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Old 15-01-2009, 09:54   #1
Fides Brasier
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Il crack della sanita' in USA

uh come funziona bene la sanita' privata

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tm...asp?ID_blog=43

Quote:
15/1/2009 - SI ALLARGA LO TSUNAMI ECONOMICO
Il crac della sanità
oscura l'Obama day


Ospedali in bancarotta e pazienti allo sbando
CORRISPONDENTE DA NEW YORK
A cinque giorni dall'inaugurazione di Barack Obama i festeggiamenti in preparazione a Washington si sovrappongono ad una crisi economica che investe gli ospedali: se il designer californiano Michael Smith, noto per aver arredato le case di divi di Hollywood come Dustin Hoffman e Michelle Pfeiffer, è all’opera per rimodellare la East Wing sui desideri della First Lady entrante, Michelle, il ministro della Sanità in pectore, Tom Daschle, è alle prese con l’emergenza causata dalla moltiplicazione delle bancarotte ospedaliere con ricadute a pioggia, dai pazienti messi in strada a dottori e infermieri senza più un lavoro.

Nella prima audizione di fronte alla Commissione Sanità del Senato, presieduta da Ted Kennedy, Daschle ha lanciato l’allarme sulle gravi conseguenze della recessione sottolineando come «chi perde il lavoro resta anche senza assicurazione sanitaria» andando incontro ad una «bancarotta personale» che oltre a rischiare di fargli perdere la casa pignorata gli impedisce di curarsi.

Si tratta di un fenomeno dalle dimensioni massicce: un rapporto del «Center for American Progress», il centro studi-laboratorio del nuovo governo, spiega che negli ultimi cinque anni il numero dei lavoratori coperti da assicurazione sanitaria è diminuito dal 62 al 59 per cento del totale e il calo negli ultimi mesi si è accelerato a causa dell’1,5 milioni di americani rimasti senza occupazione. E’ questa la genesi della bancarotta di ospedali che soffrono le conseguenze economiche della diminuzione dei pazienti, oramai impossibilitati a pagare per le cure necessarie.

La California è fra gli Stati più colpiti. Al «Cedars-Sinai Medical Center» di Los Angeles, al «Tri-City Medical Center» di Oceanside, al «NorthBay Hospital» di Vaca Valley come nel «NorthBay Healthcare», nel Nord dello Stato, la bancarotta è in arrivo perché i margini di profitto vengono azzerati dalla brusca diminuzione dei pazienti assicurati, sommandosi in alcuni casi alle difficoltà finanziarie provocate dal crollo di Wall Street che hanno fatto diminuire il volume delle donazioni private.

Il «NorthBay Healthcare», oberato da 15 milioni di passivo, è stato obbligato a chiudere l’ospedale pediatrico mettendo alla porta, secondo il «Los Angeles Times», oltre cento bambini. Sulla Costa Atlantica la situazione è molto simile: a Bangor, in Maine, il «Blue Memorial Hill» tenta di sopravvivere tagliando gli stipendi ai dipendenti mentre il «Patrick County Memorial Hospital» della Virginia ha esaurito anche questa opzione, passando a licenziare metà dei dipendenti. In North Carolina il «Sashta Regional Medical Center» ha portato i libri in tribunale chiedendo la bancarotta nell’impossibilità di saldare oltre 60 milioni di affitto arretrato con il proprietario dello stabile, che sta già cercando un altro inquilino, e in Georgia il «Southwest Atlanta Hospital», per evitare la stessa sorte, ha chiuso da un giorno all’altro l’intero reparto del pronto soccorso per «assenza di fondi». Vi sono poi alcuni Stati, come quello di New York, dove è l’indebitamento pubblico a trascinare verso la bancarotta: due ospedali privati di Queens, il «St John’s» e il «Mary Immaculate», non sono più in grado di far quadrare i conti a causa dell’inattesa sospensione dell’erogazione dei fondi pubblici sui quali si basavano da anni.

Ciò che accomuna i casi del Queens, del Maine e della Virginia, come situazioni simili i New Jersey, è la velocità con cui si arriva a parlare di bancarotta e questo dipende dal fatto che il margine di profitto della maggioranza degli ospedali negli Stati Uniti è assai ristretto, appena l’1 per cento. Le conseguenze sono registrate dalle antenne locali del «Center for American Progress»: malati in casa senza cure, dottori e infermieri licenziati, intere comunità private di strutture ospedaliere.

