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#1 |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2004
Città: Vicenza
Messaggi: 1520
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Il brutto della globalizzazione
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Ultima modifica di Login : 21-10-2005 alle 14:53. |
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#2 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Analisi corretta, conclusioni un po' troppo affrettate.
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#3 |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Roma
Messaggi: 661
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impegnativo definire "corretta" questa analisi...
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I cattivi a volte si riposano, gli imbecilli mai |
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#4 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Quote:
Es. non ricordo quanti anni fa, quando c'è stato il terremoto o non so cosa in Korea... memorie rambus a prezzi da strozzino in tutti i negozi del mondo e grande problema per Intel, giacché sui Pentium all'epoca eri obbligato a mettere questa memoria (infatti io comprai un buon Duron 800 con memoria ddr Poi è ovvio che un articolino non basta ad affrontare il tema in tutte le sfaccettature... |
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#5 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Roma
Messaggi: 661
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Quote:
Questo è uno degli errori più grossi dell'analisi Si parla di spade di damocle per eventi catastrofici a livelli da disastro naturale... La società non può prevedere e/o contemplare nel tessuto economico eventi del genere.... Che io sappia in ambito civile si fà solo nelle progettazioni di centrali nucleari.... Ovvio che un terremoto che tira giù gli stabilimenti di un certo bene porta crisi nelle aziende che usano quei beni...è lapalissiano. L'analisi fà un grosso minestrone tra localizzazione e problematiche economiche legate alla globalizzazione: Se gli stabilimenti in oggetto non fossero stati acquisiti dalle aziende più grosse ma fossero rimasti proprietà di piccole aziende cosa sarebbe cambiato ? Nulla, sarebbero venuti giù lo stesso L'unica "difesa" contro il terremoto è costruire stabilimenti antisismici...ma la difficoltà resterebbe in quanto si troverebbero senza strade, elettricità, personale (il giorno dopo sarebbero tutti a scavare nelle macerie di casa o all'ospedale certo non a lavorare Il punto è che ad eventi naturali così catastrofici l'unica soluzione è il dislocare le attività in diversi punti del globo...ma questo è impossibile perchè le società umane hanno tracciato confini oltre i confini naturali. E questo non è un effetto della globalizzazione, anzi con la globalizzazione non c'entra proprio nulla.. Di contro seguendo la strada che auspica l'articolo (autarchia con mercato principale quello interno) le povertà aumenterebbero a dismisura (l'Italia nel ventennio non voleva seguire strade simili ? Insomma 'na mezza strunzata
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I cattivi a volte si riposano, gli imbecilli mai |
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#6 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Infatti l'articolo mi pare dica che l'accentramento (monopolio) comporta dei rischi anche di origine extraeconomica (catastrofi naturali, guerre ecc.) per cui afferma sostanzialmente che se c'è un monopolio c'è un rischio maggiore che questo bene sia soggetto a drastici sbalzi di mercato o penuria rispetto ad un'economia in cui beni identici sono prodotti da più industrie in concorrenza.
Mi pare che questo sia il punto corretto. Laddove propone l'autarchia, invece, è semplicemente fuori dal mondo. Cos'è che non ti quadra? |
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#7 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: PD
Messaggi: 11777
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Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn |
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#8 |
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Member
Iscritto dal: Nov 2001
Messaggi: 206
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Articolo deludente!
Autarchia? Solo utopia. Da domani non compro più nulla, faccio tutto da me. Mi coltivo il grano, e mi ci faccio pasta e pane, pomodori, zucchine, maiale(tanto dal maiale non si butta niente Ciao raga. Mi raccomando. Da domani tutti autarchici! |
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#9 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
Messaggi: 14070
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LA sherman act del 1890 che tende a minimizzare i trust è stato fatto dai biechi capitalisti americani...
Marx è citato un pò a casaccio.
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We are the flame and darkness fears us ! |
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#10 | |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2004
Città: Svizzera
Messaggi: 1340
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#11 |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2004
Messaggi: 614
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La globalizzazione ovviamente non presenta un sistema economico ideale. D'altro canto, la società è in continua evoluzione. La produzione di merci è solo a breve termine temporale localizzata esclusivamente in poche zone e solo per pochi beni elettronici i quali, essendo prodotti nuovi, non sono ancora sufficientemente distribuibili in altre zone, mentre troviamo numerose nicchie di piccola e media impresa ovunque che vanno a coprire le esigenze specifiche di mercati particolari.
L'analisi, fondamentalmente, non tiene conto di questo. Se gli USA facessero guerra alla Cina, le industrie americane della gomma potrebbero produrre stivaletti in breve tempo, ovviamente a un costo leggermente superiore. L'Europa può incrementare la produzione agricola e alimentare in genere rispetto agli attuali limiti e vincoli, ovviamente con un aumento dei costi e dei prezzi, per coprire le esigenze locali in caso di crisi di qualche tipo. Insomma, se ci si chiede se un terremoto può far lievitare i prezzi dei beni, beh questo è ovvio. Ma arrivare a dire che il mondo è dipendente totalmente da poche industrie, ce ne passa abbondantemente. Idum |
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