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Old 15-10-2008, 14:53   #1
atinvidia284
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"Io, prigioniero di Gomorra lascio l'Italia per riavere una vita"

La denuncia di Saviano: circondato dall'odio per le mie parole
Vado via perché voglio scrivere ed ho bisogno di stare nella realtà
"Io, prigioniero di Gomorra lascio l'Italia per riavere una vita"

ANDRO' via dall'Italia, almeno per un periodo e poi si vedrà...", dice Roberto Saviano. "Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me".

La verità, la sola oscena verità che, in ore come queste, appare con tragica evidenza è che Roberto Saviano è un uomo solo. Non so se sia giusto dirlo già un uomo immaginando o pretendendo di rintracciare nella sua personalità, nella sua fermezza d'animo, nella sua stessa fisicità la potenza sorprendente e matura del suo romanzo, Gomorra. Roberto è ancora un ragazzo, a vederlo. Ha un corpo minuto, occhi sempre in movimento. Sa essere, nello stesso tempo, malizioso e insicuro, timidissimo e scaltro. La sua è ancora una rincorsa verso se stesso e lungo questo sentiero è stato catturato da uno straordinario successo, da un'imprevedibile popolarità, dall'odio assoluto e assassino di una mafia, dal rancore dei quietisti e dei pavidi, dall'invidia di molti. Saranno forse queste le ragioni che spiegano come nel suo volto oggi coabitino, alternandosi fraternamente, le rughe della diffidenza e le ombre della giovanile fiducia di chi sa che la gioia - e non il dolore - accresce la vita di un uomo. "Sai, questa bolla di solitudine inespugnabile che mi stringe fa di me un uomo peggiore. Nessuno ci pensa e nemmeno io fino all'anno scorso ci ho mai pensato. In privato sono diventato una persona non bella: sospettoso, guardingo. Sì, diffidente al di là di ogni ragionevolezza. Mi capita di pensare che ognuno voglia rubarmi qualcosa, in ogni caso raggirarmi, "usarmi". E' come se la mia umanità si fosse impoverita, si stesse immeschinendo. Come se prevalesse con costanza un lato oscuro di me stesso. Non è piacevole accorgersene e soprattutto io non sono così, non voglio essere così. Fino a un anno fa potevo ancora chiudere gli occhi, fingere di non sapere. Avevo la legittima ambizione, credo, di aver scritto qualcosa che mi sembrava stesse cambiando le cose. Quella mutazione lenta, quell'attenzione che mai era stata riservata alle tragedie di quella terra, quell'energia sociale che - come un'esplosione, come un sisma - ha imposto all'agenda dei media di occuparsi della mafia dei Casalesi, mi obbligava ad avere coraggio, a espormi, a stare in prima fila. E' la mia forma di resistenza, pensavo. Ogni cosa passava in secondo piano, diventava di serie B per me. Incontravo i grandi della letteratura e della politica, dicevo quello che dovevo e potevo dire. Non mi guardavo mai indietro. Non mi accorgevo di quel che ogni giorno andavo perdendo di me. Oggi, se mi guardo alle spalle, vedo macerie e un tempo irrimediabilmente perduto che non posso più afferrare ma ricostruire soltanto se non vivrò più, come faccio ora, come un latitante in fuga. In cattività, guardato a vista dai carabinieri, rinchiuso in una cella, deve vivere Sandokan, Francesco Schiavone, il boss dei Casalesi. Se lo è meritato per la violenza, i veleni e la morte con cui ha innaffiato la Campania, ma qual è il mio delitto? Perché io devo vivere come un recluso, un lebbroso, nascosto alla vita, al mondo, agli uomini? Qual è la mia malattia, la mia infezione? Qual è la mia colpa? Ho voluto soltanto raccontare una storia, la storia della mia gente, della mia terra, le storie della sua umiliazione. Ero soddisfatto per averlo fatto e pensavo di aver meritato quella piccola felicità che ti regala la virtù sociale di essere approvato dai tuoi simili, dalla tua gente. Sono stato un ingenuo. Nemmeno una casa, vogliono affittarmi a Napoli. Appena sanno chi sarà il nuovo inquilino si presentano con la faccia insincera e un sorriso di traverso che assomiglia al disprezzo più che alla paura: sono dispiaciuti assai, ma non possono.... I miei amici, i miei amici veri, quando li ho finalmente rivisti dopo tante fughe e troppe assenze, che non potevo spiegare, mi hanno detto: ora basta, non ne possiamo più di difendere te e il tuo maledetto libro, non possiamo essere in guerra con il mondo per colpa tua? Colpa, quale colpa? E' una colpa aver voluto raccontare la loro vita, la mia vita?".
Piacciono poco, da noi, i martiri. Morti e sepolti, li si può ancora, periodicamente, sopportare. Vivi, diventano antipatici. Molto antipatici. Roberto Saviano è molto antipatico a troppi. Può capitare di essere infastiditi dalla sua faccia in giro sulle prime pagine. Può capitare che ci si sorprenda a pensare a lui non come a una persona inseguita da una concreta minaccia di morte, a un ragazzo precipitato in un destino, ma come a una personalità che sa gestire con sapienza la sua immagine e fortuna. Capita anche in queste ore, qui e lì. E' poca, inutile cosa però chiedersi se la minaccia di oggi contro Roberto Saviano sia attendibile o quanto attendibile, più attendibile della penultima e quanto di più? O chiedersi se davvero quel Giuseppe Setola lo voglia disintegrare, prima di Natale, con il tritolo lungo l'autostrada Napoli-Roma o se gli assassini si siano già procurati, come dice uno di loro, l'esplosivo e i detonatori. O interrogarsi se la confidenza giunta alle orecchie delle polizie sia certa o soltanto probabile.
E' poca e inutile cosa, dico, perché, se i Casalesi ne avranno la possibilità, uccideranno Roberto Saviano. Dovesse essere l'ultimo sangue che versano. Sono ridotti a mal partito, stressati, accerchiati, incalzati, impoveriti e devono dimostrare l'inesorabilità del loro dominio. Devono poter provare alla comunità criminale e, nei loro territori, ai "sudditi" che nessuno li può sfidare impunemente senza mettere nel conto che alla sfida seguirà la morte, come il giorno segue la notte.

