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Ma come si fa a decidere chi è “di destra”?
Ma come si fa a decidere chi è “di destra”?
Flavia Perina I numeri sono chiari, e adesso si può cominciare a parlare di politica. Nel “mare magnum” delle dichiarazioni degli “ex colonnelli” l’argomentazione che più colpisce l’abbiamo trovata ieri in un’intervista a Giorgia Meloni (ma il giorno prima era evocata in quella di Ignazio La Russa, e Maurizio Gasparri ne ha fatto da tempo un suo cavallo di battaglia). È la “questione ideologica”, quella che Giorgia sintetizza dicendo: «Io ho una storia, fatta di An, destra, giovani, conservatorismo etico», una storia «che va difesa», quasi che Gianfranco Fini fosse al di là di quella storia, o addirittura se ne fosse messo al di fuori. Come ha spiegato, appunto, Gasparri: «Il problema vero è che io sono rimasto sulle posizioni che abbiamo sempre espresso: lui invece è diventato un innovatore, ha cambiato idea su tante cose». Per poi chiedersi: ma se un capo di partito cambia idea, dirigenti e militanti devono adeguarsi? Adesso che i posizionamenti politici sono trasparenti, che ci si è schierati pro e contro, questo è il primo argomento su cui essere trasparenti. Crediamo, ad esempio, che abbia fatto molte più cose “di destra” la finiana Giulia Bongiorno fermando, correggendo o limando provvedimenti come la prescrizione breve (che avrebbe cancellato 600mila processi), piuttosto che tutti gli ex An (noi compresi) messi insieme. Senza la sua competenza e determinazione avremmo mortificato le forze dell’ordine che su quei 600mila casi hanno indagato, schiaffeggiato le vittime che hanno speso tempo e quattrini per avere giustizia, probabilmente premiato i colpevoli. Chi si fregia del titolo di difensore dei valori della cosiddetta “vera destra” dovrebbe spiegarci a quale punto della graduatoria mette la legalità. E a quale il senso dello Stato e dell’interesse nazionale, e un’idea repubblicana che non si basi sulla sopraffazione dei più deboli ma sulla garanzia di un diritto uguale per tutti. Ecco, se è naturale che a un ex Forza Italia venga in mente, ad esempio, di dichiarare che si deve fare «la riforma istituzionale che ci conviene di più», non è normale che un’idea così sia sostenuta da uno “di destra”. Se non sorprende il controcanto di Silvio Berlusconi su Roberto Saviano (peraltro pubblicato da Mondadori), eroe civile della lotta ai clan, stupisce che le uniche osservazioni critiche siano arrivate dai “finiani”: chi aspira a interpretare la destra-destra dovrebbe ancora avere nelle orecchie, per dirne una, la relazione di Beppe Niccolai all’antimafia, le assemblee del FdG con Paolo Borsellino, gli stessi comizi di Almirante in Sicilia. Come fa a stare zitto? Come fa a far finta di niente? Perché ci sono solo i “finiani” nel comitato che chiede la verità per Stefano Cucchi, vittima innocente che ci ricorda tanti dei nostri? Come mai gli eredi più titolati della tradizione della destra, una tradizione che aveva in massimo conto la partecipazione, sono i più distratti davanti al problema dell’astensionismo? Perché è il “finiano” Pasquale Viespoli il solo che sentiamo parlare con passione di Sud o di patto generazionale per salvare i giovani da un futuro immobile e precario? E come mai, tra le tante fondazioni e think thank che gli ex colonnelli hanno costituito, è toccato solo i “finiani” del Secolo aver dedicato convegni e approfondimenti giornalistici non retorici a personaggi che hanno fatto la storia della “nostra” destra come Giano Accame, Tony Augello o Marzio Tremaglia, di cui domani ricorre il decimo anniversario della prematura scomparsa, o al vero e formidabile “sdoganatore” già negli anni Ottanta della destra politica italiana che fu Bettino Craxi? Il fatto è che il vero dna della destra, più che sul crinale della retorica dei valori e delle cosidette questioni di coscienza, dove il nostro mondo – fin dall’epoca del divorzio – ha sempre giudicato normale esprimersi liberamente, ruota intorno alle discriminanti ben più scomode (almeno nell’era berlusconiana) del senso dello Stato e della legalità, della protezione dei deboli e della valorizzazione del merito oltre i diritti di casta. Facile fare la morale in tema di coppie di fatto, che non incide sul “core busisness” di nessuno. Ma il coraggio della destra, a nostro giudizio, si mostra anche altrove. Anzi, soprattutto altrove. Fonte: http://www.secoloditalia.it/stories/Politica/1212/ Ciao Orlando La risposta non mi piace molto... esamina come "vera destra" solo quella più conservatrice (ma almeno si stacca dal berlusconismo). La domanda me la faccio anche io spesso...
