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Old 24-04-2006, 20:10   #81
DonaldDuck
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Originariamente inviato da zerothehero
Ci furono pure i monarchici (ti riferisci a loro quando parli di "bianchi"?), i socialisti e i liberali, ma il grosso della resistenza fu comunista.
C'erano anche molti fascisti nella resistenza . E' per questo motivo che non riesco ad attribuire il 25 aprile a "qualcuno" in particolare. E' di tutti. Appena vinte le elezioni ho sentito dire che la festa dei lavoratori verrà presa come spunto per festeggiare. Festeggiamo noialtri che ci guadagnamo la pagnotta o un credo politico? Scusa la digressione ma era solo per fare un esempio.
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Old 24-04-2006, 20:15   #82
zerothehero
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Originariamente inviato da DonaldDuck
C'erano anche molti fascisti nella resistenza . E' per questo motivo che non riesco ad attribuire il 25 aprile a "qualcuno" in particolare. E' di tutti. Appena vinte le elezioni ho sentito dire che la festa dei lavoratori verrà presa come spunto per festeggiare. Festeggiamo noialtri che ci guadagnamo la pagnotta o un credo politico? Scusa la digressione ma era solo per fare un esempio.
Vabbè..l'Italia è specializzata nel salto sul carro del "potenziale" vincitore..il fascismo dopo la guerra in Etiopia del 35 e le inique sanzioni era in larga parte "fascistissima"...lo erano gli intellettuali ( a parte pochissime eccezioni, come Croce), lo era la popolazione e infatti a fare "pastetta" dopo la liberazione fu Togliatti con l'amnistia generale (anche per evitare processi agli stessi partigiani, che si macchiarono di numerosi delitti..d'altronde in guerra si spara..non si mette il fiore nei cannoni.. )
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Old 24-04-2006, 20:29   #83
coldd
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ne ho sentite, molte.
E scartando a priori quelli che paragonano Mussolini a Berlusconi (ma erano solo figli di, persone che avevano si e no 4 anni al tempo), tengo buone quelle di chi le ha vissute quelle cose.
Dal partigiano bianco che ha subito umiliazioni incredibili da parte di altri partigiani.
Al partigiano rosso, ma che è ancora abbastanza lucido da riconoscere anche gli errori della resistenza.
Alla donna che è stata deportata ad Auschwitz perchè i partigiani nascondevano i messaggi nei giornali che distribuiva(e lei ne era all'oscuro, tanto da non poter confessare e risparmiarsi l'esperienza del campo di concentramento/sterminio)
All'ex combattente dell'RSI
vabbe, non so che dirti

se non ci sei arrivata fino ad adesso, non sarò certamente io a farti cambiare idea

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Old 24-04-2006, 20:40   #84
alphacygni
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Certo che se al posto dei martiri di via Rasella si fossero consegnati gli autori della "bravata"...
...cosa pensi che sarebbe successo? Continua pure...
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Old 24-04-2006, 20:57   #85
DonaldDuck
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Originariamente inviato da zerothehero
Vabbè..l'Italia è specializzata nel salto sul carro del "potenziale" vincitore..il fascismo dopo la guerra in Etiopia del 35 e le inique sanzioni era in larga parte "fascistissima"...lo erano gli intellettuali ( a parte pochissime eccezioni, come Croce), lo era la popolazione e infatti a fare "pastetta" dopo la liberazione fu Togliatti con l'amnistia generale (anche per evitare processi agli stessi partigiani, che si macchiarono di numerosi delitti..d'altronde in guerra si spara..non si mette il fiore nei cannoni.. )
Beh non parlavo del solito trasformismo nostrano ma di persone che, nonostante il proprio credo politico, si ribellarono al regime.
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Old 24-04-2006, 21:07   #86
DonaldDuck
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...cosa pensi che sarebbe successo? Continua pure...
Non ci sarebbero state 335 vittime, comprese donne e bambini. Chi si era reso responsabile dell'attentato alla colonna tedesca si doveva offrire in cambio degli arrestati. Allora secondo me si sarebbero potuti considerare eroi.
Da
http://www.italia-rsi.org/chivollegu...le/rasella.htm
Quote:
L'IMBOSCATA DI VIA RASELLA Ma questa era guerra?
Ivaldo Giaquinto


