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Old 14-12-2003, 08:56   #1
Linux&Xunil
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L'unione europea che ha perso l'anima

Di Eugenio Scalfari
L'esito della conferenza intergovernativa di Bruxelles destinata alla redazione finale e all'approvazione del documento preparato da Giscard d'Estaing e dalla sua Convenzione dopo un faticoso lavoro d'un anno e mezzo, non poteva essere più disastroso: dopo 36 ore di frenetici e caotici incontri bilaterali e trilaterali di tutti con tutti, di proposte di compromesso, d'ultimatum, di parole dure e di penosi tentativi di barzellette berlusconiane accolte da sepolcrali silenzi da parte di chi aveva ben altro per la testa, la conferenza s'è chiusa prima ancora d'aprirsi ufficialmente con una totale rottura.

Il detonatore che ha provocato la crisi è stato, come si sapeva da tempo, il rifiuto della Spagna e della Polonia d'accettare quanto previsto dal documento di Giscard d'Estaing riguardo al voto ponderato di cui dispone ciascun paese membro dell'Ue sulla base del Pil e della popolazione. Ma questo motivo d'aspro dissenso è stato solo l'aspetto emblematico d'una crisi molto più vasta e profonda, resa evidente dall'allargamento dell'Unione all'Est del continente, dalla posizione sempre più ambigua della Gran Bretagna legata all'America piuttosto che all'Europa, dall'alleanza ormai strettissima tra Germania e Francia che hanno costituito una sorta di nucleo confederato se non addirittura federato al centro dell'Europa e infine dal contrasto che ha opposto proprio questi due paesi alla politica di Bush in Iraq e nel Medio Oriente.

L'Europa - scrivemmo qui due mesi fa quando s'aprirono a Roma i lavori della conferenza conclusasi ieri - ha perso la sua anima e i suoi valori; se non li ritroverà sarà morta come soggetto politico. In due mesi quell'anima e quei valori non l'ha ritrovati; quanto è accaduto a Bruxelles tra venerdì e sabato ne è la triste conferma. Il caso polacco-spagnolo è stato solo un aspetto di questo fallimento che pone adesso il problema del che fare.


Che fare con Spagna e Polonia, che fare con l'equilibrismo di Blair, che fare con i 10 paesi già ammessi nel Consiglio intergovernativo ma la cui new entry è ancora sottoposta a ratifica, che fare dell'ipotesi caldeggiata da Francia e Germania di costituire un nucleo di "paesi pionieri" secondo l'espressione del presidente francese, che procedano con un proprio statuto e propri obiettivi senza farsi attardare dai "vagoni più lenti del treno europeo".

La crisi insomma investe l'Europa dalle fondamenta e così si chiude il famoso semestre italiano ch'era stato sovraccaricato di speranze al di là d'ogni ragionevole valutazione e che, al vaglio di quant'è accaduto, s'è rivelato del tutto impotente a guidare il vascello europeo in un mare tanto agitato e pieno di scogli.
Il nostro Ciampi aveva previsto questa catastrofe e aveva inviato appelli e suggerito soluzioni per salvare almeno il salvabile. Ancora la settimana scorsa, con un'intervista alla Frankfurter Allgemeine, s'era rivolto ai 6 paesi fondatori e a quanti altri si fossero collocati con loro affinché prendessero l'iniziativa di rafforzare la collaborazione tra di loro assumendo come base il documento di Giscard d'Estaing e procedendo speditamente su quella strada. Chirac nella conferenza stampa che ha certificato il fallimento della conferenza ha sostanzialmente ripreso il tema e si è anche lui appellato, quasi con le stesse parole del nostro Presidente, ai paesi fondatori. Ricordiamo che si tratta dei firmatari del trattato di Roma del 1957: Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo.

Ma B*********, rispondendo a Chirac, ha immediatamente dichiarato che per quanto riguarda il governo italiano quella proposta deve intendersi già respinta. Nell'auspicata iniziativa dei fondatori per far marciare l'Europa a due velocità, come era già utilmente avvenuto con l'euro, l'Italia berlusconiana dunque non ci sarà.

