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Bannato
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Abolizione ICI : una pessima idea
IN MORTE DELL'ICI
di Gilberto Muraro 29.04.2008 L'abolizione dell'Ici è una vittoria dell'apparenza sulla sostanza. Proprio perché l'imposta riguarda l'80 per cento degli italiani, dovrebbe essere chiaro che gli stessi beneficiari dovranno pagare in altre forme quello che è presentato come un regalo. Il minor gettito dei comuni sarà compensato con trasferimenti dal centro. Ma mentre l'Ici si autoregola, un sussidio per definizione genera una domanda unanime di incremento. Tutto fa pensare che nella manovra su imposte nazionali per sostituirne una locale non ci sia alcun guadagno né di efficienza né di equità. Abolire l’imposta comunale sugli immobili sulla prima casa. Silvio Berlusconi mantiene l’impegno elettorale, e fin qui merita un applauso; ma si tratta di un pessimo impegno. Èstata una rincorsa al peggio (promessa di Berlusconi nel 2006, forte riduzione da parte del governo Prodi, e ora abolizione totale), da ricordare a lungo come esempio di cattiva manovra tributaria e come vittoria dell’apparenza sulla sostanza. UN'IMPOSTA CON LE CARTE IN REGOLA Per spiegare tale tesi, già esposta su queste colonne , va premesso che non c’è paese al mondo in cui la finanza locale non sia alimentata in buona parte dalle imposte sugli immobili, comprese le prime case. Il perché è intuibile. A differenza delle imposte sui redditi e sui consumi, l’Ici non fa litigare i comuni perché la casa sta con certezza da una parte o dall’altra. La casa è poi beneficiaria di una quota importante della spesa locale: spese per viabilità, trasporti, illuminazione, arredo urbano, sicurezza, e così via. L’Ici si presenta quindi in regola con il principio tributario del beneficio – si paga in relazione al vantaggio ricevuto dalla spesa pubblica - che nella finanza locale esercita ancora un grande ruolo. Può inoltre essere resa moderatamente progressiva attraverso detrazioni alla base, che fanno sì che il pagamento cresca più che proporzionalmente con il valore. Si rispetta così anche il principio costituzionale della capacità contributiva: paga chi può, indipendentemente dai benefici individuali ricevuti, a parte che anche un’Ici strettamente proporzionale genera un gettito progressivo rispetto al reddito, perché i patrimoni risultano più concentrati dei redditi. Non meno importante il ruolo dell’Ici ai fini della buona gestione della “res publica”. Al pari della tassa dei rifiuti solidi urbani, ma con un raggio di azione più ampio, consente infatti ai cittadini di farsi un’idea fondata del rapporto costi benefici dell’attività pubblica e quindi di giudicare correttamente il governo locale e di calibrare la domanda politica: chiedere più servizi e più tasse o meno servizi e meno tasse, se si ritiene di avere una giunta efficiente; oppure pretendere più efficienza e, in prospettiva, cambio di maggioranza, se si ritiene di avere una giunta incapace. In sintesi, l’Ici è l’ onere condominiale pagato dagli abitanti di quel vasto condominio che è la città: costoso ma educativo strumento di informazione e di partecipazione. L'ILLUSIONE TRIBUTARIA Ma ciò che sorprende e mortifica in questa storia è il risvolto psicologico. L’Ici sulla prima casa riguarda l’80 per cento degli italiani. Tutti felici, quindi. Ma proprio perché sono tanti, anzi sono quasi tutti i contribuenti dato che il restante 20 per cento è rappresentato in media da famiglie con bassi redditi, dovrebbe essere chiaro che gli stessi beneficiari dovranno in altre forme pagare ciò che viene loro presentato come un regalo. Tecnicamente si parla di “illusione tributaria”, ossia di errata percezione che