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Junior Member
Iscritto dal: Jun 2004
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Legge 40, parla il presidente dei talassemici italiani.
E alla fine il malato senza futuro s’è imbufalito ed è andato in tivù a dire: “Scusate, Brunetta c’è”
“Se per sostenere un’idea si cambia la realtà, significa che quell’idea non è formidabile” Genova. “Tanti buchi fatti sul tavolo di cucina, ecco quel che mi ricordo”. Il padre ritornava la sera dall’Italsider, operaio tutta la vita, e quel bambino con gli occhi a mandorla che a tre anni era sempre stanco svogliato pallido pallido lo preoccupava. E allora prelievi, buchi, un sacco di buchi, analisi a pagamento ogni tre giorni, analisi per escludere, analisi per trovare. Fino alla diagnosi di un pediatra specializzato: “Lui d’ora in poi lo curo io, ha la talassemia”. Millenovecentosessantaquattro, i bambini talassemici non superavano la pubertà. Loris Brunetta aveva tre anni e si ricorda solo i buchi, scappava sotto il tavolo per non farseli fare. Suo fratello no, suo fratello era nato sano, fortunato. Non è difficile imparare la regoletta, la insegnano alle scuole medie, piselli rossi e piselli bianchi: è la legge di Mendel, quello dell’ereditarietà. Per due genitori microcitemici, cioè portatori sani di talassemia, tre possibilità: venticinque per cento figlio completamente sano, cinquanta per cento figlio portatore sano, venticinque per cento figlio malato. Talassemico. Condannato a morte. Anche deforme, con le ossa del cranio un po’ schiacciate, nei favolosi anni Sessanta: globuli rossi piccoli, pallidi, in numero ridotto e con vita breve, trasfusioni sbagliate o approssimative, genitori rassegnati alla malasorte di un figlio a termine, con gli occhi troppo allungati. Loris Brunetta non aveva più la madre, morta prima di sapere che a uno dei due bambini era andata male, morta senza sapere nulla nemmeno della microcitemia e delle leggi di Mendel. Pochi anni dopo, nelle zone più colpite, Bassa padana, delta del Po, Sardegna, Meridione, ci si cominciava a fare le analisi prematrimoniali, e nel 1974 la talassemia ebbe un bel peso nel referendum sull’aborto. Meglio un figlio non nato di un figlio condannato a una mezza vita. Brunetta tira il fiato, oggi che ha 41 anni e la faccia da ragazzo, la fede al dito e un impiego in comune, a Genova (per un periodo ha fatto le consegne, carico e scarico, lavoro pesante che gli ha procurato un paio di ernie al disco, poi ha vinto il concorso, è contento, in centro ci va con la moto). Nessuno l’ha buttato nel cestino quando lui non poteva farci nulla, e mai nessuno, anche dopo tutti quei buchi e la diagnosi, ha pensato che il cestino sarebbe stato meglio. “Mi portava mio padre a fare le trasfusioni, quando non lavorava, sennò mio nonno, e qualche volta ci andavamo direttamente col donatore: un collega di lavoro, un cugino, chiunque. Prelievo e via, un’ora dopo nel mio braccio il suo sangue ancora caldo”. Funzionava così, negli anni Sessanta: controlli zero, adesso non si può donare il sangue nemmeno se si è sovrappeso. Dice Brunetta, mentre beve un prosecco – “certo, mangio noccioline, bevo, cosa credevi?” – che le complicazioni più pesanti le ha avute dopo le trasfusioni, febbri da cavallo e vomito per il corpo estraneo, magari non sano, magari non compatibile. Anche l’epatite C si è beccato con le trasfusioni, il 70 per cento dei talassemici ce l’ha, e amen. Quando era bambino, condannato dalla legge di Mendel a vita breve e smunta, non c’era nessuno a fissargli l’appuntamento per la provvista di sangue, funzionava così: il padre osservava il piccolo, che poco a poco andava spegnendosi, sempre più pallido, sempre più stanco, e allora capiva che era l’ora delle provviste. “Era un tirare a campare, non c’era altra possibilità che questa”. Ospedale, trasfusione, ricovero anche lungo, lunghissime assenze da scuola, non come adesso con il day hospital, e la ferocia degli altri bambini: non ti picchio perché sei malato, hai preso un bel voto solo perché sei malato, mia madre dice che devo essere