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#82 | |
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#83 | |
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#84 | |
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#85 | |
Utente sospeso
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Gli alluvioni ci sono sempre stati, anzi, per esempio ci sono stati anni ben peggiori per gli uragani. Quindi, ste cose chi te le ha dette? La TV? |
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#86 | |
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![]() No guarda, il riscaldamento globale esiste ed è accertato, ti stai confondendo con il fatto che non sono sicure le cause... che è un'altra cosa.
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#87 | ||
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#88 | |
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#89 |
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Influenza aviaria, primo allarme in Europa, 3 animali infetti in Romania
Sabato 8 Ottobre 2005
Ottanta Paesi riuniti a Washington per mettere a punto un piano di intervento in caso di epidemie. Parola d’ordine: collaborazione Influenza aviaria, primo allarme in Europa Il virus è comparso sulle rive del Danubio: segnalati tre animali infetti in Romania dal nostro corrispondente ANNA GUAITA NEW YORK - Trasparenza, coordinamento, collaborazione. Questo è il tris con cui il mondo si prepara a far fronte a un’eventuale epidemia di influenza aviaria. La lezione della Sars, che nel 2002-2003 uccise 800 persone e ne contagiò 8000 e fu fermata miracolosamente prima che si espandesse ovunque, non è rimasta lettera morta. I Paesi che allora si dimostrarono restii a rivelare l’esistenza del contagio nei loro confini sono venuti a Washington, per un summit al Dipartimento di Stato dedicato appunto alla trasparenza. Ottanta Paesi hanno risposto all’invito lanciato dal presidente George Bush alle Nazioni Unite lo scorso settembre: «I virus non conoscono confini» ha detto il ministro della sanità Usa, Mike Leavitt. E a rendere queste parole anche più inquietanti, in particolare per noi europei, è venuta ieri la notizia che il virus ha fatto la sua comparsa nel delta del Danubio. Le autorità della Romania lo hanno rilevato in tre uccelli domestici, ma non hanno spiegato se si tratti della variante mortale. Nella due giorni di Washington si è discusso di come coordinare gli sforzi fra Paesi colpiti e Paesi donatori di aiuti, di come aumentare la trasparenza e la prontezza nel denunciare nuovi focolai di infezione, e di come sviluppare una capacità collettiva di identificare e rispondere a un’epidemia. Il gruppo si è poi dato appuntamento in Canada, dove i ministri sella sanità si incontreranno a fine mese per approfondire i piani di intervento. «Noi siamo fiduciosi che ogni singolo Paese asiatico abbia imparato una grande lezione durante la crisi dela Sars» ha detto un alto funzionario americano. E i primi segni che ciò sia vero si sono avuti proprio ieri, quando l’Indonesia ha riferito di aver trovato una certa quantità di polli in buon salute eppure portatori del virus. La prontezza con cui il governo di Giakarta ha informato l’Organizzazione Mondiale della Sanità sembra promettere bene. La notizia tuttavia è alquanto preoccupante: se il virus si annida fra polli sani, diventa più difficile da identificare, e di conseguenza lascia gli esseri umani più esposti. Come si sa, finora il virus - noto con la sigla H5N1 - è passato facilmente di volatile in volatile, ma il “salto” di specie da animale a uomo è molto difficile e raro. Dal 2003 a oggi l’Oms ha identificato solo 60 casi di decessi sui 116 casi confermati di influenza aviaria. Ma il timore dell’Oms è che il salto diventi sempre più facile, e che da quel momento in poi si scateni il contagio uomo-uomo. Naturalmente per ora questi sono solo timori: «E’ impossibile quantificare il rischio» ha detto lo scienziato Anthony Fauci, capo della sezione malattie infettive del Dipartimento dell Salute Usa. Fauci, che sta partendo per una missione esplorativa nei Paesi asiatici ha aggiunto: «Sappiamo solo che se il virus diventa più efficiente nella trasmissione animale-uomo e uomo-uomo, il rischio sarà grande e reale». Il presidente George Bush, che l’anno scorso fu oggetto di aspre critiche per non aver assicurato al Paese sufficienti vaccini contro la normale influenza stagionale, ha deciso di essere all’avanguardia mondiale nella prevenzione di un’epidemia aviaria. E mentre si teneva il summit al Dipartimento di Stato si è personalmente incontrato con le società farmaceutiche americane, per sollecitarle a lavorare alla preparazione di un vaccino, e per impegnarsi a finanziarie la ricerca. Per ora gli Stati Uniti sono indietro sul fronte farmaceutico, tant’è che devono dipendere dalle medicine antivirali prodotte in Svizzera e in Gran Bretagna. ------------ Sabato 8 Ottobre 2005 L’esperta italiana «Troppa segretezza sui risultati delle ricerche» di EMANUELE PERUGINI «In Italia non c'è proprio nessun pericolo. I polli italiani del resto sono controllatissimi. Mi fa piacere che finalmente a livello internazionale si stia muovendo qualcosa. Fino a oggi ai Paesi del Sud est asiatico non è stato dato il sostegno necessario per far fronte a questa emergenza». Per Ilaria Capua, medico veterinario, direttrice del centro di referenza nazionale contro l'influenza aviaria Oie/Fao dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie (Padova), anche se la situazione in Italia è sotto controllo, la comunità internazionale dovrebbe impegnarsi molto più seriamente nella lotta contro l'influenza dei polli con iniziative concrete, come per esempio, «una moratoria sulle norme che regolano la proprietà intellettuale per facilitare lo scambio di informazioni tra i centri di ricerca». Andiamo per gradi. Qual è la situazione in Italia? «Del tutto tranquilla. I nostri polli sono controllatissimi e in più siamo anche l'unico paese europeo che ha previsto un sistema di vaccinazione molto serrato per gli animali a rischio. Se