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Junior Member
Iscritto dal: Oct 2009
Messaggi: 26
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Mi pare che la giornalista parli di una idea della destra molto "Italia-anni-sessanta" e pertanto molto diversa da quella che si intende nel resto del mondo occidentale. In quest'ultimo infatti con destra si tende a identificare un atteggiamento conservatore, brevemente riassunto in dio patria e famiglia ma, soprattutto, dove lo stato sia un organismo che resta sullo sfondo, mentre il protagonista della società civile è l'individuo.
Questo articolo sembra invece voler rinnovare quella vecchia concezione della destra-col-manganello, autoritararista e movimentista al pari della sinistra alla quale si opponeva. Quella destra però vedeva sempre uno stato onnipotente e onnipresente, al quale l'individuo doveva pietire le proprie libertà. Francamente non ho mai pensato che Fini si fosse staccato molto da questa vecchia destra, anzi, il fatto che in molte recenti dichiarazioni si sia espresso su posizioni simili a quelle della sinistra non mi ha per nulla sorpreso. Dopotutto pure Msi era acronimo di Movimento SOCIALE Italiano.
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#3 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2006
Città: Martina Franca (TA) Università:Bari
Messaggi: 2046
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Penso che Fini invece si voglia svecchiare da questo abito ma è come se avesse timore a mostrarsi più liberale che conservatore (o forse lo giudico in maniera strana io) A me sorge una domanda invece: qual è il punto in cui finisce la destra e inizia la sinistra? Se agli estremi è facile più o meno, raggiungendo il centro i confini si fanno più opachi. Se poniamo destra vs sinistra da un punto di vista della proprietà privata e di approccio individualista vs collettivista... a me tutti i movimenti liberali di centro sembrano più di destra che di sinistra... Anche i radicali, che patteggiano con il PD... mi sembra quanto più lontano dalla sinistra Ciao Orlando
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Iscritto dal: Jan 2003
Città: Roma Status:Coglione
Messaggi: 134
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La mia firma aveva un senso quando la maggior parte dei miei post erano nelle sezioni OT. Ora ne dovrei pensare un'altra. Comunque me la sono messa da una parte con la speranza di poterla ripristinare... |
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Iscritto dal: Feb 2008
Città: dire paesino sarebbe essere generosi :asd:
Messaggi: 470
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La maggior parte dei partiti liberali fanno proprio anche il liberismo salvo alcune eccezioni. Se poi invece ti riferisci al fattore "diritti civili" non mi pare i partiti liberali abbiano nulla di meno da offrire delle formazioni di centro sinistra,raro sentire liberali contrari alle coppie di fatto o che guardano con stizza gli omosessuali. Il fatto è che di norma i partiti liberali(almeno quelli europei) abbracciano dottrine economiche un po' piu verso la destra e dottrine civili un po più verso sinistra e proprio per questo sono appetibili per entrambi gli elettorati a seconda dei gusti. Ovviamente parlo per le nozioni che possiedo se c'è qualcuno che può essere più preciso e fare correzioni ben venga.
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Sampdoria o Lazio,ditemi voi chi ha bruciato di piu,la sconfitta diretta o la sconfitta morale? |
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#6 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2006
Città: Martina Franca (TA) Università:Bari
Messaggi: 2046
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Citando Gaber che diceva: "Il pensiero liberale è di destra ora è buono anche per la sinistra" Quello di cui mi stupisco è ciò che sta a sinistra e che cosa lega tutti coloro che si definiscono tali. Tutto sommato (apparte chi insegue la destra sociale) un elettore conservatore e un liberatore da un punto di vista economico si riconoscono in una base comune ma si dividono sui temi religiosi e di diritti civili (visto che i liberali sono comunque riformisti) E a sinistra? Ciao Orlando
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#7 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2004
Città: Livorno
Messaggi: 6659
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Mah, io potrei anche dire che un vero concetto di "destra politica" in Italia si è perso nel marasma del politicismo.
