avvento di Gorbaciov in Russia - vennero abolite le Comuni rurali). Si ebbe anche un principio di libertà in campo religioso. Nell'ambito delle libertà politiche invece, nonostante i ripetuti tentativi di Teng Xiao-ping (effettuati in particolare nell'agosto '80, al Tredicesimo Congresso nel 1987, e nel febbraio '88) le riforme non riuscirono a decollare. Dopo avere suscitato enormi e puntualmente vanificate speranze, il partito comunista andò perdendo di credito agli occhi della popolazione, fino a precipitare in un discredito pressoché totale, e i giovani, sopratutto gli studenti, cominciarono a dar segni di insofferenza. Nell'aprile 1989 - in occasione di una visita di Gorbaciov a Pechino, si ebbero Le note, clamorose dimostrazioni spontanee degli studenti nella piazza Tien An Men, con la richiesta di maggior democrazia, e la loro sanguinosa repressione, che provocò circa 3.000 vittime. Da allora si può dire che la politica cinese proceda a tentoni, con un'alternanza e quasi mescolanza di duri provvedimenti polizieschi e di incerte riprese di liberalizzazione, le quali ultime spesso sembrano avere sopratutto lo scopo di recuperare la benevolenza dell'Occidente.

Il numero complessivo delle vittime

Disponiamo al riguardo d'informazioni molto meno dettagliate, e di gran lunga meno documentate che per la Russia; non siamo perciò in grado di parlarne con lo stesso rigore. Ci limiteremo quindi a esporre - molto in sintesi - tra i dati di cui disponiamo a volte fra loro discordanti) quelli di fonte più competente ed affidabile.

Prima fase (1949-1965)

Anzitutto, per il decennio che va dal 1949 (anno della vittoria dei comunisti e della proclamazione della repubblica popolare) al 1958 (anno d'inizio del 'Grande balzo in avanti'), riportiamo ciò che scrive l'ex ambasciatore d'Italia a Mosca Luca Pietromarchi, nella sua opera già da noi citata: (2) "In Cina... il comunismo ha causato la perdita, dal 1949 al 1958, di 50 milioni di vite umane... Inoltre 30 milioni di contadini furono inviati in campo di concentramento".

Dopo di queste, negli anni del 'Grande balzo in avanti' (1958-1960) e subito successivi, si ebbero le perdite più terrificanti, dovute alla carestia artificiale prodotta dall'espropriazione dei contadini. Secondo il famoso sinologo Lazlo Ladany (che fu per decenni redattore a Hong Kong del notiziario China News Analisys, da cui attingevano materia prima praticamente tutti i sinologhi) i morti di fame tra il '59 e il '62 sarebbero stati 50 milioni, pari dunque all'intera popolazione italiana. (3) Durante questi stessi anni e in quelli successivi fino al 1966 (anno d'inizio della 'Grande rivoluzione culturale'), si ebbe inoltre lo stillicidio sistematico delle vittime nei 'campi di rieducazione attraverso il lavoro' che in Cina, stando all'agenzia sovielica Tass (25.6.'67) erano diventati "campi della morte" (l'espressione richiama la frase di Solgenitsin: "Il lager, ricordiamolo, è per la morte"). Se dobbiamo credere a una testimonianza di radio Mosca del 30.5.'67, (4) tali campi o lager erano intorno a diecimila, alcuni visibili dal confine sovietico (in effetti uno, enorme, è stato visto e segnalato anche da cronisti italiani nell'entroterra di Vladivostock); secondo R.L. Walker (per il quale si vediì più avanti) ed altri sinologhi, il numero dei deportati oscillava allora tra i 18 e i 20 milioni; il che - volendo supporre, con ottimismo, una mortalità nei lager cinesi analoga a quella sovietica, cioè del 7-8% annua - comporterebbe un milione e mezzo circa di morti all'anno, dunque una dozzina di milioni per il periodo 1958-1965.

L'unico studio sistematico a nostra conoscenza, relativo all'intera prima fase che va dal 1949 al 1965, è quello effettuato da Richard L. Walker per conto del Senato americano (5): studio che dà - ripartendole per categorie - da un minimo di 34.300.000 a un massimo di 63.784.000 vittime, a seconda delle fonti. (Vi mancano però, quasi del lutto, i dati relativi al 'Grande balzo in avanti'.)

