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#61 | ||
Senior Member
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Città: Germania
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Comunque, ho preferito parlare della catena di S.Antonio per non appesantire troppo il discorso... ![]() Quote:
Ad esempio (non voglio quotare tutto il discorso che fate tu e xeal, che è già abbastanza "pesante" ![]() Io su queste cose sono generalmente pessimista...
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#62 | ||||||||
Junior Member
Iscritto dal: Sep 2004
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Ho già accennato al perchè lo ritengo impossibile ma provo a sviscerarlo meglio: ogni volta che c'è qualcosa di nuovo (di qualunque genere) tutti pensano praticamente solo al mercato consumer, il quale è indubbiamente una discreta fetta di tutta la torta (e quindi è sacrosanto prenderla con la dovuta considerazione) ma è anche quella che vede il PC come poco più che un elettrodomestico, monolitico, con determinate funzioni per lo più di intrattenimento o svago. Per questo mercato un PC potrebbe davvero essere tranquillamente un box che quello è e quello rimane, non si accorgerebbero della differenza con un PC tradizionale (infatti stanno venendo fuori anche questo tipo di macchine). Quando si parla delle possibili ripercussioni di TCG e Palladium a me pare che molti dimentichino che oltre al mercato consumer esiste anche il mercato professionale, il quale (soprattutto proprio quello che usa i normali PC) viceversa vive della modularità, malleabilità, controllo totale del mezzo tecnico; ti porto un esempio pratico che mi tocca da vicino dato che è il settore principale della mia attività: già oggi, già da tempo e sempre di più anche i vari apparecchi di infrastruttura informatica e telematica (modem, router, access point, firewalls, NAS, ...) spesso sono dei piccoli PC (non di rado proprio dei piccoli x86) che possono esistere proprio grazie alla padronanza che l'utente o il system integrator di turno (il quale non lo fa certo per passione, bensì per lavoro e guadagno) possono avere sul mezzo tecnico. Se si togliesse questa padronanza verrebbero meno queste possibilità di lavorare con l'hardware, di conseguenza verrebbe meno questo mercato, di conseguenza verrebbero meno gli introiti derivanti da questo mercato, ed è un mercato che oramai è diventato consistente. Solo fino a pochi anni fa non lo era, ma adesso è davvero consistente e ci sono sempre più aziende che lavorano grazie a questa malleabilità, che vivono di processori Intel o AMD (tipo l'Elan o il Geode) o ARM o la "neonata" Transmeta su cui fanno girare non certo Windows e nemmeno Cisco IOS. E se si realizzasse ciò che dici te tutto ciò si annienterebbe o ridurrebbe drasticamente. Non è questione di in quanto tempo avverrebbe, è questione che comunque, prima o poi, all'improvviso o gradualmente, avverrebbe. E possibile che a nessuno dei colossi, in primo luogo Intel e AMD, che pure sono coinvolti in TCG non interessi mantenere questo mercato che è ormai diventato considerevole, ed è diventato tale nonostante sia composto da miriadi di piccole aziende e aziendine (oltre che anche di aziende importanti come Zyxel o Netgear)? Ma anche senza andare a scomodare un esempio così di nicchia, ti rendi conto che realizzare ciò che dici te non significa controllare l'informatica, ma significa solo paralizzarla? ribadisco che sono perfettamente consapevole che tecnicamente sarebbe anche possibile, sarei un bugiardo se dicessi il contrario o uno stupido se non me ne rendessi conto, ma il mio punto è un altro: davvero converrebbe a tutti coloro stanno dentro a TCG? davvero davvero? Anche a IBM e HP (che pure sono soci fondatori di TCG al pari di Microsoft, Intel e AMD) + Sun che sono ormai molto ben "invischiate" con il mondo open source (e lo sono perchè ne hanno sperimentato la convenienza per i loro interessi commerciali), ti pare che butterebbero a monte il loro coinvolgimento con l'open source solo per fare un favore a guglielmino che tra l'altro è il loro più acerrimo rivale? Si, tu sostieni che loro si salvaguarderebbero fornendo le loro versioni Linux certificate. E secondo te i milioni di sviluppatori open source che li rimpinzano di software a-gratis (e che sono una parte di quel mercato professionale che dicevo poc'anzi) potrebbero davvero lavorare con quelle costrizioni tecniche? e anche se potessero lavorare credi che accetterebbero di buon grado un simile eclatante tradimento? mah, a me sembra molto inverosimile. Ma quand'anche fosse, ma ti pare che un minuto dopo lo scoccare dell'ipotetico Anno 0 (zero) D.P.A.I.G (Dopo Palladium A Inculamento Graduale), a sua volta avvenuto nell'anno diciamo 10 D.P. (Dopo Palladium), non nascerebbero aziende che costruiscono hardware P.M. (Palladium Malignum)-free le quali si butterebbero a capofitto nel mercato così magicamente creatosi dal "nulla", rappresentato dalle aziende e dai professionisti che vivono dell'hardware "buono"?? io sono convinto che nascerebbero. Oppure prevediamo che nel frattempo si sarebbe pure legiferato a livello più o meno mondiale per vietare la produzione di hardware P.M.-free?? ti rendi conto della portata della cosa? e se anche lo facessero, credi che lo farebbero dappertutto?? persino a Mosca e a Pechino?? oppure ok loro sarebbero "liberi" ma ci ri-sarebbero cortine di ferro e embarghi vari? ti rendi conto che se arrivassimo davvero a quei punti, avere un Palladium Malignum sarebbe ben l'ultimo dei nostri problemi, perchè vorrebbe dire che saremmo giunti a situazioni di impoverimento generalizzato non solo dal punto di vista economico ma anche e soprattutto socio-culturale... e tutto per le bizze ovvero gli interessi personali di qualche magnate con smanie di super potere?? immagino che la tua risposta a questa mia ultima domanda sarà "si"! Comunque, ho capito bene il tuo punto di vista anche perchè è del tutto simile al sentimento comune e non voglio convincerti del mio, ho voluto solo esporre il mio pensiero sui tuoi (più che legittimi) sospetti. Vorrei solo non leggere certe menzogne come quelle di Anderson spacciate come verità assoluta e assodata. Un conto è essere "preoccupati" della piega che potrebbero prendere certe cose, stare attenti che non la prendano ed informare obbiettivamente le persone sull'argomento (il che significa informarle anche dei possibili benefici oltre che degli ipotetici sviluppi negativi che si potrebbero verificare se accadesse x, y, e z), ben altro conto è metterla su un tono volutamente allarmistico, basandolo oltretutto su un sacco di frottole allo stato puro come ha fatto Anderson. Mi sarebbe piaciuto che da parte di certi luminari ci fosse stato più senso di responsabilità e maggiore onestà intellettuale su questo argomento. In questo senso ho apprezzato molto di più le dichiarazioni della EFF di qualche tempo fa anche se non so se ci siano state modifiche nel frattempo. Leggere commenti come quelli che ci sono all'inizio di questa stessa discussione e che si trovano in *ogni* discussione su news che riguardano TCG o Palladium mi dà un fastidio che non immagini perchè si demonizza sulla base di un mucchio di fandonie una tecnologia interessantissima; praticamente si tratta TCG e Palladium come se avessero già scritti nella pietra quei 3 cavilli che abbiamo detto e questo non solo non è vero ora ma non è nemmeno detto che diventerà vero in futuro. Ne deve passare di acqua sotto i ponti e ne devono succedere di sconvolgimenti di carattere sociale, culturale, economico, e forse persino politico oltre che informatico prima che i presupposti per mettere in atto quei 3 cavilli si verifichino Quote:
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![]() Ultima modifica di asbuni : 29-09-2004 alle 02:01. |
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#63 | ||||
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#64 | |||||||
