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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2004
Città: Pordenone
Messaggi: 615
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Bush vuole usare l'atomica contro l'Iran!
WASHINGTON - Un attacco su vasta scala contro l'Iran per fermare il suo programma nucleare. L'amministrazione Bush starebbe pianificando una campagna di massicci bombardamenti contro Teheran anche con l'impiego di armi nucleari, per distruggere gli impianti di Natanz dove Washington sospetta che la Repubblica islamica lavori a costruire la bomba atomica. Lo scrive la rivista americana New Yorker nel numero che uscirà lunedì. Intanto una squadra di ispettori dell'Aiea è arrivata ieri in Iran e ha cominciato oggi nuove visite ad alcuni siti nucleari. Secondo il periodico americano, Bush e altri responsabili della Casa Bianca considerano il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad come un potenziale Adolf Hitler. "E' questo il nome che utilizzano", ha detto il noto giornalista investigativo e premio Pulitzer Seymour Hersh, autore dell'articolo, che cita un ex responsabile di alto livello dei servizi segreti. Hersh ha al suo attivo, tra l'altro, inchieste come quella sulla strage di My Lai durante la guerra del Vietnam, per cui ottenne il prestigioso riconoscimento giornalistico, e più recentemente quella che ha portato alla luce le torture nel carcere iracheno di Abu Ghraib. Nell'articolo, un anonimo consigliere del Pentagono afferma dal canto suo che "la Casa Bianca ritiene che la sola maniera di risolvere il problema sia di cambiare la struttura di potere in Iran, e questo vuol dire la guerra". L'ex responsabile dei servizi segreti descrive i preparativi come "enormi", "febbrili" e "operativi", ha scritto Hersh. Un ex responsabile della Difesa afferma che la strategia dell'amministrazione si fonda sul presupposto che "bombardamenti sostenuti in Iran umilierebbero la dirigenza religiosa e porterebbero la popolazione a sollevarsi e a rovesciare il governo", scrive il New Yorker. Il presidente "è assolutamente convinto che l'Iran avrà la bomba" se non sarà fermato, racconta un consulente del governo Usa, aggiungendo che Bush ritiene di dover fare "quello che nessun democratico o repubblicano, eletto in futuro, avrà il coraggio di fare" e che "salvare l'Iran sarà il suo lascito". Nelle ultime settimane, Bush ha avviato con discrezione una serie di consultazioni con senatori e membri della Camera dei rappresentanti per esplorare le opzioni nei riguardi dell'Iran. Una delle opzioni - scrive la rivista - comprende il possibile utilizzo di armi nucleari tattiche, in particolare la cosiddetta "bunker-buster" B61-11, per radere al suolo il principale impianto di produzione nucleare iraniano situato a Natanz, in Iran centrale, dove si concentrano le attività per l'arricchimento dell'uranio all'origine della grave crisi fra Teheran e la comunità internazionale. Il sito in queste ore viene visitato da una squadra di ispettori dell'Aiea. L'opzione nucleare ha però provocato divisioni fra i militari, secondo l'ex responsabile dell'intelligence citato dal New Yorker; e addirittura la minaccia di dimissioni da parte di alcuni ufficiali dopo che è fallito un tentativo di far scartare questa opzione. "Fra i militari ci sono forti sentimenti di opposizione all'utilizzo di armi nucleari contro altri Paesi", scrive il periodico citando un consigliere del Pentagono. Questa fonte da parte sua prevede che bombardare l'Iran potrebbe provocare una "reazione a catena" di attacchi contro gli interessi e i cittadini americani nel mondo e potrebbe rafforzare gli Hezbollah, la milizia sciita libanese. "Se lo facessimo - afferma il consigliere - la metà meridionale dell'Iraq si incendierebbe". Il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Mohammed el Baradei, è atteso a Teheran per domani o dopodomani, secondo quanto scrive oggi l'agenzia ufficiale iraniana Irna. L'agenzia cita un membro dell'equipe di negoziatori iraniani sul nucleare, che ha voluto mantenere l'anonimato, secondo il quale la visita di el Baradei avverrà nell'ambito "della cooperazione e delle consultazioni tra l'Iran e l'Aiea". Ieri un diplomatico all'interno dell'agenzia, anche lui rimasto anonimo, aveva detto che el Baradei si sarebbe recato a Teheran, ma non per nuove trattative con i dirigenti della Repubblica islamica, bensì solo per raccogliere ulteriori informazioni in vista della presentazione di un rapporto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu "alla fine del mese". Il 29 marzo scorso il Consiglio di Sicurezza aveva dato 30 giorni di tempo a Teheran per sospendere le sue attività più sensibili, e in particolare l'arricchimento dell'uranio a scopi di ricerca. |
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#2 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2004
Città: BOLZANO/BOZEN
Messaggi: 14871
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letto appena adesso...