Seconda fase (1966-1976)

Nel periodo successivo, cioè negli anni dal 1966 (inizio rivoluzione culturale), al '76 (morte di Mao), si ebbero sopratutto le vittime prodotte dalla rivoluzione culturale. Per le quali abbiamo stime molto diverse e discordanti, che vanno da un minimo di 10 milioni (rivista Mondo e missione del maggio 199053 a un massimo di 70 milioni (Irving Shelton su L'homme Nouveau, Parigi 6.11.'83). Tra queste vittime è da supporre rientrino tutti gli irrecuperabili (pazzi (6), lebbrosi, sciancati gravi, ciechi, drogati all'ultimo stadio, ecc) la cui improvvisa scomparsa venne nel 1971 ripetu;araente segnalata anche da tecnici italiani che lavoravano in Cina. (7)

In totale

Cos'hanno detto finora, in merito al numero delle vittime, i capi comunisti cinesi? A tutt'oggi, allo stesso modo di quelli russi, essi hanno reso pubblico soltanto qualche dato frammentario.

Già abbiamo accennato alla dichiarazione del Comitato centrale relativa a 20 milioni di morti nel corso del 'Grande balzo in avanti'. Più tardi, l'8 ottobre 1971, in occasione di un ricevimento per l'allora imperatore d'Etiopia Hailé Selassié in visita a Pechino, Mao Tse-tung richiesto dall'ospite quale fosse stato in Cina il costo in vite umane "delle vittorie del socialismo dopo il 1949", rispose: "Cinquanta milioni di morti". Turbato, Hailé Seiassié (che da lì a poco non dimentichiamolo - sarebbe stato a sua volta ucciso dai comunisti etiopi) "fece notare che questa cifra rappresentava il doppio della popolazione dell'Etiopia; ma soltanto una percentuale di quella della Cina, precisò Mao" (C. e J. Broyelle, op. cit., pag. 67).

Si tratta in ogni caso di dichiarazioni non documentate, e dunque semplicemente indiziarie. Un quadro assai più fondato - in quanto fondato scientificamente - del numero complessivo delle vittime fatte dal comunismo in Cina, potrebbe essere invece suggerito dallo studio statistico di Paul Paillat e Alfred Sauvy, pubblicato nel 1974 sull'autorevole rivista parigina Population (n. 3, pag. 535). Da esso emerge che la popolazione cinese era in quell'anno inferiore di circa 150 milioni di persone a quella che avrebbe dovuto essere statisticamente, cioè in base al suo tasso di crescita pur calcolato in modo prudenziale. (8)

Dieci anni dopo un'altra fonte parigina pure molto autorevole, l'Istituto Nazionale di Studi Demografici, prendendo in esame il censimento generale effettuato dal governo cinese nel luglio '82, ha evidenziato tra che i nati dal 1958 al 1962 sono circa 40 milioni meno di quanti dovrebbero essere. Ciò risulta chiaramente dalla piramide delle età, che qui riportiamo. (9)

Da questo prospetto emerge che in quei quattro anni (della terribile carestia artificiale provocata dall'espropriazione dei contadini) sarebbero complessivamente morti intorno a 40 milioni di neonati e lattanti. Ripetiamo: di soli infanti, senza contare tutti gli altri. Allo stato attuale delle conoscenze, possiamo in ogni caso ritenere con sufficiente fondamento che le vittime fatte dal comunismo in Cina sono state più del doppio di quelle fatte dal comunismo in Russia. In Occidente, mentre si susseguivano in Cina queste immense stragi - le più terribili che la storia dell'umanità conosca - i grandi mezzi della comunicazione sociale, a cominciare dai giornali, hanno in linea di massima taciuto. Proprio come, a suo tempo, durante le stragi di Lenin e di Stalin in Russia.