buono con te perché sei malato. Gli dava fastidio, allora a pallone voleva essere il più bravo di tutti. Col fiatone, ma il più bravo di tutti. “Sono un mostro, io?” “Con poco ferro si muore, con molto ferro si muore”. Lo dice il primario del centro di talassemia a Genova, che prima era uno scantinato dell’ospedale e adesso è qualcosa di più e cura duecento persone. Vanno lì alle undici, seduti in poltrona con l’ago nel braccio, trasfusione e alle tre tornano a lavorare, o vanno a fare i compiti, i più piccoli piangono un po’. Con molto ferro si muore, e infatti di quello muore un talassemico: di accumulo. Le trasfusioni fanno accumulare il ferro, a poco a poco, dove non si deve: cuore, fegato, pancreas. Tra gli ottomila talassemici italiani sta una maggioranza silenziosa e cardiopatica, il settanta per cento muore con un cuore sovraccarico, che non riesce più a funzionare. Brunetta non è cardiopatico, per adesso, ma ha alle spalle dieci anni di non cure, fino al 1974, quando finalmente hanno cominciato a eliminargli il ferro dal sangue con l’infusione, un ago sottocutaneo attaccato a una macchinetta portatile. Quell’anno ha cambiato la vita ai malati, cioè gliel’ha allungata per sempre: “Nel 1974 c’erano ragazzini di cui i medici aspettavano la morte da un momento all’altro, e adesso sono ancora qui”. Adesso sui grafici la curva è ascendente, e l’estate scorsa a Genova è morto il paziente più anziano: quarantasette anni. Brunetta ne ha quarantuno, sa che i miracoli sono rari, dice che con la paura si impara a convivere, e che la morte non è il suo primo pensiero la mattina né l’ultimo la sera: “La paura ce l’hanno tutti, la paura ce l’hai anche tu, basta non farsi prendere dal panico. E un malato ha troppe cose da fare per farsi prendere dal panico”. Troppe cose sono le trasfusioni, i controlli, la terapia per eliminare il ferro. Fino al 1997 solo aghi sotto la pelle per dodici ore al giorno, cinque giorni alla settimana, adesso finalmente c’è una pastiglia. Tutti i giorni, come per la pressione. Nessuna vergogna, “mentre la macchinina con la pompetta faceva vergognare”. Perché si può anche dormire con un ago piantato nel braccio, o nell’addome; ma uscire con una ragazza, a sedici anni, come si fa? E allora c’era chi si rifiutava, e poi ne moriva. “Io se uscivo con una ragazza cercavo di fare presto e poi correvo a mettermi l’ago, qualcuno faceva finta di niente e andava a toglierselo, però era meglio quando glielo spiegavo”. Vallo a spiegare a quelli che guardano le cellule da un microscopio e ne trovano una sbagliata, una da gettare, che fare l’amore con una ragazza, anche con l’ago nel braccio che magari fa prurito, non è così male, come vita. A un certo punto Brunetta si è incazzato. Parecchio. Quando è stata approvata la legge sulla fecondazione assistita e i radicali, i genetisti, le madri in provetta, hanno scatenato il dramma. Vietata la selezione eugenetica degli embrioni, ma come, mica partorirete un figlio talassemico? Oscurantisti, cattivi, autoritari. Un figlio così è una condanna alla sofferenza, e via col ripescaggio dall’oblio della talassemia. “Come se esistessimo soltanto come prova di non diritto alla vita, come esempio di spazzatura di cui liberarsi, qualcosa che disturba la perfezione della non sofferenza, e allora giù per lo scarico del water”. Brunetta si è incazzato, dice che anche gli altri pazienti sono furiosi, ma non con le madri per le quali talassemico è troppo, alle quali non bastano le forze. “Non potrei mai criticare la scelta di una coppia dilaniata dal dubbio, che alla fine rinuncia”, dice, lui che avrebbe fatto volentieri un altro figlio, “e sarebbe stato quasi sicuramente malato, perché mia moglie è portatrice sana, ma sono successe troppe cose, e abbiamo perso il treno: adesso è tardi”. Ma l’arrabbiatura resta. “Io mi arrabbio con chi non vuole più ricordarsi di essere stato un embrione, con chi studia le cellule e non vede oltre, con chi ci considera mostri da non far nascere: sono un mostro, io?”