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[NEWS] Furto di 13 milioni di euro dal conto corrente del ministero,sotto accusa Ps.I
12.03.2008
Furto di 13 milioni di euro dal conto corrente del ministero, sotto accusa Poste Italiane Frode telematica o scambio di identità? La polemica infuria fortissima e tutti cercano di scaricare su qualcun altro le responsabilità per questa grottesca vicenda che solo oggi è stata resa nota. I protagonisti sono il ministero dell’istruzione, poste italiane, una banca egiziana, alcuni ignoti truffatori ancora in via di identificazione. La pietra dello scandalo sono 13 milioni di euro misteriosamente evaporati da un conto corrente postale acceso dal ministero e destinato al pagamento di alcuni sussidi familiari per i meno abbienti (i cosiddetti bonus famiglie). Il 16 gennaio un funzionario ministeriale si avvede del clamoroso ammanco e sporge immediatamente denuncia. Si sa, far sparire 13 milioni non è come rubare alcune centinaia di euro da un bancomat. Il ministero punta il dito contro le procedure di sicurezza informatica di poste italiane. L’istituto postale si difende dicendo di essere rimasta vittima di uno scambio di identità (come se la cosa fosse poi una difesa, visto che mancano all’appello 13 milioni di euro). Nel silenzio dei media gli investigatori scoprono che dal conto del ministero i soldi sono stati accreditati presso una società finanziaria con sede in Bologna, per poi essere girati ad un’altra società, la Egyptians for Investment and Tourism del Cairo e quindi al conto aperto presso la National Bank. La società bolognese era in realtà una bufala, il suo indirizzo coincideva, infatti, con un net cafe del centro emiliano. Ma il conto egiziano sembra attendibile, infatti dopo pochi giorni vengono prelevati 50mila euro. A quel punto il conto viene congelato dall’interpol. Alcune intercettazioni telefoniche sembrano paventare l’esistenza di un collegamento tra gli usuari del conto ed alcuni emissari di cosche calabresi, i quali si lasciano scappare alcune indiscrezioni sull’operazione. A quel punto il gioco sembra fatto, sul tavolo del ministro della giustizia egiziano è già pronta una rogatoria del governo italiano per chiedere la restituzione dei soldi presenti nel conto, e la notizia viene finalmente lasciata trapelare ai media. Il ministro Fioroni chiede comunque alle Poste di mettere a disposizione i 13 milioni di euro, contestando le procedure di sicurezza. Ad aggiungersi al coro degli accusatori di Poste Italiane si aggiungono anche alcune associazioni di consumatori come Adiconsum che, per voce del segretario Paolo Landi, lanciano strali contro le prassi di (in)sicurezza informatica adottate da Poste. Il furto telematico subito dal ministero dell'Istruzione, nella sua gravità, ha evidenziato come la sicurezza informatica, per usare le stesse parole del ministro Fioroni, delle barriere di controllo e dell'accesso ai conti correnti, sia spesso fallace". Questo il commento di Adiconsum sulla truffa online da più di 13 milioni di euro ai danni del ministero, che a gennaio avrebbe visto sparire la cifra dal suo conto online aperto presso Poste Italiane. Questo furto, secondo Paolo Landi, segretario generale dell'associazione, "deve indurre le banche a rendere più sicuri i conti correnti on line". La logon e la password da sole non bastano. Infatti i conti correnti che hanno, come unico metodo di accesso, la logon e la password, non possono ritenersi sicuri e le Banche che li adottano, non possono poi far cadere la colpa di eventuali ammanchi sul consumatore che, a differenza del Ministero, fa fatica a dimostrare le proprie ragioni. Secondo Adiconsum sono certamente più sicuri i conti con accesso mediante "on time password", legati a dispositivi "fisici" (tipo chiavette) in mancanza dei quali diventa teoricamente impossibile accedere al conto. Pertanto l'associazione invita i consumatori, il cui accesso al conto corrente on-line non è sicuro, a sollecitare le banche ad adeguarsi a tecnologie più sicure. I consumatori devono pretendere l'adeguamento della propria banca a sistemi più sicuri, in caso ciò non accada possono valutare la possibilità di rivolgersi ad altre banche che già adottano sistemi avanzati di sicurezza. A questo punto, pur con le dovute cautele del caso, pur riconoscendo la necessaria presunzione di innocenza, pur dando atto che la vicenda si presta a molteplici angoli visuali e che occorre aver ben dissipato ogni dubbio prima di muovere addebiti precisi verso qualcuno, una considerazione, comunque, si impone. Ed è una considerazione amara: se neanche i 13 milioni del ministero possono dirsi del tutto sicuri, figuriamoci i soldi dei piccoli correntisti. Speriamo vivamente che le indagini portino alla luce l’esistenza di una talpa all’interno dell’istituto di credito e/o del ministero. Ma allo stesso tempo pretendiamo un netto segnale di discontinuità nelle procedure informatiche di sicurezza nella gestione dei conti correnti on line che, sovente putroppo, sono costituite da una semplice sequenza alfanumerica, che rimane sempre la stessa anche per mesi. Ulteriori informazioni: Corriere.it - Help Consumatori Fonte: Anti-Phishing Italia
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