Lo sento addosso come un cattivo odore l'odio che mi circonda. Non è necessario che ascolti le loro intercettazioni e confessioni o legga sulle mura di Casale di Principe: "Saviano è un uomo di merda". Nessuno da quelle parti pensa che io abbia fatto soltanto il mio dovere, quello che pensavo fosse il mio dovere. Non mi riconoscono nemmeno l'onore delle armi che solitamente offrono ai poliziotti che li arrestano o ai giudici che li condannano. E questo mi fa incazzare. Il discredito che mi lanciano contro è di altra natura. Non dicono: "Saviano è un ricchione". No, dicono, si è arricchito. Quell'infame ci ha messo sulla bocca degli italiani, nel fuoco del governo e addirittura dell'esercito, ci ha messo davanti a queste fottute telecamere per soldi. Vuole soltanto diventare ricco: ecco perché quell'infame ha scritto il libro. E quest'argomento mette insieme la parte sana e quella malata di Casale. Mi mette contro anche i miei amici che mi dicono: bella vita la tua, hai fatto i soldi e noi invece tiriamo avanti con cinquecento euro al mese e poi dovremmo difenderti da chi ti odia e ti vuole morto? E perché, diccene la ragione? Prima ero ferito da questa follia, ora non più. Non mi sorprende più nulla. Mi sembra di aver capito che scaricando su di me tutti i veleni distruttivi, l'intera comunità può liberarsi della malattia che l'affligge, può continuare a pensare che quel male non ci sia o sia trascurabile; che tutto sommato sia sopportabile a confronto delle disgrazie provocate dal mio lavoro. Diventare il capro espiatorio dell'inciviltà e dell'impotenza dei Casalesi e di molti italiani del Mezzogiorno mi rende più obiettivo, più lucido da qualche tempo. Sono solo uno scrittore, mi dico, e ho usato soltanto le parole. Loro, di questo, hanno paura: delle parole. Non è meraviglioso? Le parole sono sufficienti a disarmarli, a sconfiggerli, a vederli in ginocchio. E allora ben vengano le parole e che siano tante. Sia benedetto il mercato, se chiede altre parole, altri racconti, altre rappresentazioni dei Casalesi e delle mafie. Ogni nuovo libro che si pubblica e si vende sarà per loro una sconfitta. E' il peso delle parole che ha messo in movimento le coscienze, la pubblica opinione, l'informazione. Negli anni novanta, la strage di immigrati a Pescopagano - ne ammazzarono cinque - finì in un titolo a una colonna nelle cronache nazionali dei giornali. Oggi, la strage dei ghanesi di Castelvolturno ha costretto il governo a un impegno paragonabile soltanto alla risposta a Cosa Nostra dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio. Non pensavo che potessimo giungere a questo. Non pensavo che un libro - soltanto un libro - potesse provocare questo terremoto. Subito dopo però penso che io devo rispettare, come rispetto me stesso, questa magia delle parole. Devo assecondarla, coltivarla, meritarmela questa forza. Perché è la mia vita. Perché credo che, soltanto scrivendo, la mia vita sia degna di essere vissuta. Ho sentito, per molto tempo, come un obbligo morale diventare un simbolo, accettare di essere al proscenio anche al di là della mia voglia. L'ho fatto e non ne sono pentito. Ho rifiutato due anni fa, come pure mi consigliavano, di andarmene a vivere a New York. Avrei potuto scrivere di altro, come ho intenzione di fare. Sono restato, ma per quanto tempo dovrò portare questa croce? Forse se avessi una famiglia, se avessi dei figli - come li hanno i miei "angeli custodi", ognuno di loro non ne ha meno di tre - avrei un altro equilibrio. Avrei un casa dove tornare, un affetto da difendere, una nostalgia. Non è così. Io ho soltanto le parole, oggi, a cui provvedere, di cui occuparmi. E voglio farlo, devo farlo. Come devo - lo so - ricostruire la mia vita lontano dalle ombre. Anche se non ho il coraggio di dirlo, ai carabinieri di Napoli che mi proteggono come un figlio, agli uomini che da anni si occupano della mia sicurezza. Non ho il cuore di dirglielo. Sai, nessuno di loro ha chiesto di andar via dopo quest'ultimo allarme, e questa loro ostinazione mi commuove. Mi hanno solo detto: "Robe', tranquillo, ché non ci faremo fottere da quelli là"".