«La crisi stava covando da un po’ di tempo ma la recessione ha provocato una rapida escalation» spiega Rose Ann DeMoro, direttrice dell’Associazione delle infermiere della California. Tenendo presente che negli ospedali lavorano 4,7 milioni di persone - quasi il doppio dei dipendenti dell’industria automobilistica - lo scenario di un collasso del settore paventa il rischio un terremoto economico. Senza contare le ripercussioni sulle aziende che producono apparecchiature scientifiche e materiale ospedaliero. Come ammonisce il «Seattle Post-Intelligence» in un editoriale: «Obama e Daschle nel 2009 hanno ottimi e condivisibili propositi ma devono fare qualcosa di più che parlare di riforma sanitaria, le lancette corrono veloci».
__________________
E' il tuo sguardo che mi fa capire cosa mi puoi fare E le tue labbra accese e accattivanti mi fanno barcollare e l'adrenalina sale! Vorrei un altro pianeta disperso per noi due è solo un modo per dirti cosa ti farei!! E' il tuo odore che mi fa impazzire ho questa strana voglia di renderti il mio cibo Ma non temere sono solo un tipo strano che vuole la tua carne in preda all'essere animale Vorrei un altro pianeta disperso per noi due e come un tuono nel cielo sparire come Dei..
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Old 15-01-2009, 10:02   #2
Gemma
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Io credo sinceramente che la bancarotta degli ospedali non corrisponda affatto ad una perdita delle società di assicurazione.
Come dire: gli ospedali stanno fallendo, ma le società assicurative per nulla.

Spaventoso pensare che quasi metà della popolazione non goda di una copertura sanitaria

Ah, ma già: come diceva qualcuno "sono cazzi tuoi se non puoi pagare per curarti, ci pensavi prima".
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Old 15-01-2009, 10:07   #3
Fides Brasier
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Come dire: gli ospedali stanno fallendo, ma le società assicurative per nulla.
uh guarda, le assicurazioni non falliscono mai. anche qualora vedessero arrivare meno polizze a causa della crisi, a loro basta una stretta ai parametri per l'erogazione dei rimborsi e i loro utili sono salvi. le persone no, ma da che mondo e' mondo ogni divinita' ha bisogno dei suoi sacrifici, e il dio denaro non e' da meno
__________________
E' il tuo sguardo che mi fa capire cosa mi puoi fare E le tue labbra accese e accattivanti mi fanno barcollare e l'adrenalina sale! Vorrei un altro pianeta disperso per noi due è solo un modo per dirti cosa ti farei!! E' il tuo odore che mi fa impazzire ho questa strana voglia di renderti il mio cibo Ma non temere sono solo un tipo strano che vuole la tua carne in preda all'essere animale Vorrei un altro pianeta disperso per noi due e come un tuono nel cielo sparire come Dei..
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Old 15-01-2009, 10:11   #4
lowenz
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Come bene insegna Bioshock l'organizzazione liberista pura e dura (Rapture) è una catena (la Grande Catena).....salta un anello e salta tutto
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Old 15-01-2009, 10:12   #5
Gemma
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Originariamente inviato da Fides Brasier Guarda i messaggi
uh guarda, le assicurazioni non falliscono mai. anche qualora vedessero arrivare meno polizze a causa della crisi, a loro basta una stretta ai parametri per l'erogazione dei rimborsi e i loro utili sono salvi. le persone no, ma da che mondo e' mondo ogni divinita' ha bisogno dei suoi sacrifici, e il dio denaro non e' da meno
e infatti credo che sia proprio la stretta sui rimborsi all'origine del problema finanziario degli ospedali.

Rimango del parere che lucrare sulla salute è uno dei più bassi livelli a cui l'essere umano possa scendere.
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Old 15-01-2009, 10:13   #6
cocis
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uh come funziona bene la sanita' privata