fa credere a benefici superiori o a costi inferiori rispetto alla realtà. Non è la prima e non sarà l’ultima, ma è probabilmente la più vistosa illusione tributaria che si ricordi in tempi recenti. Fa specie che a nessuno venga in mente di chiedere agli abolizionisti di destra e di sinistra come sarà compensato il minor gettito. Con trasferimenti dal centro,ovviamente. Quindi, senza sacrificare i servizi pubblici locali. Ma i conti tornano solo in un primo momento: in seguito, chi e come regolerà la dinamica del sussidio? Un’Ici si autocontrolla, perché il sindaco deve soppesare la popolarità resa dai maggiori servizi con l’impopolarità creata dalla più pesante imposta. Un sussidio per definizione non basta mai sul piano politico e genera una domanda unanime di incremento, alimentando tensioni tra centro e periferia. E comunque, dove il governo troverà i fondi per i comuni? Si spera che nessuno voglia aumentare il debito pubblico, interrompendo quel cammino doloroso ma virtuoso di risanamento avviato da Tommaso Padoa-Schioppa. Ed è difficile pensare a drastiche e immediate riduzioni di spesa pubblica. Non restano quindi che le grandi imposte sui redditi, gli affari e i consumi. Cambia poco se si ipotizza un aumento di tali imposte oppure se, immaginando un maggior gettito generato dalla crescita economica o dalla lotta all’evasione, si ipotizza una loro mancata riduzione. In ogni caso, si tratta di una manovra su imposte nazionali che sostituisce un’imposta locale. E tutto fa pensare che non ci sia alcun guadagno né di efficienza né di equità. Di sicuro, l’effetto è negativo sotto il profilo del federalismo fiscale sia perché si indebolisce l’autonomia locale sia perché affidarsi al prelievo nazionale significa accentuare e non riequilibrare il flusso di risorse che dal Nord va al Sud. Detto tutto questo, va aggiunto che le prime stime di caduta del gettito, rispetto all’Ici già ridotta da Prodi, vanno da 1,7 a 2,1 miliardi di euro. Si tratta di una caduta importante, ma non tale da destabilizzare il sistema. Nessuna tragedia, quindi. Ma sia chiaro che è un passo indietro, non un passo avanti. fonte voce.info |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2001
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#3 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2002
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Che i mancati introiti derivanti dall'abolizione dell'ici debbano essere compensate in qualche modo è poco ma sicuro: il tutto sta nel CHI paga. Secondo raddoppiano l'ici per le case oltre la prima piuttosto che mettendo qualche altra accisa e tassando pure i tabacchi si copre il tutto senza problemi.
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Member
Iscritto dal: Jan 2007
Città: Fogliano (GO)
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L' abolizione dell' ici è giusta perchè è un' imposta su qualcosa che non produce reddito. La prima casa, salvo che non sia una reggia, è un bene primario e non di lusso. Avrei abolito l' ICI in funzione del valore catastale dell' immobile.
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** Hasta la vista ** |
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2007
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abbolire l'ici sulla prima casa mi sembra un' ottima scelta
tanto più che questi soldi rientreranno grazie alla revisione della rendita catastale e quindi dovrà essere dichiarata come entrata irpef.. eppoi c'è sempre la benzina da portare a 2€ litro |
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#6 |
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2007
Messaggi: 460
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= in molti casi si pagheranno più tasse..
