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#41 | |
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Iscritto dal: Oct 2005
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Mi ricordo un documentario su Discovery dal titolo esplicativo: Dinamite Nucleare, in cui per l'appunto si parlava dell'utilizzo di bombe atomiche a fini "civili" |
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#42 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2003
Città: Genova
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Sono sempre più sconvolto... ma possibile che nessuno si sia mai posto il problema del fallout?
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#43 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2000
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Non sapevo che anche gli americani...
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Слава Україні! |
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#44 | |
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Iscritto dal: Oct 2005
Messaggi: 43
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Edward Teller amava ripetere che la ricaduta di pulviscolo radioattivo esponeva allo stesso danno biologico causato da una sigaretta fumata ogni due mesi. |
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#45 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2003
Città: Genova
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Infatti, propendo più per la prima ipotesi, anche se a pensarci mi vengono i brividi...
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#46 |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2004
Messaggi: 1136
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Non aggiungo altri commenti riguardo l'uso delle atomiche, ma, imho, il reale pericolo delle radiazioni sulla vita in generale mi pare sopravvalutato. Nel senso che andando poi a vedere cosa è successo a Chernobyl la cosa sembra più contenuta di quanto, almeno io, avevo in mente (il discorso dei 58 morti ho appena letto su wikipedia in realtà è ancora da verificare), quanto meno sulla flora e sulla fauna, cioè non è diventato deserto o pieno di mutanti.
Tempo fa avevo letto che in un isola dove avevano fatto un test nucleare e il terreno era vetrificato ( Poi riguardo l'utilizzo scriteriato in ambito civile, penso lo si debba vedere sempre nel contesto dell'epoca: anche l'amianto era comunemente usato decenni fa ma ora fa paura anche il ricordo; così come il fumo (quando scoppiò lo scandalo al policlinico Umberto I, riproposero una vecchia intervista di fine anni 70 ad un medico che nell'ospedale normalmente fumava!!!), ora uno con la sigaretta accesa è visto come l'untore del nuovo millennio. Ovviamente non voglio giustificare nessun comportamento sbagliato e da evitare. |
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#47 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Firenze, Perugia, Formia(LT)
Messaggi: 9013
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vi svelo una chicca gli ameriggan (nn so se poi labbiano mai fatto) avevano in progetto di creare tramite esplosioni atomiche delle cavita sotterrranee per laccumulo dacqua in zone dove la temperatura della crosta terrestre fosse abbastanza alta da provocarne il riscaldamento per poi sfruttarla nelle centrale geotermiche...
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#48 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
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#49 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2004
Messaggi: 1136
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Il fatto del "da verificare" imho non è da prendere alla leggera. L'Oms che interesse ha ad insabbiare un disastro del genere, di un passato poi per molti versi lontano (muro di Berlino)? Inoltre le persone colpite saranno sicuramente state tenute sotto controllo maggiormente e quindi i danni limitati. |
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#50 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Città: Ferrara (cs_italy)
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In effetti ci si dimentica che nelle zone radioattiva la maggior parte dei decessi avviene negli anni successivi per patologie tumorali, le vittime fra il personale della centrale elettrica ed i pompieri sono solo una piccola parte del totale.
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#51 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2000
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Messaggi: 1771
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Non tutti gli esseri viventi reagiscono allo stesso modo alle radiazioni, in genere le forme di vita "inferiori" resistono meglio, topi scarafaggi etc., inoltre tendono a moltiplicarsi in gran numero dal momento che, dopo una esplosione nucleare, i loro predatori nella zona sono in buona parte morti.