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berlusconi ha detto di voler trasformare tutti gli ospedali italiani in privati .. :asd.
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Old 15-01-2009, 10:23   #7
gbhu
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Credo che la faccenda sia più complessa di quanto appaia.
E' vero infatti che l'idea di una sanità totalmente pubblica e "gratis" per tutti è molto bella, ma i costi sono devastanti. Basta vedere i bilanci delle nostre regioni, molte in deficit per la sanità.
Come tutte le cose, il dare qualcosa a tutti funziona bene se tutti contribuiscono e si comportano onestamente.
Infatti non è tanto carino che uno che lavora e paga le tasse se ha bisogno di un esame debba mettersi in coda dietro a chi non fa un tubo e passa le giornate al bar a giocare a carte (e ha tanto tempo libero per andare dal medico anche ogni due giorni a farsi prescrivere qualche esamuccio, magari gratis). Per non parlare degli evasori fiscali che risultano poveri dal punto di vista dell'assistenza sanitaria e vanno in giro coi fuoristrada.
E non è neanche tanto carino che uno che conduce una vita sana debba pagare lo stesso contributo alla sanità di uno obeso e fumatore (la rata di un'assicurazione terrebbe conto di tali fattori e il fumatore giustamente pagherebbe di più).
Insomma credo che nel mondo che verrà si dovrà trovare un giusto equilibrio che possa garantire un'assistenza adeguata a tutti ma anche un servizio sanitario efficiente e non legato solo ad un fattore di casualità.
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Old 15-01-2009, 10:26   #8
Fides Brasier
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Rimango del parere che lucrare sulla salute è uno dei più bassi livelli a cui l'essere umano possa scendere.
puo' anche darsi che sia il livello piu' basso, ma se si e' raggiunto quel livello e' solo perche' si e' imboccata una scala in cui ognuno dei gradini era un lucrare su qualcosa. si lucra sulla salute, sulla religione, sul bisogno di sicurezza, sulla necessita' di lavorare. tutto e' subordinato ai soldi, e pare che a tutti vada bene cosi'.
avremo modo di divertirci quando in italia gli ospedali rifiuteranno le cure a chi non potra' pagarsele, perche' (spero sempre di sbagliarmi...) si arrivera' a questo.
eh ma l'importante e' tagliare le spese
che poi questo significhi che "quelle" spese le paga il cittadino di tasca sua, secondo me molta gente non l'ha ancora compreso a fondo
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E' il tuo sguardo che mi fa capire cosa mi puoi fare E le tue labbra accese e accattivanti mi fanno barcollare e l'adrenalina sale! Vorrei un altro pianeta disperso per noi due è solo un modo per dirti cosa ti farei!! E' il tuo odore che mi fa impazzire ho questa strana voglia di renderti il mio cibo Ma non temere sono solo un tipo strano che vuole la tua carne in preda all'essere animale Vorrei un altro pianeta disperso per noi due e come un tuono nel cielo sparire come Dei..
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Old 15-01-2009, 10:31   #9
Doraneko
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Credo che la faccenda sia più complessa di quanto appaia.
E' vero infatti che l'idea di una sanità totalmente pubblica e "gratis" per tutti è molto bella, ma i costi sono devastanti. Basta vedere i bilanci delle nostre regioni, molte in deficit per la sanità.
Come tutte le cose, il dare qualcosa a tutti funziona bene se tutti contribuiscono e si comportano onestamente.
Infatti non è tanto carino che uno che lavora e paga le tasse se ha bisogno di un esame debba mettersi in coda dietro a chi non fa un tubo e passa le giornate al bar a giocare a carte (e ha tanto tempo libero per andare dal medico anche ogni due giorni a farsi prescrivere qualche esamuccio, magari gratis). Per non parlare degli evasori fiscali che risultano poveri dal punto di vista dell'assistenza sanitaria e vanno in giro coi fuoristrada.
E non è neanche tanto carino che uno che conduce una vita sana debba pagare lo stesso contributo alla sanità di uno obeso e fumatore (la rata di un'assicurazione terrebbe conto di tali fattori e il fumatore giustamente pagherebbe di più).
Insomma credo che nel mondo che verrà si dovrà trovare un giusto equilibrio che possa garantire un'assistenza adeguata a tutti ma anche un servizio sanitario efficiente e non legato solo ad un fattore di casualità.
Son d'accordo.
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Old 15-01-2009, 10:49   #10
tdi150cv
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Old 15-01-2009, 10:49   #11
Gemma
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Credo che la faccenda sia più complessa di quanto appaia.
E' vero infatti che l'idea di una sanità totalmente pubblica e "gratis" per tutti è molto bella, ma i costi sono devastanti. Basta vedere i bilanci delle nostre regioni, molte in deficit per la sanità.
Come tutte le cose, il dare qualcosa a tutti funziona bene se tutti contribuiscono e si comportano onestamente.
Infatti non è tanto carino che uno che lavora e paga le tasse se ha bisogno di un esame debba mettersi in coda dietro a chi non fa un tubo e passa le giornate al bar a giocare a carte (e ha tanto tempo libero per andare dal medico anche ogni due giorni a farsi prescrivere qualche esamuccio, magari gratis). Per non parlare degli evasori fiscali che risultano poveri dal punto di vista dell'assistenza sanitaria e vanno in giro coi fuoristrada.
E non è neanche tanto carino che uno che conduce una vita sana debba pagare lo stesso contributo alla sanità di uno obeso e fumatore (la rata di un'assicurazione terrebbe conto di tali fattori e il fumatore giustamente pagherebbe di più).
Insomma credo che nel mondo che verrà si dovrà trovare un giusto equilibrio che possa garantire un'assistenza adeguata a tutti ma anche un servizio sanitario efficiente e non legato solo ad un fattore di casualità.
non sono d'accordo.
I nostri bilanci sono in rosso non già per la pura spesa sanitaria, ma, purtroppo, per l'ingente salasso perpetrato da coloro che approfittano delle posizioni che ricoprono per lucrare ulteriormente su un sistema dal quale pensano di poter attingere a piene mani (tanto è pubblico, i controlli sono pochi e quindi...).
Questo diventa più evidente ogni volta che esce un nuovo scandalo sul modello di "villa Celeste del professor Guido Tersulli".
Non è il sistema in senso concettuale che non funziona, è la testa della gente che è bacata.
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Old 15-01-2009, 10:50   #12
Gemma
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il link di cosa?

