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Follini si dimette?
ROMA (14 ott. 2005) - Il segretario dell'Udc, Marco Follini, si sarebbe dimesso. Per domani sarebbe stata infatti covocata la direzione nazionale del partito con, all'ordine del giono, appunto le dimissioni del segretario.
Follini aveva già anticipato che avrebbe abbandonato l'incarico dopo l'approvazione della legge elettorale, ma ancora ieri il ministro della Funzione pubblica Mario Baccini aveva invitato il segretario a rimanere: ''Nell'Udc c'e' un dibatitto sereno su come affrontare il futuro della coalizione e del partito. Un dibattito che vogliamo fare con Follini'', aveva detto auspicando non le dimissioni, "ma un rilancio dell'iniziativa politica dell'Udc''. http://www.liberta.it/asp/default.asp?IDG=510142009&H= Domani il D-Day di Follini, chiarimento al vertice Udc: si rincorrono voci di dimissioni, ma in molti cercano di riallacciare il dialogo. ROMA - Lasciare oggi sarebbe «una vendetta inutile», «il regalo più grande che Marco potrebbe fare a Berlusconi», «non servirebbe a nessuno, nè a lui, nè a Pier e sarebbe un danno gravissimo al partito in vista di una prova elettorale difficilissima...». A quarantotto ore dalla direzione dell'Udc, sono queste le voci che si levano dai deputati più vicini al segretario Marco Follini. Mentre l'Aula di Montecitorio approva la riforma elettorale - sulla carta un cavallo di battaglia dell'Udc ma che, di fatto, ha acuito l'isolamento politico del segretario - tutti si interrogano in Transatlantico sul suo futuro politico. Uno scollamento reso ancora più evidente dal fatto che mentre il capogruppo centrista Luca Volontè intervenendo in Aula a nome del suo partito parla espressamente di «successo», del «primo segno di discontinuità», al suo fianco Follini si limita a un timido applauso di cortesia. Ma, una volta fuori, come annunciato, bocche cucite davanti ai taccuini e alle telecamere. I rumors insistentemente parlano di dimissioni imminenti, ma da Via due Macelli sottolineano che fino alla direzione di domani il segretario si sottrae a questo dibattito. La linea resta quella dei giorni scorsi: Follini chiederà all'Udc un chiarimento profondo e vero sulle linee guida del partito indicate nel mandato avuto al congresso di luglio. In direzione potrebbe emergere una eventuale candidatura alternativa, magari quella di Mario Baccini, dopo l'attacco del ministro al segretario, nella riunione della scorsa settimana del gruppo alla Camera sulla legge ex Cirielli e dopo la mezza apertura di ieri ad una modifica della legge sulla par condicio. A quel punto il partito esaminerà anche questa prospettiva. Ovviamente, nel caso Follini dovesse lasciare la segreteria già domani, si scatenano i pronostici più fantasiosi. C'è chi parla di una «reggenza» affidata a Lorenzo Cesa per traghettare il partito a un congresso prima del voto e chi pensa a un incarico sempre transitorio del vice segretario vicario, Mario Tassone. Ad ogni modo, nella direzione potrebbe esserci battaglia. E c'è chi annuncia che in molti chiederanno al segretario di cambiare registro a partire dai modi e dai tempi del suo fare politica: «Dipende tutto da lui - dice Baccini - perchè nessuno ha posto la questione delle sue dimissioni. Detto questo nel merito dei problemi credo siano possibili intese ampie senza perdere la nostra autonomia ma il nodo è il metodo e i tempi di queste scelte». Altri, infatti, insistono che è stato con il dialogo promosso da Pier Ferdinando Casini e non con gli ultimatum posti da Follini che l'Udc hanno ottenuto la riforma proporzionale. Insomma, per dirla con Baccini, bisogna insistere «in una logica di coalizione perchè insieme si deve portare a termine la “fase 2” del partito». Marcello Campo
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Era quasi inevitabile...
