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[NEWS] Arriva il "Parcelling": La cybertruffa travestita da beneficienza
13.11.2008
![]() L’allarme è scattato in Gran Bretagna ma è verosimile che si appresti a varcare il canale della Manica, pertanto ogni precauzione in merito è sempre auspicabile. Si tratta del “parcelling” una nuova truffa via web (come se non ce ne fossero già abbastanza) dove i criminali si presentano nelle caselle di posta degli utenti come un’innocua e benemerita organizzazione di volontariato senza scopo di lucro. Il modus operandi dei malfattori sarebbe il seguente: dopo aver carpito i dati bancari degli utenti tramite le solite pratiche di phishing i criminali eseguono acquisti on line chiedendo agli utenti di poter ospitare i prodotti acquistati presso il loro domicilio, accampando la scusa di non avere magazzini sufficienti per accudire i beni. Così ingannano le loro vittime fingendo che la merce che ospitano presso la propria abitazione consista in prodotti destinati ad un non meglio precisato orfanotrofio in Africa. Dopo alcuni giorni si recano presso l’abitazione, ritirano il pacco, e scompaiono. Naturalmente l’orfanotrofio è inesistente, l’organizzazione di volontariato anche. Non la truffa, purtroppo, e neanche le grane per gli ignari cittadini che prestino – loro malgrado – “solidarietà” alle iniziative della finta benemerita. Il comportamento di chi ospiti presso la propria abitazione i beni oggetto del “parcelling”, infatti, è annoverabile nell’ambito del reato di ricettazione. E così l’ignaro utente rischia di trovarsi sotto processo, magari anche a chilometri di distanza dalla propria residenza, semplicemente per aver abboccato all’ennesimo inganno che l’ingegneria sociale dei banditi della rete riesce a concepire. In Italia pare che tale truffa non sia ancora arrivata, anche se l’allarme lanciato dalle forze dell’ordine, ed in particolare dal nucleo antifrode della Gdf “GAT”, coordinato dal colonnello Rametto, resta sempre alto. Il GAT invita ad usare sempre la massima accortezza nel rilasciare i propri dati personali sui siti di social networking come Facebook, dove spesso vengono rilasciati con eccessiva disinvoltura ed inoltre ricorda che i rimedi per prevenire le truffe come il “parcelling” esistono anche se non sono proprio ben efficaci. Per svelare l’arcano basterebbe in effetti consultare l'Anagrafe unica delle Onlus e il Registro dell'Agenzia delle Entrate disponibili, i quali consentono di verificare se le fantomatiche Onlus che ci propongono iniziative solidaristiche online siano reali e non se si tratti, invece, della solita truffa telematica in danno degli utenti. Peccato che in Italia, invece, le truffe viaggino più veloci della burocrazia:l’elenco delle onlus non è disponibile on line ma occorre rivolgersi alla Direzione regionale delle Entrate chiedendo di consultare l'omonima anagrafe. Naturalmente occorre recarsi personalmente perché di rispondere ad e-mail non se ne parla proprio. Quindi il nostro Paese, da questo punto di vista, è molto più esposto a tale tipo di truffe rispetto ad altri perché non ha un elenco delle onlus visualizzabile su internet. Occorreranno i primi processi penali perché si inizi a muovere qualche politico? Dubitiamo, nel dubbio invitiamo a diffidare dalle richieste di volontariato che consistono in richieste di ospitalità nella nostra abitazione di beni apparentemente destinati alla beneficenza. Fonte: Anti-Phishing Italia
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