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Old 24-07-2007, 11:51   #1
fluke81
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Un immigrato su due non è interessato a prendere la cittadinanza italiana

Un immigrato su due non è interessato
a diventare italiano
Tre su 4 lavorano. Il 93% ha il telefonino, più degli italiani Mandano soldi a casa. Il tempo libero? Gli amici, poi la tv

MILANO — «Per me l'immigrazione è la parte illegale, gli spacciatori. Non si pensa al cingalese con le sue rose quando si pensa all'immigrato» dice un italiano nel corso di un'intervista di gruppo. E poco importa se il cingalese c'è, o se il 42% degli italiani dice di provare sentimenti di «comprensione, disponibilità e fiducia» nei confronti degli immigrati, mentre il 33% parla di «disagio, rabbia e insicurezza». Quelle due frasi, che in parte identificano immigrazione con delinquenza, raccontano alcune cose sul percepito e sul reale, sul rapporto fra noi e loro, su «l'Italia e gli immigrati». E sono la prova che esistono «tante società» immigrate nel nostro Paese: portatrici di idee, culture e aspettative diverse. «Sono quattro i macro-gruppi che convivono in Italia: est-europeo, latino-americano, asiatico e nord-africano» spiega il professor Mario Abis, docente di Ricerche psicosociali e Analisi dell'opinione pubblica allo Iulm. «E la domanda di integrazione — aggiunge — si differenzia in relazione a queste grandi aree e ad altri fattori, uno di questi è la religione». Abis è amministratore delegato di Makno consulting, la società alla quale il ministero dell'Interno ha commissionato una ricerca sociale sull'immigrazione in Italia. Il Viminale voleva un'indagine che andasse un po' al di là dei numeri. Amato ha posto una sola condizione: doveva esserci un'analisi del livello di conoscenza delle norme che regolano l'acquisizione della cittadinanza italiana, e dell'interesse per il disegno di legge del 4 agosto 2006, che prevede un abbassamento da 10 a 5 del numero di anni necessari per poterla richiedere. Così, da un lato si è scoperto che l'idea interessa all'incirca solo la metà degli stranieri. Dall'altro, sul tavolo del ministro è arrivata la più completa indagine condotta in tempi recenti, e forse in assoluto, sugli immigrati nel nostro Paese.

La percezione degli italiani - «In generale ci sono molta disinformazione e ignoranza reciproca» avverte Abis. In effetti due terzi degli italiani non hanno idea di quanti siano gli immigrati sul territorio nazionale. Il 5% parla di oltre 5 milioni e pochi indicano una cifra fra i 2 milioni e mezzo e i 3, che si avvicina al dato reale. In compenso, siamo quasi tutti convinti che l'immigrazione negli ultimi 5 anni sia cresciuta, e il 75% di noi crede che in futuro andrà peggio. Ma non si può dire che ne facciamo un dramma: tra le nostre priorità, prima del controllo degli ingressi alle frontiere, che è all'ottavo posto, vengono la disoccupazione e il lavoro precario, le condizioni economiche delle famiglie — prezzi, crisi economica, pensioni — e persino la formazione di una nuova classe dirigente. Però, anche se gli immigrati vengono vissuti soprattutto come «lavoratori » e solo una minoranza sostiene che la loro principale attività sia chiedere l'elemosina o delinquere, la percezione della clandestinità rimane rilevante: per circa il 15-16% degli italiani gli irregolari sono almeno il 50% del totale. Uno dei fattori che alimenta la diffidenza è la lingua. «È un punto fondamentale — dice Abis —. Potrebbe favorire i meccanismi dell'integrazione, ma per ora c'è un livello di conoscenza basso. Per paradosso, tanti immigrati in Italia, oltre alla loro lingua conoscono altri idiomi stranieri meglio dell'italiano. Questo si riverbera su questioni di sicurezza sociale, come la salute: alcuni non accettano di farsi curare per problemi di comunicazione».