l'articolo riporta:
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il numero dei lavoratori coperti da assicurazione sanitaria è diminuito dal 62 al 59 per cento del totale
ho male interpretato?

se vuoi la fonte chiedila all'autore dell'articolo
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Old 15-01-2009, 10:56   #13
Kivron
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Credo che la faccenda sia più complessa di quanto appaia.
E' vero infatti che l'idea di una sanità totalmente pubblica e "gratis" per tutti è molto bella, ma i costi sono devastanti. Basta vedere i bilanci delle nostre regioni, molte in deficit per la sanità.
Come tutte le cose, il dare qualcosa a tutti funziona bene se tutti contribuiscono e si comportano onestamente.
Infatti non è tanto carino che uno che lavora e paga le tasse se ha bisogno di un esame debba mettersi in coda dietro a chi non fa un tubo e passa le giornate al bar a giocare a carte (e ha tanto tempo libero per andare dal medico anche ogni due giorni a farsi prescrivere qualche esamuccio, magari gratis). Per non parlare degli evasori fiscali che risultano poveri dal punto di vista dell'assistenza sanitaria e vanno in giro coi fuoristrada.
E non è neanche tanto carino che uno che conduce una vita sana debba pagare lo stesso contributo alla sanità di uno obeso e fumatore (la rata di un'assicurazione terrebbe conto di tali fattori e il fumatore giustamente pagherebbe di più).
Insomma credo che nel mondo che verrà si dovrà trovare un giusto equilibrio che possa garantire un'assistenza adeguata a tutti ma anche un servizio sanitario efficiente e non legato solo ad un fattore di casualità.
Ottima analisi. Concordo.
__________________
Cazzata sul Wii|Differenze:e |WII ARE THE WIINNER
“Nel resoconto di un avvenimento,non far sentire al lettore l’opinione che te ne sei fatto.Che te ne sia fatta qualcuna,è inevitabile;chi lo nega o è un imbecille o è un bugiardo.Ma non si può ne deve imporla al lettore;bisogna lasciargliela suggerire dai fatti secondo il modo in cui gli si raccontano.I fatti vanno raccontati tutti;chi ne censura qualcuno è un disonesto che come tale prima o poi viene smascherato”(Indro Montanelli)
Kivron è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 15-01-2009, 10:59   #14
tdi150cv
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il link di cosa?

l'articolo riporta:

ho male interpretato?

se vuoi la fonte chiedila all'autore dell'articolo

azz non avevo visto il dato riportato dall'articolo che detto tra me e te a mio avviso e' una cazzata immane !
tdi150cv è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 15-01-2009, 11:00   #15
gbhu
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berlusconi ha detto di voler trasformare tutti gli ospedali italiani in privati .. :asd.
Non è questo il punto. Stai cadendo nel solito tranello della diatriba "pubblico contro privato" che contraddistingue il nostro paese per pura inesperienza.
Il punto non è che l'ospedale sia pubblico o privato, ma chi paga il servizio sanitario.
Cioè il sistema può essere fatto in modo (e mi pare che in Lombardia sia in gran parte così) che un ospedale sia gestito privatamente, cioè come un'azienda, non dallo stato, e che però le cure per i cittadini siano pagate all'ospedale dal servizio sanitario nazionale.
La differenza è che se l'ospedale privato è gestito male fallisce (perché la gente non ci va a farsi curare e ne sceglie un altro), mentre quello pubblico no perché tanto paga pantalone qualunque cosa accada.
In sostanza l'ideale è, ma questo in generale, non solo per la sanità, un servizio gestito da privati in concorrenza, con uno stato che attentamente valuta la qualità dei servizi togliendo la "licenza" agli incapaci e favorendo le imprese che meglio forniscono il servizio al cittadino.
Ovviamente siamo ancora lontani da questo panorama economico ideale, ma l'idea "pubblico=buono, privato=cattivo" è preconcetta, come pure l'idea opposta.
gbhu è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 15-01-2009, 11:05   #16
Fides Brasier
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l

