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#41 | |
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x cerbert: e a chi la faccio sta domanda?
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#42 |
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Senior Member
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Ach, maledetto, hai riempito i tuoi PVT prima che io riempissi i miei.
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Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning. Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia... |
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#43 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2000
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Americanski tovarish, ho liberato mia casellansky sposando posta inutile in gulag
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#44 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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Non uno che gli da' torto che ce ne son millemila.. no, proprio quello che gli da' ragione. Quando si dice il caso Che poi vi faccio presente che tra gli scritti più antisistemici di Stiglitz, e alcune tesi che si leggono su questo forum, anche da Cerbert e GioFX, passano non millemila ma un fantastilione di miglia.. Chiedete a Stiglitz cosa pensa del socialismo e del comunismo come sistemi economici (a prescindere dai regimi i morti i gulag e cose varie.. come sistema economico, in se', nudo e crudo, al netto dei problemi di applicazione), o quali economie funzionano meglio se quelle di Cuba e della Corea del Nord o quelle dell'Irlanda e della Corea del Sud.. ma per quello non serve chiedere a Stiglitz basta guardare in faccia e in tasca ad irlandesi cubani e coreani per capire dove sta la ragione. |
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#45 |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Torino
Messaggi: 11769
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Il problema è che non ho bisogno di Stigliz per sapere cosa pensare del comunismo come sistema economico (e come teoria politica).
L'errore di fondo di un neo-liberista è sempre quello di credere che chiunque parli di "regolamentazione" o di "entità non soggette a mercato" quando si parla di economia sia un "comunista", per cui capisco il tuo continuo equivoco. Ma questo non significa che debba assoggettarmici facendo la figura del belino. Io concordo con Stigliz con molti punti, soprattutto quando afferma che è SEMPLICEMENTE RIDICOLO proporre (COME SI E' FATTO) di mettere "i gioielli di famiglia" sul mercato prima ancora di aver stabilito un sistema di DIRITTO ECONOMICO minimo per regolare l'accesso, la verifica delle credenziali e, infine, la transazione su questo mercato. E sono piuttosto certo che NESSUN economista attuale avrà MAI il coraggio di asserire che in Russia, piuttosto che nelle "Tigri Asiatiche" o in Argentina, ci si sia comportati in maniera "economicamente sensata". Semmai affermeranno che non è stata colpa loro ma dei governi (discutiamone...). Ma non troverai "millemila" che asseriscano che la Russia è stata "un ingresso nel mercato modello". Dopo di che, con Stigliz, ho anche delle differenze di visione (ma pensa un po', persino con Chomsky) in quanto Stigliz continua ad essere un "produttivista", un sostenitore della "crescita economica", mentre i parametri che mi orientano sono diversi. Noterai, tra l'altro, che la "crescita economica" era UN MITO ASSOLUTO anche del comunismo. Ai tempi, chi avesse sostenuto che non era una priorità PRODURRE, sarebbe finito in tempo zero in un gulag (e, anche ora, ci sono coloro che rimpiangono questa usanza). Chiarita quindi (sarà la 100ma volta che lo faccio, ma ho onestamente perso la speranza che tu legga quello che scrivo) la mia posizione, potremmo passare ad analizzare la tua: sulla base di quale assunzione piazzi "
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#46 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Padova
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ok ok...
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#47 |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
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oddio... PAPIRUM!!!!