Blair non si è dichiarato in proposito non figurando tra i fondatori, ma il suo silenzio in questo caso vale chiaramente come dissenso. Resta da vedere se quanto è accaduto non mandi all'aria anche il macchinoso accordo militare che sembrava ormai cosa fatta tra Germania Francia e Gran Bretagna, con una formula a dir poco barocca rispetto alla Nato (cioè agli Usa) tale da far pensare che difficilmente avrebbe partorito qualcosa di concreto e di concretamente efficace.

Quanto a quello che ambiziosamente si propone come l'unico nucleo possibile di un'Europa mai così allargata e mai così disunita, quel motore - cioè la sempre più stretta intesa franco-tedesca - avrebbe oggi ben altri titoli di europeismo se non fosse ancora fresca e aperta la ferita che proprio quei due paesi, con la fervida collaborazione di Gran Bretagna e Italia, hanno inferto al patto di stabilità monetaria abrogandone le procedure sanzionatorie a carico dei due paesi inadempienti. Quel precedente, che è appena di un mese fa, getta un'ombra preoccupante su quel cosiddetto motore: un'ombra che andrebbe in qualche modo dissipata accrescendo magari proprio per iniziativa franco-tedesca, i poteri della Commissione per quanto riguarda le procedure poste a tutela del trattato di Maastricht e la creazione di un organo che rappresenti l'interfaccia della Banca centrale europea.

Quest'organo, a ben guardare, non può che essere la Commissione stessa. In fondo la crisi che l'Europa sta ora attraversando sì da fare addirittura dubitare che possa sopravvivervi, contiene un insegnamento chiarissimo: quando le decisioni dell'Unione sono di pertinenza di organi sovranazionali come la Commissione, la Banca centrale e il Parlamento europeo, il sistema funziona egregiamente; ma quando passano sul tavolo intergovernativo del Consiglio dei ministri il meccanismo decisionale si inceppa; per non paralizzarlo del tutto si scende a compromessi di basso livello; quando neppure questo è sufficiente il meccanismo cessa di funzionare.

Se il tema di oggi è quello di ripartire su nuove basi occorrerà tenere ben presente quest'insegnamento che deriva da un'esperienza ormai cinquantennale: la velocità di marcia dell'Europa si misura dal tasso di sovranazionalità dei suoi organi. Le nazioni e gli Stati che le rappresentano servono a orientare lo spirito pubblico europeo e a dare un contenuto politico alle decisioni degli organismi sovranazionali. Al termine di questo processo virtuoso ci dovrebbe essere un Parlamento dotato di piena sovranità democratica, una Camera degli Stati sul modello della Camera delle Regioni negli Stati federali, dal concerto delle quali dovrebbero essere indicati i componenti della Commissione e della Banca centrale.

Sogni? E che cos'altro rimane sul panorama di rovine con il quale s'è chiuso il semestre italiano?
Credo francamente che sarebbe ingeneroso addossare a chi ha avuto la presidenza di questo semestre la responsabilità della crisi europea. Ho già detto che essa deriva da cause profonde, da arroganze pericolose, da ambizioni sconsiderate come quella di estendere l'area dell'Unione europea fino ai confini della Russia. (E pensare che il nostro presidente del Consiglio avrebbe voluto e ancora vorrebbe inglobarvi dentro lo stesso Putin: pensieri e progetti che svelano il dilettantismo e la disperante superficialità di approccio a realtà storiche, culturali e politiche estremamente complesse).

In realtà la colpa del berlusconismo va ben al di là della sua maldestra gestione semestrale. Esso ha sempre guardato all'Europa come a un impaccio, da usare quando poteva far comodo e da scavalcare nello spirito e nella pratica. I suoi veri punti di riferimento sono stati l'America di Bush, la Russia di Putin e l'Inghilterra di Tony Blair. Gli scontri con la Commissione, il fastidio per le regole dell'euro, l'insofferenza verso l'autonomia della Banca centrale hanno contribuito a erodere l'anima e i valori dell'europeismo.

