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Afghanistan post-Omar
AFGHANISTAN – Nove talebani sono stati uccisi da soldati delle forze afgane e della coalizione guidata dagli Stati Uniti nella provincia meridionale di Uruzgan, dopo che sospetti guerriglieri avevano assalito due posti di blocco dell’esercito. Nelle tre ore di scontri almeno altri sei militanti sono stati feriti. Almeno sei talebani sono stati inoltre uccisi e altri quattro feriti in combattimenti nei villaggi di Mirmanda e Hidar Ahbad nel distretto di Grashak della provincia meridionale di Helmand. Intanto il presidente Hamid Karzai ha ordinato un’inchiesta sulla morte di 40 persone nell’attacco dell’aviazione della coalizione di lunedì sulla capitale dell’Uruzgan, Tirin Kot: secondo i residenti tra le vittime – tutte guerriglieri secondo i comandanti Usa – vi sarebbero almeno quattro civili, tra cui tre bambini.[PIME]
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Afghanistan: 37 taleban uccisi
Nel sud del paese in corso offensiva della coalizione KANDAHAR - Trentesette taleban sono morti e 22 sono rimasti feriti in scontri a fuoco tra ribelli e truppe della coalizione in Afghanistan.Gli scontri sono avvenuti ieri nel sud del paese portando a circa un centinaio il bilancio dei morti da giovedi':lo si e' appreso da fonti ufficiali, secondo cui 14 taleban sono stati catturati. Ventisette delle vittime taleban sono stati uccise nella provincia di Helmand (sud), dove e' in corso una massiccia offensiva delle truppe afgane e della coalizione.
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Francamente non si è accorto nessuno che l'Afghanistan sia entrato nella fase post Omar. Specialmente gli afghani.
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AFGHANISTAN 17/7/2006 17.23
ANCORA ATTENTATI E VIOLENZE NELLE PROVINCE MERIDIONALI Un attentatore suicida si è fatto esplodere oggi nella sede del dipartimento provinciale di giustizia a Lashkar Gah, capoluogo della provincia di Helmand, provocando il crollo dell’edifico, alto un solo piano; oltre il kamikaze, nella deflagrazione sono morti il capo del dipartimento e due impiegati, mentre altre nove persone sono rimaste ferite. L’attentato non è stato rivendicato, ma la polizia ritiene sia opera dei ribelli talebani. Nella stessa provincia di Helmand, tre soldati afgani sono morti e altri tre sono rimasti feriti per l’esplosione di una mina al passaggio del loro automezzo; lo hanno riferito fonti militari afgane. Sempre nel sud del paese, ma nella provincia di Kosh, quattro presunti appartenenti ad al-Qaida sono stati uccisi durante un raid delle forze statunitensi nel villaggio di Pelan Kheyl; lo riferisce il comando militare Usa in un comunicato in cui si aggiunge che nell’operazione sarebbero stati catturati tre altri uomini sospettati di far parte del gruppo terrorista; la nota – non confermata da fonti indipendenti - non specifica la nazionalità dei miliziani. Non ha provocato invece né vittime né feriti l’attacco ai danni di una scuola pubblica nel distretto di Wazikhah nella provincia di Paktika, nel sudest dell’Afghanistan. Sospetti talebani, ostili all’insegnamento nelle scuole pubbliche - riferisce il portavoce dell’amministrazione provinciale - hanno ordinato alle guardiani che sorvegliavano il posto di allontanarsi e hanno poi lanciato una bomba nell’edifico scolastico distruggendo quattro aule.
