Microsoft licenzia due dipendenti che hanno fatto irruzione nell'ufficio del presidente

Microsoft licenzia due dipendenti che hanno fatto irruzione nell'ufficio del presidente

Microsoft licenzia gli ingegneri Riki Fameli e Anna Hattle dopo il sit-in nell’ufficio di Brad Smith a Redmond, con l’edificio executive in lockdown, arresti in diretta Twitch e nuove verifiche interne su Azure dopo l’inchiesta del Guardian sulla sorveglianza dei palestinesi

di pubblicata il , alle 12:31 nel canale Web
Microsoft
 

Microsoft ha licenziato due dipendenti coinvolti nel sit-in nell’ufficio del presidente Brad Smith a Redmond, una manifestazione che ha costretto la società a mettere temporaneamente in lockdown il Building 34.

Le due persone licenziate sono gli ingegneri software Riki Fameli e Anna Hattle, entrambi presenti tra i sette manifestanti che hanno fatto irruzione nell'ufficio di Smith per trasmettere in diretta su Twitch le proteste contro i rapporti dell’azienda con il governo israeliano.

I due dipendenti sono stati licenziati per gravi violazioni delle politiche aziendali e del codice di condotta. La comunicazione ufficiale sottolinea la cooperazione con le autorità nella ricostruzione dei fatti avvenuti nel Building 34.

Poche ore dopo gli arresti, Brad Smith ha tenuto una conferenza stampa straordinaria direttamente dal suo ufficio, trasmessa in live su YouTube, in cui ha ribadito l’impegno di Microsoft a garantire il rispetto dei propri principi sui diritti umani e dei termini contrattuali nell’area mediorientale; Smith ha anche ricordato che l’azienda ha avviato un’indagine all’inizio del mese in seguito all’inchiesta del Guardian sul presunto uso della piattaforma cloud Azure per attività di sorveglianza ai danni dei palestinesi.

Al momento il clima dentro Microsoft sarebbe particolarmente teso, con una frattura evidente tra una parte dei dipendenti e la compagine dirigenziale sull'interpretazione dei principi di diritti umani applicati ai servizi cloud dell’azienda nella regione israeliana.

L’episodio si inserisce in una scalata di proteste interne guidate dal collettivo “No Azure for Apartheid”, composto da attuali ed ex lavoratori Microsoft che chiedono la fine di ogni legame con il governo israeliano; nelle ultime settimane il gruppo ha ampliato le azioni, arrivando a organizzare iniziative presso le abitazioni e gli uffici di dirigenti Microsoft, in parallelo a sit-in e occupazioni all’interno del campus di Redmond.

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