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Old 31-05-2007, 17:09   #1
majin mixxi
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quelli che fregano lo Stato...

Marco Menduni e Ferruccio Sansa per Il Secolo XIX


Altro che tesoretto. C’è un tesoro da quasi cento miliardi di euro che lo Stato non ha mai riscosso, nel mega business delle macchinette videopoker e dei giochi. Tre Finanziarie. Lacrime e sangue che potevano essere risparmiati agli italiani solo garantendo il rispetto delle regole. È scritto nero su bianco nella relazione di una supercommissione di esperti, guidata dal sottosegretario all’Economia Alfiero Grandi e dal generale della Finanza Castore Palmerini, finita sul tavolo del viceministro Vincenzo Visco.

Ma l’aspetto più allarmante è che, secondo il Gruppo antifrodi tecnologiche della Guardia di Finanza, parte di questo denaro è finito dritto dritto nelle tasche della criminalità organizzata. Di Cosa Nostra, soprattutto della cosca di Nitto Santapaola. Sotto il naso di chi avrebbe dovuto controllare: i Monopoli di Stato. E ora su questo scandalo indagano gli uomini migliori delle Fiamme Gialle, la procura della Corte dei Conti a Roma, diverse procure in tutta Italia (Venezia, Bologna e Roma). Un mosaico che si sta ricomponendo.

Un’inchiesta che si riferisce soprattutto agli anni 2004 e 2005, ma la situazione non è cambiata: «È da segnalare a tutt’oggi - scrive la Commissione - il permanere di una percentuale (anche questa “testimoniata”) di apparecchiature che dovrebbero essere in rete e che invece non vengono rilevate». Un’inchiesta svolta non senza pericoli, lasciano intendere i finanzieri. Ma alla fine la tradizionale conferenza stampa non si fa. Bloccata «per ordini superiori» all’ultimo istante.

Tutto è rimasto - almeno per adesso - sotto silenzio. E uno dei commissari rivela al Secolo XIX: «Pensavamo che questa relazione fosse un’autentica scossa. Invece se n’è parlato pochissimo e la parte relativa alla criminalità organizzata è praticamente “scomparsa”».

MACCHINETTE SOTTO ACCUSA
Secondo la relazione della Commissione di Indagine (chiusa il 23 marzo scorso) il fiume di denaro esce dagli apparecchi che, per la legge, dovrebbero essere collegati via modem con il cervellone della Sogei (la Società Generale di Informatica che si occupa di controlli sul pagamento delle imposte): una rete di controllo.

Così dovrebbe essere possibile verificare l’ammontare delle entrate e chiedere il pagamento delle imposte. In teoria. In realtà il business, secondo la Commissione, nasconderebbe una delle più grandi evasioni d’imposta e di sanzioni non pagate della storia della Repubblica. Scrivono gli esperti: «Per il 2006, secondo i dati dei Monopoli, a fronte di un volume di affari (ovvero la “raccolta di gioco”) pari a circa 15,4 miliardi di euro (di cui la quasi totalità derivante da apparecchi con vincite di denaro), vi è stato un gettito fiscale pari a 2 miliardi e 72 milioni di euro con circa 200mila apparecchi attivati».

Tutto a posto? Neanche per idea: «L’effettiva raccolta di gioco sarebbe di molto superiore alla cifra citata. Secondo stime della Finanza (in sostanziale accordo con le testimonianze di vari operatori del settore), la predetta raccolta di gioco ammonterebbe a 43,5 miliardi di euro». Come dire: il trecento per cento della somma “ufficiale”. Possibile? Sì, perché i due terzi delle macchinette non sono collegate alla rete di controllo, assicurano gli investigatori della Finanza, il Gat guidato dal colonnello Umberto Rapetto.

LA “MONTAGNA” DEI VIDEOPOKER”
L’esempio più clamoroso arriva dalla Sicilia. La legge dice che i videopoker non collegabili alla rete di controllo devono essere chiusi in un magazzino. Bene: nel Comune di Riposto, in provincia di Catania (13.951 abitanti), nei locali di un solo bar di cinquanta metri quadrati sarebbero state depositate, in un solo giorno, 26.858 macchinette. Secondo un’elaborazione della Finanza, accatastate una sull’altra raggiungerebbero l’altezza del vicino Etna.