http://www.careonline.it/2005/3_05/pdf/libreria_1_2.pdf

La Sanità americana:
grande business
e cattiva medicina

L’analisi sullo stato della Sanità americana è
spietata. La Sanità americana – scrivono Donald
L. Barlett e James B. Steele in Critical
condition: how health care in America
became big business & bad medicine (Doubleday,
New York, 2004) – è diventata una lotteria.
Se lavori per una grande impresa che ti
concede generosi benefici, tu vinci; se lavori
per una piccola compagnia o se sei un lavoratore
autonomo, tu perdi
. Perdono sicuramente
i quarantaquattro milioni di cittadini americani
che non sono protetti da alcuna forma assicurativa
perché non si possono permettere di pagare
il premio o perché il loro rischio è così
alto che nessuno li assicura. Loro sono quelli
che non cercano aiuto a meno che non siano
moribondi, che ritardano un test o un intervento
chirurgico finché la loro condizione non
diventa acuta, o che – a causa della vergogna
di non essere in grado di pagare – rinunciano
a un trattamento finché è
troppo tardi. Di questi, 18.000
muoiono ogni anno. Oltre i
quarantaquattro milioni, altre
decine di milioni sono sottoassicurati,
godendo solo di
una copertura marginale: di
fronte a una malattia grave o
a un serio infortunio vengono
spazzati via. Oltre a questi, altre
decine di milioni rischiano
di perdere tutti i loro risparmi
o di finire in bancarotta se
loro o un loro familiare si ammala di una patologia
cronica o disabilitante.

Il libro di Barlett e Steele ha il ritmo incalzante
dell’inchiesta giornalistica, con una grande
mole di documentazione che mette impietosamente
a nudo difetti e misfatti della Sanità
americana. Ma il vero pregio del lavoro dei due
giornalisti – entrambi premi Pulitzer – è quello
di scavare alla ricerca delle cause della “critical
condition” e di far capire ai lettori come e perché
si è arrivati a tutto questo.


Fino agli inizi degli anni ’80 il sistema sanitario
americano era un gigante buono e costoso: gli
anziani e i poveri (parte di essi) erano assistiti
dai programmi pubblici, Medicare e Medicaid, i
lavoratori dipendenti ricevevano nella grandissima
maggioranza il benefit assicurativo da
parte dei loro datori di lavoro, i professionisti
e i lavoratori autonomi si assicuravano privatamente.
Esisteva una quota di non assicurati,
ma non mancavano le reti di protezione, rappresentate
da ospedali pubblici e non profit,
istituzioni accademiche, centri di assistenza
comunitaria, che mitigavano gli effetti di un sistema
tutt’altro che universalistico e solidale.
Lo scenario è drammaticamente mutato dalla
prima metà degli anni ’80, quando nell’intento
(o con il pretesto) di contenere una spesa in
continua crescita sono state iniettate all’interno
del sistema poderose dosi di mercato. Inizia
in quegli anni l’era di Reagan e del liberismo
senza freni e sistema assicurativo sanitario e
sistema ospedaliero rapidamente si adeguano:
il massimo profitto diventa la mission delle organizzazioni
sanitarie
. Il loro ingresso in borsa
viene salutato con grande entusiasmo dagli investitori:
“Le HMOs sono uno dei più caldi, se
non i più caldi, titoli a Wall Street”, commentava,
euforico, uno dei più noti consulenti finanziari.
Massimo profitto da ottenere con mezzi
leciti e meno leciti. Riducendo i costi e limitando
l’autonomia dei professionisti e la libertà di
scelta dei pazienti.
Ma non solo. Un intero capitolo
– intitolato appunto “Wall Street Medicine”
– è dedicato alle perversioni del profitto
in Sanità. Tra queste si narra la storia della nascita
di una delle più importanti catene di
ospedali privati for-profit, la “Tenet Healthcare”.
Nell’arco di un decennio il suo amministratore
Jeffrey C. Barbakow riuscì ad acquisire
ben 111 ospedali, tra cui anche uno dei più noti
centri cardiochirurgici della Florida, il Palm
Beach Gardens Medical Center. Questo ospedale,
come altri, fu oggetto di una drastica
cura “dimagrante” in termini di risorse e di
spese. Nel 2000 in quell’ospedale si verificò un
caso di gravissima infezione operatoria che
consentì di portare alla luce altri 100 casi similari
di pazienti cardiaci che avevano contratto
un’infezione stafilococcica a causa delle pessime
condizioni igieniche delle sale chirurgiche.
Ma il mercato ha almeno consentito di ridurre i
costi della Sanità americana? Nel 1984, quando
iniziò la cura liberista della Sanità americana,
la quota del PIL dedicata alla Sanità era del
10,5%; dopo venti anni tale percentuale è salita
al 15,3%. “Una percentuale di gran lunga superiore
– concludono Barlett e Steele – rispetto a
quella che Germania, Francia, Giappone, Italia,
Canada e altri paesi sviluppati spendono per
assicurare tutti i loro cittadini. In questi Paesi
con copertura universale nessuno esita a ricorrere
alle cure se sta male. Nessuno perde la
propria casa. Nessuno va in bancarotta”.