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Il che lascia aperta la questione di cui sopra: e se fossero tutte "maligne"? D'altra parte è MS, che alla fine, deciderebbe per tutti, in quanto costruttrice dei s.o. che dominano il mercato. Nell'ipotesi peggiore, varrebbe quanto scritto sopra: la massa, purtroppo, è quella che potrebbe permettere l'introduzione e la diffuzione di sistemi come questo... Quote:
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#65 | ||||||
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Si, certo che ti sei spiegato. Del resto, qualcosa che di fatto (oggi) ancora non esiste non può aver determinato (ieri) lo "status quo". Ma è proprio per lo stato di cose attuale e il fatto socio-culturale (entrambi i termini calzano, trattandosi degli effetti di una scarsa cultura informatica che determina le scelte dei più e influisce sulla concorrenza) che giudico palladium & co. potenzialmente molto deleteri, tanto che gli effetti negativi potrebbero facilmente (a mio avviso) superare i lati positivi. Quote:
siano legati a nomi "altisonanti". Ed ecco che si profila il problema di rendere trasparente (nel senso non di "chiaro come il sole", ma di "non percepibile dall'utente") tutto il meccanismo, almeno per quei certificati provenienti da fonte "sicura". Ed ecco che la "delega" al software (os in primis) della gestione dei certificati, limitandoci per ora a parlare di questa fetta di mercato, potrebbe essere non solo utile, ma addirittura necessaria, aprendo le porte ad una implementazione prima sw, poi hw, di Palladium Malignum. Del resto, potrebbe essere sufficiente una implementazione sw per tagliare fuori la "concorrenza" definitivamente (non mi riferisco al solo open source, ma a tutti i programmi che, dovendo sostenere l'onere della certificazione, ne risulterebbero fortemente danneggiati). Insomma, il nodo cruciale diventerebbe il supporto sw ai programmi emergenti, ma anche all'hardware, che potrebbe sempre diventare P.M. compliant pena il mancato supporto da parte dell' os che domina questa fetta di mercato. Non dubito che nascerebbero sw e hw P.-free, o P.M. free, dubito che avrebbero un potere di penetrazione nel mercato sufficiente a costringere i "fautori" di P.M. a fare retromarcia, almeno non in tempi brevi. Senza il supporto adeguato i nuovi hw potrebbero risultare schiacciati, essere stroncati sul nascere, oppure averla vinta, ma in un periodo sufficientemente lungo da consentire ai sostenitori di P.M. di trarne un profitto più che sufficiente per potersi permettere di fare marcia indietro e ritrovarsi ancora in una posizione dominante, sfruttando ad esempio la pirateria nuovamente possibile per diffondere un sw "gratuito" e "migliore" (per fama) delle alternative, mentre l'hw, consentendola, non avrebbe più particolari problemi a sostenere la concorrenza. Si potrebbe anche ipotizzare un ripetersi ciclico di questa situazione (ma non voglio spingermi troppo in la con le ipotesi e la paranoia...). Sempre in ambito consumer (ma non esclusivamente), il problema del supporto, IMHO, è l'arma che può consentire alla MS di tenere tutti gli interessati per le... palladie. Mi riferisco alle piccole realtà, che gioco forza dovrebbero seguire l'andazzo per non socombere, sia alle grandi, che, per convenienza reciproca, hanno tutto l'interesse a restare legate a chi domina il mercato. Per fare un esempio, i "processorini" di Via e Transmeta potrebbero trovare un interessante utilizzo in piccoli sistemi di intrattenimento, dei "tuttofare" silenziosi, e quindi andare controcorrente potrebbe risultare deleterio. Ma anche AMD, che tu giustamente definisci un "colosso", in quanto unica alternativa concreta ad Intel, personalmente (e sono un felice possessore di un Athlon xp, il quale nutre molta simpatia per questo produttore) non sento di poter considerare nella posizione di non seguire l'andazzo, poichè con meno del 20% del mercato, e con il restante 80% nelle mani di Intel, ha bisogno di tutto il supporto possibile da parte della MS per sopravvivere. Con il solo linux a supportare x86-64, Athlon 64, Fx e Opteron non avrebbero certo vita facile (almeno per quanto riguarda le pretese di creare un nuovo standard per i 64 bit valido in tutti gli ambiti), un intero progetto (e i miliardi spesi) rischierebbero di andare in fumo. La diversità di interessi dei maggiori produttori, poi, potrebbe far sì che si scendesse a compromessi anche in altri ambiti. Inoltre, la fascia degli utenti consumer è accomunabile a mio avviso ad altre categorie, le quali risulterebbero influenzate da una eventuale penetrazione di P.M. Restando nell'ambito dell'utenza domestica, possiamo pensare ai settori mainstream ed enthusiast, dove sicuramente troviamo (o ci aspettiamo di trovare in buona parte) utenti più smaliziati e competenti, ma dove i prodoti MS hanno comunque una posizione dominante (anche se per ogni settore bisognerebbe distinguere tra diverse aree geografiche; la situazione globale, comunque non dovrebbe differire molto). Inoltre, anche l'hw acquistato può essere assimilato a quello consumer, in quanto le differenze sono di tipo qualitativo e si concretizzano nella richiesta di maggiore potenza di calcolo e maggiori prestazioni complessive, per ragioni in prevalenza, diciamo, freudiane, più che per reale necessità (ma non sempre). Per queste stesse ragioni, difficilmente sistemi basati su Geode o Elan, o Efficeon, con altri componenti di uguale "qualità" (nel senso di prima), quand'anche restassero immuni da P.M., si diffonderebbero facilmente, né potrebbero comunque sostituirsi alle soluzioni, più prestanti, P.M. compliant. Analogo è il mio pensiero su eventuali alternative proposte da terzi: non è facilissimo raggiungere livelli prestazionali elevati per un progetto totalmente nuovo, al di là dei problemi di supporto, ma anche se lo fosse, temo che la capacità di penetrazione sul mercato di soluzione P.M.-free sarebbe comunque troppo lenta, anche perchè P.M. potrebbe rallentare in qualche modo, anche solo parzialmente, nello scenario peggiore ipotizzabile, la diffusione di informazioni a riguardo, la quale diffusione tra la grande massa, a mio parere, risulterebbe comunque lenta e costosa (la pubblicità costa, ed è necessaria - e ancor più costosa - per chi vuole entrare di punto in bianco in un mercato, perchè se nessuno sa che esisti, tu, di fatto, non esisti per nessuno). Senza trascurare i notebook (ultrasottili, laptop, desktop replacement, tablet pc che siano): è praticamente impossibile trovarne privi di os preinstallato (la stessa IBM, per ovvie ragioni di target, fornisce Windows con i suoi portatili), per cui anche qui potrebbe facilmente attecchire la piaga di P.M. Ma aggiungerei anche il settore businnes, per quanto riguarda piccole e medie imprese, uffici, studi di progettazione, pubbliche amministrazioni, dove è già molto se una segretaria (o un impiegato) sa accendere il computer (con windows, ovviamente) e usare word (o altro programma), e dove né tu né lei vi sognereste (parlo ovviamente del caso più comune, sono consapevole delle eccezioni) di tentare un approccio a Linux e a OpenOffice o StarOffice (anche nelle versioni per Win, qui torniamo al problema socio-culturale di partenza, quello che rende Palladium + tcg potenzialmente pericoloso); dove, a prescindere dalle competenze, è possibile che tu debba usare programmi professionali che difficilmente trovi su piattaforme diverse, o che trovi (come qualche recente programma cad) con funzionalità più ridotte (oltre al problema della consuetudine e alla reticenza a cambiare abitudini, e qui torniamo al problema della penetrabilità del mercato). Ma questo, potresti dire, cosa c'entra con i sistemi embedded e/o altamente personalizzati e personalizzabili da cui partivano le tue obbiezioni? Apparentemente niente, però, per quanto grande sia quella fetta di mercato, si tratta comunque di una nicchia a mio avviso, mentre il "vero" grande mercato (non solo per dimensione, ma anche e forse soprattutto per eterogeneità), per le questioni di consuetudine, fama, supporto, penetrabilità di cui parlavo prima (ovvio, è la mia opinione) sarebbe comunque facilmente "infettabile", e