L'Italia di questa destra s'era già sfilata di fatto dal suo ruolo storico di paese fondatore fin dal primo governo berlusconiano del '94, con Martino ministro degli Esteri, euroscettico per eccellenza. L'asse con la Lega, i superpoteri dati a Tremonti, hanno accentuato oltre ogni limite questa natura, questo procedere a corrente alternata ma con l'occhio e il cuore fissi verso l'ideologia neo-conservatrice imperante a Washington.

Non è colpa esclusiva del berlusconismo se l'Europa ha perso per la strada anima e valori, ma certo il suo contributo non è stato marginale. In politica estera questa destra ha una vocazione subalterna, pronta a barattare i caduti di Nassiriya con le sportule di qualche subappalto nella ricostruzione dell'Iraq. Noi siamo, nonostante tutto, una grande nazione i cui cittadini sembrano più intelligenti e maturi di chi attualmente li governa. S'è visto quattro giorni fa nella tristissima vicenda della legge sulla procreazione assistita, che ha riportato il paese indietro di trent'anni nel conflitto tra cattolici e laici. S'è visto ieri con la fine ingloriosa del semestre italiano in Europa.
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Old 14-12-2003, 09:59   #2
Mvzk
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Re: L'unione europea che ha perso l'anima

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Di Eugenio Scalfari
L'esito della conferenza intergovernativa di Bruxelles destinata alla redazione finale e all'approvazione del documento preparato da Giscard d'Estaing e dalla sua Convenzione dopo un faticoso lavoro d'un anno e mezzo, non poteva essere più disastroso: dopo 36 ore di frenetici e caotici incontri bilaterali e trilaterali di tutti con tutti, di proposte di compromesso, d'ultimatum, di parole dure e di penosi tentativi di barzellette berlusconiane accolte da sepolcrali silenzi da parte di chi aveva ben altro per la testa, la conferenza s'è chiusa prima ancora d'aprirsi ufficialmente con una totale rottura.

Il detonatore che ha provocato la crisi è stato, come si sapeva da tempo, il rifiuto della Spagna e della Polonia d'accettare quanto previsto dal documento di Giscard d'Estaing riguardo al voto ponderato di cui dispone ciascun paese membro dell'Ue sulla base del Pil e della popolazione. Ma questo motivo d'aspro dissenso è stato solo l'aspetto emblematico d'una crisi molto più vasta e profonda, resa evidente dall'allargamento dell'Unione all'Est del continente, dalla posizione sempre più ambigua della Gran Bretagna legata all'America piuttosto che all'Europa, dall'alleanza ormai strettissima tra Germania e Francia che hanno costituito una sorta di nucleo confederato se non addirittura federato al centro dell'Europa e infine dal contrasto che ha opposto proprio questi due paesi alla politica di Bush in Iraq e nel Medio Oriente.

L'Europa - scrivemmo qui due mesi fa quando s'aprirono a Roma i lavori della conferenza conclusasi ieri - ha perso la sua anima e i suoi valori; se non li ritroverà sarà morta come soggetto politico. In due mesi quell'anima e quei valori non l'ha ritrovati; quanto è accaduto a Bruxelles tra venerdì e sabato ne è la triste conferma. Il caso polacco-spagnolo è stato solo un aspetto di questo fallimento che pone adesso il problema del che fare.


Che fare con Spagna e Polonia, che fare con l'equilibrismo di Blair, che fare con i 10 paesi già ammessi nel Consiglio intergovernativo ma la cui new entry è ancora sottoposta a ratifica, che fare dell'ipotesi caldeggiata da Francia e Germania di costituire un nucleo di "paesi pionieri" secondo l'espressione del presidente francese, che procedano con un proprio statuto e propri obiettivi senza farsi attardare dai "vagoni più lenti del treno europeo".