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Follini lascia la direzione dell'UDC
http://www.repubblica.it/2005/i/sezi...a/folliva.html
IL RETROSCENA. Traumatica rottura dopo il varo della legge elettorale, il partito verso un quadrumvirato Follini lascia la guida dell'Udc "Ci siamo giocati l'anima" Casini: "Non capisco Marco. È la nostra riforma" di FRANCESCO BEI ROMA - Il "sacrificio" si consumerà stamane alle dieci, in un albergo davanti a Santa Maria della Minerva. Un luogo evocativo quello scelto per la direzione dell'Udc, visto che proprio in quel convento domenicano (sede nel '600 del Sant'Uffizio) Galileo fu condannato ad abiurare la dottrina eliocentrica. Nel suo piccolo Marco Follini ha scelto un destino diverso: nessuna abiura della dottrina antiberlusconiana, semmai dimissioni. E dimissioni saranno. Il segretario lo ha spiegato agli "amici" che ieri sono andati a trovarlo. "Nel passaggio della legge elettorale - ha detto - ci siamo giocati un pezzo della nostra anima politica. E' evidente quello che c'è sull'altro piatto della bilancia: l'argomento della leadership è archiviato, quello delle primarie sfiora il ridicolo". Un frutto avvelenato del patto a tre che ha portato all'approvazione del proporzionale? "Non arrivo a pensare - ha obiettato Follini - che Berlusconi, Fini e Casini si siano trovati incappucciati dietro il convento delle carmelitane una notte a firmare un patto scellerato. Però..". Però, ha fatto notare il segretario, "un allineamento c'è e la linea, nel profondo, la dà Berlusconi". Al di là di tutto è questo il punto centrale che rende impossibile la permanenza di Follini al vertice del partito senza prima un chiarimento di fondo. Cosa intende fare l'Udc in questo scorcio di legislatura? Vuole rassegnarsi a diventare una costola di Forza Italia? Oppure vuole marcare la sua identità e continuare a distinguersi? Sono queste le domande che Follini porrà alla direzione, consapevole di essere rimasto da solo nel momento decisivo del via libera alla riforma elettorale. "Io non dividerò il partito", ha assicurato Follini allontanando da sé il sospetto di voler provocare una scissione di duri e puri, "ma dopo giorni e giorni in cui ho rappresentato silenziosamente l'opinione media del partito, assicurandone tutte le giravolte, ho il dovere di dire come la penso". E dirà che il partito che lo ha acclamato segretario ai primi di luglio non è più lo stesso che ha dato disco verde all'accordo con Berlusconi. "Gli spazi per me si sono chiusi - constatava amaro ieri sera il leader centrista - domani mi chiederanno di attendere, ma mi chiedo per quale ragione. In questo giorni si è fatta piazza pulita su tutto, dalla legge elettorale alle primarie, non mi è stato lasciato alcun appiglio. Che spazi restano per me?". Una diversa linea politica si è imposta, a cui necessariamente deve corrispondere una nuova leadership. Per questo verrà convocato a breve (già la prossima settimana) il Consiglio nazionale per scegliere a chi affidare il partito. Tante sono le ipotesi sul campo, da quelle di una reggenza affidata ai due vicesegretari Mario Tassone e Salvatore Cuffaro, a un quadrunvirato - l'ipotesi più probabile - di cui facciano parte anche Buttiglione e Baccini. Fino a una scelta secca su un nome: magari proprio quel Mario Baccini che in questi giorni ha interpretato più di altri la svolta "coalizionista" del partito. Un'ipotesi che il ministro per la Funzione pubblica ufficialmente respinge. Ieri è andato a trovare Follini invitandolo a restare segretario. Quindi, dopo un consulto con Casini, all'Ansa ha fatto un appello all'unità: "Nessuno può assumersi la responsabilità di rompere il giocattolo". Un ragionamento analogo a quello che ha svolto il presidente della Camera con i tre ministri - Giovanardi, Baccini e Buttiglione - che sono andati a trovarlo a Montecitorio (mentre con Follini, assicurano, non si parlano più da dopo il voto alla Camera, nemmeno per telefono). Il quartetto ha brindato alla "vittoria" parlamentare alzando un calice di champagne, quindi Casini ha spiegato che "l'approvazione del proporzionale è una vittoria nostra, di tutto il partito, è la battaglia della nostra vita". "Da domani tutto sarà diverso - ha aggiunto - la natura dell'alleanza, l'esercizio della leadership. Il proporzionale è la soluzione naturale ai problemi che abbiamo posto in tutti questi mesi: il partito potrà recuperare spazi di manovra. E' il contrario di quello che teme Marco". Sulle primarie, invece, tanto vale metterci una pietra sopra, "è un tema che riguarda il maggioritario, con il proporzionale diventano