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AFGHANISTAN 18/7/2006 16.07
OFFENSIVA TALEBANA NELLA PROVINCIA DI HELMAND Miliziani talebani hanno preso il controllo di due distretti meridionali nella provincia di Helmand, nel sud dell’Afghanistan, costringendo le forze afgane ad abbandonare le loro posizioni; i combattimenti sono avvenuti ieri sera e la notizia della ‘ritirata’ delle forze dell’ordine afgane è stata confermata solo in giornata da fonti ufficiali. Nel distretto di Garmser, un remoto territorio semidesertico a 200 chilometri dalla frontiera con il Pakistan, “dozzine” di talebani hanno per giorni ingaggiato scontri con i 42 poliziotti che presidiavano cittadina di Garmser, avendone infine ragione. Dopo averli costretti alla fuga, secondo testimonianze riportate da fonti di stampa internazionali, i talebani sarebbero entrati a Garmser prendendone il controllo. Un’analoga situazione si è verificata a Naway-i-Barakzayi, distretto a nord di Garmser, ma in questo caso sembra che le forze afgane siano riuscite stamani a respingere nuovamente i miliziani e a riprendere le loro postazioni. Il portavoce del comando militare statunitense ha detto che “decisive operazioni saranno condotte presto”, riferendosi a una controffensiva. La ‘presa’ della due cittadine è avvenuta malgrado da settimane nel sud dell’Afghanistan sia in corso una massiccia operazione militare con lo scopo di ripristinare la sicurezza dopo che, dai primi mesi dell’anno, si erano riprese e intensificate le attività dei miliziani talebani e dei loro alleati. Ma gli scontri quasi quotidiani, gli attentati e le violenze che vedono coinvolti anche milizie di ‘signori della guerra’ locali interessati al traffico di droga, stanno spingendo in queste ore alcune organizzazioni non governative straniere e afgane a sospendere le proprie attività, in particolare nella provincia di Helmand. Tra due settimane dovrebbe iniziare il dispiegamento dei soldati britannici che, sotto l’egida della NATO, subentreranno progressivamente alle forze statunitensi nella gestione delle operazione del sud dell’Afghanistan. A dispetto dell’impegno militare la situazione di sicurezza continua a deteriorarsi, fonti ufficiali afgane e del commando Usa stimano essere 1600 le vittime nel sud del paese dall’inizio dell’anno.
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17 Luglio 2006
AFGHANISTAN Il Parlamento discuterà se riattivare la polizia religiosa, usata dai talebani La proposta arriva dal Consiglio afghano degli ulema, intenzionato a potenziare l’applicazione della sharia nel Paese. Karzai non si oppone. Le preoccupazioni di attivisti per i diritti umani; le rassicurazioni del governo: “Servirà solo ad incoraggiare la gente a comportarsi in modo islamico”. Kabul (AsiaNews) – Il consiglio afghano degli ulema in Afghanistan ha chiesto al presidente Hamid Karzai di reintrodurre la polizia religiosa, in uso sotto il regime talebano. Karzai non ha rifiutato. Ha anzi promesso ai religiosi di presentare la proposta in Parlamento suscitando la preoccupazione di attivisti per i diritti umani. A dare notizia, lo scorso 15 luglio, della richiesta degli islamici è stato lo stesso portavoce del governo Mohammad Asif Nang. Sotto i talebani, la polizia religiosa, ufficialmente nota come Dipartimento per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, sorvegliava le strade punendo le donne che uscivano senza indossare il burqa, gli uomini che non tenevano in ordine la barba o chi ascoltava musica. L’obiettivo era quello di imporre alla popolazione un'interpretazione fondamentalista della legge islamica. Il Dipartimento è stato smantellato dopo la caduta del regime talebano nel 2001. Secondo quanto riferito da Nang, ora i religiosi afghani ritengono necessario far rinascere questo ministero per potenziare l’applicazione della sharia nel Paese. Il portavoce non ha saputo dire quando il Parlamento discuterà la proposta. Preoccupati gruppi per i diritti umani internazionali come Human Rights Watch. Un suo funzionario, Sam Zia Zarifi spiega che il Dipartimento del vizio e della virtù potrebbe trasformarsi in uno “strumento di oppressione politica delle voci discordanti, dei gruppi di minoranza o dei più deboli come le donne”. Il ministro afghano dell’Haj e degli Affari religiosi, Nematullah Shahrani, rassicura che “il lavoro del Dipartimento sarà solo dire alla gente cosa è permesso e cosa è vietato dall’Islam”. Nega poi che il dicastero avrà poteri di polizia e spiega: “Suo compito sarà opporsi alla diffusione dell’alcool delle droghe, del terrorismo e della corruzione incoraggiando la gente a comportarsi in modo islamico”. Analisti afghani contattai da AsiaNews spiegano che l’iniziativa del Consiglio degli ulema rientra nel quadro della violenta offensiva primaverile dei talebani, da settimane in atto in Afghanistan: “Essa non è condotta solo sul piano militare, ma anche su quello politico e religioso. E questo è un esempio”. Fonti di AsiaNews avvertono che il fondamentalismo sta prendendo sempre più piede nel Paese senza che le autorità politiche si oppongano: “Il potere centrale è paralizzato tra le aspettative degli Stati Uniti e dei loro alleati e quelle delle fazioni estremiste presenti nello stesso governo”. Karzai è ritenuto un musulmano moderato, ma di recente sembra intenzionato a ridare al Paese un profilo più conservatore, dopo che la propaganda talebana lo ha più volte accusato di guidare un governo non–islamico e filo occidentale.