Nella ricorrenza del venticinquesimo anniversario della fondazione dei Fasci di combattimento, avvenuta a Milano il 23 marzo 1919, un gruppo del movimento clandestino di resistenza romano preparò e attuò un temerario attentato contro i tedeschi, che ebbe tragiche conseguenze di sangue per la popolazione romana e scosse profondamente la coscienza nazionale.
Il 23 marzo 1944 alle ore 15 circa, nell'interno della città aperta di Roma, in pieno centro storico, in via Rasella, all'altezza di palazzo Tittoni, mentre passava un reparto di 156 uomini della 11a Compagnia del Reggimento "Bozen", comandato dal maggiore Helmut Dobbrick - che da quindici giorni era solito percorrere quella strada per rientrare in caserma dopo le esercitazioni - scoppiava una bomba a miccia ad alto potenziale collocata in un carrettino per la spazzatura urbana, confezionata con 18 chilogrammi di esplosivo frammisto a spezzoni di ferro. La tremenda esplosione causò la morte di trentadue militari tedeschi e di due civili italiani di cui un bambino di dieci anni.
Subito dopo lo scoppio una squadra di appoggio, che sostava tra via del Boccaccio e via del Traforo, lanciava delle bombe a mano contro la coda del reparto per disorientare i militari e quindi si dileguava verso via dei Giardini allontanandosi rapidamente dalla zona.
Coloro che presero parte all'azione furono: Rosario Bentivegna che, travestito da spazzino, trasportò la bomba con la carretta; Franco Calamandrei, che si tolse il berretto per indicare a Bentivegna che il reparto aveva imboccato via Rasella e che la miccia per l'esplosione doveva essere accesa; Carla Capponi, che aspettava Bentivegna all'angolo di via delle Quattro Fontane; e poi Carlo Salinari, Pasquale Balsamo, Guglielmo Blasi, Francesco Cureli, Raoul Falciani, Silvio Serra e Fernando Vitagliano. Questi giovani (tra i 20 e i 27 anni) facevano parte di uno dei tanti gruppi denominati di Azione Patriottica (Gap) e dipendevano dalla Giunta militare, emanazione del Comitato di Liberazione Nazionale (Cln), di cui erano responsabili Giorgio Amendola (comunista), Riccardo Bauer (azionista) e Sandro Pertini (socialista). L'ordine di eseguire l'imboscata di via Rasella, preparata nei minimi particolari da Carlo Salinari, fu dato dai responsabili della Giunta militare. Successivamente Bauer e Pertini dichiararono di non essere stati preventivamente informati e che l'ordine venne dato da Amendola a loro insaputa. Amendola stesso, qualche tempo dopo, confermò la versione, rivendicando a se stesso la responsabilità di aver dato ai "gappisti" l’ordine operativo per l'attentato.
La sera del 26 marzo i giornali pubblicarono il testo del comunicato ufficiale germanico. In uno stile freddo, burocratico, la cittadinanza romana viene a sapere che: "Nel pomeriggio del 23 marzo 1944 elementi criminali hanno eseguito un attentato con lancio di bombe contro una colonna tedesca di polizia in transito per via Rasella. In seguito a questa imboscata trentadue uomini della polizia tedesca sono stati uccisi e parecchi feriti. La vile imboscata fu eseguita da comunisti-badogliani. Sono ancora in atto indagini per chiarire fino a che punto questo fatto è da attribuirsi ad incitamento anglo-americano. Il Comando tedesco è deciso a stroncare l'attività di questi banditi scellerati. Il Comando tedesco ha perciò ordinato che per ogni tedesco ammazzato dieci comunisti-badogliani saranno fucilati: quest'ordine è stato eseguito".
Processo Kappler. Tribunale Militare di Roma, 20 luglio 1948. Momento drammatico di alta tensione in aula quando, nel corso dell'udienza, esce dal pubblico una voce straziante di donna che investe violentemente Rosario Bentivegna presente in aula in qualità di testimone: "Assassino, codardo! Ho la mia creatura alle Fosse Ardeatine, perché non ti sei presentato, vigliacco?". È un’invettiva che esce dal cuore lacerato di una madre. Scottante, crudele. Essa pone il problema morale della guerriglia e solleva un dubbio atroce: si poteva evitare la rappresaglia dei tedeschi? In altre parole, se i responsabili materiali dell'attentato si fossero presentati, il Comando tedesco avrebbe ugualmente deciso la rappresaglia?
Il presidente del Tribunale, gen. Euclide Fantoni, pone la domanda a uno dei protagonisti presenti, Rosario Bentivegna, appunto. Il teste risponde che la presentazione degli attentatori non fu esplicitamente richiesta dai tedeschi. “Se ci fosse stata - afferma - mi sarei presentato". E aggiunge: "la colonna tedesca costituiva un obiettivo militare. Facevano rastrellamenti e operavano arresti. Erano soldati. Ho avuto l'ordine di attaccarli e li ho attaccati".