dovesse mai accadere che il virus arrivi anche da noi abbiamo la capacità e i mezzi per intervenire presto e con efficacia. I problemi non sono qui da noi, ma altrove». Dove? «Nei Paesi del Sud est asiatico, dove è difficile intervenire e dove le strutture sanitarie e veterinarie non hanno mezzi a sufficienza per agire con efficacia. Penso ai Paesi asiatici in via di sviluppo, per esempio. Credo che la comunità internazionale, dovrebbero fare di più per aiutare concretamente questi Paesi, fornendo loro i mezzi necessari a contrastare e a studiare l'epidemia». Proprio questo è uno degli obiettivi del vertice di Washington. «Spero che si raggiunga qualcosa di concreto perché fino a oggi sul piano della collaborazione le cose non stanno andando bene. Chi ha le informazioni se le tiene per sé fino a quando i risultati sono pubblicati per ottenere maggior prestigio scientifico, e questo pregiudica la ricerca. Prima si riuscivano a ottenere informazioni molto più facilmente. Ora invece non c'è passaggio di notizie senza che venga sottoscritto un contratto di riconoscimento della paternità scientifica. Questo rallenta molto la ricerca. Poi c'è il problema dei brevetti che ha irritato alcuni governi. In particolare quello vietnamita. Perché, cosa è successo? «I vietnamiti hanno messo a disposizione di tutti il ceppo virale che ha ucciso alcune persone nel loro Paese. Da questo ceppo è stato elaborato un vaccino senza però riconoscere nessun merito ai ricercatori di quel Paese». (Il Messaggero.it)
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#90 |
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Virus, rapporto segreto Usa: milioni di morti
Definisce l’America «impreparata» per ciò che potrebbe causare quasi due milioni di morti, caos negli ospedali e scontri nelle strade
Soppressione di anatre in Romania (Ap) WASHINGTON (DAL NOSTRO CORRISPONDENTE) - Un rapporto segreto dell’Amministrazione Bush su una possibile epidemia di influenza aviaria tra gli americani, rivelato dal New York Times , e la notizia di duemila tacchini infettati in Turchia, dopo le anatre della Romania, ha ieri seminato il panico nella Superpotenza. Il rapporto definisce l’America «impreparata per quello che potrebbe essere il più grave disastro della sua storia», con un milione e 900 mila morti e 8 milioni e mezzo di malati, caos negli ospedali e scontri nelle strade. E la notizia che la malattia ha raggiunto l’Europa tramite gli uccelli migratori, pur senza contaminare esseri umani, ha generato il timore che possa superare anche l’Atlantico. Sono necessarie tempestive comunicazioni e uno strettissimo coordinamento degli interventi, ha ammonito il Dipartimento di Stato, dove circa 80 Paesi hanno discusso della crisi. L’EUROPA - Ieri duemila tacchini infettati e abbattuti in Turchia, nella regione nord occidentale di Balikesir, sono la conferma che il virus ha ormai colpito i volatili del vecchio continente. Venerdì la Romania aveva già annunciato la morte di tre anatre domestiche nella regione orientale, e ieri quella di un cigno sul Mar Nero, confermando anche che centinaia di volatili sono periti o sono stati uccisi nel delta del Danubio. Quale misura precauzionale il ministro della Sanità Eugen Nicolaescu ha messo in quarantena otto comunità e inviato nella regione 100 mila vaccini per l’influenza tradizionale, di cui i primi distribuiti a quasi mille persone. La Romania dispone di 500 mila dosi di anti-influenzale classico (importante precauzione in mancanza di un vaccino per l’aviaria) e ne chiederà un milione all’Oms. Il ministro ha precisato però di non sapere per ora quale virus abbia colpito i volatili romeni: «Sarà analizzato in Inghilterra». RAPPORTO - Pubblicato dal New York Times, il rapporto traccia uno scenario apocalittico per l’America. L’influenza aviaria, avverte, potrebbe colpirci «in pochi mesi o settimane», gli ospedali non avrebbero posti per tutti i malati, la caccia ai vaccini degenererebbe in sommosse, scarseggerebbero cibo ed elettricità. Per fare fronte alla malattia, le autorità dovrebbero sospendere i voli aerei e i trasporti a terra, chiudere le scuole e molti uffici, creare lazzaretti nelle basi militari in disuso. Il Pentagono avrebbe probabilmente il comando delle operazioni. Primi a venire vaccinati tra i civili sarebbero i tecnici addetti alla produzione dei vaccini, i medici e il personale sanitario, gli anziani e i malati. Ultimi, i politici. I VACCINI - Secondo Michael Osterholm, dell’università del Minnesota, nel migliore dei casi le vittime sarebbero 200 mila e si eviterebbe il bis del 1918. Molto dipenderebbe però dalla reperibilità ed efficacia dei vaccini. «Ce ne vorrebbero 400 milioni di dosi pronte del vaccino specifico», dice Osterholm che considera il rapporto di 381 pagine, intitolato «Piano strategico contro una epidemia influenzale», un documento «molto importante per tutto il mondo». Tra l’altro, il rapporto ipotizza che i vaccini proteggano solo in parte la popolazione («perché i virus spesso mutano») e che l’infezione si diffonda con grande rapidità in 4 metropoli contemporaneamente. BUSH - Il presidente ha imparato la lezione del ciclone Katrina e ha mobilitato vari ministeri, affinché tengano esercitazioni nazionali contro l’influenza aviaria, e il Congresso, affinché stanzi fondi di emergenza: dai calcoli degli economisti un’epidemia potrebbe costare fino a 450 miliardi di dollari, una cifra enorme, e causare un crollo economico simile alla Grande depressione degli anni Trenta. Ieri Bush ha anche mandato in Asia il ministro della Sanità, Leavitt, per 10 giorni di consultazioni con i governi dei Paesi più colpiti. Ennio Caretto 09 ottobre 2005 Fonte www.corriere.it
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#91 |
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io il vaccino non lo faccio...odio le siringhe
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#92 | |
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#93 | |
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purtroppo pare che con i $ si risolva sempre tutto...