. Sui giornali è stato scritto anche questo, Miriam Mafai si è chiesta sulla prima pagina della Repubblica che cosa farà una madre quando al bambino di due anni comincerà a gonfiarsi la testa e gli si allungheranno le ossa del femore. Il fatto è che quarant’anni fa succedeva davvero, da trenta non succede, non succederà mai più, almeno in Italia. Brunetta si è infuriato e ha mandato una lettera alla Mafai, le ha chiesto perché raccontasse frottole, lei che è così brava e autorevole, lei che la gente l’ascolta; lei gli ha risposto, privatamente, che quel che ha scritto l’ha detto una senatrice della Lega in Parlamento, e che comunque loro due hanno idee diverse: lei è contraria alla legge e lui no, lei è per la ricerca sulle staminali e lui no, lei è per la selezione eugenetica e lui no. Genova. “Tanti buchi fatti sul tavolo di cucina, ecco quel che mi ricordo”. Il padre ritornava la sera dall’Italsider, operaio tutta la vita, e quel bambino con gli occhi a mandorla che a tre anni era sempre stanco svogliato pallido pallido lo preoccupava. E allora prelievi, buchi, un sacco di buchi, analisi a pagamento ogni tre giorni, analisi per escludere, analisi per trovare. Fino alla diagnosi di un pediatra specializzato: “Lui d’ora in poi lo curo io, ha la talassemia”. Millenovecentosessantaquattro, i bambini talassemici non superavano la pubertà. Loris Brunetta aveva tre anni e si ricorda solo i buchi, scappava sotto il tavolo per non farseli fare. Suo fratello no, suo fratello era nato sano, fortunato. Non è difficile imparare la regoletta, la insegnano alle scuole medie, piselli rossi e piselli bianchi: è la legge di Mendel, quello dell’ereditarietà. Per due genitori microcitemici, cioè portatori sani di talassemia, tre possibilità: venticinque per cento figlio completamente sano, cinquanta per cento figlio portatore sano, venticinque per cento figlio malato. Talassemico. Condannato a morte. Anche deforme, con le ossa del cranio un po’ schiacciate, nei favolosi anni Sessanta: globuli rossi piccoli, pallidi, in numero ridotto e con vita breve, trasfusioni sbagliate o approssimative, genitori rassegnati alla malasorte di un figlio a termine, con gli occhi troppo allungati. Loris Brunetta non aveva più la madre, morta prima di sapere che a uno dei due bambini era andata male, morta senza sapere nulla nemmeno della microcitemia e delle leggi di Mendel. Pochi anni dopo, nelle zone più colpite, Bassa padana, delta del Po, Sardegna, Meridione, ci si cominciava a fare le analisi prematrimoniali, e nel 1974 la talassemia ebbe un bel peso nel referendum sull’aborto. Meglio un figlio non nato di un figlio condannato a una mezza vita. Brunetta tira il fiato, oggi che ha 41 anni e la faccia da ragazzo, la fede al dito e un impiego in comune, a Genova (per un periodo ha fatto le consegne, carico e scarico, lavoro pesante che gli ha procurato un paio di ernie al disco, poi ha vinto il concorso, è contento, in centro ci va con la moto). Nessuno l’ha buttato nel cestino quando lui non poteva farci nulla, e mai nessuno, anche dopo tutti quei buchi e la diagnosi, ha pensato che il cestino sarebbe stato meglio. “Mi portava mio padre a fare le trasfusioni, quando non lavorava, sennò mio nonno, e qualche volta ci andavamo direttamente col donatore: un collega di lavoro, un cugino, chiunque. Prelievo e via, un’ora dopo nel mio braccio il suo sangue ancora caldo”. Funzionava così, negli anni Sessanta: controlli zero, adesso non si può donare il sangue nemmeno se si è sovrappeso. Dice Brunetta, mentre beve un prosecco – “certo, mangio noccioline, bevo, cosa credevi?” – che le complicazioni più pesanti le ha avute dopo le trasfusioni, febbri da cavallo e vomito per il corpo estraneo, magari non sano, magari non compatibile. Anche l’epatite C si è beccato con le trasfusioni, il 70 per cento dei talassemici ce l’ha, e amen. Quando era bambino, condannato dalla legge di Mendel a vita breve e smunta, non c’era nessuno a fissargli l’appuntamento per la provvista di sangue, funzionava così: il padre osservava il piccolo, che poco a poco andava spegnendosi, sempre più pallido, sempre più stanco, e allora capiva che era l’ora delle provviste. “Era