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#52 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
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ti riferisci alla popolazione coinvolta durante e dopo l'esplosione del reattore? perche se fosse cosi', e vero il contrario L'allarme scatto circa 36 ore dopo l'ordine di chiudere finestre e non consumare cibi freschi venne molto dopo Le dosi di Iodio che dovevano essere somministrate , non lo furono, sia per non provocare il panico, sia per la mancanza delle dosi stesse, che dovevano essere somministrate nei bambini insomma chernobyl, fu una catena di errori, sia prima , durante, dopo. per quanto riguarda il numero di morti, bisognerebbe vede i parametri presi
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#53 | |
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Senior Member
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E' quanto sostengono alcuni studi effettuati in Ucraina che portano a conclusioni ben più gravi di quelle sostenute dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica Nei 20 anni trascorsi dalla catastrofe nucleare di Chernobyl del 26 aprile 1986, almeno mezzo milione di persone sono morte per le conseguenze della nube radioattiva che contaminò larga parte dell'Europa e altre 30.000 moriranno nei prossimi anni. A questa conclusione sono giunti alcuni ricercatori analizzando più di cinquanta studi scientifici. Lo ha riferito nei giorni scorsi il quotidiano britannico The Guardian. Le nuove stime contrastano vistosamente con quelle molto più modeste dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea), le quali prevedevano un massimo di 4.000 persone morte per gli effetti del disastro. Le conseguenze peggiori l'ha ovviamente patite l'Ucraina (Chernobyl è 120 chilometri a nord di Kiev). ''Siamo pieni di casi di cancro alla tiroide, leucemie e mutazioni genetiche non registrati nei dati dell'Oms e che erano praticamente sconosciuti 20 anni fa", ha detto Eugenia Stepanova, del centro scientifico del governo ucraino. ''Studi mostrano che 34.499 persone che presero parte alla ripulitura di Chernobyl sono morte di cancro dopo la catastrofe'', ha affermato Nikolai Omelyanetes, vice capo della commissione nazionale per la protezione dalle radiazioni ucraina, secondo il quale inoltre il tasso di mortalità infantile è aumentato fra il 20 e il 30%. U n portavoce dell'Aiea, citato dal Guardian, si è detto certo che le stime delle Nazioni Unite sono corrette: ''abbiamo il consenso di oltre 100 importanti scienziati. Loro hanno persone qualificate? Sono responsabili? Se hanno dei dati che pensano siano stati ignorati, devono mandarli". Ma a sentire Omelyanetes è già stato fatto: ''Tutte queste informazioni - ha detto - sono state ignorate dall'Aiea e dall'Oms: gliele abbiamo mandate a marzo dello scorso anno e poi nuovamente a giugno. Non hanno detto perché non le hanno accettate''. Il Guardian non riporta i nomi dei ricercatori che hanno rianalizzato i cinquanta studi scientifici già pubblicati su Chernobyl, limitandosi a dire che hanno lavorato su incarico di gruppi del parlamento europeo, di Greenpeace e fondazioni mediche in Gran Bretagna, Germania, Ucraina e Scandinavia. Alcuni giorni fa era stato reso noto uno studio sui tassi di mortalità infantile nel Regno Unito condotto dall'epidemiologo John Urquhart secondo il quale la pioggia radioattiva che si abbatté su certe aree della Gran Bretagna dopo il disastro di Chernobyl e fino al 1989 avrebbe causato un aumento del 10% dei decessi dei neonati. 3 aprile 2006 http://newton.corriere.it/PrimoPiano...hernobyl.shtml IL difficile bilancio di Chernobyl Roberto Bertollini dell'OMS parla delle conseguenze, sanitarie e non, dell'incidente Sono trascorsi venti anni dal più importante incidente nucleare della storia, quello che ha coinvolto il reattore numero quattro della centrale di Chernobyl, nel 1986 in Unione sovietica e oggi in Ucraina. Due decenni in cui gli scienziati hanno provato a delineare il quadro delle possibili conseguenze a lungo termine delle radiazioni emesse sulle popolazioni più esposte ma anche su quelle dei molti paesi europei che nei giorni immediatamente successivi all'incidente