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#94 | |
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Non funziona l'antinfluenzale sui bimbi: lo dice la Cochrane Tratto da Vaccinetwork - www.vaccinetwork.org La Cochrane Vaccines Field lo afferma: l'antinfluenzale nei bambini non funziona. E a pubblicarlo è la prestigiosa rivista scientifica Lancet nel numero del 26 febbraio 2005. Di seguito il testo dell'abstract e la url dove lo si può trovare. Questo illustre parere smentisce quanto sostenuto in precedenza dai Cdc di Atlanta, dall'Accademia Americana di Pediatria e dalla Public Health canadese che dal 1999 avevano raccomandato il vaccino antinfluenzale ai bimbi con meno di 2 anni. La sollecitazione a vaccinare in questo modo destò non poche perplessità e nel 2002 si poterono leggere alcuni pareri critici su Epicentro (http://www.epicentro.iss.it/focus/in...isc_influ.htm). Ora la Cochrane Vaccines Field ha revisionato la letteratura concludendo che non vi sono evidenze di efficacia di una simile strategia vaccinale. Vi riportiamo, tradotta, la parte più interessante delle conclusioni: Traduzione: L'efficacia nei bambini piccoli è completamente non provata. Al massimo può favorire nei bambini più grandi una riduzione della lunghezza delle assenze scolastiche. I risultati sollevano dubbi sulla saggezza di affrettarsi in un programma di vaccinazione estesa dei bambini senza prove adeguate che questa funzioni o sia interamente sicura. I vaccini antinfluenzali possono essere efficaci contro le forme di influenza che tipicamente rappresentano meno del 10% di tutti i casi, ma non vi è modo di predire che questo sarà il virus predominante nella stagione influenzale in arrivo. Vi alleghiamo l'abstract e in fondo la url dove lo trovate. Autori: Jefferson T, Smith S, Demicheli V, Harnden A, Rivetti A, Di Pietrantonj C. Titolo: Assessment of the efficacy and effectiveness of influenza vaccines in healthy children: systematic review. Lancet 2005; 365:773-80 (26th of February). Contact Tom Jefferson, MD, toj1@aol.com BackgroundEach year many people are ill with acute infections of the airways. Hundreds of different germs cause these infections, but the symptoms are always the same regardless of which particular germ is doing the rounds. Real influenza viruses cause—on average—only about 10% of these infections, and the rest are commonly known as "the flu". All have the same symptoms: fever, chills, cough, stuffy nose and sometimes ear and chest infections. There is no way to distinguish real influenza from the flu unless complicated laboratory tests are carried out. Scientists and decision makers are worried about the impact that the flu has on our lives. Recently the USA and Canada have started vaccinating children, including those aged 6 to 24 months, in the hope of reducing disease spread; admissions and visits to hospitals; deaths of elderly relatives; complications, such as ear infections and pneumonia; and absences from school and parental loss of workdays. The review Given the important nature of the US and Canadian decision, a group of Cochrane scientists conducted a review of the scientific evidence for the use of influenza vaccines in children. They looked at the two main types of available vaccines: those made of killed influenza viruses (inactivated) and those made out of live but tamed influenza viruses (live attenuated). The Cochrane authors looked at over a thousand studies and selected 25 high-quality clinical trials in which vaccinated children were compared with unvaccinated children. For the first time in a review of influenza vaccines, seven of the included studies came from Russia and were translated especially for the Cochrane review. The combined results of these 25 clinical trials were first reported in the British journal, The Lancet. This summer, an expanded version of this review that includes information about the safety of vaccines will appear in the Cochrane Library. The findings The review found that live attenuated vaccines avoided more cases of real influenza (around 80%) than inactivated vaccines (around 65%). Both types of vaccines were not very good, however, against the type of flu that afflicts the overwhelming majority each year. There was no evidence that either type of vaccine worked in children below the age of two (and, in any case, live attenuated vaccines are not legal for this age group), or prevented hospital admissions, deaths or other complications. A few small studies suggested a possible shortening of the length of school absences. The conclusions Vaccination of small children is wholly unproven. At best, it may benefit older children by shortening the length of school absences. The findings call into question the wisdom of rushing into an expensive vaccination programme of children without adequate proof that it will work or that it is entirely safe. Influenza vaccines may be effective against the type of influenza that typically accounts for less than 10% of all cases, but there is no way to accurately predict that it will be the predominant virus in the upcoming flu season. http://www.thelancet.com/journal/vol...search.32370.1
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#95 |
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SV40, virus micidiale
Tratto da “La Nuova Ferrara” del 26 aprile 2005 Ha un ruolo nell'insorgenza di tumori rari FERRARA. In un articolo, pubblicato lo scorso anno dalla prestigiosa rivista scientifica americana Cancer Research, ricercatori delle Università di Ferrara e di Verona, coordinati dal Prof. Mauro Tognon, hanno fornito evidenze sulla presenza di un virus della scimmia, denominato SV40, in tumori cerebrali umani (principalmente gliomi), e in campioni di sangue e sperma di individui sani. Tale virus è presente nelle scimmie sia africane che indiane, dove non sembra provocare malattie. Come è entrato SV40 nella popolazione umana? "È noto dal 1960 che SV40 fu trasferito all'uomo mediante le vaccinazioni anti-polio (vaccini Salk e Sabin) eseguite su scala planetaria durante il periodo 1955-63 - afferma il professor Mauro Tognon, biologo e genetista dell'Università di Ferrara. Durante quel periodo nei soli Stati Uniti d'America 98 milioni di individui, vaccinati con le antipolio, furono infettati con SV40. Allo stato attuale delle conoscenze non si può escludere che tale virus fosse preesistente nella popolazione umana, oppure che le sequenze individuate nei campioni umani siano di un virus strettamente correlato ad SV40, ma distinto da esso. Tuttavia, altri gruppi di ricerca hanno dimostrato la presenza di SV40 in tumori umani, come i mesoteliomi della pleura, tumori cerebrali ed osteosarcomi". Sulla scorta di queste scoperte, avvenute in tempi diversi e