Gavino Maciocco
Dipartimento di Sanità Pubblica, Università di Firenze


National Health Service:
una meravigliosa opportunità
(di guadagno)
Incominci a pagare il parcheggio
(sempre più caro)
e la TV e le telefonate..: costi
così sembrano ovvi, ma sono
solo la punta di un enorme
iceberg che sta affidando
sempre più servizi e prestazioni
a privati (o a meccanismi
di tipo privatistico), sta
abbassando il livello retributivo
degli operatori meno
qualificati, raramente migliorando
la qualità e, soprattutto,
per quanto riguarda la salute, sta portando
sempre più prestazioni fuori dal sistema sanitario
pubblico. E nessuno sa quanto denaro del
sistema sanitario nazionale sia deviato dalla
cura clinica nelle tasche del settore privato... Il
tutto in un quadro animato da grandi compagnie
internazionali con scopi di profitto nell’erogazione
di prestazioni sanitarie.
Questo scenario descritto da Allyson M Pollock
(professor of Health Policy and Health Services
Research all’University College London) in
NHS plc: the privatisation of our health
care (Verso 2004, Londra) per il National
Health Service (NHS) appare molto pertinente
CARE 3, 2005
30
In libreria
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Ultima modifica di Fides Brasier : 15-01-2009 alle 11:07.
Fides Brasier è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 15-01-2009, 11:07   #17
tdi150cv
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l'articolo riporta:

ho male interpretato?

se vuoi la fonte chiedila all'autore dell'articolo

come volevasi dimostrare ...
http://it.health.yahoo.net/p_news.asp?id=4813

si parla che nel 2013 saranno 56.000.000 di persone senza copertura assicurativa che a spanne io conto essere un 18 - 20 % massimo.

E NEL 2013 , adesso forse sara' un 15 % se va male quindi ...

Ora capisco stracciarsi le vesti per una questione che sembra inumana , e possiamo anche farlo , ma il quadro presentato da questo giornalista e' qualcosa di assurdo e lontano dalla realta'.
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Old 15-01-2009, 11:08   #18
tdi150cv
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http://www.careonline.it/2005/3_05/pdf/libreria_1_2.pdf

La Sanità americana:
grande business
e cattiva medicina

L’analisi sullo stato della Sanità americana è
spietata. La Sanità americana – scrivono Donald
L. Barlett e James B. Steele in Critical
condition: how health care in America
became big business & bad medicine (Doubleday,
New York, 2004) – è diventata una lotteria.
Se lavori per una grande impresa che ti
concede generosi benefici, tu vinci; se lavori
per una piccola compagnia o se sei un lavoratore
autonomo, tu perdi
. Perdono sicuramente
i quarantaquattro milioni di cittadini americani
che non sono protetti da alcuna forma assicurativa
perché non si possono permettere di pagare
il premio o perché il loro rischio è così
alto che nessuno li assicura. Loro sono quelli
che non cercano aiuto a meno che non siano
moribondi, che ritardano un test o un intervento
chirurgico finché la loro condizione non
diventa acuta, o che – a causa della vergogna
di non essere in grado di pagare – rinunciano
a un trattamento finché è
troppo tardi. Di questi, 18.000
muoiono ogni anno. Oltre i
quarantaquattro milioni, altre
decine di milioni sono sottoassicurati,
godendo solo di
una copertura marginale: di
fronte a una malattia grave o
a un serio infortunio vengono
spazzati via. Oltre a questi, altre
decine di milioni rischiano
di perdere tutti i loro risparmi
o di finire in bancarotta se
loro o un loro familiare si ammala di una patologia
cronica o disabilitante.

Il libro di Barlett e Steele ha il ritmo incalzante
dell’inchiesta giornalistica, con una grande
mole di documentazione che mette impietosamente
a nudo difetti e misfatti della Sanità
americana. Ma il vero pregio del lavoro dei due
giornalisti – entrambi premi Pulitzer – è quello
di scavare alla ricerca delle cause della “critical
condition” e di far capire ai lettori come e perché
si è arrivati a tutto questo.