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Afghanistan
I taleban mettono a rischio la costruzione della democrazia [Avvenire] Nonostante siano passati ormai quasi cinque anni dalla caduta del regime dei taleban, l’Afghanistan resta tuttora uno dei Paesi più instabili al mondo. I guerriglieri imperversano con attentati e imboscate condotti contro uffici governativi, scuole, mercati, c on l’obiettivo di destabilizzare il più possibile l’azione politica guidata dal presidente Hamid Karzai. La cui autorità fatica a raggiungere tutte le sterminate province afghane, restando anzi, secondo molti, confinata alla sola capitale Kabul. In un attacco a Khost, nel Sud-Est del Paese, i guerriglieri ieri hanno preso di mira una scuola per bambine. Obiettivo, secondo il governatore locale, non scelto a caso: sono anzi già 170 gli istituti educativi distrutti quest’anno dai taleban, chiaro segnale della volontà di far deragliare la normalizzazione del Paese, colpendo «gli spiriti occulti della conoscenza». I miliziani hanno continuato ad attuare attacchi anche nei confronti delle forze della coalizione internazionale. Quest’ultima ha lanciato alla fine di maggio nel Sud del Paese la campagna «Assalto alla montagna», la più importante offensiva anti-guerriglia dalla fine del 2001. Migliaia i militari coinvolti nell’operazione, che coinvolge le province di Kandahar, Helmand, Zabul e Uruzgan. L’offensiva ha causato finora la morte di oltre 800 persone, nella stragrande maggioranza ribelli. Secondo la Commissione indipendente dei diritti dell’uomo in Afghanistan, sarebbero però almeno un centinaio le vittime dell’operazione tra i civili.
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Insomma non è stato risolto nulla.
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19 luglio 2006 12.14
CAMERA AFGHANISTAN: CACCIARI(PRC) SI DIMETTE PER NON VOTARE LA PROROGA [Avvenire] Piuttosto che votare la proroga delle missioni militari italiane all'estero, Paolo Cacciari del Prc si dimette da deputato. Cacciari ha dato l'annuncio nell'Aula della Camera, intervenendo nella dichiarazione di voto riguardo alle mozioni sulla missione in Afghanistan, spiegando che non avrebbe preso parte né alla votazione sulle mozioni né a quella finale sul provvedimento.
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19 luglio 2006 18.54
ROMA AFGHANISTAN, SÌ DELLA CAMERA A PROROGA: TESTO VA AL SENATO Sì dell'Aula della Camera al provvedimento che proroga la partecipazione italiana alle missioni militari all'estero, tra cui quella in Afghanistan. Il testo ora passa al Senato.
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19 luglio 2006 19.12
ROMA AFGHANISTAN, PRODI: BENE VOTO PROBLEMI AL SENATO? NO [Avvenire] Il presidente del Consiglio Romano Prodi, conversando con i cronisti all'uscita dell'Aula di Montecitorio, si è detto "soddisfatto" dell'esito del voto sul ddl per le missioni all'estero. E, a chi gli chiedeva se prevede problemi al Senato, ha risposto: "No".