in laboratori indipendenti tra loro, è ragionevole ipotizzare che SV40 possa avere un ruolo, come cofattore, nell'insorgenza di questi rari tumori umani. "Questi tumori sono rari, ma sono anche percentualmente in aumento – ricorda Tognon. Ci sono dati in letteratura che indicano i tumori cerebrali in aumento del 30% negli ultimi 20 anni, mentre i mesoteliomi fino agli anni '50 erano praticamente sconosciuti nella nostra specie. Anche gli osteosarcomi sembrano percentualmente aumentati. Le cause dell'insorgenza di questi tumori e del loro incremento non sono del tutto chiare. Non ci sono dubbi sulla possibilit. di trasferire SV40 dalle scimmie all'uomo, così come è accertato che SV40 può moltiplicarsi nei nostri tessuti - spiega Tognon. SV40 è un virus tumorale in grado di trasformare le cellule coltivate in laboratorio e di provocare in roditori lo stesso tipo di tumori risultati positivi per SV40 nell'uomo, vale a dire tumori cerebrali, mesoteliomi e osteosarcomi". Gli scienziati hanno scoperto da tempo che i tumori indotti da SV40 negli animali sono provocati da una sua proteina, denominata antigene T grande (agT), in grado di legare e di inattivare due importanti proteine della cellula, p53 e pRB, che agiscono come controllori della moltiplicazione cellulare. Di recente, la rivista Nature Medicine ha pubblicato due lavori del Prof. Michele Carbone della Loyola University di Chicago dove si forniscono le prove, nei mesoteliomi della pleura dell'uomo, che queste proteine della cellula sono sequestrate dalla proteina virale agT di SV40. Questo dato confermerebbe il meccanismo secondo cui SV40 agisce come cofattore nell'insorgenza dei mesoteliomi, probabilmente associato alle fibre di amianto, metallo che fino ad ora era considerato l'unica causa di questo tipo di tumore. La contaminazione dei vaccini antipolio con SV40 avvenuta in passato fu causata dalla presenza di questo virus, allora sconosciuto, nelle cellule di rene di scimmia impiegate per far crescere i virus della poliomielite da usare a scopo vaccinale. In tal modo si è trasferito nella popolazione umana un fattore potenzialmente tumorale. Non si può escludere che SV40, dopo l'avvenuto trasferimento alla popolazione umana, abbia acquisito la capacità di autonoma trasmissione, rendendosi indipendente dalla fonte iniziale, cioè dalla vaccinazione anti-poliomielitica. Questa possibilità emerge in particolare dai risultati pubblicati da Tognon, che evidenziano il ritrovamento di SV40 nel sangue e nello sperma di individui sani. Come è facile dedurre, la somministrazione di vaccini antipolio contaminati con SV40 ha sollevato critiche, ha creato indignazione, ma soprattutto comporta delle implicazioni sanitarie, sociali ed etiche di considerevole spessore. Basti ricordare che pur essendo emersa la contaminazione nel 1961, per altri 2 anni i vaccini con SV40 continuarono a restare sul mercato e ad essere liberamente somministrati. Si è ritenuto per anni che SV40, essendo un virus della scimmia, non potesse infettare l'uomo, o che fosse per l'uomo un virus del tutto innocuo. In un caso SV40 è stato isolato partendo dal DNA di un tumore positivo per le sequenze di questo virus. In un precedente studio, lo stesso gruppo di ricercatori coordinato dal prof. Tognon aveva notato che un altro virus Polioma, denominato BK, l'omologo umano a quello della scimmia, era presente negli stessi campioni trovati in seguito positivi proprio per SV40. Infatti, tutti i campioni trovati positivi per SV40, lo sono contemporaneamente anche per BK. "Questa osservazione ha fatto avanzare l'ipotesi che BK possa aiutare SV40 in quelle funzioni necessarie per la sua moltiplicazione nelle cellule umane. Se l'ipotesi dovesse dimostrarsi corretta e se le sequenze di DNA rilevate fossero effettivamente quelle di SV40, si potrà con certezza dire che questo virus della scimmia è entrato stabilmente nella popolazione umana – conclude Tognon. Come ipotesi, quindi, si può supporre che SV40, viste le sue proprietà tumorali, possa essere uno dei cofattori responsabili dell'insorgenza di quei rari tumori umani prima menzionati. SV40 è stato trovato nel sangue dei pazienti affetti da tumore, ma anche in quello di individui sani. Tale risultato apre la possibilità di analizzare il sangue per accertare la presenza di questo virus della scimmia, come già si fa per altri virus umani".
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#96 |
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Vaccinazioni di massa
I medici americani registrano ogni anno migliaia di reazioni serie ai vaccini, incluse centinaia di morti e di menomazioni permanenti. Le popolazioni completamente vaccinate sono state investite da epidemie, e i ricercatori attribuiscono dozzine di condizioni neurologiche e immunologiche croniche ai programmi di immunizzazione di massa. Vi sono centinaia di studi medici pubblicati che documentano il fallimento dei vaccini e le reazioni avverse, e dozzine di libri scritti da medici, ricercatori e scienziati indipendenti che rivelano serie lacune nella teoria e pratica dell'immunizzazione. Mito n°1: "..i vaccini sono completamente innocui..?" Il VERS (sistema che riporta gli effetti avversi ai vaccini) dell' FDA (Food and Drug Administration) riceve annualmente 11.000 rapporti su serie reazioni avverse ai vaccini, di cui l'1% rappresenta le morti causate dalle reazioni al vaccino. La maggior parte delle morti sono ascrivibili al vaccino della pertosse. Studi internazionali hanno dimostrato che la vaccinazione è causa della SIDS (sindrome di morte infantile improvvisa). Mito n°2: "..i vaccini sono molto efficaci..?" La letteratura medica possiede un numero sorprendente di ricerche che documentano il fallimento del vaccino. Epidemie di morbillo, orecchioni, vaiolo, polio si sono manifestate in popolazioni vaccinate. Nel 1989 il CDC (Center for Diesease Control and Prevention) riportò:.."nelle scuole con un livello di vaccinazioni superiore al 98% si sono avute epidemie (morbillo) fra i bambini di età prescolare.." "..l'apparente paradosso è che, quando il tasso di immunizzazione al morbillo aumenta a livelli alti in una popolazione, il morbillo diventa una malattie di persone immunizzate..". Mito n°3: "..i vaccini sono la ragione principale del basso tasso di malattie..?" Secondo l'Associazione Britannica per il Progresso della Scienza, le malattie infantili diminuirono del 90% fra il 1850 ed il 1940, parallelamente al miglioramento delle pratiche sanitarie ed igieniche, ben prima che fossero introdotti i programmi di vaccinazione obbligatoria. A sottolineare questa conclusione è stato un recente rapporto dell' OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità), il quale trovò che la malattia e i tassi di mortalità nei