A chi appartiene la vita di Roberto? Soltanto a lui che può perderla? Il destino di Saviano - quale saranno da oggi i suoi giorni, quale sarà il luogo dove sceglierà, "per il momento", di scrivere per noi le sue parole necessarie - sono sempre di più un affare della democrazia italiana.
La sua vita disarmata - o armata soltanto di parole - è caduta in un'area d'indistinzione dove sembra non esserci alcuna tradizionale differenza tra la guerra e la pace, se la mafia può dichiarare guerra allo Stato e lo Stato per troppo tempo non ha saputo né cancellare quella violenza sugli uomini e le cose né ripristinare diritti essenziali. A cominciare dal più originario dei diritti democratici: il diritto alla parola. Se perde Saviano, perderemo irrimediabilmente tutti.

(15 ottobre 2008)
http://www.repubblica.it/2008/10/sez...io-italia.html
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Old 15-10-2008, 15:00   #2
whistler
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coraggio , roberto coraggio.
ieri avete visto alle iene , il servizio su saviano? li ci vogliono i lanciafiamme...
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Old 15-10-2008, 15:14   #3
Gemma
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che gente di merda.
Non se lo meritano qualcuno che cerchi di fare pulizia e mettere a posto le cose, si meritano di marcire nel porcile in cui tanto volentieri sguazzano, disprezzando, per di più, qualcuno che ha avuto il coraggio e la rettezza di denunciare.
Si fottessero: riesco solo a disprezzarli.
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Old 15-10-2008, 15:18   #4
whistler
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dovrebbero essere tutte le persone di casale a fargli la scorta...
poverino ha dovuto subire persino emilio fede : http://it.youtube.com/watch?v=WJMhc2GBUL4
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Old 15-10-2008, 15:18   #5
Lello4ever
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beh ma che si aspettava dopo aver scritto quel libro...
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Old 15-10-2008, 15:26   #6
whistler
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si aspettava che lo stato sistemasse tutto....
una volta per tutte. tanto sanno chi sono dove stanno e dove abitano , mandano l esercito no 20 persone,10.000,se non si arrendono li ammazano.tagliano i politici che gli permettono di fare affari e via , neò giro d 6 mesi ce ne liberiamo. se ci fosse veramente la voltà di farli fuori sai che ci vorrebbe? niente possono prendersela da nord a sud solo con gli extra comunitari , tanto quelli chi li difende? andate a fare le ronde lì....
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Old 15-10-2008, 15:27   #7
Gemma
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beh ma che si aspettava dopo aver scritto quel libro...
come minimo RISPETTO E SUPPORTO.
come minimo.
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Old 15-10-2008, 15:30   #8
dave4mame
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come minimo RISPETTO E SUPPORTO.
come minimo.
sai cos'è?
io ho come l'impressione che in certi contesti la mafia sia, più che un'organizzazione malavitosa, uno "stato parallelo" da cui larghe fasce della popolazione si sentano più tutelate che non dallo stato vero.
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Old 15-10-2008, 15:41   #9
Gemma
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sai cos'è?
io ho come l'impressione che in certi contesti la mafia sia, più che un'organizzazione malavitosa, uno "stato parallelo" da cui larghe fasce della popolazione si sentano più tutelate che non dallo stato vero.
io da gente che mi obbliga a pagare se non voglio che la mia attività finisca in fumo non mi sentirei tutelata, mi sentirei minacciata.
Come fai a sentirti tutelato da una associazione finalizzata alla delinquenza?

