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Old 05-06-2010, 12:24   #1
luxorl
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Rai sotto attacco: Il modello P2 e la soluzione finale contro Rai3

Il modello P2 e la soluzione finale contro Rai3

di Loris Mazzetti

Quote:
Nel programma della P2, del Venerabile Gelli e del puparo mediatico (il signor B. tessera n. 1816), era scritto come sarebbe stata conquistata la tv di Stato: “Dissolvere la Rai-Tv in nome della libertà di antenna ex Articolo 21 della Costituzione”. Questo è dimostrato dai fatti.

Chi ha il diritto di accesso nel servizio pubblico è deciso alle cene fatte a Palazzo Grazioli, come è accaduto per le nomine dei direttori della Rai nell’aprile 2009. Tra gli ospiti di Berlusconi, Cicchitto, Quagliariello, Gasparri, Calderoli, ecc.

In questo preciso momento l’obiettivo è togliere ai direttori, in particolare a quello di Rai3, l’autonomia editoriale. Il palinsesto presentato da Antonio Di Bella è ben diverso da quello che il dg Masi e il responsabile Marano hanno intenzione di consegnare al cda.

In discussione la presenza di Serena Dandini e il nuovo programma di Roberto Saviano e Fabio Fazio. Tutto ciò era estremamente prevedibile dopo le intercettazioni della Procura di Trani, dove il premier chiedeva la cancellazione di Annozero e di Parla con me e l’intervento del viceministro Paolo Romani a sostegno del Tg1 di Minzolini e contro il Tg3 e il programma della Dandini: “Parla con me è peggio di Annozero”. Parole che sanno di condanna al rogo per una trasmissione che nella sua seconda edizione è andata benissimo e che ha connotato la seconda serata della Rai. Un po’ come se un arbitro prima della partita dichiarasse che una delle due squadre è quella del cuore. Nelle regole sportive è l’arbitro che viene espulso non una delle due squadre.

Di Bella ha presentato un palinsesto autunnale che conferma i quattro appuntamenti settimanali in seconda serata di Parla con me, il dg invece ha risposto con Minoli e i 150anni dell’Unità d’Italia, con l’intendo di ridimensionare la presenza della Dandini in una o al massimo due serate.

Nei confronti di Roberto Saviano è in atto un linciaggio mediatico con l’obiettivo di rovinargli la reputazione. Il primo ad iniziare è stato lo stesso premier: “Gomorra aiuta la mafia”; poi la lettera pubblica della figlia Marina che aveva l’aria più di un licenziamento che di una replica allo scrittore, infine ci si è messo il calciatore Borriello (anche lui dipendente del presidente del Consiglio), con una dichiarazione, in parte corretta il giorno dopo: “Saviano lucra su Napoli”.

Il progetto Saviano-Fazio, presente nella programmazione di Rai3 da novembre per quattro serate, è il programma dell’anno che non può e non deve essere messo in discussione, come ha dichiarato il presidente Garimberti, perché la presenza dello scrittore su Rai3 è sinonimo di qualità. L’unico dubbio è sulla messa in onda: se di mercoledì o di giovedì, nel caso di un accordo tra Masi e Santoro sul futuro in tv del conduttore di Annozero. Il progetto Saviano, in una televisione indipendente dai partiti e non condizionata dal rancore, del momento, di un leader politico che è arrivato a telefonare in diretta a Ballarò per accusare il vicedirettore di Repubblica di essere uno “spudorato mentitore”, dovrebbe essere considerato il prodotto, non di una rete, ma della Rai, che si esalta di fronte ad un grande autore che ha accettato di fare parte del servizio pubblico, rinunciando ad offerte milionarie, e dotato di grande capacità di stare davanti la telecamera, come ha dimostrato nei due speciali di Che tempo che fa.

In una Rai che vuole valorizzare il proprio prodotto, con in onda la coppia Saviano Fazio, Rai3 dovrebbe diventare, per quattro sere, la rete ammiraglia. La domanda che il telespettatore dovrebbe porsi è la seguente: “Cosa significa togliere al direttore di Rai3 l’autonomia editoriale?”. Ne aggiungo una seconda: “Gli attacchi del piduista che si riflettono nel palinsesto del servizio pubblico mettono a rischio solo il futuro della rete considerata l’esempio della qualità televisiva, o la nostra democrazia?”.

ZERO ANNOZERO
Masi nasconde il palinsesto: non c’è Santoro, Dandini a metà e giallo Saviano. Direttori in rivolta, a rischio 1,6 miliardi di spot

di Carlo Tecce

Quote:
L’informazione? Nera, verticale. Il varietà? Bianca, orizzontale. Il palinsesto Rai è un cruciverba che la direzione generale scarabocchia di notte e pulisce di giorno, che i consiglieri vorrebbero leggere per votare, che le imprese dovrebbero valutare per finanziare. Il gioco a nascondino di Mauro Masi vale 1,6 miliardi di euro: rende inutile la discussione prevista martedì in Consiglio di amministrazione – poiché i componenti hanno diritto a due giorni feriali per visionare le bozze – e fa slittare la presentazione ufficiale alla Sipra, la concessionaria pubblicitaria. Quella vetrina che mostra il prodotto e prova a sedurre il gran circo di inserzionisti: una vetrina ricoperta di diamanti, una liturgia (mai cambiata) per raccogliere almeno metà dei 3 miliardi di euro che fattura viale Mazzini.