La crisi insomma investe l'Europa dalle fondamenta e così si chiude il famoso semestre italiano ch'era stato sovraccaricato di speranze al di là d'ogni ragionevole valutazione e che, al vaglio di quant'è accaduto, s'è rivelato del tutto impotente a guidare il vascello europeo in un mare tanto agitato e pieno di scogli.
Il nostro Ciampi aveva previsto questa catastrofe e aveva inviato appelli e suggerito soluzioni per salvare almeno il salvabile. Ancora la settimana scorsa, con un'intervista alla Frankfurter Allgemeine, s'era rivolto ai 6 paesi fondatori e a quanti altri si fossero collocati con loro affinché prendessero l'iniziativa di rafforzare la collaborazione tra di loro assumendo come base il documento di Giscard d'Estaing e procedendo speditamente su quella strada. Chirac nella conferenza stampa che ha certificato il fallimento della conferenza ha sostanzialmente ripreso il tema e si è anche lui appellato, quasi con le stesse parole del nostro Presidente, ai paesi fondatori. Ricordiamo che si tratta dei firmatari del trattato di Roma del 1957: Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo.

Ma B*********, rispondendo a Chirac, ha immediatamente dichiarato che per quanto riguarda il governo italiano quella proposta deve intendersi già respinta. Nell'auspicata iniziativa dei fondatori per far marciare l'Europa a due velocità, come era già utilmente avvenuto con l'euro, l'Italia berlusconiana dunque non ci sarà.

Blair non si è dichiarato in proposito non figurando tra i fondatori, ma il suo silenzio in questo caso vale chiaramente come dissenso. Resta da vedere se quanto è accaduto non mandi all'aria anche il macchinoso accordo militare che sembrava ormai cosa fatta tra Germania Francia e Gran Bretagna, con una formula a dir poco barocca rispetto alla Nato (cioè agli Usa) tale da far pensare che difficilmente avrebbe partorito qualcosa di concreto e di concretamente efficace.

Quanto a quello che ambiziosamente si propone come l'unico nucleo possibile di un'Europa mai così allargata e mai così disunita, quel motore - cioè la sempre più stretta intesa franco-tedesca - avrebbe oggi ben altri titoli di europeismo se non fosse ancora fresca e aperta la ferita che proprio quei due paesi, con la fervida collaborazione di Gran Bretagna e Italia, hanno inferto al patto di stabilità monetaria abrogandone le procedure sanzionatorie a carico dei due paesi inadempienti. Quel precedente, che è appena di un mese fa, getta un'ombra preoccupante su quel cosiddetto motore: un'ombra che andrebbe in qualche modo dissipata accrescendo magari proprio per iniziativa franco-tedesca, i poteri della Commissione per quanto riguarda le procedure poste a tutela del trattato di Maastricht e la creazione di un organo che rappresenti l'interfaccia della Banca centrale europea.

Quest'organo, a ben guardare, non può che essere la Commissione stessa. In fondo la crisi che l'Europa sta ora attraversando sì da fare addirittura dubitare che possa sopravvivervi, contiene un insegnamento chiarissimo: quando le decisioni dell'Unione sono di pertinenza di organi sovranazionali come la Commissione, la Banca centrale e il Parlamento europeo, il sistema funziona egregiamente; ma quando passano sul tavolo intergovernativo del Consiglio dei ministri il meccanismo decisionale si inceppa; per non paralizzarlo del tutto si scende a compromessi di basso livello; quando neppure questo è sufficiente il meccanismo cessa di funzionare.

Se il tema di oggi è quello di ripartire su nuove basi occorrerà tenere ben presente quest'insegnamento che deriva da un'esperienza ormai cinquantennale: la velocità di marcia dell'Europa si misura dal tasso di sovranazionalità dei suoi organi. Le nazioni e gli Stati che le rappresentano servono a orientare lo spirito pubblico europeo e a dare un contenuto politico alle decisioni degli organismi sovranazionali. Al termine di questo processo virtuoso ci dovrebbe essere un Parlamento dotato di piena sovranità democratica, una Camera degli Stati sul modello della Camera delle Regioni negli Stati federali, dal concerto delle quali dovrebbero essere indicati i componenti della Commissione e della Banca centrale.