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#48 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
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#49 | ||
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Senior Member
Iscritto dal: May 2001
Messaggi: 991
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Come ho già scritto in passato sono state scritte più regole nei "regimi liberisti" USA e UK negli ultimi anni, che in tutta la storia dell'umanità.. non ci sono mai state così tante regole come quelle che ci sono da quando secondo alcuni è in voga il neoliberismo e quindi non ci sono più regole. L'antitrust è nata un secolo fa negli USA, non in Russia.. i sindacati sono nati nei paesi anglosassoni, non in Cina.. il lavoro a cottimo è stato abolito in occidente quando era la regola nella Russia comunista.. in occidente si regolavano i mercati quando nel resto del mondo, paesi comunisti compresi, c'era ancora il brigantaggio e le merci viaggiavano in carovana.. la regolamentazione della finanza nasce a Wall Street Stanford e a Oxford, non in Siberia o a Saigon.. dovrei andare avanti ore, ma è talmente semplice per chi vuole vederlo senza dipingere la realtà.. le regole sono un prodotto del sistema che secondo voi è senza regole: abbastanza paradossale, converrete. Quote:
Il neoliberismo se vuoi è quello che in Italia privatizza Telecom, e se vuoi discutiamo di quello, quello che in Italia riorganizza le Poste da 220.000 dipendenti e 2500 miliardi annui di perdite, a s.p.a. con 168.000 dipendenti e 100 milioni di euro di utili.. questo è il neoliberismo. Vendere la Yukos a Khodorosky per un pezzo di pane non è scritto su nessun manuale economico, è una pratica di pura malavita e come tale è ben assurdo che qualcuno la elevi al rango di teoria economica fondante del neoliberismo. Io leggo quel che scrivi, mi pare però che spesso e volentieri scrivi a mano libera, a briglia sciolta, "piove? è il neoliberismo" "in russia svendono ai mafiosi? è il neoliberismo" "la tipa ha le sue cose? è il neoliberismo" insomma la gran parte delle critiche al neoliberismo mi sembrano proiezioni di qualcosa che non centra nulla. Ho aperto un thread apposito in cui ti invito, utile a definire il neoliiberismo, in modo che una volta definito non sia semplice attribuire cose che nulla centrano, a meno di definirlo generalmente come "tutto quel che non va" alchè ti assicuro sarei daccordo con te nel condannarlo.. chi non è contrario a "tutto quel che non va"? Nessuno.D Ora in questo thread torniamo a Putin.. in prima pagina ti ho detto che non vedevo una terza alternativa, tra Putin e il disastro.. tu hai risposto non rispondendo, ridicendo quanto è brutto Putin.. alchè dico: ok, domani mattina prendi Putin e lo metti su un aereo, dritto all'Artide, e lo congeli li. E poi? Che fai? In russia? Con queste domande dovresti essere occupato fino a domani. |
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#50 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2002
Città: Milano
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scusa ma la sua proposta è di togliere le elezioni dei leader delle regioni facendo in modo che siano nominati dal presidente, se non è antidemocratico questo... si, poi il candidato deve essere approvato dalle assemblee, non è proprio imposto, ma mi pare un passo indietro verso la democrazia, non un passo avanti. |
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#51 | |||
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
Messaggi: 6711
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#52 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
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Ciao |
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#53 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2001
Città: Milano, la mia città, che amo perdutamente, anche se certe volte mi vien voglia di andare a vivere in campagna... ah-ah, oh-oh !
Messaggi: 454
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Quote:
Prima le dichiarazioni che abbracciano la guerra preventiva contro il terrorismo "in qualunque parte del mondo", poi questa nuova svolta .... Non è che magari adesso Putin si incazza e sgancia qualche bombetta al gas nervino da qualche parte.... Bush è uno senza scrupoli, ma Putin ancora meno.... |
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#54 |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2004
Città: Svizzera
Messaggi: 1340
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tutta colpa degli americani
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#55 |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Padova
Messaggi: 1638
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Da Nytimes.com:
From Those Putin Would Weaken, Praise By STEVEN LEE MYERS Published: September 15, 2004 MOSCOW, Sept. 14 - On Monday, President Vladimir V. Putin announced he would strip Russia's 89 regions of much of their authority and electoral legitimacy. On Tuesday, not one of the leaders of those regions said a public word of protest. On the contrary, there were words of praise. "It is constructive and productive," Murat M. Zyazikov, the president of Ingushetia, said in a telephone interview, embracing a proposal that would leave him serving at the will not of his impoverished electorate in southern Russia, but of the president in faraway Moscow. If there were any lingering doubts about Mr. Putin's grip on power, the reaction to his sweeping proposal to overhaul Russia's political system - replacing, for instance, the election of governors, presidents and other regional leaders with presidential appointments - swept them away. A headline in the newspaper Izvestia called it the "September Revolution," equating Mr. Putin's consolidation