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AFGHANISTAN: SI' DELLA CAMERA A PROROGA DELLA MISSIONE, TESTO AL SENATO
ROMA - Sì dell'Aula della Camera al provvedimento che proroga la partecipazione italiana alle missioni militari all'estero, tra cui quella in Afghanistan. Il testo ora passa al Senato. I voti a favore sono stati 549, quattro quelli contrari. Quando il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha annunciato il risultato della votazione in Aula si è levato un applauso. Sono quattro i deputati di Rifondazione Comunista che, in dissenso dal gruppo, hanno votato contro il disegno di legge sul rifinanziamento delle missioni militari all'estero: Francesco Caruso, Salvatore Cannavò, Gian Luigi Pegolo e Alberto Burgio. Un altro 'dissidente' del Prc, Franco Russo, ha invece deciso di non partecipare al voto. Mentre Marilde Provera, anche lei contraria alla proroga della missione in Afghanistan, ha dichiarato in aula il suo sì ma, ha detto, "solo per questa volta". PRODI: BENE IL VOTO. PROBLEMI AL SENATO? NO Il presidente del Consiglio Romano Prodi, conversando con i cronisti all'uscita dell'Aula di Montecitorio, si è detto "soddisfatto" dell'esito del voto sul ddl per le missioni all'estero. E, a chi gli chiedeva se prevede problemi al Senato, ha risposto: "No". 'DISSIDENTI' PRC VOTANO CONTRO PROROGA Salvatore Cannavò, Alberto Burgio e Gian Luigi Pegolo, deputati 'dissidenti' del Prc, hanno annunciato in Aula alla Camera che voteranno contro la proroga delle missioni militari italiane all'estero. I deputati del Prc hanno ribadito, in interventi a titolo personale ed in dissenso dal loro gruppo, che questo voto contrario "non rappresenta una sfiducia al governo e non fa venir meno il rapporto di fiducia con il partito". Franco Russo ha invece comunicato che invece si asterrà sul voto finale. BERLUSCONI: SI' PERCHE' L'ITALIA NON TRADISCA I PATTI "Siamo una opposizione costituzionale" che vota sì "compatta" al rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan perché "crediamo che l'Italia non possa permettersi di tradire il fronte" internazionale in cui è sempre stata e i patti che ha stipulato. Lo ha detto il leader della Cdl Silvio Berlusconi, nel suo intervento nel corso del dibattito sul voto per il finanziamento delle missioni all'estero. "Il nostro voto - ha aggiunto - non è tattica parlamentare", ma semmai "opposizione costituzionale" che vota di regola contro la maggioranza ma non su questioni di principio. CACCIARI(PRC) SI DIMETTE PER NON VOTARE PROROGA Piuttosto che votare la proroga delle missioni militari italiane all'estero, Paolo Cacciari del Prc si dimette da deputato. Cacciari ha dato l'annuncio nell'Aula della Camera intervenendo in dichiarazione di voto sulle mozioni sulla missione in Afghanistan, spiegando che non avrebbe preso parte né alla votazione sulle mozioni né a quella finale sul provvedimento.
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Afghanistan: 'portare normalita''
Rappresentante Ue: 'presenza non per giocare a gioco Usa' 'La presenza europea in Afghanistan deve contribuire al miglioramento di un paese abbandonato, non significa partecipare al gioco Usa'. Lo ha detto Francesco Vendrell, rappresentante speciale dell'Ue in Afghanistan. A partire dalla fine del mese l'Isaf, la 'Forza internazionale di assistenza alla sicurezza' della Nato, finora responsabile della sicurezza nella zona di Kabul, nel nord e nell'ovest, avra' il controllo delle operazioni militari anche nel sud del paese.