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Registered User
Iscritto dal: Aug 2002
Città: SaTuRn
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Quando tu compri una mela, un CD o un vestito, paghi l'IVA anche se questo bene per te non produce alcun reddito. |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Paris
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LO STRANO CASO DEI FEDERALISTI ANTI-ICI
di Pietro Reichlin 22.04.2008 L'Ici garantisce quasi il 60 per cento delle entrate tributarie dei comuni. Eppure, il nuovo governo si accinge ad azzerarla, almeno sulla prima casa. Certo, trasferire il carico fiscale dalla proprietà alle attività produttive può procurare un vantaggio elettorale, ma rivela una notevole dose di miopia, dei governi e degli stessi elettori. L'abolizione dell'imposta è contraria ai principi di base del federalismo, renderà i comuni meno virtuosi, avvantaggia soprattutto i contribuenti più ricchi e sarà un ulteriore freno alla modernizzazione del paese. Si può essere dei veri federalisti, come proclamano i politici della Lega e il prossimo governo Berlusconi, e proporre l’azzeramento dell’Ici sulla prima casa? L’imposta garantisce quasi il 60 per cento delle entrate tributarie dei comuni. La sua abolizione, anche se compensata da un corrispondente trasferimento dallo Stato, limita notevolmente l’autonomia fiscale dei governi locali ed espone i cittadini al rischio concreto di dover pagare nuove tasse nel futuro. Il disavanzo pubblico non può essere ulteriormente aumentato e i trasferimenti necessari a compensare l’abolizione dell’Ici potranno essere coperti solo da un aumento di qualche atro carico tributario o dalla riduzione di qualche servizio. Come diceva Milton Friedman, non esistono “pranzi gratis”. L'IMPOSTA PIÙ IMPORTANTE PER I COMUNI Anche se volessimo credere che i pranzi gratis esistano veramente, ci sono altre considerazioni di cui un vero federalista dovrebbe tenere conto. In primo luogo, la proposta potrebbe incentivare i comuni ad aumentare le imposte locali pochi giorni dopo l’azzeramento forzoso dell’Ici. Se i partiti che governano un comune sono riusciti a vincere le elezioni quando gli elettori pagavano l’imposta, gli stessi partiti penseranno che, dopo l’abolizione dell’Ici, gli stessi elettori saranno disposti ad accettare l’aumento di qualche altro tributo. Di conseguenza, la pressione fiscale complessiva potrebbe aumentare. Uno dei capisaldi del liberalismo è che i governi possano procurarsi risorse pubbliche solo mediante la tassazione del reddito o della proprietà di cittadini-elettori. In democrazia vince il partito politico che, a parità dei servizi offerti, riesce a tassare di meno. Si tratta di un importante principio di responsabilità ed efficienza. Ma se il livello di tassazione è sottratto alla responsabilità dei governi, questo principio viene meno. I governi possono spendere di più, e in modo ingiustificato, perché i costi di queste spese ricadono su un’entità esterna (il governo federale). La proposta di Silvio Berlusconi di abolire l’Ici è un classico esempio di cattivo federalismo. L’Ici è la tassa più importante per i comuni. Senza l’Ici, i costi della cattiva politica locale sono trasferiti al governo nazionale. PERCHÉ TASSARE GLI IMMOBILI Forse Berlusconi vuole abolire l’Ici perché ritiene ingiusta o inefficiente la tassazione degli immobili? Che sia inefficiente tassare gli immobili è contrario alla più elementare logica economica. Se tassi il lavoro o le attività finanziarie, la gente lavora di meno e investe all’estero. Se tassi gli immobili (ai livelli attualmente vigenti in Italia) gli effetti negativi sull’offerta sono nettamente inferiori: una modesta riduzione degli investimenti immobiliari e qualche cittadino che trasferisce la residenza in un altro paese. In tutte le nazioni sviluppate esistono tasse sui patrimoni, oltre che sul lavoro e sui consumi. In Italia la pressione sui patrimoni è tra le più basse tra i paesi Ocse: preferiamo tassare il lavoro e i profitti d’impresa. Dovremmo fare il contrario: nel nostro paese lavorano troppe poche persone e le imprese sono troppo piccole. Negli Stati Uniti, la tassa sugli immobili serve ai governi locali per finanziare scuole, infrastrutture e programmi sociali. Uno dei motivi principali per delegare alle giurisdizioni locali la tassazione della casa, è proprio il fatto che questo bene è meno mobile di qualsiasi altra forma di ricchezza. Un’altra ragione per cui l’abolizione dell’Ici dovrebbe suscitare l’opposizione di chi crede nel federalismo. Va poi ricordato che la Finanziaria del 2006 ha trasferito la gestione del catasto ai comuni. La misura è evidentemente ispirata a una logica di decentramento, con l’obiettivo di migliorare i servizi ai cittadini e la qualità dei dati catastali. È vero che la Finanziaria 2007 ha ridimensionato le competenze sull'aggiornamento degli estimi, lasciando ai comuni soltanto un ruolo di collaborazione e riportando questa funzione in capo allo Stato: ma quale incentivo avranno comunque a svolgerla se la prima casa non sarà più tassata? Berlusconi è un politico abile. Ha capito che l’Ici è la tassa più odiata dagli italiani. Non perché sia troppo elevata. L’ultimo governo Prodi ne aveva già ridotto l’importo oltre il necessario. Forse perché l’80 per cento degli elettori possiede una casa e solo il 60 per cento degli italiani in età lavorativa svolge un’occupazione? Trasferire il carico fiscale dalla proprietà alle attività produttive può procurare un vantaggio elettorale, ma rivela una notevole dose di miopia, dei governi e degli stessi elettori. L’abolizione dell’Ici è contraria ai principi di base del federalismo, renderà i comuni meno virtuosi, avvantaggerà soprattutto i contribuenti più ricchi e sarà un ulteriore freno alla modernizzazione del paese. |