furono raggiunti dalla nube radioattiva liberata dall'incendio del reattore. Un quadro che rimane ancora pieno di ombre, in cui le cifre che si rincorrono sono spesso in grande contrasto tra loro, come si poteva prevedere data l'unicità dell'evento e le molte difficoltà che si incontrano nel condurre studi sugli effetti sanitari dei fattori ambientali. In particolare sono state oggetto di critica le cifre presentate dal Chernobyl forum, che riunisce 8 agenzie specializzate dell'ONU - tra cui l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e il Comitato scientifico dell'ONU per lo studio degli effetti delle radiazioni ionizzanti (UNSCEAR) -, la Banca mondiale e i governi di Russia, Bielorussia e Ucraina, ritenute da altri studiosi e da organizzazioni ambientali come Greenpeace troppo "ottimistiche". Tempo Medico ha posto alcune domande a Roberto Bertollini, direttore del Centro europeo ambiente e salute dell'OMS, con sede a Roma. Perché è così difficile fare stime sulle vittime dell'incidente, anche ora che sono passati venti anni? Tutte le valutazioni sugli effetti di qualunque fattore ambientale, dall'inquinamento atmosferico alle radiazioni ionizzanti, sono legate all'applicazione di funzioni di rischio, formule matematiche ricavate da studi condotti su quel fattore in determinate condizioni. Nel caso delle radiazioni ionizzanti il modello di rischio è stato costruito principalmente in base a studi sugli effetti delle radiazioni emesse dalle bombe atomiche Hiroshima e Nagasaki. Un modello che descrive una condizione di esposizione ad alte dosi per breve tempo. A dosi inferiori, quindi, come nel caso di Chernobyl, è necessario estrapolare le stime in base a curve di rischio di cui non conosciamo con certezza l'andamento a basse dosi. Per esempio non sappiamo se ci sia una soglia al di sotto della quale non si hanno effetti: questo crea incertezza. Quindi come si spiegano le differenze di cifre riportate dai diversi studi? Nel caso di Chernobyl, le vittime attribuibili con certezza assoluta alle radiazioni emesse sono prima di tutto alcuni membri del personale del reattore e dei vigili del fuoco intervenuti per spegnere l'incendio, che sono morti subito dopo l'incidente a causa della sindrome acuta da radiazione, avendo assorbito dosi eccessive. Per quanto riguarda invece l'esposizione a dosi inferiori, la certezza nell'attribuire un effetto sanitario alle radiazioni assorbite si ha solo nel caso di malattie rare che si presentino con frequenza elevata nella popolazione esposta. Nel caso di Chernobyl questo vale per il cancro della tiroide nei bambini. In questi anni sono stati accertati circa 4.000 casi, con 15 decessi: questo tipo di tumore, infatti, se preso in tempo è curabile. Nei prossimi 10 anni ci si aspetta che i casi aumentino e questo, dati i 20 anni passati, avverrà negli adulti: l'aumento non sarà quindi altrettanto chiaramente individuabile, poiché comunque l'incidenza "normale" cresce con l'età, ma ce lo aspettiamo. Per tutte le altre malattie l'effetto viene calcolato sui grandi numeri, con i limiti e le incertezze descritte. Inoltre bisogna considerare anche l'approccio metodologico degli studi che vengono considerati per fare le valutazioni. Gli scienziati russi, per esempio, pur se accademici di nome e di valore, hanno spesso un approccio che tende a privilegiare aspetti diversi dalle prove scientifiche nello stabilire un nesso causa-effetto in campo ambientale. Quali valutazioni sul numero di vittime ha fornito lo studio del Chernobyl forum? Gli effetti a lungo termine sono stati valutati su tre gruppi di popolazione. Il primo è quello delle persone maggiormente esposte, in tutto circa 600.000: i membri delle squadre di soccorso e i pompieri che hanno spento l'incendio nelle prime ore dopo l'incidente, ma anche la popolazione evacuata dalle zone limitrofe e chi invece non ha voluto andare via. Queste persone sono state esposte in questo periodo di tempo a una dose di circa 70 millisievert, cioè circa il doppio della dose a cui sarebbero stati esposti naturalmente (2 millisievert per anno per 20 anni, cioè circa 40 millisievert) a causa del fondo ambientale (raggi cosmici, radon, eccetera). Sulla base della