difficilmente (in termini temporali) "curabile". Che poi col tempo si farebbero strada sistemi hw-sw in grado di mettere in crisi l'<<ordine costituito>> (sistemi della cui nascita non dubito non solo a partire dall'anno 0 D.P.A.I.G. ma a partire dall'anno 0 D.P.), non vuol dire che P.M. fallirebbe o sarebbe impensabile: i tempi di diffusione e affermazione di tali sistemi potrebbero essere tali da far sì che P.M. risulti comunque uno strumento vincente, seppur limitato (per modo di dire) negli ambiti e nel tempo. Del resto, niente dura per sempre... Concordo che per realtà più complesse e aziende più grandi, quelle che necessitano di workstation particolari, grandi (ma anche piccoli) server, grandi cluster e supercomputer, oppure semplicemente di sistemi embedded e/o specifici per realizzare infrastrutture telematiche il discorso può essere differente, però lasciami fare qualche considerazione che potrebbe lasciare spazio a qualche dubbio. Premetto di non poter vantare certo una grande esperienza nel settore (e quindi invito te, Cesare e chiunque altro non abbia voglia di uccidermi dopo essersi sorbito i miei sproloqui ![]() Oppure si potrebbe usare sw, anche closed source, fornito da una piccola software house in stretta collaborazione con l'azienda, attenta alle esigenza del cliente, per avvantaggiarsi della "località" e tempestività delle soluzioni. Queste piccole realtà nella produzione di sw professionale e customizzato potrebbero indubbiamente risentire dell'onere della certificazione (anche se si rifarebbero con maggiori costi di vendita, il problema si porrebbe principalmente sulla concorrenzialità dei nuovi arrivati), con inevitabili ripercussioni su chi necessita del loro sw. Senza trascurare la rapidità con cui, in genere, il mondo open source fornisce soluzioni ai bug d'implementazione. Insomma, avere poche alternative risulterebbe deleterio se non causa di una stasi irreversibile, quindi sono parzialmente d'accordo sul fatto che più che ad un problema di "controllo dell'informatica", potremmo giungere ad una paralisi vera e propria. Credo invece che il problema non si ponga (relativamente) in termini del maggior costo legato alle certificazioni di sw prima potenzialmente reperibile anche gratis (magari in misura minore, trattandosi di usi commerciali): in ambito professionale, grande o piccola che sia la tua azienda, le spese che sostieni dovrebbero pesare prevalentemente in proporzione all'utile che ne ricavi/puoi ricavarne, non in termini assoluti. Per realizzare grossi sistemi informatici e telematici si spendono cifre ingenti, come per il sw che li gestisce; gli os in genere sono forniti da chi produce il sistema e spesso sono versioni custom e proprietarie di linux o unix, per cui il problema della certificazione diventerebbe, da questo punto di vista, inconsistente per l'utente finale (cioè l'owner), anzi, potrebbe dare la parvenza di una maggiore sicurezza, purchè si trovi un modo per mantenere un minimo di flessibilità nelle possibilità di intervento; trovato il modo, il problema potrebbe perdere peso anche per sistemi embedded, piccoli firewall, NAS... Quanto alla perdita, per grandi realtà quali IBM, HP, Sun, dell'apporto dell'open source, beh, francamente credo che abbiano i mezzi per prendere in mano le redini di linux e co. e di continuarne lo sviluppo autonomamente, partendo da un'ottima base. Ovvio che comporterebbe maggiori costi, tuttavia tali costi potrebbero rientrare sia grazie alle minori possibilità di subire concorrenza (soprattutto da parte di nuovi competitor), sia mediante una eventuale compartecipazione alla gestione dei certificati (forse esagero con le ipotesi, ma non si sa mai), nel qual caso otterrebbero un introito anche sulle vendite della concorrenza. Adesso potresti accusarmi di essere troppo paranoico, estendendo quella sfiducia che tu riconosci essere un mio diritto legittimo anche ad aziende che potrebbero non meritarla (o non meritarla del tutto), però non si può mai dire, potrebbe sempre arrivare una proposta allettante da parte dello zio guglielmino per appianare eventuali divergenze d'opinione...(ok, vedrò di fare congetture un po' più concrete...) Inoltre, non è assolutamente detto che P.M. stronchi del tutto open source e piccoli produttori di sw specifico (e non ritengo che nasca esplicitamente con questo scopo, potrebbe esserne una spiacevole - non per tutti - conseguenza): tutto dipende dalla possibilità o meno di mantenere un certo grado di libertà in ambiti specifici, come quello a cui tu fai riferimento. Credo che si possa ottenere questo risultato essenzialmente in due modi: si potrebbe continuare a produrre, per scopi specifici, hw P. free o P.M. free, e in tal caso potrebbe trattarsi di costoso hw aziendale oppure di sistemi poco potenti (quanto basta per le esigenze di una infrastruttura telematica: firewall, piccoli server) con scarsa possibilità di diffusione in altri settori (per i motivi che ho esposto prima, e che ripeto essere comunque una mia opinione), ma potenzialmente acquistabili (per quanto riguarda almeno la seconda categoria) da appassionati che vogliano "sperimentare" un minimo di libertà e di controllo totale sulla macchina; oppure, e forse è l'ipotesi più probabile, si potrebbe dare vita a implementazioni parzialmente coercitive di P.M. che ti impediscano, ad esempio, di utilizzare software non conforme, o non certificato, o privo di certificati "validi" perchè non provenienti da pochi enti "riconosciuti", ma ti consenta ampia libertà sia sui dati (come avevo ipotizzato nell'altro post), sia su sw prodotto (cioè compilato) e certificato (mediante firma digitale) da te (in quanto owner) o da te comunque certificato all'origine (fornendo, ad esempio, una tua chiave digitale a chi lo produce e "autocertifica", in virtù del principio di base delle chain of trust - via, chiamiamole catene di S. Antonio, così ci scherziamo un po' su ![]() Ok, tutto questo potrebbe anche non succedere mai, però continuo a pensare che gli interessi che stanno dietro P+TCG diano adito a forti sospetti, soprattutto perchè ritengo probabile che una "localizzazione" e diversificazione del grado di "malignità" nelle implementazioni di P.M. potrebbero consentirne la diffusione in tutti i settori dell'informatica. Comunque, anche se non attecchisse su tutta la pianta, non riesco a vedere, francamente, cosa impedirebbe a P.M. di attecchire su alcuni - molti - suoi rami, soprattutto in quelli - e non sono pochi - in cui, cito cdimauro, "abbiamo a che fare con la massa, che è quella che alla fine dedice le sorti per tutti. Anche se inconsapevolmente, come in questo caso... ". Magari, poi, sono del tutto fuori strada, ma ti assicuro che non mi dispiacerebbe affatto. Solo il tempo potrà mostrarci dove indugia la Verità. Ad ogni modo, preferirei che Palladium (in tutte le salse) restasse confinato in ambiti professionali, dove maggiormente gioverebbe, per la maggiore necessità di sicurezza sui dati, e dove maggiormente potrebbe incontrare resistenze in caso di "abuso". Ma se proprio dobbiamo sorbircelo, gradirei chiarezza nelle specifiche sull'impossibilità di implementazione, ora e in futuro, dei famosi cavilli. Del resto, temo che anche allo stato attuale delle specifiche potrebbero esserci usi spiacevoli. Cito un esempio da un tuo post: Quote:
In altri termini, la licenza d'uso che acquisto dev'essere vincolata strettamente alla mia persona, non alla macchina su cui posso usarla, che può entrare in gioco solo secondariamente, in termini astratti e generici, come numero di installazioni e/o esecuzioni contemporanee consentite (ricordo una "vecchia" formula che consentiva, oltre alla creazione di una copia di backup, l'installazione su una seconda macchina purchè le due copie non venissero usate contemporaneamente). Se ciò non avviene e la licenza viene invece legata irreversibilmente alla macchina, allora ci ritroveremmo al punto di partenza, poichè il controllo passerebbe da me alla macchina, o meglio al sistema hw-sw di gestione di questo meccanismo, che deciderebbe di fatto cosa io posso o non posso fare con il sistema stesso. Tanto più che il meccanismo che hai descritto si basa su chiavi asimmetriche le quali suppongo facciano parte dell'identificazione univoca della macchina, meccanismo sul quale io non potrei avere alcun controllo (come non avrei conoscenza alcuna della chiave privata), altrimenti il meccanismo stesso crollerebbe come un castello di sabbia. Detto ancora in altri termini, la fiducia dev'essere reciproca, senza coercizioni esercitate da nessuna delle parti, né da chi compra, né da chi vende. Quote:
Quote:
![]() ![]() Ho capito il tuo punto di vista, ma se gli ostacoli che tu vedi fossero aggirabili in qualche modo, con una soluzione di compromesso? Oppure se alcuni settori restassero "immuni" ma altri venissero "contaminati"? Se anche tu avessi ragione, temo che questo potrebbe comunque accadere. E anche se così non fosse, temo che un Palladium benigno potrebbe essere usato in modo coercitivo, sulla base della mancata fiducia reciproca di cui parlavo prima. Francamente, credo che vincolare in modo irreversibile un sw ad una mia macchina, impedendomi di poterlo usare correttamente, senza violare la licenza, su un altro mio computer solo perchè potrei violarla, avendone i mezzi, sia in un certo senso come impedirmi di entrare in una banca disarmato (o costringermi a farmi perquisire ogni volta che ci vado, in aggiunta ai controlli di routine con il metaldetector) solo perchè possiedo un arma con regolare porto d'armi... E soprattutto credo che sia un'aperta contraddizione al concetto "trustworthy computing" che sta alla base (o si pretende che stia alla base) di palladium + tcg. O la fiducia è reciproca, oppure non se ne fa niente! Quote:
![]() ![]() Lungi da me voler polemizzare o arroccarmi sulle mie posizioni (più che posizioni sono sospetti, timori più o meno fondati), e spero di non averti dato questa impressione. Per il resto, forse fare un brindisi e parlare di qualcosa di un po' più frivolo non guasterebbe ![]() |
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#66 | |
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#67 | |
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Comunque, una piccola sw house poco nota non potrebbe certo contare sull'esistenza di os pirata per aggirare il problema delle certificazioni, né sulla competenza degli utenti nell'assumere il "controllo del controllo" sui certificati per poter presentare delle "autocertificazioni", poichè si precluderebbero questa specifica fascia di utenti (che è poi la massa...). Quindi potrebbe essere una potenziale tappa nella fase di avvicinamento all'anno 0 D.P.A.I.G. come lo ha simpaticamente definito asbuni. Ciao ![]() Ultima modifica di xeal : 01-10-2004 alle 21:03. |
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#68 |
Senior Member
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Beh, anche con macchine aventi tutto preinstallato, la tentazione di far fuori le protezioni è sempre forte...
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#69 |
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Se è per questo, si troverà sempre l'amico che insegna a farlo o lo fa di persona
![]() Ma per le sw house, protezioni aggirabili o meno, i problemi comincerebbero subito, no? E la maggior difficoltà ad aggirare le protezioni, in termini di tempo necessario per imparare a farlo, potrebbe rendere la richiesta di certificazioni specifiche obbligatorie meno rischiosa di oggi, specialmente se i certificati incidessero, all'inizio, poco sui costi di produzione e si potessero anche ottenere gratuitamente da alcune fonti. Insomma, come si suol dire il tempo è tiranno... E' per questo che temo una diffusione graduale, con eventuali compromessi in ambiti strategici, laddove si rischiasse di compromettere il processo. Alla prossima ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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#70 | |||
Junior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Messaggi: 25
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Ciao ragazzi, scusate se vi rispondo solo ora ma l'avviso via email che mi avevate risposto mi è arrivato solo stamattina! Ok, passo al dunque
Quote:
![]() ![]() A proposito di IBM, HP, Sun ed il loro coinvolgimento con l'open source, non posso non affrontare anche un'altra tua oculatissima obiezione (mannaggia, mi fai "lavorare" sodo oggi! ![]() Quote:
Poi vorrei aprire un inciso particolare su ciò che concerne quell'esempio di utilizzo del Protected Storage che io ho fatto e che tu hai citato (e per il quale ho espresso poc'anzi un sentimento di rifiuto che condivido con te). Vorrei aprirlo perchè esso solo apparentemente riguarda TCG e Palladium. Cioè, tecnicamente li riguarda eccome, ma riguarda anche e forse più un altro argomento: il DRM. Quell'esempio è infatti un chiaro e voluto riferimento a come potrebbe funzionare un meccanismo DRM che sfruttasse TCG. Rimango per un attimo nella neutralità che una spiegazione tecnica mi impone di mantenere prendendo una tua osservazione come spunto per spiegare ulteriormente il flusso. Hai espresso la tua contrarietà al fatto che un tale meccanismo ti impedirebbe di essere padrone del file (qualunque cosa esso sia) persino per sacrosanti usi perfettamente legali e legittimi da privato cittadino. In realtà tu potresti benissimo ancora trasferire quel file su altri apparecchi (altri computer o un dispositivo lettore mp3 portatile come l'ipod) ed usufruire del contenuto a patto che quest'altro apparecchio sia anch'esso TCG quindi dotato anch'esso di una chiave asimmetrica che può comunicare al tuo PC allo scopo di ri-cifrare il file affinchè sia decifrabile solo da quell'apparecchio. Ovviamente si suppone che poi anche quell'apparecchio possa essere in grado di effettuare l'operazione inversa al momento di "restituire" il file al PC. In pratica si tratta di emulare "digitalmente" l'atto del prestito di un CD o di un libro ad un amico: fin tanto che il CD o il libro ce l'ha l'amico egli può usufruirne ma noi no, fino al momento in cui ce lo restituisce. Bene, fatta la spiegazione esco dalla neutralità e quindi affermo subito che io sono _contrario_ ad un simile scenario per il semplice motivo che sono contrario a _qualsiasi_ forma di DRM proprio per princìpio. Ma d'altronde obbiettivamente non posso non riconoscere che, se proprio DRM dovrà essere, un DRM basato su TCG è un DRM per molti versi migliore di quelli attualmente in vigore perchè un DRM basato su TCG per lo meno consentirebbe alle major di potersi fidare (in questo caso il nostro computer è "trustworthy" per la major di turno) anche di un software open source che giri su un s.o. open source, mentre oggi un DRM può avere speranze di efficacia solo se applicato da sw closed su s.o. closed. In questo senso, si può tranquillamente dire che TCG viene in _aiuto_ dei sw open source, contrariamente da quanto detto da più parti. Ripeto, a me personalmente non piace comunque perchè non piace l'idea di non poter disporre totalmente di un qualcosa (in questo caso un file) che ho regolarmente acquistato, ma se proprio in futuro DRM dovrà essere per tutti, meglio con TCG in Protected Storage che come è oggi, per lo meno il DRM non potrà essere un'arma _tecnica_ che ms potrebbe usare per sbarazzarsi del "pericolo" Linux-desktop che già oggi incombe su di lei sempre più. Ovviamente eventuali "accordi commerciali" poco leciti nel perfetto stile microsoft sono sempre possibili, ma nè più nè meno che oggi e che, esattamente come oggi, potremmo semmai tentare di combattere per vie legali o politiche o magari anche di semplici pressioni in qualità di consumatori. Oggi, in una società occidentale dominata (ahimè) dalla tracotanza dei detentori di diritti d'autore è impensabile pretendere dalle major di prendere in considerazione il mercato non-windows in quanto essi, assecondati dal potere politico, hanno anche la facile scusa della oggettiva inapplicabilità tecnica; con TCG almeno questa scusa non ci sarebbe. Beninteso: non è certo per avere DRM su Linux che