L'Italia vista dagli immigrati - Dante Goffetti, mantovano, 58 anni, è l'uomo che ha progettato l'indagine, coordinato il lavoro di centinaia di intervistatori, assemblato i dati. Ora sfoglia i risultati e cita: «Ecco qui, pagina 25: lavorano 3 immigrati su 4 e la maggior parte ha contratti regolari ». Poi va a pagina 73: «Oltre l'85% degli immigrati si trova bene in Italia, con un 24% che dice di stare molto bene». Goffetti spiega che il campione è stato «proporzionato» tenendo conto della provenienza dei cittadini immigrati, per rispecchiare la realtà italiana. Racconta che gli intervistati sono stati avvicinati nei negozi etnici, nei phonecenter, nei supermercati. «I cinesi non hanno voluto parlare — dice —. Ci hanno risposto che l'Italia sa tutto di loro: lavorano e pagano le tasse». Ma gli altri si sono raccontati, e ne è venuto fuori un identikit interessante di chi vive da un po' nel nostro Paese.

Le mansioni più diffuse sono operaio, badante, colf e cameriere. Il 44% degli immigrati abita con la propria famiglia, in nuclei composti mediamente da 3,7 persone. Stanno, per due terzi, in case in affitto (i proprietari sono il 12%) più piccole delle nostre: 75 metri quadri contro 103. Ma oltre 7 su 10 sono soddisfatti dei propri appartamenti. Dotati di quasi tutti gli elettrodomestici, meno la lavastoviglie, di tv (le reti preferite sono Canale 5 e Rai Uno) e di più antenne paraboliche di quante ne usino gli italiani. E ancora: la metà dei cittadini immigrati ha la macchina, il 20% possiede un motorino, quattro su dieci vanno in bicicletta. Il 50% ha un conto in banca. «C'è tanta integrazione » chiude Goffetti. Ma alla voce progetti per il futuro la ricerca dice: oltre un quarto degli immigrati intende vivere in Italia, circa la metà vuole tornare al proprio Paese.

La cittadinanza - Non sempre i segnali di integrazione si traducono nella volontà di diventare italiani. La cittadinanza sarebbe per gli immigrati un «traguardo funzionale», il modo per ottenere «beni» come il welfare o la possibilità di acquisti rateali, e soltanto pochi hanno una reale aspirazione a poter votare. Molti di loro, poi, temono di perdere i propri beni in patria: «sanzione» prevista da alcune legislazioni nazionali per chi decide di cambiare passaporto. A questo si aggiungono la scarsa conoscenza delle nostre leggi, compreso il disegno di legge Amato, e questioni legate alla cultura dei singoli gruppi. Ecco che gli albanesi, spesso in Italia da tempo, con redditi superiori ad altri immigrati e un buon italiano parlato, vivono il nostro Paese come un trampolino di lancio per gli Usa e comunque preferiscono l'idea di tornare a casa a quella di fermarsi qui. Per le badanti ucraine, che pure tendono ad adeguarsi con facilità a usi e costumi del Paese ospitante, il ritorno in patria «è un mito». Ed è in parte simile l'atteggiamento dei filippini, che certo non dipende dall'integrazione. I ricercatori hanno verificato una circostanza curiosa: malgrado la comunità filippina sia la sesta in Italia per numero di persone, noi sembriamo non accorgerci di questa presenza. Perché sono discreti, o perché la parola «filippino» ormai indica una professione più che una nazionalità. Loro lo sentono, ci considerano caldi e affettuosi: «La signora per cui lavoro — dice una donna di 35 anni — è molto carina, si comporta da amica, beviamo il the assieme e chiacchieriamo». Però nutrono dubbi sulla proposta di Amato di poter ottenere la cittadinanza più rapidamente.
«Come faccio a sapere dopo solo 5 anni che voglio restare in un Paese?». Sono soprattutto i latino-americani a manifestare l'intenzione di stabilirsi qui. E per loro un ruolo importante lo gioca «l'autopercezione di affinità culturale», dovuta in buona parte al fatto che sono cattolici. I dati dicono che oggi il 55% degli immigrati, poco più di uno su due, sarebbe interessato a chiedere la cittadinanza dopo 10 anni. Mentre il 47% (meno del 51,8% di italiani favorevoli) considera giusti i criteri del disegno legge che porta a 5 anni il periodo necessario, introducendo controlli sulla conoscenza della lingua. «Tante di queste "società immigrate" vogliono sì integrarsi — dice Abis —. Solo che pensano a convivere con gli italiani, mantenendo buoni rapporti, ma restando in una sorta di mondo parallelo».