Chi è uno di destra? Bella domanda. Io mi reputo di destra, ma perché? Vediamo: in me c'è la persona che apprezza l'innovazione ed il cambiamento, ma che pensa che il retroscena culturale (cioè, le tradizioni) non siano qualcosa da gettare a mare, ma bisogne prendere il tempo necessario per adattare le cose. Sono di destra perché penso, in modo machiavellico, che ciò che è "giusto" non ci debba impedire di fare ciò che *va fatto*, e se ciò capita è bene cambiare il concetto stesso di "giusto". Senza rimuginarci troppo. Anche cinicamente. Sono di destra perché penso che ogni uomo abbia nella libertà il proprio più fondamento di vita, intesa nel senso più lato. E nella libertà ogni "uomo" (o gruppo di uomini) si realizza, raggiungendo le più alte vette e venendo ricompensato per questo. In questo c'è l'anima del liberale, un'anima che, al giorno d'oggi, non viene rispecchiata da nessuno schieramento in Italia. Di certo non nel PdL, che è più un coacervo di correnti che preferiscono che non ci sia la sinistra a comandare (cosa che, in effetti, non è in grado di fare). C'è solo qualcuno veramente liberale: penso, ad esempio, a Della Vedova, e pochi altri. E poi c'è la sinistra, che si è resa conto che, tutto sommato, anche essere un po' liberale non è male. Perché, si sa, a sinistra è molto chic avere un'altra linea di pensiero che cozza con tutto il resto... Sono di destra perché prima di sentire gli altri, *chiunque* altro, metto in moto il mio cervello e penso. Non voglio influenze, non voglio che gli altri pensino per me. Voglio qualcosa di mio, in ogni cosa che faccio. E poi, se voglio, se c'è qualcosa di buono, lo condivido. Ma solo se gli altri lo accettano, altrimenti non ho tempo da perdere. E queste non sono chiacchiere, ma è una cosa che applico e difendo ogni giorno, soprattutto in questa terra dove c'è sempre e solo un modo di pensare, che viene esternato insieme al "buongiorno" che si dà al bar, quasi come se fosse scontato. Ed il pensiero unico si diffonde... Io mi tappo le orecchie e le informazioni me le cerco da solo. Non è banale, pensateci. Fa male, essere di destra oggi. Fa male perché non si sa dove sbattere la testa, ed è meglio una ferita in capo che nel cuore. Berlusconi? Non è di destra. È un "moderato", forse sì, perché è un termine che riunisce un po' tutto ciò che non è estremista. È un pragmatico, ma poi bisogna vedere qual è il suo obiettivo pragmatico... perché non sempre è condivisibile. E allora che vota, uno di destra? Storace? Uno ancorato ai tempi di Almirante? Forza Nuova? Per favore, siamo seri. La Lega? Se fossi più cinico... ma sono abbastanza di destra da dire che un calabrese è mio conterraneo così come un aostano. Ed anche se non lo fossi, manca una vera base ideologica alla Lega per discostarla da quel che è ora, cioè poco più di un partito populista che racchiude il malumore della gente e vuole che qualcuno gli sistemi le cose. Ah, alcuni di loro lo fanno. Ma non funziona per uno Stato. Penso che più in generale una vera destra con la giusta mescolanza sociale e liberale non ci sia da nessuna parte al mondo. E allora, da machiavellico, piuttosto che lasciare che decidano gli altri, preferisco votare ciò che ritengo possa fare meglio degli altri. Né più, né meno.