Ci vuole una altissima dose di ignoranza, di quella brutta, dalla quale non si vuole guarire, secondo me, per avere una simile ottica. Di ignoranza e inciviltà.
E allora, in quanto incivili, ignoranti e delinquenti, per me possono pure farsi fottere e marcire dove stanno.
Basta che non mi infettino.
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Old 15-10-2008, 15:43   #10
giannola
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come minimo RISPETTO E SUPPORTO.
come minimo.
ha fatto la sua scelta, ha scritto il suo libro e ci si è arricchito, le conseguenze delle proprie azioni si pagano soprattutto quando vai a dar fastidio alla criminalità di stampo mafioso.

Forse pensava che "adesso arrivo io, scrivo il mio libro e la camorra viene debellata".
Ora rivuole la sua vita?
Grazie, troppo semplice, se voleva vivere tranquillo semplicemente non doveva dar fastidio; per capire in cosa si sarebbe cacciato bastava che raccogliesse a piene mani dagli esempi di tutti quelli che sono finiti male perchè hanno dato fastidio: gente anche ben più armata di lui.

Ormai è troppo tardi....dove pensa di andare ?
Sulla luna ?
erchè la 'ndrangheta in germania ci arriva benissimo e non credo che la camorra sia da meno.

Se ha pensato questo ha peccato di presunzione e si è dimostrato ingenuotto.

Ho detto più volte che i cittadini non possono combattere la criminalità mafiosa, che l'unico che può fare qualcosa è lo stato coi suoi organismi; ma davvero qualcuno può ancora credere che la criminalità mafiosa possa combattersi con la penna e le buone intenzioni ?
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Old 15-10-2008, 15:48   #11
killercode
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io da gente che mi obbliga a pagare se non voglio che la mia attività finisca in fumo non mi sentirei tutelata, mi sentirei minacciata.
Come fai a sentirti tutelato da una associazione finalizzata alla delinquenza?

Ci vuole una altissima dose di ignoranza, di quella brutta, dalla quale non si vuole guarire, secondo me, per avere una simile ottica. Di ignoranza e inciviltà.
E allora, in quanto incivili, ignoranti e delinquenti, per me possono pure farsi fottere e marcire dove stanno.
Basta che non mi infettino.
Quoto, viene un odio dentro che ti fa venir voglia di far cose molto brutte e ci vuole tanta forza per resistere
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Old 15-10-2008, 15:50   #12
Gemma
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ha fatto la sua scelta, ha scritto il suo libro e ci si è arricchito, le conseguenze delle proprie azioni si pagano soprattutto quando vai a dar fastidio alla criminalità di stampo mafioso.

Forse pensava che "adesso arrivo io, scrivo il mio libro e la camorra viene debellata".
Ora rivuole la sua vita?
Grazie, troppo semplice, se voleva vivere tranquillo semplicemente non doveva dar fastidio; per capire in cosa si sarebbe cacciato bastava che raccogliesse a piene mani dagli esempi di tutti quelli che sono finiti male perchè hanno dato fastidio: gente anche ben più armata di lui.