paesi del terzo mondo non hanno un legame diretto con le procedure di immunizzazione o il trattamento medico, ma sono strettamente collegate con gli standard igienici ed alimentari. Mito n°4: "..la vaccinazione si basa su fondate teorie e pratica dell'immunizzazione..?" L'evidenza clinica sta nella loro capacità di stimolare la produzione di anticorpi. Quello che non è chiaro è se tale produzione produca immunità. Per esempio i bambini anemici di agammaglobine sono incapaci di produrre anticorpi, tuttavia guariscono dalla malattie infettive quasi con la stessa velocità degli altri bambini. L'immunità naturale è un fenomeno complesso che coinvolge molti organi e sistemi. COMUNICATO STAMPA Vaccini antinfluenzali al mercurio! I verdi invitano i consumatori a boicottarli Di Marco Moruzzi home page Le allarmanti notizie provenienti da oltreoceano, sulla virulenza della influenza invernale, stanno spingendo molti cittadini ad effettuare la vaccinazione antinfluenzale, vaccinazione che per altro il Ministero della Salute (in base alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), consiglia per i soli soggetti a rischio, anziani e bambini. A questo proposito non tutti i pediatri condividono la necessità della vaccinazione dei bambini in buono stato di salute. Per altro chi ha contratto la malattia, nei due anni precedenti, non può contrarre la malattia dal medesimo tipo di virus, ma la scelta se vaccinare o meno è ovviamente delicata, personale e legata a molteplici fattori. Ciò che è certo è che sono state autorizzate alla commercializzazione due tipi di vaccino contenete mercurio, che al 30 giugno di quest’anno erano fuorilegge a seguito di un apposito Decreto emanato il 13 novembre 2001. A tre giorni dall’entrata in vigore della disposizione il Ministro Sirchia ci ha ripensato e le due multinazionali che hanno continuato a produrli, la GlaxoSmithKline e la Solvay li hanno commercializzati a prezzi stracciati. L’uso di sali di mercurio nella produzione dei vaccini è tecnologicamente superato, ma consente dei risparmi per le aziende produttrici, il mercurio ha la funzione di uccidere il virus e conservare il prodotto, ma molte case farmaceutiche lo hanno completamente eliminato, così non è stato per il Fluaric di Glaxo che contiene tracce di thiomersal e per l’ Influvac S della Solvay che contiene residui più consistenti, pari a 0,05 mg. L’insidia arriva al momento dell’acquisto in farmacia, dove il prodotto arriva con un prezzo al pubblico quasi dimezzato rispetto ai prodotti equivalenti senza mercurio. Il mercurio è nocivo per il sistema nervoso centrale, studi epidemiologici lo mettono sotto accusa anche a basse dosi, specie nei neonati. L’Agenzia americana per la sicurezza dei farmaci e degli alimenti (FDA) ha vietato da 4 anni l’uso di questa sostanza, mentre l’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) di fronte al rischio di non poter disporre di un sufficiente quantitativo di vaccini in ogni parte del globo, non ritiene i pericoli del mercurio tali da richiedere il ritiro dei farmaci incriminati. Chi difende questi prodotti sostiene che le quantità di mercurio assunte dall’organismo umano con un vaccino possono essere paragonabili a quelle assunte dal consumo di una scatola di tonno contaminato dall’inquinamento ambientale, ma è altrettanto vero che ci troviamo di fronte ad una dose aggiuntiva di sostanze tossiche, di cui i cittadini non sono consapevoli, ed è inutile visto che sul mercato la gran parte dei vaccini antinfluenzali sono senza mercurio. Il capogruppo Regionale dei Verdi Marco Moruzzi, dopo aver riscontrato che nelle farmacie della Regione sono stati commercializzate nelle settimane scorse lotti di vaccino Solvay Influvac, ha lanciato un appello per il boicottaggio del prodotto ed invitato le farmacie ad informare i consumatori e restituire alle case produttrici questi vaccini che dovevano essere eliminati e non smaltiti sulla pelle dei consumatori. Moruzzi ha dichiarato: “Ancora una volta le imprese che hanno rispettato le regole (producendo esclusivamente vaccini senza mercurio) sono state penalizzate. La politica dei condoni, delle sanatorie colpisce in questo caso la salute pubblica, che da una parte si dice di voler tutelare contro l’influenza, ma non fino al punto di limitare gli “sporchi affari” di alcune industrie farmaceutiche”. Danni da vaccino come conseguenza dell’apporto di proteine eterologhe direttamente nell’organismo umano Tratto da «Vaccinazioni il business della paura. Quello che i genitori dovrebbero sapere» di Gerhard Bushwald 1) Conseguenze di encefalopatie minime irriconoscibili Fino ad ora ci siamo occupati esclusivamente di danni da vaccino che avevano come conseguenza danni gravi o una malattia grave continua, dove si presentava un alto grado di infermità. Esistono forme di transizione, cioè malattie o stati di malessere, che inizialmente non venivano collegati alle vaccinazioni. (…) Al termine dell’ultima guerra sono stati descritti inspiegabili cambiamenti in bambini molto piccoli. I resoconti provenivano soprattutto da paesi dove si vaccina molto. In Germania le vaccinazioni iniziano il giorno successivo alla nascita, negli Stati Uniti all’età di due mesi. Proprio negli Stati Uniti, negli anni sessanta, le vaccinazioni facoltative vennero, in quasi tutti gli Stati federali, sostituite da quelle obbligatorie. Oggi quasi ogni bambino americano viene vaccinato contro pertosse, rosolia, poliomielite infantile, difterite, orecchioni, morbillo e tetano. Con questo la lista non è completa, perché l’industria farmaceutica crea sempre nuovi sistemi di vaccinazione. Io, da parte mia, non nutro nessun dubbio che il numero incredibile di vaccinazioni che oggigiorno un bambino deve subire (nei primi anni di vita fino a 17 anni) possono causare danni profondi. Nella Repubblica Federale si presentano nella primissima infanzia danni alla vista e all’udito di entità sconosciuta. Il 5% del neonati sono strabici, un bambino su 20 in età scolare ha gravi problemi di concentrazione. Molti bambini imparano tardi, ed anche allora a fatica, a parlare. Altri bambini non sono quasi in grado di imparare a leggere a scuola, fino all’alessia. Secondo una trasmissione televisiva del 2.2.1990 il numero degli analfabeti è salito in Germania a 3 milioni. 