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Old 12-05-2008, 14:38   #1
netavv
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Ha vinto 250 cause in 10 anni:ma non è mai stata avvocato

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=260823&START=0&2col=
Ha vinto 250 cause in 10 anni:ma non è mai stata avvocato
Il 23 maggio tornerà in tribunale a Torre Annunziata, in quell’aula che l’ha vista vincere uno sfracello di cause. Ma non sarà più come quando, da bambina, indossava un lenzuolo a mo’ di toga, si accomodava sulla punta del naso gli occhiali della nonna e stupiva fratelli e cugini con le sue arrighe. Stavolta Giuditta Russo dovrà vestire i panni più scomodi: quelli di imputata. Quattordici i capi d’accusa. Quattro gli anni di galera teorici che l’aspettano. «Spero d’essere condannata», si giudica da sé.

La chiacchiera non le è mai mancata, la smania di protagonismo neppure. Sarebbe stato sufficiente che avesse mantenuto fede alla promessa dei suoi 10 anni: «Io farò l’avvocata. Ridete pure, ma io da grande difenderò i più deboli e porterò la giustizia ovunque». Invece Giuditta Russo non lo è mai diventata, avvocata. Per più di dieci anni ha finto d’esserlo. Ha portato la giustizia ovunque senza aver dato un esame, senza aver discusso la tesi di laurea, senza aver superato l’abilitazione. Aveva uno studio a Pompei e uno a Mirandola, le targhe d’ottone sulla porta, la carta intestata, i biglietti da visita: «Dott. Avv.». Sbaragliava le controparti a Napoli, a Milano, a Modena, a Parma, a Trento. Ovunque appunto. Di preciso non sa neppure lei quante cause ha vinto. Sui giornali è stato scritto 250. «Diciamo tuttemeno una: l’ultima». È quella che le ha distrutto la vita: il matrimonio fallito, un milione di euro da restituire, il suicidio come unica via d’uscita. Dal 1˚ novembre 2005 sta cercando di rimettere insieme i cocci della sua personalità con periodiche sedute di psicoterapia.

Non l’avrebbero mai scoperta se non si fosse autodenunciata. Prima alla Procura di Torre Annunziata, poi col libro Confessioni di un avvocato senza laurea pubblicato da Cairo Editore, i cui diritti cinematografici sono stati acquistati dalla Smile production di Giuseppe Pedersoli, figlio di Bud Spencer. Lo ha scritto di getto dopo aver letto la storia di Jean-Claude Romand, un cittadino francese che per 18 anni ha finto di essere un medico e alla fine ha creduto di poter dirimere la sua crisi identitaria uccidendo la moglie, i figlioletti di 8 e 5 anni, i genitori e anche il cane. Adesso l’avvocata immaginaria ha appena finito di scrivere il seguito: la storia di una ladra. «Niente di autobiografico, per carità». Tutto tranne che delinquente, Giuditta Russo, figlia di un operaio metalmeccanico oggi in pensione e di una casalinga. Ma un conflitto irrisolto giganteggia sulla sua vita e la perseguita anche qui, sull’Appennino laziale, dove ha cercato rifugio nella speranza che nessuno venga a cercarla per vendicarsi. S’è sempre sentita sbagliata, fin dal primo istante: «Accadde il 27 dicembre 1970, a Pompei. Mio padre era andato al cinema, sicuro che non sarei nata quella sera. Ho squartato mia madre in due, tanto ero grossa. Il medico era lo stesso che un anno prima aveva fatto venire alla luce la mia sorella maggiore. Mamma gli chiese subito che aspetto avessi. “Si ricorda quant’era bella Rosita?”, sospirò lui. “Ecco, Giuditta è l’esatto contrario” ». Un anno dopo sarebbe arrivato il fratellino Gigi. Passati altri 19 anni, Luca, «e non per sbaglio, per amore». Ma lei avrebbe continuato a sentirsi il brutto anatroccolo della nidiata. Il resto, tutto il resto, è venuto di conseguenza.