Sogni? E che cos'altro rimane sul panorama di rovine con il quale s'è chiuso il semestre italiano?
Credo francamente che sarebbe ingeneroso addossare a chi ha avuto la presidenza di questo semestre la responsabilità della crisi europea. Ho già detto che essa deriva da cause profonde, da arroganze pericolose, da ambizioni sconsiderate come quella di estendere l'area dell'Unione europea fino ai confini della Russia. (E pensare che il nostro presidente del Consiglio avrebbe voluto e ancora vorrebbe inglobarvi dentro lo stesso Putin: pensieri e progetti che svelano il dilettantismo e la disperante superficialità di approccio a realtà storiche, culturali e politiche estremamente complesse).

In realtà la colpa del berlusconismo va ben al di là della sua maldestra gestione semestrale. Esso ha sempre guardato all'Europa come a un impaccio, da usare quando poteva far comodo e da scavalcare nello spirito e nella pratica. I suoi veri punti di riferimento sono stati l'America di Bush, la Russia di Putin e l'Inghilterra di Tony Blair. Gli scontri con la Commissione, il fastidio per le regole dell'euro, l'insofferenza verso l'autonomia della Banca centrale hanno contribuito a erodere l'anima e i valori dell'europeismo.

L'Italia di questa destra s'era già sfilata di fatto dal suo ruolo storico di paese fondatore fin dal primo governo berlusconiano del '94, con Martino ministro degli Esteri, euroscettico per eccellenza. L'asse con la Lega, i superpoteri dati a Tremonti, hanno accentuato oltre ogni limite questa natura, questo procedere a corrente alternata ma con l'occhio e il cuore fissi verso l'ideologia neo-conservatrice imperante a Washington.

Non è colpa esclusiva del berlusconismo se l'Europa ha perso per la strada anima e valori, ma certo il suo contributo non è stato marginale. In politica estera questa destra ha una vocazione subalterna, pronta a barattare i caduti di Nassiriya con le sportule di qualche subappalto nella ricostruzione dell'Iraq. Noi siamo, nonostante tutto, una grande nazione i cui cittadini sembrano più intelligenti e maturi di chi attualmente li governa. S'è visto quattro giorni fa nella tristissima vicenda della legge sulla procreazione assistita, che ha riportato il paese indietro di trent'anni nel conflitto tra cattolici e laici. S'è visto ieri con la fine ingloriosa del semestre italiano in Europa.
Parole tristemente sacrosante.
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Old 14-12-2003, 10:00   #3
rob-roy
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Old 14-12-2003, 10:08   #4
marcolan
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Che schifo.
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Old 14-12-2003, 10:18   #5
GioFX
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Old 14-12-2003, 10:19   #6
SaMu
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Inaspettatamente per Scalfari è tutta colpa di Berlusconi.
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Old 14-12-2003, 10:25   #7
GioFX
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Inaspettatamente per Scalfari è tutta colpa di Berlusconi.
Non hai letto l'articolo...
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Old 14-12-2003, 10:39   #8
Linux&Xunil
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Originariamente inviato da SaMu
Inaspettatamente per Scalfari è tutta colpa di Berlusconi.
Eugenio Scalfari
Credo francamente che sarebbe ingeneroso addossare a chi ha avuto la presidenza di questo semestre la responsabilità della crisi europea.

Prova a leggere l'articolo , è interessante.
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Old 14-12-2003, 10:44   #9
thotgor
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letto, un po fazioso e di parte, mi spiace dirlo.