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#8 |
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Iscritto dal: Feb 2007
Città: Romagna ma col cuore in Toscana, e spero nel prossimo futuro in Spagna
Messaggi: 361
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Secondo me è proprio la domanda a essere sbagliata, destra e sinistra di per se sono coordinate politiche solo all'interno di un contesto politico di una determinata nazione, aldilà del "focus" nazionale, destra e sinistra sono solo collocazioni spaziali all'interno del parlamento di una repubblica democratica
Ad esempio da noi in Italia in generale si può dire che la destra è conservatrice e la sinistra e progressista (Ovviamente, non nel senso con cui lo intende Shambler Possiamo dire che al centro ci stanno i riformisti e al estremo i rivoluzionari (il che non è affatto scontato, pensate ad esempio al Libertarian Party americano, sicuramente un partito estremista, ma non rivoluzionario) Però c'è anche da considerare che praticamente la politica Italiana è costruita attorno ad un personaggio come Berlusconi che di politico a ben poco, le sue capacità sono principalmente di imbonitore e cabarettista, infatti lo dimostra il fatto che lui e tutti i suoi sostenitori sono accomunati solo dal culto della personalità e da una certa vena di anticomunismo (E comunque comunista inteso solo come archetipo del male assoluto, non come teoria politica, visto che lo stesso Tremonti per dire ha fatto proposte degne del miglior comunista) Ed allo stesso modo se a sinistra nel nostro parlamento siede gente così radicalmente diversa come cattolici, comunisti e radicali non c'è da stupirsene
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#9 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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Mi spieghi dove accidenti vedi i riferimenti alla destra anni 60? Ti pare che una destra "del manganello" si metta a difendere stefano cucchi? Ti pare che sia un'esclusiva della destra anni 60 il rispetto per le istituzioni, magistratura compresa? La battaglia che Berlusconi sta combattendo con le procure tutto è tranne che un tema da destra liberali, è uno scontro istituzionale al di fuori di qualsiasi inquadramento politico. E dove mai sarebbe il contrasto sulle liberalizzazioni? Non vorrai mica sostenere che la politica economica di Tremonti è liberalista? Non mi pare proprio. Qua non siamo negli USA, il più liberista dei nostri politici lo puoi collocare a livello di un democratico americano... tra USA e europa su questi temi c'è un abisso. |
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#10 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
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Destra e sinistra sono concetti relativi, non delle ideologie politiche. Le ideologie politiche significative degli ultimi due secoli sono due: liberalismo e socialismo. La maggior parte dei partiti, nell'Europa occidentale, sono d'impronta liberale. Poi questo liberalismo è declinato in modi diversi. E ciascuno dice di essere un “vero” liberale, ed espunge gli altri. |
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#11 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2004
Città: Livorno
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Se ne potrebbe parlare molto, molto a lungo...
Nel caso specifico, la cosa affonda di più nella "destra sociale" di memoria storica, ma direi che gli intrecci comuni col socialismo non si possono definire trascurabili. Senza andare a rivangare il passato socialista di Mussolini, s'intende.
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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In realtà una rappresentazione corretta dovrebbe per lo meno essere bidimensionale e suddividere la visione economica da quella dei diritti individuali, questo perché i due aspetti non sono necessariamente correlati tra loro. A questo poi potremmo aggiungere un terzo piano, che riguarda sostanzialmente quanto uno stato deve imporsi in generale limitando con delle regole l'iniziativa individuale. Un esempio concreto può essere la visione ecologista che non rientra direttamente ne nei temi economici ne nelle libertà individuali. In tutto questo è difficile dire cosa può connaturare una posizione di destra e cosa una di sinistra, i verdi per dire sono nati a sinistra ma avrebbero potuto avere un collocamento anche a destra. I radicali che hanno fatto battaglie sulle libertà per 50 anni sono stati per un decennio a destra per poi approdare a sinistra. Le posizioni clericali sono in generale diffuse sia a destra che a sinistra. |
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#14 | |
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Iscritto dal: Feb 2007
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Per quanto riguarda l'ecologismo, io spontaneamente lo considererei una tematica di stampo "collettivista" O almeno la vedo dura che una forza politica di stampo individualista possa portare avanti tematiche ecologiste E poi vero che i cattolici sono equamente distribuiti sia a sinistra che a destra, ma nei due poli trovano casa visioni del cristianesimo e posizioni teologiche per differenti, di cui anche qua sul forum abbiamo lampanti esempi
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#15 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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Un ecologista può benissimo essere a favore di aborto ed eutanasia. Un capitalista può essere contro l'aborto Uno statalista può infischiarsene dell'ambiente Green economy e capitalismo non sono in contraddizione tra loro Ma possiamo aprire un altro fronte e guardare al campo dei diritti d'autore e delle proprietà intellettuali in genere come le collochiamo? Da un lato c'è la difesa della proprietà privata dall'altro la limitazione delle libertà individuali, mette in contraddizione liberismo con liberalismo. Il concetto di federalismo su cui spinge la lega lo puoi vedere come una forma di opposizione allo statalismo per certi aspetti ma non è certo un principio liberale. Ricollocare tutti questi temi su una linea destra-sinistra... la vedo dura. O meglio, è un esercizio inutile |
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