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Dopo europee: In sicilia si ritorna in guerra
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Politica
Sicilia, si torna in guerra. Lombardo al fronte, Micciché nelle retrovie
di Salvatore Parlagreco
08 giugno 2009 20:15
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E’ più facile contare i suffragi che interpretarli. La complessità dell’analisi è dovuta alla gestione del risultato, piuttosto che alle difficoltà di decodificare la volontà degli elettori o scoprire vincitori e vinti.
Il voto siciliano era carico di aspettative, una specie di ordalia per i capi del centrodestra: la giornata elettorale avrebbe richiesto di camminare sui carboni ardenti. Chi ne sarebbe uscito senza ustioni avrebbe potuto mostrare al popolo di essere protetto dal Padreterno.
In compenso ne sarebbe valsa la pena. L’ordalia siciliana sarebbe stata seguita anche con viva partecipazione da Roma. Avrebbe potuto mettere la museruola a Raffaele Lombardo, far tornare all’ovile l’Udc, ristabilire le gerarchie nel PDL, mandando dietro la lavagna Gianfranco Miccichè.
Com’è andata, dunque? Chi si è bruciato? E chi è rimasto indenne?
Il Pdl resta lontano dalla meta che si era proposta, il 51 per cento. Ha raggiunto il 38 per cento circa. Il MPA di Raffaele Lombardo vince in Sicilia, sorpassando l’UDC, guadagna un buon risultato nelle regioni meridionali, ma perde a Roma perché non raggiunge la soglia di sbarramento. Lombardo piange con un solo occhio, ma se gli avessero chiesto alla vigilia di scegliere fra il sorpasso siciliano e la soglia del quattro per cento, avrebbe preferito guadagnare il primo a scapito del secondo.
La corrente di Gianfranco Miccichè, che si misurava con quella del Presidente del Sanato, Renato Schifani, e del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, non ha raggiunto il risultato che si era prefisso, portare a Strasburgo un suo candidato, Michele Cimino.
Ha perso?
No, osservano gli interessati: Michele Cimino ha corso da solo, ottenendo una cifra vicina ai 116 mila suffragi, ed è stato superato da Salvatore Iacolino e Giovanni La Via, entrambi sponsorizzati da Schifani e Alfano, i quali hanno ottenuto circa ventimila voti in più. Ma insieme non hanno raccolto 240 mila voti, perché la loro era una cordata “aperta” ad altre preferenza.
A causa di ciò il candidato Silvio Berlusconi non avrebbe ricevuto a Palermo e Catania, le città di La Via e Iacolino, la messe di voti che ogni capolista si aspetta, anzi. Berlusconi non risulta il più votato a Palermo e Catania.
Le ragioni?
Semplice: pur di guadagnare più preferenze si sarebbero accordati con altri candidati, per esempio Nino Strano, l’unico ex AN con qualche possibilità di farcela. E siccome le preferenze non possono essere più di tre, c’è andato di mezzo Silvio Berlusconi.
Ma c’è di più. Nella capitale dell’Isola l’opposizione ha realizzato un risultato storico, il 19 per cento per Leoluca Orlando ed il suo IDV, e un buon successo per il PD., arrivato al suo record dio suffragi.
Il Sindaco, Diego Cammarata, non è amato?
Probabilmente sì, ma questo non giustifica la sconfitta nella città del Presidente del Senato, Renato Schifani.
Chi ha perso, cioè Miccichè - o meglio il suo candidato, Michele Cimino - ritiene di avere moralmente vinto, perché ha fatto corsa a sé.
Le vittorie morali, tuttavia, non hanno diritto di cittadinanza in politica.
Le realtà è che Micciché sta dietro alla poderosa macchina di voti Schifani-Alfano. O no?
La valutazione del risultato - è bene tenerne conto - è di competenza del leader del PDL, Berlusconi, non di una consulta di esperti. Quindi, lnon può ignorare lo stato dell’arte, cioè le condizioni in cui si è svolta la disfida siciliana e le sue implicaziooni sul governo della Regione.
