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#1 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Italia
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Lo stato interventista
Il teatrino della politica, offre spettacoli interessanti, a volte ludici, altre volte raccapriccianti, ma una cosa che accomuna tutti i politicanti del globo, sono le promesse in campagna elettorale. Ho smesso di dare importanza ai programmi elettorali, ha più valore la carta igienica della mia toilette. Comunque, preso da uno slancio di ottimismo ho letto il programma di Veltroni e trovo che sia - a parte qualche scontata caduta demagogica - un buon programma di rottura con la storia del pci-pds-ds. Vi sono vari riflessi liberali, dal taglio delle tasse alla riduzione della spesa pubblica, dalle liberalizzazioni, alla modernizzazione dell'Italia. Aspettiamo di vedere quello del Pdl, ma credo che sarà molto simile.
Un programma elettorale non può cancellare le ultime esperienze di governo, a parte qualche rara legge, non abbiamo assistito ad un ridimensionamento dello stato, anzi è cresciuto. La colpa più grave è da imputare al governo Berlusconi, il quale si professa liberale e dovrebbe avere a cuore certi temi. Ma finchè si proporrà all'economia un socialista neo-protezionista colbertista come Tremonti, alleanze stataliste e interessi contingenti che poco si sposano con il libero mercato i risultati saranno scarsi. Qualche riforma abbozzata dal 2001 al 2006, ma senza il necessario coraggio. Molte occasioni perse per la strada, in parte dovute alla non facile situazione internazionale e del tessuto produttivo italiano. Nell'attesa dell'attuazione del programma, vi propongo una critica alle politiche interventiste, prendendo in esame un'economista senza dubbio preparato, intelligente e acuto, ma che ha ispirato molte delle politiche goverrnative: Keynes. http://brunoleonimedia.servingfreedo...28_Ebeling.pdf In sintesi vi riporto un paio di stralci interessanti nei quali si fa riferimento alla Teoria Generale (1936) l'opera che più di tutti ha ispirato statisti, burocrati e boiardi di stato nel gestire potere e ricchezze prodotte da altri per fini collettivi. Nella stragrande maggioranza dei casi - come dimostrava Hayek nel " I fallimenti dello Stato interventista" - generando risultati imprevisti, non pianificati e negativi per la libera iniziativa e per la libertà degli individui di scambiarsi beni e servizi. Con quest'opera, Keynes "offrì un fondamento all’attività da sempre preferita dai governi: spendere denaro e favorire interessi particolari" Nel farlo, Keynes contribuì a minare tre dei più fondamentali elementi istituzionali dell’economia di mercato: il gold standard, il pareggio di bilancio e l’apertura dei mercati competitivi. Al loro posto, Keynes ci ha lasciato in eredità l’inflazione conseguente all’emissione di carta-moneta, le politiche pubbliche basate sul deficit e un maggiore intervento politico da un capo all’altro del mercato. Altri autori, prima e dopo Keynes giustificano un radicale intervento dello stato (e quindi di economisti, burocrati e amici degli amici vicino ai gangli del potere) per imbrigliare quell'autotreno impazzito del libero mercato. Ma la sua critica sovrasta le altre, non fosse altro per l'impegno e l'abilità - spesso facendo leva sulle ingiustizie e le ineguaglianze del mercato - con la quale ha argomentato la Teoria Generale. Vi è la presunzione di bloccare il libero scambio tra gli individui, giustificandolo con il populismo della giustizia sociale, del bene comune, della collettività. Ma chi ha le conoscenze tali per neutralizzare gli effetti negativi degli interventi predatori e regolamentativi? Che domande, lo stato interventista e le sue varie diramazioni. (boom) Il presupposto della spesa pubblica e delle politiche in deficit sarebbe quello di favorire i momenti di crisi e i disequilibri del mercato, quando au contrarie si scambiando le cause con gli effetti. Perchè ciò che si vede sono gli interventi pubblici, ma ciò che non si vede - come scrisse Bastiat in un famoso libro - sono le conseguenze impreviste di tali politiche. La risultanza sono debiti pubblici elevatissimi che pesano come macigni sui cittadini. Sono debiti contratti dai nostri politicanti ed economisti da strapazzo che gravano sui cittadini, senza che i responsabili abbiano mai pagato le conseguenze. In una impresa privata, sarebbe inconcepibile che un manager lavorasse in questo modo; sarebbe licenziato dopo la stesura del bilancio. I politici possono farlo, tanto hanno uno stock da cui attingere: le nostre tasche. Con questo non si vuole negare che in taluni casi non sia necessaria la presenza dello stato - non fosse altro per vigilare sui contratti, sugli scambi senza coercizione, sulle minacce esterne, e sui disordini interni - gli assolutismi sono contro la mia idea della vita e della società, si vuole solamente indicare la luna e non il dito. Le politiche stataliste, pur se a volte vengono attuate in buona fede, hanno dei risvolti perniciosi che non possono essere eliminati.
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#2 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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La teoria di Keynes non si limita a consigliare il deficit spending ma dovrebbe concretizzarsi (se fosse ben applicata) in una politica anticiclica.