"No, - ribatte Kappler - l’eccidio avrebbe potuto essere evitato se si fosse presentato l'attentatore o se fosse venuta un'offerta della popolazione. D’altra parte, da mesi erano affissi manifesti per gli attentati con l'indicazione della rappresaglia da uno a dieci".
"No, - dice l'accusa - i manifesti di cui parla l'imputato Kappler erano stati affissi due mesi prima e lasciati esposti per soli due giorni".
Il punto da chiarire, quindi, non era tanto quello di sapere se la rappresaglia ci sarebbe stata oppure no. Era noto alle autorità politiche e amministrative, e a larga parte della popolazione, che ad ogni attentato le rappresaglie c'erano sempre, puntualmente. Quello che bisognava appurare era se un avviso, un comunicato fosse stato diramato dal Comando tedesco agli esecutori dell'attentato per invitarli a presentarsi onde evitare una strage di persone innocenti. Come abbiamo visto dagli atti del processo, Bentivegna lo esclude. Ma Domenico Anzaldi di Roma, in una lettera al settimanale "Panorama" (n. 414 del 28 marzo 1974) afferma: "Senza voler entrare nella polemica sulle responsabilità della strage delle Fosse Ardeatine, desidero testimoniare che la sera dell'attentato di via Rasella è stato affisso sui muri di Roma, e io l'ho letto, un manifesto preannunciante che il Comando tedesco avrebbe fatto uccidere dieci «comunisti badogliani» per ogni militare tedesco morto" .
In una intervista Bentivegna dichiara: "Non credo che se mi fossi costituito la rappresaglia non sarebbe avvenuta..." ("Oggi" n. 52 del 24 dicembre 1946).
Ma due avvenimenti tragicamente analoghi a quello di via Rasella, al contrario di quello sublimati dall'olocausto di quattro innocenti, mettono in una luce diversa l’affermazione di Bentivegna. Quello di Palidoro, in provincia di Roma, avvenuto nel settembre 1943, è noto. Avendo i tedeschi catturato ventidue ostaggi per consumare su di essi la rappresaglia in seguito allo scoppio di una bomba nella locale caserma, il vicebrigadiere dei Carabinieri, Salvo d'Acquisto, con grande eroismo e coraggio si presentò al Comando tedesco dichiarandosi, sebbene innocente, autore dell'attentato. Venne fucilato, ma col suo sacrificio salvò la vita di ventidue innocenti che stavano per essere fucilati; medaglia d'oro al valor militare. Meno noto è quello di Fiesole, in provincia di Firenze, svoltosi nell'agosto 1944. Tre carabinieri della locale stazione - Vittorio Marandola, Alberto La Rocca e Fulvio Sbarretti - per salvare le vite di dieci innocenti ostaggi si presentarono ai nazisti che li fucilarono immediatamente contro un muro dell'albergo Aurora; medaglie d'oro al valor militare.
Dice Bentivegna: "La colonna tedesca costituiva un obiettivo militare. Facevano rastrellamenti e operavano arresti. Erano soldati. Ho avuto l'ordine di attaccarli e li ho attaccati". Al processo Kappler si apprese, invece, che il reparto di 156 militari preso di mira dai "gappisti" romani non era di truppe combattenti, ma era formato da riservisti altoatesini che non operavano rastrellamenti e arresti ma erano destinati a compiti di ordine pubblico, compatibili con le norme che regolavano il funzionamento della città aperta di Roma.
In un giornale di Milano, nell'edizione romana del 19 febbraio 1978, in un servizio dal titolo: "Parla uno dei partigiani di via Rasella per l'attentato del 23 marzo 1944", Pasquale Balsamo sottolinea: "È stata universalmente riconosciuta una azione di guerra". Il Tribunale Militare di Roma, che il 20 luglio 1948 condannò Kappler all'ergastolo, pur stigmatizzando duramente il massacro perpetrato alle Cave Ardeatine, sia per la sua sproporzione che per l'inaudita crudeltà e ferocia usata verso le inermi e innocenti vittime, trattate peggio delle bestie da mattare, dovette prendere atto che, secondo il diritto internazionale (art. I della Convenzione dell'Aia del 1907), l’attentato di via Rasella fu un fatto illegittimo. Chi invece considerò l'imboscata di via Rasella "un'azione legittima di guerra" fu la Magistratura ordinaria, che con sentenza della Corte di Cassazione dell' 11 maggio 1957 non accolse le richieste di risarcimento avanzate dai parenti delle vittime, già respinte dal Tribunale e dalla Corte d'Appello civili di Roma, e sentenziò definitivamente che ogni attacco contro i tedeschi costituiva un “atto di guerra". In seguito, l’attentato fu sempre rivendicato come azione di guerra da tutte le autorità dello Stato.
