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Old 24-08-2005, 15:12   #1
sempreio
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avevano ragione col dire che il petrolio stava finendo, anzi è agli sgoccioli

leggetelo tutto il quadro è veramente catastrofico e purtroppo veritiero


Conto alla rovescia per il petrolio saudita

Coloro che rifiutano la prospettiva di un'eventuale crisi energetica mondiale dovrebbero fare i conti con l'esaurimento dei pozzi petroliferi dell’Arabia Saudita

Per quegli entusiasti che credono che il petrolio rimarrà abbondante per i decenni a venire – tra cui George W. Bush, il vice presidente Usa Dick Cheney e i loro amici dell’industria petrolifera - qualsiasi dibattito in merito a un eventuale declino della produzione petrolifera mondiale si può facilmente controbattere con un piccolo mantra: ”Arabia Saudita, Arabia Saudita, Arabia Saudita”. Secondo questi ottimisti i sauditi non solo prelevaranno petrolio in quantità extra per compensare la scarsità mondiale, ma continueranno a prelevarne di più negli anni a venire per estinguere la nostra insaziabile sete di energia. E quando gli attuali pozzi del regno saranno secchi, be’, cominceranno a pompare da altri pozzi che aspettano solo di essere sfruttati. Noi gente comune non dobbiamo preoccuparci per la scarsità di petrolio: l’Arabia Saudita è in grado di soddisfare tutti i nostri bisogni, presenti e futuri.
Questa, infatti, è la base della disputa dell’amministrazione Bush: invece di conservare il petrolio rimasto possiamo continuare ad aumentarne il consumo annuale, e dare inizio ad un regime economico post-petrolifero. Viva l’Arabia Saudita!

Eppure adesso, da una fonte inattesa, arriva una sfida devastante a questo dogma. In un libro appena pubblicato, Matthew R.Simmons dimostra in modo convincente che, lungi dall’essere in grado di aumentare la propria produzione, l’Arabia Saudita è quasi sul punto di dover fronteggiare l'esaurimento dei suoi immensi pozzi. “Esiste solo una piccola probabilità che l’Arabia Saudita riesca a far fronte alle quantità di petrolio assegnatele all’interno di tutte le maggiori previsioni di produzione e di consumo mondiali”, scrive Simmons in ‘Twilight in the Desert: The Coming Saudi Oil Shock and the World Economy’, e aggiunge: ”Siamo vicini al massimo volume sostenibile… è molto probabile che esso diminuirà in un futuro non troppo lontano.”
Inoltre, c’è solo una piccola possibilità che l’Arabia Saudita scopra nuovi pozzi, compensativi di quelli che si stanno esaurendo. “Gli sforzi di esplorazione dell’Arabia Saudita negli ultimi trent’anni sono stati più intensi di quanto abbiano potuto supporre la maggior parte degli osservatori“, afferma Simmons. “I risultati di questi sforzi nel migliore dei casi sono stati modesti.”

Se Simmons ha ragione – e, quindi, il dogma ufficiale è errato – possiamo dire addio per sempre all’età dell'abbondanza petrolifera. La ragione è molto semplice. L’Arabia Saudita è il maggior produttore mondiale di petrolio, e non esistono fornitori (o gruppi di fornitori) maggiori, in grado di compensare l’eventuale collasso della produzione saudita. Questo significa che se il mantra saudita si dimostrasse ingannevole ci ritroveremmo in un mondo completamente nuovo: “l’età del crepuscolo del petrolio", per usare le parole di Simmons. Non sarà un posto piacevole.