un tirare a campare, non c’era altra possibilità che questa”. Ospedale, trasfusione, ricovero anche lungo, lunghissime assenze da scuola, non come adesso con il day hospital, e la ferocia degli altri bambini: non ti picchio perché sei malato, hai preso un bel voto solo perché sei malato, mia madre dice che devo essere buono con te perché sei malato. Gli dava fastidio, allora a pallone voleva essere il più bravo di tutti. Col fiatone, ma il più bravo di tutti. “Sono un mostro, io?” “Con poco ferro si muore, con molto ferro si muore”. Lo dice il primario del centro di talassemia a Genova, che prima era uno scantinato dell’ospedale e adesso è qualcosa di più e cura duecento persone. Vanno lì alle undici, seduti in poltrona con l’ago nel braccio, trasfusione e alle tre tornano a lavorare, o vanno a fare i compiti, i più piccoli piangono un po’. Con molto ferro si muore, e infatti di quello muore un talassemico: di accumulo. Le trasfusioni fanno accumulare il ferro, a poco a poco, dove non si deve: cuore, fegato, pancreas. Tra gli ottomila talassemici italiani sta una maggioranza silenziosa e cardiopatica, il settanta per cento muore con un cuore sovraccarico, che non riesce più a funzionare. Brunetta non è cardiopatico, per adesso, ma ha alle spalle dieci anni di non cure, fino al 1974, quando finalmente hanno cominciato a eliminargli il ferro dal sangue con l’infusione, un ago sottocutaneo attaccato a una macchinetta portatile. Quell’anno ha cambiato la vita ai malati, cioè gliel’ha allungata per sempre: “Nel 1974 c’erano ragazzini di cui i medici aspettavano la morte da un momento all’altro, e adesso sono ancora qui”. Adesso sui grafici la curva è ascendente, e l’estate scorsa a Genova è morto il paziente più anziano: quarantasette anni. Brunetta ne ha quarantuno, sa che i miracoli sono rari, dice che con la paura si impara a convivere, e che la morte non è il suo primo pensiero la mattina né l’ultimo la sera: “La paura ce l’hanno tutti, la paura ce l’hai anche tu, basta non farsi prendere dal panico. E un malato ha troppe cose da fare per farsi prendere dal panico”. Troppe cose sono le trasfusioni, i controlli, la terapia per eliminare il ferro. Fino al 1997 solo aghi sotto la pelle per dodici ore al giorno, cinque giorni alla settimana, adesso finalmente c’è una pastiglia. Tutti i giorni, come per la pressione. Nessuna vergogna, “mentre la macchinina con la pompetta faceva vergognare”. Perché si può anche dormire con un ago piantato nel braccio, o nell’addome; ma uscire con una ragazza, a sedici anni, come si fa? E allora c’era chi si rifiutava, e poi ne moriva. “Io se uscivo con una ragazza cercavo di fare presto e poi correvo a mettermi l’ago, qualcuno faceva finta di niente e andava a toglierselo, però era meglio quando glielo spiegavo”. Vallo a spiegare a quelli che guardano le cellule da un microscopio e ne trovano una sbagliata, una da gettare, che fare l’amore con una ragazza, anche con l’ago nel braccio che magari fa prurito, non è così male, come vita. A un certo punto Brunetta si è incazzato. Parecchio. Quando è stata approvata la legge sulla fecondazione assistita e i radicali, i genetisti, le madri in provetta, hanno scatenato il dramma. Vietata la selezione eugenetica degli embrioni, ma come, mica partorirete un figlio talassemico? Oscurantisti, cattivi, autoritari. Un figlio così è una condanna alla sofferenza, e via col ripescaggio dall’oblio della talassemia. “Come se esistessimo soltanto come prova di non diritto alla vita, come esempio di spazzatura di cui liberarsi, qualcosa che disturba la perfezione della non sofferenza, e allora giù per lo scarico del water”. Brunetta si è incazzato, dice che anche gli altri pazienti sono furiosi, ma non con le madri per le quali talassemico è troppo, alle quali non bastano le forze. “Non potrei mai criticare la scelta di una coppia dilaniata dal dubbio, che alla fine rinuncia”, dice, lui che avrebbe fatto volentieri un altro figlio, “e sarebbe stato quasi sicuramente malato, perché mia moglie è portatrice sana, ma sono successe troppe cose, e abbiamo perso il treno: adesso è tardi”. Ma l’arrabbiatura resta. “Io mi arrabbio con chi non vuole più ricordarsi di essere stato un embrione, con chi studia le cellule e non vede oltre, con chi ci considera mostri da non far nascere: sono un mostro, io?”