La condanna all'ergastolo inflitta a Kappler dalla Magistratura militare fu invocata non per la rappresaglia seguita all'azione di via Rasella; non per aver fatto uccidere dieci italiani per ognuno dei trentadue "tedeschi" morti in via Rasella, eseguendo un ordine superiore, ma per il delitto di omicidio volontario per aver fatto fucilare 15 persone in più: 335 anziché 320. Dieci per il trentatreesimo militare altoatesino deceduto successivamente in ospedale (senza aver ricevuto specifico ordine dal gen. Maeltzer, suo superiore diretto), e cinque per errore contabile sul numero delle persone contenuto in una lista delle vittime designate. Nella condanna fu anche considerato il reato di requisizione arbitraria di beni per avere, nel settembre del 1943, estorto agli ebrei romani 50 chilogrammi di oro.
Scrive Jo Di Benigno nel suo libro "Occasioni mancate": "Era ormai cosa nota a tutti che per ogni tedesco ucciso, dieci italiani venivano sacrificati. L'attentato di via Rasella non ha nulla di glorioso".
Ripa di Meana scrive sull'organo clandestino della Resistenza "L'ltalia nuova" del 4 aprile 1944: "Per Roma intera la deplorazione dell'attentato fu unanime; perché assolutamente irrilevante ai fini della guerra contro i tedeschi nella quale il nostro paese è impegnato; perché insensato, dato che il maggior danno ne sarebbe certamente derivato alla popolazione italiana; per quell'ampio senso di umanità che distingue noi latini e che non si estingue neppure durante gli orrori di una guerra e per il quale ogni inutile strage non può trovare la sua giustificazione nell'odio ma solo nella necessità".
E questo è un inciso aggiunto:
Quote:
Alla onesta imparziale ricostruzione che Ivaldo Giaquinto ha scritto per "Volontà", desideriamo aggiungere qualche nota a seguito di quanto s'è detto nella ricorrenza del cinquantenario di quel triste episodio. Soprattutto desideriamo evidenziare gli sforzi che qualcuno, come lo scrittore Paolo Volponi, fa ancora nel tentativo di giustificare l'attentato di via Rasella per levarsi dallo stomaco il peso di tanti morti innocenti. Scrive ("Corriere della sera" del 25 marzo 1994) Volponi: “L'agguato di via Rasella è stato quindi un vero e proprio atto di guerra, coraggioso e ben condotto", concludendo "Nessun soldato ha mai dovuto provare la necessità di espiare per le morti seminate in battaglia": ma quale microscopica mistificazione, quale vera presa in giro è mai questa. Soldato è quello in divisa, è quello che si riconosce e in battaglia si trova di fronte a un soldato nemico a sua volta in divisa, e i due sono uno contro l'altro, cioè tu cerchi di prevalere su di me ed io cerco di fare altrettanto su di te.
L'assassino invece è in abiti borghesi e ti ammazza perché tu non sai che è un assassino, altro che "morti seminate in battaglia"! Del resto, sullo stesso quotidiano milanese (23 marzo 1994), Sergio Quinzio è stato in proposito molto chiaro: "Se i tedeschi infierirono - scrive - con una rappresaglia al di là dei limiti imposti dalla legge di guerra, gli attentatori, facendo saltare un reparto di soldati tedeschi non impegnati in combattimento, compiendo cioè un'azione più dimostrativa che di reale portata militare e sapendo bene la sproporzione che avrebbe avuto la rappresaglia, avrebbe dovuto, se proprio avessero deciso in quel modo, uscire allo scoperto e pagare il prezzo della loro azione con la loro vita". Coraggiosamente, invece, gli attentatori fuggirono subito e si tennero ben nascosti, lasciando che i tedeschi uccidessero - come era stato previsto in precedenza in casi del genere - centinaia di innocenti, ma non come scrive "Sette" del 24 marzo 1994 perché "colpevoli soltanto di essere italiani" bensì vittime inconsapevoli degli attentatori come lo erano stati, senza possibilità di difendersi, i 35 altoatesini del reparto tedesco obbiettivo degli attentatori.
Le centinaia di morti, altoatesini compresi, dovrebbero pesare sulla coscienza soprattutto del principale protagonista dell’episodio, invece Rosario Bentivegna - per questa...gloriosa azione addirittura decorato di medaglia d 'argento - oggi docente di medicina del lavoro non esita a dichiarare che rifarebbe tutto.