CARE 3, 2005
29
LA SANITÀ NEGLI USA E NEL REGNO UNITO
In libreria
Complessità: i sistemi sanitari
tra sostenibilità e globalizzazione
diagnostico-terapeutica
Presso l’Istituto Superiore di Sanità è in corso di svolgimento un ciclo
multidisciplinare di seminari su Salute, scienza e complessità:
un viaggio nei campi del sapere, per riflettere su quali idee
della conoscenza potranno fare riferimento le politiche e i programmi
sanitari nei prossimi decenni. Il seminario del 21 giugno di Gianfranco
Domenighetti, dirigente dei Servizi Sanitari del Canton Ticino e del
WHO Collaborating Centre for Health Policy, Planning and Management
di Bellinzona, si è incentrato sulla complessità dei sistemi sanitari
sempre più alle prese con la forbice di una domanda di salute in continua
crescita e le limitate risorse disponibili.
Domenighetti – un economista sanitario dal “volto umano” – ha presentato,
con l’originalità anticipatrice che gli è propria, una visione
anticonvenzionale dei problemi sul tappeto. La domanda di un “illimitato
benessere” appare incentivata da molti fattori tra cui domina
l’industria della salute (i produttori di tecnologie biomediche) capace
di controllare l’intero sistema sanitario, dalla formulazione delle politiche
attraverso il lobbying nei Parlamenti, fino alla prescrizione di
farmaci e prestazioni in barba ai macroscopici conflitti di interesse.
La conseguente medicalizzazione della società si manifesta nella tendenza
ad utilizzare anche in fase preclinica farmaci e tecnologie sanitarie
per condizioni con rischio infinitesimale, screening vieppiù costosi,
interventi di prevenzione meccanizzati: “la diagnosi precoce
resa possibile dall’ingegneria genetica darà in futuro a tutti l’opportunità
di essere trasformati in malati subito dopo la nascita”. Insomma,
si potrebbe affermare, per paradosso, che i sistemi sanitari creano milioni
di ammalati supplementari e fanno scomparire le persone in
buona salute! Le risorse così drenate vengono sottratte ad interventi
prioritari, mettendo a repentaglio il principio di equità nel finanziamento
dell’assistenza, a danno dei gruppi di popolazione più svantaggiati
e bisognosi.
Quali i possibili rimedi proposti nel corso del seminario?
“Socializzare” la spesa del fondo sanitario perseguendo l’efficacia attraverso
un uso etico dell’EBM (definita come un’utile “seconda opinione”)
e istituendo un fondo “umanitario” per le eccezioni individuali
sulla base di criteri compassionevoli. Promuovere una politica sanitaria
che ricerchi costantemente l’equilibrio tra efficacia, efficienza ed
equità nell’ambito di un inevitabile processo di razionalizzazione/razionamento
nell’erogazione di pacchetti di servizi essenziali. Una politica
sanitaria capace anche di operare un riscatto culturale per ridurre
il consumerismo, deprogrammare la società civile e ricondurre le attese
alla realtà: a ben pensarci, il fattore di rischio più fortemente associato
alla morte è proprio la nascita!
Enrico Materia
Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio
Fino agli inizi degli anni ’80 il sistema sanitario
americano era un gigante buono e costoso: gli
anziani e i poveri (parte di essi) erano assistiti
dai programmi pubblici, Medicare e Medicaid, i
lavoratori dipendenti ricevevano nella grandissima
maggioranza il benefit assicurativo da
parte dei loro datori di lavoro, i professionisti
e i lavoratori autonomi si assicuravano privatamente.
Esisteva una quota di non assicurati,
ma non mancavano le reti di protezione, rappresentate
da ospedali pubblici e non profit,
istituzioni accademiche, centri di assistenza
comunitaria, che mitigavano gli effetti di un sistema
tutt’altro che universalistico e solidale.
Lo scenario è drammaticamente mutato dalla
prima metà degli anni ’80, quando nell’intento
(o con il pretesto) di contenere una spesa in
continua crescita sono state iniettate all’interno
del sistema poderose dosi di mercato. Inizia
in quegli anni l’era di Reagan e del liberismo
senza freni e sistema assicurativo sanitario e
sistema ospedaliero rapidamente si adeguano:
il massimo profitto diventa la mission delle organizzazioni
sanitarie. Il loro ingresso in borsa
viene salutato con grande entusiasmo dagli investitori:
“Le HMOs sono uno dei più caldi, se
non i più caldi, titoli a Wall Street”, commentava,
euforico, uno dei più noti consulenti finanziari.
Massimo profitto da ottenere con mezzi