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#3 |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
Messaggi: 1009
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Grande giornalista Hersh.
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#4 |
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Member
Iscritto dal: Nov 2005
Città: Zion
Messaggi: 222
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e pensare che ce l'abbiamo presidente del più potente governo del mondo..
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#5 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
Messaggi: 740
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non voglio crederci... confido nel buon senso di quei militari che hanno minacciato le dimissioni, spero siano tanti e che si rifiutino ad oltranza di fare qualcosa di così aberrante.
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#6 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
Messaggi: 6713
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sti cazzi mi vien da dire
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#7 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2001
Messaggi: 1299
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Mi pare che anche nella guerra in Afghanistan e in Iraq si ventilo' la possibilita' di utilizzare ordigni nucleari o mini "nuke".
E' quantomeno ridicolo tentare di far passare come "piano esecutivo" quelli che sono degli standard su cui e' costruita la strategia di guerra degli USA. Strategia, che e' riportata in manuali militari : ergo carta su cui si basano delle simulazioni, su cui normalmente si attinge anche solo per esercitazioni accademiche.
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![]() Referenti in Compravendite Ognuno sceglie le cause per cui combattere in base alla propria statura. Ultima modifica di Jo3 : 08-04-2006 alle 17:14. |
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#8 |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
Messaggi: 1009
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Ammesso e non concesso che sia uno scenario credibile, il maggior problema sarebbe come giustificare l'utilizzo di armi nucleari contro un'altra nazione. Ci vorrebbe una fortissima motivazione alle spalle.
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#9 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 834
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"IQ Bush"...
Meno male che vuole usare le armi nucleari TATTICHE.L' Iran si contaminerà da radioattività solo localmente,non l' intero paese. Del resto,attaccare da terra l' Iran sarebbe dura.Sono 70 millioni e molto patriotici,il terreno non è piatto e per fino i dissidenti del regime odiano USA.Nella guerra con l' Iraq si mettevano addosso gli esplosivi e si facevano esplodere sotto i carri armati iracheni.E mi pare hanno ancora 1 millione di questi fanatici (mi pare chiamati "Basij") ,che mi sa dopo le bombe americane si dirigeranno verso USA per dare la risposta.E anche un' altro paese entrerà a fare affari con Laden e tutti saranno contenti... |
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#10 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
Messaggi: 6713
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bisogna vedere se la stupidità di bush e il suo entourage è una motivazione abbastanza forte, in fondo han fatto 30.000 morti civili, sai che gli frega di usare
anche l'atomica |
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#11 | |
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Bannato
Iscritto dal: Sep 2002
Città: LA CITTA' PLURI-CAMPIONE D'ITALIA!
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#12 | |
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Bannato
Iscritto dal: Sep 2002
Città: LA CITTA' PLURI-CAMPIONE D'ITALIA!
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#13 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
Messaggi: 1009
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#14 |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2003
Città: Seireitei
Messaggi: 5628
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Non ci credo
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#15 |
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Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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toh ma non è lo stesso giornalista che in data 25-01-2005 diceva le stesse cose?