“Il Secolo XIX” ha visitato il bar di Riposto. È logico pensare che gli apparecchi “scollegati” siano stati utilizzati altrove, al di fuori di ogni verifica. Scrive la Commissione: «Dai dati forniti dagli stessi Monopoli emerge un numero esorbitante di apparecchi collocati in magazzino (40 mila) che, in realtà, potrebbero essere in esercizio senza connessione alla rete».

I CONTROLLI COLABRODO
D’altra parte è difficile pensare che anche le verifiche siano state davvero incisive. Una “perla” di quel che è accaduto affiora dalla prima bozza della relazione, dove si racconta: «Nel corso degli accertamenti è risultato che, tra i funzionari verificatori “tecnici” fosse incaricato un “ingegnere” che risulterebbe essere stato condannato per usurpazione di titolo».

Ma la commissione guidata dal sottosegretario spara a zero su tutta la catena dei controlli. E non basta. Sul “malfunzionamento” del sistema «ha inciso anche la cattiva volontà di qualche concessionario scorretto, che, svolgendo contemporaneamente la funzione di controllore e di controllato, non aveva alcun interesse a collegare le macchine alla rete».
Le critiche ai Monopoli

La relazione della Commissione ripercorre punto per punto il fiume di denaro. Indica tutte le possibili perdite. E usa parole certo non indulgenti nei confronti dell’Agenzia per i Monopoli di Stato. «Nel corso dell’indagine sono sorti alcuni interrogativi su specifici comportamenti tenuti dai Monopoli in particolari occasioni», è riportato nella bozza del documento.

«Essi riguardano sia la fase di avvio delle reti telematiche e in particolare l’esito positivo dei collaudi allora condotti (sulle macchinette, ndr), subito dopo smentiti dall’esperienza applicativa, sia l’accelerato rilascio di nulla-osta di distribuzione per apparecchi nell’imminenza dell’entrata in vigore di una disciplina più stringente, sia infine l’omessa applicazione di sanzioni previste dalla legge e “l’invenzione” di regimi fiscali forfettari. A tali interrogativi i Monopoli dovrebbero essere chiamati a rispondere puntualmente».

Rivela ancora uno dei componenti della Commissione interpellato dal Secolo XIX: «I Monopoli hanno autorizzato persino macchinette apparentemente innocue, giochi di puro intrattenimento, senza scoprire che premendo un pulsante si trasformavano in slot-machine». Ancora: «L’applicazione di forfait ha permesso il dilagare di anomalie, perché la “cifra fissa” è assai più bassa di quella che potrebbe essere rilevata dalle macchine. Così in moltissimi casi sono state dichiarate avarie, guasti, difficoltà di collegamento dei modem solo per poter pagare di meno, con una perdita secca per lo Stato di miliardi di euro».

Critiche, quindi, al vertice dei Monopoli. Ma dalla relazione emergono anche accuse di corruzione nei confronti dei semplici funzionari chiamati a verificare il funzionamento delle macchinette: c’è stata «una retrodatazione delle autorizzazioni... tale anomala procedura avrebbe consentito ad almeno 28 aziende (alcune delle quali oggetto di indagini da parte della magistratura per presunti reati di corruzione nei confronti di dirigenti dei Monopoli) di eludere le disposizioni introdotte» successivamente dalla legge.

LE MULTE DIMENTICATE
Nel paragrafo “Difetti di sistema riscontrati”, la commissione rincara la dose: «I Monopoli hanno sostanzialmente tollerato che l’impianto predisposto» per regolare il gioco e ottenere il pagamento delle imposte «non entrasse a regime per più di un anno, rinunciando a qualunque forma di sanzionamento che avrebbe dovuto essere attuata».

E ancora: perché i Monopoli non hanno preteso il pagamento delle somme dovute? «Con riferimento ai debiti dei concessionari, le azioni poste in essere dai Monopoli per il recupero del credito sono state improntate, per motivazioni che andrebbero approfondite, su soluzioni gestionali (per esempio dilazioni) piuttosto che amministrativo-contrattuali (per esempio applicazione di penali, escussione delle fideiussioni prestate dai concessionari debitori, revoca della concessione), che alla commissione sembrano atti dovuti e obbligatori».