Solo in seguito alla rottura tra la Russia e la Cina, dovendo prendere posizione per una delle due parti, e dovendo sostenerne le argomentazioni e le accuse all'altra parte, giornali e televisioni si sono trovati costretti a parlarne. Più tardi alcuni dei maggiori quotidiani hanno pronunciato (in Italia con più fatica che altrove) qualche blando mea culpa. Così il 3 febbraio 1978 il Corriere della sera, in un articolo a firma Flores d'Arcais, ha reso noto che "il miglior studio occidentale sulla rivoluzione culturale in Cina, del francese Simon Leys" non era stato fino allora tradotto in italiano di proposito: "Si è trattato, semplicemente, di censura. Di quel sottile conformismo che.., per alcuni anni ha reso temerario il parlar male, cioè il parlare criticamente, della Cina di Mao". (10) Nell'articolo - uscito come s'è detto nel 1978 - il Corriere riassumeva brevemente lo studio di Leys, apparso nel '72: tale studio dava degli eventi cinesi un resoconto e una interpretazione molto simili a quelli da noi dati nel novembre '68 e nell'ottobre '69 (cioè quattro e tre anni prima di Leys) nei due saggi riportati (tolta qualche ripetizione) qui avanti. "Grazie allo studio di Leys dieci anni di storia cinese cessano d'essere un enigma, anche se" precisava dolente il Corriere "il mito di Mao va in pezzi". (Ricordiamo che anche in Francia, dopo apparso, lo studio di Leys fu comunque tenacemente tenuto il più possibile emarginato per anni da quasi tutta la grande stampa e dalla televisione.)

(1) Isaac Deutscher, Stalin, Longanesi, Milano, p. 444.

(2) Luca Pietromarchi, il mondo sovietico, pp. 661-662.

(3) C. e J. Bioyelle, op. cit., p. 71. - Anche nell'opera citata di Pietromarchi (a p. 651) si parla di questa spaventosa carestia: "Nei 1960... il raccolto mancò in circa 60 sui 105 milioni di ettari messi a cultura". - Il dissidente Wei Jing-Sheng valuta i morti di fame intorno a 40 milioni. - Un documento del Comitato centrale cinese parla invece di 20 milioni, ma con che attendibilità?

(4) Va tenuto presente che, starte l'accesa polemica tra la Russia e la Cina, i dati russi sono da prendere con riserva. Per esempio i russi hanno parlato più volte di 100 milioni di forzati chiusi nei lager cinesi (vedasi tra l'altro in A. Marcenko, i confortevoli lager dei compagno Breznev, Rusconi, Milano 1970, pp. 425 e 426): in quell'erorme numero tuttavia sono certamente compresi gli operai mobilitati per il lavoro obbligatorio (draft labor) i quali però non erano forzati veri e propri, come specifica dettagliatamente Walker nell'opera citata qui sotto.

(5) Richard L. Walker, The uman cost of comrnunism in China, U.S. Governement Printing Office, Washington 1971, p. 16.

(6) Appena un anno prima era uscito in Argentina (Editorial Jorge Alvarez, Buenos Aires 1970), e nel 1972 era stato tranquillamente edito anche in Italia (con titolo La salute mentale in Cina - medicina e politica nella rivoluzione cinese, da Giulio Einaudi, Torino) un libro di Gregorio Bermann, che esaltava le generose cure prodigate dalla società cinese ai malati di mente. L'autore ne era così entusiasta da farsi con esaltazione propalatore di tutte le scempiaggini che la propaganda cinese gli aveva propinato; si veda per es. a p. 316: "I medici... assieme all'ammalato studiarono i tre articoli di Mao... Per tanti anni, nonostante gli fossero state somminnistrate medicine e farmaci, non era guarito, ma migliorò attraverso l'approfondimento del pensiero di Mao. Una volta guarito (l'ex pazzo) scrisse un articolo in cui raccontava quanto gli era successo durante il trattamento. Fu dimesso in buone condizioni..." Ragione per cui "nell'ospedale psichiatrico di Shangai... il programma attuale è dedicato all'applicazione in psichiatria del pensiero di Mao" (p. 319). Ci sarebbe da ridere davanti a simili idiozie, e allo spettacolo dell'editore Einaudi che serio serio le ha avallate, certo confidando di far presa sui lettori italiani più immaturi; ci sarebbe da ridere, se non si pensasse alla tragica fine che nella realtà hanno fatto, proprio in quegli anni, gli infelici malati di mente cinesi.