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AFGHANISTAN 20/7/2006 14.17
RESPINTA OFFENSIVA TALEBANA NEL SUD Un afgano di 16 anni è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti stamani a Kabul a causa di un’esplosione dovuta, stando ai primi rilievi della polizia, all'improvviso innesco di un residuato bellico, rimasto forse occultato sin dagli anni della guerra civile. L’episodio è avvenuto poche ore dopo l’arrivo di una delegazione della Nato – guidata dal segretario generale Jaap de Hoop Scheffer – in vista dell’imminente ampliamento del mandato della missione della Forza internazionale di assistenza per la sicurezza (Isaf), al momento impegnata nel nord, nell’ovest e a Kabul. Tra meno di due settimane l’Isaf infatti sostituirà la coalizione guidata dagli Stati Uniti nel sud, dove sono più attivi i guerriglieri talebani. Intanto ieri anche la seconda delle due città occupate martedì dai talebani, Garmser, è tornata sotto il controllo del contingente internazionale: un talebano è morto e due soldati afgani sono stati feriti negli scontri nella cittadina di 50.000 abitanti sul fiume Helmand. Un soldato della coalizione era morto e due erano stati feriti – ha riferito il portavoce del contingente statunitense Paul Fitzpatrick – il giorno prima nella provincia meridionale di Uruzgan. La breve ‘presa’ di Garmser e Naway-i-Barakzayi ha rivelato la persistente insicurezza nel sud, nonché l’insufficienza dell’attuale contingente di sicurezza. “Vi sono sfide perché al momento vi è un numero limitato di forze di sicurezza, afgani e coalizione, e la reale soluzione sarebbe aumentare il contingente afgano” ha commentato Fitzpatrick. Le forze afgane contano 60000 poliziotti e meno di 30000 soldati, gli uomini delle forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti e della Nato sono oltre 30000. In appena due mesi, nei combattimenti tra i talebani e le truppe afgane e internazionali, sono morte oltre 800 persone, perlopiù guerriglieri.
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AFGHANISTAN – Il gruppo dei paesi creditori – riuniti nel cosiddetto ‘Club di Parigi – ha concluso un accordo con il governo di Kabul per l’annullamento di una parte del debito estero per un importo di 1,2 miliardi di euro su un totale di circa 9 miliardi; il rimborso del 100% degli interessi di mora della somma restante – che non è stata condonata – verrà ripagato dall’Afghanistan a partire dal 2011.
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Esplosione a Kabul, un morto
Nella capitale sono in visita alti ufficiali della Nato - Un afghano e' stato ucciso da un'esplosione a Kabul, mentre nella capitale afghana sono in visita alti ufficiali della Nato. La delegazione della Nato e' in visita a Kabul in vista dell'estensione, entro la fine del mese, della missione delle truppe dell'Alleanza Atlantica dispiegate nel Paese. 'Un veicolo e' stato colpito da una mina o da una bomba', ha detto un portavoce della forza Nato. La causa potrebbe essere un proiettile di artiglieria inesploso.
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#19 |
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Così il governo ha mentito sull’Afghanistan
- di Laura Cesaretti - La Nato smaschera il ministro Parisi: «Le regole di ingaggio sono cambiate a maggio. Finito il peacekeeping, ora si combatte» [PIME]Situazione «combat»: dallo scorso maggio le regole di ingaggio dei partecipanti alla missione Isaf in Afghanistan non sono più quelle del «peacekeeping». A rivelarlo, proprio mentre a Montecitorio il centrosinistra sta faticosamente cercando di tenere insieme la propria maggioranza sulla conferma della missione, minimizzando le perdite pacifiste, è il portavoce della missione Nato, attualmente sotto comando britannico. «Le regole di ingaggio sono cambiate il 4 maggio scorso, in vista dell'allargamento della missione nel sud dell'Afghanistan. E sono cambiate per tutti i militari che partecipano», fa sapere da Kabul il portavoce dell'Alleanza. Dunque, anche i militari italiani di stanza a Kabul ed Herat sono sottoposti alle regole «combat». Anche se il 30 giugno scorso, presentando il decreto sulle missioni, il titolare della Difesa Arturo Parisi aveva assicurato che per gli italiani non sarebbero cambiate, e che la missione sarebbe proseguita «nel solco della continuità per quanto riguarda gli impegni passati Dallo Stato maggiore della Difesa confermano invece che le