Fuori dal PDL, Raffaele Lombardo guarda con molta perplessità a ciò che accade nel Popolo della Libertà. Non può non preoccuparsene perché ha già assunto delle decisioni dalle quali non intende, questa è la nostra impressione, tornare indietro. Quali?
La formazione della nuova giunta di governo non subirà modifiche. Lombardo non toccherà nulla di ciò che ha deciso, gli assessori restano quelli che sono, e i tre posti vuoti restano a disposizione del PDL. Che però vorrebbe rimettere attorno al tavolo della trattativa, per farlo rientrare, l’UDC.
Per quale ragione?
La risposta viene da Palermo, dove Udc e Pdl viaggiano d’amore e d’accordo. Se l’Udc esce dalla giunta di governo, le conseguenze arrivano anche nel comune capoluogo.
Raffaele Lombardo non può indietreggiare e deve anzi, a questo punto, rilanciare. Su quale terreno? Le risorse per il Mezzogiorno ed un assetto politico nel Pdl che gli consenta di governare senza dovere fare i conti con i “nemici” della coalizione. La qualcosa, tradotta in fatti, significa che Berlusconi dovrebbe prendere due decisioni: dare il via libera ai Fondi FAS e dare un assetto diverso alla gestione del partito, oggi rappresentata dai coordinatori Nania e Castiglione.
Il problema è Castiglione, non Nania.
Se resta lui, Lombardo non ci sta. Ovviamente non lo dirà mai, ma le cose stanno proprio così.
E se non ci sta che cosa fa?
Dietro l’angolo ci sono due opzioni, le geometrie variabili ed il partito del Sud. Le geometrie variabili pretendono l’assenso di massima del PD, che si vedrebbe consegnata l’opportunità di “governare” restando all’opposizione e scegliendo il da farsi d’accordo con il governo. Il vecchio Pci e la vecchia DC ci andavano a nozze con queste cose, fino a che qualcuno non decise di additarle come "inciuci", cioè scambio di favori sottobanco.
Hanno buttato via il bambino con l'acqua calda. Accordarsi può essere inciucio ma può anche essere compromesso politico trasparente.
La seconda opzione è il partito del Sud.
Il partito del Sud pretende che Gianfranco Miccichè e i suoi autosospesi facciano un altro passo avanti. sarebbe un viaggio nel buio? Possibile, ma se dietro le spalle la montagna ti cade addosso e non puoi fare altro, il salto nel buio concede più probabilità di salvezza.
Se si prenderanno in considerazione queste due opzioni, la Sicilia tornerà il laboratorio politico al quale in passato ha guardato l’Italia. Con quali conseguenze è impossibile prevederlo.
Che l’armistizio elettorale sia finito– ammesso che la tregua ci sia mai stata – è indubbio. Il Presidente della Regione nel corso della conferenza stampa successiva al voto - ha detto che il governo nazionale ha ignorato il sud, citando la soddisfazione con la quale il sottosegretario Castelli ha annunciato ai suoi elettori del Nord, che la Lega aveva finalmente interrotto il flusso di risorse verso il Meridione d’Italia. Le scelte del governo nazionale, ha affermato Lombardo senza peli sulla lingua, sono state una rovina per il Mezzogiorno.
Perché, allora, si chiedono in tanti, non si è alleato con Vendola?, Presidemnte della Regione Puglia e capolista di una delle formazioni di sinistra?
Avevano trovato una comune piattaforma nelle rivendicazioni meridionaliste. La soglia di sbarramento sarebbe stata superata abbondantemente.
La spiegazione non è difficile: l’alleanza con Vendola, all’indomani delle critiche di Bondi per la presentazione della lista, avrebbe turbato il Cavaliere e rovinato definitivamente i rapporti fra MPA e PDL.
La vicenda siciliana è tutt’altro che chiusa.
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http://www.siciliainformazioni.com/g...to-miccich.htm
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“ Fiat iustitia, et pereat mundus”- המעז מנצח -
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