. Sui giornali è stato scritto anche questo, Miriam Mafai si è chiesta sulla prima pagina della Repubblica che cosa farà una madre quando al bambino di due anni comincerà a gonfiarsi la testa e gli si allungheranno le ossa del femore. Il fatto è che quarant’anni fa succedeva davvero, da trenta non succede, non succederà mai più, almeno in Italia. Brunetta si è infuriato e ha mandato una lettera alla Mafai, le ha chiesto perché raccontasse frottole, lei che è così brava e autorevole, lei che la gente l’ascolta; lei gli ha risposto, privatamente, che quel che ha scritto l’ha detto una senatrice della Lega in Parlamento, e che comunque loro due hanno idee diverse: lei è contraria alla legge e lui no, lei è per la ricerca sulle staminali e lui no, lei è per la selezione eugenetica e lui no. Il Foglio
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Paracleto__ __ °~°The Alpha Group°~°
Ultima modifica di Paracleto : 24-10-2004 alle 16:04. |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 1910
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Un modo davvero patetico di trattare la questione che invece meriterebbe maggior serietà. Faccio notare che se due genitori scoprono di essere malati hanno di fronte 3 possibilità, non fare figli tentare la sorte o ricorrere alla procreazione assistita. E il signor Brunetta non sarebbe al mondo nemmeno nel primo caso, che tanti sostenitori della legge 40 trovano non solo accettabile come scelta ma anche giusta... "c'è sempre l'adozione" è la frase che ti senti dire.
Chi è a favore della legge 40 non ha più rispetto della vita di quelli che sono contrari, solo che ritiene che un gruppetto di cellule abbia già lo status di persona a tutti gli effetti. Tanto che pur di preservare questo gruppetto di cellule sarebbero disposti a far morire bambini in carne ed ossa... ma loro si tutelano la vita... |
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#3 | |
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Junior Member
Iscritto dal: Jun 2004
Messaggi: 3
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tu eri quel gruppeto di cellule chiunque legga questo forum era quel gruppetto di cellule
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Paracleto__ __ °~°The Alpha Group°~°
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#4 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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#5 | ||
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Junior Member
Iscritto dal: Jun 2004
Messaggi: 3
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e dov'eri? sospeso nel limbo? Quote:
lo farei se la ricerca sugli embrioni fosse l'unica e sola via percorribile, e ovviamente non è così. Se vogliamo parlare per slogan, tu impedisci ad un bambino anche solo di vedere la luce, per una tua convinzione del tutto ideologica.
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Paracleto__ __ °~°The Alpha Group°~°
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#6 |
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Junior Member
Iscritto dal: Oct 2004
Messaggi: 0
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avanti UDC!!!!!!!
mi fanno ancor piu schifo di prodi! praticamente hanno condannato a morte metà sardegna senza usare i campi di sterminio, che schifo! mi domando cosa abbia l'UDC contro i sardi alla faccia della misericordia cattolica! vorrei capire bene se in questo governo comanda silvio o follini
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''Fare politica significa realizzare cose concrete'' Silvio Berlusconi W Silvio |
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#7 | |
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Junior Member
Iscritto dal: Oct 2004
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tanto il problema non ti tocca! sei di CL vero?