regole sono mutate da maggio per tutta la missione Isaf, ma che valgono solo nelle zone di tensione: «Sì, sono state implementate - dice alla Reuters un portavoce -. Chi andrà al sud avrà la possibilità, qualora attaccato, di rispondere al fuoco in maniera più pesante, o di fare irruzione in un'abitazione dal cui interno abbiano sentito partire colpi d'arma da fuoco». La Difesa precisa però che quelle regole vengono usate solo dove necessarie, ossia nel Sud infestato dalla guerriglia talebana: non riguardano quindi, allo stato, il contingente italiano di stanza a Kabul. «E noi non invieremo soldati al Sud», garantisce il sottosegretario alla Difesa Forcieri, ds. Il problema, però, è cosa accadrà se il comando Nato chiederà alle truppe italiane di spostarsi. In quel caso, spiega Elettra Deiana di Rifondazione, «non abbiamo nessuna garanzia» che il governo italiano sia in grado di impedirlo. Deiana è l'esponente della maggioranza bertinottiana più in prima linea sulla vicenda Afghanistan: esperta di questioni di difesa e membro della omonima commissione, si batte da settimane per ottenere quelle «garanzie» che rendano più accettabile alla sinistra il decreto e per convincere i dissidenti del suo partito a digerirlo. Ma è realista: «Quando ha detto che le regole non cambiavano, Parisi non ha mentito: ha cercato solo di fare una dichiarazione più rassicurante possibile per la coalizione. L'impegno del governo a mantenere le truppe lontane dal Sud e dalle regole combat è fuori discussione, ma è un impegno solo politico». Il decreto, invece, «è ambiguo: non c'è scritto da nessuna parte che l'Italia resta a Kabul, si evince unicamente dalla mancanza di finanziamenti per bombardieri o reparti speciali». Deiana aveva chiesto un esplicito «congelamento» della missione italiana, che garantisse la sua permanenza nelle attuali zone di operazione, ma è la prima ad ammettere che le decisioni finali spettano al comando Nato: «Il problema fondamentale è proprio questo: la Nato decide autonomamente, ovviamente consultando i governi. Ma sarebbe necessario che esecutivo e Parlamento italiani potessero discutere se aderire o no alle sue scelte». Problema irrisolto. Tanto che l'ex ministro della Difesa Antonio Martino lo dice esplicitamente: «Il centrosinistra spera di riuscire a far passare inosservato il fatto che dovremo inviare uomini dove la Nato ci chiederà». La Verde Luana Zanella conferma: «È vero, le scelte operative sono affidate all'Alleanza.E Parlamento e governo italiani non hanno molte possibilità di entrare nel merito».
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AFGHANISTAN 21/7/2006 15.20
CONFERMATE MORTI CIVILI IN ATTACCO AEREO ANTI-TALEBANO L’attacco aereo condotto dalle forze della coalizione internazionale lo scorso 10 luglio contro basi talebane nella città di Tarin Kwot, nella provincia di Uruzgan, ha causato vittime anche tra i civili, e precisamente 10 morti e 27 feriti; lo ha dichiarato in un’intervista alla ‘Bbc’ Karim Rahimi, portavoce del presidente afgano Hamid Karzai, riferendo i risultati di un inchiesta ordinata dallo stesso capo di Stato. Le verifiche della commissione smentiscono quindi le affermazioni del comando della coalizione internazionale guidata dagli Usa che sosteneva di aver eliminato solo miliziani talebani, dicendo che non c’erano prove del coinvolgimento di civili. Nell’inchiesta è stato verificato che i missili lanciati dall’aviazione hanno colpito tre case nella cittadina, inclusa quella dove si stava effettivamente tenendo una riunione di 50 talebani, inclusi 9 comandanti, tutti rimasti uccisi; nondimeno l’attacco ha provocato vittime anche tra i civili, compresi donne, anziani e bambini. “Il presidente Karzai - ha detto il portavoce all’emittente britannica - ha più volte detto che il coinvolgimento dei civili dovrebbe essere sempre evitato e ha sollecitato le forze della coalizione a fare maggiore attenzione”. In Uruzgan e nelle vicine province meridionali Kandahar, Zabul, Helmand, al confine con il Pakistan, è in corso l’offensiva militare ‘Mountain Thrust’ contro milizie talebani: circa 800 persone – perlopiù militanti – sarebbero morti da quando, a metà maggio, è iniziata l’operazione in risposta all’inasprirsi di attentati e agguati dei ribelli alla vigilia dell’avvicendamento tra gli Stati Uniti e la Nato al comando del contingente stanziato in Afghanistan.
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