Che ci fa su queste montagne?
«Ho trovato posto come impiegata in uno studio legale».
Recidiva.
«Devo pagare i debiti e ho accettato la generosa offerta di un avvocato».
Chi vive in questa casa?
«Solo io. Mio marito Gennaro mi ha lasciata. Ci eravamo sposati nel 1999. È un impiegato del ministero della Giustizia e non ha sopportato l’idea che mi fossi spacciata per avvocato proprio con lui. Ha creduto che gli avessi mentito anche su tutto il resto. Ma io non sono una bugiarda. Non ha voluto sentir ragioni: “Dovevi dirmelo prima del matrimonio”. Ora lavora presso un tribunale del Molise. Ci sentiamo trenta volte al giorno. Credo che si sia rifatto una vita con un’altra donna».
Mi parli di lei a scuola.
«Ho frequentato il liceo classico Benedetto Croce a Torre Annunziata. Bravissima in italiano, latino e greco, una schiappa in matematica e scienze. Nei temi in classe prendevo sempre 9. Per mio padre ero la figlia che doveva avere una marcia in più. Ricordo ancora la vergogna che provai a 8 anni, una domenica a pranzo, inventandomi che ero stata inclusa nella squadra di pallacanestro della scuola. Lo feci solo per attirare la sua attenzione. Il guaio è che nonsapevo neppure come si giocasse a basket, per cui ci mise poco a sbugiardarmi. Il sanguemi pulsava così forte nelle tempie che credetti di morire per la vergogna».E dopo il liceo?
«All’Università Federico II di Napoli per diventare avvocato, destino segnato. Solo che la coda per iscriversi a giurisprudenza era interminabile. Così scelsi la fila più corta: scienze politiche. Tanto, pensai, gli esami del primo anno sono uguali, poi cambierò facoltà. A casa non dissi nulla. Preparai benissimo il primo esame: diritto privato. Ma quando il professore chiamò il mio nome, mi si azzerò la salivazione e finsi di non essere in aula. Ero in preda al terrore».
Perché?
«Sapevo quanto ci tenessero i miei e mi sconvolgeva l’idea di poterli deludere. Il carico d’aspettativa mi schiacciava. Studiai col massimo impegno anche per i 20 esami successivi: diritto pubblico, istituzioni di diritto romano, filosofia del diritto, diritto civile, diritto commerciale, diritto del lavoro... Non ne ho mai dato uno. Andavo, mi sedevo e quando veniva il mio turno fuggivo. Se le strade di Mergellina potessero parlare... Ogni volta le lastricavo di vomito».
Ai suoi che cosa raccontava?
«Che era andato tutto bene. Mi davo anche i voti da sola: qualche 28, parecchi 30 e lode. Sentivo di meritarmeli».
Non pensò di chiedere aiuto?
«Non individuavo nessuno cui poter confidare il mio atroce segreto. Dal terzo anno smisi di versare le tasse d’iscrizione: mi sembrava di rubare. Ai miei dissi che me le pagavo da sola. Di giorno lavoravo come impiegata in uno studio legale. Mi alzavo alle 3 di notte per studiare.Mi caricavo la moka grande e stavo sui libri fino all’alba. Papà veniva a baciarmi alle 5.30, quando usciva per andare in fabbrica. Preparai con scrupolo la tesi di laurea in diritto penale».
Argomento?
«Il 416 bis e le associazioni a delinquere distampo mafioso e camorristico. Un malloppo di 200 pagine fatto rilegare in una tipografia di Napoli».
Dov’è finita?
«Strappata e gettata in mare. Cancellato anche il file che custodivo nel computer dell’ufficio. Però posso vantarmi di non aver falsificato alcun atto: mai esibito il certificato di laurea, mai avuto il tesserino di accesso al tribunale».
Allo studio legale nessuno s’insospettì? Non esistono controlli? A questo punto si potrebbe concludere che in circolazione ci sono decine di avvocati fasulli.«Secondo me, lo dico a naso, è così. E non solo avvocati... A Pompei avevo aperto uno studio con una giovane collega. Lei è rimasta lì. Le ho lasciato tutto, anche il dispiacere. Più risentita».