leciti e meno leciti. Riducendo i costi e limitando
l’autonomia dei professionisti e la libertà di
scelta dei pazienti. Ma non solo. Un intero capitolo
– intitolato appunto “Wall Street Medicine”
– è dedicato alle perversioni del profitto
in Sanità. Tra queste si narra la storia della nascita
di una delle più importanti catene di
ospedali privati for-profit, la “Tenet Healthcare”.
Nell’arco di un decennio il suo amministratore
Jeffrey C. Barbakow riuscì ad acquisire
ben 111 ospedali, tra cui anche uno dei più noti
centri cardiochirurgici della Florida, il Palm
Beach Gardens Medical Center. Questo ospedale,
come altri, fu oggetto di una drastica
cura “dimagrante” in termini di risorse e di
spese. Nel 2000 in quell’ospedale si verificò un
caso di gravissima infezione operatoria che
consentì di portare alla luce altri 100 casi similari
di pazienti cardiaci che avevano contratto
un’infezione stafilococcica a causa delle pessime
condizioni igieniche delle sale chirurgiche.
Ma il mercato ha almeno consentito di ridurre i
costi della Sanità americana? Nel 1984, quando
iniziò la cura liberista della Sanità americana,
la quota del PIL dedicata alla Sanità era del
10,5%; dopo venti anni tale percentuale è salita
al 15,3%. “Una percentuale di gran lunga superiore
– concludono Barlett e Steele – rispetto a
quella che Germania, Francia, Giappone, Italia,
Canada e altri paesi sviluppati spendono per
assicurare tutti i loro cittadini. In questi Paesi
con copertura universale nessuno esita a ricorrere
alle cure se sta male. Nessuno perde la
propria casa. Nessuno va in bancarotta”.
Gavino Maciocco
Dipartimento di Sanità Pubblica, Università di Firenze
National Health Service:
una meravigliosa opportunità
(di guadagno)
Incominci a pagare il parcheggio
(sempre più caro)
e la TV e le telefonate..: costi
così sembrano ovvi, ma sono
solo la punta di un enorme
iceberg che sta affidando
sempre più servizi e prestazioni
a privati (o a meccanismi
di tipo privatistico), sta
abbassando il livello retributivo
degli operatori meno
qualificati, raramente migliorando
la qualità e, soprattutto,
per quanto riguarda la salute, sta portando
sempre più prestazioni fuori dal sistema sanitario
pubblico. E nessuno sa quanto denaro del
sistema sanitario nazionale sia deviato dalla
cura clinica nelle tasche del settore privato... Il
tutto in un quadro animato da grandi compagnie
internazionali con scopi di profitto nell’erogazione
di prestazioni sanitarie.
Questo scenario descritto da Allyson M Pollock
(professor of Health Policy and Health Services
Research all’University College London) in
NHS plc: the privatisation of our health
care (Verso 2004, Londra) per il National
Health Service (NHS) appare molto pertinente
CARE 3, 2005
30
In libreria
mi evidenzi dove viene scritto che il 50% della popolazione non ha copertura sanitaria ? grazie
tdi150cv è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 15-01-2009, 11:09   #19
dave4mame
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uh guarda, le assicurazioni non falliscono mai.
eggià...
il crack di AIG non è mai successo
dave4mame è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 15-01-2009, 11:10   #20
Fides Brasier
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come volevasi dimostrare ...
http://it.health.yahoo.net/p_news.asp?id=4813

si parla che nel 2013 saranno 56.000.000 di persone senza copertura assicurativa che a spanne io conto essere un 18 - 20 % massimo.

E NEL 2013 , adesso forse sara' un 15 % se va male quindi ...

Ora capisco stracciarsi le vesti per una questione che sembra inumana , e possiamo anche farlo , ma il quadro presentato da questo giornalista e' qualcosa di assurdo e lontano dalla realta'.
ma per confutare un articolo scritto con i dati di oggi tu riporti un articolo di quattro anni fa??
__________________
E' il tuo sguardo che mi fa capire cosa mi puoi fare E le tue labbra accese e accattivanti mi fanno barcollare e l'adrenalina sale! Vorrei un altro pianeta disperso per noi due è solo un modo per dirti cosa ti farei!! E' il tuo odore che mi fa impazzire ho questa strana voglia di renderti il mio cibo Ma non temere sono solo un tipo strano che vuole la tua carne in preda all'essere animale Vorrei un altro pianeta disperso per noi due e come un tuono nel cielo sparire come Dei..
Fides Brasier è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
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