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Old 11-07-2008, 09:10   #1
easyand
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Spagna: per Zapatero il miracolo è finito

L'ho letto sul sole 24 ore ma on line non ritrovo l'articolo, questo ci si avvicina

E’ il grande tabù del governo Zapatero. Le cose vanno male, anzi malissimo, ma che nessuno si azzardi a pronunciare la parola "crisi".
La evita come la peste il capo del governo, la ignorano rispettando le consegne i suoi ministri. L'unica volta che è sfuggita di bocca a Pedro Solbes, davanti alle "loro signorie", i deputati delle Cortes, è stato lo stesso ministro dell'Economia a correggersi precipitosamente, spiegando che si riferiva alla "crisi internazionale".

Come se in Spagna, dove la disoccupazione cresce a ritmi vertiginosi (11%), il settore delle costruzioni affronta il più grave tracollo degli ultimi quindici anni, i consumi scendono e l'inflazione va alle stelle (+5%), e l'aumento del Pil fatica a mantenersi ormai sugli standard della eurozona, ci fosse ancora qualche dubbio sul fatto che il problema è tremendamente serio.
L'equilibrismo verbale del superministro dell'Economia che parla senza arrossire di una "decelerazione accelerata" è uno dei sintomi di una situazione di crescente difficoltà. E la prova è nell'inedito isolamento in cui si è trovato Solbes, dieci giorni fa, quando ha presentato in Parlamento le previsioni di bilancio per il prossimo anno.

Nessun gruppo politico, a parte i socialisti, crede che l'economia crescerà nel 2009 del 2,3% e che l'inflazione si attesterà sul 2,7. Non esiste di questi tempi centro studi pubblico o privato che preveda per il prossimo esercizio un aumento del Pil superiore all'1%. Così come è diffusa la convinzione che il numero di disoccupati supererà i 3 milioni (11%)
La radiografia di uno degli analisti più rispettati, Olivier Blanchard, economista del Mit e, a partire da settembre, nuovo capo economista del Fmi, è tale da far tremare le vene ai polsi. Relativamente ottimista sulla durata e le conseguenze della crisi a livello internazionale, Blanchard non lo è per niente riguardo al "caso Spagna". Per una serie di ragioni: perché il paese dipende eccessivamente dal settore delle costruzioni, che continuerà a perdere colpi, perché ha un livello di produttività molto basso, perché non è stata finora in grado di migliorare la propria competitività.

Le cifre più recenti non lasciano alcuno spazio all'ottimismo. In maggio il numero di disoccupati è aumentato di 91.500 unità, come in aprile. Il numero di affiliati alla previdenza sociale è sceso per il quinto mese consecutivo: questa volta, meno 55mila. Crollano anche, del 24%, le immatricolazioni di nuove automobili rispetto all'anno precedente. L'inflazione, che già in aprile aveva raggiunto il 4,2%, sale fino al 4,7.
E dire che, non più di tre mesi fa, Zapatero aveva previsto che il "tetto" sarebbe stato toccato proprio ad aprile, per cominciare poi una rapida discesa fino al prossimo autunno. Ma così non è stato.

Parlare di futuro è diventato un esercizio ad alto rischio. "C'è caduto addosso il peso di tre crisi allo stesso tempo sintetizza l'economista Angel Laborda la immobiliare, la finanziaria e quella delle materie prime, che si sta rivelando più letale e che agisce più rapidamente di quanto ci si potesse aspettare. La Spagna sta soffrendo di più rispetto al resto dei paesi europei perché è più esposta all'effetto congiunto di queste tre crisi".
In più, il premier è costretto a fare i conti per la prima volta dopo i quattro anni di una legislatura assolutamente tranquilla con lo spettro di un potenziale isolamento che gli può risultare fatale visto che il leader socialista guida un governo di minoranza.

Ma Zapatero, dopo settimane di immobilismo, si è dovuto comunque decidere a varare una serie di misure per tentare il rilancio dell'economia.
L'ultimo annuncio è quello di un pacchetto fiscale che dovrebbe servire a inettare 7,8 miliardi di euro nel sistema economico nel corso del 2009. Tra i punti di forza della linea adottata dal governo, l'abolizione dell'imposta sul patrimonio (che permetterà a un milione e 300mila contribuenti di risparmiare un miliardo e 800 milioni di euro già da questo esercizio) e il rimborso mensile dell'Iva alle imprese. Sommato alle altre decisioni prese dall'esecutivo negli ultimi due mesi (alcuni tagli d'imposta e un consistente rilancio degli investimenti, soprattutto nel campo delle infrastrutture), l'insieme di misure permette al ministro Solbes di dire che si tratta del "più consistente pacchetto economico varato da qualunque governo europeo" e di un piano "coerente con la situazione che attraversa l'economia spagnola". Ma soprattutto, una risposta alla crisi senza ricorrere all'adozione di un "decretazo" (il riferimento è al pesantissimo decreto legislativo del governo Aznar che faciliatava i licenziamenti da parte delle imprese) e senza tagli alle spese sociali.