Guadagnava bene?
«Mi sono sempre tenuta al di sotto delle tariffe minime nel timore che uncliente scontento si rivolgesse all’Ordine degli avvocati per chiedere un parere sulla congruità della parcella: mi avrebbero scoperta».
Ma le cause che ha vinto non sono state invalidate?
«No, nessuna. Avevo l’accortezza di affrontarle con un doppio mandato: insieme a me veniva sempre nominato un altro difensore, ignaro di tutto, che poi non si occupava del processo. E le sentenze le facevo passare subito in giudicato. Dopo la mia confessione, non sono state impugnate né dai giudici né dalle controparti».
Tanto era brava...
«Ero molto tenace. Sono sicurissima che, se mi fossi laureata, sarei stata un’ottima avvocata, al di sopra della media. Ha dovuto riconoscerlo anche il professor Marco Ventura, ordinario presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Siena, dove mi hanno invitata a presentare il mio libro: “Meriterebbe una laurea honoris causa...”».
Ci faccia un pensierino.
«Non la vorrei mai. Però lo considero un attestato morale. Col diritto ho chiuso. Mi piacerebbe fare la scrittrice e veder pubblicato il mio nuovo libro, la storia di una ladra».
Mi dica che non è lei.
«Siamo tutti un po’ ladri. Questa è una ladra che non ruba cose materiali. Ruba qualcosa di particolare. Ho anche scritto un programma per la Tv che s’intitola Stoffa. L’ho mandatoa Serena Dandini. Speriamo bene».
La resa dei conti come arrivò?
«Ebbi la netta sensazione che un avvocato della controparte avesse scoperto il mio segreto. Così gliela diedi vinta. Era una causa di lavoro al Tar della Campania. Dissi ai miei clienti che era andata bene. Però c’erano di mezzo due indennizzi per complessivi 120.000 euro e dopo un po’ i patrocinati cominciarono a chiedermi: “Avvocato, quando arrivano i soldi?”. Scelsi d’inventarmi un’altra balla. Chiamai il mio amico del cuore e gli proposi un inesistente investimento della Comunità europea: 70.000 euro che sarebbero diventati 100.000 in tre mesi. Una cosa folle, un interesse netto del 170% l’anno che avrebbe insospettito chiunque, ma la rapacità umana, si sa... Un minuto dopo mi aveva già bonificato online i 70.000 euro. Feci lo stesso discorso a un altro amico. Anche lui si buttò a pesce sulla golosa offerta». Solo che dopo tre mesi doveva ritornare ai due il loro capitale con i lucrosi interessi.
«Appunto. Perciò misi in piedi una catena di Sant’Antonio, stavolta proponendo addirittura 30.000 di investimento e 70.000 d’interessi. Arrivai così a un milione di euro. In 14 sono rimasti col cerino in mano. Ce la sto mettendo tutta per risarcirli, ma intanto loro si sono costituiti parte civile nel mio processo».
Quali sono i capi d’imputazione?
«Esercizio abusivo della professione forense e di quella di consulente finanziario, truffa, falso in atto pubblico, falso in scrittura privata, falso in fideiussione bancaria e via di questo passo. Ho scelto il rito abbreviato. Non volevo patteggiare».
Forse le conveniva.
«Non voglio essere condannata per truffa. Mi batterò perché l’accusa venga derubricata in appropriazione indebita. La truffa contempla due elementi: il raggiro e l’indebito arricchimento. Ma io posso dimostrare che per me non ho tenuto neppure un centesimo. È tutto documentato dai movimenti sul mio conto corrente».
A chi confessò?