Prima di accettare le implicazioni di un possibile esaurimento della produzione di petrolio saudita, è importante osservare più attentamente le due facce della medaglia: la versione ufficiale, pubblicizzata dal Dipartimento dell’Energia (DoE) Usa, e la versione opposta, rappresentata dal libro di Simmons.
La versione dominante è questa: secondo il DoE, l’Arabia Saudita possiede indicativamente un quarto delle riserve petrolifere mondiali, stimate in 264 miliardi di barili. Inoltre, si crede che i sauditi nascondano altre riserve dalla capacità produttiva di qualche centinaia di miliardi di barili. Su questa base, il DoE afferma: “L’Arabia Saudita rimarrà con ogni probabilità il maggior produttore di petrolio per il prossimo futuro.”
Per comprendere pienamente l’importanza vitale dell’Arabia Saudita nell’equazione energetica globale, è necessario considerare le proiezioni del DoE della domanda e dell’offerta mondiale di greggio per i prossimi anni. A causa della ‘sete’ internazionale di petrolio in rapida crescita – gran parte derivante dagli Stati Uniti e dall’Europa, ma con una quota in aumento dalla Cina, dall’India e da altri paesi in via di sviluppo – si prevede che la richiesta mondiale passi dai 77 milioni di barili al giorno del 2001 a 121 milioni di barili entro il 2025, un aumento netto quindi di 44 milioni di barili. Fortunatamente, dice il DoE, anche la produzione globale aumenterà di questo passo negli anni a venire e, pertanto, non ci si dovrà preoccupare della scarsità di petrolio.
Ma oltre un quarto di questo petrolio supplementare – circa 12,3 milioni di barili al giorno – dovranno arrivare dall’Arabia Saudita, l’unico paese in grado di aumentare il proprio gettito di questa quantità. Togliete i 12,3 milioni di barili dell’Arabia Saudita e non ci saranno possibilità di soddisfare la domanda mondiale anticipata del 2025.
Naturalmente si potrebbe suggerire ci saranno altri produttori per la fornitura di produzioni supplementari, in particolar modo l’Iraq, la Nigeria e la Russia. Ma tutti questi paesi insieme dovrebbero aumentare il loro gettito di oltre il 100% solo per la loro parte già assegnata nell’aumento di fornitura globale per i prossimi vent’anni. Questo di per sé potrebbe andare oltre le loro capacità produttive. Suggerire che questi paesi potrebbero anche compensare la mancanza nella produzione saudita significa dire una sciocchezza.

Non sorprende il fatto che il DoE e il governo saudita siano stati parecchio suscettibili riguardo alle recenti dichiarazioni sulla capacità saudita di incrementare la produzione di petrolio. Questi dubbi sono stati avanzati per la prima volta in un articolo di prima pagina di Jeff Gerth sul New York Times del 25 febbraio 2004. Basandosi in parte su informazioni fornite da Simmons, Gerth ha riferito che i pozzi petroliferi dell’Arabia Saudita sono "in esaurimento, spingendo così l’industria e gli ufficiali del governo a porsi serie domande riguardo alla capacità del regno di soddisfare la domanda mondiale di petrolio nei prossimi anni”.
L’inchiesta di Gerth ha suscitato l’ira del governo saudita, i cui funzionari sostengono che il paese potrebbe senz’altro aumentare la produzione e soddisfare le future richieste mondiali. “[L’Arabia Saudita] ha immense riserve comprovate di petrolio, con un potenziale sostanzialmente superiore“, ha dichiarato nell’aprile 2004 Abdallah S Jum'ah, presidente dell’Aramco saudita. “Siamo in grado di espandere rapidamente la capacità ad alti livelli, e di mantenere tali livelli per lunghi periodi.”
Questo scambio ha spinto il DoE a dare seguito a questo argomento nel proprio International Energy Outlook del 2004. “All’interno di una nota di confutazione all’articolo del New York Times [del febbraio 2004],” ha rilevato il DoE, “l’Arabia Saudita sostiene che i produttori di petrolio hanno fiducia nella propria abilità di sopportare livelli significativamente più alti di capacità produttive fino alla metà del secolo.” Stando così le cose noi gente comune non dovremmo preoccuparci della scarsità energetica. “Data l’abbondanza saudita, dovremmo aspettarci un picco più vicino alle cifre della metà che dell’inizio del 21° secolo”, ha scritto il DoE.