E' un analisi NON oggettiva, anche se con lacune cose sono d'accordo (ad esempio il fatto che B. si sia tenuto molto vicino a Washington e Russia, trascurando l'europa).
Chi cè per il prox semestre?
__________________
Non ho niente altro da offrire alle altre persone, se non la mia stessa confusione
something cold is creepin' around, blue ghost is got me, I feel myself sinkin' down
L'arte non insegna niente, tranne il senso della vita

Ultima modifica di thotgor : 14-12-2003 alle 10:50.
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Old 14-12-2003, 11:02   #10
izutsu
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Originariamente inviato da Linux&Xunil
Eugenio Scalfari
Credo francamente che sarebbe ingeneroso addossare a chi ha avuto la presidenza di questo semestre la responsabilità della crisi europea.

Prova a leggere l'articolo , è interessante.
"(E pensare che il nostro presidente del Consiglio avrebbe voluto e ancora vorrebbe inglobarvi dentro lo stesso Putin: pensieri e progetti che svelano il dilettantismo e la disperante superficialità di approccio a realtà storiche, culturali e politiche estremamente complesse).

In realtà la colpa del berlusconismo va ben al di là della sua maldestra gestione semestrale. Esso ha sempre guardato all'Europa come a un impaccio, da usare quando poteva far comodo e da scavalcare nello spirito e nella pratica. I suoi veri punti di riferimento sono stati l'America di Bush, la Russia di Putin e l'Inghilterra di Tony Blair. Gli scontri con la Commissione, il fastidio per le regole dell'euro, l'insofferenza verso l'autonomia della Banca centrale hanno contribuito a erodere l'anima e i valori dell'europeismo.

L'Italia di questa destra s'era già sfilata di fatto dal suo ruolo storico di paese fondatore fin dal primo governo berlusconiano del '94, con Martino ministro degli Esteri, euroscettico per eccellenza. L'asse con la Lega, i superpoteri dati a Tremonti, hanno accentuato oltre ogni limite questa natura, questo procedere a corrente alternata ma con l'occhio e il cuore fissi verso l'ideologia neo-conservatrice imperante a Washington.

Non è colpa esclusiva del berlusconismo se l'Europa ha perso per la strada anima e valori, ma certo il suo contributo non è stato marginale. In politica estera questa destra ha una vocazione subalterna, pronta a barattare i caduti di Nassiriya con le sportule di qualche subappalto nella ricostruzione dell'Iraq. Noi siamo, nonostante tutto, una grande nazione i cui cittadini sembrano più intelligenti e maturi di chi attualmente li governa. S'è visto quattro giorni fa nella tristissima vicenda della legge sulla procreazione assistita, che ha riportato il paese indietro di trent'anni nel conflitto tra cattolici e laici. S'è visto ieri con la fine ingloriosa del semestre italiano in Europa. "

Mi pare che il concetto sia quello espresso da Samu... anzi... mi pare che non si abbia il coraggio di dirlo... si dice che non è tutta colpa di B. ma alla fine della fiera si dice che è colpa della destra e del suo modo "dilettantistico" di governare, unito a crisi profonde tra i paesi.
__________________
Ritengo che non ci sia nulla di più fastidioso dell'immagine nitida di un concetto sfocato - A. Adams
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Old 14-12-2003, 11:07   #11
Linux&Xunil
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Originariamente inviato da izutsu
"(E pensare che il nostro presidente del Consiglio avrebbe voluto e ancora vorrebbe inglobarvi dentro lo stesso Putin: pensieri e progetti che svelano il dilettantismo e la disperante superficialità di approccio a realtà storiche, culturali e politiche estremamente complesse).

In realtà la colpa del berlusconismo va ben al di là della sua maldestra gestione semestrale. Esso ha sempre guardato all'Europa come a un impaccio, da usare quando poteva far comodo e da scavalcare nello spirito e nella pratica. I suoi veri punti di riferimento sono stati l'America di Bush, la Russia di Putin e l'Inghilterra di Tony Blair. Gli scontri con la Commissione, il fastidio per le regole dell'euro, l'insofferenza verso l'autonomia della Banca centrale hanno contribuito a erodere l'anima e i valori dell'europeismo.