«Una sera d’agosto mi presentai a casa del presidente della Camera penale di Torre Annunziata, un galantuomo che era anche consigliere dell’Ordine degli avvocati. Mi ascoltò impassibile per tre ore. Alla finemi disse: “Io ti difendo”. L’indomani rinunciò a entrambe le cariche per avere la libertà di farlo. Non lo dimenticherò mai. Mi presentai in Procura e chiesi al pubblico ministero di chiudermi in carcere. “Dove vuole che la mandi? Non ci sono le esigenze di custodia cautelare”, mi rincuorò».
Niente indagini?
«Come no. Un anno e mezzo sono durate. Gli atti che mi riguardano occupano un faldone alto 80 centimetri. Però si concludono così, l’ho imparato a memoria: “Nulla da aggiungere a quanto riferito dall’indagata”. È il riconoscimento che ho detto la verità».
Che cosa pensa degli avvocati?
«Lei crede che se mi fossi laureata sarei stata così brava? Trovo che se facessero il loro lavoro con più passione sarebbero una casta bellissima».
Però cercano di far passare per innocenti anche gli imputati che hanno commesso gravi delitti. E la giustizia?
«Il sistema processuale è disgiunto dalla morale. Ho avuto anch’io bisogno di un difensore che se ne fregasse della morale pubblica».
La legge è veramente uguale per tutti, come si legge nei tribunali?
«No. È più uguale per chi nella vita ha avuto più possibilità. Una persona importante che debba rispondere di bancarotta fraudolenta, evasione fiscale, truffa ai danni dello Stato ha i mezzi per tirarla in lungo fino alla prescrizione. Un piccolo imprenditore no». Ora che è consulente legale di Assoimprese lei ne sa qualcosa.
«Sono riconoscente al presidente Giovanni Mondelli che mi ha offerto questa nuova opportunità di lavoro. Lui sostiene che in un primo momento aveva pensato a Giulia Bongiorno, l’avvocata di Giulio Andreotti che ora è stata eletta in Parlamento, ma io penso che esageri».
Dice Mondelli che non ha nessuna importanza se lei non ha una laurea: non ce l’ha neppure Bill Gates.
«Onorata del confronto. Ma preferisco che qualcuno mi abbia paragonata a Dacia Maraini come scrittrice».
Alla fine del libro ringrazia don Franco Soprano. Chi è?
«È il rettore del santuario della Beata Vergine di Pompei, ha celebrato le mie nozze. Andai a confidargli che mi sarei buttata giù dal campanile. “E vabbuo’, vorrà dire che facimmo ’nu bello funnarale”, rispose lui. “Durante la predica spiegherò quant’eri brava, bella, intelligente. Ma i prublem i lasse tutti ’cca? Prova prima a risolverli”».
È riuscita a capire perché proprio lei doveva cacciarsi in questo pasticcio?
«Non mi sentivo all’altezza di nulla, facevo a pugni con la mia normalità. Mia sorella aveva i capelli lunghi, io rasati. Lei poteva portarli sciolti sulle spalle e io, che adoravo mollettine e cerchietti, dovevo invece indossare un berrettone. Ero goffa, travestivo i chili di troppo con i maglioni. Per gli altri nonimportava che fossi bella, perché ero intelligente. Hanno minato le mie sicurezze. Non ci ho provato con la droga per paura delle siringhe, non ci ho provato con l’anoressia perché amo la pasta. Sono stata tossicodipendente dalle mie bugie».
E oggi?
«Di notte non mi sveglio più di soprassalto. Prima sognavo sempre di cascare in unburrone.Agiudicare dal numero di persone che mi cercano, penso che tutti nella vita nascondanoun grande segreto. Oggi lo raccontano a me e questo mi fa soffrire. Mi sono ingolfata del male degli altri».
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Old 12-05-2008, 14:56   #2
lowenz
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Se l'è cercata
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Old 12-05-2008, 14:56   #3
orestino74
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Che dire?