In queste e in altre affermazioni gli esperti petroliferi americani tornano sempre allo stesso punto: i petrolieri sauditi ”confidano nella loro abilità” di raggiungere in futuro livelli di produzione significativamente più alti.
In nessun caso comunque hanno fornito prove di questa capacità; si basano semplicemente sulla parola di quegli ufficiali del petrolio che hanno tutte le ragioni per assicurarci della loro futura attendibilità come fornitori. Alla fine si arriva a questo: la strategia energetica americana, basandosi sulle dichiarazioni dei produttori sauditi e sulle previsioni del DoE, nutre sempre più fiducia nei confronti del petrolio quale maggiore fonte di energia. Ed è qui che Simmons fotografa la situazione con il suo documentato volume, dimostrando come non ci si possa fidare delle dichiarazioni dei produttori sauditi.

Ora un paio di parole sull’autore di 'Twilight in the Desert'.
Matthew, Matt, Simmons non è un militante ambientalista. È il presidente e il governatore di una delle banche nazionali di investimenti leader dell’industria petrolifera, la Simmons & Company International. Per decenni Simmons ha investito miliardi di dollari in campo energetico, finanziando l’esplorazione e lo sviluppo di nuove riserve petrolifere. Durante questo periodo è diventato amico e socio di molti personaggi importanti dell’industria petrolifera, inclusi Bush e Cheney. Ha anche accumulato un grande repertorio di informazioni sui maggiori pozzi petroliferi del mondo, sulle prospettive di nuove scoperte, sulle tecniche di estrazione e di vendita del petrolio. In teoria non esiste una persona più autorevole di Simmons per definire un quadro della situazione. Ecco perché le sue valutazioni sulla produzione petrolifera dell’Arabia Saudita meritano di essere ascoltate.

Di fatto le argomentazioni di Simmons si riducono a quattro punti principali:
• la maggior parte della produzione petrolifera dell’Arabia Saudita deriva da pochi pozzi immensi, tra cui il Ghawar – il più grande del mondo – è il più prolifico;
• Questi pozzi immensi sono stati sviluppati 40-50 anni fa, e da allora hanno esaurito molta parte del petrolio facilmente estraibile:
• Per mantenere alti i livelli di produzione di questi pozzi i sauditi si devono affidare all’utilizzo di iniezioni d’acqua e altri metodi di recupero per compensare la caduta di pressione naturale del pozzo;
• Col passare del tempo la quantità di acqua per oliare i pozzi sotterranei aumenta a tal punto da rendere difficile, se non impossibile, l’estrazione. In sostanza, ci sono pochi motivi per credere che le prossime esplorazioni in Arabia Saudita porteranno alla scoperta di nuovi pozzi che possano sostituire quelli che si stanno esaurendo.

'Twilight in the Desert' non è un libro facile da leggere. È un accurato resoconto della vasta infrastruttura petrolifera dell’Arabia Saudita, e si basa su articoli tecnici redatti da geologi e ingegneri petroliferi sauditi sulle diverse fasi della catena produttiva. Molto di questo materiale ha a che vedere con l’invecchiamento dei pozzi dell’Arabia Saudita e l’utilizzo di iniezioni d’acqua per mantenere alti livelli di pressione nelle gigantesche riserve sotterranee.
Come spiega Simmons, quando viene sviluppata per la prima volta una riserva sotterranea il petrolio sgorga dal terreno grazie ad una pressione propria; non appena il pozzo è prosciugato del petrolio facilmente estraibile gli ingegneri petroliferi sauditi introducono acqua nel terreno sulla circonferenza della riserva per instradare il petrolio rimasto nel pozzo operativo. Avvicinandosi a questi studi tecnici – citati qui per la prima volta in maniera sistematica, pubblica – Simmons riesce a dimostrare che Ghawar e altri grandi pozzi si stanno avviando rapidamente verso la fine delle loro vite produttive.
Le conclusioni a cui giunge Simmons sono inequivocabilmente pessimistiche. Il ‘crepuscolo’ del petrolio dell’Arabia Saudita previsto nel libro non è una fantasia remota. Il 90% di tutto il petrolio che il regno saudita produce deriva da sette grandi pozzi. Tutti sono ormai giunti a saturazione, ma continuano comunque a fornire circa il 90% dell’attuale produzione del petrolio saudita… La produzione di grandi volumi in questi pozzi strategici… è stata mantenuta costante per decenni iniettando ingenti quantitativi di acqua per mantenere alta la pressione nelle enormi riserve sotterranee… Nel momento in cui i programmi di iniezione dell’acqua in ogni pozzo terminano, un calo precipitoso nella produzione è quasi inevitabile”.