eppure è passato un anno e 4 mesi circa e nno è successo niente....... http://www.peacereporter.net/dettagl...dt=&idart=1120 Stati Uniti d'America - 25.1.2005 Senza precedenti Seymour Hersh: l'amministrazione Usa si prepara ad attaccare l'Iran. In segreto ha inviato squadre speciali Seymour Hersh, uno dei più grandi giornalisti d’inchiesta degli Stati Uniti d’America, lavora oggi per il settimanale New Yorker con il quale ha vinto anche il premio Pulitzer. Una sua nuova inchiesta, basata su documenti segreti, ha rivelato che il Pentagono ha da tempo uomini infiltrati nel territorio iraniano. Il compito? Identificare obiettivi militari, e renderli identificabili anche dalle armi intelligenti. Lo intervista Amy Goodman, di Radio Democracy Now, un network radiofonico indipendente. Amy Goodman: George Bush ha dichiarato, rispetto alla questione iraniana: “Spero di trovare una soluzione diplomatica, ma valuterei ogni possibile ipotesi a disposizione”. La sua risposta a quello che ha detto il presidente Bush? Seymour Hersh: Bene, Bush dovrebbe unirsi ai colloqui che sono in corso da più di un anno. Dal 2003, l'Unione Europea, guidata dall'Inghilterra, dalla Francia e dalla Germania, sta conducendo estese trattative con gli iraniani. L'obiettivo di queste trattative, in cambio di un impegno al disarmo, è di offrire all’Iran, per usare un cliché, la carota di cui hanno bisogno in termini di incremento commerciale, incremento dei crediti e delle merci dual-use, merci che sono state negate dalle sanzioni a causa delle loro attività. Gli Stati Uniti non si sono uniti a quei colloqui, non hanno assolutamente intenzione di farlo. Nel mio articolo sul New Yorker ho citato comunque i diplomatici occidentali, uno dei maggiori diplomatici europei mi ha detto: “Siamo in una posizione perdente, perché finché l'America non si unisce a queste trattative non abbiamo potere d’influenza". Se ci fosse davvero un interesse per questo allora è semplice: iniziamo a comunicare con l’Iran. Se la Cia si occupasse di inviare truppe in Iran, allora secondo la Legge dovrebbe dirlo al Presidente. Il Presidente dovrebbe rendere pubblico un giudizio di approvazione ed il Congresso ed il Senato dovrebbero essere informati. Invece, se i militari compiono un'operazione segreta, secondo l’interpretazione della Legge, basta che ne sia informato il Presidente. Quindi l’esercito si trova là e prepara il campo di battaglia secondo questi meccanismi. Stanno introducendo squadre segrete. La parola che usano loro è “wiped clean” (ripulitura). I soldati sono “ripuliti”. Le loro identità sono completamente non-americane e non militari. Stanno andando a stabilire contatti con i gruppi all'interno di vari paesi, a mettere a punto operazioni, provando a fare qualche gioco di guerra, applicando un po’ di terrorismo verso se stessi per infiltrarsi. Bisogna agire come "i cattivi ragazzi" per scovare "i cattivi ragazzi". Cioè assomigliare ai ragazzi cattivi per attrarre altri ragazzi cattivi in modo da sapere chi sono. Molto spesso è difficile scoprire i terroristi. Questo è un modo per scovarli. E stiamo andando o fare questo usando i militari. Ma non lo diremo all'ambasciatore americano nel paese, non lo diremo al capo del distaccamento della Cia. Sarà fatto da Rumsfeld e dalla sua gente. Questo è un cambiamento enorme, senza precedenti negli ultimi 60 anni. È giusto dire attaccare l'Iran? Penso sia giusto dire così. E’ naturale che stiano progettando di attaccare l'Iran. Ti dico qual è l’obiettivo di quelli che chiamiamo i neo-conservatori, cioè i Paul Wolfowitz e i Doug Feith della direzione civile nel Pentagono. Premesso che una delle cose che hanno imparato in Iraq (hanno imparato qualcosa) è che quel cambiamento di regime, raggiunto con la forza, non sta funzionando così bene. L'obiettivo Iran è anche tre volte più grande dell'Iraq. E se l'Iraq potrà essere controllato, dopo le elezioni, allora lo scopo sarà colpire tre o quattro obiettivi rapidamente e in modo pulito per essere sicuri di avere la prova delle armi di distruzione di massa così da dimostrare che gli iraniani stanno ingannando più di quanto si creda. Questo potrebbe indurre la popolazione (iraniana n.d.r.), e quei milioni di giovani, a non gradire l’operato del proprio governo, provocando, ancora una volta, agitazioni contro il regime dei mullah. L'unico problema di questo