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#8 | ||
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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#9 | ||
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Junior Member
Iscritto dal: Jun 2004
Messaggi: 3
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o "non esistevo" si riferisce al fatto che non avevi una coscienza sviluppata? se ci atteniamo a criteri scientifici, tu eri quell'agglomerato, e se quello fosse stato scartato sarebbe nata un'altra persona Quote:
ma ripeto l'articolo parla chiaro, dando ascolto a quanto dici Brunetta non sarebbe mai nato. Certo, ha avuto i suoi problemi, ma ora è vivo, esiste, lavora, si gode la vita. Fosse dipeso da te, giù per il cesso e bon. Per me non è così tanto ovvio su chi impedisca cosa... guarda un po'... insomma, distruggere una vita per favorirne un'altra è essere per la vita mi suona strano
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#10 |
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Junior Member
Iscritto dal: Oct 2004
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talebani
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#11 |
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Junior Member
Iscritto dal: Jun 2004
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baffo
se hai interventi costruttivi da fare, benissimo se devi limitarti ad abbaiare, per cortesia, fallo altrove.
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#12 | ||
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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Eppure questa stessa legge vieta l'eterologa per tutelare gli interessi del nascituro che non conoscerà mai il padre. Vien da dire insomma malato si ma bastardo no, quello non lo si può accettare. |
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#13 | ||
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Junior Member
Iscritto dal: Jun 2004
Messaggi: 3
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dico che, se quel agglomerato di cellule fosse stato gettato via, sarebbe nato qualcun altro, con caratteristiche genetiche differenti. Quote:
Non vedo dove siano le falle nel ragionamento. Certo, i genitori avrebbero potuto decidere di non avere figli, ma in tal caso semplicemente non avrebbe avuto luogo nessuna fecondazione, non sarebbe stato concepito alcun essere umano. Se due genitori scoprono di avere malattie genetiche trasmissibili, semplicemente scelgono in piena libertà cosa fare, e se decidono di rischiare daranno comunque vita ad un essere umano che potrà poi essere curato. Lo sviluppo scientifico deve svilupparsi in questo senso, deve servire a curare, non a selezionare chi vive e chi va a finire nello scarico. Brunetta è nato, ha avuto problemi, sta venendo curato, e così in futuro malattie come la talassemia troveranno cure efficaci. L'alernativa era scartarlo e far nascere un individuo sano. Scartarlo, eliminarlo, impedirgli di avere una vita. Non vedo come questo sia meno detestabile che farlo nascere per poi curarlo. Per assurdo, preferiresti nascere avendo problemi o non nascere affatto? Preferiresti nascere sapendo che ti aspetta una vita difficile ma che i problemi potrebbero essere superati, o non venire mai al mondo?
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#14 | |||
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 1910
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A me la cosa sembra chiara, non vedo dove ci possano essere dubbi. Quote:
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#15 | ||||
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Junior Member
Iscritto dal: Jun 2004
Messaggi: 3
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come detto sopra e prima, ogni evulo fecondato è un essere umano potenziale senza fecondazione non neghi niente a nessuno Quote:
a mio personalissimo parere, un embrione è già una persona, in quanto tutti i sei miliardi e passa di individui del globo terracqueo sono stati ovuli fecondati Quote:
negare il fatto che buttare via un embrione non equivalga a buttare un essere umano è solo, come detto, una questione di idee.
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#16 | |||
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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#17 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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ho trovato questa pagina abbastanza interessante
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#18 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 1910
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1) hai letto quello che ho scritto? 2) anche se fossi di CL non vedo cosa cambi.... (per Anakin Bet gippicci ed Ewigen... il prossimo che mi dipinge come un mangiapreti tenga conto che mi scambiano pure per ciellino... )
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#19 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
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#20 |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Torino
Messaggi: 11769
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Il Baffo.
Su questo forum non si discute accusando partiti politici italiani di sterminio NE' aggredendo in questo modo altri utenti. Sono 5 giorni di sospensione con l'invito di rileggere per bene il regolamento.
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Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning. Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia... |
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