Il sistemone
Esempio. L’imprenditore Rossi della pasta vuole investire nel servizio pubblico, sui programmi di approfondimento: non solo deve aspettare una, due e forse tre settimane (e intanto Mediaset conferma Bonolis, Scotti…), ma deve fidarsi alla cieca. Perché a viale Mazzini, nel famoso cruciverba, vantano poche caselle coperte. I cinque milioni e mezzo che l’altra sera hanno seguito Annozero, sui brogliacci di Masi, per il momento sono orfani: “Il giovedì sera? – e scorre l’elenco il responsabile dei palinsesti, Antonio Marano – Abbiamo ‘informazione barra intrattenimento’”. Non è una sorpresa, semmai una conferma: Marano l’aveva confidato al Fatto già dieci giorni fa. Michele Santoro sperava in un segnale? Ecco, un brutto segnale. Nonostante share, spettatori e successo, l’esistenza di Annozero è legata alla sentenza di un giudice che reintegrò Santoro contro l’editto bulgaro e la Rai, innervosita dalla giustizia, non ritira il ricorso in Cassazione.

La partita
E Parla con me di Serena Dandini? C’è con riserva: asterischi, linee, Giovanni Minoli, i 150 anni dell’Unità d’Italia, la Grande storia. E Vieni via con me di Roberto Saviano? Un grosso intoppo, in senso figurato e materiale: “È come se vuoi parcheggiare un fuoristrada al posto di un’utilitaria”, cerca la metafora, Marano, con la sua proverbiale sincerità. RaiTre ha previsto quattro serate per Saviano (insieme con Fabio Fazio) a novembre, ma l’azienda ha cerchiato di rosso due settimane: rischio sovraffollamento, evento di qua, telenovela di là. Versione ufficiale. Per intenderci: scatenata la polemica politica intorno a Saviano, la Rai è costretta a rispettare i patti e, nelle retrovie, saranno Masi e i suoi “strateghi” a limitare l’effetto mediatico di Vieni via con me esasperando la concorrenza interna tra le reti. Giorgio Van Straten (Pd) ha posticipato più volte il treno per Firenze: “E poi me ne sono andato. Mi hanno convocato per i palinsesti, ma dei palinsesti soltanto ombre: non li ho visti, però mi hanno raccontato che sono mezzi vuoti. Come potremmo mai votarli?”. Il vicedirettore generale Marano ha consegnato le carte a Masi, l’ultimo e unico depositario delle strategie Rai. Perché i direttori di rete sembrano tagliati fuori. Antonio Di Bella (RaiTre) ha assistito inerme all’azzeramento (quasi totale) dei suoi progetti (perde anche Bertolino, comico notoriamente sgradito al Dg): protesta ogni ora, scrive lettere, chiama l’avvocato. Massimo Liofredi (RaiDue) è in scadenza, verrà sostituito a breve da Gianvito Lomaglio, fedelissimo di Silvio Berlusconi. A Liofredi hanno ridimensionato la “pupilla” Monica Setta e recuperato (già da ottobre) il detestato Gianluigi Paragone. E se Annozero è avvolto da mille dubbi, in panchina (pronto al riscaldamento) siede Maurizio Belpietro, così furbo da evitare un confronto di giovedì e far rimpiangere Santoro, così ostinato a debuttare da protagonista sul servizio pubblico. E poi c’è Mauro Mazza (RaiUno), il finiano nella rete ammiraglia che, terminate le trattative con l’azienda, pare (indignato) scappato in vacanza. Mentre Porta a Porta di Vespa avrà 3 serate anziché 4 per rimediare alla fuga di telespettatori (5 punti di share in 2 anni).

Viale Mazzini
Paolo Garimberti è ormai stufo di Masi e, più loquace del solito, risponde colpo su colpo. Difende l’autore di Gomorra e il collega Di Bella. “La presenza di Saviano sui nostri schermi dà corpo all'idea di qualità che secondo me deve incarnare la Rai. Auspico che il progetto originario presentato dal direttore di Rai-Tre sia quello poi sottoposto al giudizio del Cda”. Auspica, il presidente Rai perché condanna l’intromissione di Masi, il commissario straordinario dell’intera azienda. E quando a tarda sera scopre Masi con le mani nel piatto, nei palinsesti che doveva distribuire, quasi s’infuria: “Sono pronti? Parlate con la direzione generale”. Il dg incassa l’affondo della fondazione di Gianfranco Fini: “Stop a Saviano? Siamo allo Stato che preferisce nani e ballerine”, scrive Filippo Rossi di FareFuturo. E poi querela per diffamazione Leoluca Orlando, portavoce dell’Idv: “La Rai è diventata la stalla di Arcore e Masi lo stalliere”.
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Old 05-06-2010, 12:30   #2
Crazy rider89
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no no tranquilli non siamo in un regime mediatico
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