of power to this country's most famous October, almost 87 years ago. And yet the second day of the revolution passed with barely a murmur of protest, even among those affected most. In Washington, however, Secretary of State Colin L. Powell said that "we have concerns" about Mr. Putin's actions, and that he planned to ask Russian officials to explain the moves. [Page A10.] "The president demonstrated political will," Dmitri F. Ayatskov, governor of Saratov Oblast, in the southeast, said at a news conference, according to a statement issued by his office. "An end will be put to various demonstrations of extremism - religious, political and other." In theory, in a democracy, the leaders of Russia's regions, representing myriad blocs of voters of all classes and ethnicities across Russia, would constitute a potent political force, one that could challenge even a powerful federal center. In reality, Mr. Putin simply formalized the Kremlin's already immense sway over regional leaders, which critics said on Tuesday has been sustained by the power of purse and perks, coupled with an element of fear. "Any governor understands that if he is against Putin, he will be under criminal investigation," Vladimir A. Ryzhkov, a liberal member of Parliament, said in a telephone interview. He cited cases involving the governors of Kursk, Yaroslavl and Atlai, who all faced investigations that, coincidentally or not, began after they challenged Kremlin policies. "The main thing is fear," he said. "They are afraid of everything." In outlining his program, his first legislative proposals since the wave of terrorist violence that has roiled Russia, Mr. Putin said the country needed political unity in order to withstand the threats facing it. And he made clear that in his view, unity would be accomplished best by giving him the power to appoint regional leaders, leaving local parliaments merely the power to ratify his choices. Although the legislative details remain unwritten, recent experience would suggest few regional bodies would dare buck the Kremlin. Mr. Putin did more than upend the country's still evolving experiment with electoral democracy. With his proposals, he also resolved many of the still-unanswered questions about the distribution of power between the federal and state levels. Not unexpectedly, perhaps, he came down on the side of what is called here the "vertical of power," whose most prominent, most dominant feature is the man at the top, Mr. Putin. Or as Gov. Vyacheslav Y. Pozgalev of Vologda put it to one of the state's television networks, First Channel: "Executive power must be whole." Mr. Putin's proposals would also shift legislative politics toward the center, where power has been through much of Russia's history. He said he would eliminate the district elections that now fill half of the 450 seats in the Duma, the lower house of Parliament. Instead, the Parliament would be elected proportionately, based on party lists compiled by the main parties, all centered in Moscow and all susceptible to Kremlin influence. After parliamentary elections in December, only four parties won blocs of seats. The largest, by far, was United Russia, the party defined almost entirely by its fealty to Mr. Putin. United Russia, along with the nationalist Liberal Democratic Party and Motherland, control nearly 400 seats and follow the Kremlin's lead without hesitation. The Communist Party, the only meaningful opposition, holds only 51 seats, making it a mere remnant of the force it was even in the early post-Soviet period. Still, there were some voices of dissent on Tuesday. Mr. Ryzhkov and two members of United Russia elected from local districts, Aleksandr Y. Khinshtein and Konstantin F. Zatulin, appeared at a news conference to criticize the parliamentary proposal, though not, they emphasized, Mr. Putin himself. "Even during Stalin's time, even during Soviet times, all deputies were formally elected," Mr. Zatulin said. "It allowed concrete people to solve concrete problems. This is a return to czarist times." Others accused Mr. Putin of exploiting the horrific events at Middle School No. 1 in Beslan, in North Ossetia, where at least 300 hostages died in the violent end of the siege by a band of separatists. "I think he wanted to do this before," said Boris E. Nemtsov, a leader of the Union of Right Forces, a liberal party that fell into disarray after failing to win seats in Parliament. "But now this is a very good opportunity, after this disaster, because people will accept it." Indeed, it is a measure of Mr. Putin's power over all branches of government that few people expressed hope for a political or legal challenge to his proposals, even though some argued that the changes would be unconstitutional. Simply by being proposed, it seems, the changes will become law. "We are coming to the point where we have no checks and balances, no democratic and peaceful way to balance power," Leonid N. Dobrokhotov, an adviser to the Communist Party, said in a telephone interview. "The only thing left is absolute prostration."
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#56 |
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Senior Member
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Usa e Ue davanti alla nuova Russia