funzione di rischio abbiamo calcolato che, nel corso della vita, tra queste 600.000 persone si avranno circa 4.000 casi di morte per tumori in più rispetto a quelli attesi, cioè un aumento del l 3,5 per cento. Il secondo gruppo, che conta circa 5 milioni di persone e comprende il primo, è costituito dalla popolazione delle zone coinvolte, che oggi fanno parte dei territori di Russia, Bielorussia e Ucraina), che è stata esposta a un qualunque livello di radiazione, in molti casi molto basso. In questo gruppo l'aumento stimato delle morti per tumori è di circa 9.000 casi, compresi i 4.000 del primo gruppo: aumento dell'1 per cento circa. Infine c'è il gruppo, che comprende i due precedenti, costituito dalla popolazione dei paesi europei raggiunti dalla nube radioattiva e dal fallout: si tratta di 570 milioni di persone, per le quali le nostre stime indicano circa 16.000 morti per tumore in più entro il 2065, cioè un aumento dello 0,01 per cento circa. Quali altre conseguenze ha avuto l'incidente? Diversi studi indicano un leggero aumento dell'incidenza della leucemia tra i componenti delle squadre di emergenza. E' stato segnalato anche un lieve incremento dei tumori solidi e delle malattie del sistema circolatorio, ma questi dati andranno approfonditi considerando anche l'influenza di altri fattori, come il fumo, l'alcol e, in generale, uno stile di vita poco sano. Poi c'è la questione particolarmente importante degli effetti sulla salute mentale, dovuti all'incidente e al trauma dell'evacuazione forzata di 116.000 persone subito dopo l'incidente e di altre 230.000 in seguito. Questo ha provocato sintomi di stress, ansia e depressione e la sensazione di non avere il controllo della propria vita che ha portato in molti casi a eccessi di cautela nei confronti della propria salute e in altri ad atteggiamenti pericolosi, come l'abuso di alcol e tabacco. Infine certamente c'è la questione ambientale: ampie zone restano contaminate, mentre altre, grazie al tempo trascorso e agli interventi compiuti, potrebbero essere ripopolate. In conclusione, il rapporto è stato accusato di sottostimare l'effetto dell'incidente. Cosa ne pensa? In realtà questi numeri sono già estremamente preoccupanti: oltre ai morti bisogna considerare anche chi, per le malattie indotte, dovrà prendere farmaci per tutta la vita, e tra loro ci sono moltissimi giovani. L'informazione alla popolazione è stata spesso poco efficace e il trauma dell'esperienza e dell'evacuazione ha fatto in modo che la popolazione abbia una percezione negativa della propria salute e un timore esagerato del pericolo sanitario, che viene sempre attribuito alle radiazioni e non ad altri possibili fattori, come uno stile di vita poco corretto. L'aspettativa di vita è in calo in tutto il territorio della ex Unione Sovietica, ma questo non è una conseguenza dell'incidente. Insomma, nel rapporto si parla anche di crisi economica e sociale. Non sono solo le cifre dei morti a definire i contorni di una tragedia. Dopo venti anni, i governi coinvolti e gli organismi internazionali come guardano all'incidente di Chernobyl? Il livello di attenzione si è abbassato. A livello locale la diminuita disponibilità economica dovuta allo sfaldamento dell'Unione Sovietica ha avuto ripercussioni sui progetti di sostegno alle popolazioni e di recupero delle zone colpite. Il messaggio dell'OMS è di passare dall'emergenza alla ricostruzione, utilizzando le risorse che sono state finora impiegate, bene o male, per far fronte al disastro, per innescare la crescita economica e sociale. Greenpeace rilancia In occasione del ventesimo anniversario del disastro di Chernobyl, Greenpeace ha pubblicato un rapporto sull'effetto sanitario e ambientale a lungo termine dell'incidente, raccogliendo i contributi di una sessantina di scienziati di Russia, Bielorussia e Ucraina. Le cifre presentate sono molto differenti da quelle del Chernobyl forum. Secondo i dati raccolti da Greenpeace, infatti, le morti attribuibili all'incidente tra il 1990 e il 2004 sarebbero 200.000 nei soli tre stati ex sovietici. Nelle aree maggiormente contaminate sarebbe aumentata in modo significativo l'incidenza di tumori (il 40 per cento in più in Bielorussia