Se non altro, dal racconto, sembra che sia stata onesta e abbia pensato di confessare, anche se, probabilmente, spinta da quel pastrocchio di debiti accumulati...
__________________
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Old 12-05-2008, 15:00   #4
brown
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certo che per aver vinto tutte quelle cause vuol dire che la legge la sapeva molto bene .. piu' di quelli che hanno la laurea ..
( oppure accettava solo cause "ti piace vincere facile" )
__________________
ho trattato con: DeicidE,Jacker,matthewgt86,ilvise,Zuperman1982
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Old 12-05-2008, 15:02   #5
Franz73
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sicuramente pero' il diritto lo conosceva, e anche bene.
O erano i colleghi "avvocati" ad essere delle chiaviche?

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Old 12-05-2008, 15:04   #6
lowenz
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Chiediamolo a chi ha aperto il thread, dato che dal profilo si direbbe un avvocato
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Old 12-05-2008, 15:06   #7
Senza Fili
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Originariamente inviato da Franz73 Guarda i messaggi
sicuramente pero' il diritto lo conosceva, e anche bene.
O erano i colleghi "avvocati" ad essere delle chiaviche?

Hai centrato il punto: questo caso è l'esempio calzante che aver conseguito una laurea non equivale ad avere delle conoscenze...potrei parlare ore di conoscenti-capre che si sono laureati
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Old 12-05-2008, 15:14   #8
Franz73
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Hai centrato il punto: questo caso è l'esempio calzante che aver conseguito una laurea non equivale ad avere delle conoscenze...potrei parlare ore di conoscenti-capre che si sono laureati
ho fatto 6 mesi di praticantato, dopo la laurea in Giurisprudenza, prima di essere orrendamente "trombato" dal consiglio dell' ordine perche' dovevo iniziare il servizio civile. (si parla del 97, quindi era ancora obbligatorio)
Ti posso dire che mi sono vergognato di aver anche solo pensato di poter essere parte di quella casta.
In studio, la praticante piu' "anziana", prossima all'esame di stato, (quindi con quasi 2 anni di esperienza) mi RUBAVA le ricerche giurisprudenziali, spacciandole come sue.
E mi ricordo che su una in particolare, che mi era costata sudore e sangue (responsabilità penale del datore di lavoro in caso di mancato rispetto delle norme di sicurezza, argomento purtroppo sempre attualissimo) la svergognai pubblicamente davanti all' Avvocato...ora, lei e' Avvocato. Io faccio tutt'altro mestiere, e forse ne so comunque piu' di lei.
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Old 12-05-2008, 15:40   #9
LucaTortuga
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ho fatto 6 mesi di praticantato, dopo la laurea in Giurisprudenza, prima di essere orrendamente "trombato" dal consiglio dell' ordine perche' dovevo iniziare il servizio civile. (si parla del 97, quindi era ancora obbligatorio)
Ti posso dire che mi sono vergognato di aver anche solo pensato di poter essere parte di quella casta.
In studio, la praticante piu' "anziana", prossima all'esame di stato, (quindi con quasi 2 anni di esperienza) mi RUBAVA le ricerche giurisprudenziali, spacciandole come sue.
E mi ricordo che su una in particolare, che mi era costata sudore e sangue (responsabilità penale del datore di lavoro in caso di mancato rispetto delle norme di sicurezza, argomento purtroppo sempre attualissimo) la svergognai pubblicamente davanti all' Avvocato...ora, lei e' Avvocato. Io faccio tutt'altro mestiere, e forse ne so comunque piu' di lei.
Beh, sei soltanto incappato in una pessima collega di studio; poteva capitarti la stessa "sfiga" facendo qualunque altro lavoro.
Sono d'accordo sul fatto che la categoria (in media) non brilli per competenza e correttezza, ma non siamo proprio tutti così...
__________________
"Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo Dio sia l’autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell’umanità" (Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960).
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Old 12-05-2008, 15:48   #10
karplus
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La tizia dell'articolo mi ha dato l'idea di una che passava le notti a studiare e poi si faceva prendere dall'ansia... mi sa che senza quell'ansia si sarebbe laureata tranquillamente con ottimi voti. Le capacità per esercitare la professione poi di certo non le mancano.
__________________