Punti forti e criticità - Gli immigrati sono un soggetto poco omogeneo. Si vedono anche loro così. «Ci sono quelli che non vogliono lavorare» dicono in molti parlando degli altri stranieri. In base alle risposte date a domande sull'immagine che hanno degli italiani e di se stessi, sono stati individuati 5 gruppi portatori di orientamenti diversi verso la nostra società. Il primo (36,7%) è composto da chi valuta positivamente gli italiani e desidera assimilarsi. Il secondo (33,2%) da chi pensa che gli italiani siano razzisti. Poi viene chi non ha una grande opinione degli italiani ma non pensa che siano razzisti e critica gli altri immigrati; chi non desidera assimilarsi; e infine chi ritiene che gli italiani non siano razzisti e difende la reputazione degli immigrati. I problemi di presunto o reale razzismo riguardano soprattutto i rapporti con gli arabo-musulmani. «Ci chiamano animali, bestie, non ci rivolgono il saluto», dice una giovane donna marocchina. «Ti vogliono imporre la loro cultura» replicano alcuni italiani pensando alle popolazioni dell'Africa del Nord. E i ricercatori ammettono: «Parte della comunità marocchina è arroccata a difesa della propria identità». Una cosa sembra mettere tutti d'accordo: i bambini. Sono un veicolo di integrazione per gli adulti; per madri che spesso lavorano nelle case degli italiani e contribuiscono a creare stabilità. E a tutti pare giusto dare la cittadinanza a chi nasce in Italia e ha almeno un genitore regolarmente immigrato qui da 5 anni. «Per ora — dice Goffetti — ne sono già nati 620 mila».

Mario Porqueddu
24 luglio 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...orqueddu.shtml
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Old 24-07-2007, 14:17   #2
dr-omega
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Città: Mordor
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Se perfino gli italiani non sono interessati a restare italiani in Italia (vedi sondaggio recente), non si può che apprendere la cosa senza troppo stupore.
Purtroppo l'illegalità dovuta anche agli stranieri danneggia tutti, italiani e non, ed unita alla situazione economica/politica da 2° mondo...
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Old 27-07-2007, 19:19   #3
Sawato Onizuka
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Se perfino gli italiani non sono interessati a restare italiani in Italia (vedi sondaggio recente).
ma io voglio pure cambiare aria

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da 2° mondo...
errore di battitura, eh ? correggiamo dai,
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Old 27-07-2007, 19:47   #4
loreluca
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Meno male...
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Old 27-07-2007, 20:04   #5
trallallero
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Un immigrato su due non è interessato
a diventare italiano
Tre su 4 lavorano. Il 93% ha il telefonino, più degli italiani Mandano soldi a casa. Il tempo libero? Gli amici, poi la tv
ecco trovato il motivo. Non si sentono a loro agio in un posto dove la TV viene prima degli amici
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Old 27-07-2007, 20:09   #6
johannes
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certo che ci sono molti tipi di immigrazione. io ho fatto una tesi su questo. purtroppo ciò che ho riscontrato è che la stragrande maggioranza è qui per lavorare e per tornare poi nel proprio paese una volta guadagnato il necessario per vivere.
non c'è l'intenzione di integrarsi, assolutamente, appunto perchè lo scopo è quello di ritornare non appena possibile. purtroppo il fenomeno "immigrazione" è poco controllato, ed è per questo che purtroppo i commenti degli italiani sono spesso lapidari. se il fenomeno fosse più controllato anche da parte italiana ci sarebbero più rassicurazioni, ci sarebbe maggiore tranquillità.
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Old 27-07-2007, 20:55   #7
fabio80
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certo che ci sono molti tipi di immigrazione. io ho fatto una tesi su questo. purtroppo ciò che ho riscontrato è che la stragrande maggioranza è qui per lavorare e per tornare poi nel proprio paese una volta guadagnato il necessario per vivere.
non c'è l'intenzione di integrarsi, assolutamente, appunto perchè lo scopo è quello di ritornare non appena possibile. purtroppo il fenomeno "immigrazione" è poco controllato, ed è per questo che purtroppo i commenti degli italiani sono spesso lapidari. se il fenomeno fosse più controllato anche da parte italiana ci sarebbero più rassicurazioni, ci sarebbe maggiore tranquillità.
come le cavallette, insomma
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Old 27-07-2007, 20:57   #8
johannes
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come le cavallette, insomma
ma no, vengono qui perchè hanno bisogno e per tentare di scappare alla povertà ma non c'è il desiderio di condividere e di apprendere altri costumi. almeno, questa è stata l'esperienza che ho avuto io con gli immigrati di etnia araba, gli altri non so...