Adesso il quotidiano di lingua tedesca "Dolomiten" parlando di via Rasella scrive di "un'azione insensata sul piano politico e su quello militare... e come ogni altro atto di viltà, essa rappresenta tutt'altro che un attestato di gloria per la Resistenza italiana". E "L'Osservatore romano", a sua volta, condannando l'azione già cinquant'anni fa scriveva essersi trattato di "una manovra politicamente e militarmente insensata...e di una diretta sfida a Pio Xll". Nel giugno del 1980 Marco Pannella si chiedeva pubblicamente se i morti di via Rasella fossero da attribuire alla necessità della guerra partigiana o non piuttosto al tornaconto del partito comunista. Pannella in quell'occasione si chiedeva testualmente: "Quale fu la verità di via Rasella? È vero che gran parte dei quadri antifascisti e anche comunisti non direttamente organizzati dal PCI, che lo stesso comando ufficiale della Resistenza romana erano contrari all'ipotesi dell'azione terroristica e furono contrari ai comportamenti successivi dei dirigenti del PCI? Come mai l'argomento è rimasto tabù anche per gli storici democratici?".
È l'eroico (?) Bentivegna, cercando di giustificare la sua viltà nel libro da lui scritto "Achtung Banditen! Roma 1944" ha affermato "era nostro dovere non presentarci a un bando del nemico che ci avesse offerto la vita degli ostaggi in cambio della nostra", quanto dire "meglio che muoiano loro che noi".
Meno disonesto Amendola che "non riusciva a liberarsi dalla sensazione di una responsabilità personale" perché, ricordando l'episodio recentemente ha scritto Silvio Bertoldi, "lo avevano deciso i comunisti del CLN, con l'assenso del loro leader Giorgio Amendola ".
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Old 24-04-2006, 21:13   #87
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io direi che sulla resistenza bisognerebbe anche fare un po di luce...di gran porcate ne hanno fatte anche loro
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Old 24-04-2006, 21:15   #88
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Originariamente inviato da zerothehero
BASTA COSI'-chi prosegue su questa china, verrà sospeso.
Si, ho capito ma ha detto
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Antropologicamente superiori? No, queste cose le dice qualcun'altro di tua conoscenza. Superiori nei valori? Certamente, e ti sfido a dimostrare il contrario. Comunque, vedo con dispiacere che ance tu ti sei unito al club dei revisionisti di serie B. Sei in buona compagnia...ileana, paperino, nessundorma e via dicendo...
Non mi sembra molto rispettoso, come luigiaratamigi che ci definisce patetici. Non è una polemica ma solo un'osservazione. E la finisco immediatamente quì.
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Ultima modifica di DonaldDuck : 24-04-2006 alle 21:18.
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Old 24-04-2006, 21:16   #89
alphacygni
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Interessanti supposizioni. Non e' che hai anche un link anche in lingua madre, proveniente da, chesso', gestapo.org o ss.de?
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Old 24-04-2006, 21:19   #90
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Originariamente inviato da alphacygni
Interessanti supposizioni. Non e' che hai anche un link anche in lingua madre, proveniente da, chesso', gestapo.org o ss.de?
Trovamelo tu. Io non sono molto esperto. Secondo me non l'hai neanche letto.
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Old 24-04-2006, 21:42   #91
roverello
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Originariamente inviato da Ileana
Giudicare quei ragazzi per quello che hanno deciso, mi sembra ingiusto, facile ed ipocrita.
Se c'eri tu al loro posto, decidendo tra la vita della madre , dei figli, della moglie, del padre e un tuo ideale, cosa avresti fatto?
Facile fare il partigiano in zone già liberate, non trovi?
E che ci stava a fare un partigiano in una zona liberata?
Comunque mi fa piacere che tu abbia usato il termine "zone liberate".
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Old 24-04-2006, 23:18   #92
Lucio Virzì
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Auguri a chi, come me, è FIERO di vivere in una Repubblica basata sull'ANTIFASCISMO e sui valori della RESISTENZA
Grazie, grazie ai tanti che tanto hanno ricordato e fatto ricordare, affinchè non si perdessero, generazione dopo generazione, questi valori.