L'Italia di questa destra s'era già sfilata di fatto dal suo ruolo storico di paese fondatore fin dal primo governo berlusconiano del '94, con Martino ministro degli Esteri, euroscettico per eccellenza. L'asse con la Lega, i superpoteri dati a Tremonti, hanno accentuato oltre ogni limite questa natura, questo procedere a corrente alternata ma con l'occhio e il cuore fissi verso l'ideologia neo-conservatrice imperante a Washington.

Non è colpa esclusiva del berlusconismo se l'Europa ha perso per la strada anima e valori, ma certo il suo contributo non è stato marginale. In politica estera questa destra ha una vocazione subalterna, pronta a barattare i caduti di Nassiriya con le sportule di qualche subappalto nella ricostruzione dell'Iraq. Noi siamo, nonostante tutto, una grande nazione i cui cittadini sembrano più intelligenti e maturi di chi attualmente li governa. S'è visto quattro giorni fa nella tristissima vicenda della legge sulla procreazione assistita, che ha riportato il paese indietro di trent'anni nel conflitto tra cattolici e laici. S'è visto ieri con la fine ingloriosa del semestre italiano in Europa. "

Mi pare che il concetto sia quello espresso da Samu... anzi... mi pare che non si abbia il coraggio di dirlo... si dice che non è tutta colpa di B. ma alla fine della fiera si dice che è colpa della destra e del suo modo "dilettantistico" di governare, unito a crisi profonde tra i paesi.
Samu ha scritto:
Inaspettatamente per Scalfari è tutta colpa di Berlusconi.

Secondo me Scalfari ha scritto che ci sono state più cause.
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Old 14-12-2003, 11:09   #12
izutsu
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Originariamente inviato da Linux&Xunil
Samu ha scritto:
Inaspettatamente per Scalfari è tutta colpa di Berlusconi.

Secondo me Scalfari ha scritto che ci sono state più cause.
Certo, si deve ammettere. Però è anche vero che una buona parte della colpa la addossa a B.
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Old 14-12-2003, 11:11   #13
Linux&Xunil
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Originariamente inviato da izutsu
Certo, si deve ammettere. Però è anche vero che una buona parte della colpa la addossa a B.
Ok , va bene , ma mi sembrava ingiusto ridurre questo articolo di Scalfari ad una mera opera di killeraggio politico
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Old 14-12-2003, 11:20   #14
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Originariamente inviato da Linux&Xunil
Ok , va bene , ma mi sembrava ingiusto ridurre questo articolo di Scalfari ad una mera opera di killeraggio politico
No... fa una sua analisi rispettabilissima, non è un semplice articoletto denigratorio nei confronti di B.
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Old 14-12-2003, 11:26   #15
alex75
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Ritorno a casa di STEFANO FOLLI - dal Corriere

Alla fine è mancata la Costituzione europea, ma abbiamo avuto l’agenzia alimentare di Parma. Non saremo ricordati come i padri della nuova Europa, ma avremo l’opportunità di difendere i marchi del «mangiar bene». Eviteremo almeno, si spera, che l’Europa di domani, in attesa di diventare la potenza politica e il modello costituzionale che oggi non è, riesca a omologare e distruggere la sua tradizione alimentare. Non è ironia, solo realismo. È evidente che l’insuccesso della Conferenza intergovernativa non può essere barattato con il parmigiano. Nessuno pensa che le due cose siano equivalenti. Ma tant’è. Al termine di un semestre sfortunato, questo è il premio di consolazione che ci tocca. Meglio di niente, a giudicare dalle reazioni entusiaste che arrivano dall’Emilia. Tanto più legittime nei giorni in cui, per una singolare coincidenza, di Parma si occupano le cronache per motivi diversi e poco allegri.