(7) Il direttore della rivista Mondo e missione, Pietro Gheddo, si è prontamente recato sul posto per cercar di far luce sull'oscuro episodio, e in effetti durante un viaggio di sedici giorni attraverso la Cina, non gli è riuscito d'incontrare irrecuperabili: "relitti umani di cui il paese offriva in passato un ampio campionario" com'egli scrive. Che tutti quegli infelici siano stati eliminati al tempo di Lin Piao, è stata per molti anni opinione corrente anche nei paesi confinanti con la Cina, come la Birmania e il Bangladesh. (Per cui in Birmania quando succedeva che avanzassero i guerriglieri comunisti, i lebbrosi abbandonavano precipitosamente i lebbrosari, e fuggivano per il timore di essere da loro bruciati, come hanno riferito più d'una volta i nostri missionari.) - Attualmente in Cina si vedono di nuovo in giro non pochi relitti umani, specie fuori delle 'rotte turistiche'.

(8) Vedasi in merito anche J.F. Revel nella sua opera La tentation totalitaire, Laffont, Parigi 1977, pp. 100 e 101. Nel luglio 1990 il p. Giancarlo Politi (redattore di Asia News a Hong Kong, e oggi tra i maggiori specialisti italiani di cose cinesi) da noi ìnterpellato in merito, ci ha risposto che la cifra di circa 150 milioni di vittime complessive gli sembrava corrispondente alla realtà; ma che per la scarsità di documenti, non è possibile darne dimostrazione. A nostra richiesta il p. Politi ha poi sottoposta la questione al famoso studioso p. Ladany (allora ancora in vita, e pure rlsiedente a Hong Kong) il quale si è a sua volta espresso in modo analogo.

(9) Dal "Bulletin Mensuel d'Informations, Mai 1984, Numéro 180' dell' 'Institut National d'Etudes Démographiques' di Parigi:



(10) Durante tale periodo di censura delle poche voci serie e informate, s'era scatenato in tutto l'Occidente un immenso chiasso giornalistico, televisivo, radiofonico, librario ecc. insomma di tutti i mass media, inteso a esaltare la rivoluzione culturale cinese. Per quanto concerne i libri usciti in Italia, ci limiteremo a ricordare come emblematici La rivoluzione culturale in Cina, ovvero il convitato di pietra del maoista (!) Alberto Moravia (edizione Bompiani 1967, poi edizione tascabile Garzanti 1973) e Dalla Cina dl M. Antonietta Macciocchi (ed. Feltrinelli 1971); il successo questa seconda opera - caratterizzata, al pari della precedente, da una incredibile cecità - fu, come riferisce la presentazione della sua quarta edizione, "fulmineo" tanto in Italia che dovunque venne tradotta: cioè in Francia, Inghilterra, America e altrove, perfino in Egitto.

Gli effetti della rivoluzione culturale cinese si fecero presto pesantemente sentire anche nella vita quotidiana occidentale: esaltati dall'immenso chiasso e dalle notizie manipolate che giungevano la Cina, gli studenti infatti (già in agitazione sull'esempio di quelli americani, impegnati a lottare contro la guerra in Indocina) scesero dovunque in piazza e, convinti di imitare le 'guardie rosse' cinesi, pretendevano imperiosamente cambiamenti radicali, all'insegna dello slogan "La fantasia al potere". In qualche facoltà, come Architettura a Milano, non si tennero vere lezioni per anni di seguito. Gli avversari marxisti e promarxisti dell'azione americana in Viet Nam, che soffiavano sul fuoco, ebbero fin da principio le masse studentesche dalla loro parte. I governi e i parlamenti finirono un po' dovunque con l'accusare qualche difficoltà; il governo americano si ritrovò ancora più paralizzato nella sua lotta al comunismo in Indocina; in Italia lo spazio proprio dei politici venne in parte occupato dai sindacalisti, che una certa presa sulla piazza la conservavano. A causa di ciò i moti studenteschi finirono col comportare una crescente, scervellata domanda di aumenti salariali e di spese sociali, che condussero, non solo da noi, a un preoccupante incremento del debito pubblico e a una pesante inflazione, i cui effetti si sarebbero fatti sentire per molti anni (in Italia si fanno sentire ancora nel 1991).

edit ero "io" ad aver citato il grande balzo in avanti e non "il" articolo determinativo

Ultima modifica di von Clausewitz : 28-11-2005 alle 01:03.
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