progetto è che è sostenuto soltanto da alcuni membri del Pentagono; perché quasi ogni altro con cui ho parlato, dentro e fuori il governo, afferma che sono tutte sciocchezze. Ecco perché alcune persone mi hanno parlato: con il gruppo che comanda alla Casa Bianca e nel Pentagono, non si può ottenere un incontro. Solo essendo d’accordo con loro si possono incontrare. Invece penso che questo sia lo scopo: impiegare poche truppe, un attacco aereo, forse qualche commando per colpire precisi obiettivi. Il governo infine ha risposto al tuo articolo dicendo, "E’ così pieno di errori su fatti fondamentali che è stata distrutta la credibilità dell’ intero resoconto". Nessun attacco da me ricevuto affronta la sostanza di ciò che ho scritto. Stiamo operando in Iran? C’è una nuova consapevolezza di che cosa il Pentagono può fare? Tutto questo non è stato affrontato quando hanno tentato di screditarmi. Penso a quando scrissi i miei articoli sulla prigione di Abu Ghraib e feci notare sul New Yorker che cosa stava accadendo, cosa già era successo a Guantanamo, in Afghanistan. Quando ho scritto quella roba sono stato accusato di calunnia. Ma non dobbiamo dare importanza a ciò che viene riferito da un addetto alle relazioni pubbliche. |
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#16 |
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Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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interessante articolo su Seymour Hersh di un anno fa:
http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/hershbugia.html CAMILLO Hersh, il grande giornalista liberal che rivendica il diritto alla bugia IL FOGLIO, 22 aprile 2005 New York. E' lecito dare informazioni false, inventare scoop, esagerare episodi, insomma: dire bugie? Un giornalista può aggiustare, piegare e manipolare fonti, notizie e particolari di una storia per trasmettere al pubblico l'idea di una "verità più ampia", diversa e ideologica rispetto a quella che i semplici fatti lasciano intuire? Seymour Hersh, decano dei giornalisti investigativi, dice apertamente di sì. Ed è uno shock per chi, specie in Italia, considera il grande "pistarolo", cioè l'uomo che ha anticipato lo scandalo di Abu Ghraib, un esempio di giornalismo retto, accurato e affidabile. Il suo caso è diverso, più complicato direi più raffinato, rispetto a quello di Jayson Blair, della Bbc, del Daily Mirror e di Dan Rather. Il cronista Blair imbrogliava i lettori del New York Times per ansia di successo, mentre i vertici del giornale coprivano il loro pupillo di colore per non danneggiare la legge liberal che favorisce le assunzioni delle minoranze etniche. La Bbc e il Daily Mirror erano mossi da una cieca e ideologica opposizione alla guerra in Iraq, mentre Dan Rather è stato vittima del pregiudizio anti Bush. Nessuno di loro ha rivendicato il diritto di raccontare balle. Ciascuno, a suo modo, s'è battuto come un leone prima di ammettere l'inganno o l'errore. Hersh invece lo dice apertamente, anzi lo rivendica: spararla grossa si può, è corretto. Alcuni mesi fa il New York Observer, dopo le denunce dei soliti blogger, si era accorto che qualcosa non tornava nelle cose che Hersh raccontava nelle sue frequenti conferenze in giro per l'America. Nelle università e ai raduni della Aclu, per la cifra di 15 mila dollari a serata, Hersh snocciolava, e continua a farlo, fantasmagorici scoop anti Bush. Videocassette di prigionieri stuprati ad Abu Ghraib dai soldati americani. Prove che al Zarqawi in realtà non esiste se non nella propaganda del Pentagono (e dei saddamiti). Certezze sul ruolo di Karl Rove e del presidente nelle torture ai detenuti islamici. Notizie inquietanti sulla misteriosa sparizione di un miliardo di dollari in contanti dalle casse irachene. Minacce della Casa Bianca contro i giornalisti e, infine, stragi americane a sangue freddo che sono costate la vita a trentasei iracheni innocenti. Solo che questi scoop non sono veri o, quantomeno, non esistono prove. Queste notizie, infatti, Hersh non le ha mai pubblicate sul suo giornale, il settimanale New Yorker. Prima spiegazione maligna: il New Yorker è un giornale famoso per i suoi fact-checkers, gli inflessibili e pedanti controllori dei fatti riportati negli articoli dei propri giornalisti. Seconda spiegazione autentica, cioè proveniente da Hersh: "Sto solo