Stando così le cose sarebbe una follia pensare che i sauditi siano in grado di duplicare la produzione petrolifera negli anni a venire, come previsto dal DoE. Davvero sarebbe un piccolo miracolo se aumentassero la produzione di uno o due milioni di barili al giorno e reggessero tale livello per più di un anno. Infine, tra non molto la produzione saudita comincerà un rapido declino senza ritorno. E quando avverrà il mondo si troverà di fronte a una crisi energetica senza precedenti. L’Età del Petrolio così come la conosciamo si avvicinerà alla fine. Il petrolio sarà ancora disponibile sui mercati internazionali, ma non nell’abbondanza a cui siamo abituati e al prezzo che la maggior parte di noi si potrà permettere. I trasporti e tutto ciò che ne deriva – virtualmente, tutta l’economia mondiale – saranno molto, molto più costosi. Dato che l’agricoltura moderna si basa in larghissima misura su prodotti derivati dal petrolio per le coltivazioni, il raccolto, gli antiparassitari, la trasformazione e la consegna, aumenterà anche il costo degli alimentari,. Così come molti altri prodotti derivati dal petrolio – vernici, plastica, lubrificanti, prodotti farmaceutici, cosmetici, etc. Date le circostanze, appare quasi inevitabile la prospettiva di una contrazione economica globale – con tutte le ristrettezze e i dolori che ne conseguiranno.

Se Simmons ha ragione, per uno scenario de genere è solo una questione di tempo. Se ci dessimo da fare per sviluppare un’energia alternativa al petrolio, potremo affrontare il “crepuscolo dell’Età del Petrolio” con qualche possibilità di speranza; se non lo facciamo ci aspettano tempi grigi. E tanto più ci aggrappiamo alla convinzione che l’Arabia Saudita ci salverà, tanto più dolorosa e inevitabile sarà la nostra caduta.
Vista la posta in palio, non c’è dubbio che ci si sforzerà per contestare le scoperte di Simmons. La pubblicazione del suo libro non permetterà più agli aficionados del petrolio di lanciare l’incantesimo “Arabia Saudita, Arabia Saudita, Arabia Saudita”, e convincerci che va tutto bene.

Con le sue ricerche scrupolose Simmons ha dimostrato in modo convincente che la situazione energetica globale può solo degenerare.
Da questo momento in poi, coloro che credono che il petrolio sarà abbondante in eterno dovranno fornire prove inconfutabili che i pozzi dell’Arabia Saudita sono in grado di raggiungere livelli produttivi più alti.


Michael T Klare è professore di pace e sicurezza mondiale all’ Hampshire College ed è autore di 'Blood and Oil: The Dangers and Consequences of America's Growing Petroleum Dependency'
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Old 24-08-2005, 15:26   #2
Ewigen
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Old 24-08-2005, 15:40   #3
jumpermax
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sempre con queste visioni catastrofiche, sembra quasi che si debba restare senza dall'oggi al domani. Con l'esaurimento dei pozzi aumenterà a dismisura il costo di estrazione e di conseguenza il prezzo... diventeranno più convenienti le fonti di energia alternative. Non vedo affatto la cosa come un male anzi... certo questo vuol dire che l'energia ci costerà molto di più, e che forse ci convinceremo ad adottare politiche di risparmio energetico...
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Old 24-08-2005, 15:41   #4
sempreio
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Originariamente inviato da Ewigen