inutili". Chissà se Follini si farà convincere da un discorso di prospettiva come quello che ha ascoltato più volte nei giorni scorsi dal presidente della Camera. Un percorso che vede l'Udc, nella nuova legislatura, molto più libera di adesso nell'interpretare quel "ruolo di frontiera" fra i due schieramenti. Sta di fatto che Casini dà ormai per scontata oggi l'uscita di scena di Follini ma è seriamente allarmato per il dopo. Raccontano che sia contrarissimo all'ipotesi di tenere un Congresso straordinario prima delle elezioni (Follini è stato acclamato nelle assise di luglio), con il rischio di lacerare il partito in una drammatica conta interna. Oltretutto nel bel mezzo della campagna elettorale. Di certo molti pontieri (a parte Carlo Giovanardi, che continua a incalzare Follini) sono in queste ore all'opera per evitare un distacco definitivo. Come Mario Tassone, assolutamente convinto che "il segretario non deve dimettersi", che "il suo progetto deve proseguire". E poi Bruno Tabacci, che lavora per una ricomposizione con il segretario già al Consiglio nazionale. Ieri è andato da Follini e gli ha consigliato di indicare, sulla base delle scadenze parlamentari, "una serie di cose che si possono fare e altre che non vanno fatte". Un modo per distinguersi, per non appiattirsi dietro Berlusconi. La Devolution andrà votata, Tabacci se ne è convinto a malincuore, perché fa parte dell'accordo con Berlusconi che ha portato all'approvazione del proporzionale. "Ma su tutto il resto - spiega il deputato centrista - si può discutere". E "il resto" comprende la par condicio, la salva-Previti, la Finanziaria, l'assetto della coalizione. (15 ottobre 2005) |
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Era ora!
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Nessun rimpianto anche da parte mia, ovviamente
Notevole che ora persino Tabacci voti la devolution, bastava così poco a convincerlo? PS ho unito le discussioni.
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dimenticavo, allora Belpietro non agiva con chissà quali fini 10 giorni fa, faceva solo il suo mestiere?
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Bè, mi pare una decisione coerente con quanto accaduto. Si potrà dire tutto quel che si vuole di Follini, ma è stato l'unico a dimostrare di avere un minimo la schiena ritta nei confronti di Berlusconi. Per tutti gli altri la diagnosi è gobba deformante da posizione prona, per Follini una semplice scogliosi.
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Forse è per quello che Follini ha fatto tutto sto ambaradan, perchè era stufo di essere messo al suo posto da un cavaliere che ha una visione privatistica della politica? P.S.: io sono convinto che la coalizione non l'ha ridotta in questo stato solo lui. Anzi, che non sia nemmeno il principale responsabile dello stato comatoso in cui versa la cdl. |
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#12 | |
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)Follini, voto: 4 di stima. Era l'ora... peccato che è riuscito ad inabissare la casa delle libertà. Probabilmente si dimette per poter cercare casa nella prossima coalizione di governa. Meglio tardi che mai.
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Ma a loro va bene così LuVi |
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#15 | |
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#16 | |
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Senior Member
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A me come lettore, ed elettore, l'editore alla Berlusconi non piace, non piaceva nemmeno a Montanelli... P.S.: per quanto riguarda la tempistica della notizia data da Belpietro ed i successivi eventi politici ti suggerirei di esaminarla con attenzione. Ultima modifica di LittleLux : 15-10-2005 alle 11:37. |
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#17 |
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Senior Member
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Meglio tardi che mai, si potrebbe dire, anche se se ne è accorto fuori tempo massimo di come funzionano le cose nella cdl e di quale sia la concezione politica del cavaliere e della maggior parte della gente di cui si circonda:
La decisione annunciata con un duro discorso in direzione "Serviva un'altra legge elettorale, dialogando con l'opposizione" Follini lascia la segreteria dell'Udc "Non sono per tutte le stagioni" Attacco al premier: "La politica non è interesse" Critiche ai ministri del suo partito: "Opachi e remissivi" ROMA - Un discorso breve, solo tre cartelle. Ma durissimo nel contestare il "cambio di rotta" del suo partito. Un discorso dall'esito ormai scontato: dimissioniu. Marco Follini lascia dunque la segreteria dell'Udc. E lo annuncia in apertura della direzione che si è aperta questa mattina a Roma. "Si apre una stagione nuova - ha detto Follini - e non esistono uomini per tutte le stagioni. Questa, almeno, è la mia opinione, e questa opinione ha una conseguenza inevitabile: le mie dimissioni da segretario del partito". Per Follini il passaggio che ha visto approvare a Montecitorio il proporzionale è stato pessimo: "Serviva un'altra legge in un altro modo. Si doveva fare di più per coinvolgere l'opposizione in questo tentativo". E ancora: "Presto faremo i conti con la contraddittorietà di due leggi fondamentali: una legge elettorale che fa del premier la conseguenza dei partiti e l'istituzione di un premierato che ne vorrebbe fare il perno del sistema politico". Poi, l'attacco a Berlusconi: "Il presidente del Consiglio ha spiegato agli italiani l'altra sera alla tv che io avrei una sola passione, la politica. Personalmente ho qualche passione in più, ma politicamente gli do ragione. La politica è passione fredda, lucida e composta. Ma è passione, non è interesse". Pur dicendo di non sentirsi in duello con il Cavaliere, e riconoscendo al premier "doti politiche e convinzione" nel mettere a punto un suo disegno, l'ormai ex leader Udc aggiunge che "i prossimi anni costringeranno la politica a scendere dal pulpito delle promesse a buon mercato e magari delle promesse fallaci, a dismettere l'abito dell'imbonimento e a farsi carico di un passaggio difficile nella vita europea e italiana". Per poi concludere rivolgendosi al suo partito con un avvertimento: "I troppi sì detti dall'Udc negli anni di governo della Cdl determinano un oggettivo rischio di appannamento del nostro partito rispetto alle sue aspettative". Troppi sì pronunciati anche dai suoi ministri. Che Follini nel suo discorso accusa di aver "amministrato le loro possibilità di influenza in modo opaco e in qualche tratto non dirò ossequioso, ma almeno ripiegato". (15 ottobre 2005) http://www.repubblica.it/2005/i/sezi...follidimi.html L'annuncio ufficiale del segretario dell'Udc . Dura requisitoria al partito Follini: «Mi dimetto ma resto nel partito» «Non esistono uomini per tutte le stagioni. Serviva un'altra legge elettorale, ministri centristi troppo ripiegati» ROMA - «Si apre una stagione nuova, non esistono uomini per tutte le stagioni». Marco Follini si è dimesso da segretario dell'Udc. Davanti alla direzione del partito, durante il Consiglio nazionale in corso all'Hotel Minerva a Roma, il leader centrista ha ribadito che «serviva un'altra legge elettorale e che occorreva fare di più per coinvolgere l'opposizione». REQUISITORIA AL PARTITO - L'annuncio delle dimissioni arriva alla fine di un discorso breve ma durissimo nell'analisi del cambiamento di linea dell' Udc, nei suoi esponenti di vertice, da quando, all'inizio di luglio il congresso aveva acclamato Follini segretario. Il leader centrista rivendica con «orgoglio» il «risultato significativo» dei suoi tre anni a Via Due Macelli. Ma, dice, «dietro quel risultato c'è una politica. Ed è quella politica che oggi vedo messa in forse da una attitudine che conduce verso esiti modesti per il timore di fronteggiare esiti più impegnativi». «MINISTRI UDC TROPPO RIPIEGATI» - Il segretario dimissionario punta poi il dito contro i tre ministri dell'Udc, che accusa di aver «amministrato le loro possibilità di influenza in modo opaco e in qualche tratto non dirò ossequioso, ma almeno ripiegato». E avverte che tutti nel partito rischiano d'essere «troppo combattivi a parole ma troppo, troppo remissivi nei fatti». «NESSUN DUELLO CON BERLUSCONI» - Nessuna sfida, nessuna ossessione, nessun duello con Berlusconi. Il problema siamo noi dell'Udc, dice Follini rivolgendosi alla direzione del partito. «Se abbiamo un senso, se siamo capaci di fare una differenza, se gli italiani che ci hanno affidato il loro voto si trovano in buone mani. Oppure se i nostri propositi politici sono di pastafrolla» aggiunge. «Abbiamo chiesto un altro centrodestra, non più piramidale, non troppo leaderistico - ricorda - perché solo così potevamo rispondere alla domanda severa che a più riprese gli elettori ci hanno rivolto in questi anni. Al termine del suo intervento, Follini ha chiesto al presidente del partito di convocare il consiglio nazionale «per tutti gli adempimenti» necessari dopo le sue dimissioni. 15 ottobre 2005 http://www.corriere.it/Primo_Piano/P..._dimesso.shtml |
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