Il punto quindi non è la teoria sbagliata (può essere giusta o sbagliata come molte altre teorie) ma la sua difficile applicabilità per ragioni di consenso politico. Comunque Keynes scriveva a ridosso della crisi del '29, non si è svegliato una mattina con l'idea soggettiva che il liberismo economico fosse antipatico. |
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#3 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Italia
Messaggi: 3679
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![]() Posto che il comunismo non è all'ordine del giorno (ma può darsi che lo sarà tra 1000 anni, non credo che sia la fine della storia come disse Fukayama) come pensi di conciliare le politiche stataliste con il mercato?
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#4 |
Member
Iscritto dal: Oct 2005
Messaggi: 68
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Credo che Keynes nemmeno se lo immaginasse uno stato con un debito pubblico il 100% del Pil
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#5 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Evidentemente non si tratta solo di intervento o non intervento, ma di qualità, quantità e finalità dell'intervento. Pur non essendo keynesiano, non ritengo corretto attribuire a Keynes le colpe di Craxi. Quote:
Non penso di conciliarle: se lo pensassi non sarei marxista ma qualcosa di diverso. Come si possano conciliare, quindi, devi chiederlo a qualcun altro... |
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#6 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Al momento Berlino
Messaggi: 571
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Se io faccio un aereo che precipita non vuol dire che la fisica è sbagliata, ma che io ho sbagliato a costruire l'aereo. Il keynesismo militare statunitense non è certo il tipo di intervento statale che aveva suggerito keynes, è semmai un'applicazione della sua teoria per altri scopi, il debito pubblico USA è cresciuto perché hanno speso (soprattutto a partire da Reagan) un'infinita di soldi per scudi spaziali e amenità simili. |
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#7 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Italia
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#8 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2003
Città: Altrove (eh, magari vicino una certa base....chissà)
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#9 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
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L'ultimo caso: ![]() http://news.excite.it/economia/banche/511387
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#10 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
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Altro punto: il gold exchange standard fu abbandonato da Nixon , semplicemente perchè , il sistema del gold exchange standard (con i cambi fissi e il sistema di parità centrale tra dollaro-oro) risultò molto oneroso (devi mantenere ingenti riserve auree e non puoi svalutare a piacimento) e poco flessibile.
Questione pareggio in bilancio: anche qui..si guardano le contingenze attuali e si cerca di far credere che le attuali necessità siano valide in tutti i casi..chi l'ha detto che il pareggio di bilancio è migliore di un deficit di bilancio? Se un paese è in una fase embrionale di industrializzazione, avrà necessariamente bisogno di investimenti e spesa pubblica e questo potrebbe comportare un deficit nel bilancio statale...è un male a prescindere questo? Non credo proprio.
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#11 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
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Quote:
Se io progetto correttamente la casa, ma tu la costruisci con lo zabaione al posto del cemento e poi crolla non puoi accusarmi di aver sbagliato il progetto. Keynes sosteneva che era lecito indebitarsi per rilanciare l'economia, ma poi gli USA la hanno attuata a modo loro. In ogni caso sui cittadini grava anche la disoccupazione, la mancanza di welfare, etc. Penso che un cittadino preferisca uno Stato con qualche debito ad uno in cui fa la fame perché è disoccupato... Ovviamente è stupido indebitarsi se non è necessario, ma in assoluto indebitarsi non è sempre sbagliato. |
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#12 |
Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Paris
Messaggi: 535
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Secondo me dare la colpa a keynes delle politiche fiscali dissolute degli anni 80 che hanno triplicato il debito è eccessivo.
Mettere a fianco Keynes e cirino pomicino mi pare offensivo, per il primo ovviamente |
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#13 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
Città: Istanbul
Messaggi: 1817
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Se chi progetta non tiene conto del fatto che c'e' lo zabaione ma non il cemento, il progetto e' bello quanto vuoi ma inattuabile.
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One of the conclusions that we reached was that the "object" need not be a primitive notion in a programming language; one can build objects and their behaviour from little more than assignable value cells and good old lambda expressions. —Guy Steele |
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#14 | |
Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Paris
Messaggi: 535
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Quote:
All'inizio dell'800 dopo le guerre napoleoniche il suo debito era pari al 220% del PIL |
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#15 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Al momento Berlino
Messaggi: 571
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Quote:
La teoria di Keynes come tutte le teorie ha degli errori, ma accusare Keynes per il debito pubblico statunitense o italiano è poco onesto. |
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#16 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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L'applicazione concreta è stata diversa (e limitata al deficit spending) per motivi di ordine politico e non economico. Quindi nella teoria è previsto anche il modo per procurarsi il cemento, ma è la politica che ha preferito usare lo zabaione (io credo per motivi in gran parte ineluttabili: la politica si fonda sul consenso e fare politiche restrittive non è facile, ma a Keynes questo non interessava molto essendo un economista e non un politico). |
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#17 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2007
Città: Mega Direttore Gran Figl. di Putt. & Lup.Mann.
Messaggi: 803
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"ne bis in idem";il ricordare il mio vissuto non mi affrancherà dal commettere sbagli....ma certamente mi impedirà di commetterne gli stessi.... ![]() |
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