il thread è molto diverso da quello li, mette in evidenza da una persona autorevolissima che la produzione energetica dell' arabia saudita è ormai agli sgoccioli e che gli altri paesi produttori non possono assolutamente compensare tale perdita, il problema è che non si può ancora dirlo apertamente alla gente altrimenti sarà il caos. ormai i giacimenti sauditi sono quasi totalmente esauriti, altro che 20anni di petrolio, non mi stupirei che fra 3-4 anni il petrolio si impennasse a 400dollari il barile e con tutte le conseguenze che ne derivano, guerre su guerre ormai già iniziate ma che si faranno sempre più atroci, nei prossimi anni forse mesi si delinierà ci sarà da aspettarsi il peggio
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Old 24-08-2005, 15:54   #5
sempreio
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Originariamente inviato da jumpermax
sempre con queste visioni catastrofiche, sembra quasi che si debba restare senza dall'oggi al domani..

non è un' ipotesi da sottovalutare,




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Originariamente inviato da jumpermax
Con l'esaurimento dei pozzi aumenterà a dismisura il costo di estrazione e di conseguenza il prezzo... diventeranno più convenienti le fonti di energia alternative. Non vedo affatto la cosa come un male anzi... certo questo vuol dire che l'energia ci costerà molto di più, e che forse ci convinceremo ad adottare politiche di risparmio energetico...

quali altre fonti energetiche alternative? io per ora e per i prossimi 20anni non vedo nessuna valida alternativa al petrolio, l' energia eolica pensi veramente che possa produrre un' enrgia rilevante per far muovere auto, alimentare riscaldamenti e industrie? io penso proprio di no. invece sull' energia solare se ne è parlato fin troppo, per produrre un pannello ci vuole cosi tanta energia che alla fine non ne vale la pena in termini di resa( appena accennato su questo forum)
io mi aspetto qualcosa sull' energia a fusione nucleare ma simo ancora in altissimo mare
sempreio è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 24-08-2005, 16:02   #6
jumpermax
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Originariamente inviato da sempreio
non è un' ipotesi da sottovalutare,







quali altre fonti energetiche alternative? io per ora e per i prossimi 20anni non vedo nessuna valida alternativa al petrolio, l' energia eolica pensi veramente che possa produrre un' enrgia rilevante per far muovere auto, alimentare riscaldamenti e industrie? io penso proprio di no. invece sull' energia solare se ne è parlato fin troppo, per produrre un pannello ci vuole cosi tanta energia che alla fine non ne vale la pena in termini di resa( appena accennato su questo forum)
io mi aspetto qualcosa sull' energia a fusione nucleare ma simo ancora in altissimo mare
E' tutta una questione di costo al kw... l'unico motivo per cui eolico e solare non si diffondono è perchè costano molto più del petrolio ADESSO. E anche per il nucleare è analogo il discorso.
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Old 24-08-2005, 16:14   #7
Correx
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io non credo proprio che il petrolio stia finendo...
Comunque....
Esiste anche la benzina sintetica , prodotta dall'idrogenazione del carbone, che utilizzò la Germania durante le guerre mondiali.
E' piu costosa ovviamente da produrre del petrolio ma... Contro i 400 dollari al barile prospettati... Beh..
In Italia ad esempio nel bacino sardo del Sulcis vi è un miliardo di tonnellate di carbone, piuttosto scadente ma equivalente, come valore energetico, a 400 milioni di tonnellate di petrolio...
Su scala mondiale le riserve di carbone contengono cinquanta volte più energia di tutte le riserve di petrolio, gas naturale e uranio messe insieme...
Correx è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 24-08-2005, 16:18   #8
jumpermax
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Originariamente inviato da Correx
io non credo proprio che il petrolio stia finendo...
Comunque....
Esiste anche la benzina sintetica , prodotta dall'idrogenazione del carbone, che utilizzò la Germania durante le guerre mondiali.
E' piu costosa ovviamente da produrre del petrolio ma... Contro i 400 dollari al barile prospettati... Beh..
In Italia ad esempio nel bacino sardo del Sulcis vi è un miliardo di tonnellate di carbone, piuttosto scadente ma equivalente, come valore energetico, a 400 milioni di tonnellate di petrolio...
Su scala mondiale le riserve di carbone contengono cinquanta volte più energia di tutte le riserve di petrolio, gas naturale e uranio messe insieme...
speriamo bene di no, considerata la questione CO2
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Old 24-08-2005, 16:30   #9
sempreio
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Originariamente inviato da jumpermax
E' tutta una questione di costo al kw... l'unico motivo per cui eolico e solare non si diffondono è perchè costano molto più del petrolio ADESSO. E anche per il nucleare è analogo il discorso.