2) Autismo come danno da vaccino Conoscenze relative alla cosiddetta «Sindrome autistica» risalgono allo psichiatra infantile americano Kanner nell’anno 1943. Perché questa sindrome non esisteva prima? In caso di «vero» autismo è possibile secondo Kanner rilevare 2 sintomi cardinali: - isolamento autistico estremo dal mondo circostante umano - necessità paurosa e forzata di mantenere il mondo degli oggetti invariato (paura del cambiamento) (…) Contrariamente al concetto classico di Kanner nella maggioranza dei casi i bambini definiti «autistici» presentano un danno cerebrale con oligofrenia. In questi casi si sospetta che si tratti di sintomi parziali non riconosciuti di encefalite postvaccinale. Se i bambini che si ammalano di encefalopatie provengono quasi tutti da famiglie intelligenti, nel caso dell’autismo i bambini colpiti vengono di norma da ambienti intellettuali, come la letteratura ci insegna. La causa dell’autismo viene definita dalla medicina accademica attuale come un danno cerebro-organico nella prima infanzia. Secondo me non si sono studi se esista l’autismo anche in bambini non vaccinati. Nella letteratura gli accenni a possibili collegamenti tra autismo e vaccinazioni sono piuttosto timidi. Il numero dei bambini autistici in Germania viene stimato intorno ai 5000-6000. 3) Dementia infantilis (Heller) come conseguenza delle vaccinazioni (Sindrome di Heller) Simile all’autismo è la «dementia infantilis». Questo strano quadro clinico è stato prima osservato da Weygand come caso singolo, successivamente descritto da Heller e poi da Zappert. Si trattava di bambini che inzialmente si erano sviluppati in modo del tutto normale, con i quali per esempio si poteva già parlare. Poi improvvisamente si presentava un cambiamento nello sviluppo. Come primo sintomo c’erano disturbi del linguaggio ed entro pochi mesi avveniva una scomposizione intellettiva. In breve tempo un bambino allegro si trasformava in un bambino oligofrenico, o come si diceva allora, idiota. Heller chiamò questa malattia «dementia infantilis» e per fargli onore Zappert aggiunse «di Heller». La «dementia infantilis» o «sindrome di Heller» viene postulata da Zappert in presenza dei seguenti sintomi: - inizio al 3°-4° anno di vita - si presentano disturbi linguistici - irrequietezza - demenza progressiva - espressione del viso non demente, bensì a volte intelligente - mancanza di tutti i sintomi fisici relativi al sistema nervoso, capacità motoria completa - infine stato stazionario senza limitazione della salute fisica. La causa rappresentava un enigma. Weygand supponeva che la spiegazione più ovvia potesse essere «un danno a noi ancora sconosciuto del cervello». (…) Oggi definiremo tale quadro clinico una grave deficienza intellettiva come conseguenza di una tumefazione cerebrale postvaccinica nel senso della encefalopatia postvaccinica blanda. 4) Ipercinesi (HKS, ADHD) Scientificamente questo disturbo è stato rilevato per la prima volta all’inizio degli anni Trenta da Kramer e Pollnow. Fino ad oggi non è stato possibile trovare una spiegazione soddisfacente. (…) Nella Repubblica Federale Tedesca nel 1990 a 1,4 milioni di bambini al di sotto dei 12 anni furono prescritti psicofarmaci a causa di questa ipercinesia, vale a dire medicinali con effetto ammortizzante sul comportamento, che influenzano l’attività e che hanno effetti sulle funzioni psichiche. (…) E’ un caso che questo drammatico aumento della popolazione con problemi di apprendimento coincida precisamente con le tre decadi nelle quali la vaccinazione antipertosse è stata estesa a tutti i bambini americani? 5) Minimal Cerebral Dysfunction (MCD) 25 anni fa venne stimato che nella Repubblica Federale Tedesca ogni 35° parto nasceva un bambino morto, ogni 200° parto un bambino cerebroleso. Allora si calcolarono 10-15000 lesioni cerebrali all’anno. 160.000 bambini non potevano frequentare scuole normali. Sommando a questo numero gli scolari delle classi differenziali, il numero arrivava a 500.000. Ogni 10.000 abitanti c’era un bambino mentalmente handicappato. (…) 6) Rallentamento dello sviluppo linguistico (…) Durante l’analisi in asili della città di Magonza, che però fanno parte dei «territori sociali scottanti», il 34% dei bambini tedeschi vennero, secondo i risultati dello screening, valutati come «aventi difficoltà linguistiche». La quota del 34% di rallentamento dello sviluppo linguistico tra i bambini tedeschi risultava talmente spaventosa e incredibile che avemmo seri dubbi relativi al rilevamento del rallentamento dello sviluppo linguistico con uno screening così semplice… (…) Da che cosa dipende che i nostri giovani spesso non sono più in grado di formulare una frase ragionevole? Che non sono in grado di raccontare un avvenimento in modo che l’ascoltatore si possa fare un’idea chiara? 7) Sindrome SID (morte improvvisa ed inspiegabile del lattante) Da anni la letteratura accenna al fatto che spesso la sindrome SID è preceduta da una vaccinazione. La curva relativa alla sindrome SID mostra un aumento annuale. Mentre tutte le malattie infettive da noi diminuiscono regolarmente e in parte in modo uniforme, le cifre relative ai bambini trovati senza motivo morti nei loro lettini aumenta di anno in anno. Non pare ovvio il paragone: tante più vaccinazioni, tanti più bambini piccoli morti nel letto? (…) Recentemente la posizione prona venne definita completamente errata e dal 1990 i neonati vengono messi nuovamente sulla schiena. Da "Liberazione" del 27 settembre 2005 titolo: Dopo una colossale campagna mediatica volta a convincere gli italiani che sta per arrivare la Peste nera, ora si passa all'incasso: ai milioni di euro già stanziati per acquistare farmaci e vaccini se ne preventivano altrettanti da destinarsi agli spot che devono convincere gli under-65 a vaccinarsi. Senza alcun senso di responsabilità vengono sparati numeri da capogiro, inventati di sana pianta oppure veri ma fuori contesto - che indicazione forniscono sei decessi in Indonesia, paese con 200 milioni di abitanti? - secondo le ben note strategie di quel marketing della paura su cui sono concentrati ormai quasi tutti gli sforzi dell'industria farmaceutica. Cerchiamo quindi di fare un po' di chiarezza, sia per smarcarci dall'allarmismo strumentale agli interessi di big pharma che dal rischio di ignorare un problema reale. In primo luogo le cattive notizie. L'ipotesi che possa ripresentarsi una pandemia influenzale come la Spagnola, che nel 1918 uccise circa 40 milioni di persone, non è soltanto una leggenda metropolitana. Può succedere. Anzi, come scoprirono gli scienziati che studiarono le vestigia del famoso virus, è abbastanza probabile che prima o poi accada. I virus, contro cui gli antibiotici sono totalmente inefficaci, sono le creature più efficienti e adattabili esistenti in natura, c'erano prima di noi e ci saranno dopo. La mutevolezza del rivestimento glicoproteico, per usare un termine tecnico, consente al virus influenzale di rendere inefficaci le difese dell'organismo che si basano proprio sul riconoscimento delle proteine di superficie per attaccare gli intrusi. E a differenza di altri virus quello influenzale muta ininterrottamente, con grande gaudio dei produttori di vaccini che possono commercializzare