tra il 1990 e il 2000) e di leucemia, ma anche di altri tipi di tumore (delle vie respiratorie, del colon, dello stomaco, dei polmoni, della tiroide). Sarebbe aumentata anche l'incidenza di malattie diverse dai tumori, anche se per queste è meno difficle stabilire un rapporto di causa-effetto con le radiazioni. "L'incertezza riguardo alla quantità totale di particelle radioattive liberate, l'irregolare distribuzione della radioattività, gli effetti dell'esposizione multipla a diversi radioisotopi, i limiti nella sorveglianza medica, nella diagnostica e nel trattamento delle malattie rendono l'incidente del tutto unico e gli standard e i metodi conosciuti inapplicabili e inadeguati " si legge nelle conclusioni del rapporto. "Una valutazione complessiva delle conseguenze sulla salute del disastro di Chernobyl è impossibile, quindi la vera dimensione della mortalità e delle malattie non può essere completamente valutata. Allo stesso tempo, la varietà degli effetti descritti dagli studi con i differenti modi di raccolta e quantificazione utilizzati, sottolinea il bisogno di analizzare tutti i dati disponibili. E' fondamentale che una gran quantità di dati, compresi quelli presentati in questo rapporto, venga presa in considerazione dalla comunità internazionale, per comprender la dimensione dell'effetto sulla popolazione". di Raffaella Daghini - Tempo Medico n. 812 1 giugno 2006 http://www.tempomedico.it/2006/812/new.php?id=004
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"A pessimist is someone who is waiting for it to rain. But I'm already soaked to the skin." L. Cohen. Ultima modifica di Maxmel : 12-03-2007 alle 01:22. |
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#54 |
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Senior Member
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Cernobyl, vent'anni dopo ancora troppe verità
Preoccupazioni per alcune crepe che si sono aperte nel "sarcofago" che contiene il reattore che provocò il disastro e ancora polemiche sui dati molto discordanti per quanto riguarda i danni alle persone Almeno mezzo milione di morti secondo i ricercatori indipendenti, 55.000 stando alle voci dei protagonisti, "soltanto" 4.000 decessi per gli studi ufficiali: a vent'anni dall'esplosione del quarto reattore della centrale ucraina di Cernobyl, continua il balletto delle cifre sulla reale portata del più grave disastro nella storia del nucleare civile. Le vittime chiedono ancora la verità sulle conseguenze di quella fatidica notte del 26 aprile 1986: i più preferiscono dimenticare, anche perché non hanno alternative. L'ultimo reattore attivo della centrale è stato spento nel dicembre del 2000, ma il "mostro" è tutt’altro che morto: e non solo per le 3.800 persone che ancora lavorano alla sua chiusura definitiva, o per le circa 10.000 che sfidando i divieti sono tornate nella zona di interdizione, una fascia di 30 chilometri per legge preclusa agli esseri umani. Sotto il sarcofago di cemento che ricopre il reattore distrutto, e che presenta crepe sempre più larghe, covano dalle 130 alle 200 tonnellate di uranio - solo il 10% del carburante nucleare si è polverizzato nell'esplosione - e ben 70.000 tonnellate di detriti radioattivi. Un veleno che secondo gli esperti potrebbe raggiungere in un prossimo futuro le falde acquifere, un fuoco inestinto che per alcuni scienziati potrebbe tornare a brillare con violenza. Cernobyl fa ancora paura: non a caso chi ci lavora riceve stipendi quattro o cinque volte superiori alla media ucraina e ha il diritto a una pensione anticipata di dieci anni. Ma il sarcofago è sempre monitorato e i dati su radioattività e calore diffusi via internet in tempo reale, in omaggio a una trasparenza pagata dai finanziamenti occidentali. Come ogni incubo, il drago addormentato suscita un fascino morboso che ha dato vita a tutta un'economia sommersa. C'e' il "turismo radioattivo" per amanti delle sensazioni forti, con la vendita sotto banco di permessi d'accesso alla zona interdetta (il costo è di circa 25 dollari), pic-nic accanto al sarcofago, visite all'adiacente città fantasma di Pripiat, evacuata in fretta e furia e dove il tempo si è fermato: ai muri sono appesi manifesti