Per Zapatero e per il suo superministro che regge le sorti dell'economia, ce n'è abbastanza per garantire le condizioni della ripresa. Ma in altre stanze del potere spagnolo non la pensano allo stesso modo. Come nella Calle Alcalá di Madrid, dove ha sede il Banco de España. Non è un caso che il governatore Miguel Angel Fernández Ordoñez, presentando martedì scorso il rapporto 2007 sull'economia spagnola, abbia limitato al massimo le considerazioni sul recente passato, che sembra ormai lontano anni luce, e si sia soffermato soprattutto sulle difficoltà del presente.
Il governatore reclama moderazione salariale e maggiore flessibilità per limitare le conseguenze della decelerazione, che potrebbe decimare i posti di lavoro. Fernández Ordoñez avverte che le finanze pubbliche sono in pericolo se non viene varata urgentemente una riforma delle pensioni.

In realtà, l'unica decisione finora adottata da Zapatero per cercare di ridurre al minimo il calo dell'occupazione, è il piano con il quale si propone a un milione di stranieri (i più colpiti dal crollo del settore edilizio) di lasciare il paese, in cambio di incentivi economici. A parte il costo dell'operazione, una delle conseguenze negative sarà ovviamente la riduzione del numero di contribuenti della previdenza sociale. Ma il premier, inguaribile ottimista, cerca di vedere soprattutto gli elementi che potranno permettere alla Spagna di risollevarsi in tempi non troppo lunghi.
Con soddisfazione, ovviamente, è stato accolto il dato sul notevole incremento degli investimenti stranieri (36 miliardi di euro nel 2007, due volte e mezzo in più rispetto all'anno precedente), dovuto soprattutto alle grandi operazioni come l'Opa di Enel e Acciona per il controllo di Endesa, o quella di Imperial Tobacco sulla francospagnola Altadis. Ma parecchie speranze continuano a essere riposte sui "soliti noti", i giganti dell'economia spagnola che, fino ad ora, non sembrano tradire le aspettative. Al di là della sostanziale stabilità del sistema finanziario, con Santander e Bbva in testa, che non rinunciano ai loro piani di espansione internazionale, le altre grandi multinazionali iberiche contribuiscono in questi mesi a limitare le conseguenze della crisi sul mercato borsistico.

E il caso di Telefónica, il cui presidente César Alierta prosegue con la sua strategia all'offensiva, puntando ad acquisire la totalità della brasiliana Vivo e a consolidarsi in Cina (è azionista di riferimento di China Unicom, seconda compagnia del paese), Messico e in Italia, dove intende incrementare la propria presenza in Telecom Italia. Un'altra delle grandi, Repsol, conferma con un aumento degli utili il suo ottimo stato di salute e spera di trarre grandi vantaggi dalla recente scoperta di nuovi giacimenti di greggio: soprattutto in Brasile, dove è in società con Petrobras, ma anche a due passi da casa, al largo delle isole Canarie.
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Old 11-07-2008, 09:15   #2
Pot
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ma e' uan copia dell'articolod ell'economist delals corsa settimana?
Cmq si.. il miracolo spagnolo e' finito: magari questo ci fa capire che una paese senza riforme (spagna,italia,grecia portogallo) non puo' andare avanti
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Old 11-07-2008, 09:22   #3
Gio22
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manda a casa un milione di lavoratori stranieri che hanno perso il lavoro.

se lo fanno in italia sai le strumentalizzazioni che ci fà sopra la sinistra ?
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ho condotto diverse trattive ma sono troppo pigro per segnarmele.
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Old 11-07-2008, 09:28   #4
cocis
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se in spagna il miracolo è finito .. in italia non è mai cominciato ..
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Old 11-07-2008, 09:34   #5
DvL^Nemo
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Beh il grosso della crescita spagnola deriva dalle varia bolle, creditizia in primis, ma anche immobiliare.. Cosi' come in Irlanda.. Adesso sono quelli che in primis ne stanno pagando lo "scotto".. E proprio di stamattina leggevo che l'inflazione da loro e' al 5%.. Noi e' vero che arranchiamo, ma in Europa in alcuni settori industriali ( manifatturiero, meccanico ecc.. ) gli siamo un bel po' avanti
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Old 11-07-2008, 09:48   #6
Pot
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Originariamente inviato da Gio22 Guarda i messaggi
manda a casa un milione di lavoratori stranieri che hanno perso il lavoro.

se lo fanno in italia sai le strumentalizzazioni che ci fà sopra la sinistra ?
il fatto e' che noi non ne abbiamo bisogno di amndare a casa un milione di lavoratori
noi abbiamo bisogno di riforme.. e li si che: saic he strumentalizzazioni ci fa sopra la sinistra?
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