LO ZAR PUTIN VOLTA PAGINA di SERGIO ROMANO Quando Putin, dopo il massacro di Beslan, ammise pubblicamente le carenze dei servizi di polizia e deplorò lo stato di debolezza in cui il Paese era caduto dopo la guerra fredda, gli osservatori stranieri avrebbero dovuto drizzare le orecchie. Non era un atto di contrizione. Non era il profondo inchino con cui un uomo di Stato giapponese chiede perdono ai connazionali per i suoi errori. I mea culpa non appartengono alla tradizione dell’autocrazia russa. Quelle parole preannunciavano la grande riforma costituzionale che il presidente ha annunciato lunedì. I collegi uninominali verranno soppressi, i deputati della Duma saranno eletti esclusivamente con metodo proporzionale, i governatori delle regioni saranno nominati dal Cremlino e approvati con voto di fiducia dai parlamenti locali. Esisterà ancora sugli atlanti una Federazione russa, ma il federalismo, d’ora in poi, sarà nominale o fortemente controllato da Mosca. Molti sosterranno che la questione cecena è il pretesto di cui Putin si è servito per realizzare finalmente il suo Stato autoritario. E’ vero soltanto in parte. All’inizio di una «lettera filosofica», mai terminata, un grande russo dell’Ottocento, Piotr Ciaadaev, suggerì che nulla era stato così importante per la storia politica della Russia quanto il controllo del suo enorme spazio, conquistato grazie a una continua combinazione di paura e ingordigia. L’accanimento di Mosca contro la Cecenia ci sarebbe parso più comprensibile se ci fossimo resi conto dei rischi che la Russia post-sovietica ha corso in questi anni. I governatori si sono impadroniti delle loro regioni. Gli oligarchi hanno gestito le loro aziende come feudi extraterritoriali. I confini con le repubbliche ex sovietiche sono mal sorvegliati e permeabili. La vecchia Armata Rossa è in ginocchio. Le catastrofi tecnologiche appartengono alla cronaca quotidiana. La criminalità dilaga. Buona parte dell’amministrazione è inefficiente o corrotta. E non vi è atto amministrativo, piccolo o grande, che non abbia un prezzo. La Cecenia, in questo contesto, è molto più di una piccola repubblica secessionista, alle pendici del Caucaso. E’ il terreno su cui la Russia gioca la sua unità. La svolta costituzionale avrà ricadute internazionali. Per realizzare il suo progetto Putin farà appello al nazionalismo russo, rivendicherà per la Russia i suoi diritti di grande potenza e reagirà con crescente fastidio all’ingombrante presenza americana in Asia Centrale e nel Caucaso. Fra Mosca e Washington andrà in scena una nuova versione del «Grande Gioco» che impegnò la Russia zarista e la Gran Bretagna nell’Ottocento. Quando afferma che colpirà, se necessario, al di fuori del territorio nazionale, il vertice militare di Mosca pensa alle repubbliche ex sovietiche in cui il terrorismo potrebbe trovare rifugio. E dichiara implicitamente che la loro sovranità sarà, nella migliore delle ipotesi, dimezzata e controllata. Dobbiamo prepararci a una nuova guerra fredda? Putin rimane nonostante tutto un modernizzatore, consapevole del ritardo accumulato dal suo Paese durante il regime comunista. Deve preservare l’unità dello Stato, ma deve anche svecchiare la Russia, liberare il suo straordinario potenziale economico, metterla in condizione di crescere. E sa che una politica culturalmente autarchica, come quella dell’epoca comunista, precipiterebbe il Paese in una nuova era della mediocrità. Ma l’esito di una partita internazionale dipende in ultima analisi dalla buona volontà di tutti i giocatori. I più importanti, in questo caso, sono l’America e l’Unione europea. Spetta a loro comprendere la Russia ed evitare che commetta troppi falli.
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..soltanto quando è abbastanza buio si riescono a vedere le stelle.. |
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#57 |
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Bannato
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Ohoh....
Mi toccherà mica cambiare idea?!?! http://www.repubblica.it/2004/i/sezi...bushputin.html Dopo Colin Powell, anche il presidente Usa punta il dito contro la revisione istituzionale annunciata da Putin Usa-Urss: Bush preoccupato per la democrazia in Russia WASHINGTON - George W. Bush è preoccupato per il futuro della democrazia in Russia. Dopo Colin Powell, anche il presidente Usa ha puntato il dito contro la revisione istituzionale anticipata da Vladimir Putin sulla scia della recente strage di civili nella scuola di Beslan in Ossezia del Nord. Bush ha ipotizzato che le decisioni del Cremlino possano indebolire la democrazia del Paese. "Mentre i governi combattono i nemici della democrazia", ha sottolineato il presidente americano, "debbono però appoggiarne i principi". In precedenza, il portavoce di Bush Scott McClellan, pur insistendo sul fatto che gli Stati Uniti appoggiano la Russia nella lotta contro il terrorismo, aveva espresso inquietudini per la sorte della democrazia in Russia, come aveva già indicato ieri il segretario di Stato americano Colin Powell. Oggi il ministro degli Esteri di Mosca, Serghiei Lavrov, ha respinto le critiche di Powell, sostenendo che Washington non ha il diritto di imporre il suo modello di democrazia a nessuno. "E' molto strano - ha detto il ministro degli Esteri russo - che mentre si parla di una 'marcia indietro', come dice lui (Powell, ndr) a proposito di alcune delle riforme nella Federazione russa, egli cerca ancora un volta di affermare l'idea che la democrazia può essere copiata solo dal modello di qualcuno". (15 settembre 2004) |
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#58 |
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Senior Member
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ho notato che ogni tanto aggiornano l'articolo...
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#59 | ||
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Due articoli riguardanti ancora Putin e la strage.. non so più cosa pensare sinceramente. In positivo intendo.
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"Le statistiche sono come le donne lascive: se riesci a metterci le mani sopra, puoi farci quello che ti pare" Walt Michaels |
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