una nuova formula ogni autunno. Per il virus la ricombinazione di due proteine, H e N, è fondamentale sia per azzeccare la combinazione invisibile al sistema immunitario umano che per fare il cosiddetto "salto di specie", cioè per passare dagli animali all'homo sapiens. E il virus influenzale è un asso nel transitare per quelli che vengono chiamati "serbatoi animali", ovvero uccelli e maiali, un passaggio decisivo per trasformarsi nuovamente. In sostanza, l'influenza che mi ha tenuto a letto l'anno scorso, e che i miei anticorpi hanno imparato a fronteggiare, dopo una passeggiata nel Dna di polli o maiali cambia faccia, ed è pronta per ricominciare. Così i ricercatori si ritrovano fra le mani una sorta di slot machine genetica: se il virus azzecca la combinazione giusta - come nel 1968, quando sono morte mezzo milione di persone - sono guai. Ecco perché l'influenza avicola allarma così tanto gli scienziati. Fino a questo momento il ceppo A (che sta per avicola) H5N1 non preoccupava i virologi perché indicava un virus influenzale isolato nel '61, aggressivo fra i polli ma innocuo per gli esseri umani. Ora però si è visto che lo stesso ceppo è in grado di uccidere anche la nostra specie, e il fatto che non si riesca bene a capire come - per via aerea? Attraverso il contatto con le carni infette? - è ancora più allarmante. Inoltre, la paura del ritorno di una pandemia simile alla Spagnola viene alimentata dalla consapevolezza di quella che gli scienziati chiamano "l'unità microbica" del pianeta. La rapidità dei collegamenti aerei garantisce ai patogeni (gli agenti che portano le malattie) passaggi molto veloci: un'epidemia trasmissibile per via aerea come l'influenza può fare il giro del mondo in 24-48 ore. Proprio in previsione di questo fenomeno l'Organizzazione mondiale della sanità istituì nel 1952 la Global Influenza Surveillance Network (Rete di sorveglianza globale sull'influenza) con il compito di registrare immediatamente i primi focolai d'infezione e mettere in guardia le strutture sanitarie locali. Il problema è che, da una ventina d'anni a questa parte, i grandi finanziatori internazionali hanno attaccato in tutti i modi la sanità pubblica, smantellando i presidi che potrebbero segnalare e contenere un'epidemia. In Africa, Asia e America latina i programmi di aggiustamento strutturale del Fondo Monetario hanno preteso la distruzione dei sistemi sanitari nazionali in cambio della dilazione dei pagamenti del debito estero mentre, dalle nostre parti, pressioni più sfumate ma altrettanto implacabili hanno imposto pesanti tagli sulle spese, sugli stanziamenti per la ricerca e perfino sulle reti di monitoraggio epidemiologiche, quelle che raccolgono dati sulla diffusione delle malattie. L'epidemiologia italiana, un modello invidiato e imitato da molti paesi del mondo, sta letteralmente agonizzando nella penuria di mezzi e ricercatori, mentre la rete dei controlli veterinari - i vecchi istituti zooprofilattici che nel nostro paese impedirono la diffusione del morbo della mucca pazza - subisce la stessa sorte. Chi pensa di invertire la tendenza con una quindicina di laboratori ad hoc (i cosiddetti Flu) è privo di qualunche nozione medica o in malafede. Se la pandemia è quindi un rischio concreto, ha senso lanciare una campagna di vaccinazione di massa? Ci sono pochi dubbi a questo proposito: non solo non ha senso, ma potrebbe addirittura essere dannoso. Prima di tutto gli esperti sanno bene che in caso di allarme pre-pandemico o di pandemia dichiarata l'immuno-profilassi attiva (ovvero le vaccinazioni) è inutile se non pericolosa. E' inutile perché, una volta effettuato il salto di specie, il virus tende a mutare ulteriormente per "accomodarsi" nell'ospite umano. Quando alla fine raggiunge una forma stabile, e può essere isolato, sono necessari fra gli 8 e i 12 mesi per mettere a punto un vaccino sicuro e per organizzarne la distribuzione. In secondo luogo, il ceppo virale che potrebbe dare luogo alla paventata pandemia ha caratteristiche che rendono l'impiego dei vaccini ancora più discutibile. Come sottolinea Ernesto Burgio, medico pediatra attivo nella rete Attac, autorevoli virologi ed epidemiologi (Webster, Dianzani) sconsigliano l'uso di vaccini «in tutti i casi in cui si teme che il patogeno possa essere appunto un nuovo ricombinante (e in particolare un virus che abbia compiuto di recente il salto di specie): visto che, almeno in linea teorica, il vaccino potrebbe causare una produzione eccessiva di anticorpi e peggiorare la tempesta di citochine che sembra essere la vera causa dell'evoluzione maligna della malattia». Insomma pasticciare con i vaccini - quelli classici, mirati sui ceppi influenzali noti (H3N2), e quelli nuovi, da confezionare per contrastare H5N1 - in presenza di un virus che sembra avere effetti letali proprio per un'eccessiva reazione del sistema immunitario, non sembra una buona idea. Non solo c'è il pericolo di scatenare una risposta iperimmune (lo shock allergico considerato l'arma segreta del virus) ma si rischia di incrementare l'ulteriore ricombinazione del mutante con ceppi influenzali più comuni. Visto che la caratteristica del virus influenzale è proprio la sua capacità di utilizzare pezzi di differenti genomi per rendersi invisibile al sistema immunitario, i nuovi vaccini rischiano di mettere a disposizione del virus un altro po' di "materiale" e rendere più efficiente la sua capacità di trasformazione. Insomma «se c'è un'annata in cui il vaccino non andrebbe consigliato» conclude Burgio «è proprio quella di una possibile pandemia». Per difendersi dalla spagnola, così come per gestire qualsiasi tipo di epidemia, non ci sono "proiettili magici" o cure miracolose. E' necessaria una rete sanitaria efficiente e ramificata, in grado di contenere e di gestire l'eventuale emergenza. Ci vogliono, come suggerisce Burgio, corsie preferenziali per i cittadini che presentano sintomi sospetti, e centri regionali di specializzazione dotati di laboratori con massimo livello di bio-sicurezza per isolare e studiare il virus. Ci vuole personale medico e paramedico abbondante e addestrato per contenere l'epidemia e dare il tempo al virus di evolversi in una forma meno letale, secondo il percorso naturale dei patogeni. C'è bisogno insomma proprio di quel sistema sanitario nazionale che, negli ultimi anni, si è tentato in tutti i modi di smantellare. di Sabina Morandi (martedì 27 settembre) ![]() CREDO DI AVER DATO MODO AL TREAD DI DIVENTARE UN LUOGO DI AMPIO DIBATTITO portando informazioni ed idee che spesso non vengono riportate dai mass media, questo in generale sul tema vaccini, non credo che questo contro l'influenza dei polli segua logiche di produzione ed uso diverse da tutti gli altri: BUONA DISCUSSIONE A TUTTI!