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#9 | |
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2007
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nell' evasione fiscale il 90% del capitale, Ma anche i Grossi capitali, cioè quelli superiori a due milione di euro.. |
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#10 |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
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#11 |
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Bannato
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#12 | |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Paris
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"I grandi Capitali" detto cosi vuol dire tutto e nulla |
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2007
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#14 | |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
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Non saprei forse intendi le tasse sul capital gain, che però non hanno niente a che vedere col tema del 3d quindi boh |
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#15 | |
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2007
Messaggi: 460
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ma sono anche convinto che tassare le imprese, in nome della redistribuzione delle ricchezze sia altrettanto buono e giusto ! Ultima modifica di GUSTAV]< : 12-05-2008 alle 21:07. |
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#16 | |
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Iscritto dal: Jan 2007
Città: Fogliano (GO)
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Quando si compra un immobile, supponiamo da privato perchè se il venditore è un impresa le imposte sono leggermente diverse, si pagano le seguenti imposte: - di registro (3% valore immobile se prima casa) - ipotecaria - catastale In più si paga il notaio che redige l' atto di compravendita. L' ICI è un' assurdità se il bene non è di lusso e non produce reddito. Applicherei solo per immobili (anche prima casa) che hanno un valore di almeno 200.000 euro e triplicherei l' ici sulla seconda casa perchè la seconda casa è un bene di lusso (anche se non produce reddito).
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#17 | ||
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Registered User
Iscritto dal: Aug 2002
Città: SaTuRn
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Un'abitazione, anche se la prima casa, solitamente usufruisce di servizi forniti dal comune che in parte sono finanziati dall'ICI, è una cosa del tutto normale e logica Quote:
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#18 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2001
Città: Sardinia - TrollKillah user
Messaggi: 3773
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Io ho una seconda casa, è quella che era la casa di mia nonna. E' disabitata dal 1986, la corrente non c'è l'acqua corrente si. E sita in un paesello dimenticato da Dio in mezzo alle montagne della Sardegna Centrale, il centro balneare più vicino dista 75 Km, il mercato immobiliare in un paese che stà morendo (alle elementari c'è un interclasse e le scuole medie le hanno aggregate in un paese vicino) è inesistente. Il comune dove è sita, essendo quello delle case diroccate un problema comune permette di pagare l'ICI dimezzata....e tu vorresti triplicarla perchè è un bene di lusso? Perchè non ci vai a vivere per un annetto in quello che tu chiami lusso? Non ti chiedo nemmeno un centesimo di euro, però ocio che se una volta ti cade in testa io non ho responsabilità, il rischio è l'unico prezzo da pagare per vivere in un bene di lusso
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"Il silenzio è la più perfetta espressione del disprezzo." - « Tancas serradas a muru Fattas a s'afferra afferra Si su chelu fit in terra L'aiant serradu puru » - vedere avvinazzati darsi arie da sommelier non ha prezzo -
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#19 | |
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Senior Member
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#20 |
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Registered User
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Solo che così pagheranno tutti, anche chi non possiede una casa
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