vorrei TCG, piuttosto ho voluto sfruttare questo argomento per spiegare i distinguo che esistono tra TCG e DRM; magari per molti possono essere insignificanti sfumature, ma tant'è, come mi sembra di aver già espresso, non ho la pretesa nè l'interesse di convincere alcuno dei miei ottimismi, bensì mi basta che si sappia la verità su come stanno le cose tecnicamente (e queste, come la matematica, _non_ possono essere un'opinione) poi ognuno può decidere in proprio se TCG e/o DRM gli piace oppure no, per i motivi più disparati ma non per ignoranza perbacco. Era a questo che mi riferivo quando parlavo di "Verità(TM)", mi riferivo alla verità tecnica, non certo a che io mi arrogassi il potere di sapere come andranno le cose in futuro! ![]() Per chiudere questo inciso, una considerazione sul tuo punto di vista relativo al "voglio che un file sia legato alla mia persona, non al mio computer"; ci sono pro e contro anche in uno scenario dove un file DRM fosse legato alla persona invece che al computer: il pro è che in tal caso la persona potrebbe disporre del file come più gli piace (ma allora non si capisce a cosa servirebbe DRM-arlo!), ma il contro è che per ottenere di legarlo ad una persona significa che è la persona a _dover_ possedere (e non a _poter_ possedere solo se vuole) una chiave asimmetrica con la quale il detentore del diritto d'autore può identificarti. Il motivo percui ciò è a mio avviso negativo sta proprio in quell'ultima parola del periodo: _identificarti_. Identificazione personale obbligatoria? perdita della possibilità di anonimato? no, grazie, preferisco che mi si identifichi il computer, per lo meno nella peggiore delle ipotesi posso sempre sostituirlo Quote:
![]() Ok, credo di aver affrontato tutti gli argomenti chiave da te sollevati nell'ultimo post. Se mi fosse sfuggito qualcosa di cui vorresti sapere cosa penso ti prego di farmelo notare |
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#71 | ||
Junior Member
Iscritto dal: Sep 2004
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![]() Il motivo percui ciò _non_ è realistico è dovuto al fatto che microsoft, come qualsiasi azienda del settore, sa benissimo che il motivo del successo di massa dell'Informatica è la non imposizione delle varie soluzioni e tecnologie anche quelle potenzialmente più "allettanti" sotto l'aspetto del controllo, ed inoltre anche la situazione, mi ripeto, socio-culturale-economica in cui viviamo fa la sua parte nel rendere inapplicabile una simile pratica. In Cina probabilmente funzionerebbe (chissà, forse già lo fanno... tramite un Linux adeguatamente modificato e di cui non hanno redistribuito i sorgenti, ovviamente, perchè la coercizione è possibile a prescindere dal s.o. usato), non certo nella società occidentale odierna. Poi, se malauguratamente negli anni a venire dovessimo andare verso quel tipo di società allora ribadisco che avremmo problemi ben più gravi da affrontare che non un Palladio Maligno Quote:
![]() Ciao Cesare, un caro saluto anche a te ![]() |
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#72 | |
Junior Member
Iscritto dal: Sep 2004
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#73 | ||||||||||
Senior Member
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Invece se tutti gli utonti fossero come dici, oggi la pirateria sarebbe un fenomeno di nicchia, relegato a quei simpatici smanettoni che non vogliono cacciare fuori una lira per qualcosa che possono copiare... Quote:
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Tutta questa "libertà" non la vedo... Quote:
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Insomma, per me ci sono più ombre che luci in questo momento, per cui preferisco rimanere pessimista. "Chi visse sperando morì non si può dire"... ![]() Rispondo qui al discorso che hai affrontato con xeal sull'hardware "differenziato" per la massa e per gli utenti più smaliziati. Non credo che le società produttrici di hardware si possono permettere di avere due catene di distribuzione e due sezioni di sviluppo: se i numeri fossero elevati come pensi, magari la cosa sarebbe fattibile, ma mi sembra che la massa sia presente in misura preponderante rispetto agli smanettoni. Perché differenziare i prodotti per una piccola percentuale? Meglio obbligarli a seguire il destino di tutti gli altri, specialmente se dietro ci sono interessi forti che spingono verso questa direzione... x xeal: hai ragione, il tempo è tiranno. Ma ricordo ancora quando, prima ancora che venisse commercializzato, il sistema di Windows XP era già stato crackato. Come quando pochi giorni dopo l'uscita di X-Box, dotato di un "eccezionale" sistema di protezione (tramite certificati, guarda caso), erano disponibili i mod-chip per farla saltare... ![]()
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#74 | |||||||||
Junior Member
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![]() Comunque, considerando che ormai ci siamo reciprocamente spiegati i rispettivi punti di vista, non mi spingo oltre sennò sembra che voglia fare chissà quale propaganda e invece, come dicevo, non m'interessa convincere nessuno della mia opinione. A me basta che tu sappia che le specifiche sono neutrali e su questo, se non ho capito male, eri già d'accordo. Per correttezza mi limito solo a chiarire meglio alcune cose che forse non avevo espresso bene (o almeno così deduco leggendo le tue risposte) Quote:
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'notte ![]() |
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#75 | |||||||||||
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
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Ovviamente io mi riferisco sempre a P.M. Quote:
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Adesso è chiaro che, con le varie distribuzione di Linux che installano browser e OS X con Safari, nessuno si può permettere di puntare il dito contro MS. Ma PRIMA ha giocato sporco... Quote:
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Inoltre non sarebbe una cosa vista di buon occhio dalle grandi lobby (tra cui MS, che sulla gestione del multimedia ha da tempo mire ben precise)... In ogni caso considera che Palladium ha dei costi, che si dovrebbero sobbarcare anche chi ha scelto sistemi senza Palladium, e ciò mi sembra ingiusto. Infatti, in un articolo su chip-architect è stato analizzato Prescott, ed è stata evidenziata una parte consistente del chip mai presente su nessun altra CPU Intel, e le cui funzionalità sono ignote (non si è riusciti a capire che funzioni aveva rispetto al funzionamento di ALU, FPU, registri, ecc.); è MOLTO probabile che si tratti dei primi esperimenti di implementazione di Palladium da parte di Intel. Tutto ciò si paga in termini di ricerca, sviluppo e commercializzazione, e io non me li voglio accollare... Quote:
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#76 | |||||
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Dunque, vediamo un po’. La cosa forse più facile da spiegare è “l’ascesa” di AMD. Quote:
Ma il vero fulcro dell’avanzata di AMD sono stati i problemi avuti da Intel in quel periodo, al punto da poter parlare di una (piccola) crisi. In primo luogo, Intel parlava del passaggio al processo di metallizzazione in rame, da sostituire a quello in alluminio, ma AMD lo ha realizzato per prima (anche se lo sfruttamento effettivo della nuova tecnologia è arrivato in un secondo momento). In secondo luogo, ma non per importanza, AMD riusciva inizialmente a produrre processori più veloci, mentre si evidenziavano i primi problemi per l’architettura del P3 a salire in frequenza. In un primo momento Intel rispondeva colpo su colpo, ma intorno a 1GHz si è avuta la svolta: il P3 a 1,13 ghz era molto instabile, il primo P4 a 1,3 ghz non era da meno (per un errore progettuale, se non ricordo male), tanto che (sempre se non ricordo male) subito dopo il suo debutto fu ritirato con grande imbarazzo e posticipo del debutto definitivo. Poi, non va trascurata la nefasta accoppiata con le memorie Rambus, costosissime, con royalties eccessive e incapaci di contrastare, in abbinamento ai pentium, l’accoppiata athlon + ddr (del resto, neanche con le ddr i primi p4 erano delle schegge…). E ancora si potrebbe parlare di come la superiorità sia continuata anche quando i rapporti di velocità tra K7 e P4 si sono invertiti, con necessaria introduzione del model number da parte di AMD, almeno fino all’introduzione di più cache, all’aumento del bus (da 400 a 533MHz) e allo stabilizzarsi del supporto alle SSEII nei sw (in particolare in quelli per grafica professionale e video editing). Insomma, a causa di questi problemi Intel non poteva far valere fino in fondo il suo peso sul mercato, al punto che se si fosse presentato un terzo competitor probabilmente avrebbe avuto buone chance di successo, e così AMD è riuscita ad intaccare un muro che di per sé presentava qualche crepa… Del resto, non è che AMD sbucasse fuori dal nulla: fin dalla comparsa del pentium, il periodo del boom vero e proprio del computer per tutti, erano presenti sulla scena altri concorrenti, il Cyrix e i K_qualcosa (5, 6) di AMD, la quale poteva vantare, tra gli esperti/appassionati/produttori la fama di aver prodotto i processori della famiglia 69000 (ora non vorrei confondermi sul nome), uno dei RISC più apprezzati, almeno nel periodo in cui ebbe vita (poi fu abbandonato per motivi collaterali). Quindi possiamo considerare quella di AMD come una lenta e progressiva rincorsa che ha subito una brusca accelerazione in un momento MOLTO propizio. E qui veniamo al dunque: tu mi chiedi perché ciò non potrebbe ripetersi con hw e sw P.M. –free, e io ti rispondo che, secondo me, il paragone non è fattibile al 100%. In primo luogo perché in quel preciso momento storico Intel non poteva far valere fino in fondo tutto il suo peso, e ha dovuto cedere posizioni (senza svenarsi, tuttavia): lo stesso potrebbe non succedere adesso con la MS. In secondo luogo, chi a suo tempo decise di puntare su AMD non aveva molto da perdere, mentre non ciò sarebbe altrettanto vero oggi se un’implementazione P.M.-free comportasse il mancato supporto da parte (ovvero l’impossibilità di certificare/usare driver con) il sistema operativo che domina la fascia di mercato più a rischio di “contaminazione”. Insomma, le pressioni e la politica dei “prezzi di favore” (la stessa operata da MS per limitare la diffusione di Linux), costituiscono una “barriera all’ingresso” in un mercato efficace ma comunque aggirabile, o abbattibile, avendone i mezzi (economici) e la capacità (nel produrre qualcosa di valido), mentre un problema di supporto potrebbe essere insormontabile, o comunque un grossissimo azzardo, specialmente per eventuali nuovi competitor che dovrebbero puntare tutto su Linux & co. per la propria diffusione. Ma potrebbe esserlo anche per i produttori già affermati: Intel e Amd, ma anche Asus, Abit… Eventuali pressioni sul supporto potrebbero scoraggiare lo sviluppo di hw P.M.-free accanto a quello P.M.-compliant. Ma se anche così non fosse, la “legge sui numeri di maggioranza” si farebbe sentire eccome, anche perché, IMHO, la convenienza che tu giustamente sottolinei nella vendita in un mercato di nicchia, [/i]ristretto[/i], non credo possa estendersi ad una nicchia facente parte di un mercato più vasto, ovvero, usando le tue definizioni, la nicchia costituita da alcuni “power-homeuser” all’interno della categoria degli “homeuser”. Mi spiego: nel mercato delle soluzioni embedded et similia, a cui si rivolgono, ad esempio, l’Elan o il Geode, c’è l’espressa richiesta di quel tipo di processore, quello puoi vendere e quello ti conviene produrre, e anche se ne produci e ne vendi pochi ottieni comunque un guadagno. Non è così invece se per assecondare le richieste di una nicchia devi differenziare in maniera incisiva una linea di produzione globale: quelli che nell’altro caso erano dei guadagni stavolta rischiano di diventare delle perdite, poiché potrebbero incidere negativamente sui costi di produzione globali, facendo levitare i prezzi di vendita di tutti i prodotti di quella linea (col rischio di avvantaggiare un concorrente in grado di produrre in condizioni più favorevoli), oppure i prezzi dei soli prodotti interessati dalle modifiche, che potrebbero raggiungere un prezzo ben più alto di quanto sarebbero disposti a pagare coloro i quali hanno richiesto quelle modifiche. In un certo senso, sarebbe come se io, tu e pochi altri chiedessimo a Intel o AMD di produrci un processore a testa con processo a 180 nm: ammesso e non concesso che acconsentissero, quanto potrebbe venirci a costare? In sostanza, si tratta dello stesso motivo per cui si preferisce spesso castrare la cache dei processori, differenziandoli alla fine del processo produttivo, piuttosto che produrre core diversi risparmiando qualche migliaio (anche parecchie migliaia) di transistor e, quindi, su larga scala, un bel po’ di silicio. E questo è tanto più vero quanto più piccolo è il numero dei potenziali acquirenti, il quale potrebbe risultare, in questo caso, tanto più piccolo quanto più lenta fosse la diffusione di P.M. (o meglio, della sua “malignità”), ed è anche il motivo per cui io temo la diffusione di un P.M. A.I.G., perché durante le tappe di avvicinamento le voci di protesta potrebbero essere così poche da non rendere conveniente assecondarle, tutto a causa dello squilibrio, che spesso si manifesta, tra la capacità di chi produce/vende e quella di chi acquista di influenzare il mercato. Avrai notato che il prezzo del carburante (o il costo di un’assicurazione) aumenta rapidamente al crescere del prezzo del petrolio (del numero di incidenti) mentre diminuisce molto lentamente in condizioni opposte: questo fenomeno è spiegato brillantemente da una teoria economica (se non sbaglio premiata con il Nobel) incentrata sulla “circolazione asimmetrica delle informazioni”. In sostanza è come se chi produce e/o vende e ha, per così dire, le mani perennemente in pasta, ricevesse informazioni “migliori” (cioè più facili da sfruttare), più rapidamente, e riuscisse a sfruttarle meglio, rispetto a chi compra, cosa del resto inevitabile, in un mercato con concorrenza imperfetta (monopolio, oligopolio), a causa delle sproporzioni di numero e dell’eterogeneità della categoria dei consumatori rispetto a quella dei produttori, oltre che per le diverse conoscenze e competenze specifiche. In conseguenza di ciò, una (poche) singolavoce, o anche molte singole voci, rischiano di costituire un insieme di fenomeni “isolati” per un periodo di tempo variabile (ma comunque non infinito), che poco o nulla turba la quiete prodotta dal silenzio collettivo. Diversamente, una (poche) voce collettiva, o con peso “collettivo”, quale può essere quella di un produttore (un insieme di produttori, ma qui sconfiniamo nel problema dei cartelli), ma anche quella di un’associazione dei consumatori (che proprio per questo ha ragion d’essere). Sfruttando questa particolarità del mercato, P.M. potrebbe diffondersi gradualmente e farla da padrone per un periodo molto lungo, forse anche in proporzione alla lentezza della sua diffusione, comunque sufficiente per farne un esperimento più che positivo e fruttuoso al momento di tirare le somme prima che il mercato imponga di abbandonarlo. Insomma, il problema non sarebbe tanto la reazione del mercato, ma la lentezza con cui si manifesterebbe. Tale reazione, IMHO, sarebbe invece (sufficientemente) repentina nel caso in cui si cercasse di bruciare le tappe, oppure si implementasse immediatamente via sw, perché si colpirebbe (o si cercherebbe di colpire) immediatamente al cuore il fenomeno della pirateria (salvo possibilità di aggirare comunque le protezioni), che tanto bene ha fatto e tanto aiuto ha fornito a chi sappiamo, portandolo nella posizione in cui è oggi… Per motivi analoghi ritengo quantomeno inopportuna l’imposizione (immediata) dell’authority per il rilascio delle certificazioni SSL: il mercato potrebbe reagire abbastanza in fretta e opporsi. Inoltre, il meccanismo di controllo che hai ipotizzato nel post a Cesare mi pare poco fattibile per un semplice motivo: Quote:
Per quanto riguarda lo standard X.509, non so dirti. Personalmente non mi sono interessato a quella vicenda e ne so poco. Posso dirti (ma già l’ho fatto) perché diffido di Palladium: so chi lo sta creando, so chi potrebbe trarne vantaggio abusandone e guarda caso le due figure coincidono. Era così anche per x509? Francamente questo non lo so. Comunque il momento poteva essere meno propizio, sia perché una implementazione software non supportata dall’hardware può sempre essere aggirata, sia perché una imposizione di questo tipo (esclusivamente sw) sarebbe equivalente (IMHO) ad una mossa troppo repentina a cui farebbe eco una reazione altrettanto repentina. Su una cosa non posso obbiettare: certificare linux significherebbe renderlo proprietario, e in questo campo IBM & co. hanno già perso (almeno nella grande distribuzione, usano ancora i loro os, oppure versioni custom di linux o unix sui server che vendono). Però in tal caso potrebbe scattare una delle ipotesi che ho fatto sui toni di grigio nella realizzazione di P.M., cioè quella che consentirebbe all’open source di sopravvivere in un mondo pur dominato (anche in ambito professionale) da un Palladium Universalmente Semi-Maligno (P.U.S.M.), che limita la tua libertà nell’uso del software, ma non ti impedisce di autocertificare quello che produci (compili) né di apporre la firma digitale di un altro computer su un software da te certificato (eventualmente su qualsiasi sw) per renderlo eseguibile su quel computer. In questo modo risulterebbero salvaguardati gli interessi dei settori più “tecnici” e una parte della libertà dell’utente, e contemporaneamente potrebbe sopravvivere tranquillamente il mondo open source, solo che risulterebbe sempre più ridotto ai soli appassionati, poiché la redistribuzione delle varie versioni, sottoversioni, fork ed esperimenti vari risulterebbe difficoltosa, su vasta scala, ma pur sempre possibile in un ambito ristretto. Solo glia appassionati e/o coloro che ne ricavassero un guadagno avrebbero la pazienza di “ricostruire” i sw a partire dai sorgenti da compilare e firmare sul proprio computer, mentre la distribuzione degli eseguibili non certificati dall’alto sarebbe possibile solo in modo molto localizzato, come un passaparola, poiché diversamente qualcuno dovrebbe accollarsi l’onere di raccogliere le chiavi di tutti gli interessati e creare certificati ad hoc: è chiaro che ciò potrebbe richiedere molto tempo (in proporzione alle richieste) e rallentare il tutto. Sarebbe invece più semplice gestire una distribuzione su vasta scala per chi potesse permettersi una certificazione “ufficiale”, potendo contare sempre sull’apporto del mondo open source e quindi ritrovandosi quasi nelle stesse condizioni di oggi (sotto questo punto di vista); d’altra parte, potendo gestire dall’alto lo sviluppo di sw e os open source “ufficiali” e dettandone le linee guida, si potrebbe ottenere un ulteriore livello di standardizzazione in linux e co., aggiungendolo laddove eventualmente oggi mancasse (o meglio, imponendo degli standard che prevarrebbero su tutti), e questo potrebbe paradossalmente giovare ad una diffusione più capillare di linux nella massa (anche tra i lamer_homeuser), coadiuvata da una politica dei prezzi aggressiva che le dimensioni delle aziende da un lato, il contributo (gratuito) degli sviluppatori open source “superstiti” dall’altro, potrebbero rendere possibile (potrebbero persistere anche versioni gratuite). Insomma, un P.U.S.M. (o qualunque altra versione con caratteristiche similari) potrebbe addirittura facilitare IBM, HP… nel raggiungere una posizione tale da potersi permettere di fare cartello (con o senza MS). Del resto è sempre possibile che la MS proponga un cartello (o comunque degli accordi reciprocamente vantaggiosi) per evitare un eventuale ostruzionismo: che succederebbe se, ad esempio, MS fornisse agli “amici-nemici” alcune specifiche di windows, per consentire un’emulazione corretta dei programmi compatibili con windows sulle versioni certificate (e proprietarie) di linux, spingendosi fino alle specifiche delle direct x, a patto che non venga distribuito al di fuori dell’os “ufficiale”, o almeno che non vengano divulgate le specifiche e l’emulazione avvenisse con sw closed source (ad esempio un emulatore con core closed ed eventuale interfaccia col sistema open)? Il legame con l’open source così come lo conosciamo oggi sarebbe (o meglio, resterebbe, alla luce di simili garanzie) sufficiente ad ostacolare P.M. o P.U.S.M.? Temo di no… insomma, temo che possano sempre trovare un accordo soddisfacente. Qualche considerazione sul protected storage: il modo in cui lo hai posto potrebbe essere parzialmente accettabile, anche se farei una distinzione netta tra sw e contenuti (canzone, ebook, film…): un contenuto digitale, in quanto tale, mi viene venduto privo del “contenitore”, che sia esso un player o un lettore elettronico (computer, impianto hi-fi, autoradio). Il contenitore atto al godimento del contenuto devo procurarmelo io, pertanto pretendo di avere il diritto di utilizzare liberamente uno qualsiasi dei contenitori che possiedo senza dover ogni volta procedere alla decodifica e crittografia dei dati, poiché questo meccanismo, riprendendo il paragone che hai usato, corrisponde, IMHO, a prestare e riprestare continuamente qualcosa che possiedo a me stesso. Questo mi impedirebbe, anche solo psicologicamente, di godere pienamente del bene (ed in un certo senso sarebbe più accettabile usare una chiave con la quale identifichi tutte le tue macchine), in aperta contraddizione con i miei diritti legittimi (DeCess docet). Quanto al software, non è detto che quel meccanismo venga concesso, ovvero potrei non avere facoltà di ri-cifrare liberamente il file eseguibile (o il file d’installazione, in questo caso congiuntamente a una disinstallazione), poiché io potrei, ad esempio, salvare una copia opportunamente cifrata su un cd, per poi reinstallarla sulla prima macchina dopo aver trasferito tutto su un’altra macchina. Pertanto potrebbe essere imposta una qualche protezione che me lo impedisca, come una seconda cifratura con chiave memorizzata dal chip, o comunque nel sistema, alla quale io non avrei accesso, o almeno non per le operazioni suddette. Ma se anche così non fosse, questo sistema mi impedirebbe, ad esempio, di effettuare una installazione temporanea, cosa che potrei fare con una versione originale di win xp, che pure richiede una registrazione a chiave hw, qualora la macchina “principale” sia momentaneamente, o permanentemente, inutilizzabile e io non abbia accesso alle sue chiavi private. In questo senso potrebbe essere più conveniente (per l’owner, anche se non molto per la sw house) legare il sw a una chiave con la quale l’owner identifica tutte le sue macchine. Comunque, con la frase “legato alla mia persona” mi riferivo ai termini delle licenze concesse oggi: io, soggetto della licenza, posso installare il sw, oggetto della licenza, su una, due,…, macchine alla volta, contemporaneamente, che io scelgo liberamente ogni volta, e non a una, due,…, specifiche macchine, perché in tal caso io da soggetto divento oggetto della concessione, mentre il sistema hw-sw, con il sw rigidamente vincolato all’hw, diventa soggetto di un controllo eseguito su di me, proprietario del sistema stesso, per conto di chi mi ha fornito il sw, e cioè di terze parti, e questo per me è inaccettabile. In tal modo il mio computer diventerebbe si trustworthy per chi tratta la compravendita con me, ma ciò avverrebbe in virtù di un elemento di sfiducia introdotto nel sistema ai miei danni, tanto da giustificare un controllo da parte del sistema sull’uso che io ne faccio, o comunque da limitare la mia liberta d’uso e il mio controllo sul mio sistema, ma questo, IMHO, è una chiara contraddizione, essendo io l’owner del sistema. In ogni caso, sia che si usino le chiavi proprie di una specifica macchina, sia che si usi la chiave (o una delle chiavi) con cui io stabilisco la mia ownership, questo meccanismo per me ha senso se e solo se io mantengo il pieno controllo