sovietici, sui balconi sono stesi panni che nessuno ritirerà mai. C'è la caccia di frodo, grazie a un ripopolamento dei boschi favorito dalla quasi assenza umana. Ci sono orti senza padrone a disposizione di chiunque, che vengono coltivati per rifornire di ortaggi all'uranio i mercati. In un'epoca instabile per le risorse energetiche tradizionali, il nucleare riprende quota e nasce una nuova forma di negazionismo: come quella di Vladimir Mikhailiov, professore di medicina all'università di Briansk (Russia meridionale), che sostiene come in assenza di altri fattori inquinanti, la radioattività favorisca la nascita di figli più sani, più alti e più forti. Il rapporto commissionato dall'Onu sul disastro d'altro canto parla di 50 morti direttamente legate alla catastrofe, e di circa 4.000 decessi ''correlabili". Basta però entrare nell'ospedale oncologico pediatrico di Kiev, o in quelli delle zone russe e bielorusse più colpite dalla nube radioattiva, per vedere un quadro molto diverso nei volti dei bambini malati di cancro alla tiroide o ai linfonodi, dei leucemici, delle vittime di mutazioni genetiche. Ricerche indipendenti parlano di un tasso di mortalità infantile salito del 20-30%, di una predisposizione alle malattie cresciuta del 50%. Per non parlare della sorte dei "liquidatori", 860.000 uomini e donne spediti in fretta e furia ad arginare il disastro: dai 35.000 ai 55.000 sarebbero già morti per tumori. Una casistica concorde è resa impossibile da vari fattori: il crollo dell'Urss ha trasformato una tragedia comune in una serie di dati nazionali, non esistono statistiche attendibili per un raffronto col passato, non sono state condotte ricerche veramente puntuali e coordinate. La reticenza impera soprattutto in Russia, dove l'atomo detta legge da sempre e sempre di più; Ucraina e Bielorussia tirano acqua al loro mulino o la usano per spegnere fuochi, a seconda delle convenienze del momento. Più condivisi sono i dati economici: il dramma di Cernobyl è finora costato all'Occidente due miliardi di dollari già concessi a Kiev per chiudere definitivamente quegli impianti, altri 700 milioni di stanziamenti, un progetto per un nuovo sarcofago del valore di 650 milioni di euro. In dicembre, la Germania ha dato all'Ucraina nuovi aiuti per 12,4 milioni di euro. Quanto alla catastrofe in sé, i dati noti sono questi: alle 1,24 del 26 aprile 1986 il surriscaldamento del nucleo durante un test su nuovi sistemi di sicurezza ha fatto esplodere il reattore. Secondo gli inquirenti la causa è stata un errore umano. Cinque tecnici sono morti sul colpo, 31 pompieri nelle ore successive. Si è formata una nube radioattiva che ha gradualmente investito l'Europa. Le emissioni sono cessate solo nel novembre successivo, con la costruzione del sarcofago. Cosa sia successo poi, è un mistero col quale il Vecchio continente convive da vent'anni. 27 aprile 2006 http://newton.corriere.it/PrimoPiano...hernobyl.shtml cose risapute ma che ogni tanto è bene ripassare.
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#55 |
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Ultima modifica di sander4 : 12-03-2007 alle 01:53. |
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#56 |
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58 morti? Ma stiamo scherzando?!?
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#57 | |
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Senior Member
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Focolaio? Mhh...intendi dire che le radiazioni possono provocar mutamenti e quindi nuove specie? Possibile, ma la vedo dura
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#58 | |
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Gia la sapevo Un'ideona geniale
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I cattivi a volte si riposano, gli imbecilli mai |
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#59 | |
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#60 |
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Bannato
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Altro uso civile delle atomiche
http://en.wikipedia.org/wiki/PACER |
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