IL CASO ATLANTIS
La relazione della Commissione spende molte parole per uno dei concessionari, la Atlantis World Group of Companies. È il 25 ottobre 2005 quando i Monopoli indirizzano una nota disponendo che «ogni apparecchio dotato di nulla-osta (cioè in regola, ndr) ma non collegato alla rete telematica dovrà obbligatoriamente essere collocato in un magazzino». Ma gli investigatori ipotizzano che proprio qui si siano verificate le più considerevoli anomalie. Proprio come quella del bar di Riposto, dove la Atlantis avrebbe stipato quasi 27 mila apparecchi.

L’INCHIESTA DI POTENZA
Ma a chi fa capo davvero Atlantis? Per ricostruirlo i finanzieri hanno utilizzato anche il risultato delle indagini della Procura di Potenza. È la stessa commissione che lo racconta: «Abbiamo tenuto conto dell’indagine avviata dalla magistratura di Potenza (quella, cioè, sul gioco d’azzardo che portò all’arresto del principe Vittorio Emanuele di Savoia, ndr) e degli elementi che questa ha fornito.

E abbiamo stabilito rapporti anche con il magistrato di Roma che ha ereditato per competenza il procedimento di Potenza contenente una lista di possibili imputati comprendenti il dottor Giorgio Tino (direttore dell’Agenzia dei Monopoli, ndr) e la dottoressa Anna Maria Barbarito (dirigente dei Monopoli, ndr)».

Il nome della società - come ha raccontato anche Marco Lillo sull’Espresso in un’inchiesta all’indomani dell’arresto di Vittoro Emanuele - emerge quando Henry Woodcock, pm di Potenza, convoca nel suo ufficio Amedeo Laboccetta, un esponente storico di An a Napoli, amico personale di Gianfranco Fini.

Laboccetta non si occupa, però, soltanto di politica, è anche il rappresentante in Italia di Atlantis, cioè della principale società concessionaria dei Monopoli per il controllo delle slot machine. Così i magistrati nel mare di intercettazioni che passa loro per le mani, ne trovano una in cui - nella primavera 2005 - Laboccetta parla con il segretario particolare di Gianfranco Fini, Francesco Proietti (eletto alla Camera nel 2006).

E il pm di Potenza, nella richiesta di arresto nei confronti di Vittorio Emanuele, accusa Proietti di aver effettuato una sorta di baratto con Giorgio Tino, il direttore dei Monopoli di Stato, proprio il soggetto che avrebbe l’obbligo di vigilare sui giochi d’azzardo. Proietti e i suoi amici di An, secondo la ricostruzione del magistrato, evitano la revoca della concessione per Atlantis World e in cambio sostengono la scelta di Tino al vertice dei Monopoli.

Il dirigente, nominato dall’ex ministro Giulio Tremonti, è stato riconfermato dal centrosinistra nonostante l’indagine di Potenza. Dalle telefonate si comprendono gli interessi in gioco: si parla di milioni di euro che i Monopoli dovrebbero incassare e che mancano all’appello. Atlantis è il leader del mercato, ma è in ritardo con il versamento della quota spettante allo Stato. E il rischio del ritiro della concessione avrebbe prodotto un danno di milioni di euro alla società guidata da Laboccetta, un’impresa con base alle Antille.

Tra i soci di maggior peso ci sarebbe Francesco Corallo, figlio del pregiudicato Gaetano, condannato per associazione a delinquere. «Don Gaetano - ricostruisce Marco Lillo - ha scontato la sua pena, ma negli anni Ottanta fu arrestato per la scalata ai casinò di Campione e Sanremo.

In quella indagine emersero i rapporti di don Tano con il boss della mafia catanese Nitto Santapaola. Corallo junior non era indagato e oggi guida un impero che controlla tre casinò alle Antille». E nell’isola di Saint Marteen, Fini e la moglie vanno in vacanza nel 2004. «Il presidente, come è noto, è amante della pesca subacquea», spiegano negli ambienti di An.

