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[NEWS] USA, chi protegge le soffiate?
lunedì 20 aprile 2015
Roma - Negli Stati Uniti è polemica sulla sicurezza delle soffiate mediate dalla tecnologia: da un lato la polizia sembra essere ricorsa a certe soluzioni tecnologiche per monitorare l'avvocato di tre whisleblower, dall'altro i siti che istituzionalmente devono raccogliere le delazioni sottoposte in via anonima non sembrano essere dotati di sufficienti misure di sicurezza a favore delle proprie fonti. I fatti relativi al primo caso si sono svolti in Arkansas: l'avvocato Matt Campbell dello studio legale North Little Rock è incaricato di rappresentare alcuni agenti di polizia, ex ed ancora in servizio, che avrebbero agito sulla base del Whistle-Blower Act per denunciare delle pratiche illegali avvenute nel proprio dipartimento. Secondo quanto riferisce Campbell, nell'hard disk esterno che aveva fornito alle forze dell'ordine per ottenere i dati richiesti per sostenere la sua tesi, oltre a questi sarebbe stata caricata una sottocartella contenente tre trojan, sufficienti ad aprire una backdoor e permettere ad un altro computer un accesso da remoto: Win32:Zbot-AVH, due tipi di Win32Cycbot-NF e NSIS Secondo Campbell essi non sono stati caricati per sbaglio in quanto il sistema informatico del Dipartimento di Polizia opera costantemente scansioni antivirus. I whistleblower statunitensi non hanno dunque vita facile: oltre al peculiare caso dell'avvocato Campbell, a testimoniarlo c'è uno studio che coinvolge le piattaforme a cui i cittadini possono affidare le proprie segnalazioni anonime. Almeno 29 di questi, secondo la denuncia di American Civil Liberties Union non sarebbero protetti nemmeno da HTTPS, non potendo così assicurare alcuna sicurezza.Si tratta di una questione grave, dal momento che spesso l'anonimato offerto da tali piattaforme è una motivazione fondamentale per gli autori di tali soffiate e per dare il coraggio necessario alle fonti per farsi avanti: anche le Nazioni Unite sono intervenute per chiedere che tali sistemi assicurino un elevato ed opportuno grado di sicurezza ai propri utenti. Claudio Tamburrino Fonte: Punto Informatico
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