E tanta, tanta compassione ai giovani che, privi di questi valori, ne prendono altri, quelli sbagliati, storicamente, moralmente, eticamente, politicamente, a loro guida; a noi il compito di perpetuare la storia.

BELLA CIAO!

LuVi
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Old 24-04-2006, 23:21   #93
Lucio Virzì
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Originariamente inviato da luigiaratamigi
Ecco i risultati di 5 anni di revisionismo da quattro soldi.

Ma non vi sono bastati 5 anni di fiction pilotate, di "Mussolini era un grande statista", di "Mussolini i suoi oppositori li mandava in vacanza", di "meglio fascista che frocio!"....
Ancora avete la forza di mettere sullo stesso piano i repubblichini e chi ha combattuto ed è morto per la libertà di persiero, parola, VOTO....

Parlare di partigiani "cattivoni" alla vigilia del 25 Aprile è come parlare delle doppie punte di Monica Bellucci...

PATETICI!!!
RESISTERE! RESISTERE! RESISTERE!

Dovessero volerci altri 50 anni, altri 100 anni, altri 1000 anni, il pensiero degli uomini liberi, che hanno liberato l'Italia dagli orrori NAZIFASCISTI non potrà e non dovrà essere dimenticato!

LuVi
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Old 24-04-2006, 23:45   #94
FabioGreggio
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Originariamente inviato da Ileana
VAllo a dire a chi è parente di chi ha lottato ed è morto per la causa nazifascista solo per non incappare in ritorsioni contro la famiglia...
Balle.
balle grosse come meloni.
Il quorum di ragazzi che lottarono con RSi per paura è in percentuale risibile.
La maggior parte di essi erano profondamente conviniti di quello che facevano.

E di porcate ne hanno fatte tante.
Assieme ai nazisti, contro il popolo italiano.
Genocidi, torture con le fiamme ossidriche nel cuore di Milano, nel Castello Visconteo di Pavia....

Si sono macchiati di infamia e hanno seminato quell'odio sfrenato che ha causato le vendette del dopo 25 aprile.
Padri che hanno vendicato, a torto, figli e parenti odiosamente torturati, uccisi, a volte in modo plateale.

La vendetta, basso istinto tribale, è però l'arma di chi ha visto ucccidere i propri cari sotto i propri occhi.
Facile dire che vi furono i triangoli rossi e le vendette.
Cosa faresti tu se sapessi chi ha stuprato tua figlia e oggi è persona stimata e riciclata?

La superficialità con cui analizzi quel periodo è pericolosamente revisionista.
Non è il Revisionismo in se il pericolo.
E' la banalizzazione di quelli che fino a 13 anni fa erano i nostri valori comuni.
Di Sinistra e Centro.
Oggi siamo divisi su questo, poerchè il lavoro di divisione e revisione è stato fatto bene.
Io domani sarò con la mia bandiera, quella di un Movimento non Comunista, Liberalsocialista, in piazza a festeggiare il ricordo di quell'Italia che vinto su chi mandò mio nonno a fare lo schiavo per 2 anni in Germania, su chi uccise di botte mio zio Socialista, su chi mandò ad Aushwitz bimbi ebrei dopo averne promulgato leggi razziste.