Del resto, è una questione di proporzioni. L’agenzia era un obiettivo alla nostra portata, benché tutt’altro che scontato, e lo abbiamo conquistato con la giusta dose di tenacia. Onore ai negoziatori. La conferenza invece era un rebus troppo complicato per chiunque, in questa fase. Non c’è nell’Unione presidenza «a tempo» capace di conciliare interessi così corposi e differenziati. La bacchetta magica, di cui si suppone sia dotato il presidente di turno, può ben poco di fronte al peso specifico di Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e, lo abbiamo visto, persino Polonia. La Polonia post-comunista che si è ricordata di essere da secoli al crocevia dei destini europei.
A Silvio Berlusconi, che senza dubbio ha letto Machiavelli, non può sfuggire che un sorriso e una pacca sulle spalle sono tutto tranne che il valido surrogato di una forza politica inadeguata o di un sistema di alleanze insufficiente. Il miracolo (quello sì) di Pratica di Mare non si è ripetuto: ma allora Stati Uniti e Russia erano già decisi a stringere il loro patto. A Bruxelles tutto era diverso e più confuso. Detto questo, bene ha fatto il nostro premier a dirsi ottimista fino all’ultimo. L’ottimismo non fa male a nessuno e poi, al dunque, bisognava provarci.

Adesso però è opportuno tornare a casa. In tutti i sensi. Per qualche mese l’Italia è rimasta a galleggiare dentro una bolla un po’ speciale: appunto il semestre europeo, con le sue speranze e le sue illusioni (ma in definitiva con il suo grigiore). Il mito ha prevalso sulla realtà, nell’attesa che il semestre avrebbe avuto, in un senso o nell’altro, effetti sorprendenti sull’immagine del governo. E quindi qualsiasi cosa andava rinviata al termine del periodo fatidico.
Ci accorgeremo ora, dopo un insuccesso che non è figlio di un solo protagonista e di cui l’Italia non ha responsabilità specifiche, che le conseguenze saranno forse meno drammatiche del previsto. Purché si faccia tesoro della lezione: la diplomazia delle battute e della buona volontà nulla può contro gli autentici nodi politici che frenano l’azione di un governo. Il quale è sempre fondato sui rapporti di forza e su un progetto a medio termine. Ciò vale a Roma come a Bruxelles.
Chissà se la Casa delle Libertà, variegata com’è, ne è consapevole. Adesso Berlusconi non ha alibi. Come dire che dovrà occuparsi del suo programma, dei suoi alleati, dei suoi elettori. Due anni sono lunghi, ma possono essere molto brevi.
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alex75 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 14-12-2003, 11:27   #16
alex75
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L'Avatar di alex75
 
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Per chiudere un approfondimento da parte di un osservatore meno parziale di Scalfari.
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Old 14-12-2003, 11:31   #17
alphacygni
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Originariamente inviato da SaMu
Inaspettatamente per Scalfari è tutta colpa di Berlusconi.
Inaspettatamente qualcuno non ha letto l'articolo prima di giudicarlo...
Vabe', almeno saremo ricordati come la patria dei prosciutti, meglio di un calcio un c....
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Ho trattato con mezzo forum, per l'altra meta' mi sto attrezzando... tutto ok, tranne con quel diversamente onesto di drwebby
Perditempo di professione: signirr
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Old 14-12-2003, 11:33   #18
Linux&Xunil
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Originariamente inviato da alex75
Per chiudere un approfondimento da parte di un osservatore meno parziale di Scalfari.
.. che non ha detto nulla...
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Old 14-12-2003, 11:39   #19
Digitos
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La verità è che l'Unione Europea per molti aspetti è un autentico fallimento a partire dal fatto che si pensa al suo allargamento da tutte le parti senza che prima ci si metta d'accordo su alcuni punti fondamentali.
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Varigotti. Per veri amatori: www.quellichevarigotti.com
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Old 14-12-2003, 11:39   #20
LadyLag
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Vi consiglierei "tatto" per i commenti sui politici...
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