parlando, non sto scrivendo". Secondo Hersh, infatti, ci sono due livelli di etica professionale cui si deve attenere un giornalista. Quando scrive deve essere accurato e preciso, tanto che quei fantastici scoop lui non li ha mai messi nero su bianco. Quando parla in televisione o in radio, all'università o a una manifestazione pubblica, invece può dire ogni cosa: "Qualche volta cambio eventi, date e luoghi in un certo senso per proteggere la gente * ha detto Hersh a un giornalista del New York Magazine che a questa vicenda ha dedicato un lungo servizio * Se scrivo non posso cambiare le carte in tavola, ma se parlo posso certamente farlo". Hersh non trova bizzarro cambiare dettagli e fornire ricostruzioni false fino al punto da rendere la storia non più verificabile: "Credo che sia assolutamente coerente con quello che faccio professionalmente. Sto solo comunicando un'altra realtà che conosco ma che per una serie di motivi * principalmente salvare il culo a qualcuno * non posso scrivere". Su Guantanamo, ha ammesso di aver parlato di abusi come esca per attirare nuove fonti. Sapevo, ha detto, che laggiù alcuni soldati avevano visto cose molto brutte. Così, senza averne prova, ha denunciato i misfatti per far sapere a chi voleva spifferare che lui era lì, pronto ad ascoltarli. La verità è sempre stata un concetto abbastanza vago per Hersh. Nel 1968 da freelance vinse il premio Pulitzer per aver scoperto il massacro di My Lai in Vietnam, ma ci riuscì con quella che lui stesso oggi conferma essera stata "una parola di tre lettere: lie, una bugia". Uno stratagemma che non sminuì la "verità più ampia" della strage. La stessa cosa non si può dire per il resto di una carriera costellata di errori, fonti inaffidabili, documenti falsi e testimonianze manipolate che hanno sempre fatto inorridire la stampa liberal. Gail Collins, capo degli editoriali del Times, a proposito del libro di Hersh sui Kennedy, su The Nation scrisse che era "una tragedia giornalistica". Christian Rocca |
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#17 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 834
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Poi non vuole usare nucleare STRATEGICO ,ma TATTICO.Al problemi politico ci hanno pensato dal 1991,per questo hanno fatto il nucleare tattico o "mini-nucleare": In a 1991 Strategic Affairs article entitled "Countering the Threat of the Well-armed Tyrant," Los Alamos weapons analysts Thomas Dowler and Joseph Howard II, argued that the US has no proportionate response to a rogue dictator who uses chemical or biological weapons against US troops. Our smallest nuclear weapons — those with Hiroshima-size yields—would be so devastating that no US president could use them. We would be "self-deterred." To counter this dilemma, they argued the US should develop "mininukes," with yields equivalent to 0.01-1 KT: "... nuclear weapons with very low yields could provide an effective response for countering the enemy in such a crisis, while not violating the principle of proportionality." http://science.howstuffworks.com/fra...n1/weapons.htm Insomma,Bush può dire "Guardate,il terrorismo ci minaccia,metteremo giusto 0.2Kiloton di nucleare,che volete che sia,a Hiroshima erano 15,tanto nelle vicinanze c'è solo il reattore Iraniano,senza città,le "collateral damage" saranno minime.E una decisione dura ma coraggiosa che dobbiamo prendere per prevenire un male maggiore e vincere la guerra al terrorismo". Ultima modifica di Faethon : 08-04-2006 alle 17:39. |
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#18 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2005
Città: Trentino
Messaggi: 1084
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Probabilmente la storia non ha insegnato abbastanza.
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#19 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
Messaggi: 1009
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Ciao P.S.: allora, che mi dici per domani? qual'è la tua previsione? Sbilanciati. |
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#20 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2001
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![]() Referenti in Compravendite Ognuno sceglie le cause per cui combattere in base alla propria statura. |
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