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Old 12-05-2008, 15:49   #11
Franz73
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Originariamente inviato da LucaTortuga Guarda i messaggi
Beh, sei soltanto incappato in una pessima collega di studio; poteva capitarti la stessa "sfiga" facendo qualunque altro lavoro.
Sono d'accordo sul fatto che la categoria (in media) non brilli per competenza e correttezza, ma non siamo proprio tutti così...
Giustissimo.Ovviamente non volevo fare di tutta erba un fascio, anzi.
Ci mancherebbe! (luca mi scuso se ho dato questa impressione, il tuo post lo condividio in pieno ) il riferimento alla "casta" era legata alla mia specifica esperienza personale...senza tanti se e ma, in quell' occasione il consiglio dell' ordine mi fece capire che c'erano molti piu' aspiranti avvocati che "posti disponibili"...
Franz73 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-05-2008, 15:59   #12
LucaTortuga
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Originariamente inviato da karplus Guarda i messaggi
La tizia dell'articolo mi ha dato l'idea di una che passava le notti a studiare e poi si faceva prendere dall'ansia... mi sa che senza quell'ansia si sarebbe laureata tranquillamente con ottimi voti. Le capacità per esercitare la professione poi di certo non le mancano.
A me invece ha dato l'idea di una "mentitrice patologica"..
E, in ogni caso, un'ansia tale da non permetterti di sostenere un esame che sia uno (pur essendo preparata alla perfezione) non è certo un buon biglietto da visita per affrontare le aule di un Tribunale.
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"Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo Dio sia l’autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell’umanità" (Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960).
LucaTortuga è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-05-2008, 16:02   #13
netavv
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Originariamente inviato da lowenz Guarda i messaggi
Chiediamolo a chi ha aperto il thread, dato che dal profilo si direbbe un avvocato
sì era molto brava
la Giuditta è spesso presente sul nostro forum per discutere con i forumisti del suo caso
è la dimostrazione che la laurea,molte volte , è solo un orpello inutile
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Old 12-05-2008, 17:09   #14
Dragan80
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Che storia

Una cosa non capisco: come faceva ad essere così ansiosa nell'affrontare gli esami, quando poi affrontando vere cause nella "vita reale" si é invece dimostrata così abile? Oltretutto con un segreto molto pesante da tenere nascosto, sapendo che poteva stravolgerle la vita da un giorno all'altro...
__________________
leggere il punto 6 del regolamento, grazie
Dragan80 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-05-2008, 17:15   #15
lowenz
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A me invece ha dato l'idea di una "mentitrice patologica"..
E' una figura che mi interessa molto (ma non ho certo i mezzi per affermare se la suddetta sia tale o meno, dico in generale): avete voi avvocati statistiche su questo tipo di figura (la mentitrice patologica, tipicamente borderline) fatte su cause o processi vari nel corso di questi anni?

Ultima modifica di lowenz : 12-05-2008 alle 17:18.
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Old 12-05-2008, 17:18   #16
CYRANO
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Originariamente inviato da LucaTortuga Guarda i messaggi
A me invece ha dato l'idea di una "mentitrice patologica"..
allora dovrebbe darsi alla politica.


C.'a.z.'a'.
__________________
FINCHE' C'E' BIRRA C'E' SPERANZA !!!
CYRANO è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-05-2008, 17:36   #17
Jackari
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Originariamente inviato da Franz73 Guarda i messaggi
sicuramente pero' il diritto lo conosceva, e anche bene.
O erano i colleghi "avvocati" ad essere delle chiaviche?

tra gli avvocati di chiaviche c'è ne stanno parecchie
Jackari è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-05-2008, 18:36   #18
Franz73
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Originariamente inviato da netavv Guarda i messaggi
è la dimostrazione che la laurea,molte volte , è solo un orpello inutile
*
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Old 12-05-2008, 19:59   #19
orestino74
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Originariamente inviato da Jackari Guarda i messaggi
tra gli avvocati di chiaviche c'è ne stanno parecchie
.
__________________
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Old 13-05-2008, 00:29   #20
karplus
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Originariamente inviato da LucaTortuga Guarda i messaggi
A me invece ha dato l'idea di una "mentitrice patologica"..
E, in ogni caso, un'ansia tale da non permetterti di sostenere un esame che sia uno (pur essendo preparata alla perfezione) non è certo un buon biglietto da visita per affrontare le aule di un Tribunale.
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Che storia

Una cosa non capisco: come faceva ad essere così ansiosa nell'affrontare gli esami, quando poi affrontando vere cause nella "vita reale" si é invece dimostrata così abile? Oltretutto con un segreto molto pesante da tenere nascosto, sapendo che poteva stravolgerle la vita da un giorno all'altro...
La differenza sta nel fatto che per gli esami aveva paura di deludere i suoi, era questo a darle ansia, non il fatto di dare esami.

La mia ragazza al primo anno non dava esami per lo stesso motivo, adesso sta facendo la tesi x la magistrale e alla prima laurea é andata vicina al 110..
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