Ormai è troppo tardi....dove pensa di andare ?
Sulla luna ?
erchè la 'ndrangheta in germania ci arriva benissimo e non credo che la camorra sia da meno.

Se ha pensato questo ha peccato di presunzione e si è dimostrato ingenuotto.

Ho detto più volte che i cittadini non possono combattere la criminalità mafiosa, che l'unico che può fare qualcosa è lo stato coi suoi organismi; ma davvero qualcuno può ancora credere che la criminalità mafiosa possa combattersi con la penna e le buone intenzioni ?
certro, hai ragione: molto meglio l'omertà. Quanta ne compri tu di solito al mercato?

Addio.
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Old 15-10-2008, 15:51   #13
giannola
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io da gente che mi obbliga a pagare se non voglio che la mia attività finisca in fumo non mi sentirei tutelata, mi sentirei minacciata.
Come fai a sentirti tutelato da una associazione finalizzata alla delinquenza?

Ci vuole una altissima dose di ignoranza, di quella brutta, dalla quale non si vuole guarire, secondo me, per avere una simile ottica. Di ignoranza e inciviltà.
E allora, in quanto incivili, ignoranti e delinquenti, per me possono pure farsi fottere e marcire dove stanno.
Basta che non mi infettino.
errore....ci vuole tanta paura.

Se io non voglio grane pago, altrimenti avrò tutte le grane di questo mondo.
A chi mi rivolgo ?
Allo stato ?
Ma lo stato nel meridione praticamente non esiste o esiste solo per farti pagare le tasse.
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Old 15-10-2008, 15:52   #14
giannola
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certro, hai ragione: molto meglio l'omertà. Quanta ne compri tu di solito al mercato?

Addio.
La stessa che tutti i miei conterranei vivi.
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Old 15-10-2008, 15:54   #15
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guarda, evito di risponderti perchè finirei solo a ricoprirti di insulti per questo atteggiamento che io così profondamente disprezzo.
Godetevelo allora, il clima che vi siete creati, e non azzardatevi mai a pronunciare la parola "stato".

Chiudiamo i collegamenti e restatevene sull'isola.
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Old 15-10-2008, 16:04   #16
giannola
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guarda, evito di risponderti perchè finirei solo a ricoprirti di insulti per questo atteggiamento che io così profondamente disprezzo.
Godetevelo allora, il clima che vi siete creati, e non azzardatevi mai a pronunciare la parola "stato".

Chiudiamo i collegamenti e restatevene sull'isola.
certo...lo disprezzi perchè te ne stai da qualche parte in italia ( o fuori) tranquilla e al riparo dalla cultura mafiosa.

Ma io ti invito, a venire e restarci qui, ti pago pure il biglietto e ti offro ospitalità

Così vieni e ti rendi conto di quanto possono essere semplicistici i giudizi di chi non è costretto a vivere in questa realtà.
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Old 15-10-2008, 16:05   #17
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La stessa che tutti i miei conterranei vivi.
manca solo "mìzzeca" alla fine
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Ho trattato con mezzo forum, per l'altra meta' mi sto attrezzando... tutto ok, tranne con quel diversamente onesto di drwebby
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...mizzeca.
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Old 15-10-2008, 16:07   #19
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certo...lo disprezzi perchè te ne stai da qualche parte in italia ( o fuori) tranquilla e al riparo dalla cultura mafiosa.

Ma io ti invito, a venire e restarci qui, ti pago pure il biglietto e ti offro ospitalità

Così vieni e ti rendi conto di quanto possono essere semplicistici i giudizi di chi non è costretto a vivere in questa realtà.
se tutti (e dico TUTTI) quelli che sanno qualcosa, la andassero a riferire alle autorita', cosa farebbe la mafia, noleggerebbe l'enola gay per spianare l'intera isola o se la prenderebbe riccamente in quel posto?
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Ho trattato con mezzo forum, per l'altra meta' mi sto attrezzando... tutto ok, tranne con quel diversamente onesto di drwebby
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Old 15-10-2008, 16:08   #20
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guarda, evito di risponderti perchè finirei solo a ricoprirti di insulti per questo atteggiamento che io così profondamente disprezzo.
Godetevelo allora, il clima che vi siete creati, e non azzardatevi mai a pronunciare la parola "stato".

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