Ultima modifica di johannes : 27-07-2007 alle 21:00.
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Old 27-07-2007, 20:59   #9
fabio80
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ma no, vengono qui perchè hanno bisogno e per tentare di scappare alla povertà ma non c'è il desiderio di condividere e di apprendere altri costumi. almeno, questa è stata l'esperienza che ho avuto io...
condividere e apprendere, entro certi limiti, non sono un'opzione.

e comuque l'articolo sarebbe da incidere sulla faccia di quelli che "gli immigrati servono perchè ci pagheranno la pensione"....
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Old 27-07-2007, 21:03   #10
Fabiaccio
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Old 27-07-2007, 21:06   #11
johannes
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condividere e apprendere, entro certi limiti, non sono un'opzione.

e comuque l'articolo sarebbe da incidere sulla faccia di quelli che "gli immigrati servono perchè ci pagheranno la pensione"....
bisogna "puntare" sui bambini; loro potranno essere veramente il trait d'union tra le vecchie generazioni, che hanno ancora una forte identità originaria, e gli autoctoni per quanto riguarda il processo di integrazione.
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Old 27-07-2007, 21:14   #12
svarionman
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condividere e apprendere, entro certi limiti, non sono un'opzione.

e comuque l'articolo sarebbe da incidere sulla faccia di quelli che "gli immigrati servono perchè ci pagheranno la pensione"....
Cosa c'entra? Anche senza cittadinanza italiana, se hanno un lavoro regolare le tasse le pagano.
__________________
Attenzione: il messaggio potrebbe essere ironico... gli amici (s)comodi di Topolino
"L’uso della libertà minaccia da tutte le parti i poteri tradizionali, le autorità costituite...Il popolo è minorenne. La città è malata. Ad altri spetta il compito di curare e di educare. A noi il dovere di reprimere. La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!”
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Old 27-07-2007, 21:43   #13
johannes
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condividere e apprendere, entro certi limiti, non sono un'opzione.

e comuque l'articolo sarebbe da incidere sulla faccia di quelli che "gli immigrati servono perchè ci pagheranno la pensione"....
gli immigrati fanno tanti di quei lavori che gli italiani non vogliono fare....
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Old 27-07-2007, 21:45   #14
Onisem
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Perchè dovrebbero volere la cittadinanza? Lavorano in Italia con titoli resi equipollenti, nonostante un infermiere rumeno mediamente non sappia fare un ecg, ad esempio. Versus una laurea di I livello. Prendono lo stesso stipendio, se non di più. Mantendendo la residenza all'estero riescono ad avere scappatoie/vantaggi fiscali. Chi glielo fa fare? I coglioni siamo noi. Se qualcuno vuole REGALO CITTADINANZA ITALIANA.
__________________
Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese)
"Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?"
Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia.
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Old 27-07-2007, 21:49   #15
johannes
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Perchè dovrebbero volere la cittadinanza? Lavorano in Italia con titoli resi equipollenti, nonostante un infermiere rumeno mediamente non sappia fare un ecg, ad esempio. Versus una laurea di I livello. Prendono lo stesso stipendio, se non di più. Mantendendo la residenza all'estero riescono ad avere scappatoie/vantaggi fiscali. Chi glielo fa fare? I coglioni siamo noi. Se qualcuno vuole REGALO CITTADINANZA ITALIANA.
mah, purtroppo quasi mai hanno l'equipollenza e non capisco perchè: in alcuni paesi la medicina sarà anche arretrata ma un'infiermiera rimane un'infermiera....
e purtroppo vengono troppo spesso sfruttati da datori di lavoro che non li mettono in regola e che li fanno sparire non appena si infortuniano. nella mia zona ne hanno trovati nei cassonetti....
per cui capisco anche che non vogliano la cittadinanza.
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Old 27-07-2007, 21:51   #16
fabio80
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Cosa c'entra? Anche senza cittadinanza italiana, se hanno un lavoro regolare le tasse le pagano.
i contributi inps li possono riavere ndietro
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Old 27-07-2007, 21:52   #17
zerothehero
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Perchè dovrebbero volere la cittadinanza? Lavorano in Italia con titoli resi equipollenti, nonostante un infermiere rumeno mediamente non sappia fare un ecg, ad esempio. Versus una laurea di I livello. Prendono lo stesso stipendio, se non di più. Mantendendo la residenza all'estero riescono ad avere scappatoie/vantaggi fiscali. Chi glielo fa fare? I coglioni siamo noi. Se qualcuno vuole REGALO CITTADINANZA ITALIANA.
E' il principio del mutuo riconoscimento ( e del paese di origine) ma Onisem...questo principio mica vale solo in Italia (divieto di discriminazione basato sulla nazionalità), vale in tutti e 27 gli stati membri dell'Unione.