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mac user = hai soldi da buttare; linux user = hai tempo da buttare; windows user = hai soldi e tempo da buttare ![]() Ultima modifica di Fil9998 : 09-10-2005 alle 20:20. |
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#97 |
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Domenica 9 Ottobre 2005
In tutto sei animali colpiti in Romania In Turchia morti duemila tacchini Da domani la carne sarà etichettata di CARLA MASSI ROMA - Il virus dei polli si avvicina. Altri tre casi di animali infetti sono stati scoperti in Romania tra le anatre del delta del Danubio. In due giorni il numero dei volatili contagiati in quel paese è salito a sei. E, per la prima volta, anche la Turchia dichiara le sue ”vittime“: il virus ha ucciso circa duemila tacchini nella provincia di Balikesir. All’allevamento è stata imposta la quarantena. Isolamento totale per animali che avrebbero contratto la malattia da uccelli migratori. Dicono dalla Turchia che si tratterebbe di un caso isolato. Al di là dell’Oceano, il presidente Bush non esita a dichiarare che gli Stati Uniti non sono preparati ad affronatre un’eventuale epidemia di influenza aviaria. Mette le mani avanti dopo il flop dei soccorsi durante l’uragano Katrina e chiede ai suoi esperti di mettersi al lavoro prima che sia troppo tardi. Il ministro della Salute Francesco Storace ha deciso per domani una riunione tecnica preparatoria alla richiesta di convocazione dei ministri della Ue per fronteggiare uniti l’influenza aviaria: «Tutto possiamo fare tranne sottovalutare la situazione. Non si tratta di scatenare una gara per verificare chi lavora meglio ma dobbiamo trovarci d’accordo sulla strategia da seguire». In Italia si rafforza il piano di emergenza anti-virus già avviato da tempo. Cesare Cursi, sottosegretario al ministero della Salute con delega alla veterinaria, rassicura e annuncia un potenziamento dei controlli sulle importazioni alle frontiere e negli aeroporti. «Non c’è da preoccuparsi - dice - il centro per il controllo delle malattie ha assunto informazioni e sono stati attivati tutti i canali di verifica». Lo spettro del virus, comunque, continua a veleggiare sull’Europa intera. E sempre più paesi rendono pubbliche, a differenza di qualche anno fa, le condizioni di salute degli allevamenti a rischio. Il ministero dell’Agricoltura russo, per esempio, ha fatto sapere di aver disposto la soppressione di 460mila polli. E sono stati messi sotto accusa anche alcuni dirigenti di aziende agricole per aver nascosto i primi sintomi sospetti. Proprio per non essere penalizzata la Romania (ancora spera di poter entrare nella Ue nel 2007 ma con ogni probabilità dovrà aspettare) ha chiesto ufficialmente aiuto all’Organizzazione mondiale della sanità. Il paese, ha ammesso il ministro della Sanità Eugen Nicolaescu, ha dichiarato di non avere i mezzi e le informazioni sanitarie necessarie per combattere l’epidemia. Nell’area dove è arrivato il virus NH15 (due villaggi quasi in riva al Mar Nero, Smardan e Caermulia de Jos) sono già state vaccinate almeno 700 persone contro l’influenza generica e altre 3mila lo saranno nei prossimi giorni. Maggiori i controlli alla frontiera con la Moldavia. Allarme sanitario ma anche crisi del mercato. In Italia si contano oltre seimila allevamenti e circa 80mila occupati. La Coldiretti paventa scenari drammatici e comincia a fare i conti: i prezzi dei polli pagati agli allevatori, secondo i loro bilanci, avrebbero raggiunto il livello più basso dall’inizio del 2002. «Servono interventi strutturali con un piano di rigenerazione per intensificare i controlli - scrive la Coldiretti - rilanciare i consumi e garantire l’origine della carne, come è avvenuto per l’emergenza mucca pazza». Quando, per esempio, venne varata l’etichetta con la ”carta di identià“ dell’animale. Per avere anche quella del pollo bisogna aspettare la fine del mese. (Il Messaggero)
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#98 |
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tanto per sdrammatizare..
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#99 |
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Gli scienziati e l'influenza aviaria
E' una lotta contro il tempo Medici e scienziati di tutto il mondo sono impegnati in una lotta contro il tempo. L'obiettivo : sconfiggere il virus dell'influenza aviaria H5N1 di origine asiatica che, mutando, potrebbe rendere possibile il contagio da un essere umano all'altro e mietere così un numero incalcolabile di vittime nell'intero pianeta. Il servizio di copertina di National Geographic Italia di ottobre, (in edicola dal 3 del mese, in vendita, facoltativa, in abbinamento con lo speciale "Katrina", che contiene le straordinarie immagini dell'uragano che ha devastato New Orleans) parte dalle campagne del Vietnam, con il racconto del funerale di Ngoan, una bambina di appena dieci anni, uccisa dall'influenza dei polli. Non si sa come sia avvenuto il contagio. Prima di lei, una sessantina di persone nel Sud-Est asiatico sono morte a causa del virus. Il dottor Robert Webster del Children's Research Hospital di Memphis, uno dei maggiori studiosi al mondo di virus influenzali, dice di non aver mai visto, in 40 anni di ricerche, nulla di simile a quello che ha stroncato la vita di Ngoan. Webster afferma che il virus ( che ha ucciso, nel Sud Est asiatico, oltre 100 milioni di polli) "è il peggior virus influenzale, dal punto di vista della patogenicità". Per ora H5N1 non è in grado di passare, se non in casi rari, dagli uccelli alle persone, tantomeno da una persona all'altra. Ma gli esperti sostengono che prima o poi un virus come questo muterà in modo da essere trasmissibile da una persona all'altra: "E quando accadrà, il mondo dovrà affrontare una pandemia terribile", dice Jeremy Farrar, medico dell'Università di Oxford che lavora all'Ospedale per le malattie tropicali di Ho Chi Min City, in Vietnam. Si teme una pandemia come la Spagnola, che nel 1918 causò circa 50 milioni di vittime nel mondo e solo in Italia provocò 375 mila morti accertate (ma, tenendo conto delle complicanze , i decessi sarebbero stati addirittura 500 mila). Oggi una pandemia analoga potrebbe causare fino a 360 milioni di morti nel mondo.
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#100 |
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Moriremo tutti
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