sulla macchina, anche a scapito della sua identificazione univoca. In altri termini, io voglio poter controllare anche le chiavi pubbliche e private, sin dalla loro generazione; voglio poterle cambiare, modificare nel numero e nel valore, a mio piacimento, sia per quanto riguarda le chiavi specifiche, sia per quanto riguarda eventuali chiavi associate alla mia ownership. TCG + Palladium mi consentiranno questo? E mi consente di non trasmettere, se non voglio, i dati relativi alla mia macchina? Se si, bene, sono disposto a cambiare opinione (almeno su questo punto); altrimenti non ci sto: non accetto di perdere anche solo in parte il controllo su qualcosa che mi appartiene, né tanto meno di rinunciare alla mia privacy e al mio anonimato, ogni volta che vorrò restare anonimo. Perché non credo che ci sia molta differenza tra avere una chiave (o più) di identificazione personale o una chiave (o più) di identificazione della macchina, se tu non puoi gestirle, è sempre possibile risalire a te (almeno finché non cambi macchina, ma con un nuovo computer saresti al punto di partenza). Immagina che il s.o. richieda una registrazione nel database del produttore, e che comunichi, tra l’altro, la tua identità, il seriale e le chiavi della macchina, in modo da prevenire eventuali abusi (tuoi o di altri da te autorizzati) sull’installazione di quella copia su altre macchine senza prima annullare la registrazione precedente, e da controllare la regolarità ad ogni update automatico e/o connessione a internet: in questo caso non ci sarebbe violazione della privacy, perché nessuno entra nel tuo computer ma è il tuo computer che comunica con l’esterno, salvo prendere provvedimenti in loco, senza interventi esterni; però la tua identità verrebbe legata alle chiavi. Oppure potrebbe essere identificata la macchina, insieme alla tua identità, all’atto di sottoscrizione di un servizio “telematico” in senso lato (che sia anche l’iscrizione a un forum, o a un e-store, o a un ISP…), in modo da limitare l’uso del servizio a te (mediante login e pwd) e a quel tuo specifico computer: il risultato, ai fini della tua privacy, è identico al precedente, saresti in un certo senso schedato. Ma possono esserci altri modi per legare la tua identità alle chiavi, paradossalmente per difendere la tua privacy (almeno in apparenza): un servizio di banking online potrebbe usare le informazioni relative alla/e tua/e macchina/e per consentirti un accesso “mirato” ai tuoi dati, nel senso che potresti accedervi da qualsiasi computer, ed eventualmente stampare quello che vuoi, ma salvare permanentemente quei dati (ovviamente su hd) solo sulle macchine riconosciute dal sistema come tue, mentre sulle altre verrebbero automaticamente cancellate anche le copie-cache. In modo analogo potrebbero funzionare un servizio anagrafico online: ed ecco che i tuoi dati, diciamo, di identificazione digitale sarebbero accessibili da un ente statale, anche se potresti non essere obbligato a fornirli, ovviamente rinunciando (eventualmente) al servizio. Immagina ora di vivere in uno Stato con regime dittatoriale o, comunque, poco “incline” a garantire le tue libertà personali: potresti essere costretto a comunicare le chiavi, oppure potrebbero essere registrate, insieme ai dati anagrafici dell’acquirente (in questo caso tu), al momento dell’acquisto del computer, e potresti dover comunicare ogni variazione (compravendita di usato, ecc.). Immagina che, in simili condizioni, qualcuno pubblichi sul web e/o condivida in altro modo (telematico) informazioni contrarie al regime (lo so, avevo già fatto questo esempio): potrebbe essere facilmente identificato e perseguito. E per far ciò potrebbe non servire un P.M.: basterebbe una identificazione univoca della macchina che venga associata all’identità del possessore, e in questa associazione la benignità o malignità di P.+tcg influirebbe poco, sarebbero comunque strumenti di un possibile controllo telematico capillare, insidiosissimo in un mondo capillarmente informatizzato come il nostro. So che in una società del genere Palladium non sarebbe il male maggiore, però, se già le sue specifiche più benigne contribuissero alla creazione di uno scenario del genere, specialmente considerando il peso che l’informatica ha oggi e ancor più avrà domani, io ci penserei non una, non due, ma un miliardo di volte prima di lasciare che si diffonda, anche a costo di rinunciare ai lati positivi, poiché potrebbe essere lo strumento ideale al servizio del “male maggiore”. Per questo giudico l’identificazione univoca della macchina grave quanto una identificazione personale univoca, la quale mi è parso di capire che susciti anche le tue antipatie: l’identificazione della macchina non potrebbe forse diventare uno strumento di identificazione indiretta del possessore? Quanto ai vantaggi che trarrebbe l’open source da un DRM che si basi sul protected storage, poi, non mi sento di condividerli: per la natura stessa dell’open source, io potrei sempre modificare il codice del player in modo da poter effettuare tutte le copie “in chiaro” che voglio, poiché i chip tcg per la crittografia sono comunque “schiavi” del software. Di conseguenza, il rispetto del DRM non sarebbe garantito, a meno che il sistema non effettui dei controlli mirati sui certificati di conformità (a tcg + Palladium e al DRM) legati al sw (certificati che dovrebbero perdere la loro validità in seguito a delle modifiche del sw stesso) e/o sulle operazioni compiute su certi file. E così torniamo al punto di partenza… Quote:
![]() Ciao ![]() |
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#77 | |||
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Purtroppo tu per primo in altri thread hai sottolineato come sarebbe difficile intervenire su tutto l'hw... (mannaggia a te, mi hai tolto l'ultima speranza ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Quote:
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![]() ![]() Ciao, anzi 'notte o 'ngiorno, fai tu ![]() |
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#78 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Germania
Messaggi: 26110
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Moddare P.M. è praticamente impossibile, appunto (mi spiace per le tue speranze infrante..
![]() Comunque, se la differenziazione fra P.M. e P.B. la farebbero gli OEM, qualche informazione potrebbe sfuggire e rendere completamente inutile P.M. Non penso che un s.o. "maligno" potrebbe forzare le impostazioni da "benigno" a "maligno": vorrebbe dire sarebbe agire a livello software, il che rendere ancora più semplici le cose per gli "esperti"... ![]() Infine, per quanto riguarda il Prescott, per fortuna adesso posso scegliere di non comprarlo. ![]() ![]() P.S. La Asus è stata la prima a commercializzare una piastra madre socket A per i K7: la K7M. Ricordo ancora quando mi arrivò una scatola completamente bianca con la suddetta, con nessun marchio neppure sul manuale, onde evitare le ripercursioni di Intel. ![]()
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Per iniziare a programmare c'è solo Python con questo o quest'altro (più avanzato) libro @LinkedIn Non parlo in alcun modo a nome dell'azienda per la quale lavoro Ho poco tempo per frequentare il forum; eventualmente, contattatemi in PVT o nel mio sito. Fanboys |
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#79 | |||
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2003
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Messaggi: 956
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![]() Ultima modifica di xeal : 05-10-2004 alle 21:48. |
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#80 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Germania
Messaggi: 26110
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Già. E' pura utopia...
![]() Il chipset della K7M era il primo prodotto per AMD da AMD: l'Irongate. Più agli albori di così... ![]() Era la prima scheda prodotta, seguita a ruota dalla FIC, se non ricordo male...
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