E ci andrei anche con la bandiera di quei democratici cristiani.
Perchè non porto la mia bandiera e basta: la ci sono io e ci andrei anche se vi fossero bandiere che non mi piacciono.

Le beghe di cortile non contano quando c'è in ballo il valore più grande di un popolo: la libertà.

In colonia dalle suore da piccolo ci facevano cantare "Bella Ciao" ed era naturale.
Decenni dopo sarebbe un sacrilegio: grazie a quelli che la pensano come te.

Io domani la canto ancora. Spero tu mi senta.

fg
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Old 25-04-2006, 00:49   #95
karplus
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Originariamente inviato da alphacygni
Interessanti supposizioni. Non e' che hai anche un link anche in lingua madre, proveniente da, chesso', gestapo.org o ss.de?
che i vari eccidi di marzabotto, fosse ardeatin ecc ci fossero stati é risaputo. E' altrettanto ovvio che se i partigiani si fossero consegnati sarebbero stati uccisi e torturati nelle maniere peggiori ma si sarebbero salvati 300 innocenti fra donne e bambini nel caso di questa strage.

proprio non capisco che centri gestapo ss, ecc... quei crimini ci sono stati, la storia é lì a confermartelo. e i crucchi uccidevano sperando che i partigiani la smettesso di fare attentati avendo sulla coscienza gli innocenti morti x ritorsione
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Old 25-04-2006, 01:11   #96
Gennaro10
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Io trovo triste che un ricordo importante come questo vengo sfruttato in larga parte da dei partiti per fare bella mostra delle sue bandiere e da chi vuole innestare polemiche strumentali alla propria propaganda. Sarebbe bello vedere in piazza bandiere Italiane,Americane,Inglesi, Comunisti dei partigiani(perchè giustamente negare il loro ruolo è una grave opera di revisionismo,ma anche cercare di attribuirgli tutti i meriti dimenticando gli altri lo è...),Il simbolo della brigate ebraica e di chi altro ha perso la vita per restituirci la pace in cui adesso viviamo, è questo che va ricordato, che per avere ciò che abbiamo ora sono morti degli uomini, e non mitizzare la guerra, nel compimento dell'uccisione del nemico in se( il concetto settantottino/odierno dell'antifascismo militante e di atti violenti gustificati lo trovo aberrante)
Ecco, sarebbe bello ricordare in silenzio, con un preghiera per chi crede queste persone,e in modo "caritatevole" anche chi "aveva il tuo stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore", visto che la morte di un uomo è sempre qualcosa di doloroso, e la guerra, mettendo uomini contro uomini, per quanto necessaria resta sempre un crimine.


La guerra di Piero
Fabrizio de André

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma son mille papaveri rossi
lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente
così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve
fermati Piero , fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce
ma tu no lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera
e mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore
sparagli Piero , sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue
e se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore
e mentre gli usi questa premura
quello si volta , ti vede e ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia
cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato
cadesti interra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno
Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno
e mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole
dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

Ultima modifica di Gennaro10 : 25-04-2006 alle 01:13.
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Old 25-04-2006, 01:31   #97
GioFX
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Originariamente inviato da jumpermax
siamo alla superiorità antropologica... nemmeno da morti sono uguali. A quando un bel dovevano sterminarli tutti? Dalla serie i valori della resistenza... continuiamo pure.
dai jumper, offendi la tua intelligenza... era evidente che intendesse che hanno un diverso peso di fronte alla storia. E questo mi sembra ovvio.

Oppure le morti dei gerarchi nazifascisti hanno lo stesso valore di quelle delle loro vittime?
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Old 25-04-2006, 02:40   #98
giammy
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Da http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Badoglio

"L'armistizio
Ciò che rende famoso nel mondo il nome di Badoglio è l'armistizio siglato a Cassibile, una frazione di Siracusa, il 3 settembre 1943.Con buona probabilità, l'armistizio sin dall'inizio era il principale obiettivo dell'assenso del Re alla mozione del Gran Consiglio. Carcerato il Duce al Gran Sasso, Badoglio poteva ricercare quel contatto che a Maria José era stato imposto di lasciar cadere e con lo stesso mediatore (il futuro Paolo VI), si ripresero le trattative, ma poiché queste non parevano condurre a nulla (si è da diversi studiosi sospettato un interesse vaticano a ritardare questa soluzione), il generale Castellano fu inviato a Lisbona a prendere contatti più diretti. Contemporaneamente, il generale Rossi ed il generale Zanussi, separatamente, si presentarono inattesi agli sbalorditi alleati con il medesimo incarico. Messi a confronto fra loro dagli alleati per chiarire chi fosse da considerarsi il vero inviato, i tre litigarono su questioni di anzianità di grado.