E poi quale è il problema?
Se io dovessi andare a lavorare negli STati Uniti non mi sognerei neanche per un secondo di prendermi la cittadinanza americana.

Diversa è la questione della "svalutation" della cittadinanza..tanto oramai la prendono cani e porci.....ma questo è dovuta alla scarsa selettività [e al buonismo peloso] del Bel Paese. (al contrario di paesi più seri dell'Italia come la Svizzera e il GIappone, in cui la cittadinanza te la sudi).
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Old 27-07-2007, 22:43   #18
shambler1
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E' il principio del mutuo riconoscimento ( e del paese di origine) ma Onisem...questo principio mica vale solo in Italia (divieto di discriminazione basato sulla nazionalità), vale in tutti e 27 gli stati membri dell'Unione.

E poi quale è il problema?
Se io dovessi andare a lavorare negli STati Uniti non mi sognerei neanche per un secondo di prendermi la cittadinanza americana.

Diversa è la questione della "svalutation" della cittadinanza..tanto oramai la prendono cani e porci.....ma questo è dovuta alla scarsa selettività [e al buonismo peloso] del Bel Paese. (al contrario di paesi più seri dell'Italia come la Svizzera e il GIappone, in cui la cittadinanza te la sudi).
Minchia, sono d'accordo con te ma che succede questa sera?
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Old 27-07-2007, 22:51   #19
zerothehero
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Minchia, sono d'accordo con te ma che succede questa sera?
Dovevo cambiare paese...Iran.
Sarà l'influenza di un mio compagno russo dell'uni. (leggerissimamente antiamericano)
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Old 27-07-2007, 22:52   #20
Onisem
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mah, purtroppo quasi mai hanno l'equipollenza e non capisco perchè: in alcuni paesi la medicina sarà anche arretrata ma un'infiermiera rimane un'infermiera....
e purtroppo vengono troppo spesso sfruttati da datori di lavoro che non li mettono in regola e che li fanno sparire non appena si infortuniano. nella mia zona ne hanno trovati nei cassonetti....
per cui capisco anche che non vogliano la cittadinanza.
Un conto sono i manovali, che non hanno bisogno di equipollenza, un conto il personale paramedico. Gli standard rumeni sarebbero insufficienti per uno studente di inizio secondo anno, in Italia, ma nonostante questo sono abilitati ad esercitare al pari di chi ha frequentato (e pagato) la facoltà. E tocca pagare pure il pizzo (per legge) agli ordini professionali perchè non muovano un dito e non emmettano un fiato, anzi. Detto questo non ce l'ho con i rumeni o gli immigrati, salvo quando vedono che l'amministrazione è presa male con il personale e allora si fiondano a chiedere aumenti (ma a questo punto hanno ragione loro), solo che non lo trovo giusto.
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