UN TESORO DA 98 MILIARDI
La formula magica ha uno strano nome, Preu, che poi è l’acronimo di prelievo erariale unico. Di fatto, la tassa sui videopoker, che assegna allo Stato il 13,5 del giro d’affari. I Monopoli, spiega la commissione, invece di pretendere il pagamento dell’imposta prevista dalla legge, si accontentano di un forfait.

Ma non basta. Per evitare trucchi le norme prevedevano multe salate, salatissime: 50 euro per ogni ora di mancata connessione alla rete Sogei. Le macchinette collegate, però, per molti mesi sono rimaste una piccola minoranza. Gli stessi Monopoli, in un passo della relazione, ammettono: «Nel 2004 c’erano 95.767 macchine autorizzate, ma nessuna collegata alla rete».

E la situazione non si è poi schiodata di molto. Almeno fino alla consegna della relazione della Commissione. Dopo le rivelazioni degli esperti, qualcuno ha finalmente pensato ad affrontare la questione. Gli uomini del Gat hanno provato a calcolare l’ammontare di tutte le sanzioni non riscosse. Poi a queste hanno aggiunto le imposte non pagate. Ne è venuta fuori una cifra talmente enorme che gli stessi finanzieri all’inizio stentavano a crederci: 98 miliardi di euro. Potevano essere nelle tasche degli italiani. Invece sono finite in parte alle concessionarie meno oneste, in parte alla mafia.
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Kotoshi mo yoroshiku onegai-itashimasu
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Old 31-05-2007, 17:19   #2
sempreio
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stato mafioso

vi ricordate che cesara buonamici è stata sospesa per aver proprio protetto le macchinette, siamo ridotti a fogna

Ultima modifica di sempreio : 31-05-2007 alle 17:24.
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Old 31-05-2007, 17:28   #3
Ferdy78
 
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La colpa è il VIZIO tutto ITALICO del gioco d'azzardo...quando capiranno che quei soldi lo Stato li incassa e non li reinveste in infrastrutture o comunque non li usa per opere di interesse COLLETTIVO....Ben venga la mafia che glieli ciula

Almeno quelli li reinvestono senza magnarseli
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Old 31-05-2007, 17:32   #4
-kurgan-
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ma ora che si è scoperto tutto, c'è una seppur minima speranza di sistemare la cosa perchè non si ripeta in futuro?
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Old 31-05-2007, 17:41   #5
matrizoo
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stato mafioso

vi ricordate che cesara buonamici è stata sospesa per aver proprio protetto le macchinette, siamo ridotti a fogna
azz, questa me la sono persa...effettivamente è un po che non si vede...
mi dai qualche ragguaglio?
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Old 31-05-2007, 17:41   #6
ronin17
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stato mafioso

vi ricordate che cesara buonamici è stata sospesa per aver proprio protetto le macchinette, siamo ridotti a fogna
? cheè successo?
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Old 31-05-2007, 17:42   #7
ronin17
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cmq io vedo gente attaccata a sti poker
ma dove sta il divertimento poi?
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Old 31-05-2007, 17:46   #8
FastFreddy
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stato mafioso

vi ricordate che cesara buonamici è stata sospesa per aver proprio protetto le macchinette, siamo ridotti a fogna

Veramente si trattava dell'inchiesta sui videopoker che aveva coinvolto Vittorio Emanuele di Savoia, nell'inchiesta in questione la Buonamici venne sentita come persona informata sui fatti, ma non fu mai indagata. Venne sospesa dall'ordine come pura forma cautelativa...

Tanto per precisare.
__________________
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Old 31-05-2007, 17:52   #9
sempreio
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Veramente si trattava dell'inchiesta sui videopoker che aveva coinvolto Vittorio Emanuele di Savoia, nell'inchiesta in questione la Buonamici venne sentita come persona informata sui fatti, ma non fu mai indagata. Venne sospesa dall'ordine come pura forma cautelativa...

Tanto per precisare.


da wikipedia ma nelle altre fonti si dice lo stesso, poi se non è stata condannata è normale siamo in italia

Nel 2006 viene sospesa dall'ordine dei giornalisti per sei mesi, in quanto il pm Woodcock scoprì che la giornalista raccomandava il faccendiere Ugo Bonazza presso il ministro dell'ambiente Altero Matteoli, per sveltire pratiche ai Monopoli, pare in cambio di denaro come risulta dalle intercettazioni telefoniche. Torna alla conduzione dell'edizione serale del TG5 il 14 maggio 2007.