Superato (ma non del tutto) l'impasse, le trattative seguirono con uno stile di pari decoro: giunti a proporre una resa senza condizioni, nel corso del tempo i generali aggiungevano invece diverse e talora fantasiose possibili condizioni, fra le quali una inusitata pretendeva che prima di decidere se firmare gli italiani avrebbero dovuto poter conoscere i piani segreti di invasione (prima di firmare e sino al momento dell'eventuale firma, Italia ed Alleati restavano nemici in guerra aperta, non era quindi una richiesta di tipo consueto).

Altre perdite di tempo vennero dalla formulazione proposta per il testo del comunicato: Badoglio premeva per una formula anonima, nella quale fossero state le forze armate a capitolare ed il suo nome fosse lasciato fuori dal testo, ad evitare accostamenti o coinvolgimenti. Come noto, Eisenhower pretese il nome dell'impertinente Badoglio nel comunicato. Gli alleati diedero quindi un drastico taglio alle ciarle ed imposero la firma dell'armistizio minacciando in caso contrario uno scandalo giornalistico. Firmata la resa il giorno 3, l'annuncio pubblico sarebbe avvenuto l'8 settembre.

In quei giorni fra il 3 e l'8, mentre i tedeschi già sapevano della firma e si apprestavano ad inviare truppe di occupazione, Badoglio rasserenava il loro ambasciatore a Roma, spendendo addirittura la parola d'onore del generale più anziano e più medagliato d'Italia. Gli alleati cercavano invece di accontentare il Re, che aveva chiesto di difendere Roma, e inviarono una missione esplorativa segreta per poter programmare l'invio di 2.000 paracadutisti, ma non trovarono alcuna collaborazione militare: il capo di stato maggiore Ambrosio se n'era andato a Torino per completare il trasloco di casa e ottenuto di parlare con Badoglio, dopo una pretestuosa lunga anticamera, gli inviati americani ne ricavarono bugie e ritrattazioni di precedenti disponibilità.

Resosi conto che la città era scarsamente difendibile (anche per la sua esigua collaborazione), insieme alla famiglia reale partì nottetempo e clandestinamente per raggiungere il Sud, via Pescara e Brindisi, stabilendosi infine a Salerno, dove avrebbe eletto la sede del suo governo, che resse ancora per qualche mese sino a quando il 10 giugno 1944 Badoglio rassegnò nelle mani del re le sue dimissioni ed al suo posto fu nominato Ivanoe Bonomi, che nonostante dal re fosse stato proposto da subito come un collaboratore di massimo rilievo, era stato sempre scansato da Badoglio.

Dopo la nomina di Bonomi, che consentiva di aprire quel dialogo con il partito comunista sempre negato dal predecessore, Badoglio si ritirò a vita privata nella natia Grazzano. Il suo nome continuò però a circolare nel mondo militare anglosassone, che nonostante la circostanza gli avesse fatto gran comodo, chiamava "Badogliani" gli italiani, col significato di "voltagabbana", in riferimento al tradimento del precedente alleato."
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Old 25-04-2006, 03:31   #99
karplus
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Nonostante fosse co-belligerante l'Italia é stata poi trattata da nazione sconfitta...
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Old 25-04-2006, 04:10   #100
shambler1
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Originariamente inviato da FabioGreggio
......e così la ragazza venne stuprata da almeno 20 uomini.
Rimase a terra, in coma e con le vesti strappate e sporche.

Qualcuno la guardò inoridito chiedendosi come mai tanta violenza.
Una donna di passaggiò osservò:
" Uno scempio, vero, però anche lei...con quella gonna corta..."

Anche la ragazza stuprata ebbe la sua colpa.
E fu un'attenuante al processo degli stupratori.

E se fosse vostra figlia?


Spero si capisca la metafora.


fg
Veramente no
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