e pensi che nel breve futuro possa costare meno ricavare energia solare o eolica, ti ricordo che pannalli solari da 1kwatt(energia prodotta in ambiente privo di nuvole a assolato) costano la bellezza di 4000dollari, nelle medie case ci sono impianti di riscaldamento da 20-30kwatt abbiamo auto da minimo minimo 50kw, senza contare tutto il resto, in più il costo cosi elevato del pannello solare è dato essenzialmente dall' energia impiegata per farlo
sull' eolico si che è più vantaggioso del salare ma sempre insufficente

comunque 10 anni di vacche magrissime non ce le toglie nessuno
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Old 24-08-2005, 16:33   #10
sempreio
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Originariamente inviato da Correx
io non credo proprio che il petrolio stia finendo...
Comunque....
Esiste anche la benzina sintetica , prodotta dall'idrogenazione del carbone, che utilizzò la Germania durante le guerre mondiali.
E' piu costosa ovviamente da produrre del petrolio ma... Contro i 400 dollari al barile prospettati... Beh..
In Italia ad esempio nel bacino sardo del Sulcis vi è un miliardo di tonnellate di carbone, piuttosto scadente ma equivalente, come valore energetico, a 400 milioni di tonnellate di petrolio...
Su scala mondiale le riserve di carbone contengono cinquanta volte più energia di tutte le riserve di petrolio, gas naturale e uranio messe insieme...
però, non sapevo che ci fosse cosi tanto carbone nel sottosuolo anche se inquinerebbe parecchio
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Old 24-08-2005, 16:53   #11
jumpermax
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Originariamente inviato da sempreio
e pensi che nel breve futuro possa costare meno ricavare energia solare o eolica, ti ricordo che pannalli solari da 1kwatt(energia prodotta in ambiente privo di nuvole a assolato) costano la bellezza di 4000dollari, nelle medie case ci sono impianti di riscaldamento da 20-30kwatt abbiamo auto da minimo minimo 50kw, senza contare tutto il resto, in più il costo cosi elevato del pannello solare è dato essenzialmente dall' energia impiegata per farlo
sull' eolico si che è più vantaggioso del salare ma sempre insufficente

comunque 10 anni di vacche magrissime non ce le toglie nessuno
E' vero che i pannelli solari costano ma è anche vero che si rientra della spesa se pur in tempi lunghi. Ed è altrettanto vero che i costi scendono di anno in anno. Così come per l'eolico che sta diventando ormai concorrenziale con le altre fonti energetiche. Certo non si può pensare di produrre energia per l'autotrazione con il fotovoltaico, ma di sicuro si può coprire bene il fabbisogno energetico delle delle zone meno urbanizzate.
jumpermax è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 24-08-2005, 17:00   #12
Correx
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Originariamente inviato da sempreio
però, non sapevo che ci fosse cosi tanto carbone nel sottosuolo anche se inquinerebbe parecchio
si, prova a dare una lettura qui : l' "esperto" parla di <<...riserve del carbone nel mondo almeno dieci volte superiori a quelle di petrolio e gas naturale messi insieme...>>


Ho trovato link dove c'è pure chi mette in dubbio che il petrolio non derivi dai fossili ma da una specie di processo di idrogenazione <<naturale>> ...
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Old 24-08-2005, 19:18   #13
eriol
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Originariamente inviato da jumpermax
sempre con queste visioni catastrofiche, sembra quasi che si debba restare senza dall'oggi al domani.
ah ecco che capisco il riferimento a jumpermax.
ovviamente quoto.

e così superficialmente mi vien voglia di azzardare un "meno male" per la notizia.
eriol è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
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