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Old 31-05-2007, 17:54   #10
sempreio
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ma vi rendete conto della cifra hanno un potere spaventoso, è impossibile distruggere questo potere criminale
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Old 31-05-2007, 17:57   #11
FastFreddy
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da wikipedia ma nelle altre fonti si dice lo stesso, poi se non è stata condannata è normale siamo in italia

Nel 2006 viene sospesa dall'ordine dei giornalisti per sei mesi, in quanto il pm Woodcock scoprì che la giornalista raccomandava il faccendiere Ugo Bonazza presso il ministro dell'ambiente Altero Matteoli, per sveltire pratiche ai Monopoli, pare in cambio di denaro come risulta dalle intercettazioni telefoniche. Torna alla conduzione dell'edizione serale del TG5 il 14 maggio 2007.

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E' difficile che ti condannino se non risulti neanche indagato...

La B. venne ascoltata come persona informata sui fatti e nulla più, se Woodcock non l'ha messa tra gli indagati evidentemente non aveva elementi per farlo...

Comunque direi che i fatti giudiziari della Buonamici c'entrino relativamente poco con questo thread.
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Old 31-05-2007, 17:59   #12
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ma vi rendete conto della cifra hanno un potere spaventoso, è impossibile distruggere questo potere criminale
quando dicevo che la camorra controlla la maggior parte del traffico d'armi clandestino di tutto il mondo, mica dicevo cagate eh.. queste organizzazioni criminali hanno un potere economico impressionante
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Old 31-05-2007, 18:46   #13
gabi.2437
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cioè 100 miliardi
100.000.000.000€


100 mila milioni.......
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Old 31-05-2007, 18:56   #14
sempreio
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Originariamente inviato da gabi.2437 Guarda i messaggi
cioè 100 miliardi
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100 mila milioni.......
2 bill gates in meno di 3 anni quindi vuol dire che con i soldi accumulati controllano di fatto la politica di "mezzo mondo" è uno sfacello
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Old 31-05-2007, 18:58   #15
judas
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ma io non capisco... gli stipendi non bastano mai, non si arriva alla fine del mese e poi si spende così tanto per le macchinette del poker?

o i soldi buttati nelle macchinette sono tutti in nero ( e quindi doppia evasione), oppure la gente si rovina davvero con ste cose, e allora meriterebbe di esser presa a calci
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Old 31-05-2007, 18:59   #16
-kurgan-
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Originariamente inviato da sempreio Guarda i messaggi
2 bill gates in meno di 3 anni quindi vuol dire che con i soldi accumulati controllano di fatto la politica di "mezzo mondo" è uno sfacello
a questa somma bisogna aggiungere pure i ricavati del traffico di droga e altri introiti.. sarà solo una parte.
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Old 31-05-2007, 19:02   #17
sempreio
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Originariamente inviato da -kurgan- Guarda i messaggi
a questa somma bisogna aggiungere pure i ricavati del traffico di droga e altri introiti.. sarà solo una parte.
infatti, non credo che sia più possibile fermarli sono potentissimi
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Old 31-05-2007, 19:54   #18
dantes76
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Old 31-05-2007, 21:07   #19
Charonte
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Città: Brescia
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godo veder gente attaccate a ste macchinette e poi ridotte al lastrico
poi magari hanno il coraggio di lamentarsi perche non hanno soldi
ma andate a fanc...

li spedirei sulla luna con le loro macchinette del menga cosi giocano quanto vogliono

e a cesara saprei io cosa fargli
altro che tornare alla conduzione

radiata a vita dal giornalismo , multa salatissima di svariati milioni di euro e poi carcere x 20 anni
vedrai che non lo fa piu appena esce,
Charonte è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 31-05-2007, 21:22   #20
giorno
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un ministro(non ricordo il nome...) 3 anni fa,disse che la mafia(tutte insieme) aveva un giro d'affari intorno ai 100 mld l'anno,all'inizio pensavo fossero boiate sensazionalistiche....
__________________
''Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso.''
''Se tu vieni,per esempio,tutti i pomeriggi alle quattro,dalle tre io comincerò ad essere felice.''
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